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Autore: Vanya Imyarek    23/08/2018    2 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                 CHAD

ULTIMI  RITOCCHI  PRIMA  DEL  GIORNO  DEL  GIUDIZIO

 

 

 

Il giorno seguente fu un incubo.

 Ormai dormire poche ore per notte era per noi più comune del contrario, ma quella era la prima volta dopo tanto tempo che passavamo una notte completamente insonne. Per di più, in quell’occasione precedente ci era stato permesso di recuperare dormendo fino al pomeriggio, mentre ora dovevamo dare l’impressione di aver dormito … quindi ci si aspettava che lavorassimo con la stessa efficienza di tutti gli altri.

 Io riuscii a rimettere Dakao nella sua cella e tornare in stanza prima che … no, merda, Mortimer e Calvin dormivano, ma Luciano se ne era già andato. Merda, cos’era andato a fare? Avrei dovuto ricordarmelo, che era mattiniero … ma se era corso a denunciarmi a Setne non appena aveva visto il letto vuoto, perché non ero stato fermato? Avrebbero dovuto accorgersi anche della scomparsa di Dakao … dannazione, non riuscivo a concentrarmi. Volevo solo dormire.

 Ma avrei avuto al massimo un quarto d’ora di tempo: se avessi approfittato di quelli, ero abbastanza sicuro che sarei crollato in modo molto sospetto per qualcuno che aveva appena passato una lunga notte di sonno ristoratore. Decisi quindi di andarmene in cucina e procurarmi del caffè, il più forte possibile.

 Ci trovai già Penelope, che fissava la macchinetta con tutta l’aria di volerla maledire per l’eternità se non si fosse sbrigata a far bollire il necessario. La sua chiacchierata con Sadie doveva essere durata veramente poco. Dubitavo che questo fosse un buon segno.

“Oh, questa volta vi siete alzati presto anche voi” Luciano riuscì a farci fare un piccolo salto per la sorpresa, cosa che lo fece ridere. Crepasse malamente, quello stronzo. “Oppure non siete andati a dormire proprio … non fate quella faccia, Setne non si è ancora mosso dalla sua stanza. Tutto quello che avete fatto è stato darmi una buona idea di quando sarebbe opportuno prendere mia sorella e filarmela da qui, perciò vi ringrazio, al massimo”

 Per quel che ne sapevamo, poteva benissimo essere vero. Come avevamo già fatto notare al Campo Mezzosangue, il morale dell’esercito di Setne era a terra, e un assalto li avrebbe spinti a battere in ritirata piuttosto che sacrificarsi alla causa; Luciano e Hazelle avrebbero aperto la fila, visto che erano sempre stati nel gruppo per motivi di convenienza invece che ideologici. Ma avevamo già fin troppa esperienza dei suoi tentativi di incastrarci per ritenere davvero attendibili le sue parole: ci limitammo a guardarlo con aria che probabilmente più che infastidita risultò stanca, e tornammo a concentrarci sulla nostra macchinetta del caffè dalle lealtà ben più certe.

 A poco a poco ci raggiunsero anche gli altri: tutti indiscutibilmente più riposati di noi, ma comunque ben poco entusiasti. Com’era diverso quel gruppetto da quello che aveva fatto festa quando Setne aveva fatto il suo ritorno tra i vivi e Gaia ci aveva garantito il controllo su un intero pantheon! Certo, una sonora sconfitta e due membri in meno … per la prima volta, mi trovai a chiedermi che ne sarebbe stato di quei ragazzi se non avessero mai seguito la causa di Setne.

 Gaia sarebbe rimasta tranquilla al Campo Mezzosangue, non avrebbe mai sofferto quello che le avevamo fatto passare, e non avrebbe mai incontrato Dakao, che forse se ne sarebbe rimasto al suo Nomo in Antartide o forse se ne sarebbe scappato lo stesso, per fare la vita del demone randagio. Luciano e Hazelle avrebbero probabilmente avuto vite piuttosto normali, erano figli di un dio abbastanza minore perché i mostri li ignorassero. Non sapevo molto di Mortimer, ma anche lui forse avrebbe condotto una vita nel limite del normale. Regina si sarebbe adattata alla nuova magia, oppure avrebbe trovato un suo modo di ribellarsi. Calvin sarebbe quasi di sicuro finito al Campo Mezzosangue, a tenere testa ai suoi fratelli maggiori.

