Letters and hope
Yara
La
cella era umida e buia. Yara poteva giurare di aver sentito un ratto
squittire. Quando si era risvegliata, con la testa che ancora le doleva
per il
colpo, si era ritrovata già incatenata in quelle che intuì dovevano
essere le
segrete del palazzo di Porto Bianco. I suoi occhi avevano impiegato
diversi
minuti ad ambientarsi, ma alla fine riusciva a scorgere delle ombre.
Il
suo primo pensiero corse Theon. Quanto tempo era passato? L’esercito di
Euron
era già partito? Sperò che suo fratello stesse bene e dentro di sé era
felice
fosse stato liberato. Le catene l’avrebbero traumatizzato se possibile
ancora
di più di quanto fosse già. Presto Yara si rese conto di non essere
sola. Accanto
a lei erano legati anche Tyene e Benjameen. Di Ellaria nessuna traccia.
“Stai
bene?” le chiese Benjameen e Yara annuì, prima di ricordare che non
potevano
vederla a causa delle tenebre. “Sì” disse allora voltandosi verso la
direzione
da dove proveniva la voce, “e voi? Che ne è stato dei nostri soldati?”
“Non
lo sappiamo” rispose Tyene, “siamo stati rinchiusi qui molto prima di
te, ma
Euron ci ha detto che stanno bene, per ora almeno…”
“Di
Euron non ci si può fidare” replicò Yara.
“Questo
è ovvio” assentì Tyene.
“E
la mia nave?” chiese Yara “Sapete cosa ne ha fatto Euron della Vento
Nero?”
“Non
sappiamo nulla” disse in tono di scusa Benjameen.
Yara chinò il capo. “Cosa è
successo?” chiese “Come è riuscito a sconfiggervi?”
“E’
stato un vigliacco!” esclamò Tyene con rabbia. Yara non poteva vederla,
ma se
la immaginava con i lineamenti del viso contratti e gli occhi sgranati.
“La
sua nave non si è fatta vedere” stava raccontando la ragazza, “e ha
mandato
avanti i suoi mercenari. Mentre tu e mia madre raggiungevate le tre
barche che
aveva piazzato lì come trappola, io e Benjameen affrontavamo i
mercenari alla
spiaggia. Poi c’è stato un boato, credo un suono di corno, ma non avevo
mai
sentito nulla di simile, e siamo stati attaccati dagli Uomini di Ferro
di Euron
che venivano dalla collina.”
“Dalla
collina?” chiese incredula Yara.
“Aye”
rispose Tyene, “forse le loro navi erano ancorate nella baia vicina…”
Yara
corrucciò la fronte.
“Non
lo so” rispose Tyene, “ma dopo ha giustiziato Marlon davanti ai nostri
occhi.”
Questa parte Yara la conosceva.
“Cosa
succederà ora?” chiese Benjameen.
Yara sospirò. “Euron ha inviato Theon alla
Roccia del Drago con un messaggio per Daenerys.”
“Theon?”
esclamò stupita ed irritata Tyene “Perché proprio lui?”
C’era polemica nella
sua voce e Yara desiderò di poterla incenerire con lo sguardo.
“Quando?”
si affrettò a chiedere Benjameen.
“Ora”
rispose con voce atona Yara, “anzi, mi stupirei se Euron non fosse già
partito.”
“Allora
stupisciti” replicò con una risatina Tyene, “perché è ancora a Porto
Bianco: è
venuto a visitarci poco prima che ti svegliassi.”
“E’
stata Cersei a ordinare a Euron di attaccare Daenerys?” chiese
Benjameen.
“Non
lo so” rispose Yara, “ma ciò non cambia nulla: la regina non ha gli
uomini per
difendere la Roccia del Drago.”
“Forse
lady Olenna è tornata dall’Altopiano con il suo esercito” suggerì
Benjameen, ma
Yara scosse la testa. “Non credo” replicò, “il viaggio per Vecchia
Città è
troppo lungo: a quest’ora saranno sì e no arrivati ad Alto Giardino.”
“La
regina vuole allearsi con il Nord” disse Tyene con noncuranza, “potrà
avere i
suoi uomini…”
Yara si chiese se Tyene conoscesse un po’ di
geografia dei Sette
Regni.
“E
non è tutto” proseguì Yara, “Euron mi ha detto di aver attaccato la
nave di Jon
Snow mentre navigava verso la Roccia del Drago, ma che lui si era
salvato per
miracolo.”
“E’
arrivato sull’isola?” chiese Benjameen. “Suppongo di sì” rispose Yara,
“ma
probabilmente la maggior parte degli uomini che viaggiavano con lui è
morta e
non potrà aiutare Daenerys.”
“Quindi
come farà?” chiese insistente Benjameen.
“Spero
il nano le dia buoni consigli” disse Yara, “ma noi dovremo tentare di
aiutarla.”
“Buona
fortuna” disse Tyene sarcastica e Yara perse la pazienza.
“In
questo periodo nessuno lo fa” fece notare Tyene, “tutti pensano
solamente a
loro stessi.”
“Questo
non è un buon motivo per farlo anche noi” replicò Yara e Tyene tacque.
“Dobbiamo trovare un modo per liberarci” continuò Yara, “o almeno
provarci, e
poi potremo salvare anche i nostri uomini.”
“E
come li portiamo alla Roccia del Drago?” chiese annoiata Tyene “L’hai
detto tu
che la flotta è bruciata…”
A questo Yara non ci aveva pensato.
“Re
Euron vuole vederti” disse quello che la teneva spingendola verso la
porta,
“muoviti.”
Prima
di uscire nel corridoio illuminato, Yara si voltò a guardare Tyene e
Benjameen.
Poi la porta fu nuovamente sbarrata. Venne spinta su per una scala a
chioccila
e lasciata in una grande sala. Vi era il camino acceso e tende alla
finestra,
una libreria e un tavolo appena lucidato. Yara intuì che doveva essere
la
stanza dove i Manderly di solito ricevevano i loro ospiti e provò un
moto di
rabbia.
“Gli
Uomini di Ferro attaccano e conquistano le città del Nord da sempre.”
Yara si voltò. Euron stava avanzando verso
di lei e
sorrideva.
Yara decise di stare al gioco.
Euron alzò lo sguardo al soffitto.
“Una
scelta difficile.”
“Già”
assentì Occhio di Corvo, “tutti vorrebbero venire in guerra, ma non
posso
lasciare la città scoperta, che razza di governante sarei? Un idiota.”
“Lo
sei un idiota. Chi è così stupido da confidare al nemico i propri
piani?”
Euron
scoppiò a ridere tenendosi la pancia.
“Non
ci arrivi, vero?” chiese Euron sorridendo “L’ho sempre detto che voi
donne non
siete intelligenti… Comunque il messaggio per la Madre dei Draghi è
semplice:
non deve lasciare la Roccia del Drago.”
“Altrimenti?”
“Altrimenti
farò uccidere voi, i vostri uomini e tutti gli abitanti di questa
città”
rispose Euron senza smettere di sorridere.
Yara dovette ammettere che la
situazione per Daenerys stava diventando veramente difficile: non
avrebbe
voluto essere al suo posto. Decise di indagare più a fondo le
intenzioni
dello zio e fece un passo avanti.
Euron rise ancora più forte.
“Ti
sei alleato con lei.”
“Certo, ragazzina, mi serviva il suo oro per
assoldare i mercenari” disse Euron, “ma i
mei alleati sono già all’opera e presto non rimarrà nulla del regno di
Cersei.”
Yara si chiese quali fossero questi alleati:
forse era solo una menzogna. Pensò
di cambiare argomento.
Stavolta il ghigno di Euron era spaventoso e
i suoi occhi ardevano
di follia.
Euron inspirò profondamente.
Yara dovette
trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.
Euron la guardò negli occhi.
“Il
Dio Abissale?”
“Il
Signore della Luce” disse Euron con gli occhi colmi di venerazione.
Yara fece
una smorfia disgustata.
“Infatti
è una corona orrenda” disse Occhio di Corvo ridendo, “ma io non sono
cieco come
il tuo popolo, Yara, non sono un fanatico come mio fratello e il
Signore della
Luce mi ha parlato.” Euron fece una pausa: sembrava desideroso di
raccontare
qualcosa, anche se Yara era sua nemica.
“Un
giorno” iniziò infatti, “durante uno dei miei viaggi la nave giunse
vicino alle
rovine di Valyria. Il mare fumava e l’aria era bollente. Potevo sentire
i
lamenti dei valyriani che persero la vita durante il Disastro. E fu su
una di
quelle sponde che lo trovai. Un meraviglioso uovo di drago fossilizzato
rosso
scarlatto. Pensai subito a quanto ricco sarei diventato dopo averlo
venduto, a
quanto lontano avrei navigato, ma poi sentii una voce che solo io
potevo udire.
