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Autore: Miryel    08/07/2018    10 recensioni
[ATTUALMENTE IN REVISIONE QUINDI VI CHIEDO DI NON PASSARE DA QUI GRAZIE!!]
Il giovane Peter Parker si ritrova a vivere la stessa, monotona situazione ogni estate: lui, i suoi zii, la villa al mare e un inquilino scelto a caso con un annuncio sul giornale a dividere con loro le spese di quella vacanze.
Tutto immutabile, come in un loop infinito destinato all'eternità finché inaspettatamente, con l'arrivo di Tony Stark e del suo odiosissimo fascino, quella monotonia sembra destinata a perire.
[ 18yo!Peter - Alternative Universe - Tony x Peter - Ispirata a Call Me By Your Name - Partecipa alla "4 Seasons Challenge" indetto dal gruppo Facebook: Il Giardino di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Sul gruppo Facebook: Il Giardino di EFP è stato dato un test a risposta multipla, dove la maggioranza di x risposte comportava un pacchetto specifico contenente dei Prompt ispitati a film/libri. Io, che sono tipo parte integrante del mondo angst ho avuto il pacchetto malinconico e tra i film/libri a cui ispirarsi c'era Call me By Your Name (chiamami con il tuo nome) e siccome volevo scrivere una Starker a capitoli da troppo, ne ho approfittato per farlo (and i regret nothing). I presupposti c'erano tutti: due persone, con una differenza di età, con due caratteri opposti, due geni, due adorabili dorkettini e... nulla, l'aggiornamento sarà settimanale, la domenica. Sperando che questa mia piccola e umile opera vi piaccia, vi auguro buona lettura e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
  • P.s: il disegno nel banner è mio; siccome ero ispirata ho deciso di farmelo da sola, spero vi piaccia XD se vi va seguitemi anche su >Tumblr<, dove ogni tanto pubblico cose, faccende yaoi per lo più. ♥♥♥
  • Conteggio parole: 2807
  • Il titolo è ispirato ad una canzone dei Led Zeppelin: "Fool In The Rain", che è bellissima ma sono i Led Zeppelin quindi non serve nemmeno tessere le loro lodi (e invece sì, amateli ç_ç)


 


Fools In The Rain
 



Capitolo VII.

 

Peter propose di fare un salto alla spiaggia - quella che appunto lo zio gli aveva consigliato di visitare con il loro coinquilino qualche giorno prima - la mattina dopo il chiarimento e Tony aveva accettato non appena gli aveva detto che era isolata, fuori dalla portata di gente sgradevole - «Mi avresti convinto anche senza usare quell’aggettivo», gli aveva detto, ridendo e guadagnandosi un pugno sul braccio per la sua insistente misantropia - e soprattutto l'acqua era pulita.

Non c’era bisogno di nulla a parte del costume, siccome la spiaggia era caratterizzata da piccole zolle di terra arricchite d'erba dove sedersi e difatti ne occuparono una e si accomodarono seduti.

«Perchè continuate a chiamarla spiaggia Parker? Tuo zio ha deciso di monopolizzare il paese? Vuole espandersi a mo’ di impero romano a suon di guerre mondiali?».

Peter alzò un sopracciglio poi scoppiò a ridere di fronte a quella battuta. Immaginare zio Ben che cercava di conquistare il mondo con un esercito di uomini vestiti da gladiatori lo divertì parecchio e, sbuffando divertito, riservò a Tony un sorriso intenerito da quel modo di fare, ricevendone in risposta uno altrettanto dolce.

«Zio Ben a volte pensa che le sue siano scoperte sensazionali. La verità è che questa spiaggia fa parte del terreno di casa nostra, la si può raggiungere seguendo il bagnasciuga, come hai potuto vedere. Tutti sanno che è una parte di proprietà privata, tranne lui che continua a chiamarla spiaggia Parker senza sapere che, in effetti lo è davvero ma né io né zia May vogliamo dirglielo. Ci diverte l’idea che questa convinzione lo esalti tanto», spiegò Peter e Tony dava davvero l’impressione di essere interessato a quella storia e, chissà, forse lo era sul serio. «La particolarità di noi Parker è quella di esaltarci per cose sciocche; forse perché è davvero difficile per noi farci notare. Penso sia una specie di superpotere questo lato così entusiasta, quasi infantile che ci caratterizza... ovviamente ogni Parker ha la sua variante», rispose Peter, mentre piegava le gambe e si abbracciava le ginocchia al petto.

