Capitolo 13
Killian abbracciò stretta Emma per permetterle di
dormire, ma subito notò qualcosa che non andava. Non era pensabile che si fosse
già addormentata e di fatto, la donna si tolse dal suo abbraccio e cominciò a
guardarsi intorno.
“No, non di nuovo!” la sentì affermare.
La chiamò e le passò una mano davanti agli
occhi e dalla non reazione di lei, capì immediatamente. Era nuovamente
intrappolata in una visione.
Emma
si trovava sul ponte della nave, nello stesso punto in cui sedeva con Killian, ma dell’uomo nemmeno l’ombra. Provò a chiamarlo,
ma non vi fu risposta. Si sentì sollevata del fatto che non fosse magicamente
di nuovo con lei, ma il suo sollievo durò un solo istante, quando si accorse
del fumo che si sprigionava verso l’alto. Si domandò da dove venisse e da dove
proveniva quello strano bagliore rosso che illuminava tutto l’ambiente
circostante e quel caldo che improvvisamente la faceva soffocare.
Si
affacciò dal parapetto della nave e rimase scioccata da quello che vide. Il
mare, le belle acque cristalline erano scomparse, lasciando il posto a un mare
di lava. Tutto l’oceano che circondava Storybrooke, in quel momento non era altro che un’immensa
distesa di lava che bruciava tutto ciò
che entrava in suo contatto, compresa la Jolly Roger. Quando vide una fiamma
immensa alzarsi in aria proprio accanto a lei, si scostò velocemente per
evitare di rimanere scottata, ma lo
scatto veloce, le fece perdere la presa sulla giacca nera di Killian, semplicemente appoggiata sulle spalle.
Killian provò più volte a chiamare Emma,
inutilmente e ne seguì gli spostamenti,
parlandole e dicendole che lui era lì accanto a lei. Si sporse anch’egli dal parapetto, cercando
di capire cosa avesse attirato l’attenzione della sua amata, ma vide solamente
le acque del mare, niente che potesse spiegare l’espressione di terrore della
salvatrice. Qualcosa di inspiegabile però accadde immediatamente dopo, quando
con uno scatto, Emma si allontanò dal parabrezza, facendo cadere la sua giacca
di pelle in mare.
Sussultò a quello che vide. La sua bella giacca
di pelle, appena entrò in contatto con l’acqua, prese fuoco e si incendiò,
bruciandola completamente in pochi istanti. Era una cosa a cui non poteva
crede. Vedeva i pesci nuotare al di sotto e non poteva nemmeno ipotizzare
qualche sorta di teoria stramba per cui l’acqua avesse la capacità di
incendiare qualcosa, soprattutto con esseri viventi che continuavano ad
abitarla senza nessun problema.
Qualsiasi cosa fosse, stava avvenendo nella visione di Emma e si stava realizzando,
anche se in minima parte, anche davanti agli occhi di un essere senza poteri.
Vide la donna cercare di scappare sempre più a
prua, fino a raggiungere l’estremità della nave. Killian
non seppe dire se era per la presenza di qualche mostro che la minacciava o
meno, ma poteva vedere, come la sua amata aveva preso a sudare e di come cercasse un modo per scappare.
Provò ancora a chiamarla, ma presto un'altra
cosa senza spiegazione accadde. La sua nave, la sua amata jolly Roger, sua
compagna di mille avventure, prese fuoco dal nulla. Killian
affiancò Emma in quanto le loro possibilità di scampo erano praticamente nulle.
Killian fu tentato di buttarsi in mare, ma il fatto
che la sua giacca avesse preso fuoco a contatto con le acque, lo fermò. Per lui
era semplice acqua salata, ma era evidente che nella visione della donna fosse qualcos’altro,
qualcosa che avrebbe potuto ucciderla, anche se era solo una visione, perché
anche se fisicamente era lì, con la mente era altrove, ma con la morte della
mente, anche il corpo cessava di vivere e di certo non voleva essere lui la
causa della dipartita di sua moglie. Cercò anch’egli un modo per scappare e lo
trovò quando, facendo un passo indietro, andò a urtare un barile. Era una
riserva d’acqua e avrebbe potuto aiutare lui ed Emma ad attraversare il fuoco,
senza rimanere bruciati vivi.
