Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: PeNnImaN_Mercury92    12/08/2018    3 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
28. Due cuccioli di trecento centimetri


-C’è qualcosa che non mi convince– parlò una voce maschile alle mie spalle, mentre osservavo un gruppo di giganti a circa trenta metri di distanza da noi.
-Non te la starai mica facendo sotto di nuovo per un paio di giganti, Oruo? – gli chiesi, senza distogliere lo sguardo dai colossi, ascoltando leggermente compiaciuta le risa dei restanti componenti dell’unità di Levi mentre il ragazzo scrutava la zona circostante, imitando come sempre l’atteggiamento distaccato del nostro superiore e fingendosi offeso.
-No, ma è quella rimbecillita della Caposquadra che mi preoccupa – ribatté il ragazzo a braccia conserte, fissando l’ufficiale, che, sovraeccitata e con uno strano quanto inquietante sorrisino stampato in volto, correva avanti e indietro sulla sommità della cinta muraria inseguita da un preoccupato Moblit Berner. Prima che il compagno aggiungesse altro riguardo quell’ufficiale femminile di cui, data la sua determinazione e il suo scopo primario, avrei sempre preso le difese, una delle mie lame scherzosamente lo minacciò di recidergli il collo.
-Non dire assurdità – risposi decisa, allontanando l’arma e guardando i miei compagni. Del resto, anche loro erano visibilmente intimoriti dall’operazione che, quel giorno, la nostra squadra e la seconda unità del Corpo di Ricerca, capitanata da Hanji, avrebbero messo in pratica per attuare la cattura di due esemplari di classe tre/cinque metri in prossimità delle cinta murarie del distretto di Krolva. Il progetto era stato accuratamente ideato dalla Caposquadra, dal capitano Levi e da un gruppo di genieri del Corpo di Guarnigione. Avendo la Caposquadra assiduamente richiesto la mia partecipazione agli incontri che avevano preceduto il giorno stabilito, conoscendo bene la meticolosità del piano stabilito, ero sempre più certa che quella missione avrebbe dato i frutti sperati: non avevo mai avuto modo di osservare una Hanji Zoe tanto precisa e attenta, che, con la sua straordinaria invenzione di cattura e l’uso di un telo specializzato per essere impermeabile ai raggi solari, avrebbe finalmente ottenuto la possibilità di studiare più a fondo la nostra nemesi, permettendo una volta per tutte al genere umano di compiere scoperte inedite sui giganti.
 –Lei crede tanto in noi, e riusciremo a fare un ottimo lavoro – continuai, grattandomi la testa, incontrando gli sguardi dei quattro fissi su di me. –Forse non credo molto in me stessa, ma su di voi e le vostre capacità non ho alcun dubbio. Questa missione andrà a buon fine, me lo sento – ripetei ad alta voce. Confidate nel piano?
-Assolutamente sì – disse convinto Erd. –Anch’io la penso come te. Mi fido ciecamente del capitano, e so che tu gli hai dato un enorme sostegno per progettare le nostre manovre d’attacco e i nostri spostamenti.
-Proprio così – intervenne Gunther, sorridendomi. –E poi, sono disposto a offrire la mia vita per questa missione. Claire, sei proprio in gamba: riesci sempre a spronarci ogni volta. Si vede che anche tu, come Hanji, credi in questa impresa, e hai ragione. Dobbiamo scoprire quante più cose possibili sui giganti.
-Esatto – concluse Petra. –E’ il nostro compito offrire i nostri cuori.
Commossa, ridacchiai, ammiccando alla mia amica. - Ma è inutile sprecare altre parole: noi non moriremo, vinceremo e basta.
-Avete finito con questi discorsi sciocchi? – proruppe la voce del basso caporale alle mie spalle. –Risparmiate energie, ne avrete bisogno.
-Non guardi me, capitano – disse Oruo. –Hanno fatto tutto loro, l’avevo detto che stavamo perdendo tempo.
-Oruo, vedi di finirla! – esclamò Petra spazientita, tirandogli una gomitata, mentre io ero arrossita alla presenza del nostro superiore.
Poco gli prestai attenzione quando ci spiegò nuovamente ciò che il progetto prevedeva – vi avevamo lavorato entrambi e non ritengo che sia inopportuno nascondere che egli fosse stato tanto generoso da chiedere molto spesso il mio parere, di cui, a quanto avevo constatato, si fidava ciecamente – che prevedeva lo spostamento dei quattro miei compagni in direzione del gruppo di giganti che prima si sarebbe avvicinato al punto delle mura, sulla cui base i soldati di Hanji avevano appena terminato di sistemare la trappola. Questi avrebbero aiutato i più esperti ad abbattere gli esemplari circostanti che non rispettavano il limite di stazza per cui la rete era stata pianificata. Nel frattempo, io, affiancata ad un reparto d’élite dell’Armata Ricognitiva, e i genieri avremmo impedito a qualunque altro essere titanico di avvicinarsi alla zona dell’imboscata finché la missione non fosse stata ultimata. Essa si sarebbe infatti conclusa col trasporto degli esemplari catturati nelle mura della città evacuata nel tardo pomeriggio.