 Nessuno si sarebbe trovato a scendere in guerra, a trovarsi schiacciati nel lato perdente, a veder morire i propri amici. E tutto questo, solo perché Setne aveva promesso loro che avrebbero cambiato il mondo, perché all’inizio stava effettivamente facendo molto di più dei vari dei con tutte quelle donazioni e turni di sicurezza. Certo, non avevo dimenticato il massacro che era stato l’attacco al Campo Mezzosangue, che loro avevano pure festeggiato, né tutte le volte che avevano cercato di ferire e uccidere i loro avversari; ma pensando a come erano partiti, non potei che sperare che riuscissero nei loro piani di fuga.

 Tutto questo treno di pensieri fu interrotto dall’arrivo di Setne, anche lui con l’aria abbastanza stanca, e di pessimo umore.

 “Penelope, vieni con me, dobbiamo discutere di una cosa” oh cavolo. “Tutti gli altri, alle vostre posizioni”

 La mia collega lo seguì, con l’aria per nulla contenta, e seguita da sguardi perplessi o preoccupati.

 “Dovrebbe darle un po’ di tregua” commentò Regina. “E’ stanca, ma con tutto quello che è successo … lo siamo tutti, no?”

 Uh, forse c’era un’occasione per convincerli a filarsela al primo segnale di pericolo.

“Sicuro” sbuffai. “Non so voi, ma io sto cominciando a pentirmi di essere venuto qui. Se ce ne fossimo andati nei vari Nomi e Campi, avremmo potuto cambiare le cose dall’interno, senza tutto il bisogno di fare una guerra …” non il più sottile dei miei tentativi, ma ehi, ero esausto.

 “Ma all’inizio stavamo andando così bene” sospirò Regina. “Essere quelli che stavano davvero facendo qualcosa, mentre dei e mezzosangue sembravano accontentarsi di essere quelli speciali e superiori ai mortali! Alla fine, le cose hanno iniziato ad andare male quando Gaia ha bevuto quel papiro. Potremmo dire che abbiamo peccato di hybris?”

“No, potremmo dire che abbiamo avuto una pessima organizzazione e un sabotaggio dall’interno” commentò Luciano. “Altrimenti, avremmo vinto noi, e le generazioni successive avrebbero imparato che il regime degli dei era stato fatto cadere per la loro hybris. E’ un concetto largamente determinato dal successo di chi la compie”

 “Siete ancora lì a parlare?” si accigliò Achille, entrando nella stanza. “Muovetevi. Stiamo aspettando dei nemici, non ospiti per un banchetto”

 Mica male come massimo dell’interazione che gli avessi mai visto fare con i ragazzi di Setne. Di solito se ne stava sulle sue, era stato abbastanza chiaro che ci considerava molto al di sotto degli eroi con cui aveva avuto a che fare nella sua vita mortale, ma non piaceva a nessuno sentirselo sbattere in faccia in modo tanto esplicito. Ricevette dunque una notevole quantità di occhiatacce, ma nulla di più: aveva sfortunatamente ragione.

 Ci separammo senza dire una parola, e andammo tutti ai rispettivi posti di combattimento. Intravidi Penelope piantonare un corridoio: qualunque cosa fosse successa con Setne, era sopravvissuta senza particolari problemi. Meglio chiedere al riguardo non appena avessi avuto la possibilità, comunque.

 In realtà, l’unica possibilità che ebbi quella mattina fu quella di dormire, ma fu largamente benvenuta. Gli altri in soffitta non sembravano molto inclini a chiacchierare, quindi mi bastò sistemarmi a una finestra, come se stessi guardando fuori, e fare il meno rumore possibile. Fu una meraviglia che naturalmente durò poco, visto che Regina mi chiese qualcosa dopo circa un’ora, ma riuscii a svegliarmi e improvvisare, da mezzo addormentato, una risposta a una domanda per fortuna piuttosto banale. Una lussuosissima ora di sonno in più di un giorno … che meraviglia. Almeno sarei dovuto resistere solo fino a quella notte …

Le ore si susseguirono nella più completa monotonia, con chiacchiere occasionali per far passare il tempo. Il momento più entusiasmante di tutta la giornata fu il pranzo, perché ebbi qualcosa da fare che non fosse fissare il vuoto, e perché riuscii a chiedere a incrociare Penelope e chiederle cosa fosse successo con Setne.

