Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: QueenInTheNorth    04/08/2018    6 recensioni
Vi chiedete mai cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se dopo l'incoronazione di Jon Snow a Re del Nord nuove forze fossero scese in campo? Se vecchie profezie fossero tornate alla luce e la Canzone si fosse rivelata? Quanto può una decisione diversa cambiare le sorti dei Sette Regni?
La ruota continua a girare, nuovi re si faranno avanti e la terra tremerà ancora per il ruggito dei draghi.
Ma la Lunga Notte è vicina, gli Estranei attendono pazienti, e nell'ora più buia tutte le vostre certezze vacilleranno. Stavolta gli uomini sono soli e l'amore forse non basterà più a salvarli.
Siete pronti a perdere ogni speranza?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 12


Letters and hope                                                                                                      

 


Yara

 

La cella era umida e buia. Yara poteva giurare di aver sentito un ratto squittire. Quando si era risvegliata, con la testa che ancora le doleva per il colpo, si era ritrovata già incatenata in quelle che intuì dovevano essere le segrete del palazzo di Porto Bianco. I suoi occhi avevano impiegato diversi minuti ad ambientarsi, ma alla fine riusciva a scorgere delle ombre.

Il suo primo pensiero corse Theon. Quanto tempo era passato? L’esercito di Euron era già partito? Sperò che suo fratello stesse bene e dentro di sé era felice fosse stato liberato. Le catene l’avrebbero traumatizzato se possibile ancora di più di quanto fosse già. Presto Yara si rese conto di non essere sola. Accanto a lei erano legati anche Tyene e Benjameen. Di Ellaria nessuna traccia.

“Stai bene?” le chiese Benjameen e Yara annuì, prima di ricordare che non potevano vederla a causa delle tenebre. “Sì” disse allora voltandosi verso la direzione da dove proveniva la voce, “e voi? Che ne è stato dei nostri soldati?”

“Non lo sappiamo” rispose Tyene, “siamo stati rinchiusi qui molto prima di te, ma Euron ci ha detto che stanno bene, per ora almeno…”

“Di Euron non ci si può fidare” replicò Yara.

“Questo è ovvio” assentì Tyene.

“E la mia nave?” chiese Yara “Sapete cosa ne ha fatto Euron della Vento Nero?”

“Non sappiamo nulla” disse in tono di scusa Benjameen.

Yara chinò il capo. “Cosa è successo?” chiese “Come è riuscito a sconfiggervi?”

“E’ stato un vigliacco!” esclamò Tyene con rabbia. Yara non poteva vederla, ma se la immaginava con i lineamenti del viso contratti e gli occhi sgranati.

“La sua nave non si è fatta vedere” stava raccontando la ragazza, “e ha mandato avanti i suoi mercenari. Mentre tu e mia madre raggiungevate le tre barche che aveva piazzato lì come trappola, io e Benjameen affrontavamo i mercenari alla spiaggia. Poi c’è stato un boato, credo un suono di corno, ma non avevo mai sentito nulla di simile, e siamo stati attaccati dagli Uomini di Ferro di Euron che venivano dalla collina.”

“Dalla collina?” chiese incredula Yara.

“Aye” rispose Tyene, “forse le loro navi erano ancorate nella baia vicina…”

Yara corrucciò la fronte. “Avevo detto a Marlon Manderly di schierare metà dei suoi uomini proprio sulla collina” osservò, “come ha fatto Euron a scalarla senza problemi?”

“Non lo so” rispose Tyene, “ma dopo ha giustiziato Marlon davanti ai nostri occhi.” Questa parte Yara la conosceva.

“Cosa succederà ora?” chiese Benjameen.

Yara sospirò. “Euron ha inviato Theon alla Roccia del Drago con un messaggio per Daenerys.”

“Theon?” esclamò stupita ed irritata Tyene “Perché proprio lui?”

C’era polemica nella sua voce e Yara desiderò di poterla incenerire con lo sguardo. “Euron ha intenzione di attaccare l’isola” disse invece ignorando l’interruzione della Serpe. Benjameen sussultò e Tyene represse senza molto successo un’esclamazione di stupore.

“Quando?” si affrettò a chiedere Benjameen.

“Ora” rispose con voce atona Yara, “anzi, mi stupirei se Euron non fosse già partito.”

“Allora stupisciti” replicò con una risatina Tyene, “perché è ancora a Porto Bianco: è venuto a visitarci poco prima che ti svegliassi.”

“E’ stata Cersei a ordinare a Euron di attaccare Daenerys?” chiese Benjameen.

“Non lo so” rispose Yara, “ma ciò non cambia nulla: la regina non ha gli uomini per difendere la Roccia del Drago.”

“Forse lady Olenna è tornata dall’Altopiano con il suo esercito” suggerì Benjameen, ma Yara scosse la testa. “Non credo” replicò, “il viaggio per Vecchia Città è troppo lungo: a quest’ora saranno sì e no arrivati ad Alto Giardino.”

“La regina vuole allearsi con il Nord” disse Tyene con noncuranza, “potrà avere i suoi uomini…”

Yara si chiese se Tyene conoscesse un po’ di geografia dei Sette Regni. “Euron ha conquistato la città più importante del Nord” disse, “l’intera flotta degli Stark era qui ed è bruciata. Come credi Grande Inverno possa inviare rinforzi senza navi?” Tyene non rispose.

“E non è tutto” proseguì Yara, “Euron mi ha detto di aver attaccato la nave di Jon Snow mentre navigava verso la Roccia del Drago, ma che lui si era salvato per miracolo.”

“E’ arrivato sull’isola?” chiese Benjameen. “Suppongo di sì” rispose Yara, “ma probabilmente la maggior parte degli uomini che viaggiavano con lui è morta e non potrà aiutare Daenerys.”

“Quindi come farà?” chiese insistente Benjameen.

“Spero il nano le dia buoni consigli” disse Yara, “ma noi dovremo tentare di aiutarla.”

“Buona fortuna” disse Tyene sarcastica e Yara perse la pazienza. “Ascoltami bene” disse in tono duro, “noi abbiamo giurato fedeltà a Daenerys Targaryen e dobbiamo trovare il modo di aiutarla. Non conosco i costumi di Dorne molto bene, ma negli altri sei regni di solito si rispettano i giuramenti.”

“In questo periodo nessuno lo fa” fece notare Tyene, “tutti pensano solamente a loro stessi.”

“Questo non è un buon motivo per farlo anche noi” replicò Yara e Tyene tacque. “Dobbiamo trovare un modo per liberarci” continuò Yara, “o almeno provarci, e poi potremo salvare anche i nostri uomini.”

“E come li portiamo alla Roccia del Drago?” chiese annoiata Tyene “L’hai detto tu che la flotta è bruciata…”

A questo Yara non ci aveva pensato. Prima che potesse formulare una risposta, la porta sbatté. Entrarono due guardie armate che portavano entrambe una lancia più alta di loro. Uno dei due uomini afferrò Yara per il braccio e la tirò in piedi, mentre l’altro la liberò rudemente dalle catene.

“Re Euron vuole vederti” disse quello che la teneva spingendola verso la porta, “muoviti.”

Prima di uscire nel corridoio illuminato, Yara si voltò a guardare Tyene e Benjameen. Poi la porta fu nuovamente sbarrata. Venne spinta su per una scala a chioccila e lasciata in una grande sala. Vi era il camino acceso e tende alla finestra, una libreria e un tavolo appena lucidato. Yara intuì che doveva essere la stanza dove i Manderly di solito ricevevano i loro ospiti e provò un moto di rabbia.

“Gli Uomini di Ferro attaccano e conquistano le città del Nord da sempre.”

Yara si voltò. Euron stava avanzando verso di lei e sorrideva. “Come stai?” chiese in finto tono premuroso “Avevo dato ordine di non colpire troppo forte…”

Yara decise di stare al gioco. “Sto bene” rispose con un sorriso, “come procedono i tuoi piani di conquista, zio?”

Euron alzò lo sguardo al soffitto. “A rilento” disse, “i miei uomini non riescono a mettersi d’accordo riguardo a chi resterà a Porto Bianco.”

“Una scelta difficile.”

“Già” assentì Occhio di Corvo, “tutti vorrebbero venire in guerra, ma non posso lasciare la città scoperta, che razza di governante sarei? Un idiota.”

“Lo sei un idiota. Chi è così stupido da confidare al nemico i propri piani?”

Euron scoppiò a ridere tenendosi la pancia. “Ti riferisci all’avvertimento per Daenerys?” chiese, ma era una domanda retorica “E’ stato solo per non rovinare il divertimento.” Yara non capiva.

“Non ci arrivi, vero?” chiese Euron sorridendo “L’ho sempre detto che voi donne non siete intelligenti… Comunque il messaggio per la Madre dei Draghi è semplice: non deve lasciare la Roccia del Drago.”

“Altrimenti?”

“Altrimenti farò uccidere voi, i vostri uomini e tutti gli abitanti di questa città” rispose Euron senza smettere di sorridere.

Yara dovette ammettere che la situazione per Daenerys stava diventando veramente difficile: non avrebbe voluto essere al suo posto. Decise di indagare più a fondo le intenzioni dello zio e fece un passo avanti. “E dopo cosa farai?” chiese “Dopo aver sconfitto Daenerys Targaryen e tutti i suoi alleati… Andrai ad Approdo del Re e ti inginocchierai ai piedi di Cersei?”

Euron rise ancora più forte. “Credi davvero io mi prosterei mai davanti ad una donna?!”

“Ti sei alleato con lei.”

“Certo, ragazzina, mi serviva il suo oro per assoldare i mercenari” disse Euron, “ma i mei alleati sono già all’opera e presto non rimarrà nulla del regno di Cersei.”

Yara si chiese quali fossero questi alleati: forse era solo una menzogna. Pensò di cambiare argomento. “E i draghi?” chiese “Li ho visti con i miei occhi e sono giganteschi: come pensi di affrontarli? Faranno bruciare la tua flotta prima che il tuo esercito arrivi a terra.”

