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Autore: AdhoMu    13/06/2018    5 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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14. Misteri svelati alle Orkneyjar.
 
“Eloise è da poco andata a vivere con il suo ragazzo, un tipo simpatico e un po’ fuori dalle righe” le aveva detto il signor Midgen quando l’aveva incontrata di sfuggita nell’atrio del Georgiano. “Si sono trasferiti in una casa sulla scogliera di Stenness, sulle Isole Orcadi. Allevano pecore”.
E così, senza una ragione precisa, quell’informazione apparentemente ininfluente si era affacciata alla mente di Leanne nel momento del bisogno. Quando Graham, un attimo prima di smaterializzarsi con lei, Greta e Plin, le aveva chiesto dove si doveva recare, la ragazza non aveva esitato e aveva gridato:
- A Stenness!
E così era stato.
 
Crack.
La luna brillava alta nel cielo, illuminando il paesaggio ammantato di ombre. Non appena i loro piedi toccarono terra, Graham vacillò e cadde pesantemente al suolo; le due ragazze tentarono invano di sostenerlo ma, per poco, non vennero travolte dal suo peso in caduta libera.
Mentre Greta si chinava su di lui per cercare di rianimarlo, Leanne si guardò nervosamente intorno. Tutto era silenzio, eccezion fatta per il brontolio sordo delle onde che si infrangevano contro le scogliere e i faraglioni che delimitavano l’isola. Poco lontano, alcune forme lunghe e sottili che, lì per lì, la facero trasalire. Mettendole bene a fuoco, Leanne le riconobbe per quello che erano: steli di pietra, erette chissà quanti millenni prima dai druidi che avevano abitato in quella regione.
Erano finiti all’interno di uno dei celebri Cerchi Magici che costellavano le campagne del Nord. Che poi si trattasse di magia bianca o nera, pacifica o bellicosa, attiva o assopita, Leanne non lo sapeva. Nel dubbio, si strappò dai capelli la mollettina di mithril. La piccola fenice aveva ripreso il suo colore naturale; su di essa, nessuna traccia di azzurro. La nouance argentata del gioiello sembrava anzi riflettere con insolito brillìo la luce argentata della luna.
La ragazza non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo perché, immediatamente, la voce di Greta risonò accanto a lei, intrisa di preoccupazione.
- Leanne, Graham non... non sta bene. Dobbiamo cercare aiuto, guarda.
Graham, in effetti, aveva un aspetto pessimo.
Respirava a fatica, sembrava oppresso da qualcosa. La magia oscura si stava facendo strada dentro di lui; il ragazzo sbatteva ripetutamente le palpebre ma il suo sguardo era vitreo, scollegato dalla realtà.
- Graham!
- Quel bastardo, quel bastardo! – Greta era angosciata. – Non si è limitato a cruciarlo, gli ha fatto qualcosa di peggio...
- Aiutami a tirarlo su, Gree! Dobbiamo cercare...
Levicorpus!
- Cosa facciamo?! Oh, per Godric!...
- Dove accidenti siamo, Leanne?
- Qui.... qui vicino, dovrebbe esserci una Casa Sicura...
Brividi profondi cominciarono a scuotere il corpo di Graham. Il ragazzo prese a lamentarsi.
- Dove? Dove? Leanne, dobbiamo fare in fretta!
Graham iniziò a contorcersi a mezz’aria e poi, di punto in bianco, cacciò un urlo che lacerò il silenzio delle campagne.
- Graham! – Leanne si guardava intorno freneticamente, disperata, ma non riusciva a scorgere nulla. Le steli erano tutte uguali; oltre al Cerchio Magico non si vedeva nulla. La ragazza ebbe l’impressione di essere intrappolata in una ragnatela gigante. Tentò di muovere qualche passo ma, era evidente, fili invisibili si muovevano in continuazione tutt’intorno a loro, precludendo il passaggio.
- Leanne, questo posto è stregato! - Greta tentava di fendere con la bacchetta i fili magici, ma non riusciva a spezzarli. – Questa è magia druidica di alto livello!...
– Aiuto! Aiuto! – Leanne cominciò a strepitare, ormai in preda al panico. La tensione delle ultime settimane, unitamente agli eventi avversi del giorno appena trascorso, l’avevano profondamente  fiaccata. La paura, l’angoscia, il dolore fisico ed emotivo; troppi sentimenti negativi in una volta sola, ed ora, incontrollabile, la vita di Graham che le scivolava fra le dita e la ricolmava del terrore di perdere il ragazzo che amava. Non sapeva più da dove attingere le forze. Ma proprio mentre la speranza stava per abbandonarla, una forma luminosa, spuntata dal nulla, si parò davanti a lei, abbagliandola con il suo fulgore.
Era uno scintillante ariete d’argento. Dopo aver fatto un grazioso cenno con le corna arrotolate, il Patronus parlò loro con una voce ed un accento inconfondibili, che Leanne riconobbe subito:
- Seguitemi, presto. Ci incontriamo a metà strada.
 
