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Autore: AdhoMu    08/08/2018    8 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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16. Resistenza in paso doble.

- E così sei tornata. Alla fine, sei tornata da me.
Mary gli rivolse uno sguardo impenetrabile, tentando di non far trasparire l'angoscia che l'attanagliava. Tremando leggermente si portò la mano al petto, stringengola sul punto dove, pressapoco, aveva appuntato la spilletta col piccolo Tasso giallo e nero.
Non appena Ares Mulciber mosse un passo verso di lei, la ragazza avvertì il calore inconfondibile del ciondolo di mithril che s'illuminava contro la sua pelle, ben nascosto dagli strati di stoffa con cui si era vestita.
"Oh, per Godric. Trasuda magia oscura da tutti i pori, ormai" pensò, sgomenta; aveva paura, ma s'impose di non darlo a vedere. Doveva proseguire. Doveva farlo, per il "Bene Superiore". E così, ricacciate indietro la saliva e le lacrime, Mary si prodigò nel sorriso più convincente che le riuscì di mettere su e gli rispose:
- Sì. Mi mancavi tanto!...
Il mago strinse appena gli occhi.
- È un ripensamento un po'tardivo, mi pare...
Lei mosse la mano simulando un'allegria che non provava, come a voler sdrammatizzare.
- Sai, non ero sicura che tu... che tu mi volessi ancora, ecco. Il mio unico dubbio era questo, Ares... Alla fine, però, non ce l'ho fatta. Mi sono detta che dovevo, dovevo tentare.
Lui la squadrò per una manciata di secondi, che le parvero eterni.
Mary riuscì stoicamente a non abbassare lo sguardo e mantenne le iridi castane fisse nelle sue; . quando vide che l'espressione dura di Ares si scioglieva in un impercettibile sorriso, emise un sospiro sollevato.
- Mi sei mancata anche tu - le rispose lui, sfiorandole la guancia con due dita e rivolgendole un'occhiata che la carezzava per intero, con un'insistenza che l'atterrì.
"Aiutami tu, saggia Morgana" fu il solo pensiero della ragazza.
Ora sì che sarebbe cominciata la parte veramente difficile.

Grazie ad una soffiata (Silente aveva sempre qualche asso nella manica), erano venuti a sapere che i seguaci dell'Oscuro Signore, grazie all'abilità di Magdalena Macnair, erano riusciti a procurarsi un Giratempo. L'affascinante strega e abile pozionista, moglie di Wallace Macnair e cognata di Walden, il boia, aveva prima sedotto e poi avvelenato un incauto Auror preposto alla sorveglianza della sala del Ministero in cui erano custoditi questi potenti artefatti magici; grazie a tale mossa, i nemici disponevano ora di uno strumento eccezionalmente potente, capace di cambiare per sempre le sorti del conflitto magico, che si trovava ormai in pieno svolgimento.
I membri dell'Ordine si erano arrovellati per settimane, abbattuti, perché le fila del nemico erano compatte, serrate ed apparentemente impenetrabili.
Poi, piano piano, dopo aver sondato un numero pressoché infinito di possibilità e aver tracciato innumerevoli congetture, la soluzione aveva cominciato a profilarsi. Era stato necessario impegnarsi a fondo per individuare l'anello debole dei sostenitori di Voldemort ma, alla fine, i cospiratori l'avevano trovato.
Ares Mulciber era il suo nome.
Mulciber era senz'altro uno dei più fedeli servitori del Signore Oscuro; era afflitto, però, da una spina nel fianco ancora pulsante: una spina dai morbidi riccioli color del miele chiamata Mary Macdonald, che era stata la sua ragazza ai tempi della scuola.
E la ragazza, per tutta una serie di fortunate (o, forse, fatali) coincidenze, aveva cominciato a frequentare l'organizzazione segreta al seguito dei suoi ex-compagni di Casa: James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e, soprattutto, Lily Evans, la sua migliore amica.

Le aveva portato via la bacchetta.
Quel maledetto bastardo aveva approfittato di un suo attimo di distrazione e poi, con un sorriso tutt’altro che candido, le aveva lanciato un
Expelliarmus improvviso, che l’aveva irrimediabilmente disarmata.