Stavolta il ghigno di Euron era spaventoso e i suoi occhi ardevano di follia. “Ho un’arma” disse piano, “grazie alla quale non dovrò più preoccuparmi dei draghi, anzi…”

Euron inspirò profondamente. “Sai, i draghi serviranno” continuò, “quando la vera guerra inizierà.”

Yara dovette trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo. “Quella contro gli Estranei?” chiese con sufficienza.

Euron la guardò negli occhi. “Esistono” ripeté, “il Dio me l’ha detto…”

“Il Dio Abissale?”

“Il Signore della Luce” disse Euron con gli occhi colmi di venerazione.

Yara fece una smorfia disgustata. “Ora hai abbandonato anche la nostra religione” disse sputando odio ad ogni sillaba, “tu non sei un Uomo di Ferro. E’ stato il mare a darti quella corona, è stato il Dio.”

“Infatti è una corona orrenda” disse Occhio di Corvo ridendo, “ma io non sono cieco come il tuo popolo, Yara, non sono un fanatico come mio fratello e il Signore della Luce mi ha parlato.” Euron fece una pausa: sembrava desideroso di raccontare qualcosa, anche se Yara era sua nemica.

“Un giorno” iniziò infatti, “durante uno dei miei viaggi la nave giunse vicino alle rovine di Valyria. Il mare fumava e l’aria era bollente. Potevo sentire i lamenti dei valyriani che persero la vita durante il Disastro. E fu su una di quelle sponde che lo trovai. Un meraviglioso uovo di drago fossilizzato rosso scarlatto. Pensai subito a quanto ricco sarei diventato dopo averlo venduto, a quanto lontano avrei navigato, ma poi sentii una voce che solo io potevo udire. Mi disse di disfarmi di quell’uovo perché mi avrebbe ricompensato con fuoco e fiamme vere. Così lo gettai in acqua.” Yara quasi non riusciva a credere alla follia di Euron.

“Mi ha detto che sono il prescelto” proseguì Occhio di Corvo sempre più esaltato, “che scenderò in guerra con il mio esercito per sconfiggere gli Estranei e riportare la pace.”

Quel discorso non aveva senso. “E allora perché porti la guerra nei Sette Regni?” chiese Yara scuotendo la testa “Perché uccidi tutte quelle persone?”

Euron inarcò un sopracciglio. “Beh, ho bisogno di un esercito molto grande per affrontare gli Estranei” rispose, poi il suo volto si indurì.

“Era fatta. Io avrei sposato Daenerys ed ereditato il suo regno” disse avvicinandosi minaccioso, “ero perfino riuscito a convincerli di agire per il bene delle Isole di Ferro, che sciocchi! Ma poi arrivate voi, una donna e una sottospecie di essere umano, a mandare in fumo i miei piani!” Euron aveva urlato e sbattuto un pugno sul tavolo. Yara non si era ritratta e lo osservava.

Euron si ricompose. “Vino?” chiese con voce quasi innocente.

La porta si aprì e per lo stupore di Yara entrò Ellaria Sand. Indossava un vestito verde smeraldo di seta frusciante e con una meravigliosa scollatura a cuore. Aveva i capelli puliti e portava dei pesanti pendenti alle orecchie.

“Che ci fai qui?” chiese Yara incredula ed Ellaria si limitò a sorridere.

“E’ vero quello che dicono” ridacchiò Euron, “che le donne di Dorne sono le più belle dei Sette Regni.” Ellaria gli si avvicinò muovendosi sensuale e i due si baciarono avvinghiandosi stretti.

Yara non distolse lo sguardo. “Perché, Ellaria?” chiese con voce carica di rancore.

“Euron ha promesso di tenere le Serpi delle Sabbie al sicuro” rispose Ellaria con un sorriso, “e di assicurare loro un ruolo importante nella nuova corte.”

Ellaria fece una pausa. “A me non interessa chi sieda sul Trono di Spade” spiegò, “l’unica cosa che voglio è vendetta contro i Lannister ed Euron me la concederà.”

“Anche Daenerys lo farà” osservò Yara.

“Cosa pensi farebbe quella ragazzina se Cersei decidesse di arrendersi?” chiese Ellaria provocatoria “La butterebbe in una prigione, ma non la ucciderebbe. Io invece la voglio vedere morire tra atroci sofferenze, lei e quel mostro di Gregor Clegane.”

“Forse non tutte le donne sono stupide dopo tutto” disse Euron con un ghigno, “Ellaria ha dimostrato grande furbizia e sarà ricompensata. Credi di poterlo fare anche tu, nipotina?”

Yara sputò ai suoi piedi. “Non sono una cazzo di traditrice” rispose guardando Ellaria.

“Non eri tu quella che aveva finto la morte del proprio fratello?” chiese la dorniana inclinando la testa. “I soldati parlano” aggiunse quando vide il volto sorpreso di Yara. Poi le si avvicinò.

“Daenerys non ha scampo” sussurrò con il volto a pochi centimetri da quello di Yara, “tra massimo sette giorni il mare e il sole sorgeranno ad ovest.” Yara voleva avventarsi su di lei, ma Euron batté le mani. Entrarono i due uomini di prima.

“Si sono messi d’accordo?” chiese Euron.

“No, vostra grazia” disse il primo uomo, “litigano ancora.”

Euron si passò una mano sul viso con un gesto stanco. “Prendine due” ordinò, “e impiccali. Vedrai come si metteranno subito d’accordo!” Il soldato chinò il capo ed uscì.

“Le navi sono pronte?” chiese Euron “Il resto della flotta è arrivato al porto?”

“Sì, vostra grazia” rispose il secondo uomo, “quali sono gli ordini?”

“Cominciate a caricare i prigionieri” rispose Euron e Yara ne fu colpita: sarebbero partiti anche loro.

“Mia nipote vuole una cabina” disse Euron, “fate in modo che ne abbia una e chiudetecela dentro.”

Yara si sentì nuovamente afferrare, ma si liberò con uno strattone. “So camminare da sola, grazie” disse con voce pungente. Prima di uscire si girò e vide che Euron stava bevendo vino mentre consultava una mappa distesa sul tavolo. Quando il suo sguardo incontrò quello di Ellaria, Yara fu convinta di averla vista ammiccare per una frazione di secondo. Ancora confusa, seguì la guardia fino fuori al palazzo. Le strade di Porto Bianco erano deserte.

“Dove sono i cittadini?” chiese Yara.

“Nelle case” rispose l’uomo che la scortava, “secondo gli ordini di re Euron.”

“Non possono uscire?!” esclamò Yara, ma il soldato non parlò più.

Mentre camminava Yara si guardò attorno. Almeno gli Uomini di Ferro non avevano portato un’eccessiva distruzione, se si escludeva l’incendio al porto e la breccia nelle mura del castello. Quando giunsero al porto, Yara rimase a bocca aperta. Il porto brulicava di barche.

Quindi sono tutte queste le imbarcazioni che Euron ha a disposizione.

Vide Tyene e Benjameen venire costretti a salire su una delle navi e tirò un sospiro di sollievo: sarebbero venuti anche loro. Cosa intende fare Euron? si chiese Yara mentre veniva fatta salire sulla passerella e condotta sottocoperta Perché si porta dietro i prigionieri? Euron non era tipo da negoziati, questo Yara lo sapeva bene, era quindi più probabile che avesse in mente qualche esecuzione dimostrativa del suo potere.

Si ritrovò presto in un’angusta cabina odorante di muffa e sentì la chiave girare nella toppa alle sue spalle. Nella stanzetta vi era un letto, un vaso da notte e un tavolino a tre gambe. Nessun oblò e nessuna tinozza per lavarsi. Yara si passò una mano fra i capelli castani aggrovigliati e sporchi e dovette rassegnarsi all’idea di non poter rimetterli in ordine. Non c’era abbastanza spazio per poter camminare, così Yara si sedette sul letto a riflettere.

Ellaria mi ha fatto l’occhiolino, pensò. Vuol dire che non è veramente una traditrice. Per fortuna Yara non aveva capito subito il suo gioco e le sue reazioni davanti a Euron erano state genuine e assolutamente credibili. Ellaria però aveva detto una frase che continuava ad imporsi prepotentemente sugli altri pensieri.

Il mare e il sole sorgeranno ad ovest ha detto, ricordò portandosi le ginocchia sotto il mento. Che nasconda un messaggio? Yara analizzò per qualche minuto la frase in mente e, quando giunse alla soluzione saltò in piedi.

Ma certo! pensò entusiasta per essere riuscita a capire Gli Uomini di Ferro sono il mare e i dorniani il sole, ma Ellaria ha contato il suo esercito solo per sembrare credibile agli occhi di Euron: in realtà quindi sarà solo il mare a sorgere. Vuol dire che attaccheranno la Roccia del Drago da ovest.

Yara sussultò quando capì cosa esattamente questo comportava. Euron aveva intenzione di colpire lì dove l’isola presentava difese naturali, come scogli a picco sul mare, e che per questo motivo era sempre meno controllata dalle vedette.

Ma stavolta sarebbe servito più di qualche sasso e qualche freccia per tenere testa a Euron Greyjoy.

 

Arya

 

La faccia che Ditocorto fece quando Arya consegnò la lettera a sua sorella era meravigliosa. Sembrava sorpreso che qualcuno avesse potuto trovarla, nascosta com’era. Ma Arya tentò al meglio di non mostrare un’espressione troppo vittoriosa.

“Baelish è pericoloso” l’aveva avvertita il Mastino, “se dovesse sospettare di te, stai certa che manderebbe qualcuno ad ucciderti. Non lui, certo, non vuole sangue sulle sue mani quello stronzo.”

