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Autore: Laila Inkheart    28/07/2018    2 recensioni
Dal Prologo
"Le ultime luci dell’alba, tremolanti mentre lasciavano posto al giorno, disegnavano pallide ombre azzurrine sulle case quadrate di Little Whinging.
La cittadina, che di solito pullulava di zelanti signore intente alla cura maniacale del proprio giardino e di panciuti impiegati muniti di pompa e idrante per il lavaggio di auto scolorite, era avvolta in un dolce torpore: la si poteva quasi sentir respirare, come il lento e ritmato alzarsi e abbassarsi del petto di un bambino.
Solo il sonnacchioso, ovattato e beatamente felice silenzio."
L'ennesima fanfiction su Harry Potter... O forse no?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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CAPITOLO 4
 

L’Arazzo e l’Udienza


                                     

Un clima di operoso movimento aleggiava nel Quartier Generale: mentre i membri dell’Ordine si susseguivano in un continuo viavai, la signora Weasley aveva coinvolto tutti nella missione disinfestazione della casa.
In effetti sembrava disabitata da secoli, ma la polvere era solo l’ultimo dei problemi: ogni genere di creatura si era riprodotta nei posti più impensabili; le tende del salotto erano piene di Doxy e lo scrittoio era diventato il nascondiglio di un Molliccio.
Piton poteva anche definire il loro lavoro “pulizie”, ma in realtà stavano muovendo guerra alla casa, e la casa oppeneva una fiera  resistenza, aiutata e sostenuta da Kreacher.
Il vecchio elfo domestico della famiglia Black cercava disperatamente di salvare i cimeli appartenuti alla mamma di Sirius, che quest’ultimo gettava via senza riguardo.
L’umore di Kreacher si alternava a piagnucolii sommessi per la grande opera di disinfestazione (che, secondo Sirius, prevedeva anche lo sbarazzarsi di tutto ciò che recava lo stemma della Nobile e Antichissima Casata dei Black) a imprecazioni sottovoce contro chiunque gli capitasse a tiro: Laila, sembrava essere diventata il suo bersaglio preferito da qualche giorno; “Oh, cosa farebbe la mia signora se vedesse a cosa si è ridotta la Casata dei Black, l’ultima erede è amica di Mezzosangue, traditori del loro sangue, ibridi e feccia di ogni tipo… E’ un disonore proprio come suo padre, oh se la povera signora vedesse…”.
La ragazza sembrava spesso sul punto di perdere le staffe e rispondere a Kreacher per le rime, ma veniva prontamente fermata da Hermione che arrivava in difesa dell’elfo domestico: “Laila calmati, non sa quello che dice, è rimasto troppo solo troppo a lungo, non credo abbia capito che possiamo sentirlo…”.

Laila si sentiva profondamente strana in quel posto e non si era data la pena di nasconderlo.
Il suo malumore era tale da renderla molto più silenziosa e meditabonda del solito; riuscì a stento ad abbozzare un sorriso sbilenco quando Fred e George le spiegarono allegramente che stavano intascando alcuni Doxy per degli esperimenti con le Merendine Marinare.
Un senso di irrequietezza si era impossessato di lei: si sentiva prigioniera di quella casa, come se quelle quattro mura si stringessero sempre di più ogni giorno.
 E poi c’era quel ritratto urlante di sua nonna che le rivolgeva i peggiori appellativi, suo padre Sirius che si aggirava come un’anima in pena per le stanze, con un senso di impotenza che la ragazza capiva perfettamente.
Laila aveva la sensazione che quella fosse molto più che un’antica abitazione, riadattata a Quartier Generale per l’Ordine della Fenice; quel luogo rappresentava delle risposte alle domande che fin da bambina si era posta e su cui nonna Vera tergiversava accuratamente ogni volta che esse si ripresentavano.
Aveva l’occasione di scoprirne di più su Sirius, sulla sua famiglia, sulle proprie origini e i gli antenati che erano vissuti lì… Ma non sapeva se ciò che stava scoprendo le piaceva; la famiglia Black non sembrava molto diversa dai Malfoy, si ritrovò a pensare: degli spocchiosi con la fissa del sangue puro.
Come se non bastasse, quell’atmosfera le dava i brividi e non poteva fare a meno di pensare che i membri della sua famiglia sembravano essere stati dei maghi oscuri della peggior specie.
Per di più, il fatto di essere tenuta all’oscuro dei piani dell’Ordine la frustrava terribilmente: li stavano trattando come dei bambini e, a parte le poche informazioni che Sirius aveva loro dato la prima sera in cui Harry era arrivato lì, non ne sapevano molto su cosa stesse accadendo lì fuori.
A completare quel quadro infelice, c’era l’udienza di Harry che si avvicinava sempre di più: nonostante Laila cercasse di rassicurare l’amico, e nonostante sapesse che, a rigor di logica, era veramente poco probabile che venisse espulso – dopotutto la sua magia era giustificata dal fatto che si trovava in una situazione di vita o di morte- non riusciva a scacciare quella preoccupazione e quella paura che le attanagliavano il cuore.
Non riusciva ad immaginare Hogwarts senza Harry.

