It’s Raining Kneazles and Dogs
Epilogo
It was a puppy's game
Nella
piccola casa luminosa, immersa nel verde dell’Hampshire rurale,
dalle parti di Dogmersfield, il vecchio telefono azzurro polvere
della cucina sembrava squillare con più impazienza del solito.
Chiunque
si trovasse dall’altro capo del filo, forse indispettito, forse
stanco dell'inutile attesa, al decimo trillo decise di riattaccare.
Tra
le pareti chiare il silenzio regnò per appena un paio di
minuti; poi il fastidioso suono riprese con insistenza.
Driiiin.
Driiiin. Driiiin…
Dal
breve corridoio che portava in cucina sbucò un bambino sui tre
anni e mezzo. I folti capelli castano chiaro a casco di banane - che
probabilmente non dovevano aver visto la passata di un pettine da un
bel po’ - gli ricadevano fastidiosamente sugli occhi, mentre da una
tasca dei pantaloni una grossa macchia verdastra, di alquanto dubbia
origine, lasciava una scia gocciolante di melma lungo il percorso.
Sembrava
piuttosto assonnato; si trascinò pesantemente fino al
telefono, accompagnato dallo scalpiccio dei piedini nudi sulle assi
di legno, avvicinò a fatica una sedia all'apparecchio, ci si
arrampicò sopra e finalmente rispose.
-Pronto?-
Dall’altro
capo della cornetta ci fu una breve pausa muta, poi qualcuno urlò.
-PROOONTOOOO! PROOOONTOOO! CHI ÈÈÈÈ ?-
Il
bambino arricciò la bocca da un lato, interdetto. Nonostante
la sua breve esperienza nel campo delle telecomunicazioni, era
piuttosto sicuro che di norma le telefonate non andassero in questo
modo.
Decise
comunque di essere educato e presentarsi allo strano individuo che
gli aveva domandato il nome.
-Io
mi chiamo Oliver, Oliver Lupin. E tu, come ti chiami?-
Improvvisamente
tutto fu più chiaro. Oliver non riuscì a contenere una
risata di gioia.
-Uh,
ciao zio! Che bellissimissimo che mi hai chiamato!-
-Temevo
di aver sbagliato codice telefonico o qualcosa di simile, questo
aggeggio infernale è più complicato da usare della
lavatovaglie…-
borbottava intanto fra sé l’uomo. – Senti, pulce, che
accidenti di fine hanno fatto i tuoi genitori? Saranno almeno dieci
minuti che cerco di telefonare.-
-Non
lo so, zio Sirius... Però ti posso fare una bellissima
proposta che mi sa che ti piace un sacco: voi fare una
chiacchieratina con me?-
-Oliver...-
-Allora, inizio io! Oggi io ho catturato una coccinella bella bella
bellissima, che l'ho chiamata “Oliver”, e poi è volata via
e poi io ho pianto. Fine. Piaciuta la mia avventura?-
L'uomo saltellò nervosamente da una gamba all'altra.
-Sì,
già, molto interessante… non per essere scortese, pulce, ma
adesso non potresti essere tanto gentile da chiamare tuo padre?-
-Anzi
no, mi sono un po' scordato che non è finita! E poi Teddy è
venuto e mi ha detto che se non me la smettevo venivano i
Mangiamorte, e mi rapivano, e mi mangiavano, e mi davano in pasto ai
ragni giganti, e io gli ho detto quella stessa cosa che gli dice la
mamma quando fa il monello...-
-Oliver...-
-
... “Teddy Remus Lupin, sei un sordido menzognero!” Che, zio,
vuol dire che non si fa mai il bagnetto ed è un puzzolone e
anche che dice una montagna di bugie! Infatti io lo so che i
Mangiamorte non esistono più perché li ha estinti papà,
pure con un pochetto di aiuto tuo, tanti secoli fa quand'eravate
giovani, che eravate fortissimissimi e uccidevate tutti i cattivi con
Harry e…-
-Oliver!-
Finalmente il bambino sembrò essersi zittito. Sirius tirò un lungo sospiro di sollievo. Era il momento di agire.
-Ascoltami
attentamente, ora. Tutto ciò è mooolto interessante,
sul serio, ma in questo preciso istante lo zio ha urgente bisogno che
gli passi una persona adulta, ok?-
Per
un paio di secondi non si udì alcuna risposta. Poi il
microfono restituì un respiro affannoso trattenuto a stento.
