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Autore: fri rapace    24/08/2018    4 recensioni
“Noi saremo a Diagon Alley,” spiegò Molly. “Bill al lavoro. Resterebbe solo Fleur.”
“Resterebbe solo Fleur... per cosa?”
“Non possiamo abbandonarlo a se stesso dopo il plenilunio, si riduce in uno stato, poverino... né affidarlo a quella...” tirò aria tra i denti. “Ehm... ragazza. Non ha esperienza, in più Remus sarebbe terribilmente imbarazzato, non credi, Tonks?”
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Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fleur Delacour, Molly Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge

17/26 ESPIAZIONE

1. Riparazione di una colpa commessa e liberazione dalla stessa mediante l’accettazione e la sopportazione della pena inflitta a tale scopo.
2. Nel mondo pagano, propiziazione della divinità offesa, mediante offerte, riti e sacrifici di vittime.


 

 

Il silenzio calerà


“Scei in ritordo, Tonks,” l'apostrofò Fleur, come se fosse esattamente quello che si aspettava da una pasticiòn come lei.
Tonks fece un sorriso forzato, lo sguardo rivolto alla tavola ormai sgombra della cucina della Tana.
Molly abbassò la bacchetta con cui dirigeva spugna e piatti e le dedicò un'occhiata di rimprovero attraverso le bolle di detersivo che le fluttuavano davanti al viso.
“Tonks! Avevo detto alle sei, è da un pezzo che lui se n'è and... ehm...” osservò Fleur di sottecchi, fingendo di controllare i piatti che erano precipitati nel lavabo. “... che abbiamo finito di festeggiare il compleanno di Harry.”
Fleur alzò gli occhi al soffitto con un gemito: Bill doveva averle raccontato del suo Patronus, immaginava che ormai tutti i membri dell'Ordine sapessero quello che provava per Remus.
Molly si era molto affezionata a Remus e tentava di fargli incontrare Tonks a ogni occasione, ma la giovane, nonostante apprezzasse i suoi sforzi e il suo sostegno, la sabotava rifiutandone gli inviti. Per Remus i soggiorni alla Tana erano l'unica occasione di prendersi una pausa dalla rischiosa missione tra i lupi mannari per cui si era offerto volontario e consumare qualche pasto decente.
Le poche volte che Tonks aveva ceduto, lui a fatica le aveva rivolto un saluto e temeva che se l'avesse incontrata troppo di frequente si sarebbe privato anche di quella piccola consolazione.
Ripensò all'episodio che aveva causato il suo allontanamento: 'Sapresti di chi sono innamorata se non fossi troppo occupato a commiserarti!' gli aveva urlato furiosa, una dichiarazione d'amore non particolarmente romantica... considerando l'effetto che aveva avuto, se avesse espresso in modo chiaro i propri sentimenti sarebbe stata una catastrofe.
Tonks si sentiva colpevole, lui stava rischiando di proposito la vita a causa sua, e impotente, perché non le permetteva di chiarire la faccenda.
Ginny entrò in cucina e quando vide Tonks le rivolse un sorriso smagliante:
“Che peccato, Bill è andato via mezz'ora fa!”
“Ah sì?” commentò distrattamente Tonks.
“È al capanno grande, quello dove papà... ehm... studia gli oggetti Babbani. Lo aiuta a renderlo sicuro per Lupin.”
Tonks sbatté le palpebre.
Era andata da Molly per chiederle come aveva trovato Remus, non stava per crollare, vero? Ed era così preoccupata che si era dimenticata che quella notte ci sarebbe stata la luna piena.
Osservò attraverso la finestra il cielo che virava dall'azzurro al blu scuro.
“La luna sorgerà a momenti!” dichiarò una voce maschile all'ingresso. Arthur si affacciò nella cucina. “Tutto a posto, Remus è al sicuro.”
Molly sospirò.
“Almeno stavolta sarà a stomaco pieno.”
“Questo gli sorò di scicuro di gronde aiuto...” ironizzò Fleur, attirandosi un'occhiataccia da Molly. Con un diverso stato mentale, Tonks avrebbe probabilmente trovato Fleur divertente.
Uscì nel giardino fangoso della Tana e si concentrò sull'orizzonte, là dove sapeva che sarebbe spuntata la luna. Si strinse le braccia al petto: sapeva che la trasformazione era molto dolorosa e la consapevolezza che Remus dovesse, fin da piccolo, affrontarla da solo, l'addolorò.
“Cara, domani mattina sei occupata?”
Tonks si voltò, Molly le rivolse un sorriso d'incoraggiamento dall'uscita sul retro dell'abitazione.
“Perché?”
“Noi saremo a Diagon Alley,” spiegò. “Bill al lavoro. Resterebbe solo Fleur.”
“Resterebbe solo Fleur... per cosa?”
“Non possiamo abbandonarlo a se stesso dopo il plenilunio, si riduce in uno stato, poverino... né affidarlo a quella...” tirò aria tra i denti. “Ehm... ragazza. Non ha esperienza, in più Remus sarebbe terribilmente imbarazzato, non credi?”
Tonks ebbe un piccolo sussulto: affidare Remus a Fleur dopo la luna piena? Molly stava sicuramente scherzando. Per Fleur non sarebbe stato un problema, ma Remus sarebbe sprofondato per la vergogna.
“Davvero, cara, dovresti andarci tu,” il sorriso di Molly si allargò.


