Capitolo Quattordici
Dicono che ti accorgi di amare qualcuno quando lo guardi dormire tutta la notte, senza annoiarti.
Hermione non era sicura di essere innamorata di Draco. Anzi, probabilmente era solo una cotta mostruosamente grande, ma l'aveva guardato dormire tutta la notte. E non si era annoiata.
Avevano fatto l'amore sul divano, poi Draco l'aveva trascinata in camera da letto e lo avevano fatto ancora, come due adolescenti ansiosi di scoprirsi a vicenda.
Quando Draco si era addormentato, Hermione era rimasta sdraiata accanto a lui a osservarlo.
Sembrava molto più sereno mentre dormiva. Da sveglio, aveva sempre una ruga sulla fronte che lo faceva sembrare più adulto di quanto fosse in realtà.
Hermione rimase a fissarlo fino a quando si svegliò.
Quando lui aprì gli occhi e si rese conto che lei era sveglia mormorò: "Buongiorno."
Poi la attirò a sé e la baciò.
"Dormito bene?" le chiese un attimo dopo.
"In realtà, non ho dormito."
"Perché?" chiese Draco curioso.
"Ti ho guardato dormire."
"Sapevo di essere bello, ma nessuna era mai rimasta sveglia tutta la notte solo per guardarmi."
Hermione sorrise e appoggiò la testa sul suo petto. "È che ieri sera mi sei sembrato molto teso. Mentre dormivi, invece, quella tensione era sparita. Era piacevole guardarti. Faceva sentire più serena anche me."
Draco si irrigidì leggermente. Hermione aveva ragione, la sera precedente era teso e ora lo era di nuovo perché sapeva di non poter più rimandare quella conversazione.
"In effetti, c'è una cosa di cui ti devo parlare."
Hermione sollevò la testa e lo guardò. Era di muovo teso, agitato. E questo rendeva agitata anche lei.
"Che succede?"
"Hai letto la Gazzetta del Profeta di recente?"
"No. Non da quando sono uscita dall'ospedale."
"Hanno scritto un articolo sull'incidente" disse Draco. Ormai anche lui si era abituato a chiamarlo così, anche se una donna che si butta davanti a te per salvarti la vita di certo non poteva essere considerato un incidente.
"Me lo aspettavo" disse Hermione.
"Già. Il fatto è che è pieno di foto con i nostri nomi scritti in grassetto."
Hermione spalancò gli occhi perplessa. "Quindi ora tutti sanno di te?"
La Gazzetta del Profeta era un giornale diffuso solamente nel Regno Unito, ma Hermione sapeva bene che alcuni negozi del mondo magico americano riuscivano ad averne una scorta limitata. Seppur in piccola parte, le notizie della Gazzetta venivano lette anche oltreoceano.
Dopo la fine della guerra, Draco era riuscito a fare un accordo con il redattore della Gazzetta del Profeta e, in cambio di una generosa donazione, non erano mai state pubblicate sue fotografie.
Questo gli aveva permesso di andare in America con una nuova identità. Tutti conoscevano il nome Draco Malfoy negli Stati Uniti, ma nessuno sapeva che faccia avesse.
Il redattore della Gazzetta, però, ormai aveva ceduto il posto a un collega più giovane che aveva come unico scopo fare conoscere la verità alla popolazione attraverso il suo giornale, e quindi l'accordo fatto in precedenza non era più stato rispettato.
Insieme all'articolo in cui si parlava dell'eroica impresa compiuta da Hermione Granger per salvare la vita di Draco Malfoy, erano state inserite alcune foto.
Il nome di Draco era stato associato alla sua faccia.
"Potter è riuscito a chiedere qualche favore e la distribuzione di quel numero è rimasta limitata al Regno Unito" disse Draco.
Hermione sospirò sollevata, ma lo sguardo triste del ragazzo le fece capire che la storia non era conclusa.
"Che altro c'è?"
"Conosci Glenn Dalton?" chiese Draco.