Sansa aveva afferrato la lettera con la stessa foga con cui un naufrago si aggrappa alla mano che lo tirerà a terra. Via via che leggeva Arya vide il volto di sua sorella rilassarsi e le labbra aprirsi in un sorriso. Arya aveva imparato a memoria cosa diceva quel pezzo di carta.

A Sansa Stark, lady di Grande Inverno e del Nord

L’ultima lettera che ti ho inviato era da Porto Bianco, quindi la tua risposta non mi è mai arrivata. Spero che tu stia bene e che riesca a svolgere i tuoi compiti senza angoscia. Sei nata per governare, Sansa. Non temere di prendere decisioni drastiche se necessario, e non esitare a dare ordini diversi da quelli che avevo dato io se lo ritieni giusto. Ti chiedo solo una cosa: non togliere la guarnigione che ho inviato alla Barriera. I Guardiani della Notte avranno bisogno di ogni uomo che è partito per il Castello Nero e anche così non saranno sufficienti. Durante il viaggio la mia nave è stata attaccata dagli Uomini di Ferro e ho saputo che sono guidati da Euron Greyjoy. Io sto bene, sono arrivato alla Roccia del Drago e ho incontrato la Madre dei Draghi: credo un’alleanza non sia impossibile. Purtroppo gli altri uomini che erano partiti con me sono morti, ti prego di riferirlo alle loro famiglie e di fare qualcosa per onorarne la memoria. Mi manchi, ma sarò presto di ritorno al Nord. Salutami Spettro, Tormund e tutti gli altri lord. Sii forte, Sansa.

Jon

Fortunatamente Sansa aveva avuto il buonsenso di non leggerla ad alta voce. Arya aveva trascorso molto tempo a fissare quel pezzo di carta. Le era quasi sembrato di udire la voce di Jon. Aveva provato un desiderio fortissimo di scrivergli, dirgli che era viva e che portava ancora Ago legata alla cintura. Ma sapeva di non poterlo fare.

Lei e il Mastino stavano seguendo un piano pericoloso, non potevano permettersi di sbagliare o il Nord sarebbe caduto nelle mani di Ditocorto. Per il momento quindi nessuno al di fuori della Fratellanza senza Vessilli doveva sapere che Arya Stark era ancora viva. E soprattutto non devono sapere che vivo sotto il loro stesso tetto.

Sansa avanzò mettendosi proprio davanti a lei. “Dove l’hai trovata, Myun?” chiese con voce dolce.

Arya si finse spaventata. “Per terra” disse facendo tremare il labbro, “non so come ci fosse finita, ma era per terra con il sigillo rotto. Mi dispiace, non avrei dovuto leggerla…”

Sansa sorrise. “Non preoccuparti” disse gentilmente, “tutto il Nord ti è debitore. Se non fosse stato per te avremmo creduto che il re fosse morto.”

Sansa si rivolse alla sala rimasta in silenzio. “Re Jon è arrivato alla Roccia del Drago” confermò a piena voce, “e ha incontrato Daenerys Targaryen. Forse stringeranno un’allenza, ma in ogni caso Jon tornerà presto a Nord. La sua nave è stata davvero attaccata dagli Uomini di Ferro e mi duole dirvi che solo mio fratello è sopravvissuto.”

Ci furono mormorii ed esclamazioni spezzate. Tormund venne verso Sansa. “Euron ha quindi mentito?” chiese.

“In parte” rispose Sansa, “solo per quanto riguarda la presunta morte di Jon.”

“Quindi potrebbe aver mentito anche riguardo a Porto Bianco” suggerì speranzoso lord Manderly.

“Temo di no, mio signore” intervenne Ditocorto, “ho ricevuto altri messaggi riguardo a questo spiacevole fatto.”

“Taci se non vuoi che ti colpisca di nuovo” minacciò il bruto, “e stavolta più forte.”

“Tormund, calmati” disse Sansa. “Baelish ha ragione stavolta: Euron ha davvero preso Porto Bianco.”

“Quindi cosa faremo?” chiese Alys Karstark raggiungendo Sansa “Forse la cosa più giusta è richiamare gli uomini dalla Barriera e mandarli a Porto Bianco.”

Ci furono esclamazioni positive, ma Sansa scosse la testa. “Questo non è fattibile” disse e Arya sorrise, “mio fratello in questa lettera mi dice espressamente di non togliere la guarnigione alla Barriera.”

“Mia signora…” iniziò Baelish, ma Sansa lo interruppe subito. “Questa è la mia decisione” disse gelida fissando Ditocorto negli occhi, “e non cambierò idea. Inoltre Euron minaccia di sterminare tutti i cittadini di Porto Bianco se dovessimo tentare di riprendere la città.” Stavolta quasi tutti annuirono.

“Questa è la decisione di tuo fratello” disse Ditocorto a bassa voce venendo comunque udito da tutti.

Lord Glover si alzò in piedi. “Dimmi, lord Baelish” disse in tono duro, “sei così ansioso di screditare ai nostri occhi e a quelli della nostra lady il re che abbiamo scelto? Tu non sei del Nord, quindi non hai voce in queste faccende.” Ditocorto sorrise ed Arya sentì prudere la mano dalla voglia di ficcargli Ago in un occhio.

“Fare domande è il mio lavoro” rispose Baelish, “solo domande insistenti possono mettere in luce i punti deboli di un governo e solo sapendoli si può migliorare.” Arya lo odiava per quello che diceva, per tutto quello che riusciva a trasformare in belle parole.

“Tu sei un codardo” ringhiò Tormund, “non diresti queste cose se Jon fosse qui.”

“E perché mai?” chiese subdolo lord Baelish.

“Perché ti avrebbe già passato da parte a parte con la sua spada.”

Ditocorto ridacchiò. “Così?” chiese “Senza un processo? Credo che quello che sta insultando il nostro re sia tu.”

“Oltre la Barriera se qualcuno si azzardava a minacciare il re che seguivamo” disse Tormund facendo un passo verso Ditocorto, “si beccava un’ascia nel culo prima di aver modo di aprire bocca un’altra volta.”

“Allora siamo fortunati a non essere oltre la Barriera” replicò Baelish senza smettere di sorridere. Arya vide sua sorella alzare gli occhi al cielo.

“E’ inutile discutere di queste cose” disse infatti Sansa infastidita, “Tormund imparerà a controllarsi, ma tu, Baelish, non ti azzarderai mai più a mancare di rispetto a mio fratello. Mi sono spiegata?”

Baelish aprì la bocca per ribattere, ma dovette cambiare idea, perché scosse la testa. “Sì, mia signora.”

Sansa annuì. “Bene” disse, “potete andare, la riunione è finita.”

“Ma, mia signora” intervenne Wyman Manderly, “che ne sarà della mia città?”

“Non posso risolvere un problema così importante da sola” rispose Sansa, “devo confrontarmi con i miei consiglieri più fidati.”

“Siamo noi i tuoi consiglieri più fidati” intervenne Cley Cerwyn.

“E allora ricordami, lord Cerwyn” disse Sansa, “dov’eri durante la battaglia contro Ramsay Bolton?” Cerwyn abbassò lo sguardo ed Arya fissò con orgoglio sua sorella: era davvero cambiata.

“Tutti fuori” ordinò Sansa, “tranne Tormund, Alys Karstark e Lyanna Mormont. Podrick, fai mettere sei guardie fuori dalla porta.” Arya fece per uscire. “Rimani anche tu, Myun” la richiamò però Sansa. Quando tutti furono usciti e la porta richiusa, Sansa si rilassò. Arya si sedette accanto alla ragazzina di nome Lyanna Mormont.

“Quella sottospecie di ratto di palude” sibilò Tormund, “lascia che io lo uccida. Potrei tagliargli il…”

“Basta così!” esclamò Sansa “Ditocorto minaccia ogni singolo essere vivente che viene a contatto con lui, ma abbiamo bisogno di lui.”

“Dei suoi uomini” osservò Tormund, “e non certo al Moat Cailin dove li ha piazzati.”

“Lord Baelish andrebbe punito” disse la piccola Lyanna con la fronte corrugata, “sta tramando qualcosa.” Arya la guardò con ammirazione: così piccola eppure così in grado di comprendere il succo del problema invisibile ad altri.

“Ora forse stiamo esagerando” si intromise Alys, “non credo Baelish abbia cattive intenzioni.” Si voltò verso Sansa. “Ho visto come ti guarda” disse, “come ti segue, come ti parla. Credo che provi, diciamo, qualcosa per te. Non sopporta l’idea di vederti messa da parte, tutto qui.”

Arya capì all’istante di non potersi fidare di Alys Karstark. Se era davvero sveglia come sembrava, allora avrebbe dovuto accorgersi del comportamento di Ditocorto. Si rese conto che Sansa le aveva appena posto una domanda.

“Chiedo scusa, mia signora. Ero distratta…”

“Ti ho chiesto dove esattamente hai trovato quella lettera” ripeté pazientemente Sansa.

Arya avrebbe voluto dirle di averla rubata dalla scrivania di Ditocorto, ma la presenza di Alys le frenò la lingua. Doveva prima scoprire da che parte stesse quella ragazza. “Nel corridoio” rispose allora aggrottando le sopracciglia, “non saprei dire quale, sembrano tutti uguali.”

“Come mai l’hai raccolta?” chiese Lyanna Mormont e Arya fu certa di aver sentito il sospetto nella sua voce.

“Era per metà aperta, mia signora” disse Arya, “ho visto che c’era scritto qualcosa e l’ho raccolta.”

“Perché l’hai letta allora?” insistette la ragazzina.

“Perché volevo sapere a quale lord dovevo restituirla…”  

“Il nome del destinatario è scritto sempre in cima” disse ancora Lyanna senza cambiare espressione, “perché avresti avuto bisogno di leggerla tutta?”

“Lady Mormont, credo sia sufficiente così” intervenne ridendo Alys, “non vorresti spaventarla…”

“Volevo solo vedere se era fedele” replicò Lyanna stringendosi nella sua pelliccia.