Mi disse di disfarmi di quell’uovo perché mi avrebbe ricompensato con
fuoco e
fiamme vere. Così lo gettai in acqua.” Yara quasi non riusciva a
credere alla
follia di Euron.
“Mi
ha detto che sono il prescelto” proseguì Occhio di Corvo sempre più
esaltato,
“che scenderò in guerra con il mio esercito per sconfiggere gli
Estranei e
riportare la pace.”
Quel discorso non aveva senso.
Euron inarcò un sopracciglio.
“Era
fatta. Io avrei sposato Daenerys ed ereditato il suo regno” disse
avvicinandosi
minaccioso, “ero perfino riuscito a convincerli di agire per il bene
delle
Isole di Ferro, che sciocchi! Ma poi arrivate voi, una donna e una
sottospecie
di essere umano, a mandare in fumo i miei piani!” Euron aveva urlato e
sbattuto
un pugno sul tavolo. Yara non si era ritratta e lo osservava.
Euron si
ricompose.
La
porta si aprì e per lo stupore di Yara entrò Ellaria Sand. Indossava un
vestito
verde smeraldo di seta frusciante e con una meravigliosa scollatura a
cuore.
Aveva i capelli puliti e portava dei pesanti pendenti alle orecchie.
“Che
ci fai qui?” chiese Yara incredula ed Ellaria si limitò a sorridere.
“E’
vero quello che dicono” ridacchiò Euron, “che le donne di Dorne sono le
più
belle dei Sette Regni.” Ellaria gli si avvicinò muovendosi sensuale e i
due si
baciarono avvinghiandosi stretti.
Yara non distolse lo sguardo.
“Euron
ha promesso di tenere le Serpi delle Sabbie al sicuro” rispose Ellaria
con un
sorriso, “e di assicurare loro un ruolo importante nella nuova corte.”
Ellaria
fece una pausa.
“Anche
Daenerys lo farà” osservò Yara.
“Cosa
pensi farebbe quella ragazzina se Cersei decidesse di arrendersi?”
chiese
Ellaria provocatoria “La butterebbe in una prigione, ma non la
ucciderebbe. Io
invece la voglio vedere morire tra atroci sofferenze, lei e quel mostro
di
Gregor Clegane.”
“Forse
non tutte le donne sono stupide dopo tutto” disse Euron con un ghigno,
“Ellaria
ha dimostrato grande furbizia e sarà ricompensata. Credi di poterlo
fare anche
tu, nipotina?”
Yara
sputò ai suoi piedi. “Non sono una cazzo di traditrice” rispose
guardando
Ellaria.
“Non
eri tu quella che aveva finto la morte del proprio fratello?” chiese la
dorniana inclinando
la testa. “I soldati parlano” aggiunse quando vide il volto sorpreso di
Yara. Poi
le si avvicinò.
“Daenerys
non ha scampo” sussurrò con il volto a pochi centimetri da quello di
Yara, “tra
massimo sette giorni il mare e il sole sorgeranno ad ovest.” Yara
voleva
avventarsi su di lei, ma Euron batté le mani. Entrarono i due uomini di
prima.
“Si
sono messi d’accordo?” chiese Euron.
“No,
vostra grazia” disse il primo uomo, “litigano ancora.”
Euron si passò una mano
sul viso con un gesto stanco.
“Le
navi sono pronte?” chiese Euron “Il resto della flotta è arrivato al
porto?”
“Sì,
vostra grazia” rispose il secondo uomo, “quali sono gli ordini?”
“Cominciate
a caricare i prigionieri” rispose Euron e Yara ne fu colpita: sarebbero
partiti
anche loro.
“Mia
nipote vuole una cabina” disse Euron, “fate in modo che ne abbia una e
chiudetecela dentro.”
Yara si sentì nuovamente afferrare, ma si
liberò con uno
strattone.
“Dove
sono i cittadini?” chiese Yara.
“Nelle
case” rispose l’uomo che la scortava, “secondo gli ordini di re Euron.”
“Non
possono uscire?!” esclamò Yara, ma il soldato non parlò più.
Mentre
camminava Yara si guardò attorno. Almeno gli Uomini di Ferro non
avevano
portato un’eccessiva distruzione, se si escludeva l’incendio al porto e
la
breccia nelle mura del castello. Quando giunsero al porto, Yara rimase
a bocca
aperta. Il porto brulicava di barche.
Quindi
sono tutte queste le imbarcazioni che Euron ha a disposizione.
Vide
Tyene e Benjameen venire costretti a salire su una delle navi e tirò un
sospiro
di sollievo: sarebbero venuti anche loro. Cosa intende fare Euron? si chiese
Yara mentre veniva fatta salire sulla passerella e condotta
sottocoperta Perché si porta dietro
i prigionieri? Euron non era tipo da negoziati, questo
Yara lo sapeva bene, era quindi più probabile che avesse in mente
qualche
esecuzione dimostrativa del suo potere.
Si
ritrovò presto in un’angusta cabina odorante di muffa e sentì la chiave
girare
nella toppa alle sue spalle. Nella stanzetta vi era un letto, un vaso
da notte
e un tavolino a tre gambe. Nessun oblò e nessuna tinozza per lavarsi.
Yara si
passò una mano fra i capelli castani aggrovigliati e sporchi e dovette
rassegnarsi all’idea di non poter rimetterli in ordine. Non c’era
abbastanza
spazio per poter camminare, così Yara si sedette sul letto a
riflettere.
Ellaria
mi ha fatto l’occhiolino, pensò. Vuol dire che non è veramente una
traditrice. Per fortuna Yara non aveva capito subito il suo
gioco e le sue
reazioni davanti a Euron erano state genuine e assolutamente credibili.
Ellaria però aveva detto una frase che continuava ad imporsi
prepotentemente
sugli altri pensieri.
Il
mare e il sole sorgeranno ad ovest ha detto, ricordò portandosi
le ginocchia
sotto il mento. Che nasconda un
messaggio? Yara analizzò per qualche minuto
la frase in mente e, quando giunse alla soluzione saltò in piedi.
Ma
certo! pensò entusiasta per essere riuscita a capire Gli Uomini di Ferro sono
il mare e i dorniani il sole, ma Ellaria ha contato il suo esercito
solo per
sembrare credibile agli occhi di Euron: in realtà quindi sarà solo il
mare a
sorgere. Vuol dire che attaccheranno la Roccia del Drago da ovest.
Yara
sussultò quando capì cosa esattamente questo comportava. Euron aveva
intenzione
di colpire lì dove l’isola presentava difese naturali, come scogli a
picco sul
mare, e che per questo motivo era sempre meno controllata dalle
vedette.
Ma
stavolta sarebbe servito più di qualche sasso e qualche freccia per
tenere
testa a Euron Greyjoy.
Arya
La
faccia che Ditocorto fece quando Arya consegnò la lettera a sua sorella
era
meravigliosa. Sembrava sorpreso che qualcuno avesse potuto trovarla,
nascosta
com’era. Ma Arya tentò al meglio di non mostrare un’espressione troppo
vittoriosa.
“Baelish
è pericoloso” l’aveva avvertita il Mastino, “se dovesse sospettare di
te, stai
certa che manderebbe qualcuno ad ucciderti. Non lui, certo, non vuole
sangue
sulle sue mani quello stronzo.”
Sansa
aveva afferrato la lettera con la stessa foga con cui un naufrago si
aggrappa
alla mano che lo tirerà a terra. Via via che leggeva Arya vide il volto
di sua
sorella rilassarsi e le labbra aprirsi in un sorriso. Arya aveva
imparato a
memoria cosa diceva quel pezzo di carta.
A
Sansa Stark, lady di Grande Inverno e del Nord
L’ultima
lettera che ti ho inviato era da Porto Bianco, quindi la tua risposta
non mi è
mai arrivata. Spero che tu stia bene e che riesca a svolgere i tuoi
compiti
senza angoscia. Sei nata per governare, Sansa. Non temere di prendere
decisioni
drastiche se necessario, e non esitare a dare ordini diversi da quelli
che avevo
dato io se lo ritieni giusto. Ti chiedo solo una cosa: non togliere la
guarnigione che ho inviato alla Barriera. I Guardiani della Notte
avranno
bisogno di ogni uomo che è partito per il Castello Nero e anche così
non
saranno sufficienti. Durante il viaggio la mia nave è stata attaccata
dagli
Uomini di Ferro e ho saputo che sono guidati da Euron Greyjoy. Io sto
bene,
sono arrivato alla Roccia del Drago e ho incontrato la Madre dei
Draghi: credo
un’alleanza non sia impossibile. Purtroppo gli altri uomini che erano
partiti
con me sono morti, ti prego di riferirlo alle loro famiglie e di fare
qualcosa
per onorarne la memoria. Mi manchi, ma sarò presto di ritorno al Nord.
