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Autore: SSJD    28/05/2018    6 recensioni
Buon anno!
Rieccomi.
Giusto per chi non ne avesse avuto ancora abbastanza...
Tornano le mirabolanti avventure delle neonate famiglie Son e Brief...
Attenzione: La lettura può provocare irritazione, orticaria e qualche forma di allergia purulenta non ancora scoperta, se non sul pianeta Yadrak...
Buona lettura...
Se proprio dovete...
1. Il ritorno
2. Il ritorno 2: Speciale 8 Marzo
3. 2024
4. La Pazienza...
5. La Bastardaggine (speciale Natale)
6. Speciale S. Valentino (di confessioni, salvataggi e nuove supplenze)
7. Mia, tua, sua, nostra, vostra, loro.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Goten, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA PAZIENZA


 
Sento la coperta che mi viene posata delicatamente sulle spalle e le dita della sua mano accarezzarmi con una strana dolcezza i capelli.
Apro gli occhi e mugugno un incuriosito:
“Non dormi? Tutto ok?”
“Scusa, ti ho svegliato… mi dispiace… Volevo solo coprirti meglio.” mi dice con un tono triste.
Mi volto verso di lui e lo osservo con attenzione: se ne sta seduto sul letto con le gambe piegate al petto e le braccia a cingergli le ginocchia.
No, decisamente non va bene per niente.
“Goten, che hai?”
“Niente”
Tipico.
Il classico niente da uomo che in realtà contiene giusto quelle due, tremila cose che vorrebbe dirmi, ma che non mi dice.
“Certo, e io sono Shreck… avanti, dimmi che hai…” insisto sedendomi nella sua stessa posizione a fianco a lui.
Volta la testa dal lato opposto e se ne sta lì zitto e ingrugnito.
Odio quando fa così.
Ok, ci provo.
“Sei emozionato che domattina finalmente torneremo a casa?”
Schiocca la lingua sul palato, indicandomi che no, non ho azzeccato.
“Volevi restare di più? Possiamo, sai? Non è un grosso problema se rimaniamo, qui il tempo non passa mai!” chiedo.
“No…”
Goten, caz… parla! Come faccio a sapere in quale fase del ciclo sei?” domando esasperato.
Finalmente si volta verso di me e mi guarda perplesso prima di sottolineare l’ovvio, come suo solito:
“Trunksi, io sono un uomo, non ho il ciclo mestruale. Non lo sai?”
“Cosa? Ma certo che lo so! Ma ti comporti come se avessi gli svarioni ormonali che ha Pan di solito…” gli grido in faccia innervosito.
Volta di nuovo lo sguardo dalla parte opposta e si ammutolisce di nuovo.
Ora lo uccido, davvero!
Alzo gli occhi al cielo e raccolgo tutta la mia santa pazienza per scoprire cosa lo affligge.
Gli cingo le spalle con un braccio, per invitarlo a rivolgere il suo sguardo su di me, anziché approfondire ulteriormente il suo interesse verso le ciabatte infradito che giacciono ai piedi del letto.
“Dai, Goten, dimmi che hai, ti prego!”
Sospira un paio di volte per poi mugugnare qualcosa di incomprensibile.
“Cosa?” gli chiedo non avendo davvero capito le sue parole.
“Mi vuoi bene, Trunksi?”
Aggrotto le sopracciglia e lo guardo per qualche secondo stupito, ma prima che gli venga il dubbio sulla mia sincera risposta gli dico:
“Ma sei pazzo, Goten? Come ti salta in mente che io possa non volerti bene? Sei mio… fratello, il mio migliore amico, il marito di mia sorella! Scusa!”
“Prometti che mi vorrai bene anche dopo che ti avrò detto una cosa?” mi domanda come se fosse un bambino che ne ha combinata una un po’ troppo grossa.
“Ma certo! Cosa mai potrai dirmi di tanto grave da non volerti più bene? Spara!” lo incito incuriosito.
In tutta risposta si libera dal mio abbraccio.
Si posiziona davanti a me in ginocchio.
Alza le braccia e mi circonda il viso con entrambe le mani e, prima che me ne possa accorgere, mi trovo le mie labbra appiccicate alle sue.
Cerco di staccarmi e, dopo qualche secondo, ci riesco a fatica, allontanandomi dal suo viso, ora dall’espressione indecifrabile.
“Hey! Ma che ti prende? Non siamo in una yaoi e nemmeno in una shonen-ai… cosa significa?” gli domando cercando di mantenere la calma.
Non voglio arrabbiarmi senza sapere cosa gli sia passato per la testa.
In fondo non ha fatto nulla di male o irrimediabilmente stupido, non più del solito… voglio dire, ne ha fatte di peggio…
“Non ti è piaciuto?” mi domanda serio.
Sono confuso.
