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Autore: ThorinOakenshield    28/06/2018    3 recensioni
"Improvvisamente avverto un rumore alle mie spalle, un suono molto simile alla pietra che viene intagliata.
Il mio cuore fa un salto, esattamente come me. Quando mi volto, noto che si sta formando una scritta sulla parete della grotta, e la paura in me aumenta sempre di più: nessuno sta incidendo la roccia, sono assolutamente sola in questo luogo misterioso, deve trattarsi per forza di un fantasma."
Seguito di 'Just a dream?' Lo si può leggere e comprendere anche senza aver letto la mia vecchia fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Thorin, ti prego, ti supplico, ti scongiuro… ascoltami!” Sto seguendo il nano, disperata, pregandolo come se mi stessi appellando a qualche dio in una chiesa.
“Ti ho già detto che non voglio più sentirne parlare.”
“Ma non mi lasciare sola! Chiedi almeno a qualche nano se può restare con m...”
“Basta ho detto!”
Scudodiquercia non mi ha nemmeno lasciato concludere la frase, si è voltato all’improvviso e ha usato quel tono alto e perentorio che sarebbe capace di far tremare l’intera Terra di Mezzo.
Non mi aspettavo che si sarebbe messo a urlare così, a bruciapelo. Quindi mi sono bloccata all’istante e per poco non ho fatto un salto, mentre i miei occhi si sono spalancati e le parole mi sono morte in gola.
“Nessuno vuole ucciderti, va bene? Smettila con queste fissazioni prive di fondamento!” Thorin Scudodiquercia va avanti a sgridarmi, mentre io non trovo il coraggio di pronunciare una sola parola in più. “Vorrei andarmene a lavorare alla forgia in pace, se non ti dispiace. Quindi, per favore, vorresti lasciarmi andare e startene bella tranquilla? Così posso fare le mie cose senza il pensiero di te ansiosa e piena di crisi di panico come se fossi una pazza.”
Prima di andarsene, il nano mi rivolge un sorrisino falsissimo e ironico, non mi dà nemmeno il tempo di dire qualcosa o più semplicemente di salutarlo.
Il Re sotto la Montagna se ne va via nervoso, mentre io rimango ferma a guardarlo.
Mi ha fatto una ramanzina proprio lì dove si stanno tenendo le ricostruzioni di Dale, spero che non ci abbia visti nessuno…
“Signorina Glenys.”
Come non detto…
Quando mi volto, mi ritrovo davanti quel gran figo di Rhunyc. Mi sta sorridendo.
Spero proprio che non abbia sentito tutto.
“Non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione con Re Thorin.”
Merda.
“Cos’è successo?” mi chiede con un tono sinceramente interessato e preoccupato, proprio come il suo sguardo. “Sempre se vi va di parlarne, non mi va di farmi gli affari vostri” aggiunge poco dopo, mettendo le mani avanti.
Per natura sono una persona diffidente, ma non so perché ma sento che posso fidarmi di quest’uomo. Mi ispira fiducia, una vocina nella mia testa mi dice che posso raccontargli tutto senza farmi problema alcuno.
Così sputo il rospo: “Bombur, uno dei nani della Compagnia di Thorin, ha sentito l’ex Governatore di Pontelagolungo parlare con le sue nipoti.”
“Sì, so chi è.”
Dopo queste parole di Rhunyc, sento che posso andare avanti: “Per farla breve, il Governatore vorrebbe uccidermi e far sì che Thorin sposi una delle sue nipoti, per salire nuovamente sulla scala sociale.”
Noto con molto piacere che l’espressione del mio nuovo amico non è dubbiosa, anzi, sembra che stia prestando attenzione alle mie parole e non sembra nemmeno scettico a riguardo.
Ciò mi incoraggia a continuare: “Nessuno mi crede, nessuno mi dà la giusta protezione e io ho paura ogni singolo giorno.”
L’uomo rimane nella stessa posizione di prima, la stessa espressione stampata in faccia. Pare che stia riflettendo sulle mie parole e pare pure che le abbia prese molto seriamente.