Salutami
Spettro, Tormund e tutti gli altri lord. Sii forte, Sansa.
Jon
Fortunatamente
Sansa aveva avuto il buonsenso di non leggerla ad alta voce. Arya aveva
trascorso molto tempo a fissare quel pezzo di carta. Le era quasi
sembrato di
udire la voce di Jon. Aveva provato un desiderio fortissimo di
scrivergli,
dirgli che era viva e che portava ancora Ago legata alla cintura. Ma
sapeva di
non poterlo fare.
Lei
e il Mastino stavano seguendo un piano pericoloso, non potevano
permettersi di
sbagliare o il Nord sarebbe caduto nelle mani di Ditocorto. Per il
momento
quindi nessuno al di fuori della Fratellanza senza Vessilli doveva
sapere che
Arya Stark era ancora viva. E
soprattutto non devono sapere che vivo sotto il
loro stesso tetto.
Sansa
avanzò mettendosi proprio davanti a lei. “Dove l’hai trovata, Myun?”
chiese con
voce dolce.
Arya si finse spaventata.
Sansa
sorrise. “Non preoccuparti” disse gentilmente, “tutto il Nord ti è
debitore. Se
non fosse stato per te avremmo creduto che il re fosse morto.”
Sansa si rivolse
alla sala rimasta in silenzio.
Ci
furono mormorii ed esclamazioni spezzate. Tormund venne verso Sansa.
“Euron ha quindi mentito?”
chiese.
“In
parte” rispose Sansa, “solo per quanto riguarda la presunta morte di
Jon.”
“Quindi
potrebbe aver mentito anche riguardo a Porto Bianco” suggerì speranzoso
lord
Manderly.
“Temo
di no, mio signore” intervenne Ditocorto, “ho ricevuto altri messaggi
riguardo a
questo spiacevole fatto.”
“Taci
se non vuoi che ti colpisca di nuovo” minacciò il bruto, “e stavolta
più
forte.”
“Tormund,
calmati” disse Sansa. “Baelish ha ragione stavolta: Euron ha davvero
preso
Porto Bianco.”
“Quindi
cosa faremo?” chiese Alys Karstark raggiungendo Sansa “Forse la cosa
più giusta
è richiamare gli uomini dalla Barriera e mandarli a Porto Bianco.”
Ci furono
esclamazioni positive, ma Sansa scosse la testa.
“Mia
signora…” iniziò Baelish, ma Sansa lo interruppe subito.
“Questa
è la decisione di tuo fratello” disse Ditocorto a bassa voce venendo
comunque
udito da tutti.
Lord Glover si alzò in piedi.
“Fare
domande è il mio lavoro” rispose Baelish, “solo domande insistenti
possono
mettere in luce i punti deboli di un governo e solo sapendoli si può
migliorare.” Arya lo odiava per quello che diceva, per tutto quello che
riusciva a trasformare in belle parole.
“Tu
sei un codardo” ringhiò Tormund, “non diresti queste cose se Jon fosse
qui.”
“E
perché mai?” chiese subdolo lord Baelish.
“Perché
ti avrebbe già passato da parte a parte con la sua spada.”
Ditocorto ridacchiò.
“Oltre
la Barriera se qualcuno si azzardava a minacciare il re che seguivamo”
disse
Tormund facendo un passo verso Ditocorto, “si beccava un’ascia nel culo
prima
di aver modo di aprire bocca un’altra volta.”
“Allora
siamo fortunati a non essere oltre la Barriera” replicò Baelish senza
smettere
di sorridere. Arya vide sua sorella alzare gli occhi al cielo.
“E’
inutile discutere di queste cose” disse infatti Sansa infastidita,
“Tormund
imparerà a controllarsi, ma tu, Baelish, non ti azzarderai mai più a
mancare di
rispetto a mio fratello. Mi sono spiegata?”
Baelish aprì la bocca per
ribattere, ma dovette cambiare idea, perché scosse la testa.
Sansa annuì. “Bene” disse, “potete andare,
la riunione è
finita.”
“Ma,
mia signora” intervenne Wyman Manderly, “che ne sarà della mia città?”
“Non
posso risolvere un problema così importante da sola” rispose Sansa,
“devo
confrontarmi con i miei consiglieri più fidati.”
“Siamo
noi i tuoi consiglieri più fidati” intervenne Cley Cerwyn.
“E
allora ricordami, lord Cerwyn” disse Sansa, “dov’eri durante la
battaglia contro
Ramsay Bolton?” Cerwyn abbassò lo sguardo ed Arya fissò con orgoglio
sua
sorella: era davvero cambiata.
“Tutti
fuori” ordinò Sansa, “tranne Tormund, Alys Karstark e Lyanna Mormont.
Podrick,
fai mettere sei guardie fuori dalla porta.” Arya fece per uscire.
“Rimani anche
tu, Myun” la richiamò però Sansa. Quando tutti furono usciti e la porta
richiusa, Sansa si rilassò. Arya si sedette accanto alla ragazzina di
nome
Lyanna Mormont.
“Quella
sottospecie di ratto di palude” sibilò Tormund, “lascia che io lo
uccida.
Potrei tagliargli il…”
“Basta
così!” esclamò Sansa “Ditocorto minaccia ogni singolo essere vivente
che viene
a contatto con lui, ma abbiamo bisogno di lui.”
“Dei
suoi uomini” osservò Tormund, “e non certo al Moat Cailin dove li ha
piazzati.”
“Lord
Baelish andrebbe punito” disse la piccola Lyanna con la fronte
corrugata, “sta
tramando qualcosa.” Arya la guardò con ammirazione: così piccola eppure
così in
grado di comprendere il succo del problema invisibile ad altri.
“Ora
forse stiamo esagerando” si intromise Alys, “non credo Baelish abbia
cattive
intenzioni.” Si voltò verso Sansa. “Ho visto come ti guarda” disse,
“come ti
segue, come ti parla. Credo che provi, diciamo, qualcosa per te. Non
sopporta
l’idea di vederti messa da parte, tutto qui.”
Arya capì all’istante di non
potersi fidare di Alys Karstark. Se era davvero sveglia come sembrava,
allora
avrebbe dovuto accorgersi del comportamento di Ditocorto. Si rese conto
che
Sansa le aveva appena posto una domanda.
“Chiedo
scusa, mia signora. Ero distratta…”
“Ti
ho chiesto dove esattamente hai trovato quella lettera” ripeté
pazientemente
Sansa.
Arya
avrebbe voluto dirle di averla rubata dalla scrivania di Ditocorto, ma
la
presenza di Alys le frenò la lingua. Doveva prima scoprire da che parte
stesse
quella ragazza. “Nel corridoio” rispose allora aggrottando le
sopracciglia,
“non saprei dire quale, sembrano tutti uguali.”
“Come
mai l’hai raccolta?” chiese Lyanna Mormont e Arya fu certa di aver
sentito il
sospetto nella sua voce.
“Era
per metà aperta, mia signora” disse Arya, “ho visto che c’era scritto
qualcosa e
l’ho raccolta.”
“Perché
l’hai letta allora?” insistette la ragazzina.
“Perché
volevo sapere a quale lord dovevo restituirla…”
“Il
nome del destinatario è scritto sempre in cima” disse ancora Lyanna
senza
cambiare espressione, “perché avresti avuto bisogno di leggerla tutta?”
“Lady
Mormont, credo sia sufficiente così” intervenne ridendo Alys, “non
vorresti
spaventarla…”
“Volevo
solo vedere se era fedele” replicò Lyanna stringendosi nella sua
pelliccia.
“Mi
fido di Myun” disse Sansa, “sa tenere i segreti che contano.”
“Cosa
intendi fare riguardo a Porto Bianco?” chiese Alys.
Sansa
sospirò. “Abbiamo le mani legate” rispose, “ma una cosa è certa: non è
il Nord
che Euron vuole, non ancora almeno.”
“Quale
sarà la sua prossima mossa?” chiese Tormund “Se non vuole il Nord cosa
farà?”
“Baelish
ha detto che ha agito contro gli ordini di Cersei” osservò Alys, “forse
l’ha
tradita e vorrà attaccare Approdo del Re.”
Sansa scosse la testa.
“Allora
il suo bersaglio è un altro” fece notare Tormund, “la ragazzina dei
draghi.”
Tutti si voltarono a fissarlo.
“Attaccherà
la Roccia del Drago?” chiese Sansa “Ma Daenerys ha molti alleati, non
potrebbe
mai avere la meglio.”