Trascinandosi dietro Graham, le ragazze corsero dietro all’ariete su per il sentiero che zigzagava fra le antiche steli finché, finalmente, non riuscirono ad uscire dal Cerchio Magico.
Proprio oltre l’ultimo menhir, Greta e Leanne videro stagliarsi contro il cielo stellato due figure umane, in piedi una vicino all’altra. Una era alta e ben piantata, vestita con un kilt di lana leggera a quadretti verdi e blu, dall’orlo del quale spuntavano un paio di ginocchia tornite. L’altra, piccola e rassicurante, le apostrofò immediatamente con una voce morbida e melodiosa.
Leanne! Che cosa sta succedendo?
- Eloise, Cormac! – Leanne si sarebbe messa a piangere per il sollievo. – Che Godric sia lodato!
- Ma quello è...
Eloise Midgen si era accorta del corpo di Graham, che levitava dietro di loro, ancora scosso da intense convulsioni, e lo guardava stupita. Greta e Leanne erano esauste e logore, incapaci di prolungare oltre l’effetto del loro Levicorpus. Stando bene attente a non farlo precipitare, lo adagiarono piano sull’erba.
- Graham sta male... non sappiamo...
- Portiamolo dentro, presto! – Cormac McLaggen si avvicinò velocemente al ragazzo e lo sollevò di peso, gettandoselo sulla spalla come fosse un agnello particolarmente grosso. – Andiamo.
 
*
 
Una forma indistinta.
Un’immagine sfuocata.
Riccioli biondi, un po’ più lunghi di come li ricordava.
Una figura femminile che si affaccendava intorno a lui.
Cercò di tirarsi su per vedere meglio. Niente da fare. Troppo male.
- Le-Leanne.
La figura si arrestò, sollevando il capo, per poi raggiungere in fretta l’uscio:
- Si è svegliato! Venite!
Buio.
Di nuovo.
 
