Capitolo 14
“D’accordo, facciamo l’incantesimo!” disse
Regina.
Aveva paura, ma doveva tentare e soprattutto
avere fiducia in sua figlia. Quella bambina di sei anni, quel miracolo che non
credeva che sarebbe mai stato possibile, era riuscita a sorprenderla. Si
domandava come e dove trovava il coraggio di affrontare un qualcosa, che
spaventava anche gli adulti.
Forse era la sua natura di salvatrice o
semplicemente il suo buon cuore.
Regina si inginocchiò e afferrò le mani della
bimba e attuarono quell’incantesimo, che si era dimostrato nullo fino a un
momento prima.
Tutti notarono la differenza rispetto a prima.
Questa volta i poteri della magia di luce, lasciarono il corpo del proprietario
e dopo aver intrapreso una danza con la magia di Regina, ogni magia, entrò nel
corpo “sbagliato”.
L’incantesimo era riuscito.
“Vi sentite bene?” chiese Robin preoccupato.
Ricevette una risposta affermativa da Roni, la quale
non sentiva una grande differenza. Avvertiva una magia diversa circolarle in
corpo, ma non era fastidioso, era invece piacevole. Non aveva dubbi che quei
poteri fossero di sua madre. Sentiva lo stesso calore di quando sua madre l’abbracciava.
Regina invece era ancora a terra e si guardava
le mani. La magia scoppiettava, proprio come quando Emma ne perdeva il
controllo.
Sentiva un’energia incredibile, troppa da sopportare.
Si sentiva come se stesse per scoppiare e giunse le mani spaventata dall’idea
di fare del male a qualcuno.
Robin l’affianco subito, ma appena la toccò,
una bagliore di luce lo sbalzò a terra.
“Robin!” sussurrò tremante, cercando di
respirare per mantenere il controllo di quella magia.
“Va tutto bene!” disse subito Robin “Non mi
sono fatto niente!”
Prese a respirare più velocemente. Sentiva che
non avrebbe resistito ancora a lungo prima che un’altra ondata di magia sarebbe
uscita fuori dal suo corpo.
“Devi sbrigarti Regina. È una magia instabile,
ma puoi ancora farcela!” disse Gold.
Regina
non lo stava ascoltando. Aveva troppa paura di cosa avrebbe potuto fare
quel potere. Doveva curare Emma, ma temeva di ucciderla.
“Ti prego Regina, so che puoi farcela!” disse Killian disperato “Solo tu puoi aiutare Emma!”
Regina scosse la testa stringendo ancora di più
le mani, portandosele al petto. Ci furono parole di incoraggiamento da parte di
tutti, ma solo una voce riuscì a persuaderla. Era debole e aveva pronunciato
semplicemente il suo nome, ma il dolore intriso in quell’unica parola, la
distrassero a tal punto da dimenticarsi della pericolosità della magia.
Emma si era svegliata e anche se aveva la testa
annebbiata dal dolore al braccio e dalla febbre, comprese cosa stesse
succedendo e lei voleva solo che quel dolore cessasse.
“Re-gi-na!” disse, quando riuscì a trovare la forza di pronunciare
quel nome e cercò di mantenere gli occhi aperti per guardare l’amica, cosa che
le riuscì solo per poco, prima di riperdere i sensi.
Le stava chiedendo aiuto. Regina poteva
benissimo leggerlo nei suoi occhi ancora più verdi circondati da quell’alone
bianco che caratterizzava il suo volto.
La donna si alzò in piedi, in un momento in cui
sentiva di potercela fare e si avvicinò al letto della sua migliore amica,
posandole le mani sul suo braccio.
Provò a concentrarsi e a curarla come avrebbe
fatto con i suoi poteri, ma non ci fu alcun risultato.
Prese un respiro profondo e si concentrò su
quello che la magia bianca significava: amore.
Pensò al bene che provava verso la sua
famiglia, ai suoi amici e a Emma. Sentì il suo desiderio di salvare tutti e in
quel momento tutto dipendeva da lei.