Tony sbuffò divertito: «E tu che superpotere hai, se posso saperlo?» , chiese, ancora lo strascico della risata di prima ad alleggerire la sua espressione di solito un po’ dura.

Gli occhi di Peter percorsero il suo viso per qualche secondo, con la bocca schiusa per colpa di un breve mutismo che lo aveva pervaso, poi tornò a guardare davanti a sé, dove piccole scintille sul pelo dell’acqua ballavano per la leggera corrente e riflettevano il sole.

Poggiò il mento sulle ginocchia, e sospirò.

«Io… sono invisibile», rispose, sentendosi poi stupido e infantile, ma era difficile spiegare la sensazione che provava quando era a scuola o in giro. Una volta era riuscito a vincere le olimpiadi matematiche passando inosservato. Nessuno ne aveva parlato, nemmeno il giornalino scolastico.

Attese la risposta di Tony, mentre sospirava di nuovo; aspettava un suo Ehi, ma che dici? Tu non sei invisibile!, oppure la frase preferita di zia May che era sempre più o meno un Per me non sei invisibile, Peter! Ti riesco a vedere, e sei speciale!.

«Ti capisco», rispose Tony, invece, poi sospirò e gli posò una mano sulla testa e non aggiunse altro, gesto che Peter apprezzò.

A volte era meglio così. Era meglio sentirsi capito, piuttosto che consolato perché dopotutto era qualcosa che non lo faceva sentire né invisibile, né solo.

Ti capisco, sono come te, non sentirti strano., era il vero significato di quelle parole. O meglio, sono strano anche io.

Tony poi gli circondò un braccio intorno alle spalle e si chinò per dargli un leggerissimo bacio sulle labbra, che si fece più intimo quando Peter affondò di più la bocca nella sua.

Non c’era sempre bisogno di parlare. Quel bacio era la riprova che dopotutto a volte bisognava lasciar parlare i gesti che in qualche modo erano più risolutivi di una frase ad effetto.

Arricciò le labbra, quando si staccarono e si perse per qualche secondo nel suo sguardo. Tony aveva questa capacità di mutare forma a seconda della situazione. Riusciva ad adattarsi ad ogni situazione e Peter si chiese se con lui si sentisse più genuino che con gli altri.

Sapeva di aver elaborato un pensiero quasi sciocco, che dopotutto pensarci non serviva a un granché ma aveva paura. Paura che quell’importanza che lui stava dando a quel rapporto potesse non essere la stessa cosa per Tony.

Gli circondò un braccio intorno al collo, mentre si sdraiava sull’erba e puntellava un gomito sul terreno. Tony sembrò stupirsi di quell’iniziativa che aveva preso, ma Peter si rese conto che forse aveva frainteso i motivi di quel gesto. Sembrava quasi dettato dalla foga di un adolescente in piena fase ormonale e invece era solo paura di vederlo scivolare via da lui senza poter fare nulla.

Tony lo sovrastò baciandolo ancora e fu in quel preciso istante, mentre l’uomo gli infilava il ginocchio tra le gambe, che Peter si rese conto di quanto in realtà lo incuriosiva anche quel lato più fisico dell’altro e sebbene la cosa fosse affascinante, da un lato ne era terrorizzato.

Si staccarono da quel bacio, ed era stato umido. Troppo umido.

C’erano state labbra fin troppo morbide e soffici, così tanto da farlo rabbrividire e Peter… non sapeva nemmeno più cosa pensare.

I respiri si fusero, e furono rumorosi. Così tanto che Peter si vergognò un po’ ad essersi esposto così tanto per colpa degli ormoni in subbuglio.

«Peter, no», mormorò Tony, sulle sue labbra, senza però allontanarsi troppo e ancora sopra di lui. Lo aveva detto talmente piano che Peter si sorprese di essere riuscito a sentirlo.

«No, cosa?», chiese e sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo Tony ma in qualche modo odiava l’idea di non risultare quel ragazzo casto e ingenuo che credeva di essere.

«So a cosa stai pensando e non è minimamente contemplabile che questo possa succedere. Non a casa dei tuoi zii, non questa estate… forse mai».

«V-vuoi dire che non vorresti fare… cioè, non vuoi fare… tu non vuoi… farlo con me?».