 A quanto pareva, il mago aveva fatto due più due tra la riluttanza di Penelope a uccidere Maisie e i contrattempi che continuavano a impedirgli di uccidere la ragazza, e aveva messo su un vero e proprio interrogatorio. Penelope aveva fermamente negato, e l’aveva velatamente (su questo punto non so quanto si possa essere sicuri) accusato di star diventando paranoico per le ragioni sbagliate, e star perdendo la concentrazione sul vero problema dell’invasione imminente. Siccome uno dei vantaggi del potere di Penelope è che non lascia tracce magiche o non si sposta dai confini della realtà possibile, non c’è stato modo di provarlo, e Setne ha finito tutto con un gran senso di frustrazione e l’impossibilità di punire chicchessia. Che aveva sfogato ordinando a Penelope un turno di guardia notturno doppio, in coppia prima con Luciano e poi con Hazelle, perché ‘non le venissero strane idee’.

 “Il che significa solo che potrò tenere un occhio su di loro perché non vadano a romperci proprio all’ultimo, e che ti toccherà andare da solo a dire al capo del nostro successo” fu il suo commento.

“E non credi che si insospettirà ancora di più quando oggi non potrà alzare un dito su Maisie?” bisbigliai di rimando.

 “Continua a non avere prove. Se insiste, farà solo la figura del paranoico e dell’incompetente che dà la colpa agli altri per i suoi fallimenti … oppure gli crederanno, e non sarà un grosso problema visto che metà dei presenti vogliono che quella ragazza viva”

 “Spero che tu abbia ragione”

 “Portare gramo dovrebbe essere il mio lavoro …”

 Fummo entrambi richiamati alle nostre postazioni. Bene, almeno avrei saputo come organizzarmi per quella notte, in cui nessuno dei due avrebbe di nuovo dormito molto.

 

“Chad?”

 Se parlare con Thoth mi aveva portato via davvero poco tempo, perché il dio si era affrettato ad approvare la strategia e darmi qualche parola di incoraggiamento, Becky non sembrava disposta a farla così breve, di qualunque cosa dovesse parlarmi. Per la prima volta, desiderai davvero che avesse scelto un altro momento.

 “Sì?” mi sforzai lo stesso di risponderle con un sorriso stiracchiato.

 “Ho pensato a quello che mi avete detto” esordì. “Sul fatto che non ci siano solo buoni o solo cattivi. Hanno tutti delle ragioni per quello che fanno, giusto?”

 Io annuii.

 “Quindi anche la strega e papà avrebbero avuto delle ragioni per …”

 “No!” intervenni subito. “Voglio dire, la stre- Sadie davvero non c’entrava niente con questa storia, non sapeva neanche della tua esistenza …”

 “Ma anche papà non se ne ricordava” obiettò lei.

 “Quello è un altro discorso!”

 “E come?”

 Esitai. Becky aveva ragione, scoprire di avere una famiglia dimenticata avrebbe scombussolato chiunque … il problema vero e proprio stava nella reazione.

“Quello è vero, ma poi ha deciso di abbandonarti”

 “E questo non va bene”

 “Per niente”

 “E chi lo decide? Avrà avuto delle ragioni anche per fare quello, vero?”

 “Non sono abbastanza valide da giustificare quello che hai passato!”

 “E come fai a dire questo? Chi decide quali ragioni sono abbastanza valide per fare qualcosa e quali no?”

 Mi ritrovai a corto di parole. Un po’ sarà stata la stanchezza, un po’ che quelli erano effettivamente argomenti complicati, non avevo idea di come risolvere i suoi dubbi. Decisi di provare un approccio di domande: magari si sarebbe trovata meglio con una conclusione cui era giunta da sola?

 “Secondo te?”

“Non lo so. Mi fa strano pensare al Tribunale del Giudizio. Ho visto tanti processi, e seguivano sempre delle leggi ben precise. Ma non so neanche chi avesse fissato le leggi. Però non è su queste che si basa il Maat? Quello per cui stiamo combattendo?”

 Io annuii. Okay, qui arrivavamo già più su un terreno in cui io avrei potuto dare delle risposte, avendo già dovuto affrontare il problema.

 “E allora come facciamo a sapere che stiamo combattendo per la cosa giusta? Tutti gli altri avranno le loro ragioni, no?”

 “Esattamente. E dunque che si fa, Becky?”

