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Autore: StClaire    13/05/2018    3 recensioni
Hermione, dopo gli avvenimenti successi al Ministero della Magia e la morte di Sirius, prova una sensazione nuova, una sensazione che non aveva mai provato prima. Paura. Non riesce più a dormire, non riesce più a essere tranquilla, non riesce a parlarne con nessuno.
Tranne che con un'insospettabile persona: Severus Piton.
Quanto dolore e quanta paura si cela dietro quegli occhi neri come la notte più scura?
Dal testo:
Hermione si sentì arrossire, si sentiva studiata dal suo professore. Di solito i suoi sguardi erano carichi di disprezzo e spesso, come aveva orgogliosamente notato, pieni di odio per non poterla disprezzare più del dovuto, per colpa della sua diligenza.
Abbassò lo sguardo, incapace di tenere ancora i suoi occhi i quei buchi neri, che sembravano ancora più profondi.
Notò l’uomo chiudere gli occhi emettendo un debolissimo e impercettibile sospiro.
«Torni a dormire Granger», disse improvvisamente Piton, «E… per quanto possibile, provi a non pensarci più», continuò, per poi congedarsi, senza aspettare una risposta, con il lieve fruscio di mantello che Hermione aveva imparato a riconoscere ovunque.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 1

 
 
Hermione si guardò allo specchio e sgranò gli occhi notando quanto fossero palesi le sue occhiaie. La notte proprio non riusciva a riposare.
Aveva, dopo il gelido incontro con il professor Piton, abbandonato l’idea delle escursioni notturne. Ovviamente Piton era stato di parola, la mattina dopo mancavano proprio quei trenta punti che lui aveva decantato. Non poteva permettersi di perderne altri.
Sospirò guardando il proprio riflesso allo specchio. A volte invidiava le sue coetanee, sempre carine e sistemate. Lei a volte se ne dimenticava proprio, era come se dimenticasse il suo apparire. Scrollò la testa e afferrò la borsa sempre più pesante del normale. Nella giornata avrebbe incontrato il Professor Piton e dopo quella notte non aveva proprio voglia, non riusciva a scrollarsi di dosso l’imbarazzo provato alla pronuncia di quelle parole.
“Provi a non pensarci”.
Magari fosse stato così facile. Chissà se esisteva una pozione che bloccava i ricordi.
«Hermione!».
Una voce cristallina attirò la sua attenzione.
Era arrivata alla Sala Grande e aveva superato Harry e Ron senza accorgersene.
«S-scusate», mormorò imbarazzata, «Ero sovrappensiero», aggiunse sedendosi e afferrando un calice e versandosi della colorata spremuta di arancia.
«Ultimamente ti succede spesso», biascicò Ron con la bocca piena di uova strapazzate.
«Tutto bene Herm?», le domandò Harry.
Hermione sorrise, guardando gli occhi verdi di Harry, «Si tutto bene, sono solo piena di compiti».
Il ragazzo annuì, ma non ne era convinto. Ultimamente aveva visto un cambiamento nei comportamenti della sua migliore amica. Sembrava sempre più giù e la cosa che lo colpiva veramente tanto era la sua mancata frenesia per i compiti che ormai li coprivano fino alla testa.
La vedeva svolgere i suoi compiti senza passione, e per quanto riguardava lui e Ron, Hermione si limitava a farli copiare direttamente, senza cercare di far capire veramente cosa stavano facendo.
Nei cinque anni precedenti non era mai successo.
Improvvisamente l’attenzione dei tre fu catturata dalla figura nera e imponente del professor Piton che si fermò proprio di fronte a loro.
Hermione alzò lo sguardo con difficoltà, pronta alla prossima presa in giro dell’uomo ma il professore si limitò a guardarla intensamente, così intensamente che Hermione si sentì avvampare, e poi proseguì il suo cammino, ignorando completamente Harry e Ron.
«Ma che gli è preso?», domandò allarmato Ron, «Dobbiamo temere qualcosa?».
Hermione si strinse nelle spalle, «È sempre il solito Piton», disse raccogliendo i libri e avviandosi a lezione.
 