-Tu...
non mi vuoi... più bene... Buaaaaà!-
Sirius
Black imprecò, mentalmente e non.
-Oh
Santa mis... Ma pulce, certo che te ne voglio! È solo che devo
assolutam...-
-E
quanto?-
L'uomo
riuscì quasi a vedere gli occhioni azzurri del piccolo
brillare di speranza mentre tirava rumorosamente su col naso.
Sospirò.
Oliver era maledettamente prolisso, ma quella sua ingenuità
inerme lo spiazzava. Gli ricordava un po' Tonks e la sua abilità
di tenerlo impantanato in discorsi altrettanto illogici. In fin dei
conti, non era in grado di liquidarlo neanche in una situazione di
emergenza simile.
Scosse
la testa, e cercò una risposta quanto più rapida ed
indolore possibile.
-Ehm...
te ne voglio molto. Moltissimo, anzi.
-Ma
tipo?-
-Tipo
che?-
-Tipo
quanto la luna, le farfalle, il cielo, i numeri...- spiegò
Oliver paziente.
-Tipo
quanto... ehm... il mare!-
-Non
mi piace l'oceano, e nemmeno il mare. Ci sono i merluzzi dentro.-
Già,
l'antica fobia verso i merluzzi di casa Lupin... se n'era
completamente dimenticato.
-Giusto,
giusto. Merluzzi puzzolenti, come mi sarò venuta in mente una
tale idiozia? Quello che volevo dire io è... è...
Ehm... è l'universo?-
-L'universo
non c'ha i merluzzi. Va bene, l'universo.-
-Quanto
l'universo, allora!-
-E
quanto il Quidditch?-
-Anche
quanto il Quidditch, sì...-
-E
la cioccolata!-
-Ssssì...-
-Ti
voglio benissimo anch'io, zio... - mormorò il bimbo
abbracciando stretta stretta la grossa cornetta azzurra.
-Lo
so, pulce. Adesso ascolta, qui c'è stata un'emergenza... sono
certo che quel vecchio tartufo di tuo padre ti abbia insegnato il
significato di questa parola.-
-Sì.-
-E
allora saprai che nelle emergenze si deve parlare con persone...
grandi.-
-Ah...-
Una smorfia di disappunto gli incurvò le labbra, ma iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della persona adatta.
In
quel momento un secondo ragazzino stava entrando in cucina. I corti
capelli turchesi erano incrostati di fango, aveva un gomito sbucciato
e fischiettava allegramente un motivetto punk.
Oliver
arricciò il naso, si grattò il casco di banane con la
mano libera e si morse un labbro.
-Ok,
- disse infine, parlando nel microfono – Non ti preoccupare zio,
che ho trovato uno grande!-
Allungò
la cornetta al nuovo arrivato.
-È
zio Sirius, vuole te!- spiegò tutto agitato, gesticolando in
maniera priva di un senso logico per il resto dell'umanità. -
È un'emergenza!-
Il
nuovo arrivato si illuminò in un sorriso allegro, come se gli
fosse stato comunicato che aveva appena vinto un pacco extra-large di
Api Frizzole. Strappò il telefono di mano al fratellino ed
esclamò.
-Sirius,
vecchio mio! Che piacere sentirti, dimmi tutto!-
Dall'altra
parte ci fu una lunga, agghiacciata pausa.
-…
provo una certa inquietudine nel domandarlo, ma... c'è per
caso qualche piccola, minuscola... infinitesimale possibilità
che Tonks ti abbia magicamente evirato in un accesso d'ira e questa
splendida voce bianca sia tutto ciò che rimane del mio amico
Remus?-
-Non
ho risposte per questa tua domanda, Sir, perché temo che non l'ho
mica capita molto bene. Che vuol dire emirato?-
-
Teddy...- mormorò Black sull'orlo di una crisi di nervi, più
a se stesso che al suo interlocutore.
-Sì,
zietto?- fece il bambino con voce angelica.
E il vaso, infine, traboccò.
-Per
Merlino e le sue brache bucate! Dove diavolo
è tuo padre? Avevo chiesto a tuo fratello di parlare con una
fottutissima persona grande!-
-Ma
io sono
grande.- obbiettò Teddy senza scomporsi.
