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Autore: Yasha 26    01/07/2018    2 recensioni
Per chi ha letto Il Ruscello delle Fate, questo è il seguito ^_^
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- Aspetta! Come può essere cambiato tutto così? Stravedevi per me! Hai passato anni a dire: “Sho di qui. Sho di lì. Dove starà Sho starò anch’io! Sho è il migliore del mondo!” Perché è cambiato tutto così in fretta? Solamente per quello che hai sentito quel giorno? – domandò il ragazzo, che aveva sempre sperato di poterla riconquistare.
- Non è stato per quelle parole. Ho solamente rincontrato il mio Corn, tutto qui. Buonanotte Shotaro. – gli sorrise dolcemente, senza rabbia o altri sentimenti negativi, mentre si allontanava per raggiungere Kuon, lasciandolo lì stordito.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Julie Hizuri, Kuon Hizuri, Kuu Hizuri, Kyoko Mogami, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruscello delle Fate '
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La famiglia passò le ore successive a chiacchierare del più e del meno e, mentre padre e figlio si scambiavano pensieri sul prossimo film di Kuu, Kyoko e Julie si dilettavano ai fornelli per preparare la cena, poiché avevano dato la serata libera alla domestica. Anche se sarebbe stato più corretto dire che Kyoko insegnava alla madre acquisita a non dare fuoco alla cucina.
- Temo di aver bruciato i funghi. – borbottò dispiaciuta la donna, mostrando alla figlia i funghi quasi carbonizzati.
- Pazienza. Ne faremo a meno. – le sorrise comprensiva Kyoko, gettandoli nella pattumiera.
- Kuon ha ragione. Sono una frana in cucina. – piagnucolò Julie.
- Non dire così. Sono certa che c’è qualcosa che ti riesce bene. – provò a confortarla la ragazza.
- Veramente no. Brucio quasi tutto perché lo dimentico sul fuoco o dentro al forno. – ammise sconfortata.
- Hai mai pensato di usare il timer? –
- Sì, ma dimentico di impostare anche quello. –
- Ah capis… NO FERMA! Quello è il sale! – la fermò in tempo Kyoko, prima che lo usasse al posto dello zucchero nella torta che stavano preparando a Kuon. Quando aveva saputo che amava la Apple Pie, unico dolce che riusciva a mangiare da piccolo, si era subito proposta di preparargliela, ma Julie voleva aiutarla anche a preparare quella, disgraziatamente.
- Accidenti! Succede ogni volta! – brontolò Julie, prendendo lo zucchero stavolta.
“Ogni volta?” pensò preoccupata Kyoko, non osando immaginare cosa aveva dovuto ingurgitare Kuon da bambino.
Dopo la cena, preparata quasi totalmente da Kyoko, Julie e Kuu le mostrarono gli album di famiglia. Per la giovane attrice fu un tuffo al cuore rivedere il suo principe delle fate in quegli scatti. Osservava ogni foto come se fosse un prezioso oggetto e sorrideva intenerita a ogni immagine che lo ritraeva appena nato.
- Purtroppo non abbiamo avuto altri bambini, ma ci sarebbe piaciuta una famiglia numerosa. Per questo speriamo ci darete tanti bei nipotini dopo il matrimonio! – disse euforica Julie, non notando il viso di Kyoko oscurarsi improvvisamente.
Il termine “figli” era ancora un tabù per lei. Aveva superato tanti ostacoli, ma non quello peggiore: pensare di essere madre. Nella sua mente era inconcepibile ricoprire quel ruolo. Certo, le cose erano un po’ cambiate da quando aveva saputo perché era stata abbandonata a casa dei Fuwa, ma nei suoi pensieri era rimasta la convinzione che sarebbe stata un pessimo genitore.
- Cara, forse è ancora presto per parlarne. I ragazzi sono molto giovani e devono pensare prima alle loro carriere. – intervenne Kuu, che ben ricordava i pensieri della figlia. Era stata categorica quando ne avevano parlato casualmente anni prima. Lei non voleva figli e, a giudicare dall’espressione turbata del suo viso, le cose non erano cambiate.
