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Autore: time_wings    30/08/2018    1 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA BOMBA SGANCIATA.

 
Anni e anni. Anni da schifo, ma pur sempre anni. Si può davvero voltare le spalle ad un fratello? Ad uno che ha nuotato nel tuo stesso oceano lercio? Ad uno che ti è stato vicino, nonostante i problemi? È così che girano le cose? È così che funziona il mondo? Il ragazzo non voleva più saperne niente. Le risate sempre cristalline non erano mai state altro che ghigni amari, fantasmi di un giorno che era tramontato. Lo sapeva. L’aveva sempre saputo. Il loro tempo sarebbe scaduto. Stupido lui ad essersi lasciato andare, ad aver avuto fede. Il cappuccio in testa sembrava nasconderlo dalla vergogna, la pioggia coprire le lacrime che, salate, si facevano strada sul suo viso. Se ne sarebbe pentito. Di questo era certo, ma non era riuscito a trattenersi. Uno, due, tre respiri corti. Devi calmarti. Un lungo respiro, come a scacciare i problemi. Inspira col naso. Espira con la bocca. Va meglio, posso farcela. Un battito, seguito da una pausa, poi due battiti forti risuonarono nella notte. Uno spiraglio si aprì e la luce gialla della lampadina inondò la notte gelida: “Fallo, ti prego.”
 
Jason era finalmente felice. Non avrebbe mai detto che uno come Percy potesse essere, in realtà, così. Così. Ecco, non avrebbe saputo descriverlo a dovere. Gli aveva sempre dato l’impressione di non essere una bella persona. Credeva fosse un materialista, interessato solo al divertimento, nella sua forma più meschina. Credeva non fosse capace di vedere il bello, di emozionarsi. Jason doveva ammetterlo: Percy Jackson l’aveva stupito. Davvero. Erano sempre stati molto diversi, ma avevano qualcosa ad unirli, qualcosa che era cresciuta e si era sviluppata dentro di loro in maniera del tutto diversa, negli anni, ma era pur sempre nata dallo stesso seme.
“Dio, com’è successo, Percy?” Domandò Piper, preoccupata.
“Ieri stavo tornando a casa e… Nulla sono scivolato ed il telefono deve essermi caduto. Ero pur sempre vicino ad un tombino.”
Eppure Percy Jackson gli stava nascondendo qualcosa. Lo sapeva. E lo sapeva perché anche lui sentiva di dover reprimere una parte di sé, con l’unica differenza che quando era con i suoi amici o con Piper (ormai poteva considerarla la sua ragazza) quella repressione sembrava superflua, sbagliata, inutile. Percy, invece, sembrava accentuarla, incentivarla.
“Ehi, amico, tutto bene? Sembra tu abbia visto un fantasma.”
“Cosa? No, no, stavo solo pensando.” Si difese Jason dagli occhi inquisitori del moro.
“Be’, ti consiglio di evitarlo. Perdi tutto il tuo charme, così.” Ribattè Percy. Annabeth alzò gli occhi al cielo e rifilò una gomitata al corvino: “Mangia e fa’ silenzio.”
“Percyyyy, non farti dare ordini da Ann…” Iniziò Leo, prima che la bionda gli rifilasse un’occhiataccia che lo ammutolì.
“Fai paura quando fai così.” Brontolò Leo.
“Bene, dicevamo: che programmi avete per stasera?” Si intromise Frank, che non aveva alcuna voglia di portare Leo in infermeria.
“Perché non andiamo…” Ma la proposta di Piper fu interrotta da Ottaviano, che rifilò una spallata tutt’altro che gentile a Percy, facendogli rovesciare addosso il succo che stava bevendo: “Oh, scusa.” Disse il ragazzo con sguardo fin troppo finto: “Il bodyguard della tua mammina salterà fuori per darmi una lezione, adesso?”
Ogni traccia di colore svanì totalmente dal viso di Percy. Nessuno dei suoi amici l’aveva mai visto rispondere così ad una provocazione. Era più un tipo ironico e troppo spesso violento: “Come scusa?” Domandò con voce fin troppo calma. Non poteva aver sentito bene.