Si era accorta di essersi estraniata dalla squadra di disinfestazione, che era intenta ad azzannare dei panini portati su dalla signora Weasley; aveva misurato il salotto ad ampi passi mentre era sovrappensiero, e ora si trovava di fronte a quello che sembrava un arazzo piuttosto antico che occupava tutta la parete.
Era rosicchiato qua e là dal tempo e dai Doxy, ma il filo d’oro che univa svariati nomi fino a formare quello che sembrava un albero genealogico, luccicava ancora alla debole luce che filtrava dalle enormi finestre.
Grosse lettere in cima all’arazzo recitavano:

 
La Nobile e Antichissima Casata dei Black
‘Toujours pur’



Laila scrutò incuriosita la parete: l’albero genealogico affondava le sue radici nei meandri del tempo, per ciò che ne capiva lei risaliva al Medioevo; aveva letto da qualche parte che Phineas Nigellus era stato uno dei primi (e meno amati) Presidi di Hogwarts,
Tra i rami figuravano delle bruciature che lasciavano appena intravedere il nome al di sotto: Laila passò le dita sulla macchia nera dove prima doveva esserci il nome di Sirius.
Poi una voce amara alle sue spalle spiegò, come se le avesse letto nella mente: “Sì.. La mia cara e dolce madre ha fatto questo quando sono scappato di casa e ho gettato fango e disonore sulla “Nobile e Antichissima Casata dei Black.” concluse Sirius con una smorfia.
Allo sguardo interrogativo di Laila continuò: “Avevo sedici anni. Non ne potevo più di questo posto, dei miei genitori con l’ossessione del sangue puro, del mio fratellino perfettino Regulus che si è lasciato inculcare tutte quelle stupidaggini…”.
“E dove sei andato?”
“ Beh, dai Potter, naturalmente. Mi hanno adottato come un secondo figlio finchè non scoprii di aver ereditato un bel gruzzoletto d’oro da mio zio Alphard – è cancellato, qui, probabilmente per questo motivo. A quel punto mi sono trovato un posto tutto mio, ma ero sempre il benvenuto dai Potter: non dimenticherò mai tutto ciò che hanno fatto per me.”
Laila guardò suo padre: nonostante tutti quegl’anni ad Azkaban avessero gettato un’ombra irreversibile sul suo volto, rimaneva un uomo indiscutibilmente bello, dai tratti quasi regali; Laila si chiese come mai non gli somigliasse quasi per nulla, e per un attimo si trovò a desiderare di non avere quei lineamenti così buffi e infantili.
Scuotè la testa quasi come per scacciar via quei pensieri così sciocchi, e si accorse che c’erano altre bruciature sull’arazzo: tra i nomi Bellatrix e Narcissa figurava un buchetto carbonizzato.
“Chi c’era qui?” chiese, indicando la bruciatura che aveva appena notato.
“Oh lì c’era Andromeda, la mia cugina preferita.. Naturalmente, tutte le volte che la famiglia ha prodotto qualcuno di appena decente, è stato diseredato. Lei ha sposato un Babbano, Ted, e Tonks è la loro figlia.”
Laila rimase sconcertata nell’apprendere che lei e Tonks fossero imparentate, ma mai sorpresa fu più grande e sgradita nello scoprire che l’altra cugina di Sirius, Narcissa, avesse sposato Lucius Malfoy.