Sebbene fossero passate diverse ore dai fatti avvenuti la notte precedente nella camera del corvino, la presenza di Levi, quel giorno, rappresentava per me una gigantesca distrazione. Inoltre, non ero impaurita per aver ricevuto il pericolosissimo incarico di badare ad anomali o ad altri esseri pericolosi che si sarebbero avvicinati alle mura – compito che spettava a soldati di grande competenza ed esperienza, cui il Caposquadra Mike – piuttosto la mia ansia più grande era data dai segni violacei sul collo che, giusto per qualche centimetro di tessuto, il mio mantello miracolosamente copriva.
Tuttavia, quell’indumento pesante indossato in una giornata sorprendentemente calda non era facile da sopportare, inoltre, l’idea di avere un soldato dal fiuto eccezionale che lavorasse al mio fianco durante tutta l’operazione mi rendeva assai tesa.
Maledetto Levi, pensai, mentre il diretto interessato concludeva il suo discorso. Dopo che ai quattro ragazzi fu chiesto di supervisionare l’attrezzatura prima di scendere in campo, mi avvicinai al corvino, rimasto solo. –Era proprio il caso di farmi quel servizietto, stamattina? – gli domandai stizzita, arrossendo per aver ricordato di colpo tutti i particolari delle prime ore di quella mattina.
-Non so a cosa tu ti stia riferendo. Claire, sbrigati a raggiungere la tua posizione e smettila di farneticare – concluse lui.
-Più tardi ne riparliamo, nanerottolo – lo minacciai sottovoce, coprendomi col mantello per poi dirigermi alla mia postazione, da cui avrei supervisionato l’area assieme al Caposquadra Zacharias.
Una volta lì, osservai il grosso montacarichi caricare due per volta i destrieri dei membri della mia unità. Comprendevo le preoccupazioni dei miei compagni perché, essendo ancora poco più di reclute fresche di accademia, a loro era stato affidato il ruolo più importante. Ma tutti i soldati del nostro Corpo, più tra tutti il caporale, erano perfettamente coscienti delle loro straordinarie abilità: non solo godevano di ottime competenze come singoli soldati – il grado di forza, destrezza e agilità di quei quattro ragazzi era oltre ogni aspettativa, per dei cadetti – ma le loro capacità di coordinazione e gioco di squadra superavano di gran lunga quelle di molti commilitoni più anziani. Inoltre, durante il loro addestramento a seguito del reclutamento, avevano goduto del supporto di quello che, senza ombra di dubbio, chiunque tutt’ora definirebbe l’uomo più forte dell’umanità.
Condividevo la loro tensione, soprattutto perché la loro incolumità mi stava tanto a cuore, eppure sentii aumentare il bisogno di dovermi fidare di loro e convincermi che avrebbero lavorato meglio di ogni altro.
Con un cenno della mano salutai Oruo che, assai ansioso, si apprestava a scendere col montacarichi delle mura per mettere terreno in un territorio comandato dai giganti, mentre i genieri e i ricognitori rimasti sopra i cinquanta metri di altezza controllavamo che l’area rimanesse sgombera finché i quattro non fossero scesi.
Osservai alcuni membri dell’unità di Hanji arrampicarsi col dispositivo di manovra sulle mura, pronti ad intervenire, poi i soldati della Guarnigione che caricavano i loro cannoni. Tutto era pronto.
Il Caposquadra Mike mi raggiunse silenziosamente, posò una mano sulla mia spalla, facendomi voltare.
Ricambiai sorridendo, il polso accelerò notevolmente i battiti.
-Non temere, i tuoi compagni se la caveranno – mi confortò.
-Lo so, signore.
Quando iniziò a fiutare, come sempre faceva, pregai la buona stella affinché si preoccupasse solo ed esclusivamente dei giganti e non badasse al mio odore.
Fu inutile. Alcuni istanti dopo, Mike parlò di nuovo: -Il capitano Levi ha per caso cominciato a costringere la sua squadra a lavarsi con il talco? So che è il suo preferito, ma…
Divenni color pomodoro. In effetti, proprio quella mattina avevo usato la vasca da bagno del corvino, saponandomi con il suo medesimo prodotto, seppur in minor quantità (non sopportava il fatto di dover condividere i suoi adorati saponi con qualcun altro). Ero così intimorita dalla possibile reazione dell’ufficiale al punto da non essere in grado di rispondere in modo immediato.
-Mi piace molto il talco – risposi, dandogli le spalle e osservando distratta il bosco in lontananza. –Non credevo che io e il caporale usassimo la stessa fragranza.