La magia prese a uscire dalle sue mani ed
avvolse la salvatrice. Ci volle un po’ di tempo, ma l’infezione cominciò a
sparire, ma non riuscì a far durare la magia abbastanza a lungo da riuscire a curare
la salvatrice completamente.
Emma cominciò a muoversi e questa volta i suoi
occhi erano più vigili. Si sentiva ancora stordita e aveva ancora dolore al braccio,
ma non si sentiva morire come pochi istanti prima. Provò a tirarsi su, ma la
stanchezza che provava era troppa e si lasciò cadere sul cuscino.
“Posso avere un po’ d’acqua?” chiese con voce
bassa.
Gold sorrise e annuì lievemente e si allontanò
un istante.
Snow abbracciò Regina “Ce l’hai fatta, l’hai
curata!”
“Non avevo dubbi che ci saresti riuscita!”
disse Robin sorridendo.
Killian lasciò Alice a terra per permetterle di andare
dalla madre e abbracciarla stretta stretta, mentre
lui afferrò il bicchiere portato da Gold, per aiutare Emma a bere.
La tirò leggermente su in modo da non
strozzarsi e gli portò alla bocca il bicchiere il prezioso liquido.
“Quante volte te lo devo dire di smetterla di
farmi prendere questi infarti?” chiese Killian
sorridendole, ma Emma poteva vedere che non era un vero sorriso. Era uno di circostanza per rassicurarla, ma
il suo volto era ancora intriso di preoccupazione e paura.
“Ora riposa un po’ love. Mi prenderò io cura di
te!” disse spazzolandole i capelli attaccati al viso a causa del sudore.
La donna non se lo fece ripetere due volte e si
addormentò.
Si
ritrovò in un posto tetro e raso al suolo.
Non
poteva crederci di esserci finita veramente. Quella era Storybrooke.
Non
vi era niente altro che macerie, tutto il resto, anche se inquietante era
silenzio.
Un
silenzio quasi assordante, ma non così spaventoso come si sarebbe immaginata.
Camminò
per le strade disseminate di pietre e oggetti vari, ma non vide niente altro.
Cominciava
a essere confusa. Se quello era il posto dove Emma e Roni
finivano sempre quando si addormentavano, dove erano i cadaveri e i demoni. Non
che impazzisse all’idea di vederli, ma se tutto era così non capiva di cosa
dovessero avere paura, o meglio non capiva Emma di cosa avesse tanta paura.
Però qualcosa doveva essere presente, se non niente spiegava quanto stesse
succedendo alle due salvatrici.
Ad
un tratto un forte ruggito si alzò nell’aria, talmente forte e spettrale, che
cominciò a sentire quei brividi che si aspettava di sentire.
Poi
la terra cominciò a tremare. Voragini si aprirono lungo la strada, uno sotto ai
suoi piedi e ci sarebbe finita dentro, se una presa salda non l’avesse fatta spostare.
Si
liberò dalla presa spaventata, rilassandosi quando riconobbe la figura che l’aveva
appena salvata.
“Emma!”
disse stupita, non sapendo nemmeno il perché. Avrebbe dovuto immaginare che ci
avrebbe trovato pure lei.
“Benvenuta
nei miei incubi!” disse la donna, prima di farle cenno di seguirla.
Andarono
nel bosco, luogo che la salvatrice aveva appreso essere il più sicuro, sebbene
non privo di pericoli.
“Quindi
è questo quello che Roni sogna?” chiese Regina.
Emma
annuì “Si, ma di solito è meno tranquillo. Non ho visto demoni o cadaveri e…non
so spiegarmi la motivazione, ma…spero continui così!” disse la salvatrice, per
poi portarsi una mano al braccio ancora ferito e facendo una smorfia.
“Scusa,
non sono riuscita a curarti a dovere!” disse Regina.
Emma
scosse la testa “Va bene, mi hai salvato e ti sarò grata in eterno. Questo guarirà
o mi curerò una volta che sarò di nuovo me stessa!” disse, per poi sedersi a
terra, appoggiandosi a un albero, esausta.