Dunque, se dico no, si offende perché sono quasi sicuro che, nella sua testa, questo sia un gesto d’affetto del tutto normale.
Se dico di sì temo per la mia incolumità fisica e mentale, perché non so dove voglia arrivare con questa sua iniziativa.
Decido di sbirciare un secondo in alto, giusto per controllare che non sia stata inserita nessuna dicitura particolare tra le coppie e che la storia sia selezionabile solo ed esclusivamente sotto le etero e tiro un sospiro di sollievo nel constatare che effettivamente è ancora così.
Ringrazio l’autore giusto quella trentina di volte e mi schiarisco la voce, per commentare con un sincero:
“Goten… non so cosa ti aspetti che ti dica. Vorrei dirti che non mi è dispiaciuto… ma sai, non vorrei essere frainteso… Capisci cosa intendo?”
“Ti è piaciuto essere baciato da un altro uomo?” mi domanda serissimo.
Ma che caz…rola gli prende stanotte?
“No! Innanzi tutto non ho detto che mi è piaciuto, ho detto che non mi è dispiaciuto, è diverso…”
“No, due negazioni fanno un’affermazione, quindi ti è piaciuto…” insiste.
“Ma la pianti? Allora mettiamola così: non mi sono arrabbiato che lo hai fatto, ok?”
“Non ti sei arrabbiato perché ti è piaciuto.”
“Non mi sono arrabbiato perché tu sei imprevedibile e se quello era il tuo modo per dimostrarmi affetto stasera, va bene. Meglio che prenderle da mio padre…”
“Va bene?”
“Sì, certo, mica mi hai pugnalato! Mi hai dato un bacio, non è così terribile!” gli dico per sminuire la questione.
“Da cosa nasce cosa…”
“Eh?”
“Potrei non volermi fermare ad un semplice bacio. Dopo un anno che siamo qui dentro ad allenarci forse un po’ di voglia mi è venuta, a te no?”
“Ma che cazzo dici, Goten? Tu hai bisogno davvero di uscire di qui, sai?”
“E fuori di qui cambieranno le cose fra noi due?”
Ok, time out.
Se qualcuna delle lettrici mi spiega cosa cavolo sta dicendo il pazzoide mi fa un favore.
Grazie…
“Goten, credo che tu non stia bene. Meglio che usciamo ora da questa stanza…” gli dico accarezzandogli la spalla per volergli dare conforto.
“Sì o no?” insiste guardandomi negli occhi.
“Non capisco se vuoi che cambino, se mi stai prendendo in giro o se vuoi che tutto sia come prima…”
“Tu cosa vuoi?”
“Che tutto sia come prima, ovviamente. Solo che ora mi sento ancora più legato a te. Ancora più di prima, per quanto sia possibile!”
“Perché ti ho baciato?”
“Ma no! Se passi un anno con una persona e dividi tutto: Letto, allenamenti, bagno, cibo, doccia, emozioni, fatica, gioie…  vita, ti rendi conto che il livello di… intimità è diverso da un Pincopallo qualsiasi?”
“Mhmm…”
“Mhmm, cosa, Goten?”
“Hai detto tutte le cose in ordine alfabetico, tranne letto che è con la L… perché l’hai messo per primo? Lapsus Freudiano?”
“Dubito tu sappia cosa sia e comunque no. L’ho detto per primo perché, forse, ma azzardo solo un’ipotesi, sono le quattro del mattino e vorrei forse… dormire?”
“Mhmm… sarà. Quindi nella tua vita ci siamo Pan, io, tua sorella e i tuoi genitori, giusto? Pincopallo lo lasciamo fuori da questo cerchio, vero?”
“Goten, dove vuoi arrivare? Cosa ti frulla nella testa? Sai, ho quasi paura a chiedertelo… chi sarebbe questo Pincopallo?”
“Sai chi è. Perché non lo vuoi ammettere? Ti avevo chiesto di venire qui, nella Stanza dello Spirito e del Tempo, perché così, forse, in un anno ti saresti scordato di lui. E invece vedo che, dopo un anno, gli uomini ti interessano ancora. Ma Trunksi, sei sposato, hai dei figli… ti prego, non farmi approfondire il discorso di prima per farti capire quanto sia una pessima, pessima idea, portare avanti una relazione con un altro uomo…”
“Ma che cazzo stai dicendo? Cosa c’entra Pan e i gemelli in tutto questo? E soprattutto, di chi mi dovrei scordare?”
Si alza e lo seguo con gli occhi mentre va verso lo sgabello su cui sono stati gettati malamente, ormai da un anno, i suoi abiti ‘giornalieri’, che credo (temo) voglia indossare di nuovo domattina, quando usciremo di qui.
Prende qualcosa dalla tasca dei pantaloni e torna a sedersi sul letto, di fronte a me.
