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Autore: mikimac    06/07/2018    5 recensioni
Potrebbe sembrare impossibile, ma due anime gemelle riescono sempre a stare insieme, perché l'Universo non permette che ciò che è stato creato per essere unito sia diviso e incompleto.
Soulmate.
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Lunga è la strada...
Le ombre della sera calavano sul tardo pomeriggio dell’antivigilia di Natale. Il mormorio proveniente dalla chiesa si era attenuato. Gli ospiti, venuti ad assistere a un matrimonio, stavano andando a una cena nuziale, anche se lo sposalizio non era stato celebrato. Sebastian Moran aveva spiegato che vi era stato uno scambio di identità fra John Rowling e John Watson, ma che ora era stato tutto chiarito e risolto.
Greg, John e i fratelli Holmes erano ancora nella sagrestia. L’aria fresca della sera entrava dalla finestra spalancata, raffreddando la stanza, ma nessuno pensò di chiuderla.
John e Sherlock si stavano fissando negli occhi, senza dire una parola o scambiarsi un pensiero.
Si sorridevano.
Felici.
Era successo l’incredibile. L’intuizione di Sherlock sulla reale identità di John si era rivelata esatta. La verità era stata svelata. John Watson e Sherlock Holmes potevano progettare il loro futuro insieme, come facevano tutte le anime gemelle del mondo.
“E ora?” Domandò John, inclinando la testa.