Si immerse nel barile, bagnandosi dalla testa
ai piedi e con l’acqua che non era uscita dai bordi, la versò tutta addosso
alla salvatrice, bagnandola dalla testa ai piedi.
Buttò il barile nel fuoco e afferrando Emma,
cercò di trascinarla via.
Emma
sapeva di essere in trappola. Con la lava sotto i suoi piedi e la nave che
stava bruciando, sapeva di avere solo pochi istanti di vita, in quanto non vi
era alcuna possibilità di fuga. Vedeva il molo dal lato opposto rispetto a dove
si trovava lei, ma non sapeva come raggiungerlo. La sua magia non funzionava.
In quel luogo i poteri funzionavano in modo diverso e ancora non aveva bene
inteso come utilizzarli. Infatti, solo poche volte era riuscita a ricorrere ai
suoi poteri e non sempre nel modo corretto. Aveva usato il teletrasporto una
volta, ma si era mossa solo di pochi metri. Si sforzò per concentrarsi su di un
posto dove voleva materializzarsi, poco le importava se ci sarebbe arrivata o
meno. Bastava muoversi di una ventina di metri o forse poco più per giungere in
salvo…o almeno in salvo dal fuoco.
Chiuse
gli occhi e si concentrò un istante prima di sentirsi cadere addosso dell’acqua
che la bagnò dalla testa ai piedi. Spalancò gli occhi e non ebbe nemmeno il
tempo di cercare una spiegazione, che si sentì afferrare saldamente da due forti braccia, che sembravano non voler
mollare la presa.
Non
riusciva a vedere il suo aggressore in faccia, ma dalle mani artigliate e
mostruose e dai rantoli che mandava nel suo respirare, non era difficile capire
che non era un amico.
Subito
provò a dimenarsi con forza. Non sapeva cosa fosse meglio, morire per mano di
quell’essere o morire bruciata viva. Forse la prima scelta sarebbe potuta
essere stata più rapita, se quel mostro avesse avuto pietà di lei e l’avesse
uccisa rapidamente, ma nel caso si volesse divertire nel vedere la sua
sofferenza, allora il fuoco sarebbe stato pìù veloce.
Nonostante
quei pensieri, non potè scegliere di che morte
morire, il mostro la sollevò da terra e la portò via. Chiuse gli occhi
spaventata, poteva sentire il calore delle fiamme sfiorarle la pelle mentre
quell’essere la trascinava via, poi ad un tratto il calore ustionante
scomparve. Il caldo era ancora presente e anche parecchio, ma non così tanto da
farle venire la voglia di urlare. Riaprì gli occhi e comprese di trovarsi sul
molo. Era ancora prigioniera di quell’essere e sebbene l’avesse appena portata
in salvo, non volle fidarsi e continuò a dimenarsi con forza. Sentì la presa cedere e lei, approfittando del momento, si
girò e diede un calcio nelle parti basse di quel demone, che gemette di dolore.
Questo però scatenò anche l’ira di quell’essere, che con rabbia, si avventò
sulla salvatrice, buttandola a terra e con forza la tenne giù. Ringhiava
rabbiosamente e per vendicarsi del torto subito, le morse brutalmente il braccio con cui la donna
cercava disperatamente di liberarsi. Emma strinse i denti dal dolore,
attendendo il momento in cui le avrebbe fatto di peggio, desiderando che quell’essere la lasciasse morire nel fuoco. Voltò
il capo di lato non volendo più guardare in volto il mostro che l’avrebbe
uccisa, ma quello che videro i suoi occhi, fu peggio.