«Oh, no! Tutti il contrario ed è proprio per questo che non deve succedere. Non adesso. È presto, per me e per te».

«Tony, non esiste presto o tardi. Esistono due settimane e poi il nulla. Tu ed io… pensi davvero che dopo quest'estate ci vedremo ancora?».

«Non do nulla per scontato ma se c'è una cosa che non voglio che tu faccia, è bruciare le tappe. Sei giovane, e anche se non ti penti ora delle tue azioni lo farai in futuro e io non voglio essere un tuo pentimento».  

«T-tu non po…», balbettò Peter, poi alzò leggermente la testa per guardarlo negli occhi, accorciando ancora la distanza già quasi inesistente tra i loro visi, «Tu non potrai mai essere un mio pentimento», sbuffò in una risata, per nulla divertito comunque da quella situazione. Voleva e non voleva, era curioso ma voleva starne alla larga. Aveva voglia di mischiare la sua pelle a quella di Tony ma allo stesso tempo si vergognava al sol pensiero di spogliarsi e scoprire di non piacergli più.

«Non puoi saperlo», rispose Tony, semplicemente e il fatto che non si spostò di un millimetro dalla posizione in cui erano, confuse Peter. Sembrava restio e convinto ma allo stesso tempo era intrappolato nel desiderio, perché aveva ammesso di volere lo stesso ma era un uomo fin troppo giusto.

«Esatto e rimanere fermi immobili senza nemmeno provarci non mi darà delle risposte».

Tony strabuzzò gli occhi di fronte a quella frase e - Peter non poteva metterci la mano sul fuoco - sembrò reprimere una specie di sorriso divertito.

«La smetti di sperperare saggezza e di togliermi il gusto di contraddirti? Sono io l’adulto», gli rispose Tony e fu lui stavolta a sbarrare gli occhi dalla sorpresa, specie quando l’uomo si chinò per lasciargli uno schioccante bacio sulla guancia.

«E allora? Dovrei solo incassare e basta? Non mi va di tenerti nascosti i desideri che ho… riguardo a noi due», si sentì di dire e gonfiò le guance fingendosi offeso ma la verità era che si sentiva terribilmente in imbarazzo a dire certe cose ma, allo stesso tempo, era felice di avere il coraggio di poterle palesare. Significava che Tony lo metteva a suo agio.

«Ne riparleremo, Peter. C'è tempo e ora come ora non mi sembra il caso di incasinare di più la situazione anche con la possibilità di andare oltre. È… presto».

«D’accordo», sospirò Peter, e gli circondò le braccia intorno al collo per avvicinarlo di più e Tony, di tutta risposta, gli accarezzò i capelli. «Sei troppo rispettoso, però».

«Non lo sono mai stato prima di ora. È colpa tua, sei così adorabile e carino che stento a palesare la mia vera natura», rispose Tony, sulle sue labbra.

«La tua vera natura? Ovvero?», chiese, alzando un sopracciglio, inebriato dal tocco leggere delle sue dita tra le ciocche color cenere, schiarite dal sole.

Tony sembrò esitare un secondo, distogliendo lo sguardo e tornando poi ad incatenarlo al suo e, prima di baciarlo con dolcezza e lasciandogli dimenticare ogni preoccupazione, aprì la bocca per rispondere.

«Quella del mostro incapace di provare qualcosa».
 

♦♦♦
 

 

Un nuovo momento di allegria fu la cena di quella stessa sera, dopo che avevano di nuovo raggiunto il villino e zia May aveva detto loro di sbrigarsi con la doccia perché era quasi pronto.

Peter non si era reso conto di aver praticamente passato tutta la giornata con Tony alla spiaggia Parker, complice anche il fatto che il sole stava iniziando a calare in quel momento ed erano già le otto di sera, e questo gli aveva fatto perdere totalmente il senso del tempo.

Zio Ben, dopo aver fatto l’insulina, prese la propria pasticca per la pressione e, con sguardo contrariato, fece uno schiocco con la lingua e gettò la scatola sul tavolo quasi in malo modo.

«Zio Ben?», lo chiamò Peter e l’uomo si sforzò di fargli un sorriso che ovviamente era tutt’altro che felice.