- Pe... perché?... – gli aveva chiesto, sentendosi montare dentro un panico liquido e bruciante, simile alla lava che risale la cavità di un vulcano.
- Suvvia, Mary – le aveva risposto lui, con una smorfia falsamente comprensiva. – Qui non ne hai bisogno. Ci sono io, con te.
Ares si riferiva ai frequentatori, tutt’altro che raccomandabili, che giravano per casa a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il vecchio castello di proprietà dei Lestrange era stato trasformato in quartier generale dai seguaci dell’Oscuro Signore; era lá che Ares Mulciber l’aveva portata, la sera stessa del loro incontro tutt’altro che casuale nell’oscuro Vicolo della Falena di Notturn Alley, preparato meticolosamente durante mesi e mesi di appostamenti e diagrammi.
L’Operazione Giratempo, che si sarebbe dovuta risolvere nel giro di poche ore o, tutt’al più, di un paio di giorni, si era quindi trasformata in una prigionia prolungata. Privata della sua bacchetta, Mary si era vista completamente tagliata fuori; non aveva modo di comunicare con il mondo esterno, né di chiamare i suoi compagni per farsi aiutare ad evadere.
E così, ormai, si trovava a Castel Lestrange da più di una settimana.
Le era permesso gironzolare dovunque volesse e ficcare il naso qua e là (Ares le aveva detto di aver garantito per lei, e poi, sprovvista di bacchetta, cosa mai avrebbe potuto fare?); lei, però, preferiva tenersi in disparte perché aborriva gli incontri con quelle persone terrificanti che transitavano per casa e che la squadravano come se volessero trapassarla da parte a parte. Malocchio Moody le aveva detto di tenere gli occhi bene aperti, per cercare di imprimersi nella memoria i volti di evantuali agenti-doppi; lei tentava di farlo ma, spesso, la determinazione cedeva il passo alla disperazione, e così Mary, con un sospiro angosciato, si appartava e andava a sedersi per terra in uno stato di trance, desiderando soltanto che il tempo passasse.
Nonostante la paura che provava e il clima opprimente che la circondava, la ragazza non aveva però perso tempo ed era riuscita ad individuare il Giratempo che, proprio come era stato loro riferito dal misterioso informatore di Silente, si trovava rinchiuso al sicuro nel cassetto con fondo falso di un’antica scrivania di mogano, nella stanza da letto di Ares. Approfittando dell’assenza del mago, Mary l’aveva sabotato, rendendolo inutilizzabile, e poi l’aveva riposto nel suo nascondiglio, pregando Morgana che Ares non se ne accorgesse.
Ben presto, oltre all’inquietudine e alla nausea che già provava quando era costretta a recitare la sua parte di casta fidanzatina innamorata (fino a quel momento era sempre riuscita ad accampare delle scuse per evitare che Ares si infilasse nel suo letto, ma purtroppo era solo questione di tempo, e lei lo sapeva), Mary dovette fare i conti con la concretizzazione di un sospetto che le era venuto giusto qualche giorno prima di partire per la sua sventurata missione.
Non ne aveva parlato con nessuno, neppure con Lily, perché sapeva che, se l'ipotesi si fosse rivelata esatta, le avrebbero impedito di partire; ora, però, ne aveva avuto la certezza: dentro di lei cresceva una piccola creatura.
Tutte le volte si vedeva insidiata da Ares, Mary temeva per quella piccola vita, e sospirava sollevata quando, una volta di più, riusciva ad evitare le
avances del suo terrificante carceriere. In quei giorni di prigionia, la ragazza aveva quindi sviluppato un attaccamento viscerale nei confronti del minuscolo essere, l'unico in grado di farle compagnia durante quelle ore interminabili e tremende; e spesso si sorprendeva a parlargli, raccontandogli di pascoli verdi, velli magici e lana soffice, narrandogli la bellezza dei faraglioni e delle scogliere delle Shetland, descrivendogli i brividi caldi che si provano a cavallo di una scopa che vola in picchiata e la felicità che provava a fianco del suo nuovo compagno.
- Tuo padre – sussurrava con dolcezza. – È un uomo degno. Vedrai, vedrai come sarà felice quando saprà di te...