“Quanto male ti ha fatto realmente quella donna?” si chiese Kuu, che non era mai riuscito a dimenticare le lacrime di dolore della ragazza quando gli aveva parlato del suo pessimo rapporto con la donna che l’aveva messa al mondo. Si chiedeva se suo figlio fosse al corrente dei pensieri della fidanzata ma ne dubitava, poiché non si era minimamente accorto del suo repentino cambio d’espressione.
- Già, è vero anche questo. Uffa! Vorrà dire che dovremo aspettare. – sospirò Julie, non accorgendosi della tensione che aveva creato.
Kyoko si sentì sollevata per esser stata tirata fuori da quella situazione dal padre. Non aveva davvero voglia di parlare di quell’argomento, ma sapeva che presto avrebbe dovuto farlo col futuro marito.

Quando ognuno si ritirò nella propria camera, Kyoko si stese sul suo letto, afflitta e pensierosa. Aveva rimandato quella questione per mesi, ma come poteva dire all’uomo che stava per sposare che aveva una paura folle di avere dei figli? Di non essere in grado di amarli perché non sapeva come si facesse? Di avere il terrore di ferirli con i suoi gesti e con le sue parole?
Ripensava anche alle parole di Kuu sul non avere bambini prima del matrimonio, per non danneggiare la sua immagine, ma quello non era nemmeno l’ultimo dei suoi problemi. Non la preoccupavano minimamente i chiacchiericci della gente o i problemi con la sua carriera. Era spaventata piuttosto da se stessa e da ciò che avrebbe potuto fare di sbagliato, che i suoi bambini potessero un giorno odiarla.
“Come vorrei poterne parlare con qualcuno, ma chi?” si chiese sconfortata.
Moko-san aveva tanti fratelli da cui cercava di stare lontana e chiedere a lei sarebbe stato inutile. Le avrebbe sicuramente detto che i bambini erano una sciagura a prescindere, quindi non era proprio la persona più adatta.
Il presidente, invece, le avrebbe sicuramente detto di metterne al mondo una dozzina senza pensarci su un attimo, perché più era numerosa la famiglia, più amore c’era.
I proprietari del Darumaya non avevano avuto figli e le sembrava fuori luogo parlarne con loro.
Sua madre era addirittura esclusa dall’elenco, in quanto la meno indicata a dare consigli su come allevare un figlio.
L’ultima persona che le veniva in mente era Julie, anche se non aveva ancora molta confidenza con lei, ma era la madre dell’uomo cui voleva tacere il problema. E se glielo avesse raccontato? La stessa cosa valeva per Kuu. Qualcosa sapeva, ma non conosceva quanto in realtà la cosa la terrorizzasse.
Presa com’era da quei pensieri, non sentì la serratura scattare mentre la porta, cui dava le spalle, veniva chiusa dall’interno.
- Non dirmi che già dormi. – la fece trasalire la voce di Kuon, dietro di lei.
- Kuon? Che ci fai qua? – chiese sorpresa, voltandosi nella sua direzione.
- Che domanda. Vengo a dormire qui con te. – rispose il ragazzo, stendendosi al suo fianco e baciandola velocemente sulle labbra.
- Se papà ti trovasse qui, sarebbero guai! Torna nella tua stanza! – gli intimò, preoccupata che il padre si accorgesse della sua presenza lì.
- Non mi va di dormire da solo. Non ci sono più abituato. – protestò lui, abbracciandola possessivo e spostando poi una mano sotto la camicia da notte della ragazza, risalendo fino alla coscia destra.
- Ma gli abbiamo promesso di aspettare fino al matrimonio. – rispose imbarazzata, fermando la sua mano già vicina all’orlo dello slip.
- Io non ho promesso nulla. – precisò malizioso, iniziando a baciarle sensualmente il collo, come piaceva a lei. Sapeva che quando lo faceva, le sue proteste svanivano come neve al sole.
- Così non vale… - sussurrò lei, piegando la testa per dargli maggiore accesso.
- In amore e in guerra tutto è lecito. – rispose Kuon, iniziando a morderle e succhiarle delicatamente la tenera pelle tra il collo e la spalla, attento a non lasciarle segni troppo visibili. Kyoko gemette arrendevole e lui seppe di averla avuta vinta.
