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Autore: Jadis_    12/07/2018    1 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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L' incantesimo runico
 


"Allora è vero" esordì una voce profonda alle sue spalle.

"Sai bene che non ho altra scelta" controbatté la donna, senza voltare il proprio volto verso il nuovo arrivato.

"Sai che non è vero: hai molte altre scelte" rispose pacatamente il leone.

"E dimmi, quali sarebbero?" domandò scettica la strega.

"Non dovrei essere io a dirtele."

Jadis si girò di scatto verso il suo interlocutore. "Aslan, ormai ho deciso!"

" La tua scelta ti porterà..."

"...Alla morte, ne sono consapevole."

"Tua figlia ha bisogno di te da viva, non da morta!"

"Non sono in grado più di proteggerla e questa è l'ultima carta che ho per salvarle la vita" disse la donna, cercando invano di  trattenere le lacrime.

" Non è così."

"Ti ho già detto come la penso al riguardo: non andrò a Hogwarts!"

"Sirius aveva ragione..."

"Su cosa?" chiese perplessa la donna.

"Sul fatto che sei dannatamente testarda" rispose con dolcezza e tranquillità il leone.

"Le persone difficilmente cambiano."

"Almeno dirai a tua figlia la verità?"

"Si, lo farò" sorrise amaramente la strega.
 

 

Voldemort attendeva come al solito nella sala adiacente a quella del trono.
Era stranamente pensieroso: aveva perso ogni contatto con Jadis e ogni suo tentativo di rimettere piede a Narnia era miseramente fallito. Ormai era del tutto convinto che quella donna non fosse come diceva di essere, ma aveva comunque dei dubbi. Nessuna strega era mai riuscita a suscitare in lui un misto di paura e rispetto, nemmeno la madre di quest'ultima che, nonostante regnasse su uno dei più vasti imperi che avesse mai visto, non aveva nulla a che fare con la figlia.
Ingrid era crudele e spietata; eppure, ogni volta che la guardava, vedeva solo quella maniacale smania di potere e vendetta che, pur di essere saziata, avrebbe distrutto tutto e tutti. In Jadis, invece, c'era la stessa scintilla che aveva visto in Lily Potter: l'amore di una madre verso la propria prole. Il Signore Oscuro aveva imparato a sue spese come un sentimento simile fosse ben più pericoloso di un'armata di maghi e streghe o di un grande e potente esercito.
Sospirò: forse le sue erano solo stupide supposizioni.
 


 
Era già da due ore che consultava manuali di magia runica alla ricerca dell'incantesimo che le serviva. Alla seconda prova mancava poco meno di una settimana e lei, come una stupida, si era ridotta all'ultimo. Sbuffò, mentre voltava per l'ennesima volta pagina, con solo la bacchetta a farle luce e il Mantello dell'Invisibilità di Harry ben poggiato sulle spalle. Doveva fare in fretta: se l'avessero scoperta a quell'ora della notte, nel reparto proibito della biblioteca scolastica, avrebbe passato dei grossi e seri guai. Chiuse il tomo e lo posò sul suo scaffale, prendendone subito un altro e cominciando immediatamente a sfogliarlo. Finalmente, l'occhio le cadde su quello che stava cercando: Alexandra sorrise soddisfatta. Prese subito la pergamena che aveva portato con se e vi scrisse sopra la formula dell'incantesimo.
 


 
"Ha qualcosa di davvero stupido in mente" esordì Sirius.

Silente annuì. "Farebbe di tutto per sua figlia. Persino..."

"Persino?"

"Persino morire" pronunciò amaramente il preside.

Il cuore di Felpato mancò un battito. "Non le permetterò di sacrificarsi!"

" Entrambi sappiamo che è una donna testarda."

"Lo so, ma per quale motivo dovrebbe rischiare così tanto?"

"Le madri farebbero qualunque cosa pur di proteggere i propri figli. Lily ha fatto lo stesso con Harry: si è sacrificata per lui."

"Lo so..."

" Capisco che per te non sia facile d'accettare, ma devi essere forte per il bene di Alexandra."
 


 
"Sei riuscita a trovare l'incantesimo?" le chiese immediatamente Harry, non appena si accomodò al tavolo dei Grifondoro.

"Sì, anche se mi ci è voluto un pò" sospirò la mora, posando il libro di pozioni sul tavolo.

"Si trova lì dentro?" domandò il ragazzo, vedendo che dal tomo usciva  il bordo di un foglio di pergamena.

Alexandra annuì.

"Sicura di volerlo usare? Neville ti aveva  proposto di usare quella strana pianta..."

