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Autore: _Bri_    11/08/2018    11 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - SOSPESA]
Cosa accadrebbe se, per un piccolissimo errore, George Weasley (maestro indiscusso della finissima arte del combinare guai) costringesse se stesso ed un gruppetto variegato di studenti a rimanere chiusi nella stanza delle Necessità?
E se i ragazzi non fossero in grado di uscire da lì per un bel po'?
Questa è la storia di quei personaggi che tutti (o quasi) ignorano, degli "ultimi" che diventeranno i primi grazie a qualche pastrocchio non voluto, alla magia che certe volte fa più danni che altro e alla Stanza delle Necessità, a cui ogni studente di Hogwarts può affidarsi!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: George Weasley, Kain Montague, Lee Jordan, Maghi fanfiction interattive, Roger Davies
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO IV
Terzo giorno di reclusione – un bicchiere di troppo
 
Avevano fatto trascorrere quella serata, rimandando i tentativi di evasione per il giorno dopo, così come il gettarsi nelle scorte d’alcol scovate da Katherine. Il giorno a seguire, una delle prime cose che gli abitanti della stanza si erano messi in testa di fare, fu indagare il tunnel con il nastro trasportatore: Erika sentiva i capelli andarle in bocca, mentre allungava le mani per tentare di toccare l’entrata del tunnel: essendo la più minuta, i ragazzi avevano deciso di comune accordo che sarebbe toccato a lei, di infilarsi nel tunnel del nastro trasportatore; d’altro canto se il cibo entrava nella stanza, voleva dire che da qualche parte arrivava e quella parte si trovava proprio dall’altro lato. Avevano tentato di infilarla lì dentro con la magia e farla levitare fino all’ingresso del vitto, ma non ci erano riusciti; per questo motivo Cassandra, la seconda più minuta (con sua grande fierezza, dopo una pubertà passata a diete feroci), aveva afferrato Erika per le caviglie e l’aveva aiutata a scivolare lungo il nastro trasportatore che, attualmente, sembrava spento. Una buona idea, se non fosse che, appena Erika aveva steso la mano verso quella che sembrava una toppa nel muro, in men che non si dica sentì una forza notevole spingerla prepotentemente all’interno della stanza, così che la corvonero risbucò dal buco come una palla di cannone, coinvolgendo ovviamente Cassandra nell’impatto: le due compirono un movimento di traiettoria ellittica, fino ad andare a schiantarsi contro le fronde del ciliegio in fiore
 
-Oh merda…ragazze!- George si allarmò moltissimo, in quanto non la smetteva di sentirsi responsabile per quella situazione, così come Lee e Roger, galantuomo numero uno, che accorsero ad aiutare le due polvere ragazze a scendere dall’albero. Quelle, dopo un breve momento in cui si erano sentite solo imprecazioni e fruscii di nobili fronde, scesero dall’albero coperte di frasche e fiori rosa. Era evidente, insomma, che la Stanza non aveva affatto voglia di farli uscire di lì; avevano bisogno di trovare un’altra soluzione, per eludere l’erroneo ordine di George.

Comunque la presenza delle fortuite bottiglie di whisky incendiario, acquaviola e sherry di prima qualità, avevano allontanato i cattivi pensieri e tutti, eccezione fatta per Lance che sembrava terrorizzato e si teneva distante, si erano accerchiati attorno al laghetto. Morag faceva correre lo sguardo fra i presenti, ammonendo di tanto in tanto i ragazzi e ricordando loro che avrebbero dovuto mantenere la lucidità, se avessero voluto uscire davvero di lì

-Eddai Mackie, non fare la solita mammina, divertiamoci un po’, porco Merlino!- la rimbrottò Cormac, mentre agitava una bottiglia davanti alla fronte e guardava la sua migliore amica con piglio malandrino. Morag morse forte il labbro e resistette alla tentazione di arpionare la sua lima per le unghie, antistress per eccellenza, cercando poi conforto nello sguardo dei suoi compagni, nello specifico in quello del suo brillante collega Johansson, convinta che egli l’avrebbe appoggiata nell’ardua impresa di riportare i loro compagni sulla retta via. Beh, Morag si sbagliava di grosso, quella volta: dalla risata sguaiata che pochissime orecchie avevano mai avuto l’occasione di sentir trapelare dalle morbide labbra, Elliott sembrava sperticarsi dalle risate; era attaccato ad una bottiglia di whisky, mentre rigirava nelle dita affusolate un pacchetto di lei non sapeva cosa, conquistando anche la risata dei ragazzi al suo fianco. Morag era sconvolta da tale visione, in quanto nonostante fosse abbastanza legata al semi-svedese, mai lo aveva visto in atteggiamenti tanto esuberanti, no davvero. Addirittura quello sfilò la camicia sciupata e rimase a mostrare il magro torso nudo, forgiato di tatuaggi (gesto che fece singultire nell’imminente la povera Holly, colta alla sprovvista da quel gesto tanto avventato) e come nulla fosse la lanciò dietro di sé, mentre con uno scatto particolarmente agile si era alzato da terra e, mezzo nudo, si avvicinava al laghetto ridacchiando ubriaco

-Ells, per le più caste mutande di Morgana, attento a dove metti i piedi!- Roger, amico fedele, si era subito alzato al seguito dell’altro e lucido come un manico di scopa appena lustrato, si avvicinò all’amico che barcollava sulla riva. Beh, pensò Morag, spinta dall’incitazione di Lee che, sfoderando il suo sorriso migliore, aveva preso a scimmiottarla dandole della Moragerata, battuta di scarso spessore che fece ridere George fino alle lacrime e che portò il grifondoro a dare sonore pacche sulle spalle al suo migliore amico: per una volta, forse, avrebbe dovuto accantonare il suo ruolo da mammina preoccupata; in fondo aveva quindici anni, per tutta la lana filata da sua madre!