“Si
dice che Euron sia un folle” osservò Alys.
Sansa strinse le labbra.
“Saranno
tornati prima dell’attacco” la rassicurò Alys, “semmai ce ne sarà uno.”
“Non
credi sarà così?” chiese Tormund.
“No” rispose Alys, “secondo me folle o non
folle Euron sta semplicemente
facendo quello che i Greyjoy sanno fare meglio: saccheggiare villaggi e
incendiare città. Niente di più.”
“Ma
Porto Bianco è la città più grande del Nord” ricordò Lyanna, “nessun
Greyjoy
l’aveva mai attaccata.”
“Per
questo credo che Euron sia folle” replicò Alys con un sorriso. Poi si
voltò
verso Sansa. “Abbiamo già abbastanza problemi qui” disse, “non
caricarti anche
di quelli degli altri. Jon ha detto che tornerà presto e così sarà.
Soprattutto
se saprà cosa è successo a Porto Bianco.”
Sansa annuì.
“Se
posso” disse Arya, “io tornerei direttamente alla locanda dove
alloggio…”
“Neanche
per sogno” rise Sansa, “d’ora in poi dormirai nella stanza accanto alla
mia:
ora fai parte dei miei consiglieri.”
Il cuore di Arya perse un battito.
“Come
fai a saperlo?”
“Una
dama me l’ha detto” inventò Arya.
“Ho
già fatto preparare la stanza” disse Sansa voltandole le spalle,
“voglio
vederla di nuovo occupata.”
“Grazie,
mia signora.”
“Chiamami
Sansa” le ricordò lei, “ora va’, ci vediamo dopo.”
Arya
fece un cenno con il capo ed uscì, lasciando la sorella con le mani
appoggiate
sul tavolo e la testa china, Spettro addormentato sotto il tavolo. Salì
di
corsa le scale, ma non andò nella sua nuova stanza. All’ultimo piano
picchiò
forte alla porta di Sandor.
“Chi
cazzo è?” ringhiò la voce del Mastino da dentro. Perché urlava sempre?
“La
sguattera, milord” disse Arya, “devo pulire il pavimento…”
“Vallo
a pulire da un’altra parte” replicò Sandor Clegane.
Arya perse la pazienza.
“Entra”
disse solamente il Mastino.
Arya corse dentro e si tolse il volto di
Myun.
Il Mastino fece una
smorfia. “Non stiamo giocando, ragazzina” borbottò, “cosa hai scoperto
a quel
dannato Concilio Ristretto?”
Arya sospirò e si sedette sul letto.
“Chi
cazzo è ora questo Euron?” chiese Sandor e Arya lo fulminò con lo
sguardo.
“Euron Greyjoy” precisò, “Re delle Isole di Ferro.”
Il
Mastino grugnì. “E allora?”
Arya
balzò in piedi. “Come allora?!”
esclamò “Hanno attaccato il Nord mentre mio
fratello è via!”
“Intelligenti”
replicò Sandor guadagnandosi uno spintone da parte di Arya.
“Non
sei d’aiuto” sibilò lei.
“E
neanche tu” osservò Clegane, “vuoi davvero aiutare tua sorella?
Rivelati e
metti fine a questa sceneggiata.”
“Sei
proprio stupido, sai.”
Il Mastino scoppiò a ridere e si versò il
vino. Arya gli strappò il calice e lo scagliò a terra.
“Questo
castello è pieno di spie” iniziò, “e non so di chi posso fidarmi e di
chi
invece no. Hai sentito quello che Baelish ha detto riguardo ai
Cavalieri della
Valle e dobbiamo fermarlo.”
“Tua
sorella controlla un esercito che sarà il doppio di quello della Valle”
obbiettò Sandor, “Baelish non può fare nulla.”
Arya alzò gli occhi al cielo.
“Se
non sbaglio” la interruppe il Mastino, “il Nord può contare
sull’appoggio di
tuo zio.”
“Ho
lasciato mio zio a Delta delle Acque e sono sicura abbia riassemblato
l’esercito Tully” disse Arya, “ma non potrà venirci in aiuto. I Frey
minacciano
la sua terra e anche i Lannister. Inoltre nessun esercito che viene dal
Sud può
sperare di marciare a Nord durante l’inverno.”
Arya abbassò lo sguardo.
Il Mastino
sembrava sorpreso.
Arya scoppiò a ridere. “Oh uno ne è
arrivato” disse, “ma ho fatto in modo di cancellare la parte della
lettera che
parlava di me.”
Poi tornò seria.
“Sai
che Baelish sta architettando qualcosa” disse il Mastino, “perché non
uccidiamo
lo stronzo e la facciamo finita?”
Arya scosse la testa.
Arya si
avviò verso la porta.
“E
intendi fare tutto da sola?” chiese il Mastino.
“Ho
detto noi” osservò Arya e
Sandor ridacchiò.
“Hai
detto anche che non ti fidi di nessuno” le ricordò lui, “nemmeno di tua
sorella, perché non le dici chi sei davvero.”
“Non
voglio metterla nei guai” si giustificò Arya, “sarà pericoloso.”
“Non
ti fidi di lei” ripeté il Mastino, “ma ti fidi di me?”
Arya gli voltò le
spalle ed uscì.
“Sì.” .
Brienne
Jaime
non si era mosso neppure quando Garth Hightower l’aveva minacciato. Da
dietro i soldati
della prima fila, Brienne l’aveva visto alzarsi in piedi in silenzio e
l’aveva
udito chiedere ad Olenna di interrompere l’attacco. Ovviamente la
Regina di
Spine aveva rifiutato e presto erano tornati tutti indietro. “Lady
Olenna ha
dato ai Lannister un’ora per arrendersi” spiegò Nymeria, “ora monteremo
l’accampamento.”
Le
tende furono piantate a sud. Brienne seguì Nymeria, lasciandosi alle
spalle il
castello e Jaime. E’ ovvio,
pensò, avrei dovuto immaginare di
trovare Jaime qui,
è il comandante dell’esercito di Cersei. Eppure si era sempre
convinta
che quello avvenuto a Delta delle Acque fosse stato il loro ultimo
incontro.
Aveva pensato che non l’avrebbe più rivisto. E invece era stato là, a
pochi
metri da lei, e probabilmente neanche l’aveva notata. Brienne se lo
augurava.
Tirò
le briglie del cavallo e scese. Lo lasciò libero ed entrò nella tenda
dei
comandanti dell’esercito. Come si aspettava vi trovò Olenna che si
versava da
bere, Garth e il fratello nel mezzo di un acceso litigio e Nymeria che
se ne stava
in piedi in disparte con Rakandro.
“Voglio
ucciderlo!” stava urlando Garth “Hai visto cosa ha fatto a nostra
sorella, Baelor, come puoi dirmi di stare calmo?!”
“Non
è il momento giusto per la vendetta” replicò Baelor, “ora devi pensare
a
guidare l’esercito in battaglia…”
“Si
fotta l’esercito” imprecò Garth, “io andrò a vendicare mia sorella.”
Baelor lo
afferrò per le spalle.
“Allora
ti cedo il comando” disse Garth in tono di sfida.
“Non
è me che hanno scelto come condottiero” replicò freddo Baelor.
“Ma
sentitevi” li interruppe Olenna, “sembrate due bambini viziati. Garth,
ti sei
dimenticato perché siamo venuti qui? Dobbiamo sconfiggere i Lannister.”
Garth
la guardò con odio.
“Frena
la lingua, ragazzino” lo avvertì Olenna, “ricorda con chi stai
parlando. Ora che
vostra sorella ha avuto la meravigliosa idea di uccidersi sono l’ultima
dei
Tyrell ancora viva: abbi rispetto.”
“Alerie
è stata uccisa dallo Sterminatore di Re” sibilò Garth.
“Oh
andiamo!” esclamò Olenna posando il calice “Hai stretto quel cadavere
per
almeno cinque minuti e non ti sei accorto che aveva ancora un pugnale
in mano?”
Garth parve sorpreso, ma si ricompose
subito.
“Se
avessero voluto farci credere fosse stato un suicidio” replicò la
Regina di
Spine, “l’avrebbero buttata giù dalle mura.” Sospirò. “Alerie si è
tolta la
vita” continuò, “ma ciò non prescinde il fatto che sicuramente sia
arrivata a
tale gesto a causa dello Sterminatore di Re.” Ora Garth taceva. Brienne
capì
che era il momento adatto per farsi avanti.
“Lady
Brienne” la salutò Olenna, “vedo che non sei ancora partita per il
Nord…”
Brienne abbassò il capo.
Olenna annuì. “Bene” disse, “puoi farmi
compagnia nella mia tenda durante la battaglia. Quando avremo vinto
sarai
libera di proseguire.”