Già. Ma quando, quando sarebbe stata in grado di comunicarglielo?
I giorni passavano e la situazione non si sbloccava.
Mary aveva ormai cominciato a predere le speranze quando una sera, inaspettatamente, si profilò l’occasione buona. Ares era appena tornato da un’escursione di massima segretezza a Londra; non appena aveva messo piede a Castel Lestrange, si era subito recato da Mary per chiederle di preparargli un bel bagno caldo.
- Magari poi mi fai compagnia... – le stava dicendo, guardandola fisso, quando qualcuno bussò discretamente alla porta. Si trattava di un servitore, venuto a chiamare il signor Mulciber per chiedergli di scendere un momento in salotto, dove Lord Lestrange aveva un’importante comunicazione da dargli. Ares si allontanò velocemente.
- Torno subito, Mary – le disse, rivolgendole un’occhiata carezzevole e carica di significati.
La ragazza gli sorrise con dolcezza, in modo invitante, cercando di mantenere celati i battiti galoppanti del suo cuore. Non le era infatti sfuggito che il mago, per la fretta, aveva dimenticato di raccogliere la bacchetta dal comò sul quale l’aveva appoggiata quando era entrato in camera.
Mary non perse tempo. Ora o mai più: quella, probabilmente, sarebbe stata la sua unica possibilità. Afferrata la bacchetta di Ares - e sperando che questa le obbedisse - proruppe in un accorato:
-
Expecto Patronus!
La colomba d’argento volò fuori dalla finestra semiaperta, diretta a Londra, alla sede segreta dell’Ordine della Fenice dove, Mary se lo augurava di tutto cuore, avrebbe recapitato il suo messaggio:
Giratempo sabotato. Sono a Castel Lestrange. Seguono coordinate. Aiutatemi. MM.
La ragazza, però, non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo: proprio mentre il
Patronus volava via, infatti, Ares aveva fatto ritorno nella stanza. E, dall’espressione assassina che si era immediatamente dipinta sul suo volto, aveva visto tutto.
- Che cosa accidenti stai combinando? – ringhiò il mago, afferrandole il polso. Mary si divincolò, in preda al terrore.
- Niente! Non ho fatto niente!...
- Ti ho vista... quello era un
Patronus, dannata bugiarda!...
- No!... No, Ares, non era...
Ares le rise in faccia, sentendosi ribollire il sangue; adorava vederla tremare al suo cospetto. Mary già gli piaceva, era innegabile; l’immagine di Mary terrorizzata, però, lo stuzzicava oltremodo; anzi, si poteva proprio dire che lo eccitava da morire. E quella sera, pensò, si sarebbe preso quello che desiderava; oh sì, che lei lo volesse oppure no. Così, le si strinse addosso, afferrandole il mento con la mano ed avvicinandola a sé.
- Dov’è finita la pecorella smarrita che tanto voleva tornare all’ovile? – le sussurrò, provocatorio.
- Lasciami andare, bastardo!...
Lui spalancò gli occhi, colpito dall'insulto sputato fuori dalle labbra della
dolce Mary e improvvisamente consapevole di tutta quell’indegna farsa.
- Stavi fingendo. – le disse quindi, in un soffio.
In quel momento, Mary ne ebbe piena certezza: Ares l’avrebbe ammazzata. E così finalmente, nell’imminenza di quello che ritenne essere il capolinea della sua (troppo) breve esistenza, gli vomitò addosso tutto il suo disprezzo:
- Sì! Stavo fingendo!... – urlò, esultando segretamente nel percepire il suo sguardo ferito sotto al velo di collera. – Tu mi fai schifo Ares!... Tu e tutta la marmaglia con cui ti accompagni!...
- Taci, infida...
In preda ad un impeto folle, Ares la strattonò con violenza; il colletto della giacca di Mary si aprì di scatto, rivelando la spilletta gialla e nera che lei portava appuntata sulla camicetta e che, fino a quel momento, era sempre riuscita a tenere nascosta.
- E questa cos’è?
- Non... non è niente!...
Lui le restituì uno sguardo tagliente.
- Te lo dico io che cos’è – sibilò, allungando le dita per strapparle via il piccolo oggetto. - É una spilletta di Prefetto... E queste iniziali...