Un’ora e svariato alcol dopo

-Wooooooooooooooo!-

Alexandra fissava Morag, la piccola e graziosa prefetto della sua casa, che se ne stava in piedi su un masso con le braccia lanciate in aria, i capelli arruffati ed il visino tutto rosso, in piena gara di Saltafosso con Lee Jordan, felice come una puffola pigmea il giorno di Natale. In altra occasione avrebbe dovuto ammonire, da brava Caposcuola, la compagna più piccola, non fosse altro perché quella era ancora minorenne e rischiava l’espulsione, a farsi trovare così ad Hogwarts. Ma il pensiero non la sfiorò nemmeno: Alex, la brava, intelligente, bella e saggia corvonero, nascondeva (neanche troppo), un animo ribelle e giocoso che avrebbe sbaragliato i Malandrini in persona. Per questo superò il laghetto e si pose in piedi in mezzo ai ragazzi scarsamente lucidi, gettò la fluente chioma corvina dietro le spalle e, con un sorriso più che furbo, si rivolse a George

-Capo, che ne dici di fare un gioco? E voi altri, ci state?-

-Eccola che la riconosco, la nostra Alex! Di un po’, vorrai mica fregarci con uno dei tuoi scherzetti? Mi sfrego le mani alla sola idea-

-Questa volta passo, ma vi propongo questo: raccattiamo il povero  Evans che mi pare affogato nella disperazione, tutto solo laggiù, recuperiamo anche quei due pazzi e giochiamo a “io non ho mai”, sapete come funziona?-

-Tu sei fuori di testa Lancaster, io non vado a sperperare i miei segreti ai quattro venti!- La rimbrottò Savannah, cui protesta venne sopita da un coro di buuuh e un gran fischiare di Roger ed Elliott, che per dovere di cronaca ora si trovava sdraiato a terra con le gambe alzate, poggiate alla schiena di Davies; d’altro canto anche Kat avrebbe voluto sonoramente replicare, ma era già troppo brilla per poter dire qualsiasi cosa, così scrollò la spalla nerboruta di Graham che alzò lo sguardo verso di lei

-Andiamo Montague, aiutami a trascinare qui Lance-

Se una cosa condividevano Graham e Lance, era di certo la pigrizia; ma il caposcuola serpeverde era troppo divertito dall’idea di vedere il suo amico avere a che fare con sherry e whisky, così a discapito di ogni probabilità, si alzò e, con la tassorosso, si incamminò vicino a Lance

-Che volete da me? Lasciatemi stare!- tentò di protestare il ragazzone biondo, ma Katherine sfoderò la sua bacchetta e gliela puntò alla fronte

-O ti unisci a noi, oppure usciti da qui- -sempre se riusciremo ad uscire- -grazie Montague, sempre molto incoraggiante…dicevo: dirò alla tua ragazza che ti sei sbaciucchiato Esme, sai quanto è gelosa quella, della sua compagna di casa-
Eh si, perché prima che la bella Isabelle arrivasse a far breccia nel cuore di Lance, durante il quarto anno, il ragazzo ed Esme si erano scambiati giusto un paio di baci. Ritenendolo poi troppo pigro per fare alcunché, Esme lo aveva liquidato, decidendo di preferire attivarsi per allenarsi quotidianamente, piuttosto che con sessioni d’apnea linguofrancese con il tassorosso che, di tutta risposta allo scarico di Esme, aveva risposto con un’alzata di spalle e un “ok”.

-Ancora non capisco perché il cappello parlante abbia deciso di non smistarti in Serpeverde, infida vipera- -Ehi amico, sono qui, non offendere l’onorevole casa di Salazar in mia presenza!-
-Allora, che hai deciso, farloccone?- -Questa me la paghi Kitty- sibilò Lance, alzandosi a fatica dall’angolino che si era ricavato. Katherine mosse il viso nel suo sorriso più candido –Così mi piaci-

Esme, per l’appunto, aveva seguito tutta la scena da lontano, mentre Erin, costantemente al suo fianco, aveva preso ad agitarsi nel tentativo di attirare l’attenzione dell’amica

-Oh cielo Erin, che hai?-

-Ma…ma…hai sentito? Giocare a iononhomai, in presenza di Roger?! Farò la figura della fessa! Lui passerà tre quarti del gioco a bere, mentre a me andrà bene se mi bagnerò le labbra con la burrobirra!-

Ok, ad Erin era sfuggito l’argomento Roger Davies dalle mani, era più che evidente. Ragion per cui Esme, che aveva deciso si sarebbe divertita per una buona volta e al diavolo le calorie di troppo, passò nell’immediato una bottiglia di acquaviola all’amica

-Bevi, forza-

-Ma non stiamo ancora giocando!-

-Proprio per questo, imbranata! Se bevi ora nessuno si accorgerà di niente, perché non arriverai alla fine del gioco sobria come una strega eremita devota alla castità e alla morigeratezza-

Ad Erin si illuminò il volto: la sua amica era risultata, per l’ennesima volta, la sua ancora di salvezza. Ci mise poco ad attaccarsi alla bottiglia e ‘fanculo alla sobrietà!