Hermione scosse la testa.
"È un giornalista del Washington Wicked. Non so come abbia fatto, ma è entrato in possesso di quelle foto e le ha pubblicate. Quindi, nonostante l'aiuto di Potter, il mio segreto è stato svelato."
"Quali saranno le conseguenze?"
Draco si alzò dal letto e afferrò una sigaretta dal pacchetto che aveva lasciato nella tasca dei pantaloni.
Hermione si avvolse nel lenzuolo e rimase seduta in mezzo al letto.
Mentre accendeva la sigaretta, Draco la guardò di sfuggita. Era bellissima, anche senza trucco e con i capelli scompigliati. Sarebbe stato più difficile del previsto dirle addio.
"Un paio di giorni fa ho ricevuto un gufo dall'Ordine dei magiavvocati. La mia laurea non è a mio nome quindi non è più valida. Mi hanno radiato" disse Draco.
"Sicuramente possiamo fare qualcosa. Possiamo chiedere all'Ordine di farti rifare l'esame di abilitazione! Quando si renderanno conto di quanto sei bravo nel tuo lavoro, dovranno ridarti la licenza" disse Hermione.
"Non mi faranno rifare l'esame."
"Sono certa che se metto una buona parola..."
"Non funzionerà!" la interruppe Draco.
Hermione si ammutolì, domandandosi come facesse Draco a esserne così convinto.
"Non funzionerà, Hermione" ripeté Draco, con voce più calma. Poi aggiunse: "Ci ha già provato Potter."
"Cosa?"
"Non volevo metterti in mezzo, così ho chiesto un favore a lui. Mi è costato tutto il mio orgoglio, ma non volevo che tu fossi tirata in mezzo a questa cosa. Hai già fatto troppo per me! E prima che tu possa prendertela con lui perché non ti ha detto nulla, sono stato io a chiedergli di non dirtelo."
Hermione cercò di non pensare al fatto che il suo migliore amico aveva evitato di parlarle di quella situazione e disse: "Cos'è successo?"
"Nulla. Potter ha chiesto un favore e gliel'hanno negato."
"Quindi, ora che vuoi fare? Ci sarà sicuramente un piano B."
"Non c'è nessun piano B. Non sono più un avvocato, non posso esercitare in nessun Paese perché la mia laurea non è valida. Quindi, probabilmente se ho fortuna finirò a fare il commesso a Diagon Alley" disse Draco cercando di ironizzare.
"Diagon Alley? Che significa Diagon Alley? Vuoi restare qui?" chiese Hermione provando un'improvvisa sensazione di panico.
Draco aspirò un'ultima boccata di fumo e poi fece evanescere il mozzicone. Tornò a sedersi accanto a Hermione e, senza guardarla, disse semplicemente: "Sì."
"Stai scherzando, vero? Dimmi che scherzi" disse Hermione con la voce spezzata.
Draco sollevò lo sguardo. Hermione aveva gli occhi lucidi e lui si sentì improvvisamente una merda.
Non gli era mai importato di come si sentissero gli altri. Gli dispiaceva vedere Daphne triste o dispiaciuta per qualcosa, gli importava di Blaise, di Pansy e di Theodore. Ovviamente, gli importava della sua famiglia. C'era stato un tempo in cui gli era importato di Hazel, più di quanto gli fosse mai importato di qualcun altro. Ma non quanto gli importava di sé stesso.
Con Hermione era tutto diverso. Gli importava di lei. Gli importava cosa pensava di lui, cosa provava. Gli importava se stava male per colpa sua.
"Hermione..." disse allungando una mano verso di lei.
Voleva toccarla, abbracciarla, farle capire che nonostante tutto lui era lì. Ma lei si scansò bruscamente e si alzò dal letto portandosi dietro il lenzuolo.
"Quindi, tutto ciò che è successo tra noi cos'era? Ti sei preso quello che volevi prima che fosse troppo tardi?"
"Sai che non è così."