*
 
- Chi sei?
La voce di Graham, profonda e un po’esitante, ruppe il silenzio che aleggiava all’interno della stanza. Aveva dovuto sbattere un paio di volte le palpebre ma, finalmente, era riuscito a metterla a fuoco. Si trovava in una stanza piccola ma accogliente, tutta rivestita in legno, con le travi a vista sul soffitto basso. Il letto sul quale era adagiato era un po’ troppo corto per lui, ma era morbido, caldo e profumato di erica. In lontananza, oltre la tendina di pizzo che celava il vetro della finestra socchiusa, gli parve di udire il suono delle onde che si infrangevano contro le rocce.
- Stai giù, caro.
Con la coda dell'occhio, Graham intravide una forma argentata, che si lanciò immediatamente fuori dalla finestra.
- Da quanto... da quanto tempo mi trovo qui?
- Questo è il quarto giorno.
Una strega dall’aspetto vagamente familiare, seduta accanto a lui, lo guardava attraverso le calme iridi castane. I lunghi capelli biondi e ricci erano trattenuti da un laccio di cuoio; la sua voce era ferma e rassicurante. Sulle sue spalle, uno scialle di lana leggera a quadretti verdi e blu, sul quale era appuntata una spilla argentata di fattura delicata.
Graham, incredulo, spalancò gli occhi per guardarla meglio.
Rappresentava un grifone in miniatura con le piume della coda adornate da piccoli inserti di corallo di fuoco, ed era sorprendentemente simile alla fenice di Leanne.
- Quella spilla...
- Cerca di stare calmo, mio caro – gli disse pacatamente la strega, passandogli una pezzuola sulla fronte imperlata di sudore. - Ne hai passate di ogni. A tempo debito, ti spiegheremo tutto.
- Dimmi almeno... ehm, mi dica almeno il suo nome...
- Sono Amy, Graham. Amy McLaggen, la mamma di Cormac.
- Co... Cormac?
- Cormac McLaggen.
- Il Portiere riserva... del Grifondoro?
La strega rise.
- Oh, sì. Non gli è mai riuscito di aggiudicarsi il posto da titolare, poverino.
- Signora - la interruppe Graham, tirandosi su e ignorando le sue esclamazioni di protesta. - Le due ragazze che si trovavano con me... sa: mia sorella, la mia fidanzata...
- Stai tranquillo. Stanno bene, tutte e due; anzi, tutte e tre - rispose affabilmente lei, alludendo alla presenza di Plin. - Saranno qui a momenti. Ho già mandato un Patronus per avvisarle che ti sei svegliato.
E difatti, dopo una manciata di secondi, la porta della stanza si aprì.
- Graham!
Leanne, incapace di trattenersi, attraversò di corsa la stanza e volò fra le sue braccia. Il suo profumo di sapone bianco invase la stanza e le narici di Graham; mentre la stringeva a sé con una forza quasi disperata, il ragazzo ebbe l'impressione di non aver mai sentito un aroma così buono.
Alle spalle di Leanne, nel frattempo, avevano fatto capolino sulla porta diverse altre persone. Una era Greta, gli occhi grigi velati da lacrime di felicità; e poi un ragazzone alto e biondo col kilt, che Graham riconobbe immediatamente come Cormac McLaggen. Accanto a lui, una ragazza graziosa dai capelli castani e gli occhi chiarissimi che lui conosceva di vista e, a chiudere la fila, il volto sorridente di Carbry Bell, che lo salutò tossicchiando:
- Benvenuto nelle Orkneyjar, Montague.
 