“Hai capito benissimo.”
“Va’ via adesso, perché potrebbe mettersi molto male.”
“Oh, no, non dire così. Tuo padre non sarebbe felice di vederti coinvolto in una rissa, non è così? O porti più rispetto per il professore?”
Jason non poteva più sopportarlo. Non sapeva di cosa il biondo stesse parlando, ma sapeva di dover aiutare il suo amico, stargli vicino. Si alzò dalla panca cercando di rendersi il meno ridicolo possibile: “L’hai sentito. Va’ via o ti giuro che…”
“Va bene, va bene. Non ho niente da dire. Per adesso. Buona fortuna, campione.” Si congedò con una pacca amichevole. Percy si girò verso Annabeth, chiaramente ferito: “Che cosa hai detto?” Aveva parlato ad una sola persona dell’uomo che sua madre frequentava, ebbene quella sola persona doveva aver parlato.
“Percy, io non ho…”
“Eri l’unica a saperlo, non mentire.” Disse cercando di non gridare. L’ultima cosa che voleva in quel momento era fare una scenata nella mensa della scuola. C’erano già troppe attenzioni su di lui: “E tu avevi paura di fidarti di me?” Si lasciò andare ad una risata ironica, tutt’altro che confortante: “Capisco.” Disse amaro, prima di alzarsi e dirigersi verso bagno. Annabeth li guardò sconvolta, prima di mormorare qualcosa di simile ad un: “Al diavolo il bagno dei maschi”, poi infilò la porta della mensa per seguirlo.
 
“Ma secondo te è una cosa seria, Jason?”
“Non ne ho idea.”
“Ma nooo, nulla che non si possa risolvere con una bella partita al bowling.”
“Frank, non ascoltare Leo, ha solo voglia di sdrammatizzare.”
“Guarda che sono serissimo, Pips. Ma perché fanno sempre così? Scappano quando vogliono spiegazioni. Sembra di stare in una telenovela. Se li costringiamo a parlare chiariranno. Dico bene, Hazel?”
Piper guardò la sua amica, pronta già a mostrare a Leo come fosse l’unico ad aver avuto un’idea tanto folle. Ritrovarsi tutti contro avrebbe spento ogni idea bizzarra del messicano. Ne era certa.
“Odio doverlo ammettere, ma sono d’accordo con Leo. Più passa il tempo, più il problema si ingigantisce.” Leo diede una gomitata amichevole alla ragazza, sfoggiando un sorriso infinto al resto del gruppo, che sembrava paralizzato dalla sorpresa: “Che vi dicevo? Le mie idee geniali ci…”
“Non ho finito.” Aggiunse Hazel, ammonendolo con un’occhiataccia e facendo rilassare gli altri.
“Sì, certo… Pff, lo sapevo.”
“Costringerli non è la scelta giusta. Non è che possiamo chiuderli in una stanza e aspettare che parlino.”
“Ah… no? Allora potremmo…” Iniziò Leo.
“Potremmo...” L’interruppe la ragazza: “farli venire entrambi al bowling. Se vorranno parlare bene, altrimenti sapranno scegliere da soli il momento adatto.”
 
“Non so neanche perché io abbia accettato. Sono una frana al bowling.” Iniziò Annabeth, che sembrava essere già partita con il piede sbagliato. Piper accennò un sorrisino: “Abbiamo finalmente trovato qualcosa in cui non sei eccezionale!”
Annabeth sembrò non aver ascoltato e Piper ne ebbe la conferma quando, dopo qualche secondo di silenzio, la bionda esordì con un semplice, ma diretto: “Pips, non ho detto niente in giro. Devi credermi.”
“Ti credo, davvero. Sono sicura che troverete un modo per parlare al più presto.” Iniziò Piper, cercando di tastare il terreno: “In più…” iniziò rianimandosi: “stare a casa a spremerti le meningi per trovare una soluzione non ti aiuterà in niente. Non parliamo di un problema di matematica, Annabeth, le relazioni sociali sono più complicate di così.”