"No, non lo so! Sono venuta a casa tua due giorni fa, quando tu sicuramente già sapevi che non saresti tornato a New York, e mi hai baciata. Mi hai illusa che tra noi ci fosse qualcosa."
"Perché è così. C'è qualcosa."
"Se fosse così, mi avresti detto la verità subito."
"Se lo avessi fatto, saresti uscita comunque con me?" disse Draco alzandosi in piedi e fronteggiando Hermione.
Lei rimase in silenzio, consapevole che la risposta sarebbe stata negativa. Ma per quanto fosse arrabbiata con Draco, non voleva ammettere che avrebbe rinunciato a uscire con lui se avesse saputo prima come stavano le cose.
"Ecco, appunto" concluse Draco. Poi tornò a sedersi sul letto.
Hermione si sedette accanto a lui poco dopo.
"Non voglio tornare a New York senza di te. So che può sembrarti sdolcinato e patetico, ma ormai sono abituata ad averti intorno. Non voglio abituarmi a stare senza di te" disse Hermione.
Draco le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé. "La tua vita è a New York."
Hermione non rispose.
Non era più sicura che la sua vita fosse a New York.
"Sei sicura?"
Hermione smise di prestare attenzione alla sua valigia e si voltò verso Ginny. "Sì, perché continui a chiedermelo?"
Da quando aveva detto a Ginny che sarebbe andata negli Stati Uniti con Ron, lei continuava a chiederle se fosse sicura di cosa stava facendo.
"È solo che non mi sei mai sembrata il tipo che persona che sradica la sua vita per un ragazzo" disse Ginny.
"Non è solo un ragazzo, lo sai."
"Certo, è l'amore della tua vita e lo amerai per sempre, bla, bla, bla. Lo ripeti continuamente! Ma se non fosse così? Non ti pentiresti di aver spostato la tua vita in un altro continente per lui?"
"Che vita ho qui, Ginny? I miei genitori vivono in Australia, i miei nonni sono morti. Ho solo te, Harry e Ron. E sai benissimo cosa provo per tuo fratello. Lo seguirei sulla Luna, se me lo chiedesse."
"È questo il punto. Non credevo che ti saresti fatta condizionare da un uomo."
E nemmeno Hermione lo credeva.
Ma, in quella circostanza, si era lasciata condizionare da Ron perché lo amava come non aveva mai amato nessuno.
Quando Draco riportò Hermione a Grimmauld Place, fu ancora più difficile salutarsi.
"Quando torni a New York?" chiese lui. Cercò di farla sembrare una domanda casuale, ma in realtà era ovvio che volesse sapere quando avrebbe dovuto dirle addio.
"Prendo una passaporta domani pomeriggio."
"Posso venire a salutarti?"
Hermione annuì. "Sì, mi farebbe piacere."
"Sicura? Non voglio che sia strano o imbarazzante."
"Al massimo, sarà un po' triste" disse Hermione cercando di sorridere.
"D'accordo. Allora ci vediamo domani" disse Draco abbassandosi leggermente e baciandola.
Hermione rispose al bacio, ma non c'era nulla di lontanamente paragonabile ai baci che si erano scambiati prima di quel momento. Non c'era niente di dolce, di passionale o di romantico. C'era solo tristezza e malinconia.
Appena Draco di staccò da lei, si smaterializzò lasciandola sola nell'ingresso di Grimmauld Place.
Hermione rimase immobile per un attimo a fissare il punto in cui Draco era sparito, poi sentì i passi di Ginny raggiungerla.
Quando si voltò e l'amica vide i suoi occhi lucidi, Ginny disse: "Te l'ha detto, vero?"
"Tu lo sapevi?"
"Me l'ha detto Harry."
"Avresti dovuto dirmelo" disse Hermione passandole accanto e andando verso la sua camera.
Ginny la seguì. "Se te lo avessi detto, tu non saresti mai uscita con lui."