 
Il suono del cellulare svegliò Kuon dal suo sonno. Aprì gli occhi e spense la sveglia prima che Kyoko si svegliasse.
“Sono già le sei? Accidenti!” si lamentò, stiracchiandosi piano. Aveva impostato la sveglia a quell’ora per tornare nella sua stanza prima che il padre si svegliasse e lo trovasse lì. “Mi sento come un adolescente che fugge dalla finestra prima che i genitori della sua fidanzata lo trovino nella sua camera.” sorrise tra sé. Non credeva che suo padre reagisse in quel modo. Aveva parlato di Kyoko come se fosse davvero sua figlia e la cosa, per la verità, non gli dispiaceva poi molto come voleva far credere. Sapeva che la sua fidanzata aveva bisogno di quanto più amore possibile, poiché conosceva le insicurezze che ancora si portava dietro per colpa della donna che l’aveva abbandonata. Nonostante si fossero chiarite anni prima, madre e figlia si vedevano molto raramente. Anche per le festività si limitavano a scambiarsi gli auguri via mail, soprattutto perché era Kyoko a cercarla. Saena Mogami non voleva essere madre e forse mai lo sarebbe stata.
E la cosa lo faceva infuriare. 
Kyoko non ne parlava mai, ma sapeva che ne soffriva. Lei sperava che diventando famosa, la madre l’avrebbe apprezzata almeno un po’, ma nulla era cambiato nonostante fosse diventata una delle attrici più richieste degli ultimi tempi.
Dopo aver concluso splendidamente il dorama del regista Konishi, quello in cui recitava nel ruolo di Sayuri e che stava per perdere a causa della sua gelosia, il pubblico si era innamorato definitivamente di quella ragazza che sapeva essere tanto spietata come Natsu, tetra come Mio, forte come Momiji, ma incredibilmente dolce come Sayuri. Vederla nei panni di una ragazza timida e innamorata aveva incrementato la sua popolarità e sempre più registi ne chiedevano la presenza in vari film. Il passo successivo, ne era sicuro, sarebbe stato quello di vincere il premio come migliore attrice dell’anno.
Era talmente piena di lavoro che a volte faticava a vederla giornalmente, se non sui set dove s’incontravano casualmente, oppure in mensa, durante le loro brevi pause. Quello era stato uno dei tanti motivi per cui le aveva chiesto di sposarlo così presto. Per farlo, però, aveva dovuto prima raccontarle del suo passato e di Corn, cosa che non aveva preso del tutto bene all’inizio. Anzi, in realtà era andata peggio del previsto visto che era scappata via in lacrime, ignorando le sue chiamate fino al giorno successivo, in cui lei si era presentata furibonda a casa sua per riempirlo di insulti per via di Corn, ma mai per le cose terribili fatte da Kuon. Era delusa solo per essere stata presa in giro riguardo al suo principe delle fate.
Spiegarle che non voleva rovinare i bei ricordi di quel bambino ancora “puro”, ai suoi occhi, non era stato facile, poiché Kyoko non vedeva nulla di sbagliato in ciò che lui le aveva raccontato su Rick e sulla sua adolescenza violenta. Lo aveva catalogato come “uno sfortunato incidente”, esortando anche lui a vederlo come tale.
“Cosa impossibile per me, ma almeno sto imparando a conviverci… grazie a te.” si disse, guardando la ragazza ancora beatamente addormentata al suo fianco e di cui era diventato piacevolmente dipendente.
Da quella confessione, il loro rapporto si era evoluto in qualcosa di molto più serio. Kyoko gli aveva dimostrato tutta la sua fiducia e il suo amore, diventando la sua donna a tutti gli effetti, rendendolo l’uomo più felice del mondo. E nonostante fossero passati due mesi da allora, lei continuava ad imbarazzarsi ogni volta che lo guardava nudo o viceversa. Fare la doccia insieme era sempre una sfida per lui, ma la sua tecnica di metter su il viso da cucciolo triste funzionava perfettamente per farla capitolare senza proteste.
