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Autore: StClaire    09/06/2018    5 recensioni
Hermione, dopo gli avvenimenti successi al Ministero della Magia e la morte di Sirius, prova una sensazione nuova, una sensazione che non aveva mai provato prima. Paura. Non riesce più a dormire, non riesce più a essere tranquilla, non riesce a parlarne con nessuno.
Tranne che con un'insospettabile persona: Severus Piton.
Quanto dolore e quanta paura si cela dietro quegli occhi neri come la notte più scura?
Dal testo:
Hermione si sentì arrossire, si sentiva studiata dal suo professore. Di solito i suoi sguardi erano carichi di disprezzo e spesso, come aveva orgogliosamente notato, pieni di odio per non poterla disprezzare più del dovuto, per colpa della sua diligenza.
Abbassò lo sguardo, incapace di tenere ancora i suoi occhi i quei buchi neri, che sembravano ancora più profondi.
Notò l’uomo chiudere gli occhi emettendo un debolissimo e impercettibile sospiro.
«Torni a dormire Granger», disse improvvisamente Piton, «E… per quanto possibile, provi a non pensarci più», continuò, per poi congedarsi, senza aspettare una risposta, con il lieve fruscio di mantello che Hermione aveva imparato a riconoscere ovunque.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 2

 
 
Un camino acceso, vivo, scoppiettante. Una risata roca di sottofondo, felice.
 
«Hermione, non è possibile che tu non abbia mai provato il Whiskey Incendiario!», la voce roca di Sirius tratteneva a stento le risate, di fronte all’espressione sconvolta di lei.
«Sirius! Nel mondo babbano l’alcol è vietato ai minori!»
«Il mondo babbano è un mondo stupido», brindò l’uomo.
«Sirius», Hermione rise, «Anche nel mondo magico è vietato l’alcol ai minori!»
Sirius la guardò socchiudendo gli occhi, «Ah», esclamò schioccando la lingua, «Ops», continuò versando del whiskey in un altro bicchiere vuoto, «Che sarà mai, Hermione?», domandò lui porgendo il bicchiere alla ragazza.
«Sei un completo irresponsabile», scherzò Hermione, con la sua risata cristallina che a Sirius piaceva tantissimo e che colpì Piton in modo particolare.
 
Adesso che ci pensava, Piton non l’aveva mai vista ridere. Era sempre così impegnata a rispondere a essere seria, che mai, in sei anni che ormai era sua allieva, aveva mai sentito quel suono. Più la guardava più sembrava non conoscerla.
 
«Alla fine ti manca poco per essere maggiorenne, no?», domando Sirius facendo un sorso del suo whiskey.
«Già», annuì Hermione, «Nel mondo magico si è maggiorenni a diciassette anni, un anno prima».
«Tanto l’età non conta, lo sai questo vero?».
«Credo di sì», rispose titubante Hermione.
Sirius inspirò, «Quello che hai affrontato, quello che avete affrontato, alla vostra età, non è da tutti. Lo sai vero?».
Hermione annuì appena. Cosa riservava il futuro? Voldemort era tornato, davvero questa volta, ed era un’incognita sempre più grande.
«Quindi», Sirius continuò, «Io so per certo, come dicono tutti, che tu sei la strega più brillante», Hermione arrossì divertita a quel complimento, «E che quindi sopravvivrai a un po’ di whiskey incendiario», concluse indicando il bicchiere di Hermione ancora pieno.
Hermione rise mordendosi il labbro inferiore, prese un gran respiro, e buttò giù tutto il liquido ambrato.
«Oh, dannati troll!», esclamò strabuzzando gli occhi, «Sto piangendo!», esclamò asciugandosi le lacrime.
Sirius rise, un latrato roco felice, poi di scattò si voltò verso una parete.
«È mezzanotte passata», mormorò Sirius, «Auguri di Buon Natale Hermione», disse alzando il bicchiere a mo’ di brindisi.
Anche la ragzza guardò vero l’orologio.
 
Piton si accorse di come le gote fossero rosse dal fuoco del whiskey, gli occhi davvero lucidi per via dell’alcol e vide un sorriso aprirsi, sincero e infantile.
 
«Auguri di buon Natale anche a te, Sirius!», sussurrò abbracciandolo.
 
