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Autore: akane_99    13/06/2018    1 recensioni
un po' di tempo fa gironzolando su internet ho trovato una fanart , merthur, che li vederva agli Hunger Games... l'idea, per quanto stramba, mi sembrava buona, e ottimo spunto... così la mia mente di Fangirl non ha potuto non buttare giù una storia!
quindi benvenuti agli Hunger Games!... molti anni prima, con dei protagonisti un po' particolari...
ovviamente saranno presenti altri personaggi di Merlin oltre che a numerosi original characters, per i vari tributi, ma ( magari non nei primi capitoli...)la Merthur non mancherà di sorprendervi durante questi giochi!
spero che vi piaccia!
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Barcollo. Non posso più restare qui. Ho fame.

Di acqua sono riuscito a recuperarne un bel po', ma ora devo trovarmi un altro posto, dato che dopo la morte di Alyssa rimanere qui mi esporrà molto di più.

Oltretutto ora sono solo, e non credo resisterò molto.

Mi avvio di nuovo fuori dalla zona delle macerie, verso il boschetto di sterpaglie: forse, se sono fortunato posso trovare qualche bacca o frutto commestibile. Spero.

Sto camminando da un'ora quando arrivo nei pressi di quella che una volta fu una villetta di mattoni rossi.

Una parete è sfondata, del tetto di tegole bianche rimane ormai poco.

Qualcosa dentro di me mi suggerisce di esplorare il circondario.

Magari c'è qualcuno, magari mi vedranno... o forse no.

Per una volta... un piccolo dono della natura... un miracolo: arrampicato sulla parete ancora in piedi, confuso tra l'edera... un ramo rampicante di more mature. Non è un miraggio. Sono sicuro.

Sono vere. Non riesco a crederci. Ne assaggio una, schiacciandola con la lingua per assaporare il succo fresco dal sapore che conosco bene.

Devo trovare un modo per raccoglierne il più possibile.

Nello zaino ho conservato il contenitore metallico della minestra dell'altro giorno, così la uso per stiparci tutte le more che riesco: mi ferisco le mani e i polsi con le spine del rovo, ma non me ne curo.

È cibo, vitaminico e anche dissetante, cosa che costituisce un bel vantaggio. Mi sto ancora chiedendo dove sia la fregatura di questo incredibile colpo di fortuna...

so che probabilmente sto per correre un inutile rischio, tuttavia decido di avventurarmi all'interno della casa.

I miei passi scricchiolano sul pavimento di legno marcio. Ho appena percorso pochi metri quando sento cedermi il suolo sotto ai piedi. Immobile, come pietrificato, rivolgo lo sguardo verso il basso pregando che non accada nulla. Ma sono agli Hunger Games, e qui non servono preghiere...

il legno si spezza e precipito in un seminterrato del quale non avevo idea dell'esistenza.

Mi rendo conto che la caviglia mi pulsa... mi muovo carponi in questa infida penombra: l'unico fascio di luce proviene dal punto della mia caduta.

Ho un pessimo presentimento...e purtroppo in queste cose raramente ho torto...

in un attimo, balena un bagliore, il riflesso di una lama. Lo sento, è giunta la mia ora, ho fallito. Strigo le mie stesse ginocchia,serrando gli occhi mentre mi chiedo chi sarà a prendersi la mia vita, preparandomi a ricevere il fendente...una lacrima nera mi brucia, scorrendomi su una guancia: avrei dovuto immaginarlo, avrei dovuto aspettarmelo...

“Merlin! Mio Dio avrei potuto ucciderti!” esclama una voce che conosco molto bene.

Al mio vecchio amico Will per lo stupore cade il coltello dalla mano.

Eravamo grandi amici da bambini, abitando in distretti vicini: scavalcavamo di nascosto la recinzione che delimita il terreno brullo che separa i distretti 9 e 10 e andavamo a giocare.