Si era fermata spesso a dormire da lui e trovava che la parte migliore per cominciare la giornata fosse svegliarsi con Kyoko al suo fianco. Altra ragione in più per sposarla, poiché lei aveva rifiutato la convivenza pensando anche in quelle circostanze alle tradizioni, ed era certo che il proprietario del Darumaya non gliel’avrebbe neppure permesso, visto quanto gli era difficile anche solo portarla a cena senza beccarsi un suo sguardo carico di silenziose minacce.
“Chissà se ha dubbi quando lei gli dice che si ferma a dormire da Kotonami-san, ma in quel caso temo mi sarei già trovato uno dei suoi coltelli puntati al collo. Su questo, lui e papà andrebbero molto d’accordo.” ridacchiò.
Le spostò una ciocca di capelli cadutale sul viso, notando quanto fossero cresciuti da quando non li tagliava più. Era diventata molto più femminile, forse anche troppo per i suoi gusti, dato come la guardavano ogni volta i suoi colleghi. Tuttavia potevano solo guardare, poiché Kyoko era solamente sua.
- Kuon. - mormorò lei, aprendo gli occhi e guardandolo assonnata.
- Torna a dormire amore, è ancora presto. – le disse, baciandola sulla fronte prima di allontanarsi da lei.
- Allora perché ti stai alzando? –
- Perché non voglio che papà mi trovi qui. – le spiegò divertito.
- Mmmmh… - mugugnò contrariata.
- Ci vedremo tra qualche ora. – sorrise intenerito.
- Che ore sono? –
- Le sei passate. – rispose Kuon cercando i boxer e rivestendosi.
- Mi alzo anch’io allora. Voglio preparare la colazione a papà. – disse Kyoko, alzandosi a sua volta.
- A quest’ora? Lui non si alzerà prima delle otto. –
- Ti ricordi ancora la quantità di cibo che ingurgita? Non basterà certo fargli una frittata. –
- Allora vengo in cucina con te. –
- Non serve, anche perché non potresti essermi di alcun aiuto. Torna a dormire. Ti sveglierò quando la colazione sarà pronta. –
- Ma… -
- Non credi sarebbe sospetto se ci trovassero insieme a quest’ora? –
- Va bene ho capito, ma chiamami se avessi bisogno di una mano. –
- Lo farò. – rispose Kyoko, uscendo per prima dalla camera e scendendo giù in cucina, dove vi trovò Julie intenta a bruciare dei toast.
- Uffa! Mi sono allontanata un minuto! – sospirò la donna, gettandoli nella pattumiera.
“Questa donna brucia tutto ciò che tocca.” pensò sconfortata Kyoko.
- Buongiorno… mamma. – la salutò, ancora imbarazzata nell’usare quella parola con la futura suocera.
- Oh Kyoko! Per fortuna sei qui tesoro! Potresti aiutarmi con quelle uova? – le chiese Julie, mentre metteva altre fette di pane nel tostapane.
- Certo. – rispose l’attrice, guardando poi inorridita la ciotola con le uova già sbattute ma piene di gusci. Così, senza farsi notare, prese un colino per filtrare le uova, che versò poi in padella.
- Come mai ti sei alzata così presto? – chiese Julie, mentre raschiava una parte bruciacchiata dai toast appena fatti.
- Volevo preparare la colazione e sapendo quanto mangia papà, ho immaginato ci sarebbe voluto un po’ di tempo. –
- Pensavo ti avesse svegliata Kuon prima di sgattaiolare fuori dalla tua camera. – ridacchiò Julie, mentre il viso di Kyoko sbiancava terribilmente. – Tranquilla cara. Non lo dirò a Kuu, ma la prossima volta di’ a Kuon di non mettere la sveglia del cellulare così alta se non volete essere scoperti. –
- Scusaaaa! – piagnucolò Kyoko, gettandosi subito in ginocchio ai piedi della donna. - Scusami per questa mancanza di rispetto! Sono una persona pessima! Mi spiace davvero! – iniziò a scusarsi mortificata.
- Ma no! Non devi scusarti. Non la penso come mio marito. – la rassicurò Julie, facendola alzare.