 
***


La prima ad arrivare fu la nausea. Se ascoltava le sensazioni del proprio corpo, Remus riusciva a sentire la luna diversi minuti prima che sorgesse.
'Tonks,' pensò, inginocchiandosi sulle assi del capanno di Arthur, sgombrato dalla cianfrusaglia Babbana per permettergli di trasformarsi in sicurezza. La struttura era protetta da Incantesimi Barriera e Silenzianti, che gli avrebbero impedito di demolirla e attirare curiosi dalle abitazioni più vicine.
Piegò la schiena fino a posare la fronte sul pavimento, tenendosi con le mani lo stomaco rigido e pesante come pietra. Immaginò il viso della giovane strega così come lo aveva visto l'ultima volta che si erano incontrati proprio lì, alla Tana. Tonks non sorrideva più e a Remus era parso di guardarsi allo specchio: grigia, cupa, stanca.
Aspettò di avvertire la prima fitta di dolore nelle ossa, prima di gemere:
“A causa mia...”
Per la prima volta in più di trent'anni di malattia era riuscito a dare un senso al dolore che lo straziava a ogni luna piena. Aveva scoperto che durante le trasformazioni riusciva a pensare a Tonks, perché mentre soffriva era più tollerabile ammettere la verità. Il dolore fisico rappresentava una punizione immediata per i propri egoistici desideri, e urlava più forte della sua coscienza.
Gli sfuggì un singhiozzo dalla gola serrata: la prima volta che si era trasformato aveva creduto di soffocare... era così piccolo, allora. I muscoli si tesero e si allentarono, erano sul punto di strapparsi e il male superò i confini della sua pelle e poi oltre le mura della stanza in cui era rinchiuso, fino a raggiungere il cielo illuminato dalla luna. Prima che la sua mente svanisse, Remus pronunciò in un mormorio basso e roco, le labbra che sfregavano contro il legno:
“Voglio stare con lei.” Quelle parole non lo spaventarono, gli spasimi erano peggio di qualunque altro dolore potesse provare, fisico o psicologico che fosse. “Io la amo...”
Tremava anche se si sentiva bruciare, alimentando il calore che gli scioglieva carne e ossa, modellandole in forme nuove. L'ultima cosa che si concesse, prima che la sua mente si spegnesse, fu di immaginarsi un lungo bacio, il loro matrimonio, i loro bambini.