“Mi fido di Myun” disse Sansa, “sa tenere i segreti che contano.”

“Cosa intendi fare riguardo a Porto Bianco?” chiese Alys.

Sansa sospirò. “Abbiamo le mani legate” rispose, “ma una cosa è certa: non è il Nord che Euron vuole, non ancora almeno.”

“Quale sarà la sua prossima mossa?” chiese Tormund “Se non vuole il Nord cosa farà?”

“Baelish ha detto che ha agito contro gli ordini di Cersei” osservò Alys, “forse l’ha tradita e vorrà attaccare Approdo del Re.”

Sansa scosse la testa. “E con quali uomini?” chiese “Le Isole di Ferro non sono molto popolate.”

“Allora il suo bersaglio è un altro” fece notare Tormund, “la ragazzina dei draghi.” Tutti si voltarono a fissarlo.

“Attaccherà la Roccia del Drago?” chiese Sansa “Ma Daenerys ha molti alleati, non potrebbe mai avere la meglio.”

“Si dice che Euron sia un folle” osservò Alys.

Sansa strinse le labbra. “Jon è su quell’isola” sussurrò, “e anche Davos e Brienne.”

“Saranno tornati prima dell’attacco” la rassicurò Alys, “semmai ce ne sarà uno.”

“Non credi sarà così?” chiese Tormund.

“No” rispose Alys, “secondo me folle o non folle Euron sta semplicemente facendo quello che i Greyjoy sanno fare meglio: saccheggiare villaggi e incendiare città. Niente di più.”

“Ma Porto Bianco è la città più grande del Nord” ricordò Lyanna, “nessun Greyjoy l’aveva mai attaccata.”

“Per questo credo che Euron sia folle” replicò Alys con un sorriso. Poi si voltò verso Sansa. “Abbiamo già abbastanza problemi qui” disse, “non caricarti anche di quelli degli altri. Jon ha detto che tornerà presto e così sarà. Soprattutto se saprà cosa è successo a Porto Bianco.”

Sansa annuì. “Per oggi basta così” disse, “andate tutti a riposarvi, domani dovremo prendere decisioni importanti.” Tutti chinarono la testa e uscirono.

“Se posso” disse Arya, “io tornerei direttamente alla locanda dove alloggio…”

“Neanche per sogno” rise Sansa, “d’ora in poi dormirai nella stanza accanto alla mia: ora fai parte dei miei consiglieri.”

Il cuore di Arya perse un battito. “Ma, mia signora” disse, “quella era la stanza di tua sorella…” Arya vide commossa che gli occhi di Sansa erano lucidi.

“Come fai a saperlo?”

“Una dama me l’ha detto” inventò Arya.

“Ho già fatto preparare la stanza” disse Sansa voltandole le spalle, “voglio vederla di nuovo occupata.”

“Grazie, mia signora.”

“Chiamami Sansa” le ricordò lei, “ora va’, ci vediamo dopo.”

Arya fece un cenno con il capo ed uscì, lasciando la sorella con le mani appoggiate sul tavolo e la testa china, Spettro addormentato sotto il tavolo. Salì di corsa le scale, ma non andò nella sua nuova stanza. All’ultimo piano picchiò forte alla porta di Sandor.

“Chi cazzo è?” ringhiò la voce del Mastino da dentro. Perché urlava sempre?

“La sguattera, milord” disse Arya, “devo pulire il pavimento…”

“Vallo a pulire da un’altra parte” replicò Sandor Clegane.

Arya perse la pazienza. “Se non apri subito questa porta” minacciò, “andrò a raccontare a mia sorella di quella volta che mi hai detto che avresti voluto scopartela a sangue.” Ci furono attimi di silenzio. Poi la porta si aprì.

“Entra” disse solamente il Mastino.

Arya corse dentro e si tolse il volto di Myun. “Forse dovremmo creare una parola d’ordine per entrare” suggerì.

Il Mastino fece una smorfia. “Non stiamo giocando, ragazzina” borbottò, “cosa hai scoperto a quel dannato Concilio Ristretto?”

Arya sospirò e si sedette sul letto. “Euron ha conquistato Porto Bianco.”  

“Chi cazzo è ora questo Euron?” chiese Sandor e Arya lo fulminò con lo sguardo. “Euron Greyjoy” precisò, “Re delle Isole di Ferro.”

Il Mastino grugnì. “E allora?”

Arya balzò in piedi. “Come allora?!” esclamò “Hanno attaccato il Nord mentre mio fratello è via!”

“Intelligenti” replicò Sandor guadagnandosi uno spintone da parte di Arya.

“Non sei d’aiuto” sibilò lei.

“E neanche tu” osservò Clegane, “vuoi davvero aiutare tua sorella? Rivelati e metti fine a questa sceneggiata.”

“Sei proprio stupido, sai.”

Il Mastino scoppiò a ridere e si versò il vino. Arya gli strappò il calice e lo scagliò a terra. “In mia presenza resterai sobrio” ordinò coprendo le imprecazioni di Sandor, “e ora ascoltami bene.” Lo guardò dritto negli occhi.

“Questo castello è pieno di spie” iniziò, “e non so di chi posso fidarmi e di chi invece no. Hai sentito quello che Baelish ha detto riguardo ai Cavalieri della Valle e dobbiamo fermarlo.”

“Tua sorella controlla un esercito che sarà il doppio di quello della Valle” obbiettò Sandor, “Baelish non può fare nulla.”

Arya alzò gli occhi al cielo. “L’esercito del Nord è decimato” spiegò, “hai visto quanti uomini sono stati massacrati alle Nozze Rosse e molti altri sono morti durante la Battaglia dei Bastardi, o almeno così è come la chiamano ho sentito. Jon ha inviato parecchi uomini alla Barriera e Porto Bianco è stata presa. Gli uomini rimasti vengono da casate minori: Umber, Karstark e Manderly sono fuori gioco.”

“Se non sbaglio” la interruppe il Mastino, “il Nord può contare sull’appoggio di tuo zio.”

“Ho lasciato mio zio a Delta delle Acque e sono sicura abbia riassemblato l’esercito Tully” disse Arya, “ma non potrà venirci in aiuto. I Frey minacciano la sua terra e anche i Lannister. Inoltre nessun esercito che viene dal Sud può sperare di marciare a Nord durante l’inverno.”

Arya abbassò lo sguardo. “E poi” proseguì, “quando ho lasciato Delta delle Acque ho liberato tutti i corvi perché mio zio non potesse informare Jon di avermi trovata.”

Il Mastino sembrava sorpreso. “Come fa il Nord a essere certo dell’alleanza con i Tully se non possono essere arrivati corvi?”

Arya scoppiò a ridere. “Oh uno ne è arrivato” disse, “ma ho fatto in modo di cancellare la parte della lettera che parlava di me.”

Poi tornò seria. “Baelish controlla la corrispondenza fra Sansa e Jon” disse, “nel suo cassetto ho trovato tutte le lettere che Jon aveva spedito a Sansa e che lei diceva non esserle mai arrivate. Ce n’erano anche altre di mittenti diversi tra cui una di Daenerys Targaryen.”

“Sai che Baelish sta architettando qualcosa” disse il Mastino, “perché non uccidiamo lo stronzo e la facciamo finita?”

Arya scosse la testa. “Ditocorto è abile” disse, “se lo accusassimo senza prove riuscirebbe a scagionarsi sicuramente. Dobbiamo agire nell’ombra e fargli fare un passo falso.”

Arya si avviò verso la porta. “Baelish intende prendere il Nord” ripeté, “i suoi Cavalieri sono appostati al Moat Cailin, a un giorno di galoppo da qui. Se iniziasse a sentirsi minacciato darebbe l’ordine di attaccare e per come siamo messi ora vincerebbe. Dobbiamo agire in fretta e pedinarlo per scoprire di più e quando sarà il momento metterlo alle strette.” Arya aprì la porta.

“E intendi fare tutto da sola?” chiese il Mastino.

“Ho detto noi” osservò Arya e Sandor ridacchiò.

“Hai detto anche che non ti fidi di nessuno” le ricordò lui, “nemmeno di tua sorella, perché non le dici chi sei davvero.”

“Non voglio metterla nei guai” si giustificò Arya, “sarà pericoloso.”

“Non ti fidi di lei” ripeté il Mastino, “ma ti fidi di me?”

Arya gli voltò le spalle ed uscì.

“Sì.” .

 

Brienne                                                                                                                   

 

Jaime non si era mosso neppure quando Garth Hightower l’aveva minacciato. Da dietro i soldati della prima fila, Brienne l’aveva visto alzarsi in piedi in silenzio e l’aveva udito chiedere ad Olenna di interrompere l’attacco. Ovviamente la Regina di Spine aveva rifiutato e presto erano tornati tutti indietro. “Lady Olenna ha dato ai Lannister un’ora per arrendersi” spiegò Nymeria, “ora monteremo l’accampamento.”

Le tende furono piantate a sud. Brienne seguì Nymeria, lasciandosi alle spalle il castello e Jaime. E’ ovvio, pensò, avrei dovuto immaginare di trovare Jaime qui, è il comandante dell’esercito di Cersei. Eppure si era sempre convinta che quello avvenuto a Delta delle Acque fosse stato il loro ultimo incontro. Aveva pensato che non l’avrebbe più rivisto. E invece era stato là, a pochi metri da lei, e probabilmente neanche l’aveva notata. Brienne se lo augurava.

Tirò le briglie del cavallo e scese. Lo lasciò libero ed entrò nella tenda dei comandanti dell’esercito. Come si aspettava vi trovò Olenna che si versava da bere, Garth e il fratello nel mezzo di un acceso litigio e Nymeria che se ne stava in piedi in disparte con Rakandro.

“Voglio ucciderlo!” stava urlando Garth “Hai visto cosa ha fatto a nostra sorella, Baelor, come puoi dirmi di stare calmo?!”