- Mi spiace comunque aver trasgredito alla richiesta di papà. Non sono degna di considerarmi vostra figlia e capirò se non mi accetterete più come tale. – disse tristemente Kyoko, ancora troppo condizionata dai ricordi legati alla sua infanzia, cosa che Julie intuì subito.
- Non dirlo nemmeno! Non si smette certo di amare un figlio per tali stupidaggini, anzi, nulla fa smettere un genitore di amare il proprio figlio. –
- Ci sono però genitori che non amano i propri figli. – rispose l’attrice, con espressione addolorata.
- Tesoro, chi non ama i propri figli non può essere considerato genitore. – le disse Julie, abbracciandola. – Una madre inizia ad amare da subito la creatura che le cresce nel grembo. Se ciò non accade, non dipende da quella creatura, ma da quella donna che non è portata a essere madre. – le spiegò, sentendola singhiozzare in silenzio contro la sua spalla. – E sai una cosa? Non serve nemmeno che quel figlio abbia lo stesso sangue dei genitori per essere amato. Si è genitori quando si ama il figlio che si stringe tra le braccia, così come io e Kuu amiamo te. – concluse la donna, stringendola maggiormente a sé.
- Grazie mamma. – la ringraziò Kyoko, felice di quelle parole e di quell’abbraccio pieno di amore che aveva sempre desiderato da bambina.
- Ora basta piangere o Kuon mi sgriderà se ti vedrà con gli occhi rossi. Prepariamo la colazione per i nostri uomini speciali. – le sorrise Julie, sciogliendo piano l’abbraccio e asciugandole le lacrime.
- Va bene. – sorrise di rimando la giovane, sentendosi felice come mai, ma quell’argomento intrapreso con la donna le fece ricordare i suoi terribili dubbi. – Posso chiederti una cosa? –
- Certamente. –
- Come si fa a diventare una brava madre? Cosa bisogna fare per farsi amare come genitore? –
Julie osservò Kyoko qualche istante prima di capire cosa la ragazza le avesse chiesto.
- Che domanda difficile mi fai. Non ci sono delle istruzioni che t’insegnano come diventare genitore. Io non sono stata certo una madre esemplare per Kuon, ma nessuno può mettere in dubbio il mio amore per lui, nonostante i miei errori. Tutti commettiamo degli sbagli, l’importante è sapervi rimediare. Non credo esistano dei genitori davvero perfetti, se è questo che mi chiedi. Come ti ho detto prima, si è genitori quando si ama i propri figli, quindi credo sia quella la base per essere una buona madre. – le spiegò Julie, osservandola pensierosa.
- Quindi basta che io ami mio figlio per essere una brava madre? – rifletté Kyoko ad alta voce.
- Aspetta… tuo figlio? Sei incinta? Sto per diventare nonna? – stridulò Julie, emozionata e preoccupata allo stesso tempo. Non le sarebbe dispiaciuto avere un piccolo Kuon o una piccola Kyoko a sgambettare per casa ma Kuu aveva ragione, i suoi figli erano ancora troppo giovani per avere un bambino.
- Cosa? ASSOLUTAMENTE NO! – urlò sconvolta Kyoko in risposta. Come poteva anche solo pensare una cosa così terribile?
- Ma hai parlato di tuo figlio, così ho pensato che… -
- No no mamma. Stavo solo pensando a quando avrò dei figli. Anche se non sono tanto sicura che ne vorrò un giorno. – ammise finalmente con la donna.
 - Perché non dovresti volerne? – chiese perplessa.
 - Perché non so se sarò in grado di amarli. Ho paura di essere come mia madre. Non sono stata un membro della Love Me senza motivo. –
- Che sciocchezza! Tu non sei tua madre e ti ricordo che non sei più un membro di quella sezione stupida da parecchi mesi! –
- Ma… -
- Niente ma! – la interruppe severa Julie, per poi addolcire il tono. - Ascolta Kyoko, avere paura e porsi delle domande è normale. Mi sono fatta le tue stesse domande quando ho saputo di aspettare Kuon ma quei dubbi sono spariti il giorno in cui me lo hanno messo tra le braccia. In quel momento ho capito che Kuon era la mia vita, il mio più grande amore e niente e nessuno avrebbe potuto cambiare ciò. Ho imparato a essere madre quando è nato e vedrai che sarà lo stesso per te quando avrete il vostro primo figlio. -
- Pensi davvero io possa essere una buona madre? – domandò Kyoko, con una piccola nuova speranza nel cuore.
