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Autore: sissi149    06/06/2018    3 recensioni
Spin-off de "La ballata di Yomiuri Land".
Una questione rimasta in sospeso nella Ballata è quella della vera storia di Yoshiko. Ma la storia di Yoshiko è anche la storia di Hikaru. E di molti altri, a volte inaspettati, personaggi. Attraverso gli anni, scopriremo cosa è accaduto ai due e alle loro famiglie.
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Nuovo personaggio, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Fine Gennaio, Anno 2740 dal Trionfo della Dea

 

Yoshiko strinse forte a sé la coperta di lana verde, non riuscendo ancora a credere alla propria temerarietà. Non aveva detto a nessuno dove sarebbe andata quel giorno, non avrebbero capito, nemmeno Hikaru. Tutti le avrebbero detto di lasciare perdere, che era troppo rischioso, che non ne valeva la pena. Tutti, tranne la Principessa, che le aveva consegnato giorni prima un documento con cui l'avrebbero lasciata passare, dicendole:

“Magari non lo userai mai, ma se dovesse venire il momento in cui sentirai il bisogno di sapere, con questo potrai entrare senza problemi alla prigione Hirado.”

Sul momento avrebbe voluto gettare nel camino quella pergamena e dimenticare tutta la faccenda, invece l'aveva conservata nel fondo del suo baule, lontana da occhi indiscreti.

All'inizio aveva fatto talmente fatica ad accettare di essere stata adottata che aveva rifiutato qualsiasi notizia sulle sue reali origini e anche quando il Principe aveva trovato un indizio lei aveva respinto tutto in malo modo. In realtà, Hikaru non avrebbe avuto intenzione di rivelarle quel particolare, ma dopo la scoperta era tornato talmente sconvolto che Yoshiko aveva capito subito che qualcosa non fosse a posto. Se possibile, la notizia le aveva fatto rifiutare ancora di più la situazione.

A suo dispetto, il tarlo aveva lavorato in lei ed aveva scavato nel suo animo, fino a portare alla luce un disperato bisogno di avere risposte, per potersi affrancare da un passato che per certi versi stava diventando scomodo. Così aveva preso il cavallo di suo padre, che teneva ancora alloggiato nella piccola scuderia dell'abitazione in cui era cresciuta, ed aveva sfidato i venti di quella gelida giornata invernale per spingersi fino alla prigione Hirado. Nemmeno il sole che brillava alto in cielo era riuscito a donarle un minimo di calore durante il tragitto.

Ora, era davanti ad Jito che stava esaminando la pergamena con espressione alquanto perplessa, poiché aveva ricevuto chiari ordini dalla famiglia reale riguardo le visite al traditore e quel documento metteva in discussione ogni cosa.

“Lady Fujisawa, siete sicura di voler parlare esattamente con questo prigioniero?”

“Sicurissima – rispose la giovane, rinunciando di fatto all'ultima possibilità di tirarsi indietro, di tornare alla Cittadella come se niente fosse accaduto – Ma non sono una Lady.”

“Certo che lo siete: siete la figlia di un Lord. Da questa parte.”

Sulle labbra di Yoshiko affiorò un leggero sorriso di circostanza alle parole del carceriere che erano l'ennesima prova di come il castello di bugie in cui era vissuta fino ad allora era pericolosamente sul punto di crollare. O forse era già crollato e lei si aggirava tra le macerie e le rovine, tentando di salvare qualcosa.

I corridoi della prigione erano bui e stretti, con le pietre che sporgevano dai muri, ed erano intricati come un labirinto. L'unica cosa che Yoshiko sarebbe stata in grado di riportare a qualcuno che le avesse domandato come muoversi nella prigione, era che se per dirigersi alle stanze del Carceriere aveva dovuto salire qualche rampa di scale, per raggiungere la cella a cui era diretta era dovuta tornare ai livelli più bassi.

Si fermarono davanti ad una spessa porta scura con una piccola feritoia che permetteva di guardare all'interno.

“State indietro un istante, intanto che assicuro il prigioniero.”

Il carceriere entrò nella cella, chiudendo la porta dietro di sé.

“Sta fermo! Hai una visita!”

Da fuori Yoshiko sentì uno sferragliare di catene abbastanza prolungato, poi la porta si riaprì.

“Ora potete entrare, non potrà farvi del male. - Le disse Jito – Se volete posso restare con voi.”