Erika si sentiva ancora più impacciata del solito: la sua unica pseudo amica nella sala, che apprezzava per l’autocontrollo che sapeva mantenere in ogni situazione, ora saltava da un sasso all’altro mentre faceva linguacce a Lee Jordan e lei, dal suo arrivo ad Hogwarts, non aveva mai, partecipato ad una festa, se non quando si era ritrovata nella Sala Comune a festeggiare qualche partita vinta da Corvonero. Sospirò, appesantita da se stessa; doveva mollare la presa, lo sapeva, ma la sua timidezza e la totale assenza di autostima non erano certo d’aiuto

-Sasaki, forza, è ora di giocare!-

La voce di George, una delle poche persone che lei reputava Creature Splendenti, ovvero persone in grado di scavare oltre la superficie, per trovare sempre il buono delle persone, arrivò alle sue spalle. Così, intimidita e un po’ scattosa, reclinò il capo all’indietro

-G-Grazie George, ma io non gioco-

-Oh, ma certo che lo farai, perché non dovresti?- Il sorriso luminoso di George, quasi la fece arrossire

-Perché…perché non so come si fa, ecco. Preferisco r-rimanere in disparte a guardarvi-

-Non ci vuole di certo una scienza ad imparare un gioco così: a turno, una persona dichiara di non aver mai fatto qualcosa: le persone che invece l’hanno fatto, bevono un sorso. Sei molto più sveglia della buona metà di noi presenti, sono sicuro che puoi farcela ad imparare in fretta- sghignazzò divertito lui, mentre allungava la mano ad Erika per incitarla ad alzarsi. Fossero stati soli, Erika avrebbe risposto a tono, ironicamente e divertita, a George Weasley, eppure le persone la mandavano in totale stato di panico; così si limitò a scrollare un pochino la testa, abbozzare un sorriso (stando bene attenta a non sfoderare gli strani e pronunciati canini) e accolse l’invito di George, convinta che tanto avrebbe bevuto poco e niente e molto presto sarebbero stati tutti troppo ubriachi, per badare a lei.

-Justin, io non so se me la sento di giocare…- Holly, affranta, strinse le ginocchia a sé; non che volesse risultare una guastafeste, ma mettersi così tanto a nudo davanti agli altri la spaventava

-Holly, quant’è che non ci divertiamo un po’? Da quando è arrivata la Umbridge è già tanto se riusciamo a combinare qualche mesta festicciola in sala Comune, approfittiamone finché possiamo, no? Una volta usciti di qui penso ci metteranno in punizione vita natural durante-

-E va bene- disse rassegnata la ragazza, afflosciandosi nelle spalle dopo aver sistemato freneticamente la frangia

-Ti dirò di più- sogghignò Justin che, nonostante gli sforzi di sembrare perverso ed infido, alla fine il suo sorriso risultava essere sempre e solo principesco e morbido –Ora tu ti sposti da qui e, per una buona volta, ti metti vicino a qualcuno che non sia io: devi affrontare la tua timidezza ed io ti aiuterò a farlo!-

-Oh no, ti prego Jess, ti prego!- Holly tentò di indietreggiare sul posto, ma Justin si era già alzato e l’aveva tirata su, facendola posizionare, con sommo orrore di lei, fra Graham (che sembrava al solito totalmente noncurante di ciò che lo circondava) e Cassandra (che osservò i due con cipiglio).
Proprio Cassandra, che aveva finalmente preso coraggio e si era seduta vicino a Graham, nella speranza che la frivolezza del gioco la aiutasse a sotterrare la loro ascia di guerra, si era molto risentita di quel cambio di posizione; non voleva risultare scortese, né tantomeno spaventare quella graziosa tassorosso che tremava sempre come una foglia, però era innegabile che fosse indispettita. Mascherò uno sbuffo portandosi una sigaretta alla bocca (insieme a tutte quelle bottiglie di perdizione, Katherine aveva trovato anche due stecche di Hermes senza filtro*, le sigarette preferite da Graham), ma non riuscì a non accennare un sorriso quando i suoi occhi chiari ricaddero per un attimo su Graham, cogliendolo così in fragrante a guardarla. Ovviamente appena i due sguardi si erano incrociati, subito il ragazzo aveva distolto il proprio, bofonchiando qualcosa. Un po’ rinfrancata dalla questione, Cassandra regalò un ampio sorriso a Lee, che si era seduto alla sua sinistra, preceduto da Morag che faceva fatica a non ridere sguaiatamente. Insomma, in qualche modo il cerchio si formò, tutti pronti all’inizio dei giochi ed Alexandra, che aveva scovato un mangianastri con una marea di cassette babbane, nell’attesa che tutti si convincessero a giocare e aveva arricchito così l’atmosfera con della sonora musica rock, distribuì ad ognuno dei presenti un bicchierino, che colmò con del liquore, ad ognuno diverso a seconda delle preferenze (quando arrivò a Lance, il ragazzo aveva preso un po’ a sudare e, timidamente, aveva chiesto se ci fosse della vodka; fu accontentato)

-Bene bene, allora inizio io- sorrise, Alexandra, alzando il suo bicchierino –Vediamo un po’…io non ho mai…preso una punizione con il professor Piton!-

-Buuuh! Noiosa!- La ammonì George; di tutta risposta lei strizzò l’occhio all’amico, che si era già scolato il suo bicchierino –figuriamoci…dovrei berne almeno trenta, di questi! Non so nemmeno contare quante volte sono stato in punizione con quel nasone unticcio-