*
 
I fatti che Leanne gli raccontò quello stesso pomeriggio avevano dell'incredibile. 
I due ragazzi se ne stavano seduti uno accanto all'altra su un morbido plaid posizionato vicino al ciglio della scogliera; sotto di loro, un letto d'erica profumata, davanti ai loro occhi, il mare scuro costellato di isolotti. Graham si sentiva molto meglio e ascoltava il racconto di Leanne dando lente boccate di una sigaretta autoprodotta gentilmente offertagli da Carbry ("Graham non dovrebbe fumare!" "Signora McLaggen, il convalescente ha i suoi diritti..." "Come non detto, Carbry, l'apprendista Medimago sei tu..."). Nel frattempo, osservava le evoluzioni di un piccolo gruppo di Neri delle Ebridi che si tuffavano fra le onde a caccia di pesci.
- La sorella di tua madre.
- Sì. 
- Quindi, “MM”...
- “Mary Macdonald”, sorella di Amy Macdonald, cognome da nubile della mamma di Cormac.
- Vi somigliate. Nel dormiveglia, per un istante, l'ho scambiata per te... E poi, facendoci caso, tu e McLaggen avete i capelli uguali - osservò lui, alludendo ai riccioli color del miele che coronavano la testa di entrambi.
- Tutto torna, Graham. I gioielli di mithril, forgiati dagli elfi del Nord: ciascuna delle due sorelle ne possedeva uno. Amy, mia zia, aveva il Grifone. E Mary, mia... mia madre, aveva la Fenice. 
- Erano tutte e due...?
- Della Casa del Grifondoro, sì. Mary aveva tre anni meno di Amy, ma hanno trascorso alcuni anni insieme ad Hogwarts. E senti questa: Mary... mia madre, giocava bene a Quidditch. Era Cacciatrice titolare della squadra.
- Ecco una cosa in cui non le somigli.
- Assolutamente no.
Graham fece un sorriso lieve e annuì, dando un tiro distratto.
- Poi: la copertina di lana – continuò Leanne. – Quando gliela mostrai, lo scorso inverno, Cormac confermò che era fatta di Vello Magico e mi disse che, sul bordo, c’era un motivo decorativo che sua madre chiamava “punto Mary”.
- Sì, me l’avevi scritto.
- Purtroppo la copertina è rimasta a Villa Montague - disse lei, accigliata - ma Amy mi ha mostrato uno schema del punto Mary e io l’ho riconosciuto subito. Lo aveva ideato sua sorella. Le donne, qui, inventano una specie di simbolo di riconoscimento personalizzato per i loro lavori ai ferri magici. Quello di Mary riportava una serie di “M” intrecciate.
- Ma mi chiedo: com'è che quello stordito di McLaggen (...tuo cugino!) non ha mai collegato le cose?
- Anche a me è sembrato strano. Amy però mi ha riferito che Cormac non è mai stato messo al corrente delle vicende riguardanti mia madre. E poi...
- E poi cosa?
- Sai bene che lui...beh, non è mai stato uno che, insomma, guardava le ragazze allo scopo di identificare possibili legami familiari con loro.
- Già. 
- Eh, già.
Graham si dimenò, impaziente.
- Ma... tornando al discorso di prima: come avete fatto, alla fin fine, a collegare le cose?
Leanne si mise a sedere più dritta e incrociò le gambe. Il vento del mare le faceva ondeggiare i capelli, mentre lei guardava lontano.
- Quando siamo arrivati qui, Graham, tu stavi molto, molto male - gli rispose, tentando di mantenere ferma la voce e scegliendo con cura le parole. - Sai, ho avuto paura... quel... quel... ti ha... - balbettò, incapace di formulare la frase e, soprattutto, di pronunciare il nome "Avery".
- Leanne... - Graham le prese la mano.
- Insomma. Siamo rimasti intrappolati nel Cerchio Magico attivato da Cormac e Eloise per ampliare il potere dell'Incanto Fidelius apposto sulla loro casa - spiegò lei, stringendogli la mano. - Per fortuna si sono accorti subito che eravamo noi, e Cormac ci ha mandato il suo Patronus per tirarci fuori.
- Non riesco a ricordare nulla.
- Ci credo! - esclamò stancamente Leanne - Eri praticamente... lasciamo perdere. Sta di fatto, comunque - proseguì poi, ricacciando indietro il groppone che le serrava la gola - che, una volta dentro casa, ci siamo resi conto che, da soli, non avremmo potuto fare molto per te. Greta era disperata, e anch'io...
Graham la guardava senza parlare. Le braccia e le gambe di Leanne erano piene di lividi e di graffi. Intorno al collo sottile aveva segni nerastri che sembravano marchi di dita. Il ragazzo strinse gli occhi.
- Cormac allora ha mandato a chiamare sua madre, che vive qui vicino, sulle Shetland. È una guaritrice molto abile, anche se la sua specialità sono le pecore Vello Magico. Quando è arrivata e mi ha vista ha quasi avuto un mancamento, ma ha tenuto duro perché, con te, non c'era un minuto da perdere. Per fortuna c'era anche Carbry...
- Vive alle Shetland anche lui?
- No, i Bell sono di Edimburgo. Carbry si sta specializzando in Magimedicina e fa la spola fra Londra e Chicago. In questi giorni, però, era andato a trovare i McLaggen; sai, Amy è la sua madrina.
- Capisco.
- La magia oscura aveva quasi preso il sopravvento su di te. Insieme, però, Amy e Carbry sono riusciti ad arginarla... - Leanne gli strinse di nuovo le dita, sbirciandolo con immenso affetto. - E quando hanno visto che eri fuori pericolo, Amy... mia zia è subito venuta a parlare con me.