Egli annuì, terminando la strampalata conversazione. Ne rimasi sollevata, tant’è vero che non fui capace di sopprimere un sospiro, ma iniziai a domandarmi se quell’imponente ufficiale da me tanto rispettato avesse già capito quale tipo di legame ci fosse tra me e Levi.
Certamente, da lui non mi sarei aspettata alcun giudizio negativo circa una possibile storia d’amore tra due soldati dell’Armata Ricognitiva; non molto tempo prima, io e Petra eravamo venute segretamente a conoscenza della sua simpatica e tenera relazione col vice caposquadra Nanaba. La loro relazione era un intrigante argomento di conversazione per me e la mia amica.
-Concentriamoci, l’operazione sta per avere inizio. Claire, conto tanto sul tuo udito, non dimenticarlo – proferì serio, invitandomi a rimanere lucida. Poi, urlò: -Voi genieri avete la situazione sotto controllo?
I membri della Guardia Stazionaria, affrettando i preparativi, fecero sì con la testa, seppur abbastanza titubanti. Era difficile biasimarli: a differenza di noi ricognitori, essi non avevano grande esperienza con i giganti, e, benché quegli specifici membri fossero effettivamente incaricati di utilizzare i cannoni per ridurre il numero di anomalo di gran lunga diversa, e il loro supporto avrebbe valso la vita di alcuni di noi.
-Non temete – parlò uno di loro. A dispetto degli altri, dava l’impressione di non essere particolarmente a disagio, né in tensione. Anzi, pareva che stesse sperando con tutto il cuore, come noi, che l’operazione potesse andare a buon fine.  –Appena ce ne sarà il bisogno, azioneremo i cannoni.
Mike fece cenno con la testa, concentrandosi sulla zona, non mancando di fiutare come suo solito.
-Li senti, Claire?
Aguzzai l’udito. Alcuni secondi successivi, intercettai un rumore sospetto provenire in lontananza. A differenza delle altre volte, tuttavia, i presunti calpestii titanici mi parvero decisamente più numerosi e rumorosi.
-Potrebbero essere in molti, signore? – domandai, preparandomi mentalmente a combattere.
-E’ così. Ne arrivano diversi – confermò l’uomo. –Se non ci fossero anomali tra loro e siano gli esemplari giusti, forse riusciremmo a catturarne qualcuno prima di impiegare troppo tempo.
-Sarebbe meraviglioso – intervenni, riflettendo sul fatto che i superiori del Corpo di Guarnigione avessero preferito non concedere ai ricognitori impiegati troppo tempo per la riuscita della missione, per timore che il consiglio cittadino mettesse troppo in allarme la popolazione di Krolva; di conseguenza, era necessario che l’operazione terminasse quanto prima. –Ma l’ultima parola spetta alla Caposquadra Hanji – conclusi.
Egli annuì, attendendo il fumogeno di segnalazione di quest’ultima: verde, nel caso in cui ci fosse stato qualche esemplare destinato alla trappola, rosso in caso contrario.
Tre giganti si rivelarono, iniziando a vagare per l’area. Io e Mike ci scambiammo istintivamente un’occhiata constatando la medesima opinione: nessuno degli esemplari poteva essere avvicinato, dato che le dimensione di due tra loro era esageratamente elevata, mentre l’altro, pur rispettando i cinque metri, risultava enorme e straordinariamente possente.
Partì una scia rossa alla nostra destra, comunicata chiaramente da Hanji: il segnale indicava l’intervento della Squadra Levi per abbattere i tre esemplari affinché non ostacolassero il proseguimento della missione.
Vidi i miei tesi compagni partire, galoppando spediti a tutta velocità.
In quel momento, il mio cuore iniziò a supplicarmi di scendere dalla muraglia per intervenire ad aiutarli, le mie mani scesero verso la vita, dove risiedevano i manici delle due spade: tremando, le osservai per diversi secondi, poi le afferrai, indecisa se sferrarle o meno.
-Guardali – parlò Mike.
Sussultai. Guardai prima lui, poi posai i miei occhi su di loro: Petra bloccò i movimenti di uno dei maggiori, Oruo pensò alla collottola. Gunther, con una mossa di pura furbizia che personalmente mi aveva stupita, aveva accecato il più piccolo con un fumogeno giallo, lasciando infine a Erd il compito di porre fine alle sofferenze del mostro.
-Ce l’hanno fatta! – mi lasciai scappare, stringendo un pugno per acclamarli nonostante la presenza di Mike.
I quattro si lanciarono senza timore addosso al terzo, sferrando attacchi di pura maestria, dove il tocco di Levi era molto presente nella violenza e la spietatezza.
-Cosa ti dicevo? – mi sorrise il Caposquadra.
Non mi dilungai nei festeggiamenti. Altri rumori sospetti presto mi ronzarono di nuovo nelle orecchie.
-Ne arrivano altri.
-Da ovest! – esclamò subito dopo il soldato di Guarnigione di poco prima.
Di colpo osservai la zona alla sinistra delle mura: nuovi diversi esseri titanici si stavano avvicinando massivamente lungo la traiettoria che avrebbe condotto alla trappola.