La giovane Fujisawa scosse il capo: doveva fare quella cosa da sola, se ci fosse stato qualcuno presente tutto avrebbe perso il suo valore.

Attese che il massiccio carceriere si fosse allontanato, prima di entrare nella cella, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva.

Koshi Kanda era davanti a lei, più magro e scarnito rispetto a come se lo ricordava, ma con lo stesso identico ghigno beffardo sul viso. I suoi polsi erano circondati da anelli di ferro collegati a catene appese al muro. Con quel sistema non avrebbe potuto muovere più di quattro passi dalla parete, una sicurezza per chi veniva ad interrogarlo e, soprattutto, un modo per assicurarsi che non tentasse la fuga. Normalmente poteva muoversi a suo piacimento per la cella, ma quando riceveva qualche rara visita, doveva essere incatenato.

Yoshiko sentì addosso a sé gli occhi indagatori dell'uomo, percorsi da un guizzo di curiosità e stupore per quella visita inaspettata.

“Toh, credevo fosse di nuovo Tsubasa, che non si rassegna a credere che io abbia avvelenato il suo fratellino caro, e invece mi ritrovo una ragazzina davanti!”

Esordì l'uomo con tono aggressivo: i mesi di prigione non lo avevano per nulla cambiato.

“Non avrete sbagliato posto, mia Lady?” Domandò sbeffeggiandola.

Yoshiko avanzò di un passo.

“Non mi riconoscete, vero? Eppure sono stata spesso a corte quando ero più giovane.” Sussurrò così piano che, nonostante il silenzio pressoché totale in cui erano immerse le celle, Kanda dovette fare uno sforzo per capire ciò che aveva detto.

Malgrado tutto, ora la sua curiosità era accesa e la scrutò attentamente per cercare di capire chi fosse. L'intuizione arrivò dal nulla, come un'aquila quando si getta all'improvviso sulla preda.

“La figlia di Lord Fujisawa! A cosa devo l'onore? Siete venuta ad esultare per la mia cattura?”

La donna non si lasciò intimidire, ormai aveva superato da un pezzo quello che credeva essere il suo limite di audacia, non aveva intenzione di fermarsi ad un passo dall'ottenere le risposte per cui si era recata in un simile luogo.

“Sono venuta per questa.”

Distese la coperta davanti a sé, in modo che il traditore potesse ammirarla completamente, in ogni particolare, compresi i gigli ricamati con tonalità di verde più scuro.

Kanda si trovò spiazzato: conosceva quella coperta, sapeva benissimo da dove proveniva, solo che l'aveva tenuto segreto tanto a lungo da averlo quasi dimenticato.

“Dove l'avete trovata?”

La sua voce aveva perso qualsiasi tono di scherno

“È mia, è sempre stata mia. O così almeno mi hanno detto: è la coperta dentro cui mi hanno trovata.”

L'uomo sgranò gli occhi:

“Non è possibile! La bambina segreta!”

Il silenzio divenne sovrano nella cella, poiché nessuno dei due, per differenti ragioni, osava proseguire la conversazione.

Si studiarono come non avevano mai fatto prima: Yoshiko, intimorita dalla figura dell'allora Sovrintendente, non si era mai troppo soffermata su di lui quando trascorreva parte del suo tempo a corte, mentre Kanda aveva sempre ritenuto la figlia del Contabile Reale una ragazzina piuttosto insignificante, non degna del suo interesse, soprattutto quando aveva una come Kumi accanto a sé.

In quel momento, invece, tutto si era ribaltato, la giovane donna che era davanti a lui aveva meritato tutta la sua attenzione, cercava di carpire ogni piccola inezia che gli rivelasse che lei fosse veramente la bambina segreta.

“Quanti anni avete?” Le domandò.

“Ne ho compiuti venti poco dopo il matrimonio del Principe Jun.”

Nuovamente cadde il silenzio tra loro.

L'ex Sovrintendente si disse che i tempi coincidevano, era stato vent'anni prima che aveva dovuto fare quella promessa, una promessa che aveva imparato a tenere ben segreta, perché se suo padre l'avesse saputo, probabilmente sarebbe stata la sua fine. E anche ora, temeva quasi che il suo fantasma potesse essere in ascolto.

Yoshiko compì un gesto di stizza e di impazienza.

“È chiaro che sapete qualcosa! Parlate!”