-Hai
solo sei dannati anni!-
-Appunto,
sono quasi due volte più vecchio di lui.-
Dall'altro
lato della cornetta si udì un tonfo sordo, e
un urlo agghiacciante.
-Merda,
devo andare!-
-Zio,
dici un po' troppe parolacce negli ultimi tempi. Che genere di
esempio ritieni di dare a me e specialmente al mio fratellino, che è
ancora molto piccolo e condizionevole?-
-Condizionabile,
si dice condizion... Voglio dire, porca miseria! Al diavolo: Ted,
fingi di non aver sentito, ok? E riferisci a tuo padre un messaggio.
Anzi, meglio se lo scrivi; sei in grado?-
-Dipende...-
-Da
che, per Merlino?! Da che?! Vuoi prima recitarmi la filastrocca che
hai imparato all'asilo? O forse hai bisogno di un minuto di
raccoglimento in memoria della tua lumaca morta? Perché,
dannazione, qui non c'è più tempo Ted!-
Teddy
rimase in silenzio per qualche secondo, per dare il tempo al mago di
ritrovare la calma. Poi, con tono leggero, spiegò.
-Solo
da una cosa, zio. Stampatello o corsivo?-
Sirius
chiuse gli occhi con sollievo. Forse c'erano, finalmente.
-Come
ti pare. Adesso, Teddy Remus Lupin, ascolta davvero molto
attentamente...-
§§§§
“SONO INIZZIATE TUTE LE VOLLIE: VIENITE, PRETSO, APENA PUOTETE SONO SOL E NEL PANNICO AUTO AUUTO AUTO SIRIUS.”
Per la terza volta di lì a un'ora, la giovane donna dai capelli viola peonia rigirò fra le mani il criptico biglietto.
-Nano,
sei proprio certo di aver trascritto tutto con esattezza?- domandò
di nuovo
al bambino più grande che saltellava con nonchalance davanti a
lei.
-Sicuro,
mamma. Come del fatto che Babbo Natale esiste, - fece quello,
risoluto.
La
donna aggrottò le sopracciglia, senza staccare gli occhi dal
foglietto giallo del block notes.
-Dora,
se dice che non ha dubbi, non ha dubbi. - intervenne l'uomo che
camminava al loro fianco.
Aveva
i capelli completamente grigi, nonostante fosse ancora abbastanza
giovane, e portava a cavalcioni sulle spalle il
bimbo-dal-casco-di-banane, il quale da lassù osservava con
interesse ogni insegna, foglia, cappello che incrociava.
-Papà,
ma quando sono nato io gli zii sono venuti a trovarci?- domandò
ad un certo punto.
-Niente
affatto! - si precipitò a rispondere Teddy, riuscendo per un
pelo a scansare lo scappellotto che partì da Tonks.
-Certo
che sono venuti, Oll. Ti hanno anche portato quella tartaruga di
pezza che non molli un secondo.-
-Va
be' mamma, io non potevo saperlo. Ero impegnato a giocare la finale
della Coppa del Mondo di Quidditch, purtroppo.-
-Davvero
curioso che mi sia perso un tale avvenimento nella vita di mio
figlio...- commentò Remus alzando un sopracciglio.
-È
che tu lavori troppo, papà...- sospirò il bambino con
fare melodrammatico.
Lavori... Lavori troppo. Al
mago scappò un sorriso. Com'erano cambiate le cose...
-E
posso sapere contro chi giocavi, erede?- domandò, fingendosi
interessato.
-Contro
la Romania.-
-Capisco.-
-E
i giocatori erano tutti Ungari Spinati.-
Oliver
spalancò gli occhi per lo stupore, rischiando di ribaltarsi.
-Davvero?!-
-No,-
lo rassicurò il padre, tirandolo giù per metterlo a
terra.
Appena
atterrato, il piccolo lanciò un gridolino e si mise a
rincorrere il fratello.
Teddy
gli fece una boccaccia e iniziò a scappare, quanto girò
la testa e frenò di colpo, bloccamdosi in mezzo alla
strada col naso all'insù e la bocca aperta.
-Ahi!- esclamò Oliver, che era andato a sbattergli addosso.
-Ma
cos...-
Una
ghirlanda di iridescenti libellule rosa volteggiava a mezz'aria
tutt'intorno alla vecchia palazzina restaurata di Grimmauld Place.