“Stai
bene?” chiese Regina inginocchiandosi e poggiando una mano sul suo ginocchio.
“Si,
credo solo di avere ancora un po’ di febbre!” disse Emma sincera, chiudendo gli
occhi e poi rivolgendo l’attenzione al sindacò, disse “come ti senti con i
poteri di un salvatore in corpo?” le domandò, notando che le sue mani di tanto
in tanto scintillavano.
“Devo
essere sincera, non so come tu e Roni facciate a
sopportare una tale potenza, mi sento esplodere!” disse sincera il sindaco.
“Questione
di abitudine. L’ha detto Gold che ogni corpo è fatto per adattarsi a un tipo
specifico di magia. Il tuo non è predisposto per la magia di un salvatore!”
“Vero,
ma il mio scopo lo ottenuto. Ho evitato che Roni
finisse di nuovo qui!” disse Regina.
“Strano
però, non mi sembra che fosse ancora sera. Io so di essermi addormentata a
causa del mio stato, ma tu…perché ti sei addormentata?”
Regina
sussultò, non ricordava che fosse successo “In realtà, l’ultima cosa che
ricordò è che eravamo tutti da Tremotino al tuo
capezzale e poi, eccomi qui!” disse, prima di sussultare quando un nuovo
ruggito si innalzò nell’aria, questa volta seguito da delle urla di terrore,
sebbene in lontananza.
“Ok,
comincio a capire perché tu sia spaventata da questo luogo. Se mi terrorizzano
i soli suoni, figuriamoci chi li emette!” disse Regina abbracciandosi, per cercare di calmare i
brividi che sentiva percorrerle il corpo.
Emma
sorrise, ma non era un sorriso divertito, ma dispiaciuto.
“Come
si esce di qui?” chiese il sindaco.
“Bisogna
aspettare che ci si svegli naturalmente o che qualcosa ci spaventi a tal punto
da farci svegliare e purtroppo, non ho mai sperimentato la prima ipotesi.
“Quindi
dobbiamo stare qui, finchè qualcosa non terrorizzi a
morte?”
Emma
annuì.
“Emma!” disse una voce che attirò l’attenzione delle
due donne. Regina si alzò in piedi di scatto quando vide cinque anime,
avvicinarsi a loro, non piacevoli da guardare.
Emma,
seguì il suo esempio, ma non per difendersi, ma per calmare la donna.
“Tranquilla, direi che forse sono le
uniche persone di cui possiamo fidarci in questo luogo!” disse Emma,
facendo ricordare all’amica, quanto detto da Roni, su
persone che le avevano in qualche modo aiutate.
“Loro
sono Walter, Lucas, Leuca, Sarah e Alvin! Siamo diventati praticamente compagni
di avventura. Me li ritrovo spesso nei miei sogni!” disse Emma.
Le
cinque anime però non sembravano interessate al nuovo arrivo.
“Il
tempo sta per scadere salvatrice. Ti devi muovere!” disse Alvin serio.
“Bhe…sarò felice di muovermi quando mi sveglierò, non mi
sentirò uno schifo e…cosa non meno importante, sarete stati chiari una volta
per tutte. Quali sono queste cinque terre di cui necessitiamo delle scintille.
Noi siamo arrivati a capirne quattro, qual è la quinta?” chiese Emma.
“Ce
l’hai davanti ai tuoi occhi!” disse Sarah semplicemente.
“Che
cosa vorrebbe significare questo? e quali sono gli elementi che dobbiamo
recuperare?” provò Regina, ma non ottenne risposta, al contrario, vide le anime
scomparire, un attimo dopo essersi guardati terrorizzati.
Emma
si guardava spaventata. Riconosceva il suono che si era alzato nell’aria.
Battito di ali.
Regina invece guardava la donna e poi attorno
a sé senza però vedere niente “Da dove proviene questo suono? Io non vedo
niente!” disse il sindaco.
“Questo
perché non stai guardando nella giusta direzione!” disse Emma indicandole il
cielo.
Regina
vide in quel momento uno stormo di uccelli che ruotavano in cerchio.
