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Autore: Federica20000824    01/08/2018    1 recensioni
Secondo classificato al premio nazionale di scrittura "Che Storia!"
Germania, anni '90 dell'Ottocento. Fritz Haber e Clara Immerwahr studiano chimica. Sono giovani, hanno grandi ideali, grandi quasi quanto le loro ambizioni. Ma mentre la loro Patria si avvia alla Grande Guerra, le loro vite si trovano a doversi misurare con un conflitto molto peggiore di quello bellico, irrisolvibile, nel quale nessuno detiene la Verità, tantomeno la Giustizia.
" È notevole la capacità di sintetizzare in poche pagine alcune rilevanti problematiche del Novecento, dal rapporto fra scienza e potere alla responsabilità dell'intellettuale nei confronti della società, dall'uso indiscriminato delle scoperte scientifiche non a scopo salvifico ma come armi di distruzione di massa al tema delle donne scienziato, che nel primo Novecento cominciano con fatica a conquistare posizioni nel mondo della ricerca e ad assumere il giusto ruolo che loro compete. Le "anime di gas" - ed è questo uno dei significati principali che il racconto vuole tramandare - non appartengono soltanto alla storia più drammatica dei due terribili conflitti mondiali che hanno insanguinato il Novecento, ma sono parte della nostra storia attuale, della nostra cronaca quotidiana, in cui spesso il sogno di Prometei impazziti scavalca irragionevolmente i confini dell'ovvio e del reale".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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-Taci, ebreo.

L’incubo mi sveglia, mi tormenta. Sono solo scherzi della mente, connessioni errate fra ricordi remoti, forse infantili.

Nessuno può permettersi di sminuirmi così. La mia fama come chimico è affermata, sono tra i primi del Reich. Sono tedesco. Appartengo alla patria degli eroi nordici e di Ossian, di Goethe e dei moderni guerrieri del Reich.

Mi sono fatto battezzare cristiano sette anni fa, ma il mio sangue resta ebreo.

Mi alzo per lavarmi. Mosè e Isaia sono solo ombre dal passato, le sciacquo via dal mio volto con l’acqua fredda del rubinetto. Anche Clara era ebrea … Mi sciacquo ancora.

Mi preparo ed esco di casa, sono professore all’università di Karlsruhe.

L’insegnamento che impartisco alle future menti tedesche mi riempie il petto d’orgoglio. Come ascoltano ogni parola, come osservano ogni gesto, come ricopiano ogni scritta sulla lavagna! Ho davanti a me il futuro di questa nazione, una gioventù forte e intelligente che glorificherà la terra dei padri.

Continuo anche i miei studi di elettrochimica e termodinamica, le mie ricerche mi assorbono. Dopo le lezioni lavoro fino a sera, senza sosta. È tardi, i miei impegni mi hanno spossato, ma un senso di soddisfazione e compiutezza mi pervade, anche oggi la Scienza ha progredito. Devo stare ancora fuori casa stasera, è stata organizzata una cena a cui sono invitati i più importanti scienziati della nazione, l’invito mi è caro e non posso mancare.

Ho un calice di vino in mano, sto facendo la conoscenza di molte persone interessanti, fra chimici ci si intende:

-Professor Haber, molto lieto.

-Professor Abegg, piacere. -ci stringiamo la mano.

-Ho sentito parlare dei vostri studi sui gas, ne sono rimasto molto colpito. È un tema che mi affascina, sarebbe interessante studiarne applicazioni pratiche in vari ambiti … complimenti. -avvicino il calice alle mie labbra.

-I vostri apprezzamenti mi lusingano … -una donna ci cammina vicino, lui le sfiora il braccio per girarla, lei si volta- … Professor Haber, ho il piacere di presentarvi Clara Immerwahr, ricercatrice e mia collega, la prima a conseguire il dottorato, in Germania.

Ne rimango sconvolto.

Siamo soli io e lei.

-Sono una chimica ora.

Una donna, una chimica … L’unica cosa che soffoca il sentimento quasi di disgusto è una sensazione intensa e viscerale. Mi attanaglia lo stomaco, mi fa suo, mi fa tremare le mani e lacrimare gli occhi. Rivederla è stato scorgere una stella nuova cadere dal cielo, udire un canto dalle profondità della terra. Così doveva sentirsi Werther al rivedere Lotte.

-Vi amo. -le stringo forte una mano, passo l’altra ad accarezzarle la guancia, la porto dietro alla nuca per avvicinarla al mio respiro. Non capisco perché non riesca a domarmi, sono fuori controllo. Sento il suo fiato rotto e lo spasimo del suo petto.

-Mi volete sposare ora?

-Sì.

  
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