Una stella di porporina apparve davanti ad ogni membro della famiglia
per guidarlo galleggiando verso il numero dodici.
-Tutto
ciò è invisibile ai babbani, non è vero?-
sussurrò Tonks al marito.
-Me
lo auguro vivamente, o Sirius dovrà dare un po' di
spiegazioni, stavolta...-
Seguendo la sottile scia dorata, arrivarono davanti all'ingresso della dimora Black.
-Cassandra!
Becco!- urlò Teddy a quel punto, precipitandosi nel cortile
seguito dal fratello, dove due esemplari di Ippogrifo adulto si
stavano toelettando a vicenda.
Dal
nido lì accanto sbucarono tre paia di grandi occhi liquidi
neri, e dopo qualche secondo tre interi cuccioli di Ippogrifo fecero
capolino fra la paglia, curiosi.
-Sono
nati, mamma! Sono nati!- esclamò il ragazzino.
-Lo
vedo, nano!-
-Sono
bellissimissimi, vero papà?- rise l'altro, mentre Cassandra
gli grattava affettuosamente la testa con la punta del becco.
-Vero,
Oliver.-
I
genitori umani sospirarono. Impossibile staccare i loro figli dai
cuccioli, adesso.
-E
se entrassimo prima noi?- propose Tonks. -Dopotutto non potrebbero
uscire dal cortile neanche se volessero, con quell'incantesimo di
Restrizione Fisica...-
Remus
annuì, disse ai bambini che li avrebbero trovati in casa e
bussò tre volte alla porta di legno massiccio.
§§§§§§§§§§
Sirius
Black e Remus Lupin sedevano nella nuova cucina della vecchia casa di
Grimmauld Place. Appena entrati, il primo aveva trascinato lì
il secondo dichiarando di avere urgenza di parlargli; tuttavia,
appena chiusa la porta alle loro spalle, si era accasciato su una
sedia senza spiccicare parola.
Come
ai vecchi tempi, davanti a sé avevano due bicchieri vuoti e
una bottiglia tonda piena di liquido ambrato.
Dopo
qualche minuto di silenzio tombale, il Licantropo si chiese se non
fosse il caso di prendere lui l'iniziativa, così versò
ad entrambi un po' di liquore.
-Alla
tua,- disse poi, accennando un mezzo brindisi che l'amico ricambiò
con uno sguardo assente.
-Allora...
Come ti senti, Sirius?-
L'uomo
si grattò la barba scura prima di rispondere.
-Boh.
'Nsomma. Felice che sia finita, credo.-
-Temo
che al contrario, Padfoot, questo sia appena il principio.-
-Non
mi importa. Adesso voglio solo dormire.-
-Sono
certo che non mancherà occasione. Fra quei due o tre anni, ad
occhio e croce.-
-Oh,
taci Moony! Che ne vuoi sapere tu?-
-Giusto,
perché quei due buffi esserini in miniatura nel tuo cortile
non dividono casa con il sottoscritto...-
-Non
vorrai mica paragonare le due cose? Teddy e Oliver sono dei bambini,
Remus.-
-Be',
sappi che qualcuno è del parere che i bambini siano alquanto
più impegnativi.-
-Per
tua informazione, quel qualcuno è un citrullo.-
-I
bambini si arrampicano, Padfoot. Ovunque.-
-Non
strepitano come oche spennate, però.-
-Fanno
a pugni.-
-Sempre
meglio di morsi e graffi!-
-Sono
sempre in competizione con te.-
-Non
devi preoccuparti di con chi escono.-
Qualunque risposta stesse per tirare fuori Remus, gli morì sulle labbra. Prese un sorso di liquore, e poi guardò l'altro mago negli occhi.
-Hai vinto. Non posso fare raffronti: essere papà di una
bambina implica tutt'altre problematiche.-
-Grazie.-
Sorrise.
-Tuttavia
ti invito a riflettere. Hai affrontato Bellatrix Lestrange: tua
figlia non potrà essere peggio.-
L'altro
non rispose.
-E'
forse l'odore del panico, quello che sento?-
Black
sospirò e si scolò d'un fiato il Whiskey Incendiario.
-Non sia mai detto che Sirius Black sia fuggito davanti ad una donna. Andiamo Moony: c'è qualcuno che devi conoscere.-
§§§§
Il
salotto era immerso nella penombra per combattere la calura estiva.