A Kanda affiorò un leggero sorriso sulle labbra.

“Perché sorridete? Vi sembra una situazione divertente?”

“No, credete. Sorrido perché il vostro gesto mi ha ricordato una persona che non vedo da molto tempo, da circa vent'anni. Mi avete ricordato mia madre, o meglio, nostra madre.”

Le pareti della cella cominciarono a vorticare attorno a Yoshiko.

A fatica riuscì a mettersi con le spalle contro il muro, per avere un sostegno che le impedisse di cadere a terra.

“Che cosa state dicendo?”

“Suvvia, Lady – ripose Kanda con una punta di ironia – se siete venuta fino a qua per mostrarmi quella coperta, significa che sapete già qualcosa, non dovreste stupirvi più di tanto. O speravate che fosse tutto un equivoco?”

Yoshiko deglutì la poca saliva che aveva in gola, chiudendo anche gli occhi.

“Quindi è vero, questo è lo stemma della famiglia di vostra madre?”

“Sì.”

“Quindi noi saremmo... fratelli?”

Kanda esitò un istante: da ragazzino non aveva fatto particolarmente caso alla situazione e allo scorrere dei mesi, obbedendo alla richiesta della madre senza particolari obiezioni, ora, da adulto, una nuova consapevolezza lo investì.

“Direi fratellastri. Quando mia madre ha avuto la bambina segreta, mio padre era oltre confine da quasi un anno.”

La donna avvertì una sensazione di leggero sollievo scoprendo di condividere un solo genitore con l'uomo che aveva tradito il Regno e commesso atti orribili per la sua sete di potere, a cominciare dall'assassinio dell'uomo che l'aveva cresciuta come un padre.

“Come... come è andata?” Chiese infine.

Il prigioniero cercò di ricordare:

“Eravate nata da qualche giorno quando nostra madre mi chiese di portarvi via, lontano dalla nostra casa. Non voleva che vi portassi al Tempio della nostra città, mi disse di attraversare la foresta e portarvi alla capitale. Vi avvolse nella coperta verde e vi consegnò a me. Io partii immediatamente, ma mentre ero nella foresta scoppiò un violento acquazzone. Ero in cammino da molte ore ed avevo fame, così vi lasciai al riparo di una roccia ed andai a cercare qualcosa da mangiare.”

“Mi avete abbandonato!” Esclamò Yoshiko di colpo.

“Credevo di avervi lasciata al sicuro per un po'! Avreste preferito essere trascinata sotto il diluvio mentre io cercavo del cibo? Quando sono tornato eravate sparita. C'erano molte impronte confuse che la pioggia stava già nascondendo. Non ho potuto seguire le tracce. Ho pensato che foste perduta per sempre, così, col tempo ho dimenticato.” Concluse. Nella sua voce echeggiava un senso di rammarico per come erano andate le cose.

La donna rimase qualche istante a bocca aperta, non si aspettava che Kanda provasse una sorta di affetto per lei. Scacciò quel pensiero, non doveva dimenticare chi aveva davanti: un assassino. La sua curiosità era stata soddisfatta, sapeva come si erano svolti i fatti, poteva anche andarsene.

Si staccò dalla parete, ripiegò la copertina e si voltò verso la porta.

Kanda si allarmò:

“Dove state andando?”

“A casa. - rispose senza voltarsi – Non abbiamo più nulla da dirci!”

“Non puoi andartene così! Sei mia sorella!” Koshi tentò di protendersi in avanti per fermarla, ma le catene lo trattennero con un rumore sferragliante che avrebbe potuto allertare Jito.

Yoshiko si girò di scatto, gli occhi gelidi:

“No, io non sono la tua famiglia! Ne ho già una, anche se tu hai ucciso l'uomo che mi ha salvato dall'acquazzone e mi ha donato tutto il suo amore.”

Aprì la porta e se ne andò senza dire più nulla. Nel momento in cui Kanda l'aveva rivendicata come sorella, in lei era rinato il suo senso di appartenenza alla famiglia Fujisawa: Kyoko e Keitaro sarebbero stati per sempre i suoi genitori poiché, nonostante non fosse nata da loro, avevano scelto di amarla. Le avevano donato più bene loro di chi aveva legami di sangue con lei.

 

 

 

Dopo che Yoshiko se ne fu andata, Kanda si mise a sedere e divenne preda dei ricordi che aveva seppellito dentro di sé.