Io sono ottimista.
“Venite, camminiamo un po’.” Con un gentile gesto del braccio, mi invita a seguirlo.

“Prima di tornare sull’argomento del Governatore, vorrei parlarvi di un’altra questione piuttosto importante.” Io e Rhunyc stiamo passeggiando serenamente nel bosco, accompagnati da numerosi raggi di sole e dal cantare degli uccellini.
L’atmosfera è a dir poco rilassante, mi sembra di essere tornata nel mio mondo, quando andavo a fare le mie passeggiate nella natura, passeggiate che avevano il potere di calmarmi, proprio come adesso.
“Datemi del tu, ve ne prego, mi fa impressione sentirmi dare del voi” gli dico gentilmente e con tono scherzoso, per paura di apparire troppo dura e magari anche un po’ infastidita.
Egli si mette a ridere.
Non ha una risata bella come quella del mio Thorin, ma anche la sua non è affatto male.
“E va bene, ti darò del tu” mi dice con una simpatia e una semplicità disarmante. Quest’uomo mi ispira sempre di più. “Ma ad una condizione: anche tu smetterai di darmi del voi.”
“Affare fatto!” rispondo con il sorriso stampato in faccia.
“Dunque, stavo dicendo, prima devo parlarti di una questione ancor più importante.”
Improvvisamente ho paura.
Egli mi guarda negli occhi. “Io lo so da dove vieni.”
Mi fermo all’istante, domandandomi se ho capito bene.
Intende che sa che non sono di questo mondo? Sa che vengo dal Pianeta Terra? E come fa a saperlo???
“Lo so perché io vengo dal tuo stesso e identico posto” aggiunge prima che io possa fare domande.
Sono sempre più basita. Questa poi! Proprio non me l’aspettavo! Forse è proprio per questo che mi sono fidata così tanto di quest’uomo, sentivo in qualche modo una certa vicinanza, un certo collegamento… sentivo di avere qualcosa in comune con lui, forse sentivo che era un mio simile, sentivo che mi faceva sentire meno sola.
“L’ho capito subito che sei anche tu del Pianeta Terra, penso che noi che finiamo nella Terra di Mezzo lo percepiamo, ci riconosciamo subito.” Come se non bastasse, adesso scopro che mi legge pure nel pensiero…
“Ma quindi hai visto anche tu Thot, sei finito nella grotta, eccetera eccetera?”
“Sì, esattamente.” L’uomo sembra sapere alla perfezione di cosa sto parlando e annuisce. “E ti dirò di più: io rimarrò in questo mondo per sempre.”
Sgrano un’altra volta gli occhi. “Sei intrappolato qui?” All’improvviso mi sento soffocare: e se fosse toccato pure a me lo stesso destino? Non vorrei mai, mai rimanere intrappolata nel libro. La mia vita, i miei amici… la mia famiglia!
Rhunyc ride. “No dolcezza, non sono intrappolato qui.”
Faccio un sospiro di sollievo.
“Semplicemente, quando ero capitato in questo mondo, non avevo uno scopo,” mi spiega il mio nuovo amico, “così un giorno Thot si era nuovamente messo in contatto con me, chiedendomi se volessi tornare a casa o se volessi rimanere per sempre nella Terra di Mezzo.
Io ovviamente gli dissi che volevo restare qui.” Il suo tono si fa più confidenziale, mentre il suo volto più serio. “Non mi è mai piaciuto il Pianeta Terra, ci sono troppe cose che non vanno, non mi ci sono mai trovato. Da perfetto tolkieniano, il mio sogno è sempre stato quello di vivere nella Terra di Mezzo.”
Altro sospiro di sollievo: ecco spiegato tutto, nessuno è rimasto o rimarrà intrappolato da nessuna parte.
Comunque non posso certo dargli torto: nel nostro mondo le cose non vanno affatto bene, l’ho sempre pensato. Tra l’inquinamento, gli allevamenti intensivi, il razzismo, l’omofobia, il bullismo, la superficialità, le convenzioni sociali… è proprio un gran bordello.