Tonks e Remus avevano richiamato i bambini, e tutti aspettavano la
nuova arrivata.
Quando
la porta si aprì cigolando, apparve Sirius che spingeva con la
bacchetta una soffice poltrona mobile su ci sedeva Roberta con un
fagottino in braccio. Aveva i capelli sciolti sulle spalle e indossava
una camicia da notte leggera; il viso era stanco ma sereno.
Il
neo-papà si schiarì la voce.
-Signore
e signori,- disse poi con tono solenne, - è con sommo orgoglio
che vi presento Miss Eleanor Black.-
-Eleanor
Mayer
Black, vorrai dire!- lo corresse la donna assestandogli una dolorosa
gomitata.
-Ehm...
Miss Eleanor Mayer Black. Insomma, nostra figlia!-
Tonks
si avvicinò a sfiorare una mano grassoccia con delicatezza,
quasi avesse paura di poterla rompere.
-È...
è ... così bella...- mormorò con gli occhi
lucidi.
Remus
si chinò a dare un delicato bacio sulla fronte alla neonata,
sussurrandole qualche parola appena percettibile.
I
piccoli Lupin, invece, se ne stavano in disparte, timorosi.
-Avvicinatevi,
tranquilli.- disse Roberta dolcemente. - Ma fate piano. Sta
dormendo.-
Sirius
prese in braccio il più piccolo e lo fece sporgere, mentre il
grande si teneva aggrappato al bracciolo.
-Ha
una faccia furba. È quasi meglio degli Ippogrifi, zia.-
commentò Teddy.
-Lo
so!- s'illuminò Roberta.
-È
un poco pelata.- osservò Oliver, pensieroso.
-Prima
o poi le cresceranno anche i capelli...- rispose lei, passando la
bambina al papà. - Sirius, sappi che se la fai cadere ti
scuoio e mi faccio una pelliccia di cane. Letteralmente.-
-Lasceresti
orfana tua figlia?-
-Solo
di padre.-
-Sei
un'insensibile.-
-Poco
male.-
-Vedi,
è per questo non ti ho sposata...-
-Credevo
fosse perché io non credo nel matrimonio!-
-Piccolo
particolare irrilevante. Non ti avrei sposata comunque.-
-Idiota.-
-E' per questo che sei pazza di me, Mayer.-
The End
COMMENTO DELL'AUTRICE
Finito!
Ok, avevo detto che non sapevo quando l'avrei fatto, quindi...
Be', lapidatemi pure.
E' noioso e prolisso – quasi quanto i discorsi di Oliver -, ma non mi è riuscito diversamente. Meglio di niente, continuo a ripetermi. Ah, c'è un piccolo extra per chi arriva fino in fondo. Come, “basta non ne possiamo piùùùùù”?
Crudeli...
Auguri alla nuova (immaginaria) famigliola e buona estate a tutti voi!
A prima o poi!
Rainsoul
-Gliele hai contate le dita, Mayer?-
-Quattro volte, Black. Una per mano.-
-Oh, bene.-
-Bene.-
-E... c'erano tutte, sì?-
-Tutte e diciassette.-
-...?!-
-Scherzavo, Sirius.-
-Oh. Be', l'avevo capito. Volevo solo vedere se avessi capito che l'avevo capito.-
-Già...-
-...-
-...-
Yawn.
-E' normale che sbadiglino, a quest'età?-
-Lo è.-
-Ok. Controllavo solo.
-...-
-...-
-Non stuzzicarla.-
-...-
-Ho detto non stuzzicarla... giù quelle zampacce luride. Cane cattivo, cane cattivo!-
-Wof.-
-Idiota.-
-...-
-Ecco, l'hai svegliata.-
-Ehi... hai visto, mi ha sorriso!-
-Mi spiace deluderti, ma nei neonati sono solo riflessi involontari.-
-Magari è precoce. È pur sempre una Black, no? Con tutto quello che comporta.-
-...-
-Però, non è brutta. Rispetto ai neonati normali, intendo.-
-...-
-Guarda, è quasi carina.-
-...-
-Ma che diavolo dico, è davvero carina.-
-E' mia figlia. Per forza è carina.-
-...-
-...-
-Dici che mi somiglia?-
-Dico che sei completamente cotto di lei.-