Era
di nuovo lì davanti a lei, questa volta ancora più mal ridotta delle altre
volte e la osservava. Il suo volto era inespressivo. Non vi era odio nel suo
sguardo questa volta, ma nemmeno una emozione era visibile nei suoi occhi, che
continuavano ad essere azzurri come quelli di Killian,
l’unica cosa di umano che le era rimasto. Era come se quell’ambiente avesse
completamente annullato la bambina che era.
Allungò
un braccio verso la sua direzione, nonostante il suo aspetto avrebbe voluto
accarezzarla e dirle per l’ultima volta che l’amava, ma la sua visuale cominciò
a scurirsi e i suoi sensi ad affievolirsi, finchè il
buio si impossessò di lei.
Killian cercò di ignorare il dolore alle parti bassi,
dove Emma, non riconoscendolo, l’aveva colpito. Il dolore dell’impatto fu
tanto, da non riuscire ad aiutare la donna, quando vide che c’era qualcosa che
non andava. Vedeva che continuava a dimenarsi, finchè
non vide sul suo volto, un’espressione che le aveva visto più volte sul volto.
Un urlo trattenuto si poteva benissimo leggere nei suoi lineamenti.
Fu allora che, avvicinandosi, vide del sangue
uscire dal suo braccio, nonostante la giacca rossa, era ben visibile,
soprattutto sul pavimento del molo.
“Emma!” urlò spaventato per l’ennesima ferita
comparsa dal nulla.
La raggiunse immediatamente e cercò di
svegliarla, ma i suoi tentativi furono inutili e la vide allungare il braccio
verso la sua destra, come se volesse raggiungere qualcosa o qualcuno, dopo di chè la vide perdere i sensi.
Il panico si impossessò di lui, quando vedeva
il sangue continuare a fuori uscire dal braccio. Con l’aiuto del gancio, le strappò la manica
per vedere l’entità della ferita. Dovette ripulire alla meglio il sangue per
capire qualcosa e notare infine un enorme morso sull’intero avambraccio. Un
morso che non riusciva a ricondurre a nessun animale che conosceva. Doveva
essere qualcosa di diverso e Killian era sicuro che
fosse opera di un demone tipo quello che aveva divorato lui, solo di misure decisamente
più piccole.
Vide un’altra cosa che non gli piacque affatto.
Un alone viola intorno a ogni buco provocatogli dal dente.
“No, Emma!” gridò l’uomo, prima di prendere in
braccio il suo corpo inerme.
Regina,Robin e i Charmings erano
ancora nello shop di Gold a discutere, cercando di capire perché l’incantesimo
di scambio dei poteri non aveva funzionato, ma nemmeno l’ex signore oscuro
riusciva a risolvere questo enigma. Se la salvatrice non era in dolce attesa,
solo una cosa poteva voler dire. L’incantesimo non si poteva fare.
La porta del negozio si aprì con forza, tanto
che alcuni oggetti, situati dietro l’uscio caddero a terra, rompendosi. Tremotino non ebbe nemmeno il tempo di insultare il pirata
che l’uomo chiese aiuto.
Non aveva pensato un solo secondo di portare
Emma in ospedale, la magia di Regina sarebbe stata più rapida e indolore,
proprio come era successo le altre volte in cui Emma era stata ferita nei suoi
viaggi agli inferi.
Snow e David circondarono subito Killian, allarmati dal corpo privo di sensi della figlia e
quando il pirata la posò sul letto che
c’era nel retro del negozio, subito furono sulla loro bambina.
Regina li spinse da parte, cercando di far
respirare la donna, dopo di chè provò a curarla.
“Che succede Regina, perché non ci riesci?”
chiese Killian allarmato, quando vide che la magia
della donna non aveva effetto.
“Non lo so!” disse Regina confusa, osservando
il volto contorto dal dolore della salvatrice.