 Lei mi fissò ancora per qualche istante, per poi rassegnarsi all’idea che una risposta facile non sarebbe arrivata. Rimase in meditazione per qualche minuto, che a me sembrò davvero l’eternità perché on vedevo proprio l’ora di mettermi a dormire. Ma proprio ora si doveva far venire i dilemmi esistenziali?

 “Sono inventate?” fu la risposta finale. “Voglio dire, dai miti sembra che i primi dei siano arrivati già con la conoscenza del bene e del male … quindi se le sono inventate loro, giusto? E allora io posso provare a inventarmene di nuove?”

 Non era esattamente la stessa conclusione cui ero giunto io, ma prima che potessi intervenire in qualunque modo, Becky era già partita in quarta.

 “Ma allora è come un gioco! C’è il niente, l’assoluta assenza di regole, e uno se le inventa, e crea il Maat dal Caos …” scoppiò a ridere. “Sembra anche divertente!”

 Non ne ero proprio sicuro, del resto il Maat aveva regole ben precise che noi dovevamo seguire … o le regole esistevano perché noi le seguivamo? Belle domande da farsi alla vigilia della battaglia finale. Pareva proprio che fino all’ultimo, non avremmo saputo quello che stavamo facendo.

 “Allora posso decidere quello che è giusto per me” continuò lei. “Non cercherò più di uccidere la strega o papà. Mi piacerebbe, ma lei non sapeva niente, e non mi piace uccidere le persone per cose che non sapevano. E papà è comunque più forte di me, e magari gli farà più male essere dimenticato. Poi lascerò andare il mio ospite dopo la battaglia di domani”

 “Il tuo ospite?” chiesi, prima di sentirmi un immenso coglione.

 Con tutti i problemi degli ultimi tempi, avevo dimenticato che Becky si trovava correntemente nel corpo di Felix, quel povero ragazzino ossessionato dai pinguini che non era più in controllo del suo corpo da mesi. Ops, piccola svista.

“A me serve qualcuno che segua il mio sentiero, non un pupazzo” spiegò lei. “Non voglio sparire di nuovo, voglio che altri iniziati facciano come lui. Voglio un culto vero e proprio, questa volta. E poi anche lui è stato allontanato dalla sua famiglia, proprio come me. Non lo so se lo stiano ancora cercando, se non lo vogliono più può tornare qui, però se c’è qualcuno che gli vuole bene … non voglio tenerlo lontano, anche se è solo un mortale”

 Una bella combinazione di motivazioni altruistiche e di tornaconto personale. Chissà da chi aveva imparato questo bel modo di pensare.

 “Tanto Thoth dice che potrò continuare a esistere anche senza ospite qui alla Piramide Arena, anche se i miei poteri saranno meno forti. Va bene, tanto li migliorerò. E potrò restare con voi ad aiutarvi nei vostri lavori!”

 Sarebbe stato bello avere Becky in giro ancora per un po’. Mi sforzai di sorriderle. “Tutte ottime idee. Adesso però ci occuperemo della battaglia, poi ne riparleremo, okay?”

 Lei parve capire che ero stanco morto, perché si affrettò a salutarmi e a tornare da Thoth. Perfetto.

 E su quelle ultime parole, potei finalmente fare il viaggio nell’ombra e andare a schiantarmi sul letto.

 

“Ciao, lo sai che hai dormito vestito?” riporto il più fedelmente possibile la sveglia di Calvin.

 Io grugnii per tutta risposta, nello sforzo non indifferente di tornare presente a me stesso. Quelle ore di sonno sembravano troppo poche …

“Il turno di guardia è stato stancante?”

 “Tutto è stancante in questi giorni. Fa parte dell’essere vecchi” borbottai in risposta.

 Lui scosse la testa. “Hai solo sette anni più di me …”commentò disgustato.

 “Abbi rispetto, giovinastro, tra poco sarai così anche tu. Ci sono stati problemi?”

 Calvin ovviamente negò, e io lo accompagnai nella sala comune per la colazione. Rispetto al giorno prima la tensione pareva essersi appena appena allentata: nessuno sembrava temere la morte se non avesse finito i cereali abbastanza in fretta, e c’erano perfino delle chiacchiere che ogni tanto risuonavano per la stanza. Chissà se anche fare loro abbassare la guardia rientrava nel piano di Annabeth?