- Non lo penso. Ne sono certa! – affermò la donna, sorridendole rassicurante.
- Spero di essere come te allora. – dichiarò Kyoko, che davvero vedeva in Julie la madre che avrebbe voluto.
- Oooh tesoro! – piagnucolò Julie, abbracciandola nuovamente. Era davvero commossa da quelle parole che non pensava nemmeno di meritare.
- Che succede qui? – domandò stordito Kuu, entrando in cucina e trovando le due donne abbracciate e in lacrime.
- Kuu, amore, abbiamo una figlia assolutamente meravigliosa! – gli disse Julie raggiante, dirigendosi da lui e abbracciandolo. – Grazie per averla portata nelle nostre vite! –
- Non vorrei contraddirti cara, ma il merito è di Kuon, non mio. – la corresse Kuu.
- Ma non avrei iniziato a vedervi come miei genitori se non mi avessi fatto recitare il ruolo di Kuon. – precisò Kyoko.
- Giusto anche questo. Comunque sia, perché stavate piangendo? È successo qualcosa? –
- Assolutamente no. Stavamo solo facendo due chiacchiere tra madre e figlia mentre prepariamo la tua colazione preferita. – rispose Julie, spostando l’attenzione del merito sul cibo, così da non fare altre domande su cui, era certa, Kyoko non avrebbe voluto rispondere volentieri.
- Frittata ricca di calcio? – scherzò l’uomo, conoscendo la cucina della moglie.
- Non oggi papà, mi spiace. Sarà una semplice frittata. – rise Kyoko, ritornando a preparare le uova.

Dopo l’abbondante colazione, più di Kuu che degli altri presenti, Julie portò Kyoko con sé per fare shopping. Non si sarebbe fatta sfuggire una giornata con la figlia per nulla al mondo. E quale modo migliore per farlo se non andando in giro per negozi?
Nonostante le reticenze della ragazza, Julie le aveva comprato un intero guardaroba nuovo, insistendo sul fatto che, in quanto sua madre, le spettava farle dei regali per tutti i Natali e compleanni in cui non aveva potuto farglieli. Con quella scusa, aveva finito anche per acquistarle dei set di biancheria intima che Kyoko trovava quasi scandalosi, ma che per Julie sarebbero stati molto graditi al figlio.
Trovarsi a parlare con la futura suocera di argomenti simili, era per Kyoko motivo di grande imbarazzo ma la madre faceva apparire tutto come la cosa più normale del mondo. La mentalità di un occidentale, si ritrovò a pensare la ragazza, era davvero diversa dalla sua, alla quale provò ad adeguarsi come poteva.
Tornarono a casa nel tardo pomeriggio, cariche di sacchetti e sacchettini dalle firme più disparate. Dire che era stanca non rappresentava appieno lo stato fisico – e mentale - di Kyoko.
- Sono distrutta! – piagnucolò gettandosi sul letto, mentre Kuon ridacchiava divertito. Sapeva sarebbe finita in quel modo quando sua madre aveva “preso in ostaggio” la sua fidanzata per fare shopping. Ricordava ancora i tormenti di quando era piccolo e lo trascinava con sé per negozi.
- Forse avrei dovuto avvisarti che mia madre non si stanca mai quando fa compere. Mi spiace. – si scusò, mentre massaggiava le gambe e i piedi doloranti di Kyoko.
- Temevo sinceramente che sarei morta. Trovava qualcosa da comprarmi in ogni negozio. Incredibile! –
- Dal numero delle buste, devono essere parecchi vestiti. – disse perplesso, osservando una trentina di buste ai piedi del letto.
- Non sono tutti vestiti. – lo corresse Kyoko, per poi mordersi la lingua. “Spero non chieda cosa sono le altre cose!”
- E cos’altro avete preso? – domandò incuriosito.