Questo la rendeva automaticamente cugina di secondo grado di Draco, si ritrovò a pensare con una smorfia di evidente disgusto.
Sirius se ne accorse e rise piano: “Tu e il pargolo dei Malfoy non andate molto d’accordo immagino.”
Laila sorrise spontaneamente a sua volta nello scoprire quella complicità con suo padre: dopotutto prima di allora si erano visti in una situazione non proprio idilliaca durante il terzo anno, e Sirius aveva passato il suo quarto a nascondersi dentro una caverna con Fierobecco; nel complesso, non avevano mai avuto una vera e propria occasione di parlare a tu per tu.
“Immagini bene: è un completo idiota che crede di essere meglio di tutti gli altri e non perdere occasione per deridere Harry. Era quasi più tollerabile quando era un furetto…”
Sirius scoppiò in una risata simile ad un latrato: Laila gli aveva scritto in una lettera dell’anno prima dell’episodio in cui il (presunto) professor Moody lo aveva Trasfigurato in un furetto dal manto grigiastro.
Anche Laila rise di gusto; la risata di suo padre era decisamente contagiosa.
Poi riprese ad esaminare l’arazzo e notò una cosa che non potè fare a meno di constatare ad alta voce: “Orion, Andromeda, Sirius, Bellatrix, Draco… Sono tutti nomi di costellazioni!”
“Oh, sì, una balorda tradizione di famiglia che come avrai notato non mi sono impegnato a continuare, l’ho sempre trovata inutilmente pomposa. Quegli spostati credevano che appartenere alla Casata dei Black ti rendesse praticamente di stirpe reale, che sciocchezza…”
Laila fu grata di non chiamarsi come una costellazione o una stella: ricordò che quando Draco si presentò ad Harry, il primo anno, Ron non la smetteva di ridacchiare per quel nome curioso.
“Come mai mi avete chiamato Laila? Tu e la mamma intendo. Non è un nome molto comune, no? Quand’ero piccola temevo che sulla lettera di Hogwarts avrebbero sbagliato a scriverlo e non mi sarebbe arrivata.”
Sirius accennò un sorriso stranamente colmo di tenerezza in cui sua figlia lesse, sperando di sbagliarsi, una nota di dolceamara malinconia.
“In realtà a tua madre piaceva molto l’idea di poter chiamare la nostra primogenita come un astro, ma alla fine abbiamo deciso per Laila, che in arabo significa ‘un bagliore nella notte’.
Sai, fuori imperversava la guerra, tutti avevano paura di essere presi da un momento all’altro… Sapere che aspettavamo una bambina è stato davvero una luce in quella notte così scura.”
Prima che Laila potesse dire qualcosa, la signora Weasley li invitò a prendere gli ultimi panini rimasti; con una strana ma piacevole sensazione di calore dalle parti dello stomaco, la ragazza raggiunse gli altri.
Il suo cattivo umore e i pensieri assillanti sembravano essersi volatilizzati e, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì qualcosa di molto simile alla  felicità allargarsi nel petto.