-Attivate i cannoni, Hannes! – ordinò il capitano dei genieri. Un soldato in avanti con gli anni dalla capigliatura bionda e corta comandò il giusto posizionamento delle armi da fuoco.
-Ce ne occupiamo prima noi – enunciò Mike. –Claire, credi di poter…?
Avevo già azionato il dispositivo per percorrere le mura, raggiungendo velocemente la nuova schiera. Poco più tardi mi sarei vergognata profondamente di quello scatto improvviso, frattanto ero partita spedita verso la collottola del primo, sminuzzandola senza problemi.
Un secondo essere tentò di afferrarmi, prontamente cambiai direzione dei rampini, sparandoli contro la roccia della muraglia.
-Cosa credi di fare? – sbottai col cuore in gola, aggrappandomi al muro e studiando velocemente l’anatomia del mostro, cercando una maniera di attaccarlo per bloccargli qualsiasi tipo di movimento.
Un forte sentimento mi colse all’improvviso: le mie pulsazioni cardiache divennero improvvisamente più veloci, le mie mani iniziarono velocemente a tremare. Di scatto, i suoni che mi circondavano mi parvero amplificati: quasi, avrei giurato di poter sentire il cuore della creatura che mi apprestavo ad uccidere.
Una forte scossa mi pervase. Che cosa accade? Domandai a me stessa, intimorita. Chiusi gli occhi, li riaprii con rapidità: il mostro, con un inquietante sorriso in volto, minacciava di prendermi con uno scatto della mano, suggerendomi che avrei fatto meglio a caricare il prima possibile, anziché perdermi in riflessioni inutili.
La mano destra roteò il manico della spada che reggeva, i miei occhi rimasero concentrati sulla mano destra del gigante: dovevo tagliarla via, se volevo una via diretta per la nuca.
Emisi un grido rauco, prima di lanciarmi spedita verso il mostro, ruotando più volte, come mi aveva mostrato il capitano: con grande semplicità, riuscii ad amputare l’arto di un essere titanico.
Senza spostare il rampino, utilizzai tutte le nozioni apprese sul dispositivo di manovra per attorcigliare la corda in metallo dirigendomi verso la collottola, che fui in grado di far saltare via senza problemi.
Rimanevano altri tre esemplari – uno tra loro era già corso troppo rapidamente verso la zona prefissata dall’unità di Hanji – ma il Caposquadra Mike era già piombato addosso ai due che continuavano a minacciarmi di divorarmi.
Mike sparò velocemente un rampino in direzione del muro. Qualche metro più sopra di me, mi osservò per metà stupito, al contempo abbastanza adirato.
Non badai troppo al suo sguardo di disapprovo: alzai subito gli occhi dopo aver avvertito la presenza di altri esseri.
Un gigante iniziò a correre al fianco delle mura, superandoci prima che potessi parlare.
-Signore, un esemplare si avvicina notevolmente lungo la zona designata!
Mike tentò di ribattere, ma la sua voce fu coperta dal tumulto dello sparo di un cannone, avviato proprio dall’artigliere di cui parlato prima.
Il gigante, nonostante il forte impatto, tentò nuovamente di alzarsi, ma Mike lo aveva steso prima che potesse muovere più di un solo muscolo.
Pochi attimi dopo, io e il Caposquadra raggiungemmo il punto più alto, dove lavoravano gli artiglieri.
-E’ stato un colpo di fortuna, in tutti i sensi – commentò il soldato di Guarnigione biondo, asciugandosi il sudore sulla fronte, riferendosi alla cannonata da lui azionata.
Un capitano del suo corpo gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla. –Ottimo lavoro, Hannes. Non credevo che, da sobrio, potessi essere così in gamba.
-Ehi, non penserà mica che mi limiti a passare tutta la giornata a bere? – ribatté lui, sorridendo. –Ce la metto tutta anche io.
Riuscì a strappare un sorriso anche a me, felice di poter constatare la magnifica intesa che, proprio quel giorno, si era rafforzata tra Ricognizione e Guarnigione.
-Ragazza, devo dire che anche tu te la sei cavata benissimo – mi venne vicino Hannes. -Sembri molto giovane, ma hai la forza di un plotone.
Strinsi il pugno al petto. –La ringrazio, ma penso di non aver fatto altro che il mio dovere.
Ridacchiò. –Sei un tipetto piuttosto combattivo, vero signorinella? Avevo una vecchia conoscenza a Shiganshina… a tratti me la ricordi, sai? – mi sorrise spontaneamente.
-Lei proviene da Shiganshina, signore? – domandai, curiosa di saperne di più da un uomo che aveva vissuto l’orrore scatenato dal Gigante Colossale giusto l’anno precedente.