- Ridammela Ares! È mia!...
- Io vi ammazzo tutti e due, maledetta sgualdrina!... Vi ammazzo come cani, tu e quel bastardo di un Tassorosso!...
Ares Mulciber era fuori di sé. Con una spinta, la fece volare lontano: poi, recuperata la bacchetta, gliela puntò contro:
-
Avada Ke...
In quel momento, una detonazione fragorosa fece andare a pezzi i vetri piombati della finestra.
Mary sbattè le palpebre, leggermente stordita. Non era possibile... eppure sì: li riconosceva. Erano loro... Fabian Prewett, Elphias Doge, e dietro di loro Benji e Sturgis; i quattro maghi cominciarono immediatamente a scagliare incantesimi qua e là, scatenando il pandemonio.
Mentre tentava di rimettersi in piedi, Mary avvertì la presa di una mano che le si stringeva sulla spalla. La ragazza si voltò di scatto e si trovò davanti il bel viso scuro di Dorcas Meadowes.
- Andiamo, Macdonald. Svelta! – le urlò la strega, prima di smaterializzarsi con lei, lontano da quell’inferno.


*

A Stennes, uno degli ultimi avamposti del Mondo Magico Libero nonché nucleo agguerrito della Resistenza, le cose procedevano piano piano.
Le famiglie di maghi e streghe del circondario si erano organizzate per difendere strenuamente il territorio e i babbani che vi abitavano; usando metodi di comunicazione alternativa ispirati al mega-trasmettitore di Radio Potter (sulle Islands i circoli magici abbondavano e il signor Weasley era riuscito a connetterli quasi tutti in una rete di ricetrasmittenti efficiente e sicura) gli abitanti si mantenevano in contatto nonostante l'isolamento e contribuivano, ciascuno a modo suo, nel contrastare l'avanzata del Nemico.
Durante una delle sue visite, Arthur Weasley si era presentato in compagnia del figlio Charlie che, con l'aiuto di alcuni giovani maghi locali e avvalendosi delle sue conoscenze sui draghi, aveva organizzato un'ingegnoso metodo di difesa delle coste. Ora, spiagge e faraglioni erano guardati a vista e protetti da interi stormi di Neri delle Ebridi, le uniche creature capaci di sfidare la forza dei venti boreali senza uscirne congelate all'istante.
Verso la fine di settembre, aveva fatto la sua comparsa alle Orkneyjar anche Alicia Spinnet. All'inizio di agosto, poche ore prima della caduta del Ministero, la ragazza aveva lasciato la Gran Bretagna per portare in salvo i genitori di Hermione Granger su richiesta di quest'ultima. Una volta in Australia, però, la caduta del Ministero della Magia Britannico e la presa di potere dei Mangiamorte aveva fatto sì che il suo corrispettivo australiano chiudesse precipitosamente tutti i canali di comunicazione fra i due Paesi; Alicia era quindi rimasta isolata (da qui, la preoccupazione esternata da Katie e Oliver durante il loro soggiorno a Stenness in agosto) e ci aveva messo mesi e mesi per riuscire a fare ritorno a Londra, attraversando mezzo mondo a bordo dei più disparati mezzi di trasporto magici e babbani. Una volta sul posto, però, non era più riuscita a mettersi in contatto con i suoi amici, che nel frattempo avevano fondato Radio Potter, ed era anche sfuggita per un soffio ad un agguato tesole da Bastian Macnair che, per una qualche ragione non meglio definita, la cercava da settimane. Alla fine, dopo essersi spostata freneticamente in lungo e in largo, Alicia si era provvidenzialmente trasferita ad Inverness alla ricerca di tracce dei compagni; lá, per fortuna, si era imbattuta in Cormac ed Eloise, che si erano recati sulla terraferma per approvvigionamenti.
Alicia si era trattenuta a casa loro per qualche giorno, giusto il tempo di recuperare le forze e stabilire un contatto sicuro con Angelina Johnson; dopodiché era ripartita alla volta di Londra per unirsi agli amici ed era divenuta un membro ufficiale dell'equipe di Radio Potter.
