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Autore: WhiteLight Girl    01/08/2018    2 recensioni
Adrien aspetta Marinette per pranzare, ma quando lei non si presenta in orario al loro appuntamento alla pasticceria ci mette un po' a rendersi conto che Ladybug è in televisione. Un nuovo nemico è comparso a Parigi, ma quando Chat Noir raggiunge il posto è solo con un'immensa distesa di ragnatele. Prima di riuscire a trovare Ladybug e gli altri eroi, il ragazzo viene colpito alla nuca e perde i sensi. Si risveglia in ospedale, dove gli viene detto che Marinette è rimasta uccisa nel fuoco incrociato, ma lui si rifiuta di crederci.
***
La ripresa aerea non le rendeva giustizia, ma c’era ben poco da ammirare quando la sua comparsa significava guai seri in città e la presenza di Rena Rouge al suo fianco non faceva altro che avvalorare la tesi.
«A pensarci, forse dovrei telefonarle.» mormorò Adrien. Ad una prima occhiata, Plagg sembrava stupito dal suo repentino cambio di idea, ma Sabine si limitò a fargli l’occhiolino.
«Anzi, forse dovrei andarle incontro, assicurarmi che non si perda.»
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO LA CAROVANA CHIAMA

Qualcuno afferrò Ladybug alle spalle e quando lei si voltò trovò Chat Noir a fissarla.
«Andiamo.» le disse il ragazzo afferrandole la mano.
Lei lasciò che la trascinasse via, Rena Rouge invece rimase ferma dov’era, con le braccia abbandonate contro i fianchi. Il suono del suo flauto ancora riecheggiava tutto attorno a loro, ma l’ultima cosa che Ladybug aveva visto di lei era il ghigno sadico che le aveva illuminato il viso all’arrivo di Chat Noir.
Qualcuno, da qualche parte, stava borbottando qualcosa, le sue parole si mescolavano le une alle altre diventando incomprensibili; seguivano un ritmo che le faceva apparire come una litania e Ladybug rabbrividì nel sentirle. Chat Noir correva ancora e la trascinava con sé, quindi non poteva permettere che la distraessero, ma le voci si fecero sempre più vicine, era impossibile definire da dove provenissero, quasi sembravano grida quando Chat Noir si fermò all’improvviso e si voltò a guardarla, gli occhi scuri e le labbra contratte.
«Tranquilla, mia signora, nessuno ti porterà via.» le disse.
Le lasciò la mano e sollevò la propria, Ladybug ebbe un sussulto che le fece dolere il petto, il cuore batté forte contro la cassa toracica.
«Cataclisma!» esclamò Chat Noir.
Ladybug rimase immobile a guardare, lui premette il palmo avvolto dall’oscurità scoppiettante sulla parete accanto a loro, quella iniziò a sfaldarsi ed a crollare a pezzi liberando un passaggio verso l’esterno. Da dov’era, Ladybug riusciva a vedere il blocco organizzato dai poliziotti, le luci intermittenti delle volanti e l’agente Roger che le faceva cenno di raggiungerlo.
Chat Noir la spinse verso l’esterno, costringendola a precederlo, ma la sua presa sul suo braccio si allentò all’improvviso e lui rimbalzò indietro; Carapace lo spinse a terra e non gli permise di rialzarsi. «Non andare! È una trappola!» le disse il ragazzo.
Sotto gli occhi di Ladybug, ciò che avevano attorno mutò; il passaggio in cui si stava per infilare per uscire era diventato una superfice rilucente ed ondeggiante oltre la quale poteva vedere un’enorme corridoio decorato con colonne e cristalli, la pelle di Chat Noir si sciolse per rivelare un volto sconosciuto, mentre del nero della sua tuta non rimasero che intarsi e decori di un’armatura leggera indossata da un estraneo.
«Volevano spingerti ad andare con loro con un tranello.» disse Carapace.
Ladybug deglutì, si allontanò dal varco ed inspirò forte. «Dobbiamo farli smettere.» disse.
Lo sconosciuto era rimasto a terra, chino a faccia in giù e con le spalle tremanti; Ladybug non riusciva a vedere il suo volto, ma presto realizzò che l’uomo stava ridendo di loro.
«È la carovana,» le spiegò Carapace. «Rena Rouge, Chat Noir e Queen Bee stanno tenendo impegnati gli altri.»
Carapace le indicò uno dei corridoi, forse quello da cui era arrivato, e Ladybug lo imbocco e corse senza neanche controllare che lui la stesse seguendo. Sbucò in un ampio antro in penombra e si fermò immediatamente, la donna ragno la aspettava lì e sorrideva, di Carapace non vi era più traccia. Ladybug fece roteare lo yo-yo un paio di volte, poi lo lanciò contro la donna e la prese per una delle zampe pelose. La trascinò verso di sé con uno strattone, bramosa di colpirla per farle capire che non avrebbe mai ottenuto nulla da loro, ma nel momento in cui tirò indietro il piede per tirarle un calcio anche lei cambiò forma e all’improvviso al suo posto c’era Rena Rouge. Ladybug scosse il capo e portò una mano alla bocca.
