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Autore: _bloody_reader_14    13/08/2018    1 recensioni
ATTENZIONE PLIZ: PICCOLO ACCENNO NALU.
Se conoscete la canzone di Hatsune Miku intitolata "My R", allora sapete già a che mi rifersico. Vi lascio il video della canzone ;).
Per chi non la conoscesse, invece, vi invito a leggere questa storia, se siete interessati.
Accetto qualsiasi commento, che sia critica o complimento.
ATTENZIONE:
QUESTA STORIA CONTIENE CONTENUTI DELICATI COME SUICIDIO, AUTOLESIONISMO E BULLISMO
SE SIETE DEBOLI DI STE COSE, SIETE PREGATI DI NON LEGGERE SE NON VOLETE PASSARE IL RESTO DELLA GIORNATA A VOMITARE NEL CESSO.
IO VI HO AVVERTITO. GRAZIEPREGOCIAO.
Per chi invece è interessato, auguro una buona lettura e spero che vi piaccia :)
SCIAU
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The girl with the same pain as me



Dopo gli avvenimenti di Juvia e della ragazza dalla bassa statura, pensavo di aver compiuto il mio "dovere", in un certo senso.
Mi sentivo come se, aiutarle, mi avesse aiutato a rendere il mio cuore più leggero.
Però, i miei istinti suicidi erano rimasti.
Non erano cambiati.
Per nulla.
In ogni caso, dopo ciò che era successo con loro due, pensavo che, finalmente, avrei potuto porre fine alle mie sofferenze e liberare la mia anima da questo contenitore di carne e ossa....Solo Dio sa quanto mi sbagliavo.
Già; perchè, ogni volta che tornavo là, sul tetto della scuola, c'era sempre qualcuno che mi precedeva.
Ogni sacrosanto giorno.
Ormai, per me, era diventata una rutine prestare il mio aiuto, a coloro che stavano per soddisfare i loro istinti suicidi buttandosi da quel tetto.
Come tutte le volte, dopo le lezioni e il raduno del mio club di letteratura, composto da me, Levy-san e due ragazzi della classe 3-3, nostri senpai, mi dirigevo sul tetto della scuola, volendo abbandonare questo mondo di merda.
Arrivata su tetto, mi toglievo le scarpe e, appena alzavo lo sguardo, vedevo qualcuno che stava per buttarsi.
Io, sempre per il fattore "spontaneità", urlavo contro questa persona di non buttarsi; questa si girava verso di me, mi guardava e, poi, cominciava a raccontare la sua storia e il motivo del perchè era lì.
Io, infastidita dalle sue stupide ragioni, urlavo contro essa, dicendole che i suoi motivi erano delle cazzate ed elencavo i numerosi motivi per cui poteva e doveva vivere.
La sua famiglia.
I suoi amici.
Colui o colei che, in futuro, sarebbe stato capace di renderla, o renderlo, felice.
E così, gli facevo cambiare idea.
Dopo avermi ascoltato, questa suddetta persona, mi ringraziava e, subito dopo, spariva dalla mia vista, lasciandomi sola, a contemplare il vuoto.




Era passata una settimana da quando avevo fatto cambiare idea a Juvia.
E non erano passate nemmeno ventiquattro ore, da quando avevo fatto cambiare idea all'ultima persona che ho incontrato su quel dannato tetto di questa dannata scuola, la quale, sembrava un ospedale dall'interno.
Stava per suonare la campanella che segnava l'inizio delle ultime lezioni e io, come tutti i giorni, mi stavo dirigendo in classe. Ma, ad un certo punto, mi fermai in mezzo al corridoio.
Cominciai a pensare a Juvia, alla ragazzina, a tutti quelli che avevo salvato, al loro dolore e all'aiuto che io gli avevo offerto.
Al dolore che, loro, con tanta semplicità, erano riusciti a far uscire fuori e a mostrare.
All'aiuto che io avevo dato loro...Al fatto che nessuno ha mai, ma mai aiutato me.
Mai.
Nessuno l'ha mai fatto, nessuno lo stava facendo e nessuno l'avrebbe mai fatto.
Ma, il tutto, per un semplice motivo.
Un motivo che solo io e il "buon" Signore sapevamo.
Non c'era modo che io lasciassi trasparire tutto il dolore che contenevano il mio corpo e la mia anima.
Era troppo.
Fin troppo. 

Appena mi misi a pensare a tutto il dolore che avevo provato...cominciai a correre come una forsennata.
A correre come una forsennata, verso il tetto.
Non volevo più sentire dolore.
Non volevo più pensare al dolore.
Non ne potevo più.
Ero sul punto di crollare.