Gli altri collaboravano come potevano.
Vista la situazione in netto peggioramento, Carbry Bell aveva deciso di non fare ritorno a Chicago per completare la specializzazione in Magimedicina; ormai, nel Mondo Magico Libero, i guaritori scarseggiavano ed era praticamente impensabile raggiungere Londra e il San Mungo in caso di necessità.
Così, Carbry si era fatto prestare una vecchia motocicletta volante col sidecar dal signor McLaggen, che da ragazzo era stato un grande appassionato di motori babbani truccati, e l'aveva riconvertita in un ambulatorio medico ambulante. Carbry non sapeva guidare (era sccordinato e caotico per natura) ma, fortunatamente, aveva potuto contare sull'aiuto di Morag McDougall, nativa delle Shetland: si trattava di un'amica di vecchia data, di un anno più giovane di Katie, cresciuta in Scozia insieme ai Bell e ai McLaggen.
Quell'autunno, la ragazza aveva deciso di non fare ritorno ad Hogwarts ed era rimasta nelle Islands per aiutare Carbry. Nonostante l'aspetto etereo e minuto e il carattere poco loquace, si era rivelata estremamente abile tanto nel guidare la moto volante, quanto nel fasciare i pazienti e fare iniezioni; così, in quattro e quattr’otto, era stata assoldata nel duplice ruolo di autista e infermiera.
Tutti i lunedì lei e Carbry, imbaccuccati nei loro caldi mantelli da viaggio, sfidavano i venti del Nord per compiere il loro giro di ricognizione nei territori del Nord (che Carbry, con il buon umore di sempre, denominava scherzosamente "il nostro giocare al dottore", anche se si trattava di una cosa maledettamentee seria), alla ricerca di maghi feriti - e talvolta anche di babbani – di cui prendersi cura.
Instancabili, lui e Morag battevano le coste e l'entrotrerra delle Orkneyjar, delle Shetland, delle Ebridi; spesso e volentieri si avventuravano anche sulla terraferma, spingendosi fino alla regione dei Laghi e talvolta anche più a sud, ma comunque mai oltre il Vallo di Adriano perché, a detta di tutti, la situazione al Sud era di una pericolosità inaudita.
- Metti in moto, Mog - Carbry, incurante della vicinanza con il serbatoio pieno zeppo di benzina magica, si accendeva una sigaretta autorollata e, dopo aver appoggiato Miles sul cruscotto (Miles era una vecchia milza-giocattolo che il ragazzo aveva "adottato" al corso di anatomia di Cambridge, e che aveva stregato affinché funzionasse anche come radiolina e navigatore satellitare) prendeva faticosamente posto nella carrozzetta, troppo corta per lui che era alto e sottile. Morag, obbediente, si tirava giù gli occhialoni, schiacciava il tasto di Disillusione e, con una smarmittata rumorosa, procedeva al decollo.
Il venerdì sera (al massimo il sabato mattina) i due facevano ritorno alla base.
Gli amici e i familiari, che sempre li aspettavano preoccupati, tiravano un sospiro di sollievo solo quando le ruote della motocicletta fatata toccavano finalmente terra.
Oltre all'importante ruolo in campo medico, fondamentale nel contesto teso della Resistenza, Carbry e Morag erano inoltre messaggeri di notizie importanti, raccolte qua e là durante i loro vagabondaggi.
In diverse occasioni se l'erano vista brutta ma, per fortuna, erano sempre riusciti a cavarsela con qualche astuto stratagemma, nonché grazie al fatto che entrambi contavano su di un pedigree magico assolutamente impeccabile. Per esempio, sfruttando l'accento ibrido di Carbry, che aveva studiato ad Ilvermorny, i due avevano finto più di una volta di essere un’ignara coppia di magituristi nordamericani; per corroborare questa versione, si erano addirittura procurati un certificato di matrimonio (falso come Minus) che li voleva novelli sposi presso l'Ufficio Sposalizi Magici di Baltimora.

*

Leanne relegata al Nord fino a nuovo ordine, scalpitava ogni giorno di più.
