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Autore: Phoenix Mars Lander    17/07/2018    3 recensioni
Crossover Harry Potter / Black Mirror.
Il mio cervello voleva una Drarry ambientata nell'universo della puntata Hang the dj e chi sono io per dire di no?
~
Era stato in quel momento che Harry aveva chiesto «Guardiamo quanto tempo abbiamo?»
Malfoy aveva inclinato la testa, lo sguardo rapito dall'ultimo vol-au-vent, quello al salmone affumicato, e aveva pronunciato la domanda: «E se viene fuori che dobbiamo stare insieme per vent'anni? O per sempre?»
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hex the dj
parte 2




Dopo essere stati cacciati in malo modo dal campo da Quidditch, Harry e Malfoy avevano trascorso tre giorni interi a provare altri sport meno inclini alla competitività, com'era stato suggerito loro dai rispettivi Coach. Sul serio, ci avevano provato.
Harry aveva scelto immediatamente il tennis, nonostante le proteste di Malfoy che per tutto il tragitto aveva blaterato lamentele su lamentele sul fatto che fosse un ignobile gioco da babbani. Alla fine era venuto fuori che non si trattava del tennis tradizionale – e Harry se l'era dovuto aspettare, ripensandoci – ma di una variante dello squash tennis per cui non erano previsti vincitori, ma solo allenamenti di coppia.
Harry non l'avrebbe mai ammesso ad anima viva o morta, ma a un certo punto aveva persino iniziato a divertirsi, mentre Malfoy sbagliava clamorosamente e per l'ennesima volta l'angolazione e la palla rimbalzava per terra anziché contro il muro, facendo sì che l'incarnato del ragazzo diventasse sempre più rosso, in contrasto coi capelli chiarissimi.
Inutile dire che erano finiti a tirarsi le racchette addosso e due voci metalliche avevano prontamente proclamato sessione terminata.
Avevano deciso di cambiare sport.
Quando Malfoy era entrato nel campo per il tiro con l'arco, schiena dritta e maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti, Harry aveva alzato gli occhi al cielo: in quel contesto riusciva addirittura a sembrare più snob del solito.
«Potter, sei un incapace» aveva decretato Malfoy dopo il suo ennesimo tentativo (fallito) di scoccare la freccia. «Devi tenerlo così.» Aveva premuto il torace contro la schiena di Harry e aveva afferrato le sue braccia, posizionandole nella maniera corretta.
Harry si era girato, il volto a un soffio da quello di Malfoy, le sue ciglia quasi bianche a portata di respiro. Poi aveva sorriso. «Sai, Malfoy, è più facile fare centro se immagino la tua faccia al posto del bersaglio.» Malfoy aveva assottigliato gli occhi e la freccia era partita all'istante, prendendo in pieno il vetro di un golf cart che stava accompagnando una giovane coppia alla successiva area di gioco. Merlino e Severus avevano gracchiato all'unisono sessione terminata.
Avevano anche provato il nuoto. Già. Era iniziata piuttosto male, con Malfoy che ostentava il proprio fisico da Auror in costume davanti a coppie che probabilmente sarebbero dovute rimanere insieme altri vent'anni e Harry che restava a distanza di sicurezza da lui – da intendersi: dall'altra parte della piscina – e gli dava mentalmente del cretino ogni volta che si fermava un secondo in più in quella posizione prima di tuffarsi in acqua. Con tutti gli allenamenti degli ultimi mesi aveva messo su muscoli, doveva dargliene atto, e non era più quel fantasma pelle e ossa del sesto anno. Ma aveva ancora i capelli troppo chiari e il naso troppo spigoloso e i lineamenti troppo severi e Harry non capiva come potessero tutte quelle persone impegnate per altri vent'anni ammiccare nella sua direzione in modo così plateale e svergognato. Fu per solidarietà nei confronti del Sistema che Harry si avvicinò alle spalle di Malfoy e gli nascose la faccia dalla vista di quei pervertiti, spingendogliela sott'acqua.
Quando Merlino e Severus urlarono sessione terminata, Harry si fece scappare un minuscolo sorriso.