«Mi dispiace.» disse «Mi dispiace tanto.»
Qualcuno, attorno a lei, rise e la voce della donna ragno risuonò nella sua testa rimbombando. «Puoi fermarlo quando vuoi.» le disse.
Ladybug scosse il capo, trattenne le lacrime e strinse i pugni mentre Rena Rouge si alzava. La vide piegarsi in avanti, guardarla come se non la conoscesse e stringere i denti.
«Rena Rouge...» disse, ma l’amica la spinse via.
«Smettila!» disse «Lasciaci andare!»
Con un rantolo, Ladybug si rese conto che, come lei aveva visto Chat Noir invece che lo sconosciuto, probabilmente anche Rena Rouge stava vedendo qualcuno che non era lei e non aveva idea di come farla rinsavire.
«Sono io, sono Ladybug!» le disse, sollevando le mani in segno di resa.
Rena Rouge, però, impugnò il flauto con entrambe le mani e lo sollevò come se volesse tirarglielo in testa. Spiazzata, Ladybug esitò un istante di troppo e quasi incrociò gli occhi nel vedere l’oggetto calare verso di lei. Serrò le palpebre, ma il colpo non arrivò mai; Rena Rouge gemette e quando Ladybug ebbe il coraggio di guardarla ancora la vide a terra.
Era di nuovo nel punto da cui era partita, Chat Noir aveva spinto Queen Bee in un angolo, Carapace si guardava attorno atterrito, ma non sembrava che fosse a causa della dozzina di persone disposte in circolo tutte attorno a loro. Ladybug fece scorrere frettolosamente lo sguardo sui loro volti pallidi, sui vestiti sfolgoranti e colorati che risaltavano contro il biancore delle ragnatele; ricordava ciò che il finto Carapace le aveva detto sulla carovana ed il modo in cui la donna ragno ne aveva parlato, ma non sapeva dire se si fossero presentati perché lei e i suoi amici stavano facendo più resistenza del previsto oppure perché era semplicemente ciò che facevano sempre.
Sfinita, si rassegnò e dover trovare un modo per farla finita in fretta, allora strinse tra le dita lo yo-yo e lo lanciò in aria, richiamando il suo Lucky Charm. L’oggetto che le cadde tra le mani era un piccolo disco scarlatto, leggermente bombato su entrambe le facce e trasparente come una lente di ingrandimento di vetro rosso; al suo interno una serie di puntini simili a stelle orbitavano e scintillavano gli uni accanto agli altri. Confusa, Ladybug si guardò attorno per capire come usarlo.
La vista di Chat Noir che tentava di graffiare Queen Bee le provocò una morsa allo stomaco tanto forte da darle la nausea, Rena Rouge era rimasta nel punto in cui era stata spinta via, una delle donne della carovana aveva lasciato il suo posto nel cerchio e le sussurrava all’orecchio qualcosa che pareva avere il potere di calmarla. Carapace era ancora fermo e non sembrava accorgersi di nulla di ciò che stava accadendo attorno a loro.
Forse, pensò Ladybug, avrebbe potuto tirare il disco in testa alla donna ragno; avrebbe potuto esserci una minima possibilità che percepire il dolore le facesse sciogliere l’incantesimo in cui erano intrappolati lei e i suoi amici. Come se l’avesse sentita, la donna le arrivò alle spalle e Ladybug sollevò il disco pronta a colpirla, ma lei fu svelta e le afferrò il polso. Il tocco di quella mano gelida e la vista degli artigli scuri così vicini al proprio volto fece sussultare Ladybug.
«E se fossi qualcun altro?» le domandò.
Davanti agli occhi di Ladybug, la donna prese le sembianze di Chloe, poi di Nino, di Alya e di Adrien. Senza le loro maschere i suoi amici le sembrarono molto più vulnerabili, il volto di Adrien rimase chiaro più degli altri, come se la donna ragno sapesse che per lui avrebbe fatto qualunque cosa. Dopo alcuni istanti svanì anche lui.
«Qualunque colpo, anche il più mortale, potrebbe essere indirizzato ad ognuno di loro.» disse la donna ragno.
Ladybug sentì Nino urlare dal dolore, Rena Rouge l’aveva colpito in testa con il suo stesso scudo ed ora lui era pronto ad affrontarla.
«Si uccideranno a vicenda.» le fece notare la donna.
Ladybug scosse il capo. «Siamo più forti di quello che credi, possiamo difenderci.» disse, ma ormai il terrore l’aveva travolta, la sensazione di essere impotente la stava divorando impedendole di trovare spazio per qualunque altra cosa.
La donna ragno sorrise. «Probabilmente sì, ma sai chi non sarà in grado di difendersi?» le domandò. Si tese verso di lei e Ladybug dovette serrare le palpebre per sforzarsi di non indietreggiare. Il fiato della nemica, quando parlò, le sfiorò l’orecchio e il collo facendola rabbrividire.
   
 
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