 
***


Era appena spuntata l'alba, quando Tonks si Materializzò nei pressi della Tana e raggiunse quasi correndo la baracca dov'era rinchiuso Remus. Il cuore le martellava nel petto ma riuscì ad annullare tutti gli incantesimi apposti da Arthur e Bill al primo tentativo: impugnare la bacchetta la aiutò a riprendere il controllo.
La porta si aprì con un cigolio sinistro, l'interno era buio e le ci volle qualche istante per abituare gli occhi alla semi oscurità. Individuò Remus rannicchiato nel rettangolo di luce proiettato dall'unica finestra del locale. Strisce di pulviscolo illuminato dai primi raggi di sole partivano dal suo corpo ferito come i fili di una marionetta.
Tonks si inginocchiò accanto a lui e lo coprì con la coperta di lana che si era portata da casa.
“È passata,” lo consolò, passandogli un braccio attorno alle spalle. “Ce la fai ad alzarti?”
“No...” gemette lui a testa basta. Sussultò. “Cosa... sei tu?”
“Immagino che per te sarà difficile crederlo, ma l'alternativa era persino peggio di me,” ridacchiò Tonks con un'allegria forzata. “Ma se ci tieni posso andare a chiamare lei.”
Remus fece leva su mani e ginocchia e con il suo aiuto riuscì a sedersi. Si strinse addosso la coperta che gli aveva portato e la guardò attraverso i capelli che gli erano scivolati sugli occhi. Un taglio gli attraversata il viso orizzontalmente e aveva le labbra spaccate come se...
“Hai baciato il pavimento?” gli chiese, sentendo salire le lacrime agli occhi: com'era ridotto.
Lui distolse in fretta lo sguardo.
“Chiama lei, chiunque sia, se ti fa sentire più tranquilla,” mormorò Remus con un filo di voce. “Ma posso cavarmela benissimo da solo.”
“Va bene, chiamo Fleur, allora.” Tonks pensava che lui l'avrebbe trovato divertente, c'era un tempo in cui ridere assieme era la cosa più naturale del mondo.
Le labbra di lui si tesero in una piega che la fece ben sperare. Col petto gonfio d'affetto gli accarezzò i capelli sporchi e arruffati; lui non si scostò e la forte emozione generata dal contatto era reale da poter essere toccata.
A un tratto Remus si ritrasse bruscamente, come se l'avesse punto.
“Vattene,” le ordinò, paralizzandola per lo shock. “Non voglio parlarti,” chiarì, strisciando fino alla parete opposta e lasciandosi andare contro le assi di legno segnate dai suoi artigli.
Tonks avvertì un pizzicore al naso, gli occhi le bruciavano. Li asciugò nella manica del mantello.
“Allora fai un favore a entrambi e taci,” disse con fermezza.
Tonks prelevò gli unguenti e le pozioni lenitive dalla tasca del mantello Estesa per l'occasione e si spostò vicino a lui.
Remus la ignorò ostinatamente, ma non cercò di fuggire; probabilmente non ne aveva la forza.
Tonks scostò la coperta, scoprendogli parti di pelle di pochi centimetri alla volta, perché era scosso dai brividi. Contò le ferite sul suo corpo, disinfettandone accuratamente ognuna. Quando arrivò al viso, riavviò i capelli e catturò il suo sguardo. Le pupille dell'uomo si dilatarono, lesse sul suo viso quello che lei provava in quel momento per lui: pena e senso di colpa e gli occhi si inumidirono a entrambi. Fu un attimo.
“Hai fatto quello che dovevi, ora vattene,” le sibilò, respingendola fiaccamente con una mano.
Tonks lottò contro il groppo alla gola.
“Sei... sei sparito. Nessuna spiegazione, Remus. Durante le riunioni dell'Ordine, quando sei costretto a sopportare la mia presenza, non mi rivolgi la parola,” Liberò un sospiro tremolante. “Mi fai sentire come se non esistessi.”
Lui taceva.
“Pensi di dover espiare chissà quale colpa... se ti dovesse succedere qualcosa a causa mia...”
Tonks pianse in silenzio, le ginocchia tirate contro al petto. Restò con lui fino a poco prima dell'inizio del suo turno di servizio a Hogsmeade.
Nessuno dei due disse più una parola.





Piccola storia scritta per un Contest. Il titolo è ispirato al Doctor Who.
Grazie per aver letto,
Fri
   
 
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