Lunga è la strada…


“Per prima cosa ti porteremo in un ospedale, per fare degli accertamenti. Dobbiamo essere sicuri che il cianuro non abbia fatto danni,” rispose Sherlock.
“Stando agli esami già fatti, Davemport ha iniziato con piccole dosi. Non potevi morire troppo presto o sarebbe stato sospetto. Quindi non dovresti avere problemi. Comunque, Sherlock ha ragione. Per prima cosa andremo in ospedale,” concordò Mycroft.
“Grazie per la tua approvazione,” ridacchiò Sherlock, sarcastico.
“In secondo luogo, dovremo farti resuscitare,” riprese il maggiore degli Holmes, ignorando il commento del fratello.
“Resuscitare?” Ripeté John.
“Ci vorrà un po’ di tempo. La burocrazia sa essere piuttosto lenta, qualche volta. Figuriamoci quando dovremo spiegare che c’è stato uno scambio d’identità, avvalorato da dei congiunti. Insomma, dovremo presentarci da un giudice che ti dichiari… posso darti del tu, vero John? Ora siamo ufficialmente parenti … dicevo, il giudice deve dichiararti vivo e certificare il decesso di John Rowling. Fortunatamente abbiamo già i risultati del test del DNA eseguiti da tre laboratori riconosciuti dal Tribunale di Sua Maestà, che dichiarano la corrispondenza del tuo con quello del Capitano John Watson. Non ti preoccupare per l’avvocato. Te ne procurerò uno io. È uno dei migliori che si possano trovare a Londra, se non in tutto il Regno Unito. La mia assistente lo sta contattando proprio ora. Ti fisserà un appuntamento con lui per il giorno dopo Natale.”
“Grazie?” Borbottò John, interdetto.
“Che cosa vuoi in cambio di tanta generosità?” Chiese Sherlock, sospettoso.
“Potrai anche non crederci, fratello caro, ma non voglio nulla.”
“Non ti credo,” ribatté Sherlock, aggrottando la fronte, come se volesse leggere nella mente di Mycroft.
“Sherlock! – sbuffò Greg, alzando gli occhi al cielo – Smettila di comportarti come se My fosse il tuo peggior nemico. Siamo una famiglia e ci aiutiamo fra di noi. Come si fa in ogni famiglia.”
“A parte il fatto che Mycroft è il mio arcinemico, dimmi Gary in che mondo vivi e che lavoro fai? Da quando i membri delle famiglie sono così disponibili gli uni con gli altri? Proprio tu, come ispettore di Scotland Yard, dovresti sapere quanti delitti siano compiuti all’interno delle mura domestiche da membri di amorevoli famiglie!” Rimbrottò Sherlock.
John appoggiò una mano su una di quelle di Sherlock: “Mycroft la… ti ringrazio per il tuo aiuto disinteressato. Ovviamente, ora come ora non potrei pagare nulla. Dire che sono un nullatenente è un eufemismo. Gli abiti che indosso e la stanza dell’hotel, in cui ho alloggiato fino a oggi, sono stati pagati da Sebastian Moran, che adesso non ha alcuna motivazione per continuare a saldare i miei conti. Dato che non sono John Rowling, non ho diritto nemmeno alla sua pensione. Come John Watson, invece, sono morto e l’esercito non mi può pagare nulla.”
“Sarà un problema riavere la tua pensione da tua sorella. Harriet con quella ci paga l’affitto della casa e i liquori con cui si ubriaca,” interloquì Sherlock, in tono secco.
“Sherlock…” sospirò Greg, in tono di rimprovero.
“Non ricordo mia sorella. E anche questo è un bel problema. Io non ricordo ancora nulla del mio passato. Anche se mi restituiscono l’identità, che cosa farò della mia vita? Mi dite tutti che sono un medico. Mi fa piacere, ma come potrò svolgere la mia professione, se non ricordo quello che ho studiato? Chi si fiderà a darmi un lavoro?”
“Io!” Rispose Sherlock, con entusiasmo.
John lo fissò sbalordito. Sherlock continuò: “Come ti ho spiegato, io sono un Consulente Investigativo, l’unico al mondo. Il lavoro lo ho inventato io. Scotland Yard viene a chiedere la mia consulenza ogni volta che non sa come fare a risolvere un caso. Il che vuol dire molto spesso…”
Greg emise un grugnito fra l’irritato e il disgustato.
“Poi ci sono i privati, che mi assumono per problemi di vario genere. Sappi che non mi occupo di mariti o mogli traditi, non sono un investigatore privato. Io scelgo sempre casi interessanti e particolari, che mi facciano usare il cervello. Cosa che la gente comune dimentica spesso di fare. Tu potrai non ricordare i tuoi studi, ma il tuo subconscio ha una propria memoria. Sono sicuro che la tua preparazione medica mi sarà molto utile. Molto spesso i medici della polizia non sono propensi ad aiutarmi…”
“Chissà perché, visto come li tratti!” Esclamò Greg.
“… avere un collaboratore con le tue conoscenze, sarà solo un vantaggio, per il mio Lavoro. Inoltre, qualche volta mi trovo a inseguire i colpevoli da solo…”
“Qualche volta? Ci fosse una volta in cui aspetti che arrivino i rinforzi!” Lo rimproverò Mycroft.
“… se tu collabori alle indagini con me, potrai anche coprirmi le spalle. In fin dei conti, sei stato in guerra, hai ricevuto un addestramento, quindi saprai sicuramente sparare o difenderti. Queste sono tutte conoscenze che non vengono cancellate da una semplice amnesia,” continuò Sherlock, come se non fosse mai stato interrotto.
John lo guardava sempre più sbalordito: “Ne sei sicuro?”
“Certo che ne sono sicuro o non te lo avrei mai proposto!” Sbottò Sherlock, alzando gli occhi al soffitto.
“Avrò anche bisogno di un posto in cui andare a vivere. Soprattutto, fino a quando non avrò accesso a qualche sterlina, che mi permetta di pagare un affitto,” riprese John.
“221B di Baker Street, ovviamente!” Proruppe Sherlock, spazientito.
“Casa tua?” Domandò John.
“Siamo anime gemelle, John! Non c’è nulla di strano a vivere insieme. E non ti preoccupare. Non attenterò alla tua virtù. Non sono così interessato al sesso da saltarti addosso mentre dormi.”
“Chi ti assicura che non lo faccia io? Per quanto ne sappiamo, potrei essere un serial killer o uno stupratore o uno cui piace torturare i propri amanti,” sospirò John, esasperato.
“Non c’è nulla del genere nel tuo file, John. E ti assicuro che io ho accesso a informazioni cui persino tu non potresti mai arrivare,” intervenne Mycroft.
“Se ci fosse stato qualcosa di sospetto o ambiguo sul tuo file, My ti avrebbe fatto sparire nel nulla, facendo in modo che non rimanesse nessuna traccia di te. Nulla di personale. Lo avrebbe fatto solo per proteggere Sherlock,” si intromise Greg, scrollando le spalle con noncuranza.
“Immagino,” ridacchiò John.
“Direi che sia stato tutto stabilito e che possiamo andarcene,” sorrise Sherlock, soddisfatto, allungando una mano verso John.
“Sì. Lo penso anche io,” John ricambiò il sorriso e prese la mano, che gli era stata porta.
“Andiamo a casa,” sussurrò Sherlock.
“Andiamo a casa,” annuì John.
Sherlock e John uscirono dalla sagrestia per immergersi nella fredda sera, tenendosi per mano, seguiti da Mycroft e Greg.
“Se non ricordo male, tu non hai fatto l’albero di Natale,” osservò John.
“L’albero di Natale è solo una stupida tradizione…” iniziò Sherlock, ma venne subito interrotto.
“Che inizieremo a rispettare da quest’anno. Perché questo sarà il nostro anniversario. Dovevamo essere separati per tanto tempo, invece siamo insieme. Non è un meraviglioso regalo di Natale?”
Sherlock storse la bocca in una smorfia schifata: “Se vogliamo chiamarlo così… io penso…”
“Bene. Direi che avremo il tempo necessario per procurarci ciò che ci serve per festeggiare il nostro primo Natale insieme nel migliore dei modi. Sarà un bel Natale. Cui ne seguiranno tanti altri. Perché non ti libererai facilmente di me.”
“Né tu di me,” ribatté Sherlock, stringendo forte la mano di John.
L’aria gelida li avvolse, mentre radi fiocchi di neve cadevano da un luminoso cielo bianco, colorati dalle luci delle decorazioni natalizie. In lontananza, si sentivano i canti dei cori, che celebravano il Natale. Sherlock e John si scambiarono un sorriso. Era lunga la strada che avrebbero dovuto percorrere prima di definirsi veramente una coppia. Quel giorno avevano compiuto il primo passo verso il loro futuro. Quel giorno era iniziata la loro avventura. Dovevano imparare a conoscersi. A convivere. A comprendersi. Ad accettare uno i pregi e i difetti dell’altro. John e Sherlock sapevano che vi sarebbero riusciti, perché loro erano anime gemelle. Loro si completavano a vicenda. Avrebbero trovato una soluzione a qualunque problema si fosse presentato. Perché loro erano e sarebbero stati sempre insieme. Sostegno l’uno dell’altro. Cuore e mente l’uno per l’altro.
Per il resto dei loro giorni.


FINE




Angolo dell’autrice

Così si conclude la storia che spero vi abbia piacevolmente accompagnato in queste due settimane. Finiscono pure le mie ferie, ma questo è un altro paio di maniche.
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto il mio racconto e quelli che lo leggeranno in futuro.

Se mi volete lasciare due righe, sapete che mi fate sempre piacere  vi ringrazio fin da ora.

Grazie a 1234ok, CreepyDoll, meiousetsuna ed emerenziano per tutte le belle recensioni lasciate al racconto.


Ciao!
 
   
 
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