Ricordò della lettera che Lady Miyoko aveva ricevuto dal marito per informarla che sarebbe tornato a casa in pochi giorni, finalmente la campagna militare a cui si era arruolato era giunta al termine. Questo l'aveva gettata nel panico e l'aveva fatta decidere di allontanare la bambina nata da poco.

“Koshi – l'aveva chiamato – devi fare una cosa molto importante per me. Porta lontano questa bambina, portala al sicuro. Tuo padre non deve vederla e non dovrà mai sapere di lei. Io non posso lasciare la casa, devi farlo tu.”

Con gli occhi pieni di lacrime, aveva avvolto la piccola in quella copertina che le aveva visto realizzare appositamente nei mesi precedenti, e le aveva dato un bacio sulla fronte prima di consegnargliela.

“Spero che dove andrai sarai felice.” Le aveva sussurrato.

Al tempo Kanda si era chiesto perché la bambina dovesse sparire, ma non aveva osato chiedere nulla alla madre, era troppo agitata, ed in seguito non c'era stata occasione di riparlarne. Ora capiva che la piccola doveva essere figlia di qualche amante di Lady Miyoko e Lord Kanda non l'avrebbe mai tollerato. Suo padre era un uomo violento e di sicuro si sarebbe sbarazzato della bambina nel peggiore dei modi e nemmeno a sua madre l'avrebbe fatta passare liscia.

Ricordò l'angoscia con cui aveva scoperto che la bambina era sparita nella foresta, quando era tornato con delle bacche da mangiare. L'aveva cercata dietro ogni albero, in ogni anfratto, aveva tentato di seguire la pista delle orme, ma dopo qualche metro si era interrotta. Aveva sperato che fosse stata trovata da qualcuno che se ne sarebbe preso cura meglio di quanto aveva fatto lui.

Dopo molte ore era rientrato a casa e non aveva avuto il coraggio di confessare di non essere riuscito a portare al sicuro la piccola, non avrebbe potuto sopportare lo sguardo deluso di sua madre.

Quando suo padre era finalmente arrivato, qualche giorno più avanti, nella casa non era rimasto nessun indizio che potesse far pensare che un bambino vi avesse abitato.

Ricordò anche il giorno della morte di Lady Kanda, alla fine di quello stesso anno. Si domandò se la madre fosse morta per volere della Dea o se, invece, qualche servitore si fosse lasciato sfuggire qualcosa sulla bambina ed il Lord avesse agito di conseguenza.

Senza più Miyoko a mostrargli valori positivi, Koshi si era ritrovato in balia della crudeltà di suo padre che gli aveva trasmesso il suo modo di vivere, la sua sete di rivalsa ed il suo disprezzo per la Famiglia Reale e la politica troppo buonista che secondo lui aveva intrapreso: un sovrano, per definirsi tale, non deve avere nessuna pietà. Il Lord l'aveva mandato a combattere oltre confine in compagnia di personaggi poco raccomandabili che l'avevano reso ancora più spietato.

Poi aveva incontrato Kumi ed aveva perso anche le ultime briciole di bontà che gli erano rimaste.

Kanda si prese la testa tra le mani. Aveva i polsi ancora legati alle catene, Jito se la stava prendendo comoda prima di tornare a liberarlo. Pensò alla bambina segreta, a Yoshiko ed al fatto che avesse trovato un'ottima famiglia in cui crescere. Averla salvata dalla furia di Lord Kanda era forse l'unica cosa buona che avesse fatto nella sua vita, ed era riuscito a rovinare anche quella: aveva ucciso l'uomo che l'aveva trovata e le aveva dato una vita migliore di qualsiasi aspettativa.

Per la prima volta, l'ex Sovrintendente iniziò a pensare che quella cella buia fosse il posto adatto ad uno come lui.




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Dunque, con questo capitolo abbiamo ufficialmente superato la lunghezza della storia madre!  XD
Ed abbiamo la soluzione al grande mistero su chi fossero i veri genitori di Yoshiko. Vedremo poi se la rivelazione scombussolerà nuovamente gli equilibri: tra tutti credo che poprio Kanda fosse l'ultimo che Yoshiko vorrebbe come parente...

Informazione di servizio: per vari motivi, settimana prossima NON ci sarà l'aggiornamento, ci vediamo tra 15 giorni.

  
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