“Oppure
puoi combattere con noi” suggerì Nymeria, “ho sentito storie su di te:
si dice
che tu sia riuscita a tenere testa allo Sterminatore di Re quando
ancora aveva
la mano destra.”
In
realtà lo stavo battendo.
“Nymeria”
la richiamò Olenna, “lady Brienne non è qui per combattere per noi.”
“Non
preoccuparti, mia signora” disse Brienne, “credo seguirò il consiglio
di
Nymeria. Combatterò per sdebitarmi.”
“E
per quale debito?” rise Olenna.
“Mi
hai liberata” rispose Brienne, “se non posso mettermi subito in viaggio
per il
Nord, almeno posso dare il mio contributo per far terminare al più
presto
questa battaglia.”
Olenna annuì.
In quel momento entrò nella tenda un soldato
trafelato.
“Quei
traditori” sibilò Olenna, “uccidetene quanti più riuscite, che vedano
cosa
succede a chi si ribella ai Tyrell.” Tutti annuirono e Nymeria si leccò
le
labbra. Il soldato si guardava nervosamente intorno.
“C’è
altro?” chiese Garth facendo un passo avanti.
“Mia
signora” disse l’uomo fissando Olenna, “Jaime Lannister ha preso il
castello.
Ha posto i suoi uomini all’interno.”
“COSA?!”
urlò la Regina di Spine e il soldato sobbalzò “Come osa quel… quel...”
“Deve
aver capito che non gli conveniva affrontare i Dothraki in campo
aperto”
suggerì Baelor scoccando un’occhiata a Rakandro.
“Certo che non gli conviene!”
esclamò Olenna mettendosi a camminare intorno al tavolo. Congedò con un
gesto
il soldato che schizzò fuori dalla tenda.
“Jaime
non è mai stato ad Alto Giardino” disse come parlando da sola, “vedrà
le sue
mura per quello che sembrano, un ammasso di rose e piante.” Olenna
sollevò la
testa. “Metterà degli uomini intorno alle mura” concluse. Si voltò
verso
Rakandro.
“Credi
di poter sfondare le loro difese esterne?”
L’enorme
guerriero aggrottò le sopracciglia. “Certo” rispose con quel suo tono
aspro,
“miei soldati essere i più forti.”
“Ottimo”
disse Olenna, “li condurrai…”
“Condurre
dove volere io” rispose minaccioso Rakandro, “non prendere ordini da
te.”
Olenna
rise. “Va bene” disse divertita, “tanto quei selvaggi ovunque vadano
portano
distruzione, quindi suppongo un posto vale l’altro.”
“Io
porterò i miei uomini sotto le mura” disse Garth, “lo Sterminatore di
Re sarà
sicuramente là.”
“Ed
è proprio per questo che sotto le mura ci andrà tuo fratello” disse
Olenna e
Garth strinse i pugni. “Baelor” proseguì la vecchia, “tu guiderai
l’esercito
Tyrell e tenterete di entrare. Sei già stato ad Alto Giardino, vero?”
Baelor
annuì.
“Bene”
disse Olenna, “vorrà dire che una volta dentro saprai come muoverti e
cerca di
non distruggere i giardini.”
“Farò
del mio meglio, mia signora” promise Baelor.
“E
io?” chiese nervoso Garth “Che ruolo ho io in tutto questo?”
“Tu
e Nymeria guiderete un pugno di uomini che sceglierete personalmente”
spiegò
Olenna, “e scalerete le mura ad ovest.”
“Scalare
le mura?” chiese scettica Nymeria.
Olenna Tyrell si voltò verso di lei.
“Ma
a cosa serve?” la interruppe Garth sempre più impaziente “La battaglia
sarà
dall’altro lato, faremo la figura dei codardi.” Brienne non era sicura
di
considerare Garth Hightower intelligente. Era coraggioso, certo, ma
metteva
sempre tutto in discussione ed era più testardo di un mulo.
“Se
non mi avessi interrotto” stava dicendo la Regina di Spine, “avresti
avuto la
risposta alla tua futile domanda. Conosci il castello, vero, ragazzo?”
Garth
annuì.
“E
allora saprai che non è come appare” continuò Olenna. “Jaime si sbaglia
di
grosso se crede che Alto Giardino sia difeso solo dalle mura e dal
torrente. Il
castello è stato progettato per apparire invitante e per ingannare i
nemici,
che non avrebbero considerato bene le forze necessarie per prenderlo.”
Olenna
fece una pausa per riprendere fiato.
“Ma
si dà il caso che io abbia passato metà della mia vita fra quelle mura”
proseguì poi, “e che sappia cosa c’è fra le mura interne e il palazzo.”
Fece
una pausa d’effetto.
“Un
labirinto.”
Brienne
non ne fu sorpresa. Ricordava bene di come Mace Tyrell si fosse vantato
di
quell’attrazione con suo padre. Non
capisco però come possa aiutare in questa
situazione..
“Davvero?” chiese Garth confuso “E’
solamente una leggenda, come quella del
Titano che si risveglia per proteggere Braavos…”
“Oh
no, esiste sul serio” spiegò Olenna. “E’ così intrigato che chiunque
non conosca
la strada vi si perderà in pochi minuti. Il vostro compito è attrarre i
soldati
di guardia nei cortili interni nel labirinto, così che
possiate ucciderli tutti nonostante lo svantaggio numerico.”
“Chiedo
scusa, mia signora” intervenne Brienne, “ma come è composto questo
labirinto?”
Olenna
le sorrise. “Alto Giardino ha due cerchie di mura oltre a quelle che
proteggono
il palazzo vero e proprio” spiegò, “e quella più interna, quella che
circonda il
labirinto, presenta quattro porte. Quella a est, che si apre su un
viale che
arriva direttamente al palazzo, si trova davanti al portone principale
che i
Lannister stanno così coraggiosamente difendendo e in questo momento è
chiusa.”
“Come
fai ad esserne sicura?” chiese Nymeria.
“Perché
Alerie prima di uscire ad incontrare lo Sterminatore di Re l’ha fatta
chiudere”
rispose Olenna.
“Ma
come fai a saperlo?” insistette Nymeria Sand.
Olenna sospirò.
“E
le altre tre porte sono aperte invece?” chiese infine Garth versandosi
da bere.
“Certo”
rispose la Regina di Spine, “altrimenti come potreste entrare nel
labirinto?
Entrerete dalla porta ovest e costringerete quei soldati Lannister a
seguirvi.
I Dothraki e l’esercito di Baelor intanto sbaraglieranno le milizie
poste
all’esterno e quando Jaime vedrà che sono arrivati al portone e che i
suoi
uomini dentro il castello sono scomparsi si arrenderà.” Brienne ne
dubitava
fortemente, ma non disse nulla.
“Mi
sembra un buon piano” ammise Garth ora più tranquillo, “ma come ci
orienteremo noi
nel labirinto?”
“Il
labirinto è composto da siepi” spiegò Olenna, “tra cui crescono delle
piante
sempre in fiore. Ve ne sono di tutti i colori e sembrano crescere a
caso, ma ad
ogni colore corrisponde un percorso. Se seguite i fiori blu arriverete
al
palazzo interno, con quelli gialli alla porta nord, con i rossi alla
porta sud e con i
viola potrete ritornare se necessario alla porta ovest. Ricordate che
gli
uomini di Jaime si trovano nei cortili davanti alla porta est, che è
chiusa, e
farete meglio a dividervi in gruppi per non dare nell’occhio. Se i
nemici sono
troppi, nascondetevi e aspettate i rinforzi di Baelor. Avete capito?”
Nymeria e
Garth annuirono.
“Bene”
disse Olenna, “ora andate a cercare gli uomini che vi servono.”
Nymeria e Garth
scomparvero e Olenna si rivolse a Brienne.
“Sì”
rispose solenne Brienne, “a quale gruppo verrò assegnata?”
La vecchia rise.
“Allora
se è possibile andrò con il gruppo di Baelor Hightower.”
“Più
che possibile” disse la Regina di Spine, “e ora va’ con Baelor che ti
indicherà
la tua posizione.” Così Brienne seguì l’erede di Vecchia Città fuori
dalla
tenda.
“Sai
combattere bene, mia signora?” chiese Baelor e Brienne annuì.
“Me
la cavo meglio di molti…”
“Sei
troppo modesta” disse dolcemente Baelor, “io sono sicuro che le storie
che si
raccontano su di te siano tutte vere.” Si fermò a guardarla negli
occhi. “Perciò
ti chiedo di dividere con me il comando della guarnigione.”
“E’
un onore che non posso accettare” si affrettò a rispondere Brienne
colpita
dalla galanteria del giovane.