 
*



Laila si svegliò di scatto, come se qualcuno le avesse appena gettato addosso un secchio di acqua gelata: la sua visuale era oscurata dal viso un po’ corrucciato della signora Weasley che bisbigliava concitatamente, cercando di mantenere un tono di voce basso per non svegliare Hermione e Ginny; tuttavia riuscì a scorgere un debole raggio di luce che filtrava dalla finestra, coperta dalle pesanti tende verde smeraldo.
Poi improvvisamente si scosse dal torpore e ricordò: l’Udienza. Era il giorno dell’Udienza disciplinare di Harry.
Che ore erano? Era già finita? Possibile che avesse dormito così tanto?
Tutto ciò che riuscì a balbettare fu: “S-signora Weasley… L’U-udienza… Harry..?”.
Lo sguardo della signora Weasley fu molto simile a quello che la sua fantasia aveva attribuito a zia Petunia, quando l’amico le aveva raccontato di cosa era successo quando era tornato dai Dursley, la sera in cui Dudley era stato Dissennato.
Era uno sguardo decisamente timoroso e arrendevole coperto da una premura innaturale che si adotta con una persona che sta facendo qualcosa di talmente folle e sconclusionato, da non poter reagire altrimenti.
Laila cercò di ricomporsi come meglio potè, si schiarì la voce e cercò di dominare la nota di preoccupazione che le permeava la voce: “Signora Weasley, è successo qualcosa? Che ore sono?”.
Molly Weasley era sempre stata una persona un po’ ansiosa in situazioni come quella, per cui dovette richiamare a sé tutto il suo autocontrollo per comunicare alla ragazza ciò che doveva: “Laila.. Cara.. Silente è giù in cucina e vuole vederti urgentemente!” rantolò tutto d’un fiato.
Laila sentì il cuore che le usciva dal petto, faceva una maratona per tutta la casa per poi ritornare al suo posto; senza dire nulla e ancora avvolta nella camicia da notte, scese freneticamente le scale cercando di fare meno rumore possibile e si fiondò in cucina.
Ad accoglierla ci furono mormorii indistinti e i volti tesi e pallidi di Tonks, il professor Lupin e Sirius: solo in un secondo momento notò Silente, adagiato mollemente su una sedia vicino al tavolo, che sorseggiava un tè fumante con tutta la calma del caso.
“Professor Silente, signore.. Voleva vedermi? E’ successo qualcosa a Harry?”.
Laila boccheggiava e si sentiva quasi il fiatone, ma non potè far a meno di arrossire quando lo sguardo celeste di Silente passò da lei alla sua camicia da notte color cipria.
“Mi dispiace di averti fatto svegliare così all’improvviso, tuttavia temo di doverti portare con me al Ministero della Magia: sarai un testimone cruciale all’udienza di Harry, la quale, per inciso, è stata inaspettatamente anticipata all’insaputa di Arthur e di Harry stesso.”
A quelle parole, Laila sentì il muscolo cardiaco fare su e giù dall’esofago allo stomaco, per poi rimbalzare dolorosamente sulle pareti della gabbia toracica.
Non aveva mai assistito ad un’udienza né tantomeno ci aveva testimoniato: non aveva idea di cosa avrebbe detto.. E se avesse solo peggiorato la situazione? E soprattutto, perché le veniva comunicato solo ora?
“Professore, tra quante ore è l’Udienza?”
“Tra esattamente dieci minuti, quindi ti consiglierei di cambiarti in fretta.”

Una manciata di minuti dopo, Laila scese le scale con dei vestiti più eleganti e femminili di quanto ne indossasse di solito e con i capelli tirati indietro dalla signora Weasley (“Oh per Merlino, ma come si fa a tenerli in ordine?”), scoccò un bacio veloce sulla guancia di suo padre che le rivolse uno sguardo rassicurante, e sparì con Silente nel camino di Grimmauld Place, avvolta da fiamme verdi.
 