 
~


«Siamo ufficialmente banditi dal torneo invernale di bocce» disse Harry leggendo la notifica sullo schermo del Coach e sdraiandosi – o meglio, accasciandosi – sul letto.
«Che disgrazia, Potter.» La voce di Malfoy arrivò leggermente ovattata, ma sovrastò il rumore dell'acqua corrente della doccia. «E di chi è la colpa? Ah, forse di qualcuno che non sa resistere alla tentazione di affogarmi.»
«Chi mi ha tirato una racchetta in fronte, Malfoy?»
«Te la sei meritata, Potter.» Harry riusciva a percepire il sorriso di Malfoy persino dall'altra parte della parete. «E poi dovresti ringraziarmi: qualunque freno imposto al cespuglio che ti ritrovi in testa è un favore all'umanità.»
Harry soffocò una risata e, quando questa tornò a galla, la fece sprofondare nel cuscino.
«Che ci fai nel mio letto?»
«Non è il tuo letto, Malfoy» bofonchiò Harry, già mezzo addormentato. «È il nostro letto.»
«Ew. Non dirlo mai più.»
«Chiudi quella bocca e lasciami dormire e prometto che non lo dirò più.»
Una cuscinata ben assestata gli arrivò dritta sulla nuca, facendolo gemere di dolore e sorpresa.
«Malfoy!» ringhiò, e si voltò per contrattaccare, il cuscino su cui era appoggiato fino a un secondo prima già brandito come arma impropria. Poi si bloccò, così, a mezz'aria.
«Potter, cos'hai da guarda-» Malfoy spalancò gli occhi, due nuvoloni grigi che si espandevano come allargati dal vento, e si sedette con uno scatto sul bordo del letto, dandogli le spalle. Da dov'era, Harry poteva scorgere le braccia di Malfoy muoversi velocemente lungo il torace, a infilargli tutti i bottoni del pigiama di flanella nelle rispettive asole, ad ergere un muro in più fra lo sguardo di Harry e la cicatrice pallida del Sectumsempra.
«Ce l'hai ancora» sussurrò.
Le spalle di Malfoy erano tese, i capelli gli cadevano in avanti e Harry non vedeva niente, niente, se non il suo collo scoperto e le mani finalmente ferme.
«Certo che ce l'ho.»
«Ma nelle palestre per Auror...»
«Esistono cose che si chiamano incantesimi di Disillusione, Potter, ma non mi stupisce che tu non ne abbia mai sentito parlare.» Il tono di Malfoy era più freddo del solito. «Non posso usarli, qui.»
«Non... non l'ho notata in piscina.»
«Certo che no, non si vede a un chilometro di distanza.»
Harry non seppe spiegarsi perché, ma quella constatazione gli fece digrignare i denti per la rabbia. «Non ero a un chilometro di distanza.»
«Non devi giustificarti, Potter, nemmeno io fremo dalla voglia di starti appiccato.»
«Quanto ti odio» ringhiò, d'istinto, e si sdraiò di nuovo, supino e con le braccia incrociate sul petto. Aspettò la risposta di Malfoy, il suo tutto ricambiato che sapeva sarebbe arrivato di rimando, una stilettata acida vomitata da quella smorfia che gli tagliava quasi sempre il viso. Non arrivò.
Harry tenne gli occhi fissi sulla schiena dell'altro, le sue scapole pronunciate per via della posizione, l'attaccatura dei capelli di almeno una tonalità più scura delle punte quasi bianche. Si morse il labbro inferiore nervosamente e si premette le dita contro le costole. «No, non è vero» sussurrò infine.
Malfoy s'irrigidì ancora di più. Sembrava una statua di marmo.
«Non ti odio» continuò Harry. «Odiavo Voldemort. E Codaliscia. Ma non te.»
Malfoy gettò la testa all'indietro, all'improvviso, e le ciocche chiare rimasero sospese a mezz'aria mentre le sue spalle si rilassavano. Lasciò andare un respiro che stava trattenendo da chissà quanto. «Nemmeno io» rispose poi. A voce bassissima, ma Harry lo sentì lo stesso. «Odiavo Voldemort. E Bellatrix. Ma non te.»