“Non è il momento giusto per la vendetta” replicò Baelor, “ora devi pensare a guidare l’esercito in battaglia…”

“Si fotta l’esercito” imprecò Garth, “io andrò a vendicare mia sorella.”

Baelor lo afferrò per le spalle. “Sei diventato matto, fratellino?” chiese “Sei il comandante, devi condurli alla vittoria e poi potrai pensare a Jaime Lannister.”

“Allora ti cedo il comando” disse Garth in tono di sfida.

“Non è me che hanno scelto come condottiero” replicò freddo Baelor.

“Ma sentitevi” li interruppe Olenna, “sembrate due bambini viziati. Garth, ti sei dimenticato perché siamo venuti qui? Dobbiamo sconfiggere i Lannister.”

Garth la guardò con odio. “Forse sei tu ad averlo dimenticato perché siamo qui” ribatté in tono insolente, “se davvero vuoi andare ad Approdo del Re contro gli ordini della regina.”

“Frena la lingua, ragazzino” lo avvertì Olenna, “ricorda con chi stai parlando. Ora che vostra sorella ha avuto la meravigliosa idea di uccidersi sono l’ultima dei Tyrell ancora viva: abbi rispetto.”

“Alerie è stata uccisa dallo Sterminatore di Re” sibilò Garth.

“Oh andiamo!” esclamò Olenna posando il calice “Hai stretto quel cadavere per almeno cinque minuti e non ti sei accorto che aveva ancora un pugnale in mano?”

Garth parve sorpreso, ma si ricompose subito. “Possono averlo messo i Lannister” suggerì, “per farci credere si tratti di suicidio.”

“Se avessero voluto farci credere fosse stato un suicidio” replicò la Regina di Spine, “l’avrebbero buttata giù dalle mura.” Sospirò. “Alerie si è tolta la vita” continuò, “ma ciò non prescinde il fatto che sicuramente sia arrivata a tale gesto a causa dello Sterminatore di Re.” Ora Garth taceva. Brienne capì che era il momento adatto per farsi avanti.

“Lady Brienne” la salutò Olenna, “vedo che non sei ancora partita per il Nord…”

Brienne abbassò il capo. “La strada è bloccata dall’esercito Lannister” spiegò, “ci sono sentinelle ovunque. Non posso rischiare di essere vista.”

Olenna annuì. “Bene” disse, “puoi farmi compagnia nella mia tenda durante la battaglia. Quando avremo vinto sarai libera di proseguire.”

“Oppure puoi combattere con noi” suggerì Nymeria, “ho sentito storie su di te: si dice che tu sia riuscita a tenere testa allo Sterminatore di Re quando ancora aveva la mano destra.”

In realtà lo stavo battendo.

“Nymeria” la richiamò Olenna, “lady Brienne non è qui per combattere per noi.”

“Non preoccuparti, mia signora” disse Brienne, “credo seguirò il consiglio di Nymeria. Combatterò per sdebitarmi.”

“E per quale debito?” rise Olenna.

“Mi hai liberata” rispose Brienne, “se non posso mettermi subito in viaggio per il Nord, almeno posso dare il mio contributo per far terminare al più presto questa battaglia.”

Olenna annuì. “Apprezzo molto il tuo aiuto, Brienne” disse in tono straordinariamente affettuoso, “e sappi che non verrà dimenticato. Appena avremo vinto ti verrà dato un cavallo fresco e, se li desideri, anche degli uomini che ti accompagnino a Grande Inverno.” Brienne sorrise.

In quel momento entrò nella tenda un soldato trafelato. “Mia signora” ansimò, “sono arrivati i rinforzi di Randyll Tarly e Orton Merryweather. Ser Jaime Lannister è andato a incontrare i comandanti.”

“Quei traditori” sibilò Olenna, “uccidetene quanti più riuscite, che vedano cosa succede a chi si ribella ai Tyrell.” Tutti annuirono e Nymeria si leccò le labbra. Il soldato si guardava nervosamente intorno.

“C’è altro?” chiese Garth facendo un passo avanti.

“Mia signora” disse l’uomo fissando Olenna, “Jaime Lannister ha preso il castello. Ha posto i suoi uomini all’interno.”

“COSA?!” urlò la Regina di Spine e il soldato sobbalzò “Come osa quel… quel...”

“Deve aver capito che non gli conveniva affrontare i Dothraki in campo aperto” suggerì Baelor scoccando un’occhiata a Rakandro.

“Certo che non gli conviene!” esclamò Olenna mettendosi a camminare intorno al tavolo. Congedò con un gesto il soldato che schizzò fuori dalla tenda.

“Jaime non è mai stato ad Alto Giardino” disse come parlando da sola, “vedrà le sue mura per quello che sembrano, un ammasso di rose e piante.” Olenna sollevò la testa. “Metterà degli uomini intorno alle mura” concluse. Si voltò verso Rakandro.

“Credi di poter sfondare le loro difese esterne?”

L’enorme guerriero aggrottò le sopracciglia. “Certo” rispose con quel suo tono aspro, “miei soldati essere i più forti.”

“Ottimo” disse Olenna, “li condurrai…”

“Condurre dove volere io” rispose minaccioso Rakandro, “non prendere ordini da te.”

Olenna rise. “Va bene” disse divertita, “tanto quei selvaggi ovunque vadano portano distruzione, quindi suppongo un posto vale l’altro.”

“Io porterò i miei uomini sotto le mura” disse Garth, “lo Sterminatore di Re sarà sicuramente là.”

“Ed è proprio per questo che sotto le mura ci andrà tuo fratello” disse Olenna e Garth strinse i pugni. “Baelor” proseguì la vecchia, “tu guiderai l’esercito Tyrell e tenterete di entrare. Sei già stato ad Alto Giardino, vero?” Baelor annuì.

“Bene” disse Olenna, “vorrà dire che una volta dentro saprai come muoverti e cerca di non distruggere i giardini.”

“Farò del mio meglio, mia signora” promise Baelor.

“E io?” chiese nervoso Garth “Che ruolo ho io in tutto questo?”

“Tu e Nymeria guiderete un pugno di uomini che sceglierete personalmente” spiegò Olenna, “e scalerete le mura ad ovest.”

“Scalare le mura?” chiese scettica Nymeria.

Olenna Tyrell si voltò verso di lei. “Sì, cara” disse, “suppongo tu sappia cosa significa scalare…”

“Ma a cosa serve?” la interruppe Garth sempre più impaziente “La battaglia sarà dall’altro lato, faremo la figura dei codardi.” Brienne non era sicura di considerare Garth Hightower intelligente. Era coraggioso, certo, ma metteva sempre tutto in discussione ed era più testardo di un mulo.

“Se non mi avessi interrotto” stava dicendo la Regina di Spine, “avresti avuto la risposta alla tua futile domanda. Conosci il castello, vero, ragazzo?” Garth annuì.

“E allora saprai che non è come appare” continuò Olenna. “Jaime si sbaglia di grosso se crede che Alto Giardino sia difeso solo dalle mura e dal torrente. Il castello è stato progettato per apparire invitante e per ingannare i nemici, che non avrebbero considerato bene le forze necessarie per prenderlo.” Olenna fece una pausa per riprendere fiato.

“Ma si dà il caso che io abbia passato metà della mia vita fra quelle mura” proseguì poi, “e che sappia cosa c’è fra le mura interne e il palazzo.” Fece una pausa d’effetto.

“Un labirinto.”

Brienne non ne fu sorpresa. Ricordava bene di come Mace Tyrell si fosse vantato di quell’attrazione con suo padre. Non capisco però come possa aiutare in questa situazione..

“Davvero?” chiese Garth confuso “E’ solamente una leggenda, come quella del Titano che si risveglia per proteggere Braavos…”

“Oh no, esiste sul serio” spiegò Olenna. “E’ così intrigato che chiunque non conosca la strada vi si perderà in pochi minuti. Il vostro compito è attrarre i soldati di guardia nei cortili interni nel labirinto, così che possiate ucciderli tutti nonostante lo svantaggio numerico.”

“Chiedo scusa, mia signora” intervenne Brienne, “ma come è composto questo labirinto?”

Olenna le sorrise. “Alto Giardino ha due cerchie di mura oltre a quelle che proteggono il palazzo vero e proprio” spiegò, “e quella più interna, quella che circonda il labirinto, presenta quattro porte. Quella a est, che si apre su un viale che arriva direttamente al palazzo, si trova davanti al portone principale che i Lannister stanno così coraggiosamente difendendo e in questo momento è chiusa.”

“Come fai ad esserne sicura?” chiese Nymeria.

“Perché Alerie prima di uscire ad incontrare lo Sterminatore di Re l’ha fatta chiudere” rispose Olenna.

“Ma come fai a saperlo?” insistette Nymeria Sand.

Olenna sospirò. “Perché quando la porta viene chiusa automaticamente sventola la bandiera di guerra” disse. Ci furono attimi di silenzio.

“E le altre tre porte sono aperte invece?” chiese infine Garth versandosi da bere.

“Certo” rispose la Regina di Spine, “altrimenti come potreste entrare nel labirinto? Entrerete dalla porta ovest e costringerete quei soldati Lannister a seguirvi. I Dothraki e l’esercito di Baelor intanto sbaraglieranno le milizie poste all’esterno e quando Jaime vedrà che sono arrivati al portone e che i suoi uomini dentro il castello sono scomparsi si arrenderà.” Brienne ne dubitava fortemente, ma non disse nulla.

“Mi sembra un buon piano” ammise Garth ora più tranquillo, “ma come ci orienteremo noi nel labirinto?”