A bere furono in molti, tranne Morag, ed Elliot, che sorriso invece vittoriosi (e ubriachi) e Lance che, probabilmente, avrebbe dovuto bere. Così Lee avvicinò la bocca all’orecchio della prefetto corvonero, gesto che fece diventare il viso  della ragazza di varie tonalità di rosso –Ma guarda tu, la nostra perfettina prefettina! Usciti da qui ti farò beccare la peggiore punizione della tua vita, vedrai-

Mentre Morag tossiva in maniera incontenibile, la parola passò ad Erin, da un lato sollevata di essere esentata dal bere, dall’altra alla ricerca spasmodica di qualcosa che non avrebbe fatto rabbrividire Roger Davies

-Ok, emh…vediamo…ok ci sono! Io non ho mai…fatto la spia!- Questa volta Erin, non solo si meritò un coro d’approvazione, ma aveva anche portato la maggior parte dei ragazzi a tenere fermo il bicchiere, tranne Katherine e Graham, che bevvero come nulla fosse. Sentendosi osservato, il ragazzo guardò i presenti

-Che c’è? Ve lo siete scordati che facevo parte della Squadra d’Inquisizione? Volete che ci torni? E poi figuriamoci se nessuno di voi ha mai fatto la spia…siete solo dei codardi. Allen, passami una sigaretta-

-Che?! Ma figuriamoci, spione!- lo rimbrottò lei, che si pentì all’istante per quello che aveva appena detto: difatti Graham non disse nulla, si limitò a congelarla con lo sguardo, prima di afferrare una sigaretta passata da Savannah, mentre George stava trattenendo a stento le risate. Deciso a sopire un imminente litigio, fu Lee a prendere la parola, non prima di essere interrotto da Katherine che attaccò Lance –Sei un bugiardo, so benissimo che hai fatto la spia almeno una volta, tu!-

-Ragazzi, fiducia! Bisogna avere più fiducia nel prossimo!- Lee singhiozzò, prima di proseguire; intanto Morag si beccava una gomitata da Cormac, causa sorriso ebete spuntatole sulla faccia mentre Lee parlava –Vediamo…cazzo è più difficile di quanto pensassi…-

-Dio Jordan, datti una mossa, ci stiamo addormentando- lo apostrofò Esme

-Va bene…passiamo agli argomenti scottanti allora, dato che mi provochi baby: io non ho mai…baciato Lance Nathaniel qualcosa Junior, o era senior? No senior non è possibile ecco…-

Esme sgranò gli occhi –Ma sei sleale!-

-Insomma, io non ho mai baciato Lance- sghignazzò Lee, mentre tutti puntavano l’attenzione su Esme che, imbufalita, portava il bicchiere alla bocca, pulendosela poi con una passata di polso

-Van! Säger du verkligen?!- Inutile dire che più di uno sguardo si soffermò, perplesso, sull’intraducibile frase pronunciata dalla voce particolarmente entusiasta di Elliott. Esme cominciò a boccheggiare, incapace di placare il rossore che sentiva imporporare le guance, ma Morag, con la mano alzata e vocina eccitata, distrasse i ragazzi

-La so, la so!- guardò prima Lee, poi Cormac, allegra –Elliott mi insegna lo svedese, nel tempo libero…ha chiesto se Esme dice sul serio!- -Mackie, sei una secchiona del cazzo, non ti bastano le altre mille lingue che studi, le rune antiche e quella roba folle lì che farebbe uscire di senno chiunque, ci mancava una lingua che non serve a nessuno?- -Ma come?!- Elliott spalancò bocca e occhi in un unico movimento, realmente stupito dall’affermazione di Cormac, ma Roger picchiettò una spalla dell’amico –Non te la prendere Ells, è un gran bel paese la Svezia, ma è difficile apprezzarla come la apprezzi tu-

Fra occhiatacce e risate, la parola passò a Savannah, che si era avvicinata un po’ ad Elliott; colpa dell’alcol e dello stupido senso di colpa che provocava in lei, ragionò la serpeverde. Dopo la sfuriata contro il corvonero infatti, Sav si era avvilita parecchio; decisa così a scusarsi nel suo modo tutto personale, dato l’orgoglio che spesso e volentieri aveva la meglio su di lei, decise che il modo migliore per farlo era fare finta di niente, limitandosi ad accostarsi a lui come se nulla fosse successo. Guadagnandosi così delle dardeggianti occhiate di Esme

-Allora…io non ho mai baciato nessuno che non fosse in Serpeverde!- -Già, chi è che non vi ha visti a te e Flint, eh? Non avrai avuto tempo di farlo con nessun altro, vorrai dire- la stuzzicò Graham –Possiamo sempre rimediare, bambolina- si aggiunse sorridente Roger, seguito da un sospiro tristo di Erin–Ma non è vero! Io ti ho vista limonare con Seamus Finnigan, dopo uno degli incontri dell’E….eeeei!- Cassandra venne bloccata dalla mano di George, che aveva preso a tutti gli effetti a stritolarle la faccia, cosa che insospettì i più (ovvero tutti coloro che non erano a conoscenza dell’ES)

-Gli incontri di che?- chiese Roger cadendo dalle nuvole, mentre Graham, portando un’altra sigaretta alla bocca con apparente noncuranza, teneva d’occhio George, il quale dopo aver rifilato un pizzicotto sulla spalla di Cassandra, ben attento a non farsi vedere, prese la parola

