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Autore: Mother of Dragons    30/05/2018    1 recensioni
Ambientata diversi anni dopo l’avvenimento di Pokémon Bianco 2/Nero 2. Hilda ha circa 20 anni.
“Poco sapeva l’ingenua Hilda di coloro che, nel bene o nel male, avevano cambiato la regione ove viveva,se non da fugaci parole scambiate con Hilbert, il fratello gemello riconosciuto ormai come eroe e salvatore.
Ma nessuno come lei aveva provato a verificare, con l’occhio e con il cuore, che si potesse ben oltre andare agli archetipici ruoli di buono e cattivo, risonanti di favole oramai riflettenti una società svanita.
Ciò che l’apparentemente intrepido Hilbert non aveva mai avuto il coraggio di fare.”
Sono una dilettante che scrive per mero piacere,dunque potrei non risultare all’altezza di molti di voi,ma spero ugualmente vi possa essere gradita.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ghecis, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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  “Anf...ancora pochi passi...”
Gli stivaletti neri con le suole rosa si alzavano con fatica dal terreno, per poi ricadere pesantemente a ritmo di respiri corti e affannosi. Hilda aveva ormai la vista quasi annebbiata dalla fatica, quella magione a poche decine di metri da lei sembrava solo un miraggio.
Come si evinceva dalla posizione del sole appena visibile nel cielo dopo la pioggia, erano circa le sei del pomeriggio e Hilda era in cammino da un gran numero di ore, avendo l’occasione di compiere solo un paio di brevi soste allo scopo di rifocillarsi col poco cibo che le era rimasto o di riprendere fiato.
“Uff...dai,ci siamo... Non posso mollare... anf... ora... YAH!!”
Le sue mani si agganciarono con fermezza alle nere sbarre del cancello che circondava il palazzo; i suoi occhi si sgranarono tutti d’un tratto, mentre il fiato che usciva dalla sua bocca aperta dopo quel grido di sorpresa si velocizzò all’istante, in sintonia con i rapidi battiti che le rimbombavano pesanti nel petto.
L’incommensurabile senso di stanchezza che la fece crollare sulle ginocchia si unì presto a una meravigliata soddisfazione alla vista di quel magnifico edificio dalle forme neoclassiche, costeggiato da sontuose colonne in stile dorico e circondato da un lussureggiante giardino di viti, ulivi, fiori di verbena e arbusti aromatici. Dopo aver finalmente ripreso un po’ d’aria, Hilda si alzò in piedi, intravedendo con la coda dell’occhio un campanello alla sua destra, il quale recava sopra di esso una targhetta aurea con il nome “Harmonia” incisovi sopra in un elegante corsivo.
Come da primo istinto, il dito indice della sua mano puntò verso il bottone, ma venne subito frenato da una passeggera angoscia che impedì alla ragazza di premerlo. E se non le avesse risposto nessuno? O forse il signor Harmonia- così si sarebbe chiamato, a quanto Hilda deduceva dalla targhetta- non voleva essere disturbato? Del resto aveva ancora la fama di capo di una squadra di malintenzionati, e nessuno, probabilmente, avrebbe ancora avuto, anche dopo diversi anni, il coraggio di avvicinarsi alla sua dimora.
“Ma ricordati, Hilda. Tu sei venuta qui appunto per questo. Non fermarti alle voci che la gente si tramanda. Le persone, nel tempo, cambiano.” 
L’Allenatrice torse la testa da ambo i lati guardandosi intorno. Era tutto così silenzioso e rilassante, ma lei era ancora terribilmente tesa. Pochi Sewaddle si potevano sentir frinire tra le foglie, da cui pendeva ancora qualche gocciolina di pioggia residua, risuonando lievemente nelle pozzanghere sotto di esse.
“Magari è meglio che almeno ci provi...” ragionò Hilda, realizzando che altrimenti il gran dispendio di energia compiuto in quel lungo cammino non sarebbe valso niente.
“...Ma se non funziona scappo.”

La tremolante mano ripeté di nuovo il gesto compiuto in precedenza, la falange dell’indice ad appena pochi millimetri da quel campanello restando ferma per svariati secondi; i suoi occhi si saldarono come saracinesche, i suoi denti non smettevano di digrignare. 
“Lo premo? Non lo premo? Vado? MA CHE HAI SCARPINATO A FARE PER TUTTO QUESTO TEMPO, ALLORA!? Oh Arceus, e se qualcosa andasse storto? Ma che dico, devo farmi coraggio. PREMI QUEL DANNATO PULSANTE,HILDA!”
...

Qualche secondo e poi un forte “drin” squarciò quel religioso silenzio. 
Anche i Sewaddle avevano apparentemente smesso di cantare. 
L’Allenatrice aprì gli occhi di scatto, come risvegliatasi da uno strano sogno che la inghiottiva sempre più. Lo aveva fatto. I suoi respiri si facevano ancora più ansimanti, per poi calmarsi al pensiero che lei si dovesse presentare in maniera decente quale ospite di una sì sfarzosa dimora.
Per qualche altro secondo, non vi era ancora nessun fiato, finché Hilda non udì dei passi svelti ammortizzati dalla soffice erba sotto quei piedi.

Un uomo e una donna in bianca divisa, entrambi dai corti capelli arancioni, si avvicinarono lesti alle maniglie del cancello, ciascuno tirandone un’anta per spalancarlo davanti a un’ancora più sorpresa Hilda.
“Signorina...cos’è venuta a fare qui?” le iniziò a domandare la donna senza alcun pelo sulla lingua. “Il nostro padrone non riceve visite importanti da più di quattro anni” spiegò più chiaramente l’uomo- “ho tuttavia udito che forse un ospite avrebbe soggiornato in questa villa. Se ha buone intenzioni e non ha problemi a interagire con il signor Harmonia, può entrare.”
“Ehm...sì, ospite. L’ospite sono io” ridacchiò timidamente Hilda, con una premente paura di esibire qualche figura barbina davanti ai due servitori che, però, le sembravano vagamente familiari. Giurava di aver visto quei capelli e quegli occhi chiari da qualche parte.
S...seguaci? Appartenete al Team Plasma, vero?” domandò con una sorta di lampo di genio che facilmente sarebbe potuto sfociare in una grave gaffe.
“Lo eravamo” annuì la donna, con in viso una leggera, intuibile espressione di vergogna. “Siamo sempre rimasti fedeli al signor Harmonia, ma il Team Plasma non esiste più.”
“Esatto, siamo sinceramente pentiti di ciò che abbiamo perpetrato nelle genti di Unima. Venga, il padrone la accoglierà con calore. Lei sembra una persona interessante.”
“G...grazie...” sorrise Hilda, finalmente più calma e speranzosa, mentre nei suoi occhi brillava un che di tenerezza e di onore allo stesso tempo; i due servi iniziarono quindi a scortarla per mano verso il gigantesco, intarsiato portone della villa.
   
 
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