“Il labirinto è composto da siepi” spiegò Olenna, “tra cui crescono delle piante sempre in fiore. Ve ne sono di tutti i colori e sembrano crescere a caso, ma ad ogni colore corrisponde un percorso. Se seguite i fiori blu arriverete al palazzo interno, con quelli gialli alla porta nord, con i rossi alla porta sud e con i viola potrete ritornare se necessario alla porta ovest. Ricordate che gli uomini di Jaime si trovano nei cortili davanti alla porta est, che è chiusa, e farete meglio a dividervi in gruppi per non dare nell’occhio. Se i nemici sono troppi, nascondetevi e aspettate i rinforzi di Baelor. Avete capito?” Nymeria e Garth annuirono.

“Bene” disse Olenna, “ora andate a cercare gli uomini che vi servono.”

Nymeria e Garth scomparvero e Olenna si rivolse a Brienne. “E tu? Sei ancora convinta di voler combattere questa battaglia?”

“Sì” rispose solenne Brienne, “a quale gruppo verrò assegnata?”

La vecchia rise. “A nessuno” rispose, “sarai tu a scegliere, mi sembra il minimo che io possa fare per ringraziarti del tuo aiuto.” Brienne sorrise.

“Allora se è possibile andrò con il gruppo di Baelor Hightower.”

“Più che possibile” disse la Regina di Spine, “e ora va’ con Baelor che ti indicherà la tua posizione.” Così Brienne seguì l’erede di Vecchia Città fuori dalla tenda.

“Sai combattere bene, mia signora?” chiese Baelor e Brienne annuì.

“Me la cavo meglio di molti…”  

“Sei troppo modesta” disse dolcemente Baelor, “io sono sicuro che le storie che si raccontano su di te siano tutte vere.” Si fermò a guardarla negli occhi. “Perciò ti chiedo di dividere con me il comando della guarnigione.”

“E’ un onore che non posso accettare” si affrettò a rispondere Brienne colpita dalla galanteria del giovane.

“Insisto” disse Baelor Hightower, “avrò bisogno d’aiuto…” Brienne chinò il capo con umiltà. “Grazie, mio lord.”

“Non sono ancora un lord” osservò lui, “puoi chiamarmi solo Baelor. Ah, ecco il fabbro… Chiedo scusa…” Baelor si allontanò e Brienne si diresse verso il proprio cavallo. Vide Nymeria parlare con Rakandro mentre accarezzava la criniera di Stalagmite.

“Vado a scalare le mura” stava dicendo la ragazza, “e poi in un labirinto. Se riesci a sfondare lo schieramento dei Lannister in fretta puoi raggiungermi.” Stava avvolgendo la frusta intorno al palmo della mano sinistra. Poi gettò le braccia al collo del guerriero che la sollevò. I piedi di Nym sfioravano appena terra.

“La tua barba fa il solletico” scherzò lei, “la taglierai per me?” Rakandro annuì e la baciò. Rimasero stretti per parecchi momenti e Brienne si costrinse a distogliere lo sguardo. Vide un cavallo sfrecciare verso la tenda dove era rimasta Olenna e il suo cavaliere portare una bandiera bianca. Trasportava qualcosa, ma Brienne non era interessata a scoprire cosa.

Montò in sella e guidò il cavallo verso soldati raggruppati sotto il vessillo dei Tyrell. Presto Baelor le fu affianco. Il gruppo di Nymeria e Garth si era già messo in cammino a piedi quando suonarono le trombe. Quasi immediatamente l’aria fu colma di polvere e di grida di Dothraki urlanti che lanciavano i loro cavalli al galoppo giù dalla collina.

“Non c’è bisogno di tanto chiasso” la rassicurò Baelor, “i Dothraki faranno il lavoro sporco e noi dovremo solamente raccoglierne i frutti.” Poi alzò la mano e diede il segnale.

L’esercito iniziò a muoversi e Brienne era sempre più sorpresa di trovarsi in testa. Il castello le si parò davanti agli occhi e vide soldati con i colori dei Lannister serrare i ranghi davanti al portone. Sulle mura c’erano arcieri che ancora non risciuva a distinguere bene e l’avanguardia era composta dagli uomini di Tarly e Merryweather. Quando furono abbastanza vicini, Brienne riconobbe con un tuffo al cuore Jaime in piedi sulle mura a dare ordini. Indossava l’armatura, ma aveva la spada infilata nel fodero. Stranamente gli arcieri non scoccavano alcuna freccia. I Dothraki stavano combattendo furiosamente contro i soldati di Tarly e Brienne era quasi accecata dalla brutalità con cui macellavano i nemici.

“Mia signora” le sussurrò Baelor, “Rakandro tenterà di arrivare al portone procendondo dritto, ma noi dobbiamo attaccare i soldati Lannister dai lati. Io andrò a sinistra e tu a destra: li prenderemo con una manovra a tenaglia.”

Brienne in verità non era molto esperta di battaglie, ma annuì ugualmente. Baelor si voltò e gridò ordini su ordini. Davanti a loro un Dothraki aveva appena cavato l’occhio ad un soldato che vestiva lo stemma dei Tarly e lo aveva buttato giù da cavallo.

“VAI!” urlò Baelor e Brienne senza pensarci troppo spinse il cavallo al galoppo verso destra.

Non si voltò per vedere quanti uomini la stessero effettivamente seguendo e rimase concentrata. Superò il piccolo ruscello facendo fare al cavallo un balzo senza fermarsi nemmeno un secondo. Sulle mura vide Jaime agitarsi e gridare altri ordini incomprensibili e una pioggia di frecce si abbatté su di loro. Brienne raggiunse le mura e sentì uomini urlare di dolore alle sue spalle, probabilmente feriti dalle frecce dei difensori del castello.

“Avanti!” urlò estraendo la spada.

Si scontrarono con i soldati Lannister appostati fuori dalle mura mentre le frecce continuavano a cadere e a mietere vittime. Una colpì Brienne alla spalla, che fortunatamente era protetta dall’armatura. Un uomo a cavallo le venne addosso e Brienne dovette squarciargli il petto per evitare che le fracassasse il cranio con la sua ascia.

Continuò a combattere limitandosi ad uccidere senza poter portare avanti un vero duello. Un giovane la pregò di risparmiarlo, ma Brienne lo trapassò con la spada in ogni caso. I guerrieri Lannister apparivano esausti e mal equipaggiati, ma Brienne sapeva che non avrebbero esitato ad ucciderla se si fosse mostrata troppo clemente. Il suo gruppo stava avanzando bene e Brienne riusciva ora a vedere il portone, prima che fossero caricati da una nuova schiera di soldati provenienti dall’interno.

Jaime era scomparso dalle mura, ma lei non aveva tempo di chiedersi dove fosse andato. Erano stati respinti indietro dai soldati appena arrivati e rischiavano di perdere il terreno che avevano conquistato. Brienne uccise un altro paio di fanti e si aprì un varco verso il portone.

Dall’altro lato Baelor non era ancora riuscito a fare breccia nello schieramento avversario. Gli uomini che erano partiti con Brienne erano rimasti troppo indietro e lei decise di andare avanti da sola.

Vide un cavallo farsi largo fra i ranghi e galoppare dentro le mura. Brienne intuì che doveva trattarsi di Randyll Tarly. Perché mai stava abbandonando i suoi uomini alla furia dei Dothraki?

In quel momento il cavallo di Brienne venne colpito da una freccia e si impennò. Brienne fu costretta a saltare a terra mentre la bestia si accasciava agonizzante. Si mise a correre verso il portone, ma fu costretta a fermarsi. La soglia era difesa ancora da un ultimo cavaliere.

“Da qui non si passa, mia signora” disse sorridendo Bronn.

 

Daenerys

 

La cerimonia fu semplice. Gendry si era inginocchiato ai suoi piedi e Verme Grigio le aveva portato la spada che era appartenuta a Brienne. Giuramento, la chiamava Davos. Aveva una magnifica elsa dorata tempestata di rubini e Daenerys dovette faticare non poco per brandirla. Tutti i presenti si erano disposti a semicerchio intorno a loro e Gendry aveva abbassato la testa a disagio.

Varys le aveva suggerito in precedenza le parole da utilizzare, ma Dany temeva di averle dimenticate. Suonavano troppo formali. Sollevò Giuramento e la appoggiò delicatamente sulla spalla sinistra di Gendry, che sussultò appena. Daenerys fece scorrere lo sguardo sui volti degli spettatori e vide che Jon la stava fissando impassibile.

Sentendo il peso del suo sguardo, Dany si concentrò sul proprio compito. “Io” iniziò con il tono più solenne che riuscì a tirar fuori, “Daenerys Targaryen, prima del mio nome, regina dei Sette Regni e protettrice del Reame, legittimo te, Gendry Waters, come figlio di Robert Baratheon.” Porse la spada a Verme Grigio.

“Ora alzati come Gendry Baratheon, lord di Capo Tempesta.”

Gendry quasi incespicò nel tentativo di alzarsi in fretta. “T-ti ringrazio per la tua cortesia, mia regina” balbettò, “e m-mi impegno ad eseguire i tuoi ordini.”

Daenerys sorrise. “Bene” disse, “allora io ti esorto, mio signore, a radunare i tuoi alfieri e a combattere per la tua regina.”

“E per il mio re” si lasciò sfuggire Gendry.

Dany rimase interdetta. “Direi di sì” replicò infine sbirciando nella direzione di Jon, “anche per il tuo re.” Avrebbe sistemato questa faccenda più tardi con Jon Snow.

“Vostra grazia” disse Gendry, “io non so come si fa il lord, come convocare gli alfieri, come farli combattere per me. Io sono cresciuto fabbricando armi, non so niente di queste cose.”

“Non preoccuparti” intervenne Tyrion, “io e Davos verremo con te e ti consiglieremo.”

“Non mi prenderanno mai sul serio” osservò Gendry.

“Forse sì” ipotizzò il nano, “se capiranno che non c’è altro modo per porre fine all’anarchia che si è impossessata della loro terra. Quando Daenerys avrà preso il Trono di Spade, ti verrà affidato un consigliere che ti aiuterà nelle decisioni insegnandoti come governare.” Gendry parve calmarsi e annuì. Ci fu un momento di quiete.