-Io non ho mai…-

-Ma di che incontri parlano? C’è qualche club che non conosco?! Un club che non vuole Roger Davies? Impossibile!- Roger si rivolse ad Elliott, che mentre attendeva l’autorizzazione a bere, aveva preso a fabbricare una canna con la dovuta solerzia –Figurati…-

-Emh dicevo- Proseguì vacillante George -…al contrario della graziosa Savannah, io non ho mai baciato nessuna serpeverde-

Lee fu il primo a bere, seguito a ruota da Roger (finalmente! Cominciava a spazientirsi di non aver fatto tante cose) e dai serpeverde presenti. Morag guardò accigliata Lee che, sereno, rispose all’implicita domanda –Andiamo, Daphne Greengrass! Labbra da favola, quella biondina-

-Daphne Grenngrass, con te Jordan?! Ok basta così, non voglio sentire altre stronzate- Graham grugnì contrariato, prima di rivolgersi ad Holly al suo fianco, che si era fatta tanto piccola per tentare di scomparire –Ehi tu, mi passi quella?- Quando la tassorosso si rese conto che il mago si rivolgesse proprio a lei, si irrigidì di colpo e cominciò a lisciarsi la frangia meccanicamente

–D-d-dici a m-me?-

Graham roteò gli occhi, distrutto –E a chi altri?- sputò, mentre la mano continuava ad indicare una bottiglia alle spalle di Holly. Confusa, agitata e incapace di dire anche solo una parola, Holly afferrò frettolosamente la bottiglia che senza reale motivo aprì ed annusò, prima di passarla tremante a Graham –Emh…no so se…se, ecco se ti piace…ha uno s-strano odore, come di cannella ecco, però un po’ bruciacchiata…oh ma è e-evidente c-che ti vada b-bene- concluse sfinita Holly, da quel tentativo mal riuscito di mettere in guardia Graham Montague dal bere quell’intruglio, dato che il ragazzo dedicò solo una velocissima annusata al liquore, sentenziando che Holly dovesse avere l’olfatto a puttane, dato che palesemente, quel liquore aveva un profumo affumicato, come di salsa barbecue

-Erika, me ne passi anche a me? Mi sono stufato di questo whisky-

Erika, nonostante si sforzasse di mantenersi rigida nei confronti di Cormac, tutto sommato era contenta che non l’appellasse con il solito “Lady Horror”, per cui afferrò la bottiglia, che annusò incuriosita, dopo lo scambio di Holly e Graham

-Veramente sa…di resina e…olio di tsubaki?! Ma che cos…- interdetta e pensierosa, Erika nemmeno si rese conto che Cormac aveva afferrato la bottiglia dalle sue mani e ne aveva trangugiato una lunga sorsata, fregandosene di annusarla, reputando quello un gesto decisamente feticista. Erika impallidì di botto –No, fermo!-

-Holly…non mi ero mai reso conto che il tuo nome sa di paradiso-

Nessuno, tranne Erika, aveva capito cosa stesse succedendo, per prima Holly che, nel sentire chiamato in causa il suo nome, lanciò un’occhiata alla sua destra, costretta poi a portare una mano alla bocca per non gridare, nel ritrovarsi il bel viso di Graham Montague, stranamente sorridente, davvero troppo vicino al suo

-M-mi p-p-prendi in giro?-

La montagna afferrò quella mano delicata e la attirò a sé –Non sono mai stato tanto serio in vita mia…Holly Coleridge…i tuoi genitori hanno messo in cantiere un angelo-

-Aaaah! Aiuto!- Erika saltò in piedi, sistemando il suo kimono dismesso di tutta fretta, in quanto il viso di Cormac McLaggen si era trasformato in un agglomerato di espressioni di difficile interpretazione, mentre la fissava ed allungava le mani a sfiorarle i capelli lucidi. La corvonero fu seguita nel gesto da Holly, che nella fretta di allontanarsi da un Montague totalmente uscito di testa, stava quasi per inciampare sui suoi stessi piedi

-Ma che succede? Montague lasciala stare!- Justin, parzialmente lucido, si era dato all’inseguimento di Graham, che aveva preso a rincorrere Holly intorno al laghetto, mentre Erika tentava di arrampicarsi sull’albero di ciliegio, visto che Cormac sembrava intenzionato ad arpionarle le natiche. Inutile dire che il gioco si arrestò all’istante, data la folle scena che si presentava ai ragazzi: in altra occasione Morag avrebbe agito in difesa delle ragazze, ma troppo ubriaca per fare alcunché, si limitò a sdraiarsi a pancia all’aria e ridere sguaiatamente, come Katherine, assolutamente deliziata da quella visione. Lance, intanto, aveva ceduto al richiamo della sirena e si era attaccato alla bottiglia di vodka come non ci fosse un domani, abbandonando i sensi a quel liquido infernale da cui si era rifugiato per mesi, perfettamente conscio della sua totale incapacità a resistergli. Erin seguiva con sguardo annacquato dall’acquaviola quella scena mentre Esme, che aveva calato gli occhiali sul viso da quanto era stata indotta con l’inganno a bere, venne richiamata dalla voce di Alexandra

-Passami un po’ quella bottiglia, presto!-

-Puoi sempre pensare di alzare il tuo culo naturalmente sodo per venirla a prendere, non credi?- Rispose piccata Esme, facendo roteare i grandi occhi chiari di Alexandra –Santa Priscilla, come sei infantile, Shiller!-