*



Viaggiare con la Metropolvere era decisamente più gradevole della Materializzazione congiunta: meglio avere un po’ di cenere sui vestiti che continui conati.
Silente e Laila uscirono da uno dei tanti camini dorati che affacciavano sul lunghissimo, magnifico salone con il pavimento in legno scuro e il soffitto blu notte pieno di simboli dorati che mutavano dolcemente come un cielo trapunto di stelle.
Ogni pochi secondi un mago o una strega affioravano da uno dei camini sulla sinistra con un morbido fruscio, ma Laila non li notò poiché troppo intenta ad ammirare la fontana dorata al centro dell’ingresso: un mago dall’aria altera, una bella strega, un centauro, un folletto e un elfo domestico da cui zampillavano scintillanti getti d’acqua che si riversavano nel fondo della vasca.
“Mi dispiace rovinare la tua prima visita al Ministero della Magia, tuttavia temo che dovremo affrettarci, siamo in leggero ritardo.” spiegò Silente mentre percorreva a lunghi passi l’enorme sala fin quando raggiunsero un ascensore dorato.
Laila si ritrovò a pensare che Silente era incredibilmente arzillo e veloce per la sua età, lei aveva quasi il fiatone a stargli dietro; si infilarono in uno dei numerosi ascensori, quasi tutti ricolmi di maghi e streghe che dovevano raggiungere la propria postazione di lavoro.
Ognuno sembrava avere una gran fretta: chi portava scatoloni che emettevano rumori inquietanti, chi si sistemava impaziente la veste da mago.
Silente tuttavia scelse un ascensore semivuoto sulla destra: c’era solo un mago anziano, dall’aria timorosa e i soffici capelli bianchi, che si rivolse Silente: “Oh Albus, hai saputo, l’Udienza… E’ stata spostata al vecchio tribunale, Aula Dieci…” disse ansante.
Laila lo riconobbe come Perkins, il collega del signor Weasley che aveva incontrato alla Coppa di Quidditch un’estate prima; Silente gli rispose cortesemente: “Ti ringrazio Ignatius, io e la signorina Black ci stiamo dirigendo proprio lì. Adesso, se vuoi scusarci…”
Mentre il vecchio mago li salutava cerimoniosamente, Laila seguì Silente che si avviava verso una rampa di scale: quasi come se le avesse letto nel pensiero, il Preside spiegò che l’ascensore non arrivava così in basso e, mentre Laila quasi correva sui gradini per stare al suo passo, si chiese dove aveva già sentito parlare di quel posto.
Poi l’illuminazione: “Prof… Professor Silente” iniziò lei con il respiro affannoso “Non stiamo andando in quel tribunale… Voglio dire, quello destinato ai processi criminali per Azkaban. Harry non sarà giudicato dal Wizengamot spero…”.
Una vaga nota di panico le riempiva la voce. Silente non si voltò ed anzi, accellerò il passo.
Qualche mese prima, Harry era stato catapultato nel Pensatoio e le aveva descritto il Processo di Igor Karkaroff, con la successiva cattura di Barty Crouch jr.: non se lo era fatto dire due volte che si era fiondata in biblioteca alla ricerca di vecchi giornali ed archivi che parlavano del caso, e le pareva di aver letto proprio che il loro processo fu tenuto nel livello più basso del Ministero, in un’aula a prova di fuga anche del mago oscuro più capace.
Nel preciso momento in cui stava cercando di calmarsi (“Impossibile che tengano un’udienza per magia minorile in quel posto…”) Silente, a mezza voce, confermò i suoi dubbi: “Temo proprio di sì, Laila.”
Laila deglutì, cercando di fare appello a tutto il sangue freddo di cui disponeva, e notò che si trovavano praticamente in una specie di sotterraneo non diverso da quello di Piton ad Hogwarts, con torce appese alle pareti di pietra viva.
“Professor Silente.. Cosa…? Cosa dovrò dire?” chiese lei con timore, si trovava del tutto impreparata.
“Nient’altro che la verità. Suppongo sarà abbastanza per scagionare il tuo giovane amico.”
Per la prima volta Laila desiderò con tutta se stessa che Silente non fosse così enigmatico e, con il cuore che le premeva forte contro la tempia, lo seguì oltre la porta di legno massiccio con la serratura di ferro.