“Dio, sono messa male se devo farmi dare consigli da te.” Scherzò la bionda, chiaramente grata alla sua amica.
“Ah-ah-ah, guarda che ho detto la stessa cosa a Leo e ha funzionato.” Dichiarò fiera la mora.
“Oh no, paragonarmi a Leo non aiuta di certo.”
“Non siete poi così diversi.” Ammise la ragazza lasciando che un tono palesemente ironico mascherasse la verità nascosta nelle sue parole. La bionda, però, sembrò coglierla.
“Almeno io sono perspicace, Leo…”
“Anche Leo è perspicace, donzelle.” S’intromise il messicano, comparendo apparentemente dal nulla e facendo sobbalzare le due ragazze.
“No, Leo è solo fastidioso.” Rispose Piper, tagliente, prima di aggiungere: “Dio, mi hai fatta morire.”
“Non sai quante mi muoiono dietro.” Disse Leo, lasciando che Annabeth sfoggiasse la sua specialità nell’alzare gli occhi al cielo: “Ma Hazel? Non doveva venire con voi?”
Annabeth e Piper si scambiarono un’occhiata d’intesa: “Mh, ha fatto tardi. Dovrebbe raggiungerci strada facendo o direttamente lì, al bowling.” Lo informò Piper, un po’ titubante. Leo annuì serio: “La chiamo. Vedo dov’è.”
“Ma non è necessario, dav…” Disse Annabeth, che iniziava a non capire il motivo degli strani atteggiamenti di Leo. Purtroppo, però, non ebbe mai il tempo di finire quella frase, perché Leo si era già attaccato al telefono, misurando gli squilli come se da loro dipendesse la sua serata.
 
“Non ci so nemmeno giocare al bowling… Fossi bravo ci penserei, ma…”
“Oh, avanti.” L’interruppe Jason, ironico e provocatorio insieme: “Hai paura di perdere contro di me?” Percy si lasciò scappare una risata: “Ti piacerebbe.” Disse varcando la soglia del locale. Era piuttosto piccolo ed intimo. Non sembrava una delle tante sale da bowling in cui Percy era sempre stato, ma sembrava confortevole e adatta ad una tranquilla serata tra amici. I due si diressero verso la loro pista, dove li stavano aspettando già tutti. Proprio tutti. Nessuno escluso.
“Molto divertente.” Ironizzò il moro, spostandosi verso l’orecchio di Jason mentre si avvicinavano ai loro amici: “Organizziamo una serata al bowling solo per far parlare Percy e Annabeth. Funzionerà. Ha senso.” Il ragazzo abbandonò qualunque sussurro, stando attento a farsi sentire proprio da tutti.
“Ehi, frena,” Iniziò Leo: “non è che veniamo tutti al bowling per farvi fare pace, cioè, non è che adesso siete il centro…”
“Lascia stare, Leo.” Lo richiamò Piper stroncando sul nascere ogni possibilità, da parte del ragazzo, di alleggerire l’aria tesa.
“Sei tu che non vuoi parlare. Ti comporti come un bambino.” Lo provocò Annabeth.
“Io? Be’, non sono certo io che vado a raccontare in giro i fatti degli altri.” Il suono della notifica di un messaggio fermò ogni possibilità da parte di Annabeth di dare voce ai milioni di insulti che avrebbe voluto urlare a Percy.
“Oh, sono arrivati Hazel e Frank. Andiamo a prenderli, non sanno qual è la pista.” S’intromise Piper, imbarazzata: “Leo? Jason? Andiamo?”
“Cosa? Ma ci hai detto già quale…”
“No, Leo, loro non lo sanno, andiamo.” L’interruppe perentoria la ragazza rifilandogli un’occhiata fin troppo eloquente.
“Ahhhhhh, sì, dobbiamo proprio andare. Hanno ricevuto il messaggio con la pista, ma non devono proprio averlo letto, perché se l’avessero…”
“Dio, cammina.” L’interruppe ancora Jason trascinandolo via.