La scena gli svanì intorno.
«P-professore?».
L’Hermione del presente lo stava guardando.
«Si?», domandò Piton con il solito tono scocciato. Guardandola adesso le sembrava così diversa dai suoi ricordi.
Il volto era più scavato, gli occhi spenti, il sorriso inesistente.
«Avrei finito, professore».
Piton guardò gli scaffali della libreria. Perfetti.
«Bene», sentenziò Piton, ­«Si accomodi».
Hermione esitò per un attimo. Doveva accomodarsi?
Inspirò e poi si sedette di fronte al suo professore, che continuava a sfogliare sempre lo stesso libro.
Piton non le rivolgeva la parola e neanche uno sguardo. Meglio così. Ultimamente le sembrava impossibile reggere quel vuoto nero. Guardò le mani del suo professore, che sfogliavano elegantemente il libro. Hermione aveva sempre notato l’innata grazia che il suo professore sfoggiava nel muoversi, anzi, l’aveva sempre ammirata. Lei che si sentiva sempre così sgraziata e impacciata. Soprattutto tra quei calderoni tra i quali invece Piton sgusciava tranquillamente. Odiava come il calore e il vapore di quei pentoloni le increspava i capelli.
Ritornò di nuovo alle mani eleganti e curatissime di Piton. Non aveva mai notato quanto fossero belle. Si guardò le sue. Fortunatamente era riuscita a controllarsi dal mangiarsi le unghie e quindi poteva ritenersi abbastanza soddisfatta.
Il rumore del libro chiuso con un pesante tonfo la fece rinsavire. Piton adesso la guardava diritto negli occhi e la cosa la imbarazzò tantissimo, tanto da sentirsi arrossire in modo spropositato.
«Signorina Granger», Piton pronunciò il suo nome con quella solita voce melliflua.
«S-sì professore?», mormorò la riccia alzando lo sguardo e incrociando quello dell’insegnante.
«Mi parli di cosa è successo», disse lui semplicemente.
«C-cosa è successo? Quando?».
«Al Ministero della Magia».
Hermione sentì perfettamente il battito mancato del suo cuore. E poi subito quello strano muscolo riprese a battere, veloce, come per riprendere quel passo mancato.
«L-lei sa benissimo professore cosa è successo…», mormorò.
«Voglio saperlo da lei, signorina Granger», continuò impassibile.
Hermione lo guardò, fisso negli occhi neri. Era impossibile riconoscere l’iride dalla pupilla.
«M-ma lei sa quello che è successo», ripetè Hermione.
«Voglio sapere cosa è successo a lei», sentenziò Piton giungendo le mani.
Hermione dovette sbattere un paio di volte le palpebre. Cosa significava quella domanda? Piton, Severus Piton era davvero interessato a quello che era successo. A lei?
«A me?», chiese Hermione con un filo di voce.
«Sì, signorina Granger. Non sono un uomo stupido. E, per quanto mi costi dirlo, lei è sempre stata la mia migliore alunna», Hermione sentì le sue gote prendere fuoco. Piton non aveva mai ammesso una cosa del genere, mai.
«Ma», riprese Piton, «Ultimamente il suo rendimento è calato. Certo, è sempre fastidiosamente al di sopra della media, e nettamente una spanna superiore ai suoi stupidi amici, ma», Piton continuò a guardarla intensamente, «È decisamente meno fastidiosa del solito».
«Come affermavo prima, non sono un uomo stupido, sono certo che il suo repentino cambiamento sia dovuto agli eventi successi al Ministero. Eventi, che per qualcuno, tra cui lei, possono definire tragici», cantilenò.
Hermione al sentire quelle parole strinse i pugni, «La morte di Sirius è stata un evento tragico».
Piton rimase impassibile.
«Cosa è successo al Ministero della Magia, signorina Granger?», ripeté Piton.
 