"E sarebbe stato meglio!" rispose Hermione voltandosi di scatto. "Sarebbe stato meglio, perché ora ho avuto un assaggio di qualcosa che avrei potuto avere e che invece non avrò mai."
"Herm, lui potrebbe cambiare idea."
"Non lo farà" disse Hermione entrando in camera a chiudendo la porta dietro di sé. Ginny rimase a fissare la porta chiusa per qualche secondo. Non sapeva come comportarsi.
Sapeva che Hermione aveva bisogno di stare sola, ma sapeva anche quando stesse male in quel momento e voleva starle accanto.
Hermione, d'altra parte, aveva cercato di essere razionale. Aveva valutato la situazione e si era resa conto che, probabilmente, anche lei avrebbe preso quella decisione al posto di Draco. Il problema era che lei si stava innamorando di lui e, per quanto cercasse di essere razionale, non riusciva a esserlo fino in fondo.
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Improvvisamente, si sentì felice per non aver dormito la notte precedente. Magari sarebbe riuscita a recuperare un po' di sonno e non avrebbe pensato a Draco.
Daphne si rigirò tra le mani l'ennesima pergamena compilata dalla sua assistente, cercando di decifrarla.
Quella ragazza aveva una calligrafia davvero terribile e Daphne doveva impazzire per capire cosa ci fosse scritto su ognuno dei fogli che le lasciava sulla scrivania.
Era talmente concentrata, che si accorse della presenza di Draco solo quando si sedette di fronte a lei.
"Ehi, che ci fai qui? Devi assicurare una macchina volante di cui non so nulla?" chiese Daphne sorridendo.
Lavorava in uno studio di assicurazione per mezzi magici praticamente da quando aveva preso i M.A.G.O.
Non avrebbe mai creduto che quello sarebbe stata il suo lavoro definitivo, e invece alla fine aveva iniziato ad amarlo. Forse, anche perché Blaise lavorava con lei.
"No, niente assicurazioni" rispose Draco.
"E allora che ci fai qui?"
"Ieri sera sono uscito con Hermione."
Daphne posò i fogli e lo guardò curiosa. "E com'è andata?"
Draco la guardò ma non rispose.
"Così male?" chiese lei.
"In realtà, l'appuntamento è andato alla grande. Il problema è stato dopo."
"Che hai combinato?"
"Le ho detto che non tornerò a New York."
Daphne sospirò. "Capisco. E lei come l'ha presa."
"Ovviamente, non ne è entusiasta."
"È comprensibile. Quindi ora come stanno le cose?"
Draco si strinse nelle spalle e disse: "Domani lei torna a New York e io rimango qui. Non c'è molto altro da dire."
"Non avete considerato l'idea di una relazione a distanza?" chiese Daphne.
"Ti sembro il tipo da relazione a distanza?"
"Non mi sembrava nemmeno il tipo che si innamora di una Grifondoro eppure guarda un po'!" gli fece notare Daphne.
Draco non rispose. Non aveva mai ammesso di amare Hermione, si era sempre tenuto sul vago. Non aveva mai nascosto che fosse interessato a lei, ma da lì a esserne innamorato c'era una bella differenza.
Non sentendo risposta, Daphne disse: "Quindi la ami davvero."
Draco la guardò per qualche attimo e poi, aprendosi davvero forse per la prima volta, disse: "Sì. La amo."
Il giorno seguente, Draco arrivò a Grimmauld Place circa un'ora prima della partenza di Hermione.
Avrebbe voluto avere modo di passare un po' di tempo con lei, di assicurarsi che tra loro fosse tutto a posto. Ma Hermione era chiusa nella sua stanza dalla sera precedente e, a parte delle brevi uscite per andare in bagno o in cucina, aveva evitato tutti, compresi Harry e Ginny.
Quando Ginny aveva bussato alla porta della sua stanza dicendole che era arrivato Draco, Hermione non aveva nemmeno risposto.
"Mi dispiace" disse Ginny, cercando di scusarsi per il comportamento dell'amica.