“Okay, Percy, ragiona.” Iniziò Annabeth, alla quale il siparietto doveva aver calmato un po’ l’animo bollente: “Ottaviano ce l’ha con te. Ce l’ha palesemente con te. Non so cosa sia, ma c’è qualcosa che sa e che non dovrebbe sapere. Se io volessi distruggerti proverei ad allontanarti dalle persone che ami di più. Non lasciarglielo fare, ti prego.”
Le parole della bionda cancellarono ogni traccia della rabbia che lo stava avvolgendo per proteggerlo da ciò in cui crollò in quel momento. Dolore. Non ci pensò due volte prima di fiondarsi sulla ragazza abbracciandola come se fosse un solido ramo in una tempesta: “Non sono caduto, ieri.”
“Lo so.”
“Ottaviano mi ha aggredito e deve aver preso il mio telefono.”
“Così ha letto il messaggio che mi hai mandato.”
“Così ha scoperto di Paul.”
“Il professor Blofis.” Lo corresse lei: “Scusa, ma fa strano sentirti pronunciare il suo nome.”
Percy rise di gusto sulla spalla della ragazza. Era bello ridere così, dopo una giornata stressante. Si prospettava una serata tranquilla e serena. E pensare che Jason aveva dovuto pregarlo per farlo scendere di casa.
“Bel quadretto, non c’è che dire.” S’intromise un ragazzo dai capelli biondi, sorridendo malignamente. Una serata tranquilla e serena, aveva detto? Ottaviano stava decisamente rovinando i piani di Percy. Annabeth, dal canto suo, protesse istintivamente il ragazzo col suo corpo, come se il biondo stesse per attaccare fisicamente e come se lei avesse potuto davvero aiutarlo. In quel momento la ragazza si sentì del tutto impotente. Poteva davvero aiutare Percy? Ottaviano sembrava sapere molto più di quanto lei potesse immaginare. Poteva davvero proteggerlo? Voleva davvero proteggere qualcuno che le stava nascondendo qualcosa che sembrava avere tutte le carte in regola per essere piuttosto importante?
“Merda.” Imprecò Jason, che in quel momento era tornato, seguito dagli altri.
“Oh, non penso ci sia davvero qualcosa di cui preoccuparsi.”
“Amico, quando nei film dicono così c’è sempre da preoccuparsi.” Intervenne Leo, alzando gli occhi al cielo. Tutto ciò che riuscì ad ottenere, però, fu lo sguardo sprezzante che il biondo gli rivolse, senza dire una parola.
“Dico davvero: vengo in pace.” Disse Ottaviano avvicinando la mano alla tasca posteriore dei pantaloni: “La vostra pace.” Concluse afferrando un oggetto dalla forma rettangolare e lanciandolo nelle mani di Percy: “Ti dev’essere caduto ieri quando mi hai incontrato e mi hai aggredito.” Spiegò il biondo, in risposta allo sguardo sorpreso del suo nemico, che si sarebbe volentieri fiondato su di lui per dargli una lezione, se Annabeth non avesse intuito i suoi pensieri e avesse stretto la presa su di lui: “Non sono stato io ad aggredirti.” Si limitò a ringhiare Percy.
“Difficile a dirsi, quando si è confusi dall’effetto della droga.”
“Io non ero…”
“E dimmi, quella di Luke è meglio della mia?” L’interruppe il biondo.
Il tempo sembrò congelarsi. Non esisteva gioia, né dolce rilassatezza. La serata sulla spiaggia sembrava un lontano ricordo e la felicità contagiosa di sua madre sembrò ovattarsi contro il rumore assordante ed insieme silenzioso dei pezzi che crollavano inesorabili. Come aveva anche solo minimamente immaginato di poter iniziare una nuova vita se la vecchia continuava a ronzargli attorno come a ricordargli continuamente che lei era lì, che faceva parte di lui, che non se ne sarebbe mai liberato, che non gli avrebbe mai dato pace?