“Ecco, come non detto…” pensò Kyoko, per poi rispondere con un vago: - Beh… accessori vari, sai… -
- Oh. Tipo? –
- Tipo cinture, calze, intipfst, bracciali, scarpe… -
- Non ho capito la terza cosa che hai detto. – disse perplesso.
- Bracciali? –
- No, prima di quelli. –
- Calze? –
- No, dopo le calze. –
- Non ricordo… - mentì, sperando la smettesse di fare domande. Non voleva indossare i babydoll corredati di succinti perizomi che la madre le aveva acquistato, o quei completini in pizzo completamente trasparenti. Si vergognava solamente a guardarli sui manichini, figurarsi indossarli.
- Davvero? – rise malizioso Kuon, avendo già intuito cosa fosse l’oggetto di cui non voleva parlare. – Allora non ti spiace se do un’occhiatina. -
- No! Non voglio! – esclamò Kyoko, saltando giù dal letto e dimenticando la stanchezza.
- E perché no? Sono solo vestiti e accessori. –
- Perché… Voglio sia una sorpresa quando li vedrai! – mentì.
- Quindi stanotte ti troverò con una di quelle sorprese addosso? – chiese con tono seducente, che fece intuire a Kyoko che il suo fidanzato aveva già capito tutto.
- No, scordatelo! Non metterò mai quella roba! Non siamo ancora neppure sposati! – protestò mentre arrossiva violentemente.
- E allora? Sei per caso pentita di ciò che facciamo anche se non siamo sposati? –
- Certo che no, però… -
- Però cosa? Kyoko, sinceramente non capisco perché ti fai tanti problemi. Non è un contratto a renderti più o meno rispettabile nel fare l’amore con l’uomo che ami. E comunque la gente non sa certo cosa facciamo nel nostro privato. –
- Tua madre lo sa. –
- Cosa? Glielo hai detto tu? – domandò sorpreso.
- Ovviamente no! Ha sentito il suono della tua sveglia questa mattina. Perché pensi mi avrebbe comprato tutti quei completini indecenti altrimenti? –
- Completini indecenti? Mi piace come suona. –
- Kuon! –
- Che c’è? – chiese con aria innocente.
- Quanta pazienza ci vuole con te! – sospirò la giovane, che di certo non credeva che dietro l’aria sempre composta e rispettabile di Ren Tsuruga, si nascondesse un simile temperamento. Non che le dispiacesse alla fine.
Anche se i suoi modi di fare spesso la imbarazzavano, doveva ammettere che sentirsi così desiderata da un uomo bello come lui la faceva felice. Per Shotaro era insignificante, mentre per Kuon era tutto il contrario. Si era perfino convinta di essere una bella ragazza a dispetto di ciò che pensava.
- Spero tu ne abbia tanta allora. – mormorò Kuon al suo orecchio, prendendola tra le braccia.
- Tutta quella che sarà necessaria. – rispose lei poco prima che le loro labbra si unissero, e già sapeva che lo avrebbe atteso nuovamente nel cuore della notte con uno di quei completini succinti che la madre le aveva regalato.








E sarà l'influenza delle ff straniere che leggo o la mia mente deviata  XD ma Kuon, felice e senza pensieri, lo immagino più o meno come l'ho descritto XD sempre pronto a stuzzicare Kyoko in qualche modo XD 
Un punto su cui ho voluto spendere qualche parola in più (anche in altri capitoli futuri) è il "non" rapporto di Kyoko con la madre, con successivi pensieri negativi sulla sua futura maternità. Dubito che una persona sana di mente possa dare un colpo di spugna a tutto il passato solo perché le è stato detto  "Ah beh sai, sei un errore, non ti volevo e ho provato a non farti nascere perfino tentando il suicidio, ma la colpa è del tuo papà cattivo cattivo". Non credo che nessuna/o figlia/o riuscirebbe a dimenticare, come se non fosse successo nulla, soprattutto con una madre fredda come Saena che di certo non proverebbe nemmeno ad avvicinarsi alla figlia. Ditemi pure rompiballe perché mi perdo troppo nell'analizzare psicologicamente i personaggi di un manga XD ma son fatta così XD 
Al prossimo capitolo se volete. 
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
 

   
 
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