Poi crescemmo, le cose cambiarono, divennero tempi bui e pericolosi... riuscivamo a vederci sempre meno... fino a questo momento, nel tragico teatro della presentazione dei tributi.

Faccio per balzare in piedi, picchiando la testa contro il pavimento che fa da soffitto, per abbracciare il mio amico. Ci siamo sempre considerati fratelli e non smetteremo proprio ora.

Sono sicuro che le cose andranno meglio, anche se so che arriverà presto il momento in cui dovremo separarci e dirci addio: sarebbe impossibile combattere fra noi, sono troppo forti l'amicizia e la lealtà che ci legano.

Strisciamo fuori, arrampicandoci sulle assi che mi hanno fatto precipitare, trascinandoci al piano terra della casa dove ci troviamo.

Ci sediamo appoggiati al muro, per terra, a raccontarci questi giorni passati nell'arena, e a confrontare i nostri possedimenti, che ovviamente decidiamo di mettere in comune: la mia ciotola di more fresche, la stoffa del paracadute, quattro contenitori di acqua pieni, tre coltelli, due gallette, una busta di carne disidratata,un acciarino, altra stoffa, qualche radice commestibile...

non è molto, certo, ma è meglio di niente.

--- --- --- --- ---

 

l'aver ritrovato Will mi sta dando la forza di svegliarmi la mattina. Mi ha restituito forse anche un po' di speranza dopo quanto accaduto con Alyssa.

A volte mi scordo persino del tremendo destino che ci attende, o che almeno attende sicuramente uno di noi due.

Sono trascorsi un paio di giorni credo, forse tre, piuttosto tranquilli nell'arena. Sembra che persino i favoriti si siano presi un pausa.

Ieri io e Will abbiamo scoperto il loro accampamento. Non lo stavamo nemmeno cercando.

Nonostante il mio amico sia piuttosto attaccabrighe, di certo, non andiamo a cercare guai. Di solito sono i guai a trovare noi. È successo così, per caso, mentre eravamo alla ricerca di provviste.

Ci eravamo avventurati poco fuori dalle rovine della città al centro dell'arena, dall'altra parte rispetto al nostro rifugio.

Will, spirito avventuriero, era entrato in quella che una volta era stata una palazzina, ora con l'intonaco cadente e il portone completamente divelto.

Avevo uno strano presentimento, ma a nulla erano valse le mie proteste.

Quando Will si mette in testa qualcosa non esiste niente e nessuno che possa dissuaderlo, questo lo so bene.

Per questo, anche se controvoglia, l'ho seguito all'interno della palazzina, scoprendo delle scale agibili. Spinti dalla folle curiosità, ma sempre all'erta abbiamo deciso do percorrerle. Il piano rialzato era vuoto, completamente spoglio come ci si potrebbe aspettare.

La grigia parete che si stagliava di fronte a noi presentava un'apertura, causata dai mattoni crollati.

La penombra della stanza era come tagliata, ferita dal fascio della sua luce, ed era stato quello ad attirare la nostra attenzione. La piccola feritoia ci offriva una visuale unica, e ci sembrava molto strano che nessuno si fosse accampato lì...

Siamo rimasti come pietrificati dalla sorpresa: si poteva vedere chiaramente una radura, con un pozzo di pietra al centro, vicino al quale erano state ammucchiate diverse armi, oggetti e provviste.

Seduti per terra a mangiare tranquilli c'erano proprio i favoriti. Sembrava una scena talmente irreale...

Lyonel era appoggiato ad un albero ricurvo intento ad affilare un coltello, Katija si stava occupando del fuoco, mentre gli altri quattro conversavano riforcillandosi.

Me lo ricordo così bene... quanto avremmo voluto poter scendere, fare razzia delle loro cose...

Dopo l'accaduto sia io che Will non riuscivamo a smettere di pensarci. Sopratutto per lui in breve tempo diventò un chiodo fisso: rubare o distruggere i possedimenti dei favoriti. Io cerco di dissuaderlo, siamo solo in due, so come andrebbe a finire...