“Cosa è successo?” chiese invece Gold.
“eravamo sulla Jolly roger
quando…quando deve essere stata imprigionata in un'altra visione e…poi non so
spiegarmi come, ma ciò che cadeva in mare, diventava cenere e la mia nave ha
preso fuoco. Sono riuscito a trarre in salvo tutti e due, ma lei era come se
stesse combattendo contro qualcuno anche quando l’ho lasciata andare.
All’inizio pensavo si dimenasse perché sentendo la mia presa, nella sua visione
venivo rappresentato in qualche altra forma che l’ha spaventata, ma anche dopo,
ha continuato a dimenarsi, come se ci fosse davvero qualcuno e poi, è apparso
quel morso!” disse Killian in fretta e furia.
“Le cose si mettono male. Se la tua nave ha
preso fuoco nella sua visione e anche nella realtà, significa che le cose si
stanno realizzando anche per chi non ha poteri. Ci è rimasto poco tempo prima
che tutto sia perduto!” disse Gold preoccupato.
“Non mi interessa di questo ora, perché Emma
non guarisce?” chiese Killian.
“Per lo stesso motivo. Tutto sta diventando
molto più reale, tanto che nemmeno la magia può curare qualcosa inflitto da
qualcuno più forte della magia comune. La ferita della salvatrice è infetta e
se non si trova un modo per curarla, finirà anche lei agli inferi e presto o
tardi anche noi con lei!” disse nuovamente Gold.
“Ci deve essere un modo per curarla. Non
possiamo arrenderci!” disse Snow.
“Mia moglie ha ragione. Ne abbiamo affrontate
di situazioni critiche e ce l’abbiamo fatta!” disse David.
“Mi
dispiace, ma il vostro ottimismo al momento non serve a risolvere la
situazione e vi faccio notare, che qualsiasi cosa affrontata fino ad ora, non è
niente rispetto agli inferi su questa terra!” disse Gold.
“L’oscurità di sei anni fa? Vuoi farmi credere
che non era una situazione disperata?” chiese Robin che fino a quel momento era
stato zitto.
“No, ce la siamo cavati per un pelo anche in
quel contesto, hai ragione, ma…secondo te da dove viene l’oscurità?
Probabilmente quello era solo un anticipo di quello che sta venendo ora!” disse
Gold.
“Questo significa che proprio come allora, la
luce è l’unica cosa che può porre rimedio a tutto questo! Quindi Emma può
essere salvata solo dal potere di un salvatore!” disse Regina preoccupata per
quello che avrebbe potuto significare.
“è molto probabile!” disse Gold “Dopo tutto
solo loro possono evitare la catastrofe e questi sogni e visioni lo
confermano!”
“Ma se queste visioni vogliono metterci
all’erta contro questo nemico, perché cercare di uccidere Emma e Roni?” chiese Snow confusa.
“Non avete ancora capito? Questi sogni e
visioni non sono un avvertimento di ciò che accadrà. Sta già accadendo, ma solo
loro possono vederlo e viverlo al momento e prendendo la palla al balzo, chi ha
da guadagnarci con questo squilibrio, fa l’unica cosa che farebbe chiunque non
vuole vedere i suoi piani andare in fumo!” disse Gold.
“Uccidere chi può fermare tutto!” disse David,
spostando il suo sguardo su Emma che aveva preso ad agitarsi.
“Proprio così! Roni
ed Emma sono in costante pericolo e noi purtroppo dipendiamo da loro!” disse
Gold, poco contento della cosa, volendo aiutare sé stesso con le proprie mani.
“David, sta bruciando!” disse Snow accarezzando la fronte della figlia, che era diventata
pallida come un lenzuolo, mentre le sue guance erano rosse per la temperatura
alta.
“Mamma!”
disse una vocina dietro di loro, che li fece voltare tutti.
Alice e Roni erano
lì, apparse dal nulla grazie ai loro poteri.