Harry ripensò a lei, ai suoi occhi neri, alla sua maledizione Cruciatus e all'Anatema che uccide, ripensò a come la lingua le strisciava sulle labbra, viscida, mentre pronunciava parole luride, mentre ordinava a Malfoy ammazzalo, Draco. Per la prima volta Harry pensò Draco. Che cosa ci hanno fatto, Draco.
«Nox» mormorò Malfoy, ma la luce restò accesa.
Allora Harry allungò una mano fino all'interruttore accanto alla testiera d'ebano e la stanza piombò nel buio.
«Grazie.»
Il cuore di Harry mancò un battito: non gliel'aveva mai detto. Nemmeno al Wizengamot, dopo che aveva testimoniato per lui. «Non c'è di che.»
Sentì Malfoy distendersi accanto a lui, senza sfiorarlo di un millimetro. Aveva il terrore che, allungando le braccia contro i fianchi, avrebbe potuto toccarlo, così le incrociò di nuovo. Poi si diede dello stupido, perché lui e Malfoy si erano picchiati tante di quelle volte che farsi problemi del genere non aveva proprio senso.
«Questa situazione è strana.»
«Io e te nello stesso letto? Puoi dirlo forte, Potter.»
Harry percepì le guance andargli a fuoco e fu grato di aver spento la luce. «Tutta questa situazione. Il fatto che siamo qui in mezzo a questa gente e io... ti conosco.»
La sua spiegazione approssimata fu accolta da un colpo di tosse nervoso. La faccia di Harry era a un passo dall'autocombustione, ci avrebbe scommesso la collezione dei suoi prodotti Tiri Vispi Weasley preferiti. «No, voglio dire... so chi sei.»
«Sei veramente perspicace Potter, come ho fatto a non innamorarmi di te in tutti questi anni?»
Harry provò l'impulso irrefrenabile di schiaffarsi una mano contro la fronte – e lo combatté vincendo con onore. «No, idiota, intendo che io mi ricordo di te prima. Mi ricordo di Hogwarts e poi del Ministero. E basta. Non so chi sono tutte le persone che incontriamo, non so come sono finito qui. Però di te mi ricordo. Perché?»
«Non lo so, Potter» sbottò Malfoy di rimando. «Forse tutti i nostri conoscenti che hanno provato a trovare l'anima gemella con 99,9% di riuscita positiva sono finiti in un Sistema dall'altra parte del mondo, o si sono felicemente accoppiati senza aver bisogno di questa roba, e a noi è toccata la solita sfiga di ritrovarci insieme.»
Harry si premette le dita contro lo sterno e seguì la linea delle costole. «Sì, la solita sfiga.» Poi rimase in silenzio, la fronte aggrottata nel buio.
«Che ti prende, Potter? Sento i tuoi neuroni provare a partorire un pensiero fin da qui. Vuoi mica metterti a giocare al Salvatore del mondo magico e trovare una via d'uscita adesso? Proprio ora che questo materasso sta iniziando a fare effetto sulla mia schiena?»
Harry non pensò alla schiena di Malfoy e agli effetti del materasso su di essa, grazie tante. «No, Malfoy, al contrario di quello che credi io non smanio sempre dalla voglia di fare l'eroe.»
«Oh, lo so.»
«Lo sai? E quando l'hai capito, prima o dopo aver passato metà della tua vita a tormentarmi per questo?»
Un risolino provenne dall'altra parte del letto. «Quando sei entrato urlando in ufficio alle nove di mattina perché eri assalito-»
«Taci» gemette Harry, coprendosi la faccia con le mani.
«Erano groupie, Potter. E tu cos'hai fatto, invece di approfittare di tutto quel ben di Merlino? Ti sei nascosto in bagno.»
«Stai zitto.»
«E non sei uscito da lì per mezz'o-»
«Malfoy
L'altro chiuse la bocca, finalmente, e Harry si costrinse a non scoppiare a ridere. Si tolse gli occhiali e li appoggiò sul comodino. Quand'è che le prese in giro di Malfoy avevano cominciato a diventare divertenti, Harry non sapeva dirlo, ma forse, forse, quella notte sarebbero riusciti a dormire nella stessa stanza senza strangolarsi a vicenda nel sonno.