Hannes si incupì, grattandosi il capo. –Sì, purtroppo. Ho visto centinaia di miei compaesani morire, quel brutto e fatidico giorno – strinse i pugni. –Ma sono convinto che un giorno tutto questo terrore cesserà – sorrise di nuovo. -Mi mancano molto i vecchi giorni, nonostante la minaccia dei giganti, a quanto pare, esistesse già allora.
Pervenne alla mia mente il ricordo dei cittadini di Karanes, città che avevo visitato poco tempo prima: anche loro, benché vivessero ai confini dei territori posseduti dagli uomini, si godevano la loro pace apparente, continuando con semplicità a vivere la loro vita. Per quanto ritenessi insensato fingere che tutto andasse bene, comprendevo quanto fosse importante combattere anche per quelle persone, affinché la paura dei giganti potesse scomparire una volta per tutte nel nostro piccolo mondo. Queste parole furono da me pronunciate in quell’esatto momento al cospetto del soldato.
-Continua così, allora. Abbiamo bisogno di giovani come te – concluse, strizzandomi l’occhio.
-Voi della Guarnigione, non abbassate troppo la guardia – proruppe la voce calda di Mike, che mi osservò ancora. –Non avresti dovuto partire alla carica in questo modo, Claire. Non metto in dubbio le tue capacità, ma presta attenzione agli ordini dei più anziani, capito?
Arrossii, accorgendomi di aver agito di mia spontanea volontà, ignorando i comandi del Caposquadra: mi ero avviata spedita verso i mostri contro i quali avevo combattuto senza nemmeno pensare al rischio che avrei corso, senza consultarmi con colui al quale avrei dovuto sempre e comunque obbedire. Riflettei sulla mia scelta incolume e priva di giudizio, senza pensare ai meriti per aver sterminato due esemplari che potevano ostacolare il proseguimento dell’opera.
-Comprendo benissimo, signore – mormorai a testa bassa, sudando freddo per l’imbarazzo. –Sono desolata, ma mi creda, non ho idea di cosa mi sia preso.
Mi scompigliò i capelli. –Hai fatto un lavoro da veterano, non ho idea di come tu faccia – rivelò. –Ma cerca di non morire per non essere stata abbastanza cauta. Quelle creature sono troppo pericolose e non voglio che tu rischia la vita per una decisione sciocca, ci siamo intesi?
Annuii, rivolgendogli un piccolo sorriso. Per quanto solitamente fosse un tipo taciturno che difficilmente dimostrava protagonismo nelle conversazioni, l’altezza del Caposquadra Mike bastava a far intimorire qualsiasi essere, titanico o umano che fosse, e non nascondo di aver percepito un certo senso di fragilità e impotenza non appena aveva ripreso le mie azioni eticamente sbagliate di poco prima.
-Vedo che Levi ti ha istruita proprio bene – continuò lui. –Non pensavo che sarebbe mai stato in grado di insegnare a uno dei suoi allievi la sua incredibile tecnica di combattimento.
Solo per rendere la situazione ancor  più particolare, grazie a Mike mi ero resa conto di colpo di aver rovesciato la spada destra prima di essere partita all’attacco. Al momento, nemmeno ci avevo fatto caso, tantomeno avevo mai ipotizzato di poter essere in grado di utilizzare quell’importante nozione, la quale mi aveva aiutata ad amputare un intero arto con grande facilità e ad acquisire un maggiore controllo della tridimensione.
-In effetti non è stato semplice – grattandomi una tempia.
-Forse ha avuto semplicemente fiducia nel tuo grande talento. Spero che tu, però, abbia trovato il modo di ricambiare, in un modo o nell’altro.
Sgranai gli occhi, imbarazzata. Era palese che il fiuto eccezionale dell’uomo avesse intuito alcuni cambiamenti di umore e atteggiamento miei e del mio principale, cambiamenti che, fortunatamente, egli non avrebbe mai rivelato in giro, tenendo probabilmente alla reputazione di una recluta, a detta sua, tanto promettente come la sottoscritta. Per giunta, nonostante avessi sempre temuto di essere scoperta, prima che da Hanji e da Erwin, proprio da lui, dovevo solamente dichiararmi fortunata a causa del suo carattere introverso e di poche parole.
Mentre i soldati della Guarnigione tenevano la situazione sotto controllo a qualche metro di distanza, la mia mente non poteva accettare quella improvvisa reazione di qualche minuto precedente, durante il quale, dopo aver praticamente ignorato gli ordini dei miei superiori, in maniera puramente istintiva, avevo attaccato utilizzando tutta la forza del mio corpo per fare pressione sulle spade e distruggere letteralmente l’arto del nemico con cui ero in procinto di duellare.
-Due esemplari normali della giusta statura – il Caposquadra annunciò poche parole, penetranti e acute, che mi avevano fatta rinvenire come lo avrebbe fatto un secchio d’acqua gelida, dopo aver udito il razzo di segnalazione verde, sparato perché la Squadra Levi potesse intervenire secondo quanto stabilito.