“Insisto”
disse Baelor Hightower, “avrò bisogno d’aiuto…” Brienne chinò il capo
con
umiltà. “Grazie, mio lord.”
“Non
sono ancora un lord” osservò lui, “puoi chiamarmi solo Baelor. Ah, ecco
il
fabbro… Chiedo scusa…” Baelor si allontanò e Brienne si diresse verso
il
proprio cavallo. Vide Nymeria parlare con Rakandro mentre accarezzava
la
criniera di Stalagmite.
“Vado
a scalare le mura” stava dicendo la ragazza, “e poi in un labirinto. Se
riesci a sfondare
lo schieramento dei Lannister in fretta puoi raggiungermi.” Stava
avvolgendo la
frusta intorno al palmo della mano sinistra. Poi gettò le braccia al
collo del
guerriero che la sollevò. I piedi di Nym sfioravano appena terra.
“La
tua barba fa il solletico” scherzò lei, “la taglierai per me?” Rakandro
annuì e
la baciò. Rimasero stretti per parecchi momenti e Brienne si costrinse
a
distogliere lo sguardo. Vide un cavallo sfrecciare verso la tenda dove
era
rimasta Olenna e il suo cavaliere portare una bandiera bianca.
Trasportava
qualcosa, ma Brienne non era interessata a scoprire cosa.
Montò
in sella e guidò il cavallo verso soldati raggruppati sotto il vessillo
dei
Tyrell. Presto Baelor le fu affianco. Il gruppo di Nymeria e Garth si
era già
messo in cammino a piedi quando suonarono le trombe. Quasi
immediatamente
l’aria fu colma di polvere e di grida di Dothraki urlanti che
lanciavano i loro
cavalli al galoppo giù dalla collina.
“Non
c’è bisogno di tanto chiasso” la rassicurò Baelor, “i Dothraki faranno
il
lavoro sporco e noi dovremo solamente raccoglierne i frutti.” Poi alzò
la mano
e diede il segnale.
L’esercito
iniziò a muoversi e Brienne era sempre più sorpresa di trovarsi in
testa. Il
castello le si parò davanti agli occhi e vide soldati con i colori dei
Lannister serrare i ranghi davanti al portone. Sulle mura c’erano
arcieri che
ancora non risciuva a distinguere bene e l’avanguardia era composta
dagli
uomini di Tarly e Merryweather. Quando furono abbastanza vicini,
Brienne
riconobbe con un tuffo al cuore Jaime in piedi sulle mura a dare
ordini.
Indossava l’armatura, ma aveva la spada infilata nel fodero.
Stranamente gli arcieri
non scoccavano alcuna freccia. I Dothraki stavano combattendo
furiosamente
contro i soldati di Tarly e Brienne era quasi accecata dalla brutalità
con cui
macellavano i nemici.
“Mia
signora” le sussurrò Baelor, “Rakandro tenterà di arrivare al portone
procendondo dritto, ma noi dobbiamo attaccare i soldati Lannister dai
lati. Io
andrò a sinistra e tu a destra: li prenderemo con una manovra a
tenaglia.”
Brienne
in verità non era molto esperta di battaglie, ma annuì ugualmente.
Baelor si
voltò e gridò ordini su ordini. Davanti a loro un Dothraki aveva appena
cavato
l’occhio ad un soldato che vestiva lo stemma dei Tarly e lo aveva
buttato giù
da cavallo.
“VAI!”
urlò Baelor e Brienne senza pensarci troppo spinse il cavallo al
galoppo verso
destra.
Non
si voltò per vedere quanti uomini la stessero effettivamente seguendo e
rimase
concentrata. Superò il piccolo ruscello facendo fare al cavallo un
balzo senza
fermarsi nemmeno un secondo. Sulle mura vide Jaime agitarsi e gridare
altri
ordini incomprensibili e una pioggia di frecce si abbatté su di loro.
Brienne
raggiunse le mura e sentì uomini urlare di dolore alle sue spalle,
probabilmente
feriti dalle frecce dei difensori del castello.
“Avanti!”
urlò estraendo la spada.
Si
scontrarono con i soldati Lannister appostati fuori dalle mura mentre
le frecce
continuavano a cadere e a mietere vittime. Una colpì Brienne alla
spalla, che
fortunatamente era protetta dall’armatura. Un uomo a cavallo le venne
addosso e
Brienne dovette squarciargli il petto per evitare che le fracassasse il
cranio
con la sua ascia.
Continuò
a combattere limitandosi ad uccidere senza poter portare avanti un vero
duello.
Un giovane la pregò di risparmiarlo, ma Brienne lo trapassò con la
spada in
ogni caso. I guerrieri Lannister apparivano esausti e mal equipaggiati,
ma
Brienne sapeva che non avrebbero esitato ad ucciderla se si fosse
mostrata
troppo clemente. Il suo gruppo stava avanzando bene e Brienne riusciva
ora a
vedere il portone, prima che fossero caricati da una nuova schiera di
soldati
provenienti dall’interno.
Jaime
era scomparso dalle mura, ma lei non aveva tempo di chiedersi dove
fosse
andato. Erano stati respinti indietro dai soldati appena arrivati e
rischiavano
di perdere il terreno che avevano conquistato. Brienne uccise un altro
paio di
fanti e si aprì un varco verso il portone.
Dall’altro
lato Baelor non era ancora riuscito a fare breccia nello schieramento
avversario. Gli uomini che erano partiti con Brienne erano rimasti
troppo
indietro e lei decise di andare avanti da sola.
Vide
un cavallo farsi largo fra i ranghi e galoppare dentro le mura. Brienne
intuì
che doveva trattarsi di Randyll Tarly. Perché mai stava abbandonando i
suoi
uomini alla furia dei Dothraki?
In
quel momento il cavallo di Brienne venne colpito da una freccia e si
impennò.
Brienne fu costretta a saltare a terra mentre la bestia si accasciava
agonizzante. Si mise a correre verso il portone, ma fu costretta a
fermarsi. La
soglia era difesa ancora da un ultimo cavaliere.
“Da
qui non si passa, mia signora” disse sorridendo Bronn.
Daenerys
La
cerimonia fu semplice. Gendry si era inginocchiato ai suoi piedi e
Verme Grigio
le aveva portato la spada che era appartenuta a Brienne. Giuramento, la chiamava
Davos. Aveva una magnifica elsa dorata tempestata di rubini e Daenerys
dovette
faticare non poco per brandirla. Tutti i presenti si erano disposti a
semicerchio intorno a loro e Gendry aveva abbassato la testa a disagio.
Varys
le aveva suggerito in precedenza le parole da utilizzare, ma Dany
temeva
di averle dimenticate. Suonavano troppo formali. Sollevò Giuramento e
la
appoggiò delicatamente sulla spalla sinistra di Gendry, che sussultò
appena.
Daenerys fece scorrere lo sguardo sui volti degli spettatori e vide che
Jon la
stava fissando impassibile.
Sentendo il peso del suo sguardo, Dany si
concentrò
sul proprio compito.
“Ora
alzati come Gendry Baratheon, lord di Capo Tempesta.”
Gendry
quasi incespicò nel tentativo di alzarsi in fretta. “T-ti ringrazio per
la tua
cortesia, mia regina” balbettò, “e m-mi impegno ad eseguire i tuoi
ordini.”
Daenerys sorrise.
“E
per il mio re” si lasciò sfuggire Gendry.
Dany rimase interdetta.
“Vostra
grazia” disse Gendry, “io non so come si fa il lord, come convocare gli
alfieri, come farli combattere per me. Io sono cresciuto fabbricando
armi, non
so niente di queste cose.”
“Non
preoccuparti” intervenne Tyrion, “io e Davos verremo con te e ti
consiglieremo.”
“Non
mi prenderanno mai sul serio” osservò Gendry.
“Forse
sì” ipotizzò il nano, “se capiranno che non c’è altro modo per porre
fine
all’anarchia che si è impossessata della loro terra. Quando Daenerys
avrà preso
il Trono di Spade, ti verrà affidato un consigliere che ti aiuterà
nelle
decisioni insegnandoti come governare.” Gendry parve calmarsi e annuì.
Ci fu
un momento di quiete.
“Direi
che è giunta l’ora della partenza” fece notare Davos, “non possiamo
rimandarla.”
“Giusto”
disse Daenerys per poi voltarsi verso Verme Grigio, “ordina ai cuochi
di
portare le provviste a bordo e tu, Obara, trova delle armi adeguate ai
nostri
avventurieri.” Verme Grigio si dileguò in fretta e Obara lo seguì
controvoglia.
“Potete
aspettare alla nave?” chiese poi Dany “Dovrei parlare un attimo con
lord
Tyrion.” Il nano sembrò sorpreso, ma gli altri annuirono e lasciarono
la
stanza.