--- --- --- ---

“non ce la faccio più!” esplode Will.

“un altro giorno senza cibo!” aggiunge scattando in piedi.

“Will calmati, per favore!”

“guarda! Mentre loro se ne stanno lì a bivaccare!” scuote il nostro zaino a terra, rovesciando i nostri pochi averi.

“non ce la faccio più a continuare così, dobbiamo fare qualcosa...” si lascia ricadere, abbandonandosi sconsolato con le mani tra i capelli.

“Will...”

Il mio amico non mi lascia terminare la frase, si rialza in piedi e mi prende per le spalle.

Eccolo. Lo sapevo, sta maturando qualche malsana idea che porterà solo guai.

“dobbiamo fare un incursione a quel campo! Ascolta! Ho un piano!”

come non detto...

“ Ci divideremo. Uno dei due attirerà la loro attenzione, fingerà un incendio al loro campo, mentre l'altro potrà rubare indisturbato, poi ci ritroveremo qui!”

è un piano suicida, ma non posso negarlo: quelle provviste ci farebbero davvero comodo.

--- --- --- ---

ci siamo divisi come d'accordo. Io sono deputato al furto, lui al fuoco.

Sono nascosto, ma riesco a vederli: eccoli là i favoriti.

Katijia e Samuel stanno lottando tra loro, un po' per esercitazione, un po' per i loro soliti screzi; la bella Morgana Pendragon vicina ai loro giacigli, Lyonel ed Emily intenti ad affilare le lame delle loro letali armi.

Manca solo una persona: il bel biondo, il giovane Pendragon. Arthur. Non so se essere sollevato o preoccupato dalla sua assenza.

Poco dopo vedo il fumo, come previsto, e l'agitazione inizia a farsi strada nel campo.

Tutti si muovono da una parte all'altra alla ricerca della fonte del fumo: in cerca del mio amico.

Un grido mi distrae: “c'è qualcuno!”

ti prego fa che non abbiano trovato Will...

I miei timori si rivelano fondati: vedo Samuel trascinare il mio amico fuori dal suo nascondiglio, mentre lui cerca di difendersi con la torcia accesa, agitandola.

I vestiti di entrambi si infiammano all'istante; la torcia cade a terra, sulle sterpaglie, appiccando le voraci fiamme tutto intorno. Tra le urla, l'agitazione si trasforma in panico: lo stesso panico che mi immobilizza,impotente davanti al caos.

I corpi di Samuel e Will si dimenano a terra. Calde lacrime iniziano a solcarmi il volto: calde come il fuoco che non riesco a smettere di guardare.

Tutta questa distruzione attorno a me, tutta questa desolante potenza.

Altri due ragazzi innocenti che perdono la vita. Un altro amico che perdo.

Sento i miei occhi fremere, tremare:non posso fermare in loro il giallo bagliore che mi è tanto familiare.

Le fiamme aumentano ponendo fine alle sofferenze di Samuel e Will.

Il fumo denso mi riempie le narici, gli occhi: come un liquido che pervade ogni cosa.

Odore di bruciato, odore di morte. Due colpi di cannone feriscono l'aria.

gli altri favoriti raccolgono le poche cose che il fuoco ha loro risparmiato.

Tossendo ,come me, scappano e si allontanano senza nemmeno vedermi.

Barcollando cerco di fare lo stesso.

Sono rimasto di nuovo solo. Me ne rendo conto? Non lo so. Non riesco a pensare ad altro che al vuoto, quando scorgo Arthur. Mi sta guardando, immobile.

Mi manca il fiato. Intravedo un lampo azzurro nei suoi occhi di ghiaccio.

Non so descrivere cosa sia. Ma so che il biondo non dice nulla e dopo un breve incontro tra i nostri occhi, si volta, mi gira le spalle e se ne va, facendo finta di non avermi visto.

 

   
 
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