 
*



“Testimoni per la Difesa: Albus Percival Wulfric Brian Silente e Laila Moira Black.” disse Silente con voce pacata, con Laila alle sue spalle che si guardava intorno.
Quel posto metteva quasi i brividi, si ritrovò a pensare.
 La grande stanza, con pareti di pietra scura, era illuminata fiocamente da torce: al centro di essa, c’era una sedia con braccioli coperti di catene su cui era seduto Harry, che alle parole di Silente si era voltato rapidamente verso di loro con un’espressione di enorme sorpresa.
Di fronte a lui, dietro ad un leggio, stava il Ministro della Magia, Cornelius Caramell con un’aria allibita quanto di contrita disapprovazione sul volto.
In alto invece, c’erano una cinquantina di maghi e streghe disposti su delle panche, avvolti in una veste color prugna, che borbottavano fittamente e non distoglievano lo sguardo dai due nuovi arrivati.
“E cosa c’entrerebbe in questa vicenda la signorina Black, di preciso?”chiese Caramell con tono accigliato.
Caramell guardava decisamente infastidito in direzione di Silente, quasi come se Laila non fosse lì in quel momento: Silente di tutta risposta fece un cenno del capo verso Laila, come per incoraggiarla a prendere parola.
“Io…” cominciò lei con la voce simile ad un soffio, tremula e un po’ impaurita; per qualche momento che le parve un’eternità, scrutò i volti dei giudici che, dall’alto, la fissavano chi con’aria arcigna, chi con sincera curiosità.
Non è questo il momento di farsi intimorire, devo farlo per Harry.
Dopo un attimo di silenzio, esordì con una maggiore risolutezza: “Io ero lì la notte dell’aggressione, Ministro.”
“Ohohoh! Ancora con queste fandonie, Silente? Non è avvenuta nessuna aggressione, né tantomeno da parte di due Dissenatori di Azkaban, questo mi sembra chiaro.” Rispose sbrigativo e sarcastico Caramell che stava lentanemente perdendo il contegno che lo distingueva.
“Dal momento in cui è arrivata fin qui, credo che dovremmo almeno ascoltare la sua versione dei fatti. Non credi, Cornelius?”.
A parlare fu una strega in carne e col monocolo, seduta poco più su di Caramell; quest’ultimo borbottò qualcosa stizzito mentre Laila si sistemava sulla soffice poltrona di chintz che Silente aveva fatto apparire poco prima.
“Molto bene” disse Caramell seccato. “Qual è la sua versione?”
Laila deglutì e si schiarì la gola per camuffare quel fastidioso tremolio alla voce.
“Quella sera, intorno alle nove, Harry ed io camminavamo per il vicolo che unisce Magnolia Crescent a Wisteria Walk, poco più avanti c’era il cugino Babbano di Harry, Dudley Dursley.”
Laila si bloccò. Non sapeva come descrivere la sensazione di panico  che provoca la presenza dei Dissennatori, il respiro mozzato, le gambe che tremano, la vista appannata.
Il suo sguardo incontrò quello smeraldino di Harry, che, più pallido ed esile che mai, era attraversato da preoccupanti pensieri.
Da una parte era grato a Silente per aver portato lì Laila: era l’unica a sapere cosa era effettivamente successo quella notte a parte Dudley e la signora Figg… Ma se ci fosse andata per mezzo anche lei? Se non le avessero creduto e sarebbe finita per essere espulsa insieme a lui?
A distoglierlo, fu proprio la ragazza che aveva ripreso la parola, questa volta con maggiore fermezza.
“Poi… Il cielo è diventato nero e cupo. Le stelle erano sparite. Non si udiva un suono, la vista era offuscata… Nel petto sentivo soltanto una gelida, profonda infelicità. Due Dissennatori vennero nella nostra direzione e hanno attaccato me e Dudley… Credo di aver perso i sensi ad un certo punto, ma ricordo chiaramente il cervo di Harry che li spazzava via…”
Madama Bones la interruppe, il monocolo che era scomparso nelle folte sopracciglia inarcate: “Il cervo... Quindi è dunque vero che Potter è in grado di produrre un Patronus corporeo.”
“Vero o no, mi sembra palese che la versione della signorina Black non sia altro che pensata ad hoc da per aiutare Potter, questo è inaccettabile.”