I miei occhi cercarono i miei compagni fidati all’orizzonte: incrociai le figure di Erd e Gunther, intenti a impedire al paio di piccoli di gigante – osservandoli dal picco delle mura, parevano una coppia di sei o sette metri. Scoprii pochi attimi più tardi che i due, contrariamente, erano ancora più minuti di quanto ci si potesse aspettare – di afferrare Oruo e Petra, sistemati sui loro destrieri pronti a scattare verso la trappola. Amputati gli arti superiori, i cavalli partirono, inseguiti dai due esseri. Per quanto potessero apparire innocui se paragonati ai giganti appena fatti fuori dal Caposquadra, erano entrambi molto veloci, i destrieri della mia migliore amica e del ragazzo stentavano di poco a tener loro testa.
Le mie mani strinsero i manici delle mie spade, su cui colava del sangue, quello non ancora evaporato dei titani appena abbattuti.
-Fermati, se la caveranno – mi rassicurò alle mie spalle Mike. –Guarda.
I destrieri dei membri dell’Unità Levi avevano raggiunto l’area per la cattura, inseguiti dai due minuscoli giganti.
Il mio sguardo si posò sull’artefice del piano, intenta ad ammirare i due esemplari prima di essere intimata con pochissima gentilezza dal caporale a impartire alla sua squadra quell’ordine da me tanto atteso.
Hanji ordinò infatti di far calare la rete pesante, le cui estremità sarebbero rimaste infossate nella terra da arpioni appositi. I cavalieri dei quattro variarono bruscamente la traiettoria, i soldati utilizzarono i loro dispositivi per raggiungere in volo le mura e porre fine alla parte del piano in cui loro erano i protagonisti assoluti del gioco.
-Sono in trappola! – avevo esclamato con gioia, una manciata di secondi precedenti l’esplosione di un boato.
-WHOOH! – strepitò la Caposquadra. Per quanto le sue urla stessero minacciando di privarmi della mia preziosa abilità uditiva, non potei che, come lei, saltare di gioia nell’aver visto i miei compagni completare perfettamente la loro missione.
 –GUARDA, LEVI! Non vedi come sono splendidi?! Vi aspettano tantissimi esperimenti, tesorini miei! – continuò Hanji.
Scoppiai in una risata, in cui avevo chiaramente sfogato tutto il nervosismo dovuto alla consapevolezza di quanto i miei compagni d’armi più stretti avessero lavorato con tanto coraggio e fatica in un’impresa a dir poco rara e pericolosa.
Mike e io ci avvicinammo a Levi e ad Hanji, che Moblit tentava a perdifiato di calmare, malgrado fosse stata già intimata da uno sgradevole pacca sulla schiena del caporale a fare silenzio.
-Abbiamo finito prima del previsto – commentò Mike, non appena i restanti membri dell’unità ebbero raggiunto la somma delle mura utilizzando la tridimensione.
Iniziò a battermi forte il cuore quando riebbi la mia piccola compagna di vita era finalmente a pochi passi da me: la sua chioma rossiccia spuntava da dietro la roccia grigia, i suoi occhi iniziarono a guardarmi con soddisfazione e amorevolezza, tanto che mi emozionarono ancor più del necessario. Allungai la mano nella sua direzione, alzando il suo corpicino con grande facilità.
-Ce la siamo cavata, eh? – ridacchiò Erd proprio mentre avevo stretto Petra a me senza pensarci più di un secondo.
-Altroché – sorrisi. Lasciai andare la ragazza, osservandola negli occhi, stringendole le spalle. - siete stati bravissimi!
-Ma la missione non è ancora terminata – osservò Levi, col suo immancabile atteggiamento distaccato. I nostri sguardi subito si posarono sui giganti appena catturati, assorti nelle loro grida feroci, che si dimenavano invano per liberarsi istintivamente della grossa rete che li bloccava. Le loro espressioni comunicavano una profonda agonia e un angoscioso smarrimento.
-Hai ragione, adesso ci vogliono gli effetti speciali – Hanji schioccò le dita, e in un battito di ciglia Nifa e Keiji fecero calare una lunghissima tela nera, color carbone, che, fino ad allora, la squadra addetta alla supervisione dell’intera operazione aveva lasciato arrotolata sopra la rete di innesco.
-Ecco fatto! Adesso aspetteremo che siano completamente inattivi per comunicare l’ordine di evacuazione – spiegò la Caposquadra poco dopo, alzandosi gli occhiali protettivi sulla chioma spettinata per poi asciugarsi la fronte sudata. Difatti, dopo che i due esemplari si fossero “addormentati”, in assenza di luce”, all’ora del sole calante, avremmo fatto evacuare le strade principali del distretto per lasciar passare i due esseri lontano dai cittadini ansiosi, convinti che era in corso una prova generale di evacuazione.
–Complimenti alla squadra di Levi per esserci stata di tanto aiuto – aggiunse raggiante Hanji.
I quattro si misero sull’attenti, sorridenti. Fiera di loro, li osservai commossa poco distante da Petra.