Quindi ci volle davvero poco prima che le due iniziassero a litigare sonoramente, mentre Holly correva come una pazza intorno al lago ed Erika tentava di schiantare Cormac che pare le stesse dichiarando tutto il suo amore. Savannah afferrò la bottiglia e in un momento di estrema lucidità, capì che la persona più adatta a cui consegnarla era di certo Roger Davies, che aveva l’aria di essere il più lucido: inizialmente aveva pensato di passarla a George, ma quando si rese conto che il battitore grifondoro non faceva altro che rotolarsi a terra dalle risate con il compagno Lee, capì che non sarebbe stata quella, una buona mossa

-Ma che roba è?- Chiese ingenuamente la serpeverde, prima che la mano di Elliott intercettasse la bottiglia che Roger stava per afferrare. Ma Elliott, nonostante avesse un aspetto decisamente devastato, con i capelli neri schizzati in ogni dove e la bocca impastata dall’alcol, sorprese la serpeverde: portò la bottiglia sotto il naso fino, sfiorando il foro con il septum che gli adornava le narici

-Sottobosco di abete rosso, carta stampata, Nutella-

-Nuche?- chiese insospettito Roger

-Una crema di nocciola babbana, la cosa più buona del mondo Van, dammi retta-

-E perché non me l’hai mai fatta assaggiare?- Chiese Roger, assolutamente fuori contesto

-Amortentia. Indubbiamente Amortentia- Rispose invece Elliott che, sereno, richiuse la bottiglia, prima di accantonarla al suo fianco

-Cosa?! Vuoi dirmi che Graham e McLaggen hanno bevuto dell’Amortentia?! E che ci fa l’Amortentia qui?! Oh, che guaio!- Savannah si agitò all’istante, mentre gli occhi scattavano sulla bizzarra scena che aveva coinvolto i quattro ragazzi più Justin, coraggiosissimo, nell’inseguire Graham Montague per farlo desistere dal gettarsi su Holly. Savannah corse a gridare a tutti ciò che era successo, ma la prima a dare lei ascolto fu Cassandra, rimasta tanto spiazzata da quella scena, che aveva subito sturato un paio di sigarette, per non scoppiare. E per la prima volta da quando aveva messo piede nella Stanza, Cass fece qualcosa di davvero utile: sfoderò la bacchetta, la puntò contro Graham e, dopo averlo richiamato a gran voce, cosa che distrasse per un momento la montagna dal disperato corteggiamento nei confronti di Holly, lo immobilizzò con un pietrificus di discreta potenza; Graham cadde a terra, provvidenzialmente accolto dal suo amico il panda di peluche, che gli risparmiò un brutto tonfo sul duro marmo. Fu invece Alex ad occuparsi di Cormac: proprio mentre Erika continuava a lanciare incantesimi a raffica che, visto il totale stato di panico in cui verteva,  non si avvicinavano a Cormac nemmeno di striscio, la caposcuola corvonero riuscì a lanciargli un incantesimo gambemolli, per poi incastrarlo con un incarceramus. Nel tenere lontani i ragazzi Alex era senza dubbio la migliore; non per altro, ma negli anni che aveva condiviso ad Hogwarts con i fratelli iperprotettivi e gelosi fino al midollo, aveva dovuto mettere in salvo un buon numero di pretendenti, che altrimenti avrebbero dovuto vedersela con le bacchette (ed i sonori pugni) di Cole e Shane. In tutto quel trambusto, Kat aveva seguito le due ragazze destreggiarsi con gli incantesimi e la sua risata acida, si era presto tramutata in un sorrisetto compiaciuto

-Kitty…la stanza sta girando…ed è sensazionale- la risata alcolica di Lance arrivò alle spalle di Katherine, che fu costretta a distrarsi da quella visione per dare un minimo di supporto a quell’energumeno che si era, incoscientemente, trascinata nella Stanza delle Necessità. Così tra uno sbuffo e l’altro, liberò la mano di Lance dalla bottiglia di vodka (ormai ridotta ad uno sputo scarso), per poi trascinarlo a fatica verso il laghetto così, con l’ausilio della magia, regalò a Lance una bella doccia fredda, dalle miracolose capacità ristorative.

*

Un’ora dopo, il caos stava lasciando il posto ad uno sbilenco riassestamento. Lance, dopo un primo momento di forte euforia generato dalla vodka, si era come risvegliato, dopo la sonora doccia che Kitty gli aveva scatenato contro e si era chiuso nelle gambe, desolato, sotto il ciliegio in fiore, abbandonandosi alla tipica tristezza malinconica da post sbronza, con Katherine a sorbirsi il suo piagnucolio.
Elliott finalmente si era addormentato, spalmato su un masso ancora mezzo vestito, a turno controllato da Savannah e Roger. Esme colse l’occasione di avvicinarsi a lui quando la serpeverde si trascinò sfinita ai bagni, bisognosa di una doccia ristoratrice e Roger stava dando lezioni ad Erin su come affrontare il post sbronza (avere come amico Elliott lo aveva ben formato sull’argomento, con tutte le volte che si era ritrovato ad aiutare il prefetto a tornare lucido). Così Esme si era seduta sul masso accanto al ragazzo, scoprendosi più di una volta a sorridere un po’, nel rimirare i fermagli di ciglia scure a chiudere gli occhi e quelle labbra morbide, piegate in un rilassato sorriso.
Justin aveva accolto Holly in un abbraccio, cercando di liberare la ragazza dalla tensione accumulata in seguito al molesto abbordaggio, assolutamente non volontario, di Graham Montague. La ragazza riuscì a non scoppiare a piangere solo perché il profumo di Justin aveva avuto su di lei l’effetto di una pozione calmante; si trovò a pensare che quella punta di cannella che aveva percepito nell’annusare l’Amortentia, le ricordasse proprio il profumo di Justin Finch.
Cassandra riempì, pazientemente, la bocca di Graham di cioccolata, che il ragazzo ingurgitò con avidità. Era sconvolto da quanto successo ed ammise a Cassandra, in un raro momento di intimità, che mai e poi mai si era comportato così con chicchessia, figuriamoci con una ragazza come Holly