A questo punto, la ragazza si voltò verso Graham, lo guardò negli occhi e gli prese entrambe le mani fra le sue. Lui ricambiò lo sguardo, la sigaretta stretta fra le labbra.
- Era molto emozionata. Mi ha chiesto quanti anni avessi. Ha voluto sapere della mollettina, che aveva notato immediatamente, non appena mi aveva vista. E così, a poco a poco, i pezzi del rompicapo hanno cominciato ad incastrarsi.
Graham era sbalordito ed eccitato. Aveva la mente accelerata, domande e congetture turbinavano vorticose dentro la sua testa.
- Ma tua madre, che fine ha fatto? Perché non ti hanno allevata loro? E tuo padre, dov'è?
- Stai calmo, Graham, non ti devi stancare - lo interruppe lei, ignorando la sua espressione di disappunto. - Amy non mi ha ancora detto tutto quello che sa; non ne ha avuto il tempo. Ora che tu stai meglio, potrà proseguire nel racconto. In compenso, però, mi ha dato questa - aggiunse, tirando fuori un pezzo di carta dallo scollo della camicetta.
Era una fotografia in bianco e nero che raffigurava due giovani streghe coi capelli ricci e chiari. Erano entrambe molto simili a Leanne, ma la somiglianza fra la ragazza e la più piccola delle due era assolutamente straordinaria. Graham, in altre circostanze, avrebbe passato la foto al microscopio; in quel momento, però, la sua attenzione era stata interamente assorbita da un altro dettaglio. Quando Leanne aveva scostato i lembi del colletto, infatti, lui aveva subito notato il segnaccio scuro che risaltava sulla pelle chiara della ragazza. L'ennesimo livido. 
- Evanesco!
La sigaretta sparì. Graham stese il braccio e infilò la mano fra i lembi della camicetta di Leanne, che alzò di scatto la testa, sgranando gli occhi. Con estrema delicatezza, il ragazzo passò un dito sul livido scuro.
- Chi...? 
Leanne chiuse gli occhi e riabbassò il capo. Da sotto le sue ciglia, cominciarono a stillare grosse lacrime che scendevano verso il basso, rigandole le guance. Senza aggiungere altro, col viso indurito nella sua espressione più truce, Graham spostò la mano e, col dito, le carezzò il segno che aveva sul collo e poi, uno ad uno, tutti gli altri lividi e graffi che le costellavano le braccia e le gambe. Leanne non diceva niente. Piangeva in silenzio.
- Aidan Avery - disse infine lui con un ringhio basso, immaginando il peggio. - La pagherà cara per averti...
- No - mormorò Leanne con un filo di voce, che fu quasi sopraffatta dal fragore delle onde e dagli stridii dei gabbiani. - Macnair glielo ha impedito.
Graham la guardò, leggermente sorpreso.
Poi, avvicinatosi a lei, se la strinse al petto, affondando il viso nei suoi capelli. E Leanne alzò il capo, posò le labbra sulle sue e lo baciò come mai lo aveva baciato prima, con un'intensità ed un ardore disperati, tramite i quali lo scongiurava tacitamente di esorcizzare la paura e il dolore che si era trovata a dover affrontare.
Graham la fece adagiare sul plaid. Sotto di loro, il letto di erica era morbido, accogliente e soavemente profumato.
Con una mano le carezzava il viso; con l'altra le slacciava piano piano i bottoncini di madreperla, facendole poi scivolare via la camicetta sgualcita. Leanne lo aiutò a sfilare la maglia; rimasero per qualche tempo distesi uno accanto all'altra a baciarsi e godere del contatto benefico dei rispettivi corpi tiepidi. E la mano calda di Graham prese a salire lungo la gamba di Leanne, infilandosi sotto la gonna a portafoglio; quando raggiunse il bottone, il ragazzo lo fece scivolare lentamente fuori dall'asola. Si tirò su per guardarla; tutti quei segni neri sulla sua pelle chiara gli fecero male, lo fecero infuriare. Ma Leanne era così bella; Leanne, la sua colomba: Graham si chinò su di lei e, dopo averle carezzato il viso,  risalì con la bocca lungo le gambe della ragazza baciandole con tenerezza i lividi e i graffi che le segnavano le caviglie, i polpacci, le ginocchia, le cosce, le anche.
- Graham!...
E lui non si fece pregare. 
"È davvero uno Spezzaincantesimi nato" pensò grata Leanne mentre l'amore di Graham, a poco a poco, risanava le ferite della sua anima, restituendole la serenità che Avery aveva tentato di portarle via in modo tanto brutale.
 
Alcune cosette:
1) Il circolo megalitico di Stenness esiste davvero, ed è uno dei più importanti ed evocativi del territorio delle Islands scozzesi. In realtà si tratterebbe di un numero limitato di steli; qui l'ho immaginato molto più grande ed articolato - licenza poetica ai fini della storia.
2) Chi ha già letto cose mie probabilmente sa che io detesto le scene al glucosio. Ecco, mi rendo conto che, forse, la parte finale con Graham e Leanne lo è un po'. Chiedo venia; non è venuto fuori nulla di mèjo.
   
 
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