Di colpo, tutta l’attenzione della Caposquadra si concentrò al di sotto delle mura. -Ho in mente così tanti esperimenti per cui sottoporre questi due piccoli – ridacchiò eccitata, le guance infuocate, gli occhi fuori dalle orbite.
-Caposquadra, ehm… forse è il caso che smetta di sbavare – notò titubante Moblit.
I “piccoli” di tre metri appena catturati rappresentavano momentaneamente il più grande passo avanti compiuto dall’umanità prima d’allora. L’eccitazione di quegli attimi mi inducevano molto probabilmente a fantasticare più del necessario, ma allora ero certa che un incontro tanto ravvicinato col nostro nemico naturale potesse condurci alla loro eliminazione effettiva, o comunque alla scoperta di un mezzo per pervenire ad essa.
Tutti, dall’alto, osservavano con meraviglia gli esemplari nascosti dietro il grande telo nero. In quel momento, confidavo tantissimo nelle doti del genere umano e guardavo anche io con ammirazione l’opera compiuta, così assorta da non accorgermi dei rigoli di sangue che provenivano da entrambi i palmi delle mie mani. Fu Petra a indicarmeli, dopo aver osservato la sua giacca macchiata, il cui tessuto avevo stretto poco prima, al termine del nostro abbraccio: -Claire, le mani! Stai sanguinando!
Guardai queste ultime, certa che si trattasse ancora del liquido rosso provenuto dalle membra dei titani abbattuti, che non voleva saperne di evaporare; infine, mi accorsi che entrambi i palmi erano consumati e squarciati.
Levi e Mike si avvicinarono per squadrarmi: il primo studiò le mie ferite, tenendo le mie mani sulle sue, il secondo, nel frattempo, mi alzò i gomiti per controllarmi il dispositivo.
-I manici delle spade – disse il Caposquadra, esaminandoli per metà sbigottito.
Levi venne in suo soccorso, per poi accorgersi che ambi i manici erano stati incurvati verso l’interno: era possibile intravedere la deformazione delle dita anche ad occhio nudo.
–Hai esercitato troppa pressione – rilevò il caporale, il timbro di voce rigido come sempre. Alzò gli occhi verso di me, guardandomi con aria di rimprovero. –Guarda come ti sei ridotta. Pensavi che non ti avessi vista, prima? C’era bisogno di accanirsi così tanto su due cazzo di giganti che dovevi abbattere assieme a Mike?
Abbassai il capo, decidendo di ignorare la sua inutile ramanzina, fissandomi le mani. –Io non… nemmeno me ne sono resa conto.
Ricordavo con confusione gli istanti in cui avevo atteso il momento giusto prima di caricare in direzione del gigante. Ciò che a stento riuscivo a riconoscere era la grande sensazione di rabbia, di vendicazione unita ad un profondo smarrimento interiore, che avevo provato. Lo smarrimento era poi miracolosamente mutato in certezza, come se una grande forza fosse appena penetrata in me, dopodiché ero partita all’attacco senza pensarci due volte.
-Nemmeno me ne sono accorta – ripetei, bisbigliando, i volti preoccupati dei miei compagni rivolti su di me.
Petra venne in mio aiuto per fasciarmi le ferite. Il lettore faticherà a credere che le scottature e i tagli non mi stavano procurando il benché minimo fastidio, e non l’avevano fatto tanto meno precedentemente, quando ero troppo assorta nei vari incarichi da svolgere mentre l’apprensione dei miei compagni mi divorava interiormente.
Trascorsi gli attimi che seguirono ad ignorare le parole della mia amica e gli sguardi tesi dei miei amici, che subito dopo furono incaricati da Hanji di rimanere all’erta finché i due esemplari non si fossero acquietati. Mike, dopo aver scambiato due parole con Levi, approfittando del fatto che la mia mente stesse pensando a ben altro anziché intercettare il suo discorso, ben presto tornò ad occuparsi della sicurezza dell’area assieme ai restanti membri della Guarnigione; l’unico rimasto nei paraggi fu proprio il caporale, il quale diede a Petra l’ordine di ricongiungersi con gli altri per la supervisione.
Quest’ultima obbedì al comando senza battere ciglio, mentre io mi apprestavo a sorbirmi l’ennesimo rimprovero da parte di quell’ufficiale che, quando in veste di soldato, sapeva bene come mortificare un suo sottoposto senza troppi giri di parole.
Eppure non ero in grado di distogliere lo sguardo dai manici deformati, e in un attimo mi parve come se l’essere a cui avevo inferto il colpo di grazia fosse ancora davanti i miei occhi a fissarmi. Avevo provato così tanto odio per esso, un odio che, seppur insensato ed eccessivamente furente, mi aveva permesso di sfogare una potenza incredibile nell’arco di un sol secondo che mai avevo pensato di possedere.