“Direi che è giunta l’ora della partenza” fece notare Davos, “non possiamo rimandarla.”

“Giusto” disse Daenerys per poi voltarsi verso Verme Grigio, “ordina ai cuochi di portare le provviste a bordo e tu, Obara, trova delle armi adeguate ai nostri avventurieri.” Verme Grigio si dileguò in fretta e Obara lo seguì controvoglia.

“Potete aspettare alla nave?” chiese poi Dany “Dovrei parlare un attimo con lord Tyrion.” Il nano sembrò sorpreso, ma gli altri annuirono e lasciarono la stanza.

Quando la porta si richiuse, Dany si voltò verso il Folletto. “Questa missione è di vitale importanza” disse, “e avete poco tempo. Tyrion, mi fido di te…” Il nano corrugò la fronte. “Gendry è troppo giovane e inesperto” continuò la regina, “e Davos… Davos…”

“Davos mette a rischio la tua alleanza con il Nord” concluse per lei Tyrion, “ti crede un mostro assetato di potere.”

“Si sbaglia” disse secca Daenerys.

Tyrion inclinò la testa. “E’ quello che ha potuto dedurre dal suo, diciamo, soggiorno.”  

“Non cominciare” lo frenò Dany. “Sottolineare i miei errori non porterà da nessuna parte…”

“Quindi ammetti di averne compiuti?” chiese Tyrion e Daenerys era sicura fosse una domanda a trabocchetto. Ma Tyrion aveva ragione.

“Sì” disse la regina voltandogli le spalle, “non avrei dovuto tenere prigionieri Davos e Brienne, il Nord l’ha preso come un gesto ostile.”

“Nient’altro?” la incoraggiò Tyrion.

Dany si morse il labbro a disagio. “Non avrei dovuto minacciare Jon Snow” mormorò, “pensavo fosse l’unico modo per garantirmi la sua fedeltà, era per una giusta causa…”

“La violenza non serve mai la giusta causa” disse Tyrion avvicinandosi, “crea solamente conflitti.”

Daenerys annuì. “Mi dispiace non aver seguito i tuoi consigli…”

“Puoi rimediare adesso” la consolò il nano, “e se mi ascolterai avrai modo di porre rimedio ai tuoi sbagli.” Dany si girò a guardarlo.

“Quest’alleanza non serve solo a noi e al Nord” spiegò Tyrion, “quest’alleanza serve a tutti i Sette Regni e oltre se davvero dovremo affrontare gli Estranei. Jon sarà prevenuto nei confronti dei Targaryen, ma è disposto a patteggiare: tu ti devi dimostrare aperta a compromessi.”

“Quale sovrano accetterebbe compromessi?”

“Un sovrano saggio ed è questo che devi diventare. Chiedi perdono a Jon per il tuo comportamento. Dimostrati interessata alla sua causa, non solo alla tua, e fai vedere di interessarti al Nord. Una regina deve conoscere i territori che governa.”

“Ma Jon non considera il Nord sotto il mio governo” osservò incerta Daenerys.

Tyrion aggrottò le sopracciglia. “Devo dedurre che il piano matrimoniale sia saltato?”

Dany non sapeva cosa rispondere. Non era il matrimonio in sé a preoccuparla, ma piuttosto come avrebbe reagito Jon Snow.

Non la prenderà bene.

Il suo unico desiderio era quello di riunire i Sette Regni, ma Daenerys soffriva la mancanza di uno scopo. Vedere Jon così dedito alla propria gente, gente che conosceva da tutta la vita, e alla sua famiglia, provocavano in lei attacchi d’ira, ma soprattutto un incolmabile senso di vuoto. Sarebbe stata in grado di governare i Sette Regni? Cosa avrebbe fatto dopo essersi seduta sul Trono di Spade? A Meeren aveva lottato per abolire la schiavitù, tra i Dothraki per la libertà, ma ora per cosa combatteva? Il grandioso sogno di pace che tanto l’aveva motivata e spinta oltre limiti che non avrebbe dovuto superare era solo una menzogna.

Vedendo che taceva, Tyrion le posò una mano sull’avambraccio all’altezza del gomito. “Se non vuoi sposarlo, non farlo” le disse con dolcezza, “troveremo un altro modo per limitare l’indipendenza del Nord, ma lascia che ti dica una cosa… Jon tiene a te, credo ti abbia perdonata per le vostre discussioni. Mi ha confidato che il radunare gli alfieri dei Baratheon sotto i vessilli di Gendry era un piano che lui e Davos intendevano usare contro di te. Eppure, quando ti ha vista in difficoltà per mancanza di alleati, non ha esitato a offrirtelo.”

“Voleva salvare la sua gente” disse Dany, “se perdessimo, Euron massacrerebbe la popolazione di Porto Bianco.”

Tyrion sorrise. “Certo” replicò, “certamente anche per questo, ma non è stato il suo primo pensiero.”

Tyrion fece ancora un passo avanti, gli occhi fissi in quelli della regina. “E’ stata una mossa d’istinto” continuò, “dopo aver visto la tua disperazione.”

Daenerys era scettica. “Come fai ad esserne sicuro?”

Tyrion sogghignò. “E’ la mia specialità” rispose, “comprendere le emozioni degli altri.” Inspirò profondamente. “Il tempo stringe” osservò, “dobbiamo recarci alle navi.” Dany annuì, la mente persa in altri pensieri. Era davvero parsa così disperata durante l’ultima riunione con i suoi alleati?

Tyrion uscì dalla sala del trono di corteccia e Daenerys lo seguì. Al porto Davos e Gendry avevano già preso i loro posti sull’imbarcazione mentre gli altri erano in piedi sulla spiaggia circondati da alcuni Immacolati. Dany fu sorpresa dall’assenza di Jon. Non saluta Davos e Gendry? si chiese, ma poi le venne il dubbio che potessero essersi già congedati durante il suo dialogo con Tyrion. Il nano prese posto sulla piccola nave e Daenerys avanzò. Tyrion la stava guardando e lei distolse lo sguardo.

Varys salì sul molo. “Vi auguro buon viaggio” disse, “e che possiate tornare presto con i rinforzi.” Lui e Tyrion si squadrarono per qualche secondo prima di annuire quasi contemporaneamente. Obara e Theon rimasero in disparte, mentre Missandei raggiunse la regina.

“Riusciranno a trovare abbastanza uomini?”

“Non lo so” ammise Dany tentando di mascherare la propria inquietudine, “possiamo solo sperare.” Missandei abbassò il capo. La barca aveva lasciato gli ormeggi.

“Ho paura per Verme Grigio” sussurrò la ragazza, “non vuole ammettere di essere stato ferito e il maestro non è riuscito a guarirlo appieno.”

Daenerys le mise una mano sulla spalla. “Non temere” la tranquillizzò, “Verme Grigio è un grande soldato, è sopravvissuto a peggio. Vedrai che si riprenderà in tempo e potrà affrontare i nemici al pieno delle sue forze.”

Missandei sospirò. “Vorrei solo poterci credere.” E si allontanò.

L’imbarcazione aveva quasi lasciato il porto e da lontano Dany vide Tyrion agitare il braccio in segno di saluto. Sollevò una mano e salutò finché la barca non venne inghiottita dalla nebbia che avvolgeva la Roccia del Drago. Il piccolo gruppo ancora fermo sulla spiaggia si disperse. Verme Grigio e Obara iniziarono subito a dedicarsi alla costruzione delle fortificazioni.

“Theon, Missandei” li chiamò Daenerys, “ho un compito molto importante da assegnarvi. Dovete riparare le navi che non sono potute partire per Porto Bianco e Vecchia Città e costruire, se ci riuscite, altre piccole imbarcazioni. Theon, confido che tu sappia come è fatta una nave.” Theon annuì e Dany si volse verso Missandei.

“Missandei, tu parlerai con i Dothraki e i dorniani rimasti sull’isola: avrete bisogno di aiuto per portare a termine questo incarico. Fatti accompagnare da Varys se non è impegnato…”

“Sarà un piacere” disse Varys sorridendo a Missandei. Quando vide che tutti erano stati messi a lavoro, Daenerys si avviò verso il castello.

Fece chiamare i cuochi, per ordinare di razionare le provviste, e maestro Pylos, per essere messa al corrente circa le condizioni di salute di Jorah.

“Migliora” rispose il maestro, “ma ha bisogno di assoluto riposo e molta acqua: era estremamente disidratato quando l’avete trovato.” Dany ringraziò Pylos, che promise di aggiornarla se ci fossero stati cambiamenti sostanziali, e raggiunse il corridoio delle stanze degli ospiti.

Con suo sommo sgomento Jon non era nemmeno lì. Sulla scrivania della sua stanza erano ammucchiate delle carte e Daenerys non seppe resistere alla curiosità. Sembravano bozze di lettere. Erano quasi tutte indirizzate a Sansa Stark, che Dany ricordava essere la sorella di Jon, qualcuna a un certo Edd e una sola a Samwell Tarly. Daenerys lesse solo qualche riga di una lettera destinata a Sansa e fu colpita dall’affetto con cui Jon rassicurava la sorella e chiedeva notizie del Nord e di Spettro. Il suo meta-lupo, pensò Dany ricordando le parole di Tyrion.

Lasciò i fogli dove li aveva trovati ed uscì dalla camera. Il seguente quarto d’ora lo impiegò a cercare Jon Snow per tutto il castello, confidando che l’avrebbe trovato al suo interno. Non era nella sala del trono, né in quella di Aegon e neppure in quella della Roccia. Guardò nei cortili, nelle cucine e nelle stalle, per poi passare in rassegna ognuna delle numerose stanze degli ospiti. Ma dov’è andato?! si chiese incredula: nemmeno lei conosceva il castello così bene da potersi permettere di girarlo senza problemi. Forse si era perso.