Quando la porta si richiuse, Dany si voltò
verso il Folletto.
“Davos
mette a rischio la tua alleanza con il Nord” concluse per lei Tyrion,
“ti crede
un mostro assetato di potere.”
“Si
sbaglia” disse secca Daenerys.
Tyrion
inclinò la testa. “E’ quello che ha potuto dedurre dal suo, diciamo, soggiorno.”
“Non
cominciare” lo frenò Dany. “Sottolineare i miei errori non porterà da
nessuna
parte…”
“Quindi
ammetti di averne compiuti?” chiese Tyrion e Daenerys era sicura fosse
una
domanda a trabocchetto. Ma Tyrion aveva ragione.
“Sì”
disse la regina voltandogli le spalle, “non avrei dovuto tenere
prigionieri
Davos e Brienne, il Nord l’ha preso come un gesto ostile.”
“Nient’altro?”
la incoraggiò Tyrion.
Dany si morse il labbro a disagio.
“La
violenza non serve mai la giusta causa” disse Tyrion avvicinandosi,
“crea
solamente conflitti.”
Daenerys annuì.
“Puoi
rimediare adesso” la consolò il nano, “e se mi ascolterai avrai modo di
porre
rimedio ai tuoi sbagli.” Dany si girò a guardarlo.
“Quest’alleanza
non serve solo a noi e al Nord” spiegò Tyrion, “quest’alleanza serve a
tutti i
Sette Regni e oltre se davvero dovremo affrontare gli Estranei. Jon
sarà
prevenuto nei confronti dei Targaryen, ma è disposto a patteggiare: tu
ti devi
dimostrare aperta a compromessi.”
“Quale
sovrano accetterebbe compromessi?”
“Un
sovrano saggio ed è questo che devi diventare. Chiedi
perdono a Jon per il tuo comportamento. Dimostrati interessata alla sua
causa,
non solo alla tua, e fai vedere di interessarti al Nord. Una regina
deve
conoscere i territori che governa.”
“Ma
Jon non considera il Nord sotto il mio governo” osservò incerta
Daenerys.
Tyrion aggrottò le sopracciglia.
Dany non sapeva cosa
rispondere. Non era il matrimonio in sé a preoccuparla, ma piuttosto
come
avrebbe reagito Jon Snow.
Non
la prenderà bene.
Il
suo unico desiderio era quello di riunire i Sette Regni, ma Daenerys
soffriva
la mancanza di uno scopo. Vedere Jon così dedito alla propria gente,
gente che
conosceva da tutta la vita, e alla sua famiglia, provocavano in lei
attacchi
d’ira, ma soprattutto un incolmabile senso di vuoto. Sarebbe stata in
grado di
governare i Sette Regni? Cosa avrebbe fatto dopo essersi seduta sul
Trono di
Spade? A Meeren aveva lottato per abolire la schiavitù, tra i Dothraki
per la
libertà, ma ora per cosa combatteva? Il grandioso sogno di pace che
tanto
l’aveva motivata e spinta oltre limiti che non avrebbe dovuto superare
era solo
una menzogna.
Vedendo
che taceva, Tyrion le posò una mano sull’avambraccio all’altezza del
gomito.
“Se non vuoi sposarlo, non farlo” le disse con dolcezza, “troveremo un
altro
modo per limitare l’indipendenza del Nord, ma lascia che ti dica una
cosa… Jon
tiene a te, credo ti abbia perdonata per le vostre discussioni. Mi ha
confidato
che il radunare gli alfieri dei Baratheon sotto i vessilli di Gendry
era un
piano che lui e Davos intendevano usare contro di te. Eppure, quando ti
ha
vista in difficoltà per mancanza di alleati, non ha esitato a
offrirtelo.”
“Voleva
salvare la sua gente” disse Dany, “se perdessimo, Euron massacrerebbe
la
popolazione di Porto Bianco.”
Tyrion sorrise.
Tyrion fece ancora un passo avanti, gli
occhi fissi in quelli della regina.
Daenerys era scettica.
Tyrion sogghignò.
Tyrion
uscì dalla sala del trono di corteccia e Daenerys lo seguì. Al porto
Davos e
Gendry avevano già preso i loro posti sull’imbarcazione mentre gli
altri erano
in piedi sulla spiaggia circondati da alcuni Immacolati. Dany fu
sorpresa
dall’assenza di Jon. Non saluta
Davos e Gendry? si chiese, ma poi le venne il
dubbio che potessero essersi già congedati durante il suo dialogo con
Tyrion. Il
nano prese posto sulla piccola nave e Daenerys avanzò. Tyrion la stava
guardando e lei distolse lo sguardo.
Varys salì sul molo.
“Riusciranno
a trovare abbastanza uomini?”
“Non
lo so” ammise Dany tentando di mascherare la propria inquietudine,
“possiamo
solo sperare.” Missandei abbassò il capo. La barca aveva lasciato gli
ormeggi.
“Ho
paura per Verme Grigio” sussurrò la ragazza, “non vuole ammettere di
essere
stato ferito e il maestro non è riuscito a guarirlo appieno.”
Daenerys le mise
una mano sulla spalla.
Missandei
sospirò. “Vorrei solo poterci credere.” E si allontanò.
L’imbarcazione
aveva quasi lasciato il porto e da lontano Dany vide Tyrion agitare il
braccio
in segno di saluto. Sollevò una mano e salutò finché la barca non venne
inghiottita
dalla nebbia che avvolgeva la Roccia del Drago. Il piccolo gruppo
ancora fermo
sulla spiaggia si disperse. Verme Grigio e Obara iniziarono subito a
dedicarsi
alla costruzione delle fortificazioni.
“Theon,
Missandei” li chiamò Daenerys, “ho un compito molto importante da
assegnarvi.
Dovete riparare le navi che non sono potute partire per Porto Bianco e
Vecchia
Città e costruire, se ci riuscite, altre piccole imbarcazioni. Theon,
confido
che tu sappia come è fatta una nave.” Theon annuì e Dany si volse verso
Missandei.
“Missandei,
tu parlerai con i Dothraki e i dorniani rimasti sull’isola: avrete
bisogno di
aiuto per portare a termine questo incarico. Fatti accompagnare da
Varys se non
è impegnato…”
“Sarà
un piacere” disse Varys sorridendo a Missandei. Quando vide che tutti
erano
stati messi a lavoro, Daenerys si avviò verso il castello.
Fece
chiamare i cuochi, per ordinare di razionare le provviste, e maestro
Pylos, per
essere messa al corrente circa le condizioni di salute di Jorah.
“Migliora”
rispose il maestro, “ma ha bisogno di assoluto riposo e molta acqua:
era
estremamente disidratato quando l’avete trovato.” Dany ringraziò Pylos,
che
promise di aggiornarla se ci fossero stati cambiamenti sostanziali, e
raggiunse
il corridoio delle stanze degli ospiti.
Con
suo sommo sgomento Jon non era nemmeno lì. Sulla scrivania della sua
stanza
erano ammucchiate delle carte e Daenerys non seppe resistere alla
curiosità.
Sembravano bozze di lettere. Erano quasi tutte indirizzate a Sansa
Stark, che
Dany ricordava essere la sorella di Jon, qualcuna a un certo Edd e una
sola a
Samwell Tarly. Daenerys lesse solo qualche riga di una lettera
destinata a
Sansa e fu colpita dall’affetto con cui Jon rassicurava la sorella e
chiedeva
notizie del Nord e di Spettro. Il
suo meta-lupo, pensò Dany ricordando le
parole di Tyrion.
Lasciò
i fogli dove li aveva trovati ed uscì dalla camera. Il seguente quarto
d’ora lo
impiegò a cercare Jon Snow per tutto il castello, confidando che
l’avrebbe
trovato al suo interno. Non era nella sala del trono, né in quella di
Aegon e
neppure in quella della Roccia. Guardò nei cortili, nelle cucine e
nelle
stalle, per poi passare in rassegna ognuna delle numerose stanze degli
ospiti. Ma dov’è andato?! si
chiese incredula: nemmeno lei conosceva il castello così
bene da potersi permettere di girarlo senza problemi. Forse si era
perso.
Continuando
a camminare e rifiutandosi di chiamare i domestici, Daenerys si ritrovò
in
un’ala del palazzo piuttosto malridotta. Intuì che doveva trattarsi del
corridoio dove affacciavano le stanze degli ultimi Targaryen che
avevano
abitato il castello. Ricordò, come se appartenessero a una vita
precedente, le
parole di Illyrio che raccontava a Viserys di come Stannis avesse
lasciato
intatte quelle stanze come simbolo della fine della casata Targaryen.