«Ho finito le pasticche. Domani mi toccherà andare in paese a prenderle. Con questo caldo, poi…», sbuffò e si fece aria con la mano, sebbene quella sera si era alzato un venticello davvero notevole che aveva dato modo a tutti loro di respirare un po’.

Peter invece, folgorato dalla possibilità di prendere la palla al balzo dopo quella notizia, quasi si strozzò mentre mangiava e sussultò.

Seppe di aver attirato l’attenzione su di sé, infatti zia May lo redarguì con un: «Peter, se chiudi la bocca possiamo smettere di vederti digerire», e lui chiese scusa alzando una mano, mentre zio Ben e Tony ridevano.

«Vado io! Ho finito di studiare, mi va un giro in paese», rispose, con la bocca piena. Poi deglutì e aggiunse: «e Tony, se vuole unirsi a me!».

L’uomo si voltò a guardarlo spiazzato, mentre metteva in bocca un pezzo di pizza ripiena agli spinaci e, guardando prima gli zii e poi lui, sorrise: «Perché no? Dopotutto ci vuole qualcuno che controlli che Peter non si perda, giusto Ben?», domandò e gli zii si misero a ridere, sotto lo sguardo fintamente sconvolto di Peter che invece, era così felice che la situazione si fosse equilibrata da sentire il cuore quasi scoppiargli dalla gioia.

«Semmai il contrario! Sarò pure un disastro, ma conosco questo posto meglio di chiunque altro», rispose, mangiando poi più posato la sua porzione, dato che voleva mostrarsi superiore a quelle accuse.

«Magari puoi vederlo perdersi quando siamo a New York ma qui, devo dargliene atto, Peter è imbattibile. Ha quello che io chiamo il senso del ragno», rise zio Ben, ammiccando nella direzione di Tony.

«Tanto per citare qualcosa che a lui non piace», aggiunse zia May, e Peter sospirò ormai palesemente in un tre contro uno che in realtà lo stava divertendo tantissimo e sapere che Tony fosse così amato anche dai suoi zii, pur non sapendo cosa c'era tra di loro, lo faceva sentire ancora meglio.

«Quindi domani sveglia presto, a quanto pare. Dopo cena a nanna, Parker», disse Tony ironicamente e Peter decise di incassare il colpo mentre zia May e zio Ben ridevano e davano corda all’uomo.

Scosse la testa, ridacchiando, lanciando poi una fugace occhiata a Tony enfatizzata da un sorriso che stranamente l'altro ricambiò in pubblico. Sperò che il giorno dopo potesse di nuovo essere così, come quello che avevano appena passato e sperò che quella paura di vederlo cambiare di giorno in giorno e infine perderlo, potesse abbandonarlo presto così da poter vivere quel poco tempo insieme con un minimo di spensieratezza.
 

♦♦♦

 

Tony era già stato in paese ma solo per brevi passeggiate e, da quanto gli aveva detto, non aveva interagito con molte persone a parte la vecchia barista del bar centrale o un meccanico con cui aveva scambiato qualche battuta a proposito di una vecchia auto che quello stava riparando e che lui aveva avuto da giovane e che gli aveva fatto provato nostalgia rivederla.

Faceva caldo, i grilli cantavano alternando il suono vibrante prima lontano poi vicino senza un solo momento di pace. Il grigio asfalto era bollente, Peter poteva sentirlo sotto le Converse rosse un po’ scucite sul tallone destro, e sebbene non ci fossero alberi, fu quasi peggio scoprire dal grano piantato nei terreni che costeggiavano la strada che non si muoveva di un millimetro perché non tirava un solo filo d’aria.

«Conosci qualcuno in paese? Hai degli amici?», chiese Tony all’improvviso, mentre si alzava gli occhiali da sole sopra la testa e si voltava a guardarlo.

«No, a parte qualche negoziante non conosco nessuno. Non ho mai provato a socializzare con i ragazzi di qui. Non siamo proprio compatibili», spiegò, alzando la mano libera per grattarsi la testa, un po’ in imbarazzo nel fare quella confessione.

Tony reclinò la testa all’indietro e scoppiò a ridere, visibilmente intenerito da quella spiegazione, poi sospiró alleggerito da qualcosa.

«Meglio. Non mi va di vedere gente che si avvicina a disturbare e mi tranquillizza che sia lo stesso per te. Forse lo avrai capito ma non… mi piace la gente», ammise Tony, e Peter poté notare in quel tono lo stesso imbarazzo che lui aveva palesato poco prima sebbene non condividesse quel pensiero.