 Penelope si stava sforzando di unirsi al clima, però sembrava potesse venirle un infarto da un momento all’altro. Mi rivolse la parola solo per chiedermi se avessi dormito bene, poi si chiuse in un silenzio pensoso finché non si alzò per andare alla sua postazione, urtandomi ‘accidentalmente’. Okay, era un buon trucco, pensai, uscendo per esaminare il pezzo di tovagliolo che mi aveva infilato in tasca. Mi trovi nel corridoio sinistro.

 Benissimo, conclusi. Avevo ben chiaro il piano. Adesso dovevamo solo aspettare che il Campo Mezzosangue iniziasse il suo attacco.

 Passammo quattro interminabili ora a friggere nell’attesa. Ero così ansioso, stranito dal fatto che tutto stesse per finire, spaventato che una qualunque cosa potesse andare storto, che l’urlo di Calvin che avvertiva dell’esercito in avvicinamento fu una vera benedizione.

 “Vado ad avvertire quelli di sotto!” gridai, per poi imboccare le scale senza dare a nessuno di quelli sopra il tempo di replicare.

 Le scale erano quelle che portavano dritte al corridoio sinistro, vidi subito Penelope alla fine, lei capì immediatamente cosa stesse succedendo e corse verso l’interno, allertando tutti. In breve si scatenò la confusione generale, con gente che correva cercando di capire come fare una buona formazione d’attacco con così pochi numeri.

 E noi fummo liberi di sparire senza che loro se ne accorgessero. Non incontrammo nessun altro nel percorso per arrivare alla cella di Dakao; trovammo il giovane demone già in allerta e pronto all’azione.

 “Finalmente” commentò. “E’ un pezzo che sento il chiasso di quell’esercito. Avete già rimosso le protezioni?”

“Fatto. Ho impedito a Setne di ricrearle per buona misura” fu la risposta di Penelope.

 Dakao annuì, fissò la parete per qualche istante, perso nei suoi pensieri, poi sospirò e creò uno dei suoi portali di tenebra. Qualche istante ancora, e fu Percy il primo a uscirne, spada pronta all’attacco. Si rilassò appena solo quando si fu accertato che davvero, quella non era un’imboscata.

 “E’ tutto a posto!” urlò nel portale. “Nessuna sorpresa!”

“Puoi farti sentire se urli in quei cosi?” una domanda a sproposito, va bene, ma non l’avevo mai visto fare.

 “No” mi informò Annabeth, sbucando mezzo secondo più tardi. Anche lei abbassò il suo pugnale. “Devi solo sperare in bene”

 Uno dopo l’altro, emersero da quei portali anche Sadie, Carter e Ziah, tutti con le armi in pugno e l’espressione meno contenta che avessi mai visto loro. L’ultima di questi sfoderò un coltello di bronzo e me lo puntò alla gola.

 “Adesso usciamo. E controlliamo se qualcuno non ci sta facendo scherzi”

 Okay. Mi sarebbe tornato comodo poter giocare la parte del povero ostaggio innocente, nel caso avessimo effettivamente incontrato qualcuno. Non potevo vedere cosa stesse succedendo a Penelope, ma sospettai che anche lei si fosse trovata un’arma addosso. Nessun problema, fuori non c’era nessuno, ovviamente si erano tutti affollati all’ingresso per difenderlo dai nemici incombenti.

“Dov’è la stanza di Maisie?” chiese Percy. Si occupò Penelope di dargli le direttive, con l’assicurazione di aver bloccato la maledizione. “Bene. Adesso voi raggiungerete Setne, e farete qualunque cosa dobbiate fare per ostacolarlo. Poi ci aiuterete a gestire il resto del suo esercito”

 Annuimmo, e ci separammo dal resto del gruppo, dritti verso la stanza del mago redivivo. Non mi accorsi neanche che Dakao ci aveva seguiti finché non sentii il tonfo.

 Non avevo mai pensato, neanche per un istante, che la sua promessa di ucciderci fossero parole al vento. Avevo solo sbagliato le tempistiche. Non pensavo che avrebbe ritenuto il momento migliore per farlo il preciso istante in cui la prima parte del nostro piano fosse stata svolta.

 E invece eccolo lì, che sollevava Penelope contro una parete, stringendole le mani intorno alla gola. Non esitai un istante prima di estrarre un coltello e scagliarglielo addosso – solo perché rimbalzasse innocuo sulla membrana di cui era rivestito. Bene, dovevo essere più fisico: mi lanciai addosso a lui assestandogli uno spintone.