-Non mi piacciono le tipe così, non fa altro che balbettare e tremare, balbettare e tremare- le aveva detto, con la bocca impastata di cioccolato, mentre si massaggiava la testa che sentiva pesante. L’effetto dell’Amortentia era rapidamente passato, perché non vi era la reale intenzione di somministrazione, da parte di Holly, ma questo non aveva comunque placato l’imbarazzo. Cassandra accennò un sorriso, accese una sigaretta e la passò a Graham, mantenendo un sopracciglio molto inarcato –No, non è di certo la tipa che fa per te- bofonchiò poi, senza nemmeno pensarci. Graham afferrò la sigaretta, non aggiungendo nulla: si limitò a fissare Cassandra per un po’. Giusto un po’.

Alexandra si era premurata che Cormac McLaggen si fosse placato, rifornendolo di tonici reinnervanti e tavolette di cioccolato; una volta certa che l’effetto dell’Amortentia fosse realmente passato, lo lasciò solo a scusarsi con Erika, che sembrava ancora terrorizzata

-Mi dispiace Sasaki, mi dispiace davvero! Giuro che mai e poi mai mi sarei comportato così-

-Non ho alcun dubbio- sbuffò lei, più serena, benché rassegnata alla sua condizione di eterna sfigata rinnegata –l’unica volta che ci siamo incontrati mi hai scaraventata nel lago nero e poi te la sei data a gambe levate-

Ma Cormac, sconvolto, sgranò gli occhi lucidi –Ma che vai dicendo, mi ricordo benissimo di quella volta: io ti volevo salvare!-

Erika tese le labbra e irrigidì il collo, in un’espressione che voleva dire “che?!”, così Cormac continuò –Ero convinto che…che fossi tipo morta o almeno svenuta e che quella bestiaccia ti stesse trascinando via per mangiarti!- -Ma cos- -Stavo risistemando l’attrezzatura da Quidditch quando ti ho vista in groppa a quella cosa…così ho afferrato una delle mazze intenzionato a colpirla! Però ecco, ho preso male la mira e…ho scaraventato via te-

-Mi stai dicendo davvero che volevi far del male a Mana, perché pensavi mi volesse…mangiare?-

-Dannato Salazar, sono il solito coglione- Cormac si afflosciò nelle spalle ed abbandonò lo sguardo sulle scarpe. Erika era sconvolta; già, sconvolta, non sapeva nemmeno lei se in negativo o in positivo; fra i due calò uno spesso silenzio, rotto solo da un flebile grazie, pronunciato da lei. Parolina magica che fece rialzare lo sguardo a Cormac e che lo portò a sorridere a quella giapponesina dalla frangia tanto lunga.

George tentava di riprendersi dalla sbronza. Camminava per la stanza, inquieto, mentre osservava i suoi compagni sparpagliati in giro; di Lee non c’era traccia, ma non se ne preoccupò affatto: di certo il suo amico non sarebbe potuto andare molto lontano, questo era più che scontato

-Allora capo, abbiamo un nutrito numero di feriti quest’oggi, ma nessun morto per fortuna, non ancora, almeno-

George spostò lo sguardo su Alexandra, apparsa magicamente alla sua destra, con le mani allacciate dietro la schiena in una compostissima posizione

-Già, ma siamo solo al terzo giorno di reclusione, non canterei vittoria troppo presto!-

Proprio mentre Alexandra stava per ribattere, una forza misteriosa tirò George all’altezza dell’ombelico verso un punto della Stanza; precisamente: il ragazzo accelerò involontariamente verso uno squarcio che si stava aprendo nel muro, finendo infine addosso a qualcosa di piccolo e decisamente scarmigliato, che prese ad urlare acutissime imprecazioni; il grifondoro rotolò così a terra, trascinando con sé, in quel turbinio, il batuffolo di capelli chiari e ingestibili. Sfortunatamente e davanti gli occhi allibiti di Alexandra Lancaster, George si fermò in una posizione alquanto imbarazzante, con la ragazza stritolata sotto di lui, con i grandi occhi grigi spalancati dallo stupore

-Qual buon vento, Lemonsoda!-

Matilda Malfoy, ancora sconvolta da quanto successo, ci mise un po’ prima di assottigliare lo sguardo e mettersi ad urlare con voce acutissima

-George Weasley! Proprio te cercavo, razza di murtalp!-

-Beh, mi hai trovato…credo sia questo il motivo per cui, beh…questa cosa qui- disse lui, sconclusionato, mentre roteava l’indice ad indicare la posizione ambigua

-George! Ma che cazzo è successo?! Alex? Anche tu qui?!-

Alexandra spostò rapidamente l’attenzione su Fred Weasley, in piedi davanti alla coppia ancora ammucchiata a terra ed affrettò rapidamente il passo verso il ragazzo, che abbracciò di slancio, in un gesto d’amicizia