Peter avrebbe voluto piacere alle persone come Tony piaceva agli altri e invece spesso gli altri non si accorgevano nemmeno della sua presenza ed era una cosa che col tempo aveva imparato ad accettare ma che a volte lo faceva stare davvero male.

«Sono sicuro che la cosa sia reciproca, Tony. Dopotutto sei un mostro», asserí, ricevendo uno scappellotto dietro la testa da parte dell’altro che però sembrava decisamente divertito da quel modo di fare.

«Almeno io non ho il desiderio di allevare un esercito di ragni», lo canzonó Tony.

«Ma sono così carini! Insomma, non fanno nulla di male a meno che non ti trovi in Australia dove vivono le specie più letali e in quel caso puoi morire ma nel resto del mondo sono innocui, adorabili, pazienti, eleganti. Sono tutto ciò che io non sono ma che vorrei essere!», spiegò Peter, tendenzialmente sempre allegro quando parlava di quegli animali.

Tony lo guardò ritraendo leggermente la testa, fingendosi come sempre impaurito da quel suo modo di fare e sbuffò divertito.

«Sull'innocuo e sull’adorabile ci vedo un'enorme somiglianza. Per quanto riguarda la pazienza e l'eleganza, invece…», disse, e si fermò squadrandolo da capo a piedi e Peter di tutta risposta, fingendosi indignato, cercò di tirargli uno schiaffo che ovviamente Tony schivò abilmente ridacchiando.

Lo fermò abbracciandolo, e tutto si bloccò come se qualcuno avesse congelato il tempo.

Peter posò la testa sul suo petto, cullato per un attimo dal battito del cuore che tamburellava regolare e chiuse gli occhi.

Sospirò, sperando che quell’estate potesse durare per sempre e poco dopo Tony lo riprese per mano e iniziarono di nuovo a camminare.

Fecero qualche altro metro e quando arrivarono in prossimità dell’entrata del paese, Peter lasciò lapidario la mano di Tony e si sentì dannatamente in colpa ad averlo fatto in quel modo brusco e quando si voltò trovò il viso dell’altro attraversato da uno sguardo di pura sorpresa e, negli occhi, una nota leggera di delusione.

«Ti vergogni?», gli chiese l’uomo, ma non sembrava comunque arrabbiato.

Peter boccheggió, arrossendo. Sentiva il viso in fiamme per la vergogna e, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassò lo sguardo.

«Non… non voglio che zia May e zio Ben lo vengano a sapere, soprattutto da terze parti, loro non… non capirebbero», mormorò e quando alzò di nuovo lo sguardo, Tony abbozzó un debole sorriso che lo rassicuró totalmente quando alzò la mano per arruffargli i capelli.

«D’accordo, ragazzino. Comandi tu, qui».

«Grazie, Tony», rispose a bassa voce e l’altro lo spinse per le spalle ridacchiando, e passando per il grosso arco di roccia che faceva da porta alla cittadina, entrarono in paese.
 

 

Piccolo spazio autrice random, che viene dal cuore:
Volevo violentemente ringraziare CHIUNQUE mi ha lasciato belle parole e recensioni fino ad ora e chiedervi scusa se spesso non rispondo ma... un po' il tempo, un po' mi dimentico, un po' procrastino e dico «Dopo lo faccio», e poi non lo faccio mai ma... davvero, grazie. Mi date un supporto enorme, specie chi mi fa anche notare errori di battitura o di sintassi, o di grammatica in generale aiutandomi non solo a correggere la fic e renderla quindi migliore ma mi aiuta anche a crescere, e anche se non rispondo vorrei dire grazie a chi perde del tempo per segnalarmi ogni errore o strafalcione grammaticale, a chi dispensa consigli che, sappiatelo, seguo col cuore!
Grazie, grazie, grazie! Vi giuro che risponderei sempre, ma sono GEMELLI come 'sti due, quindi abbiate pietà di me!! Non ho criteri logici, penso di poter fare tutto in poco e invece NO! Grazie, dal cuore. Tutto ciò non avrebbe alcun senso senza di voi! Tony e Peter vi ringraziano pure loro, via!!
Un abbraccio, 
Miryel (che ha davvero BISOGNO delle ferie).

 
   
 
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