La notizia della probabile paternità l’aveva sconvolta; Graham avrebbe ricordato per sempre quel pomeriggio di fine agosto quando, al termine del racconto di Amy McLaggen, la ragazza era saltata in piedi tirando indietro la sedia con violenza, per poi precipitarsi di corsa fuori dalla stanza.
All'inizio, Leanne si era riufiutata categoricamente di accettare la realtà.
Graham aveva tentato in tutti i modi di farla ragionare e, con la delicatezza che lo contraddistingueva, era perfino arrivato ad infuriarsi con lei "per le cazzate che diceva", ma la ragazza era andata avanti a strepitare per giorni finché, esausta, non si era rinchiusa in un mutismo ostinato.
A sbloccare la situazione, provvidenzialmente, era stato l'arrivo inatteso di Aristide.
Era una gelida mattina di inizio ottobre; Leanne, ancora contrariata, era uscita di buon mattino per andare a fare una passeggiata sul sentiero che costeggiava la scogliera e riflettere un po'in solitudine.
Mentre camminava di buon passo, assorta nei suoi pensieri, una serie di movimenti guizzanti aveva richiamato la sua attenzione. Un gruppetto di Neri delle Ebridi, probabilmente di quelli addestrati da Charlie Weasley, volava in formazione compatta, inseguendo una forma scura di dimensioni più piccole.
Leanne si soffermò ad ammirare l'eleganza di quei maestosi esseri volanti, capaci di muoversi con tanta grazia nell'aria. Con un moto di malinconia, non poté fare a meno di pensare a Mary, sua madre, che a detta di zia Amy e al contrario di lei, era stata un'esimia volatrice.
Mentre se ne stava in piedi sul ciglio della scogliera, accadde qualcosa.
La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa.: l'uccello cacciato dai Neri era nientepopodimeno che Aristide, il falcone del signor Montague. In una delle sue virate, eseguite nel tentativo di disfarsi dei suoi inseguitori, il rapace le si era avvicinato quel tanto che le era bastato per riconoscere i nastrini di raso verde e argento che gli adornavano le zampe.
Tentando di riprodurre il fischio che aveva sentito fare da Graham a Villa Montague prima della loro fuga, Leanne lo richiamò.
Il falcone, evidentemente esausto, si lanciò in picchiata e, con una brusca planata si posò sul suo braccio, affondando gli artigli nel manicotto improvvisato che lei aveva visto bene di assemblare in tutta fretta, utilizzando lo spesso maglione di lana. Fortunatamente, quando videro che il falcone si era posato sul braccio di una delle streghe "autorizzate", i draghi lo lasciarono perdere.
Attaccato alla zampa destra di Aristide c'era un rotolino di pergamena, chiuso con l'inconfondibile sigillo "M".
Stando bene attenta a non farsi beccare, Leanne si mise a correre a perdifiato, percorrendo a ritroso il sentiero che portava alla casa dove probabilmente Cormac ed Eloise stavano facendo colazione e dove, sicuramente, quel pigrone di Graham non si era ancora degnato di alzarsi dal letto.

Alcune cosette:
1) Rieccoci qui dopo la pausa estiva. Ormai non manca moltissimo e, presto, alcuni nodi verranno al pettine... In questo capitolo si è parlato poco di Graham e Leanne, perché ci tenevo a stabilire un parallelo fra le Resistenze della Prima e della Seconda Guerra Magica, recuperando il filo narrativo della Prima Guerra, con la missione di Mary e la comparsa dei Leanne in versione embrionale e poi descrivendo alcune delle iniziative portate avanti durante la Seconda.
2) Nei capitoli precedenti è accaduto spesso che Graham associasse Leanne ad una colomba (che, in un certo senso, contrasta con il falcone a lui associato), e così ho deciso che il Patronus di sua madre fosse, per l'appunto, una colomba.
3) Opporco glutine, m sono accorta che nel copia e incolla è rimasta fuori una nota. Pardon. Dicevo: la signorina McDougall, qui appena citata, è un OS (a dire il vero nella Saga esiste, ma se ne sa solo il nome) di Ems (blackwhite_swan) nella sua "Angus, Thongs and Perfect Snogging" ed è trattata anche da Brigett nell'interattiva "Di necessità virtù". Scusate la pedanteria, ma i crediti sono crediti.
   
 
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