Continuando a camminare e rifiutandosi di chiamare i domestici, Daenerys si ritrovò in un’ala del palazzo piuttosto malridotta. Intuì che doveva trattarsi del corridoio dove affacciavano le stanze degli ultimi Targaryen che avevano abitato il castello. Ricordò, come se appartenessero a una vita precedente, le parole di Illyrio che raccontava a Viserys di come Stannis avesse lasciato intatte quelle stanze come simbolo della fine della casata Targaryen. Daenerys era emozionata: sarebbe potuta quasi venire in contatto con la sua famiglia.

All’improvviso sentì un rumore proveniente da una delle stanze in fondo all’oscuro corridoio e intravide la fievole luce di una fiaccola. Sorrise e la seguì. La porta della stanza era aperta e, nel buio, Dany sbirciò dentro.

Jon era lì, con una candela in mano, a guardare fuori dalla finestra dai vetri opachi. Daenerys entrò e lui si voltò a guardarla. Non sembrava sorpreso.

“Non ti dispiace se ho dato un’occhiata, vero?”

Dany scosse la testa. “No, certo” rispose, “ma come mai sei venuto qui?”

“Ero curioso” spiegò Jon, “dimmi, sai di chi era questa camera?”

Daenerys si guardò intorno. Nella stanza vi era un piccolo letto coperto di polvere e poco altro. “Direi di Rhaenys Targaryen” rispose incerta, “mia nipote.”

Jon annuì. “Aveva quattro anni quando l’hanno uccisa” sussurrò, “dicono si fosse nascosta sotto il letto di suo padre prima che i soldati facessero irruzione. Aveva un gattino nero e giocava ancora con le bambole.” Le porse qualcosa. Daenerys vide che era una piccola bambola di pezza con i capelli di lana ed il viso dipinto.

“Chiunque fosse Rhaegar” proseguì Jon, “i suoi figli non meritavano di morire in quel modo, nessun innocente lo meriterebbe.”

Dany capì che Jon le stava offrendo un ramoscello d’ulivo e si affrettò a cogliere l’occasione. “Tutte le persone che mi hanno raccontato storie su mio fratello” disse, “l’hanno descritto come un uomo nobile e gentile, ma ciò che ha fatto a tua zia è stato orribile.”

Dany sospirò. “Mio padre faceva bruciare le persone vive per il suo divertimento” osservò, “mio fratello Rhaegar ha ucciso una ragazza innocente causando una guerra e mio fratello Viserys mi ha venduta ai Dothraki…”

“Ti ha venduta ai Dothraki?” chiese inorridito Jon “Che fratello farebbe una cosa del genere?”

“Voleva un esercito” raccontò Daenerys, “ma ha ottenuto una colata di oro liquido in testa.” Jon non disse nulla.

“Talvolta” continuò Dany, “mi chiedo se anch’io sia destinata ad impazzire. Conosci la leggenda, no? Quando nasce un Targaryen gli Dei lanciano una moneta…”

“Per decidere se sarà un grande o un folle” concluse Jon, “ma è solo una storia. Siamo noi a decidere come lanciare la moneta e questo non vale solo per voi Targaryen.”

Daenerys fece un passo avanti. “E io? Come l’ho lanciata la mia moneta secondo te?”

Jon deglutì. “E’ troppo presto per dirlo.”

Daenerys annuì. “Capisco” disse, “vuoi aspettare per giudicarmi…”

“Non sta a me giudicarti.”

“Però lo fai” sussurrò Dany venendo sempre più vicina. “Credo sia normale” continuò, “tutti giudicano lo straniero.”

“E io per te sono uno straniero?”

“Forse” replicò Daenerys, “o forse chiamiamo straniero tutto ciò che non comprendiamo.” La candela si stava inesorabilmente consumando.

“Allora tu non mi comprendi?” domandò Jon in un soffio.

“E tu non comprendi me” disse Dany accennando un sorriso, “forse quindi è meglio ricominciare d’accapo, lanciare di nuovo la moneta.” Ormai erano vicinissimi, la mano di Jon che teneva la candela quasi abbandonata lungo il fianco.

“E stavolta” chiese lui e Dany sentiva il suo respiro accelerato, “chi scegli di essere?”

“Non lo so” ammise Daenerys, “tu chi vorresti che io fossi?” Gli posò una mano sul petto e Jon la seguì con lo sguardo.

“Una regina…”  

Dany inarcò le folte sopracciglia. “Non credo di sapere cosa significa” mormorò, “pensavo bastasse vincere le guerre e ricevere il popolo nella sala del trono, ma mi sbagliavo. Cosa significa essere regina?” Jon aprì la bocca due volte prima di parlare, la mano di Daenerys ancora adagiata sul suo petto.

“Donarsi alla propria gente” disse in un sussurro appena udibile, “aiutarla.” Dany lo afferrò per un lembo della camicia e lo attrasse a sé. Ora poteva udire il suo cuore martellare.

E il mio? Perché batte così veloce?

Sollevò lo sguardo ed incontrò gli occhi di Jon e vi trovò dentro lo stesso suo smarrimento, la stessa sua solitudine. La stessa disperata ricerca di un luogo di appartenenza. Vide tradimenti subìti e scelte coraggiose. Vide il dolore oltre ogni misura.

“E se” mormorò avvicinando il viso al suo, “la regina non avesse un popolo, né uno scopo e se sentisse solamente silenzio intorno a lei?”

Jon ora ansimava. “Allora dovrebbe creare un suo popolo” rispose a bassa voce, “trovare il suo scopo ed urlare.”

La candela si spense e cadde a terra spezzandosi quando Daenerys lo baciò mettendogli le braccia intorno al collo. Jon non si ritrasse, non si curò della candela e neppure delle tenebre che subito li inghiottirono. E quell’attimo fu perfetto nella sua oscurità.

                               

                                                                                                              "Quando il mondo dice, -Rinuncia-,
                                                                                                                     la speranza sussurra, -Prova ancora una volta.-"



N.D.A.

E poi la casa andò a fuoco e morirono tutti... Scherzo XD XD XD Ma mai lasciare cadere le candele se tutto intorno è legno XD
Bentornati a tutti e, uff, questo è stato un capitolo arduo da rivedere e sistemare. Le cose si stanno movimentando così in fretta che nemmeno io ricordavo cosa stesse succedendo quando sono andata a rileggerlo XD è stato come scoprire tutto d'accapo.
Solo qualche precisazione qua e là...

Ovviamente il POV di Brienne è cronologicamente posto in contemporanea con quello di Jaime del capitolo scorso. Jaime faceva vedere ciò che succedeva tra i Lannister e Brienne fra i Tyrell. Infatti a un certo punto Brienne non lo vede più sulle mura, proprio perchè Jaime è andato alla porta est dove Nymeria e Garth stanno scalando con il loro gruppo. E sappiamo già come è andata a finire.
Per motivi di trama ho dovuto cambiare leggermente la struttura di Alto Giardino. Nel "Mondo del Ghiaccio e del Fuoco" infatti dice che il castello ha sì tre cinte di mura, ma che il labirinto si trova nella fascia più esterna delimitatata dalle mura, mentre io l'ho posizionato in quella intermedia (mentre in quella interna, esattamente al centro di Alto Giardino, c'è il palazzo vero e proprio). In ogni caso immaginatevi una serie di tre cerchi concentrici: al centro c'è il palazzo (il cui accesso è stato serrato da Alerie), nella fascia intermedia il labirinto e in quella esterna, proprio sotto le mura che gli arcieri di Jaime difendono, i giardini e i cortili. E' un po' complicato, ma verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo.

Per l'avvertimento di Ellaria, non iniziate con speculazioni sul ritorno di Khal Drogo XD XD secondo una teoria, nella profezia la parte del sole che sorge e tramonta si riferisce a Quentyn Martell, nato a Westeros e morto a Essos, ma dato che questo personaggio non esiste in Got ho dovuto inventare qualcos'altro ^_^ ma era solo un modo carino e misterioso per mettere la frase, consideratela un' easter egg, non qualcosa di provvidenziale e mistico XD

Infine arriviamo al punto "caliente"... So che molti di voi tifano Jonerys, mentre altri preferiscono Jonsa... Aiuto XD è ovvio ora che tra Jon e Daenerys stia nascendo qualcosa, ma è ancora all'inizio. Il bacio è stato un atto d'impulso, generato da un'improvvisa empatia nei confronti dell'altro. D'un tratto si scoprono molto simili, proprio ora che i loro consiglieri più fidati sono andati via. L'amore potrebbe nascere (come la fiamma potrebbe spegnersi in poco tempo), ma per ora non siamo ancora a quei livelli. Inoltre la questione del matrimonio è ancora aperta e non va assolutamente sottovalutata.
Comunque in ogni caso non aspettatevi ora la storia diventi focalizzata su Jon e Daenerys come coppia! Assolutamente no! Se volete storie romantiche credo siate finiti nel posto sbagliato XD qualsiasi coppia qua dentro rimarrà una sottotrama. Lo continuo a ripetere perchè non voglio deludere nessuno :-)

Basta, la smetto di prendervi tempo e vi auguro buone vacanze (immagino ora ad agosto ne avrete almeno un po' ^_^) e fatemi sapere che ne pensate del capitolo...
Come al solito ringrazio le anime pie che mi recensiscono, in ordine: giona, __Starlight__, Spettro94, GiorgiaXX e leila91, che si è praticamente fatta una maratona per rimettersi in pari XD
Ringraziamenti speciali anche a Azaliv87 e Gian_Snow_91, che pur essendo indietro continuano a recensire, e NightLion, per il continuo supporto.

A presto!

NB: la citazione di stavolta è anonima, l'ho solo trovata su internet. L'ho pensata per quello che Jon e Daenerys stanno provando a costruire, un rapporto normale dopo il loro inizio burrascoso, ma si può anche associare ad Arya che ha dato una seconda chance al Mastino e, in fondo, a Sansa.




   
 
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