"Chissene fotte se incontro qualcuo, stavolta! Al massimo gli chiedo di fare un doppio suicidio con me!!" pensai, nel mentre che aprivo la porta che si affacciava sul tetto.
Infatti, come sospettavo fin dall'inizio, lì, vidi una ragazza, dagli occhi cioccolato, come i miei, la quale indossava un cardigan di colore giallo, che se ne stava a guardare l'orizzonte, oltre la ringhiera.
Ma, appena la vidi , mi bloccai.
Esatto, avete capito bene.
Mi bloccai.
Perchè...quella...era la prima volta che vedevo qualcuno che provava il mio stesso dolore.
Capii tutto dal modo con cui mi guardava.
Il suo sguardo era spento, vuoto, stanco...freddo...proprio come il mio.
Quello sguardo capace di trapassarti da parte a parte.
Io non dissi nulla.
Non feci nulla.
Non mossi nemmeno un mezzo passo.
Ero talmente scioccata che, sembrava che, il mio cervello, si fosse spento automaticamente, così da impedirmi di compiere qualsiasi azione.
Infatti, fu lei la prima a parlare.
"Voglio solo fermare queste ferite che continuano ad aumentare, ogni volta che torno a casa. E' per questo che sono venuta qui." disse, semplicemente.
Io non dissi nulla.
Non ci riuscii.
Ero troppo scioccata.
Non feci come le altre volte, che urlai, subito, a chi stava per suicidarsi, di fermarsi.
Ero pietrificata.
Passarono i secondi.
I minuti.
Forse le ore.
Però...finalmente...riuscii a dirlo.
"Hey...Non farlo...ti scongiuro..." 
"Perchè...l'ho detto...non...potrebbe fregarmene...di...meno" pensai
E da lì...cominciai a piangere...e tanto anche.
Non riuscivo a smettere. Il dolore era troppo.
Troppo.
La sua espressione era troppo dolorosa per me.




Mentre io ero lì, che piangevo in modo disperato, lei, la ragazza dal cardigan giallo, se ne stava lì, a guardarmi piangere, col suo sguardo tagliente e diretto, senza proferire nemmeno una parola.
I minuti passavano e io, continuavo a piangere.
"Immagino che, oggi, non sia semplicemente il mio giorno" disse la ragazza.
E così, come le altre, la ragazza dal cardigan giallo, sparì.





"Non c'è nessuno oggi...Immagino sia giunto il mio momento" dissi, mentre mi dirigevo verso la ringhiera.
C'ero solo e soltanto io.
Non c'era nessuno che avrebbe più interferito.
Nessuno che si sarebbe messo tra i piedi.
Mentre toglievo il mio cardigan giallo e guardavo le mie trecce venir disfatte dal vento che soffiava incontrastato, per quanto piccola potessi essere, riuscii lo stesso a oltrepassare il confine tra vita e morte.
E da lì, afferrai la mia libertà, a braccia aperte.






-DIIN DOON-
"E' iniziata la pausa pranzo"
"Finalmente! Andiamo sto morendo di fame"
"Anche io!"
"Dai andiamo"
Dissero i ragazzi, che stavano uscendo dalla classe, per dirigersi alla mensa. E, nel frattempo, la classe si svuotò
"Ehi biondina! Vieni che la pausa pranzo è iniziata! Non dura mica tutta la giornata! E poi, gli altri ci stanno aspettando!" esclamò un ragazzo sorridendo.
"Eh arrivo, un'attimo! Accidenti, quanto sei insistente, a volte! E smettila di chiamarmi così" esclamò, con tono falsamente irritato.
"Sarò pure irritante o insistente, ma..." sussurò il ragazzo avvicinandosi all'orecchio della ragazza 
"Intanto sono io il raggio di luce che ti ha salvato e il fuoco che scalda il tuo bel petto, tesoro" sussurrò, malizioso il ragazzo.
"M-ma...c-co.....COSA DIAMINE VAI FARNETICANDO, STUPIDA TESTA CALDA!" urlò, in preda all'imbarazzo, la ragazza.
"HAHAAHAHAHAAHAHAHAHAHA ADORO QUANDO FAI COSI'! SEI TROPPO ESILARANTE! ECCO PERCHE' TI AMO, HAHAHAHHHAHAHAAHAH" esclamò, ridendo a crepapelle, il ragazzo
"Natsuuuuu....se ti prendo io...giuro che stavolta non la passi liscia!" 
"Allora vieni e prova a prendermi, mia amata Luce" disse il ragazzo, il quale si mise a correre.
La ragazza, nel mentre che cominciò a rincorrere il ragazzo, pensò: "Accidenti...certo che sai quando pigliarmi con le mani nel sacco eh...cretino".
Che poi, adesso che ci pensava meglio, non capiva perchè lo stava ancora rincorrendo...dopotutto...lui era il suo salvatore...la sua luce guida...il suo ragazzo...certe cose se le poteva anche permettere, di dirle. 
Dopotutto...lui era suo...e lei...era sua
Che poi, a lei, mica dispiacevano questi nomignoli pieni d'amore...








-ANGOLO AUTRICE-
EH GIA'
FINALMENTE
SONO RIUSCITA A FINIRE L'ULTIMO CAPITOLO DI MY R
Un po' mi dispiace. Mi è piaciuto molto scrivere questa storia, seppur, l'ultimo capitolo mi abbia dato delle complicazioni talmente stupide e irritanti che, a momenti, lanciavo il computer dalla mia finestra.
Vabbè, spero vi sia piaciuto questo capitolo, come saluto definitivo a questa storia.
SAYONARA MINNA.





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