Certo, magari qua avranno il problema di Sauron, dell’Anello, della guerra, ma dettagli.
Una volta considerato questo, all’improvviso mi torna in mente una cosa, una cosa che mi sono sempre chiesta. I miei occhi si illuminano e io mi sveglio come se mi avessero appena versato dell’acqua ghiacciata addosso. “Un momento!” esclamo. “Ma se siamo capitati nel libro… come mai c’è quell’essere inutile di Tauriel?”
L’uomo si mette a ridere. “Me l’ero chiesto anch’io e alla fine sono giunto alla mia conclusione” mi risponde dopo che è passato l’attimo di ilarità. “Thot è pur sempre il dio della scrittura e anche dietro a un film ovviamente c’è della scrittura, c’è qualcuno che scrive la sceneggiatura. Dopo i film immagino che più o meno tutti noi, leggendo il libro, abbiamo una nostra versione dei fatti molto simile – se non uguale – a quella che abbiamo visto sul grande schermo. Probabilmente io e te ci rifacciamo di più al film, per questo ci troviamo qua e c’è anche Tauriel.”
“Quindi, se una persona non pensa tanto ai film o non li ha proprio visti, ed entra nel libro, finisce in una dimensione diversa dalla nostra?” Ho afferrato subito il concetto. “Cioè in una dimensione al cento per cento fedele al libro e dove non c’è Tauriel, i nani non sono gnocchi come Thorin, e queste persone non le incontreremo mai?”
“Sì, hai capito perfettamente tutto.”
“Oh, mi è venuta in mente un’altra cosa!” Come al solito il mio tono di voce è troppo alto e temo di aver squarciato la quiete e la tranquillità della natura…
“Dimmi.” Egli ha un sorrisino stampato in faccia, come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere, probabilmente divertito dai miei modi esuberanti.
“Quando ero capitata qui per la prima volta, avevo confessato tutto a Thorin, e lui mi aveva raccontato che, quand’era piccolo, Balin gli aveva raccontato una storia…” Ripenso a quei momenti, quei momenti che mi mancano tanto. “Praticamente che gli scrittori sono capaci di creare nuovi mondi e solo chi riesce a comprendere per bene i personaggi e a immedesimarsi nel libro, è capace di entrare in quella determinata dimensione.”
Questa volta è Rhunyc a rimanere sorpreso. “Balin ha raccontato questo?” mi chiede guardandomi.
“Pare di sì.”
“Se fossi in te dopo ne parlerei con lui.”
“L’avevo già fatto, semmai riprenderò l’argomento e vedrò di approfondirlo di più.”
L’uomo annuisce in segno di approvazione.
Rimaniamo per un po’ in silenzio.
Sto per riprendere il discorso del Governatore, ma lui mi precede: “Comunque, tornando a quella questione, io ti credo.”
Davvero mi crede??? Sarebbe il primo!
“E ti prometto che farò di tutto per trovare un modo per smascherarli.”
Senza nemmeno pensarci, lo abbraccio. “Grazie!”

Finita la camminata con Rhunyc, sono subito corsa da Balin.
Per fortuna l’uomo mi crede al cento per cento e ha avuto il buonsenso di non lasciarmi sola e di accompagnarmi fino al nano.
Ho di nuovo parlato con Balin di quella leggenda, lui mi ha ascoltata in silenzio e con attenzione. Almeno, per quanto riguarda questo, non mi tratta come se fossi una matta e mi crede.
“Quella storia me l’aveva raccontata mio padre.”
Sto per fargli altre mille domande, come se fossi un detective intento a interrogare qualcuno, però lui spiega subito: “Mi aveva detto che gli era capitato.”
Dunque ecco la mia teoria: un uomo del Pianeta Terra era finito qui, aveva scritto un libro sul suo mondo, Fundin l’aveva letto ed era entrato in quella dimensione… dopodiché, una volta tornato a casa, aveva raccontato tutta questa storiella ai suoi pargoletti.
Ha senso.

   
 
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