"Non preoccuparti. Non posso biasimarla. È ovvio che non abbia voglia di vedermi."
"Non penso che non voglia vederti. Credo solo che abbia bisogno di tempo" rispose Ginny.
Draco la seguì in cucina e si appoggiò al tavolo, mentre Ginny metteva il bollitore sul fuoco.
"Pensi che, prima o poi, riuscirà a perdonarmi?" chiese Draco.
"Non hai bisogno di essere perdonato. Hermione è una persona razionale, sa che non hai avuto scelta. Solo che, quando è coinvolta, la sua razionalità tende a vacillare" disse Ginny.
"Speriamo che sia come dici tu."
"Però una cosa devo chiedertela" disse Ginny.
Draco non rispose, aspettando la domanda della ragazza, e lei aggiunse: "Perché non hai chiesto a Hermione di restare qui? Insomma, capisco che tu non voglia tornare a New York però avresti potuti chiedere a lei di restare qui con te."
In effetti, Draco non aveva nemmeno considerato quell'opzione.
Aveva dato per scontato che Hermione non avrebbe mai rinunciato al suo lavoro e alla vita che si era costruita per lui.
"Sono egoista, ma non fino a questo punto. E poi lei non lascerebbe mai la sua vita per me" rispose Draco.
"Sono convinta che Hermione avrebbe almeno valutato la cosa. C'è una cosa che forse non sai sul perché Hermione si è trasferita a New York."
"Credevo fosse perché Darryl le aveva fatto una buona offerta di lavoro."
"No. L'offerta di Darryl è arrivata dopo. Il vero motivo è un altro" disse Ginny.
Sapeva che non era giusto raccontare i fatti di Hermione ad altri, ma voleva che Draco sapesse che Hermione aveva rinunciato a tutto per un uomo che amava già una volta e che probabilmente sarebbe stata disposta a rifarlo se glielo avesse chiesto. Ma proprio mentre stava per dirlo a Draco, Hermione entrò in cucina.
"Sono pronta. Harry dov'è?"
"Sta arrivando insieme alla tua passaporta. Dopo quello che ti è successo, si è assicurato personalmente che fosse approvata dal Ministero e che potesse programmarla lui stesso" spiegò Ginny.
"D'accordo" disse Hermione. Poi si voltò verso Draco, come se avesse notato la sua presenza solo in quel momento, e cercò di abbozzare un sorriso.
"Ieri ho visto Daphne. Mi ha detto di salutarti" disse Draco ad un certo punto, cercando di spezzare il silenzio.
"Salutala da parte mia, quando la vedi" rispose Hermione.
Ginny si coprì gli occhi con la mano sentendosi in imbarazzo per loro.
Quando, poco dopo, Harry uscì dal camino con in mano una vecchia macchina fotografica babbana (che si rivelò essere la passaporta di Hermione), Ginny sospirò sollevata.
"Finalmente sei arrivato!" esclamò.
"Sono stato fuori solo un'ora" disse Harry, senza capire perché Ginny fosse così entusiasta di vederlo.
"Lo so, ma qui la situazione stava diventando ridicola e non sono certa che avrei retto ancora per molto" disse Ginny, lanciando un'occhiata a Draco e Hermione.
Draco sbuffò scocciato, Hermione si limitò ad abbassare lo sguardo sulla macchina fotografica e dire: "È per me, quella?"
Harry annuì. "Il tempo di incantarla e potrai partire."
Con quella frase, tutto diventò improvvisamente reale. Non solo per Hermione, ma anche per tutte le altre persone nella stanza.
Ognuno di loro, sapeva che sarebbe successo. Nessuno si aspettava che Hermione rimanesse lì per sempre, anche se quando Malfoy aveva deciso di restare in Inghilterra, Harry e Ginny avevano sperato che Hermione seguisse il suo esempio.
Hermione si avvicinò a Ginny e la abbracciò.