Daenerys
era emozionata: sarebbe potuta quasi venire in contatto con la sua
famiglia.
All’improvviso
sentì un rumore proveniente da una delle stanze in fondo all’oscuro
corridoio
e intravide la fievole luce di una fiaccola. Sorrise e la seguì. La
porta
della stanza era aperta e, nel buio, Dany sbirciò dentro.
Jon
era lì, con una candela in mano, a guardare fuori dalla finestra dai
vetri
opachi. Daenerys entrò e lui si voltò a guardarla. Non sembrava
sorpreso.
“Non
ti dispiace se ho dato un’occhiata, vero?”
Dany
scosse la testa. “No, certo” rispose, “ma come mai sei venuto qui?”
“Ero
curioso” spiegò Jon, “dimmi, sai di chi era questa camera?”
Daenerys si guardò
intorno. Nella stanza vi era un piccolo letto coperto di polvere e poco
altro.
Jon annuì.
“Chiunque
fosse Rhaegar” proseguì Jon, “i suoi figli non meritavano di morire in
quel
modo, nessun innocente lo meriterebbe.”
Dany capì che Jon le stava offrendo un
ramoscello d’ulivo e si affrettò a cogliere l’occasione.
Dany sospirò.
“Ti
ha venduta ai Dothraki?” chiese inorridito Jon “Che fratello farebbe
una cosa
del genere?”
“Voleva
un esercito” raccontò Daenerys, “ma ha ottenuto una colata di oro
liquido in
testa.” Jon non disse nulla.
“Talvolta”
continuò Dany, “mi chiedo se anch’io sia destinata ad impazzire.
Conosci la
leggenda, no? Quando nasce un Targaryen gli Dei lanciano una moneta…”
“Per
decidere se sarà un grande o un folle” concluse Jon, “ma è solo una
storia.
Siamo noi a decidere come lanciare la moneta e questo non vale solo per
voi
Targaryen.”
Daenerys fece un passo avanti.
Jon
deglutì. “E’ troppo presto per dirlo.”
Daenerys annuì. “Capisco” disse,
“vuoi aspettare per giudicarmi…”
“Non
sta a me giudicarti.”
“Però
lo fai” sussurrò Dany venendo sempre più vicina. “Credo sia normale”
continuò,
“tutti giudicano lo straniero.”
“E
io per te sono uno straniero?”
“Forse”
replicò Daenerys, “o forse chiamiamo straniero tutto ciò che non
comprendiamo.”
La candela si stava inesorabilmente consumando.
“Allora
tu non mi comprendi?” domandò Jon in un soffio.
“E
tu non comprendi me” disse Dany accennando un sorriso, “forse quindi è
meglio
ricominciare d’accapo, lanciare di nuovo la moneta.” Ormai erano
vicinissimi,
la mano di Jon che teneva la candela quasi abbandonata lungo il fianco.
“E
stavolta” chiese lui e Dany sentiva il suo respiro accelerato, “chi
scegli di
essere?”
“Non
lo so” ammise Daenerys, “tu chi vorresti che io fossi?” Gli posò una
mano sul
petto e Jon la seguì con lo sguardo.
“Una
regina…”
Dany
inarcò le folte sopracciglia. “Non credo di sapere cosa significa”
mormorò,
“pensavo bastasse vincere le guerre e ricevere il popolo nella sala del
trono,
ma mi sbagliavo. Cosa significa essere regina?” Jon aprì la bocca due
volte
prima di parlare, la mano di Daenerys ancora adagiata sul suo petto.
“Donarsi
alla propria gente” disse in un sussurro appena udibile, “aiutarla.”
Dany lo
afferrò per un lembo della camicia e lo attrasse a sé. Ora poteva udire
il suo
cuore martellare.
E
il mio? Perché batte così veloce?
Sollevò
lo sguardo ed incontrò gli occhi di Jon e vi trovò dentro lo stesso suo
smarrimento, la stessa sua solitudine. La stessa disperata ricerca di
un luogo
di appartenenza. Vide tradimenti subìti e scelte coraggiose. Vide il
dolore
oltre ogni misura.
“E
se” mormorò avvicinando il viso al suo, “la regina non avesse un
popolo, né uno
scopo e se sentisse solamente silenzio intorno a lei?”
Jon
ora ansimava. “Allora dovrebbe creare un suo popolo” rispose a bassa
voce,
“trovare il suo scopo ed urlare.”
La candela si spense e cadde a terra spezzandosi quando Daenerys lo baciò mettendogli le braccia intorno al collo. Jon non si ritrasse, non si curò della candela e neppure delle tenebre che subito li inghiottirono. E quell’attimo fu perfetto nella sua oscurità.
"Quando il mondo dice, -Rinuncia-,
la speranza sussurra, -Prova ancora una volta.-"
N.D.A.
E poi la casa andò a fuoco e morirono tutti... Scherzo XD XD XD Ma mai lasciare cadere le candele se tutto intorno è legno XD
Bentornati a tutti e, uff, questo è stato un capitolo arduo da rivedere e sistemare. Le cose si stanno movimentando così in fretta che nemmeno io ricordavo cosa stesse succedendo quando sono andata a rileggerlo XD è stato come scoprire tutto d'accapo.
Solo qualche precisazione qua e là...
Ovviamente il POV di Brienne è cronologicamente posto in contemporanea con quello di Jaime del capitolo scorso. Jaime faceva vedere ciò che succedeva tra i Lannister e Brienne fra i Tyrell. Infatti a un certo punto Brienne non lo vede più sulle mura, proprio perchè Jaime è andato alla porta est dove Nymeria e Garth stanno scalando con il loro gruppo. E sappiamo già come è andata a finire.
Per motivi di trama ho dovuto cambiare leggermente la struttura di Alto Giardino. Nel "Mondo del Ghiaccio e del Fuoco" infatti dice che il castello ha sì tre cinte di mura, ma che il labirinto si trova nella fascia più esterna delimitatata dalle mura, mentre io l'ho posizionato in quella intermedia (mentre in quella interna, esattamente al centro di Alto Giardino, c'è il palazzo vero e proprio). In ogni caso immaginatevi una serie di tre cerchi concentrici: al centro c'è il palazzo (il cui accesso è stato serrato da Alerie), nella fascia intermedia il labirinto e in quella esterna, proprio sotto le mura che gli arcieri di Jaime difendono, i giardini e i cortili. E' un po' complicato, ma verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo.
Per l'avvertimento di Ellaria, non iniziate con speculazioni sul ritorno di Khal Drogo XD XD secondo una teoria, nella profezia la parte del sole che sorge e tramonta si riferisce a Quentyn Martell, nato a Westeros e morto a Essos, ma dato che questo personaggio non esiste in Got ho dovuto inventare qualcos'altro ^_^ ma era solo un modo carino e misterioso per mettere la frase, consideratela un' easter egg, non qualcosa di provvidenziale e mistico XD
Infine arriviamo al punto "caliente"... So che molti di voi tifano Jonerys, mentre altri preferiscono Jonsa... Aiuto XD è ovvio ora che tra Jon e Daenerys stia nascendo qualcosa, ma è ancora all'inizio. Il bacio è stato un atto d'impulso, generato da un'improvvisa empatia nei confronti dell'altro. D'un tratto si scoprono molto simili, proprio ora che i loro consiglieri più fidati sono andati via. L'amore potrebbe nascere (come la fiamma potrebbe spegnersi in poco tempo), ma per ora non siamo ancora a quei livelli. Inoltre la questione del matrimonio è ancora aperta e non va assolutamente sottovalutata.
Comunque in ogni caso non aspettatevi ora la storia diventi focalizzata su Jon e Daenerys come coppia! Assolutamente no! Se volete storie romantiche credo siate finiti nel posto sbagliato XD qualsiasi coppia qua dentro rimarrà una sottotrama. Lo continuo a ripetere perchè non voglio deludere nessuno :-)
Basta, la smetto di prendervi tempo e vi auguro buone vacanze (immagino ora ad agosto ne avrete almeno un po' ^_^) e fatemi sapere che ne pensate del capitolo...
Come al solito ringrazio le anime pie che mi recensiscono, in ordine: giona, __Starlight__, Spettro94, GiorgiaXX e leila91, che si è praticamente fatta una maratona per rimettersi in pari XD
Ringraziamenti speciali anche a Azaliv87 e Gian_Snow_91, che pur essendo indietro continuano a recensire, e NightLion, per il continuo supporto.
A presto!
NB: la citazione di stavolta è anonima, l'ho solo trovata su internet. L'ho pensata per quello che Jon e Daenerys stanno provando a costruire, un rapporto normale dopo il loro inizio burrascoso, ma si può anche associare ad Arya che ha dato una seconda chance al Mastino e, in fondo, a Sansa.