Prima di rendersene conto, Laila scattò in piedi dalla sedia come se fosse stata punta da uno spillo ed esclamò a pieni polmoni: “Non è così.. Io c’ero quella sera, ma senza l’intervento di Harry probabilmente non sarei qui per raccontarlo! Ha salvato la vita mia e di suo cugino, non potete assolutamente punirlo per questo!”
Le sue parole concitate furono seguite da una serie di fitti borbottii da parte del Wizengamot, le pupille di Madama Bones si dilatarono e Laila faticò nel reggere il suo sguardo penetrante.
“Beh, senz’altro una testimonianza convincente, Silente…  Tuttavia non si può non tener conto che Potter ha violato lo Statuto di Segretezza, non si può riservargli un trattamento speciale anche questa volta.”
Gli occhi di Caramell, oramai ridotti a fessure, scattarono verso Harry: si stava chiaramente riferendo all’episodio di zia Marge, per il quale aveva bonariamente chiuso un occhio.
Ma ora le cose erano cambiate: non c’era più traccia di benevolenza sul volto di Caramell, il quale era fermamente convinto che Harry, Silente e Laila stessero raccontando un mare di frottole a cui non aveva nessunissima intenzione di credere.
“Sono piuttosto certa che lo Statuto Internazionale di Segretezza ammette violazioni nel caso in cui c’è in gioco la propria vita, signor Ministro!”.
Laila era ancora in piedi, sentiva l’ira montare velocemente e sapeva benissimo che era la sua parola, della figlia di colui che era riconosciuto dalla comunità magica come un pluriomicida ricercato in tutto il paese, contro quella del Ministro della Magia attualmente in carica.
Improvvisamente si sentì estremamente piccola e spaesata dinanzi ai brusii del Wizengamot, il volto cupo di Percy e lo sguardo inquisitorio di Caramell.
Ben presto notò che Silente era dietro di lei ritto in tutta la sua altezza e le aveva poggiato una mano che in quel momento le apparve calda e autorevole, sulla spalla.
Prima che prendesse la parola una strega piccola e tozza che ricordava vagamente un rospo pallido e molliccio, ad attraversare la mente di Laila, come quella di Harry, ci fu un pensiero piuttosto rassicurante: non erano soli in quell’Aula, ad affrontare l’Udienza; con loro c’era Albus Silente.


Note dell’Autrice:
Ohibò è passata una vita dall’ultima volta che ho aggiornato! Chiedo venia, ma tra impegni universitari, problemini personali e un’irrimediabile blocco dello “scrittore” (non credo che questo appellativo si confaccia alla mia persona :’)), non sono riuscita a pubblicare né tanto meno a loggare su EFP così da poter recensire le mie amatissime storie (@Mallve @Mietze parlo proprio con voi!)
Beh, che dire, capitoletto più corto degl’altri poiché scritto a sprazzi in più mesi. Non mi convince moltissimo, sono scene che ho trovato difficili da scrivere soprattutto quella dell’Udienza, tuttavia la reputavo necessaria sia per far “conoscere” meglio Laila, sia perché proprio narrativamente è un punto cruciale del quinto libro e non potevo ometterla.
Sì, prevedo già le domande di qualcuno che potrà dire: “E la signora Figg??????”.
Beh, nel libro è divertentissima la scena di lei che testimonia con le pantofoline di feltro, lo devo ammettere, però dato che ho deciso di inserire un nuovo personaggio ho reputato opportuno cambiare la storia originale per adattarla alle mie esigenze… Spero di non peccare di blasfemia :’)
Non so se qualcuno tra voi è ancora interessato/segue ancora questa storia, spero comunque di ricevere opinioni/pareri/critiche.. Qualsiasi cosa insomma, battete un colpo se ci siete!! O anche un telegramma, un piccione viaggiatore (o meglio, un gufo) possono andare.
Vi bacio e spero di vedervi nella sezione commenti, au revoir!!


Vostra Laila.
  
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