L'amica ricambiò l'abbraccio e disse: "Perché mi sembra tanto un addio? Ci vediamo a Natale, giusto?"
Hermione scosse la testa. "Non quest'anno."
Da quando i suoi genitori si erano trasferiti in Australia, Hermione aveva sempre passato il Natale alla Tana. Ma vista la situazione con Ron, non le sembrava il caso.
"Sono certa che a mia madre non darà fastidio" insistette Ginny.
"Darebbe fastidio a me" rispose Hermione.
Tra lei e Ron non c'era più nulla, ma Hermione non riusciva ad andare oltre il tradimento.
Era sempre stata dell'idea che in una relazione si può arrivare a non provare più amore, ma il rispetto deve continuare a esserci e Ron, con quel tradimento, non l'aveva rispettata.
"D'accordo, allora. Ma promettimi che non starai sola!" disse Ginny.
Hermione annuì e sorrise. Poi si voltò verso Harry, che intanto aveva finito di incantare la passaporta.
Il ragazzo le sorrise e Hermione lo abbracciò.
"Grazie per l'ospitalità."
"Ma ti pare? Sei la mia migliore amica!" esclamò Harry.
Draco, intanto, era rimasto in disparte per tutto il tempo. Non sapeva come avrebbe salutato Hermione. In realtà, non sapeva nemmeno se lei volesse salutarlo.
La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò per un attimo. Doveva ammetterlo, un po' lo odiava.
Era entrato nella sua vita in punta di piedi, quasi senza che lei se ne rendesse conto, e alla fine l'aveva fatta innamorare. E ora la stava lasciando.
Non che fossero mai davvero stati insieme, ma la sensazione era quella.
Ma Hermione sapeva che in fondo non lo odiava davvero. Lo amava troppo per poterlo odiare.
Si avvicinò a lui lentamente, incerta su come salutarlo.
"Mandami un gufo, quando arrivi a casa" disse Draco.
"Un gufo? Non sarebbe meglio una telefonata?" chiese Hermione con un leggero sorriso.
Draco si strinse nelle spalle. "Non mi piacciono i telefoni. Puoi chiedere in prestito il gufo di Darryl, è abituato ai viaggi intercontinentali."
Hermione annuì. "D'accordo. Lo farò."
"Bene."
Hermione lo fissò per un attimo, poi si sollevò sulle punte e lo baciò.
Draco la strinse a sé, come se non volesse farla scappare.
Fu Hermione la prima a staccarsi.
Quando Draco la guardò vide che aveva gli occhi lucidi, ma lei sorrise e disse: "È tutto ok."
Draco si sentì ancora peggio.
Avrebbe dovuto essere lui a dirle che andava tutto bene, non lei.
Hermione continuò a tenere lo sguardo fisso su Draco mentre afferrava la macchina fotografica e si faceva risucchiare dalla passaporta.
Quando i suoi piedi toccarono terra, Hermione riconobbe attorno a sé il suo appartamento.
Un forte senso di nausea la colpì e, per quanto Hermione patisse i viaggi con la passaporta, sapeva che questa volta stava male per un motivo ben diverso.
Era tornata a casa, ma non si era mai sentita così persa come in quel momento.
Author's Corner:
Ecco finalmente svelato il motivo per cui Draco ha deciso di restare in Inghilterra.
Devo ammettere che farli separare è stata una decisione sofferta, ma un po' di angst prima del lieto fine ci vuole. Ammesso che ci sia il lieto fine!
In realtà, so già come finirà questa storia e finalmente ho deciso quali e quante cose dovranno ancora succedere prima della fine.
Non saprei quantificare in capitoli quanto manca all'epilogo, ma posso anticiparvi che nel prossimo ci sarà un salto temporale e poi da lì la storia coprirà un arco narrativo di un paio di mesi circa. Insomma, non manca molto.
Il prossimo capitolo è in fase di stesura e spero di pubblicarlo al più presto, ma non vi assicuro nulla.
Alla prossima!