-Mancavi solo tu all’appello!-

-Freddy! Fratello!-

-Georgie!-

-George! Spostati, maledetto Godric!-

-Lee è con te?! Siete spariti per tre giorni, ci siamo preoccupati, invece voi stavate dando una festa…che colpo basso questo!-

-Lui era preoccupato, io ero solo imbestialita…ti vuoi togliere o no?!-

-Non è vero, era preoccupata almeno quanto me, la biondina-

Matilda cominciò a colpire le spalle di George, finché quello non si spostò tra versi di dolore e, con l’aiuto di Fred, si alzò –Non hai capito che storia Fred…che storia! Non riusciamo ad uscire di qui da tre fottuti giorni, le abbiamo provate tutte!-

-Cosa?!- Chiesero in coro, sconvolti, Fred e Matilda, ancora a terra e, fortunatamente, aiutata da Alexandra ad alzarsi

-Temo avremo un sacco di tempo per spiegarvi cosa è successo…Malfoy- Alexandra sistemò candidamente la divisa scomposta della bassissima serpeverde, che con i capelli sconvolti e gli occhi sempre più sgranati, che scattavano apprensivi dalla caposcuola corvonero a George Weasley, sembrava essere appena uscita da una centrifuga

-Tempo di rintracciare Lee e vi spiegheremo tutto…chissà dove diavolo si è ficcato, questa Stanza è infernale-

*

-Bevi su, ti farà bene- Lee passò a Morag un bicchiere d’acqua, che la ragazza trangugiò con occhi a mezz’asta

-Che pessima idea…io non bevo così di solito, sai…- mugugnò lei, molto imbarazzata

-Un vero peccato ragazzina, sei uno spasso quando ti ubriachi, sai?-

-Uno spasso per gli altri…sono…sono ridicola, ecco-

Lee esplose in una risata ed allungò una mano con spontaneità, a tirare una ciocca di capelli chiari dietro l’orecchio di lei –Macché ridicola, ti sei solo divertita un po’! Hai smesso i panni da prefetto, non sei contenta?-

Morag alzò lo sguardo dal bicchiere al sorriso di Lee, fino a risalire ai calamitici occhi scuri, che la fissavano ridenti –Beh…devo ammettere che è stato divertente…-

-Così mi piaci! Che dici, replichiamo domani?-

La ragazza scoppiò a ridere –Non se ne parla, ho pur sempre una dignità, Jordan!- ma la risata di Morag morì d’improvviso, quando notò che il viso di Lee si era fatto vicino: qualche dread che era sfuggito all’elastico ricadeva intorno al viso scuro e la bocca, abbondante, scopriva i denti bianchi e perfettamente allineati

-Da questo momento, giuro solennemente che il mio compito sarà quello di farti perdere un po’ di austerità e magari, chissà…riuscirò a farti sciogliere un po’-

Quella bocca, sempre più vicina, portò Morag a socchiudere appena gli occhi. Certo, se durante un compito in classe avesse dovuto descrivere cosa fosse la felicità, la corvonero avrebbe sicuramente descritto quel momento lì, in cui le labbra di Lee Jordan si trovavano così tanto vicine alle sue

-Lee! Dove ti sei cacciato?!-

E poi una voce conosciuta riportò i due alla realtà: il ragazzo sgranò gli occhi e roteò il capo all’indietro, in direzione di quella voce

-Ma questo…Fred?!-

Beh, non era proprio quello, purtroppo, il suo concetto di felicità, valutò avvilita Morag che con la testa pesante, seguì sconfitta Lee.

No davvero.


*Le Hermes sono le sigarette che fuma Graham Montague in “Le prodigiose sorprese di un Armadio Svanitore”, della mia adorata, amata, splendida e bravissima AdhoMu

Capitolo luuunghissimo, incasinatissimo, ingestibile, un caos di parole, lo so! Ma voi no, a stare in una stanza in, quanti, 16? 17? Come fareste?
 Ciao a tutti cari miei. L’alcol crea forti scompensi agli adolescenti, figuriamoci se annaffiato con l’Amortentia, poi!
Comunque le novità sono tante, per ultima l’entrata di Fred e Matilda, che porteranno un po’ di sano scompiglio nella Stanza, spero che non vi dispiaccia l’introduzione di questi due. Del resto Fred non avrebbe mai accettato la scomparsa del fratello, quindi era ovvio l’avrebbe cercato in lungo e in largo, una volta ripresosi dall’influenza. Per fortuna (o sfortuna) ad aiutarlo è stata l’uragano Matilda, che vi avevo già presentato a suo tempo.

Ora vorrei che i partecipanti all’interattiva rispondessero ad una domandina: voglio un segreto dei vostri oc. Non deve essere un segreto qualsiasi, ma qualcosa di cui vergognarsi, che ne dite?

Domanda invece che pongo a tutti, partecipanti e lettori: vorrei che votaste il vostro personaggio preferito con dovuta motivazione: il personaggio più votato verrà premiato in qualche modo dalla sottoscritta.

Con questo è tutto, spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro un paio di settimane al massimo (nella più rosea delle ipotesi, accadrà entro una decina di giorni. Elargisco baci a profusione a tutti voi, che con questo capitolo mi sento più romantica del solito! Vi lascio con qualche meme a caso.

Bri


holly

Eli

Morag

Cass






   
 
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