*
 
Era stata distratta tutta la lezione, presa completamente dall’ignorare Piton. Neanche capiva perché si sentiva così, ma sentiva perennemente il suo sguardo addosso, come se l’uomo la stesse studiando. Era passato un paio di volte tra i banchi, chiuso nel solito ansiogeno mutismo, rotto solo per deridere qualche Grifondoro di tanto in tanto e lodare qualche Serpeverde.
Sospirò chiudendo stancamente il libro di testo che fece un gran tonfo cadendo a terra.
Quel rumore la fece rinsavire, cosa diamine stava combinando? Aveva preparato lo zaino e la lezione non era ancora terminata! E in più aveva fatto cadere tutto!
«Granger!», la richiamò Piton, «Cosa sta esattamente facendo?», sibilò avvicinandosi alla riccia, «Forse pensa che questa lezione non sia all’altezza del suo genio? Vuole lasciarci prima e dedicare le sue preziose ore a qualche altra cosa?», domandò sprezzante.
«C-certo che no professore», balbettò Hermione, una forte sensazione di ansia la stava invadendo, «N-non stavo andando via, m-mi è solo caduto il libro. Mi scusi», mormorò affrettandosi a recuperare il libro da terra. Si sentiva tremare, la testa le girava e l’abbassarsi velocemente non l’aiutò di certo.
Si sentiva osservata da mezza classe, era convinta che Harry e Ron avessero sussurrato qualcosa preoccupati del suo comportamento. Neanche lei si riconosceva.
Ebbe un mancamento nell’alzarsi, la stanza le girava tutta intorno, barcollò per un attimo, finché una stretta ferrea al braccio non la fece ritrovare l’equilibrio.
Hermione alzò gli occhi incontrando di nuovo quelli di Piton, scuri e profondi come sempre, di nuovo scrutatori. Non resse più di una manciata di secondi, aveva bisogno di aria e sentiva che stava per scoppiare a piangere, e non capiva il perché.
Mormorò qualcosa di inudibile e scappò via dalla classe.
Piton saettò lo sguardo su Harry e Ron, «Riferite alla signorina Granger che è in punizione. Sabato, alle otto precise. Nel mio studio», disse, per poi voltarsi e proseguire la lezione come se nulla fosse e senza dare il tempo e Harry o Ron di controbattere.
 
*
 
Hermione inspirò profondamente e poi imboccò l’angusto corridoio che l’avrebbe portata all’ufficio di Piton.
In punizione, non poteva pensarci. Lei non era mai stata in punizione. Il ticchettio delle sue scarpe scandivano i passi che la portavano inesorabilmente allo studio di Piton.
Non aveva nessuna voglia di stare con quell’uomo. Sentirlo farsi beffe di lei, già sapeva, non avrebbe retto e la situazione sarebbe peggiorata.
Inspirò di nuovo, ancora più lentamente, e bussò.
«Avanti», la forte voce di Piton l’invitò a entrare e così Hermione girò con lentezza estrema la maniglia.
Piton era seduto alla scrivania del suo studio, buio, freddo, pieno di librerie, ampolle, vetri che riflettevano quelle strani luci mischiate, che rendevano il viso del suo professore ancora più incomprensibile.
«Prego», Piton sibilò indicando la grossa sedia di legno intagliata davanti alla sua scrivania alzandosi.
Hermione chiuse la porta alle sue spalle, sentiva improvvisamente di nuovo freddo, molto freddo. Avanzò lentamente, tenendo gli occhi bassi e alzando lo sguardo solo per incrociare il proprio riflesso in uno specchio lucido. Era pallidissima.
Si sedette dove Piton aveva indicato, mentre l’uomo, con veloce fruscio del mantello, girò intorno alla scrivania e iniziò a camminare, in silenzio.
Piton la guardò.
Occhi bassi.
No. Non era da lei. Stupida e fiera Grifondoro.
Ma la morte, si sa, cambia le persone. Lui questo lo sapeva bene.
«P-professore?»
«Si?»
Hermione inspirò, «Cosa devo fare?».
Piton cessò il suo girare per la stanza.
«Bene signorina Granger», Piton ritornò alla sua sedia di fronte alla scrivania, «Inizi pure a pulire questo scaffale», disse, indicando elegantemente lo scaffale alla destra di Hermione.
Piton la vide annuire impercettibilmente. Spenta, le sembrava così spenta. Mai aveva visto quella insopportabile ragazzina così priva di energia. La studiò, percorrendo le spalle minute, la chioma indomabile castana e il profilo elegante.
Alla fine, come i suoi maldestri amici, era solo una ragazzina, ma lei era molto più matura di quei due scapestrati, aveva realizzato troppo velocemente cosa stesse succedendo.
Piton fermò lo sguardo sulle ciglia folte della ragazza. Erano nere e tantissime. E umide.
Continuò a girare meccanicamente le pagine di un libro, buttando ogni tanto uno sguardo alla ragazza. Lei continuava a fare il suo lavoro, diligente e meticolosa come sempre.
Piton aspettò un paio di minuti, per essere sicuro che la Granger non volesse chiedergli niente e poi chiuse gli occhi.
“Legilimens!”
 
 
 
 
 
  
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