 
~


Adesso lo strangolo, pensò Harry mentre Malfoy si prendeva anche l'ultimo lembo di piumone rimastogli addosso. Poi si disse che il Sistema si sarebbe immediatamente accorto di un omicidio e che comunque erano già le sette e mezza di mattina, quindi lasciò perdere e si alzò.
Fu strano, tornare dal bagno e vedere Malfoy addormentato nello stesso letto dove lui aveva dormito fino a poco prima, le palpebre abbassate e il volto disteso, privo di smorfie e occhiatacce gelide. Harry ignorò il nodo che gli stava attanagliando lo stomaco e scese in cucina, facendo scorrere lo sguardo sul piano cottura in marmo nero. Gli mancava cucinare. Si portò il microfono del Coach alle labbra e chiese di riempire il frigo di alimenti e di non portargli nessun pasto già pronto, almeno per quel giorno.
Più tardi Harry si rese conto che le richieste, lì, venivano sempre prese in considerazione per entrambi i componenti della coppia, e si ritrovò con un Malfoy affamato e lamentoso ancor prima che scoccassero le dodici e un quarto. Il momento in cui capì che Malfoy non sapeva cucinare fu un bel momento.
«Adesso c'è il Sistema e prima c'erano gli elfi domestici, no? A che mi serve?»
«Non è male, sai, è un po' come preparare pozioni» rispose, affettando una cipolla sul tagliere.
«Se lo dici tu, che in pozioni sei così bravo.»
Malfoy andò avanti coi commenti sarcastici per tutta la preparazione dell'anatra arrosto, la sua cottura, l'impiattamento e si decise a chiudere la bocca solo quando gli fu servita, ben dorata e fumante, davanti al naso. Da quell'istante rimase in silenzio finché il suo piatto non fu completamente vuoto – la porzione di carne sparita fino all'ultimo boccone – e Harry gli sorrise in faccia, trionfante, perché tutte le evidenze testimoniavano che il pranzo gli era piaciuto. Oh, sì.
Malfoy si limitò ad alzare un sopracciglio, di fronte al suo sorriso vittorioso, e Harry non cedette di un millimetro, gongolante com'era sullo sgabello di legno. Il successo appena raggiunto venne leggermente oscurato dal rifiuto perentorio di Malfoy di mettere i piatti a lavare. Harry decise che nessun grande risultato era mai stato ottenuto senza grandi sacrifici e s'incamminò verso la lavastoviglie.
Quel pomeriggio giunsero alla conclusione che probabilmente in casa non c'erano telecamere. Malfoy adocchiò il soppalco e commentò «ha senso, per certe cose ci vuole privacy» e Harry avvampò come se avesse appena trangugiato un bicchiere di whiskey incendiario. Poi gli venne in mente che avrebbero potuto utilizzare quell'informazione a loro vantaggio, visto che comunque non sarebbe servita per altro: «ci alleniamo?» chiese.
Gli occhi di Malfoy s'illuminarono, due lampi nel bel mezzo del temporale, e in men che non si dica si stavano fronteggiando, le poltrone bergère spostate in un angolo, le maglie abbandonate sul divano e i muscoli tesi.
Quando Malfoy gli si lanciò addosso, Harry accusò il colpo con una facilità disarmante, placcandolo in tutti i punti giusti. Parò una gomitata all'ultimo secondo, spostandosi di lato non di un centimetro in più del necessario, e fu allora che si accorse che lui Malfoy lo conosceva a memoria. Che mentre sbatteva la schiena contro il tappeto e Malfoy scendeva a immobilizzarlo, sapeva già quanti chili si sarebbe ritrovato sullo stomaco. Che sapeva esattamente come capovolgere la situazione e bloccarlo a terra a sua volta e sapeva come Malfoy si sarebbe divincolato sotto le sue dita. Quanta pressione avrebbe esercitato contro la sua mano. Sapeva esattamente a quale altezza bloccare il suo calcio destro.
L'aveva toccato dappertutto, nei mesi in cui si erano allenati nelle palestre per Auror e anche prima, a Hogwarts, l'aveva imparato muscolo per muscolo, osso per osso, e solo adesso si rendeva conto che gli era mancato. Gli era mancata la sua velocità, i suoi spigoli, il suo respiro affannoso dietro l'orecchio, i suoi capelli scompigliati, quelli che Malfoy non si sarebbe mai sognato di sfoggiare in pubblico.
Gli era mancato e questo pensiero lo spaventava, ma non si diede il tempo di analizzarlo fino in fondo, perché Malfoy lo stava aspettando con le spalle ricurve e le braccia pronte e negli occhi qualcosa che somigliava all'eccitazione infantile di chi sta giocando a una battaglia a palle di neve e ha tutte le intenzioni di vincere.
Harry sorrise e si fiondò all'attacco. Non avrebbe perso.


 
~


Dopo il quarto giorno consecutivo trascorso senza mettere piede fuori casa, a cucinare insieme e poi prendersi a cazzotti e infine crollare in salotto in mezzo ai libri, lo schermo del Coach di Harry s'illuminò per segnalargli una notifica comportamentale.
«In base alle registrazioni dei vostri spostamenti, vi ricordiamo che sono caldamente consigliate: passeggiate nella natura, attività all'aria aperta e/o partecipazione a eventi sociali» lesse ad alta voce, appoggiando sul bracciolo Il Quidditch attraverso i secoli. «Significa che se stiamo rinchiusi qua dentro per qualche altra ora ci trascineranno di peso fino all'area picnic?»
Sentì Malfoy ridere. (Quand'è che Malfoy aveva iniziato a ridere alle sue battute?)
«Va bene, Potter, facciamo questa cosa.»
Harry alzò lo sguardo, confuso. Malfoy aveva posato il volume rilegato in pelle sulle gambe accavallate e lo guardava con un misto di determinazione e del solito scherno.
«Facciamo cosa, esattamente?»
«Depistiamo il Sistema e gli togliamo ogni dubbio sulla nostra presunta relazione
«E come intendi farlo?»
Il sorriso che spuntò sulle labbra di Malfoy gli parve quello di un bambino che ha appena scoperto il posto in cui sua madre nasconde le caramelle.
«Con un appuntamento, naturalmente.»

 
~
 
Fine parte 2






Author's corner:
ahem. Spero che ci sia ancora qualcuno interessato a questa fanfiction çç
Sarebbe dovuta finire con la parte 2, ma non è colpa mia se Draco e Harry flirtano sempre più del previsto :') Ci vediamo presto con il terzo (e ultimo, se tutto va bene e quei due lasciano fare un po' anche a me) capitolo. Presto, stavolta, giuro.


Baci,
Phoenix
  
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