 Se Dakao fosse stato un ragazzo normale, con la differenza in corporatura che ci ritrovavamo probabilmente sarei riuscito a buttarlo a terra; ma era uno stramaledetto demone, e quindi riuscii a farlo vacillare a malapena. Lui mi mollò un pugno con le sue mani a zampa di coccodrillo, abbastanza forte da mandarmi a sbattere contro l’altra parete del corridoio; l’unica cosa positiva fu che nel farlo dovette mollare la presa su Penelope.

 Lei riuscì a divincolarsi e a iniziare un augurio, solo perché lui le tappasse immediatamente la bocca con una zampa. Mossa abbastanza logica, in effetti.

 Io riuscii a rimettermi in piedi, più o meno, presi un quadro che pendeva tranquillamente dalla parete, e glielo distrussi in testa. Questo non solo lo centrò in un punto scoperto, ma lo colse anche davvero di sorpresa, abbastanza perché Penelope riuscisse a calciarlo via.

“Non impedirmi più di parlare!” gli urlò, prima di passare a un più tradizionale augurio di mancare i colpi. Il demone ci fissò con assoluta freddezza, probabilmente cercando di capire come aggirare in problema, prima di scagliarsi verso di me. Non so cosa stesse pensando di fare: effettivamente mi scansai in tempo e lo mandai a sbattere contro la parete. Prima che potessi fare qualunque altra cosa, però, lui mi afferrò e mi mise un braccio attorno al collo, puntandomi gli artigli alla gola. Dannazione, era incredibilmente forte, liberarmi dalla sua presa sarebbe stato un casino …

“Non credo che conti come un vero colpo” disse il demone, con la voce più tranquilla che gli avessi sentito negli ultimi tempi. “Quindi, sta’ zitta o lo ammazzo”

 Okay, liberarmi in modo tradizionale sarebbe stato improponibile. Dunque l’unica opzione possibile … era probabilmente quella meno consigliabile, non l’avevo mai fatta in vita mia e non ero sicuro fosse fisicamente possibile. Allacciai le mani dietro la sua schiena e mi piegai in avanti, ribaltandolo. La sua reazione sorpresa fu fortunatamente allontanarmi gli artigli dal collo invece che affondarceli, si agitò inutilmente per una frazione si secondo, poi crollò a terra, io persi l’equilibrio e gli finii addosso. Cosa che diede il tempo a Penelope di colpirlo con il piatto della spada, stordendolo abbastanza da permetterci di riprendere fiato.

 “Accidenti a lui. Che gli costava aspettare la fine del piano prima di ucciderci?” brontolò Penelope.

 “Mi sa che non si fidava di noi tanto quanto aveva lasciato intendere. Chiudiamolo … no, qui c’è una finestra …”

 “Abbiamo già perso abbastanza tempo, se uscirà da lì ce la vedremo dopo” chiosò Penelope.

 Spingemmo Dakao in quello che una volta doveva essere stato uno studio, e Penelope augurò alla serratura di bloccarsi.

 “Viva le tempistiche. Credi che al piano di sotto abbiano fatto in tempo a scatenare l’Apocalisse?”

 “Se la smetti di parlare e ti sbrighi ad andare da Setne forse lo sapremo” brontolò lei. Decisamente, sembrava star bene.

 Vorrei far notare che corremmo come dei dannati per raggiungere il mago. Certo, gli altri presenti della villa avevano già scatenato il caos più assoluto: urla, suoni di colpi ed esplosioni, mura distrutte – di cui una coperta di ghiaccio. Ma non ci lasciammo distrarre, correndo e schivando ogni ostacolo e possibilità di scontro. L’unico momento in cui rallentai fu quando avvertii la morte di Dakao.

 Come era successo? Perché? L’altezza di quella finestra era abbastanza da uccidere qualcuno che vi si fosse lanciato senza saper volare? Oppure era stato colpito mentre scendeva da qualcuno che pensava stesse per attaccare? Era morto per caso, o era stata quella la sua intenzione?

 Era uno schifo che la sua vita si fosse conclusa così (poteva essere considerata anche quella colpa nostra, vero?).

 Poi misi anche quel pensiero da parte, e raggiunsi la stanza più interna della villa.

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

una fine poco gloriosa per il povero Dakao, ma i nostri hanno troppo da fare per commemorarlo adeguatamente. Spero che le varie parti del capitolo vi siano piaciute; nel prossimo, avremo la battaglia finale vera e propria.

Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito!


  
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