L’ombra di Levi apparì al mio fianco. Mi voltai per guardarlo: benché fosse accanto a me – e la sua presenza confortante, in piccola parte, non mi dispiacque più di tanto – prestava più attenzione ai nostri compagni e al grosso telo nero.
-Pensi che sono immatura – proferii.
-Eccome se lo sei.
Sorrisi. –Una poco di buono a cui non importa degli ordini.
Il suo viso si girò di scatto. –Non sei una poco di buono, stupida che non sei altro. Hai doti incredibili per essere solo una recluta.
Le ultime parole uscite dalla sua bocca furono quelle che più mi colpirono, per diversi aspetti. Primo: Levi difficilmente si lasciava scappare qualsiasi tipo di commento positivo riguardante le abilità dei suoi commilitoni, e, come mi aveva spiegato Hanji una manciata di mesi prima, se egli ne parlasse con orgoglio era perché realmente credeva che la persona a cui si riferisse valesse qualcosa. Secondo: in gran parte, era stata la sua presenza durante il faticoso addestramento a cui mi ero volontariamente sottoposta a seguito del mio arruolamento tra i ranghi del Corpo di Ricerca ad avermi permesso di affinare le mie doti, motivo per cui sarei stata fino alla fine dei tempi a lui devota.
Non continuai la mia riflessione troppo a lungo, perché egli mi regalò presto un manrovescio sulla testa. –Cerca di non combinare altre cazzate, però: smettila di essere tanto sprovveduta o ti scordi di lavorare al fianco di coloro che ascoltano i miei ordini senza ribadire.
Ridacchiai, ma subito dopo decisi di rivelargli la mia perplessità. –Mi dispiace averti fatto preoccupare inutilmente, ma non ho previsto nemmeno io di fare di testa mia.
-Che significa?
Lo guardai negli occhi, prima di continuare. -Prima di partire alla carica c’è stato un momento in cui mi è sembrato di esplodere. Ho avuto come l’impressione di impazzire… tutti i suoni mi sono sembrati più forti, più potenti. Dopo quell’attimo di esitazione ho caricato con ira. Non mi è mai parso di aver attaccato così violentemente un titano.
Levi ascoltò il mio racconto con pazienza. Una nota di stupore era dipinta sul suo volto. –E questo ti preoccupa molto?
Sospirai, mostrandogli le mani bendate. –Queste mi preoccupano. È stata una reazione molto strana, ad ogni modo.
-La penso come te – Levi esitò qualche attimo, come se fosse combattuto dal voler dire altro o meno, poi si voltò e fece per allontanarsi. –Vuol dire che le tue doti di combattimento sono migliori di quanto pensassimo. Bada al tuo istinto, comunque. Agisci troppo impulsivamente.
-Comandi – conclusi, preparandomi ad affiancare nuovamente Mike.
Levi mi rivolse un ultimo sguardo, stavolta accennando un sorriso. –Sciocca mocciosa.
Mi portai le mani sulle guance bollenti, riprendendo il passo verso il Caposquadra Zacharias, tranquillizzata da quella breve quanto piacevole conversazione con il corvino da me tanto amato.
Proseguii il mio giorno felice, rallegrata dalla prima, piccola vittoria del genere umano sull’ostilità chiamata “giganti”, quanto dalla presenza e dalle parole del piccolo, scorbutico, tenero e giusto caporale della Legione Esplorativa.  
 
 
Spazio Autore: meriterei davvero di essere data in pasto ad un gigante, dato il mio lungo periodo di assenza!!!
Konnichiwa! Eccomi di ritorno dopo un mese di riflessione e di vacanza… mi rammarico così tanto di non aver avvertito i lettori prima di andare in stanby, ma non sono riuscita a pubblicare questo capitolo prima del mio viaggio in Irlanda, come avevo previsto, motivo per cui nel precedente non avevo proprio accennato alla scelta di prendermi un pausa. Ripeto: ne sono terribilmente dispiaciuta!
Ad ogni modo, c’è da dire che in questo periodo sono successe tante cose per i fan di Attack On Titan: la terza stagione finalmente prosegue, circola un OVA sulla nostra Mikasa da qualche ora e da poco è stato pubblicato il capitolo 108 del manga. Direi che non abbiamo proprio nulla di cui lamentarci!
Come vi sono sembrati fino ad adesso i nuovi episodi? Personalmente sono rimasta molto sorpresa dai cambiamenti della trama, ma spero che tutto prosegua con coerenza.
Ringrazio tantissimo i miei soliti recensori, in particolar maniera tre a cui non sono riuscita mai a rispondere:
-Skill Rider
-Traumatilde
-Alumina, che ha deciso di scrivere un vero e proprio trattato sulla mia ridicola storiella (la tua recensione mi ha fatto piangere, sul serio, ma penso che ci vorranno anni prima che possa riuscire a risponderti come si deve XD).
Spero di poter pubblicare quanto prima il nuovo capitolo. Alla prossima!!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: PeNnImaN_Mercury92