Hermione correva per quei lunghissimi corridoi, tutti uguali. Diavolo, Ginny lanciava fatture troppo potenti, avrebbe potuto ucciderli tutti.
Scansò le lucenti sfere che si sfracellavano a terra rilasciando nubi argentee e le sembrava di intravedere figure umane che sussurravano, labili, qualcosa.
Si fermò di botto, giusto in tempo per evitare un guizzo di luce rossa che le sfrecciò accanto.
«Sirius!», esclamò. L’uomo stava combattendo ferocemente con un Mangiamorte, guizzi e scintille sembravano impazzite, finché con un’abile gesto, rispedì al mittente una maledizione, che lo colpì in pieno.
«Via!», urlò Sirius prendendola per mano e scappando, «Corri!».
Corsero come dei forsennati finchè Sirius non si fermò di colpo, «Qualsiasi cosa succeda. Qualunque», disse stringendole le spalle, «Voglio che tu ti metta in salvo, intesi?», la guardò negli occhi, «Intesi?»
 
Hermione si rese conto di essersi completamente assentata davanti al suo professore.
«È successo… è successo…», mormorò senza terminare la frase.
Piton la guardò senza esprimere opinioni, «Si alzi», ordinò.
Hermione non capiva, ma eseguì lo stesso, «Mi segua», continuò il professore.
Attraversarono tutto il castello ormai vuoto, doveva essere tardi se tutti gli studenti erano già nelle loro sale comuni.
Hermione seguiva silenziosa l’imponente figura di Piton, scura ed elegante come sempre. Camminava dritto, sicuro e silenzioso e lei lo seguiva, curiosa, come forse non si sentiva da un po’ di tempo.
 
«Quando James e Lily sono morti», riprese Sirius, «È stato come se una parte di me si fosse spezzata, irrimediabilmente. Credo che sia stato così per tutti», continuò giocando con il riflesso del liquido ambrato nel suo bicchiere, «Ero contento sai?», sorrise amaramente, «quando credevo di aver ucciso Peter. Mi sentivo meno in colpa».
«Non è certo tua la colpa», mormorò Hermione.
«Non puoi sapere come ci si sente Hermione, e ti auguro di non saperlo mai».
 
Arrivarono fin in cima della torre di Astronomia, Hermione neanche si era resa conto di quanta strada avessero percorso.
«Sa una cosa, signorina Granger», iniziò Piton voltandosi verso di lei, «Quando le ho chiesto cosa fosse successo al Ministero, non intendevo parlare di quello che sappiamo tutti».
Hermione si sentiva incatenata allo sguardo di quell’uomo, «Intendevo chiederle cosa è successo a lei, perché qualcosa le è successo, e può negarlo a sé stessa forse, d’altronde è così facile e consolatorio, ma non può nasconderlo a me».
 
Hermione guardò il suo professore da sopra il suo libro. Non le era mai capitato di incontrarlo al di fuori del castello, ma adesso Piton stava beatamente passeggiando negli immensi giardini di Hogwarts. Hermione lo guardò meglio. Alla luce del sole in realtà il suo incarnato era normale, certamente pallido, ma non strano come le sembrava da piccola. Forse anche lei giù nelle aule di Pozioni aveva la pelle grigia. Sperava proprio di no.
Nonostante tutto, Piton aveva un bel profilo. Bah! Ma cosa andava a pensare!
 
La ragazzina lo guardò. Sembrava avere quasi paura. In realtà quello sguardo sembrava seguirlo ovunque. Non riusciva neanche a capacitarsi di perché stesse dando tutte quelle attenzioni a quell’insopportabile-so-tutto-io. Ma forse era proprio quello sguardo spaurito. Gli ricordava tanto quello che aveva lui da bambino, quello che si era trasformato in dolore e poi in pietra e ancora dopo in disprezzo.
Inspirò impercettibilmente, «Qui, è molto meglio del cortile, se mai avesse bisogno di nuovo di aria», riferì risoluto, «Buona notte signorina Granger», disse congedandosi, scomparendo nel buio della notte.


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Scusate il mega ritardo!
Ma sopratutto grazie delle vostre belle parole, non sapete quanto mi abbiano rallegrato!
Hermione e Severus sono due dei miei personaggi preferiti in assoluto, soprattutto Sev, nel mio cuore always!
So che è una coppia strana, io in primis ho trovato pochissime ff su di loro, e ne volevo talmente leggere una che alla fine ho deciso di scrivermela da sola!
Quindi sono molto di parte!
Sono andata un po' in panico nella parte legata al Legilimens, ma spero mi perdoniate.
Un bacio e grazie ancora!
Alla prossima!
 
 
 
 
 
 
  
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