Robin si mise davanti a loro, per impedire
soprattutto ad Alice di vedere sua madre.
“Cosa ci fate qui? Dovreste essere a scuola!”
“La mia sorellina e la mia mamma stanno male e
solo Roni può curarla!” disse la bambina spaventata.
“Come fai a sapere…” cominciò Robin, ma Regina
lo interruppe e avvicinandosi alla sua bambina e abbassandosi alla sua altezza,
le prese le mani e le disse “Roni, dovrai fare una
cosa molto difficile tesoro, ma so che puoi farcela!” ci fu un attimo di paura,
per permettere a Regina di capire le emozioni della bambina, poi continuò “Devi
curare Emma con i tuoi poteri!” le spiegò Regina e subito la donna potè leggere sul viso della bambina la paura di sbagliare.
Regina si odiava per la grande responsabilità
che le stava dando, ma odiava ammetterlo, era la loro unica possibilità.
Regina prese per mano Roni
e la condusse verso Emma, che in preda a degli incubi, si dimenava e gemeva.
Killian aveva preso in braccio la figlia, vedendola
visibilmente spaventata e con le mani sulle orecchie come a voler coprire i
gemiti della madre.
La cullava e le sussurrava che tutto sarebbe
andato bene, ma non fermarono le lacrime che cominciarono a scendere sul suo
viso.
“Stanno male papà, dobbiamo aiutarle!” disse la
piccola, aggrappandosi al suo collo.
“La mamma è forte, andrà tutto bene, vedrai!”
le disse dolcemente, non staccando però gli occhi da Emma.
Roni si ritrasse quando le venne mostrata la ferita
della salvatrice, che era molto peggio di come era precedentemente. Sembrava
che l’infezione si stesse espandendo velocemente. Non c’era tempo da perdere.
Regina spiegò alla bambina come doveva fare e Roni provò a seguire le sue istruzioni. Il suo visino si
contorse per la concentrazione e le sue mani ad un certo punto si illuminarono.
Tutti erano in attesa trepidante di vedere che finalmente la magia della
bambina aveva effetto, ma presto capirono che le loro speranze furono vane.
Roni abbasso le mani e cominciò a piangere.
“Mi dispiace, non riesco!” Regina l’abbracciò e
le disse che non faceva niente, ma Roni aveva capito
la situazione e disse “Non è vero. È colpa mia se Emma morirà, non sono capace
di usare i miei poteri!”
Fu in questo istante che Snow
intervenne, facendole comprendere con non era minimamente colpa sua.
Vedendo che la mamma di Emma non era arrabbiata
con lei per il suo fallimento, si calmò un po’.
“Perché non provate voi due a scambiare i
poteri!” disse Gold a Regina, facendola sussultare.
“No, non sappiamo quali effetti possa avere
quell’incantesimo. Non metterò mia figlia in pericolo!” disse la donna.
“Non mi pare che ti sia posta il problema prima.
Con la salvatrice eri disposta a rischiare!” disse Gold.
“Perché è stata Emma stessa a voler provare,
non l’avrei minimamente costretta a fare niente del genere!” disse Regina,
arrabbiandosi per l’accusa.
Gold però sorvolò sul pensiero della donna e disse
cosa avrebbe fatto quell’incantesimo a Roni.
Roni guardò Emma, guardò la sua amica Alice e poi
sua madre “Mamma, voglio provare. Voglio aiutare Emma!”
Tutti erano in attesa della risposta della
donna, ma Regina era ancora titubante e, vedendo questo, Gold scosse la testa.
“è inutile Regina. Se non sei convinta anche
tu, l’incantesimo non avrà effetto!” disse Gold.
Regina guardò tutti i presenti, compresa Emma.
Le si strinse il cuore a vederla in quelle condizioni, ma fu lo sguardo
supplichevole di Alice a convincerla.
“D’accordo, facciamo l’incantesimo!”