Mi passa un post-it con un numero di telefono che non riconosco assolutamente.
Lo guardo con un sopracciglio perplesso e chiedo:
“Di chi sarebbe?”
“Pincopallo.” afferma serio facendo cenno di sì con la testa.
“Chi?”
“Otokowsky.”
“Chi?”
“Il tizio che hai sconfitto anni fa al torneo Tenkaichi. Quello che ti guardava il culo e ti faceva gli occhioni dolci, perché fai lo gnorri?”
“Scherzi?”
“No. Ha chiamato ieri… cioè ieri fuori di qui e ha detto che voleva confermare la cena con il sig. Brief, per domani sera, cioè il domani sera fuori da qui… Mi ha detto di richiamarlo per confermare.”
“Non ho assolutamente idea di chi tu stia parlando. Non hai capito male, per caso? Magari ha detto Sig.ra Brief…”
“No, ha detto Sig. Br… Noooooo… nooooo, no, nooo! Trunksi! Vieni, dobbiamo uscire subito, presto!”
“No, se non mi dici che cavolo ti frulla per la testa.”
“Neghi di avere una qualsivoglia relazione extraconiugale con Otokowsky?”
“Assolutamente sì, scusa, mi vengono i brividi solo a pensarci…”
“Quindi dobbiamo uscire da qui per salvare mio padre!”
“Tuo padre? Cosa c’entra tuo padre, ora?”
“Otokowsky cerca un Sig. Brief. Come fa tuo padre di cognome?”
“Brief…”
“Appunto, vedi che dobbiamo salvare il culo a mio padre? E non in senso lato del termine…”
“Goten… non capisco.”
“Perché sei tordo.”
“E tu sei un cretino.”
“Mio padre si allena con tuo padre e Otokowsky vuole un appuntamento con lui. Quindi tuo padre, Trunksi, mi duole dirtelo, ma è gay… quindi vado a salvare il culo a mio padre che ignora questa prerogativa di tuo padre… capisci ora? È questione di vita o di morte!”
“Di chi?”
“Di Otokowsky! Ma che domande! Avanti andiamo!”
Lo blocco prima che se ne possa uscire nudo, come mamma l’ha fatto, per andare a delirare ed interrompere qualsiasi cosa stiano facendo mio padre e Goku.
“Goten, fermo. So che il tuo cervello è come… in continua evoluzione, ma credo che stia forviando leggerissimamente la realtà. Mio padre non conosce Otokowsky. Non lo vuole conoscere e non credo lo conoscerà mai. Può darsi che cercasse mio nonno, anche lui è Brief… a meno che…”
Mi interrompo improvvisamente.
Un flash apocalittico mi passa per la mente.
“A meno che?” interrompe il flusso dei miei pensieri Goten.
Lo guardo e sgrano gli occhi ora terrorizzati.
“Trunksi? Mi fai paura… A meno che? Cosa?” insiste.
“Mia nonna… Come ti chiama sempre mia nonna?” gli chiedo retoricamente.
“Il mio ragazzo…” mi risponde quasi fiero.
Lo guardo.
Mi guarda.
Inclina la testa leggermente di lato come a cercare di capire se quest’ultima cosa c’entri qualcosa o meno.
Sgrana gli occhi all’inverosimile.
Ha capito… strano…
Inizia ad ansimare e prende fiato per chiedermi:
“Quindi lui pensa che… che… che… il Sig. Brief sia… sia… sai… io… E perché vuole uscire a cena con me?”
“Ma dai, non ti preoccupare! Sarà per affari, qualche vendita diretta delle coltivazioni di mia nonna!” gli dico sinceramente per cercare di calmarlo.
Tutto sommato gli affari, negli ultimi anni, sono sempre andati bene, forse anche Otokowsky è un compratore, utilizzatore usuale.
Ma non credo di averlo convinto.
È agitato, sudato e respira ancora a fatica.
“Goten…” gli mormoro dandogli una carezza per rassicurarlo per poi continuare: “Dai, non puoi aver paura di Otokowsky! Al torneo l’avevo steso con un colpo solo! E avevo 15 anni! Di cosa ti preoccupi? Vuoi che venga anche io con te? Tutto sommato forse sono più abituato di te alle cene d’affari…”
“Lo faresti sul serio? Guarda che se poi finisce in yaoi io non sto in mezzo, sai?”
“Cosa? Ma piantala con questa storia! Vengo anche io, se ti fa piacere… Ok? Ora possiamo riposare? Domattina dobbiamo sistemare tutto prima di uscire.” gli dico facendogli un sorriso sincero.
“Ok… Sì… Riposiamo… Ma stai dalla tua parte…”
Alzo gli occhi al cielo e mi sdraio ben lontano da lui.
Quanta pazienza, santo cielo…


 
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