"Per favore, non ricominciare" sbuffò la ragazza. "Questo incantesimo è molto meno rischioso di quella specie di alga."

" È solo che mi preoccupo per te."

"Non dovresti, Harry."

"Mi è impossibile. Nonostante tutto, i miei sentimenti per te non sono cambiati di una virgola."

"Lo so e mi dispiace ancora, ma..."

"Ma non mi ami, lo so... Me l'hai detto chiaramente."

Alexandra vide la tristezza nella sguardo del Prescelto mentre pronunciava quelle parole.

"Comunque spero che funzioni" disse il ragazzo, nel tentativo di ritornare all'argomento iniziale.

"Funzionerà, di questo ne sono certa! Durerà poco più di un'ora, però..."

Harry sorrise leggermente, ma dentro di se continuava a non essere tranquillo.
 


 
Dopo ore di attesa, finalmente il più potente mago oscuro vivente venne ricevuto nella Sala del Trono. Voldemort entrò lentamente all'interno della stanza, mentre uno squillo di tromba annunciava la sua presenza alla padrona di casa, che era seduta comodamente sul suo trono. L'uomo, come al solito, si avvicinò ancora di qualche passo allo scranno reale, dopodiché si inchinò.

"Spero che questa volta tu mi abbia portato buone notizie" disse in tono sprezzante la regina.

Voldemort alzò il capo e puntò il suo sguardo su lei. "Non proprio..."

"Cioè? Spiegati!" esclamò la donna, alzandosi di scatto.

"Non posso più fornirvi informazioni su vostra figlia: non sono desiderato nella sua terra..."

"Sei un buono a nulla!" urlò con rabbia lei.

"...Però ho applicato l'incantesimo sulla Coppa Tremaghi."

" Non sei poi così incapace."

Una guardia entrò di corsa nella sala, interrompendo la conversazione tra i due.

"Come osi disturbarmi!"

"Perdonatemi, mia Signora, ma vostra figlia chiede urgentemente udienza" disse tutto d'un fiato il soldato; il poveretto tremava dalla testa ai piedi.

Voldemort non poté fare a meno di sorridere.

"Falla entrare" rispose la donna.
 


 
Ginarrbrik aveva fatto come richiesto: era andato al vecchio castello, aveva preso ogni singolo libro di magia presente nello studio della sua Signora e la piccola scatolina nera posta sulla scrivania. Il nano si era sempre chiesto cosa contenesse quel piccolo portagioie, ma Jadis aveva sempre sviato l'argomento. Aveva portato tutto nelle stanze private di Jadis a Cair Paravel, aiutato naturalmente da alcune guardie fidate.

"Ho fatto come mi avete richiesto" esordì il mezz'uomo, facendo un piccolo inchino.

"Ottimo lavoro, Ginarrbrik."

"Siete ancora sicura della vostra scelta?"

"Si, non ne ho altre."

" Aslan vi aveva proposto di andare a Hogwarts..."

"Meglio di no" disse con un sospiro la donna. "Peggiorerei solo le cose: mia madre farebbe di tutto per avere la mia testa."

"Questo lo so..."

"Ora voglio solo che mi ascolti attentamente" disse la strega, cambiando improvvisamente discorso: sul viso aveva un'espressione seria.

Il nano annuì.
 

 

Hilda entrò nella sala con un sorriso spavaldo in volto. Si inchinò al cospetto della madre senza degnare di uno sguardo Voldemort.

"Allora, questa volta sei riuscita a fare quello che ti ho chiesto?" chiese in tono quasi derisorio sua madre.

La donna alzò il proprio volto da terra e tirò fuori dalla sacca a tracolla una specie di pugnale.

Ingrid sorrise compiaciuta. "Mi sorprende che tu non abbia fallito."

Hilda storse leggermente il labbro alle parole della madre. "Non sono un fallimento come credete, madre" rispose in tono sarcastico, porgendo poi
l'arma alla donna.

Ingrid osservò l'oggetto per qualche secondo, soppesandolo tra le proprie mani. Era una daga dalla lama ondulata, decorata finemente ai bordi con
strani arabeschi. Al centro di essa, scritto in maniera elegante, vi era un nome: Rumpelstiltskin.










Note dell'Autrice: 

Sono riusciuta finalmente a pubblicare il capitolo. Comunque credo che ora a molti di voi sarà chiaro il fandom che aggiungerò nel seguito di questa storia. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, per qualunque domanda sono a disposizione potete trovarmi anche su Facebook. 

Un Bacio 

Jadis_
 
   
 
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