“Sono
scappati per un mucchio di corvi?” chiese Regina, speranzosa che quelli fossero
veramente quello che diceva di essere, ma lo vedeva lontano un miglio che la
grandezza non corrispondeva. Guardo Emma, cercando di mantenere la calma, cosa
che non riuscì tanto bene quando la salvatrice, le disse di correre e non
fermarsi per nessuna ragione.
Le
due donne presero a correre, stando attente a non inciampare. Sapevano infatti che
se fossero cadute, difficilmente sarebbero scappate da un destino terribile.
“Quelle
sono arpie?” chiese Regina, che era riuscita a lanciare un’occhiata dietro di
lei.
“Si!”
disse Emma ansimando per la corsa.
“Perché
stiamo correndo e non le affrontiamo?” chiese Regina.
“Perché
l’ultima volta sono a malapena sopravvissuta a un attacco di quei mostri ed
erano solo in dieci, ora c’è uno stormo intero e, fidati due salvatrici non
basteranno!”
“Staremo
a vedere!” disse Regina, non ascoltando Emma e fermandosi, aspettando che il maggior numero di quegli
uccellacci si avvicinassero a lei.
“Regina!”
gridò Emma, stupita da una tale avventatezza dell’amica, ma rimase ancora più
sorpresa dopo.
Regina
stese le mani avanti, ancora scoppiettanti di magia e abbandonandosi a quella
energia che le chiedeva di scatenarsi da lei e che fino a quel momento aveva
trattenuto, sprigiono un enorme onda di energia bianca che atterrarono molte
arpie, mentre le altre, intimorite, batterono in ritirata.
Emma
era incredula e senza parole e con rabbia, si avvicinò a Regina.
“Bhe Emma, è stato più facile di quanto credevi!” disse la
donna sorpresa anche di se stessa e si guardò le mani e vide che la magia in
eccesso era sparita, in quel momento si sentiva quasi bene.
“Regina,
hai idea di quello che hai fatto? Quello che facciamo qua, si ripercuote anche
nella realtà la maggior parte delle volte e non sai se…” non terminò la frase
che sentirono qualcos’altro, qualcosa che ad Emma fece accapponare la pelle e
attirato dalla magia di luce.
“Questo
che cosa è?” chiese Regina, non afferrando le parole di Emma.
“Qualcosa
che non possiamo affrontare! Regina, ti ricordo che ora sei una salvatrice e puoi
morire. Non tentare più la fortuna, ma corri e basta!”
Regina
annuì e lei ed Emma si girarono per cominciare nuovamente a scappare, ma
purtroppo per loro si ritrovarono circondate da anime arrabbiate e da demoni di
qualunque genere.
Regina
ora era davvero spaventata e in pochi istanti, lo fu ancora di più quando un
demone gigantesco, comparve facendosi strada nella foresta, abbattendo gli
alberi. Era lo stesso che aveva divorato Killian
qualche sogno precedente di Emma.
La
salvatrice non sapeva come tirarsi fuori da quella situazione e Regina non era
da meno. Non sentiva più la magia in sé, forse troppo spaventata.
“Adesso
sarebbe fantastico potersi svegliare!” disse Emma, prima di vedersi arrivare
addosso diversi demoni. Due erano proprio prossimi a fiondarsi su di loro e la
salvatrice, alzando le mani al cielo, creò uno scudo di protezione.
“Cosa
facciamo adesso?” chiese Regina, vedendo demoni e anime scontrarsi contro la
barriera, cercando di scavarsi un buco per entrare.
Emma
non rispose, troppo concentrata nel mantenere attiva la barriera, l’unica magia
che rispondeva esattamente come lei voleva e non in maniera più debole del
solito.
Un
altro demone si scontrò ferocemente contro la barriera, venendo poi
scaraventato lontano, ma quello che non avevano calcolato era la potenza del
mostro gigantesco che in quel momento si stava preparando a colpire lo scudo
con un pugno. Regina ed Emma videro il pugno piombare loro addosso dall’alto, finchè lo scudo non si frantumò e schiacciò le due donne.