“Questo è…”
“Sì.” La voce di Annabeth non lo riportò alla realtà. Al contrario diminuì la chiara percezione delle cose alla quale ancora si stava attaccando, spegnendola totalmente. Era ferita. Non l’aveva nemmeno guardata in viso, conosceva benissimo quegli occhi. Li aveva visti quella mattina. Cercò di memorizzare gli ultimi istanti di quell’abbraccio riparatore. Quell’abbraccio che adesso sembrava tanto lontano. Quanto tempo era passato? Secondi? Minuti? Era necessario ricordarlo, perché non sarebbe mai più successo. Perché la verità stava venendo veramente a galla e la rabbia stava lasciando totalmente posto al dolore, al senso di colpa. Come aveva potuto non prevederlo? “Sì, è vero. Bravo, Ottaviano, hai vinto tu. Di’ loro tutto e facciamola finita.”
“Se compri da lui allora vuol dire che…”
“Non siamo amici.” La bomba non era scoppiata, ma era stata lanciata. Era impossibile disinnescarla. Ottaviano doveva aver trovato il modo per incastrarlo. Menzogne ed equivoci si sarebbero uniti all’imbarazzante verità. Il problema non era certo da chi comprava, ma le conseguenze che implicava, le bugie che quella serpe, che ora si trovava sorridente di fronte a lui, avrebbe inventato.
“Se per te questo significa non essere amici…” Incalzò Ottaviano estraendo dalle tasche il suo cellulare. Percy non aveva assolutamente idea di cosa stesse succedendo. Credeva che Ottaviano avrebbe puntato su altro, sulla sua famiglia, sulla sua storia, sulla sua passata amicizia con Luke, ma questo…
Il biondo fece illuminare lo schermo, mostrando l’icona di un messaggio registrato. Percy era più confuso che mai. Si stava forse incastrando con le sue stesse mani? Prima ancora che potesse trovare uno straccio di risposta alla sua domanda, questo iniziò, sotto gli occhi attenti dei suoi amici. L’audio non era dei migliori, ma le voci di Percy, Luke e Rachel erano facilmente riconoscibili.
“Grazie, bello.”
“Figurati. Solo, mi cogli di sorpresa. Come mai fumi ancora? Non hai trovato nuovi amici con cui stare bene?”
“Be’, dopo tutto quello che mi hanno fatto credo sia arrivato il momento di allontanarmene.”
“Ciao, Percy! Non ti vedo da un po’ al mio corso di pittura. Mi dispiace molto, avevi talento da vendere.”
“Avrò messo mano su un pennello, al massimo.”
“Non è un problema. Ti aiuto io, so maneggiare i pennelli alla perfezione.”
“Sì, mamma, va bene!”
“Qualche sera dobbiamo organizzarci per uscire!”
“Luke non è riuscito a fare altro, ma io ho qualche foto.” Concluse in bellezza Ottaviano, mostrando qualche fantastico e facilmente fraintendibile scatto di Percy con Rachel attaccata addosso. Il moro scoppiò in una sonora risata.
“Incredibile. È incredibile. Estrapoliamo dal contesto una manciata di frasi, montiamole in modo che sembrino ciò che volete che sembrino ed il gioco è fatto. Non crederete certo a questa follia, o sbaglio?” Esclamò Percy tenendo gli occhi fissi sul biondo. Quando non arrivò alcuna risposta, però, fu costretto a girarsi verso i suoi amici. Nessuno aveva il coraggio di guardarlo negli occhi per più di pochi secondi: “Sbaglio?” Domandò ancora. Ottaviano, intanto, se ne andava a passo spedito, con un sorrisetto dipinto il volto. “Tutto fatto.” Digitò, prima di infilare la porta.
“In effetti ultimamente non ti abbiamo visto molto, andavi sempre via prima e scomparivi all’improvviso.” Tentò Leo.
“Non vorrete farmi credere…”
“È il mio ex. Sarebbe stato carino anche solo sapere che lo frequentavi, o che mi hai fatto fumare la sua roba.” Si intromise Piper.
Ecco che verità e bugie si mischiavano alla perfezione. Quanto era stato furbo.
“E poi credi davvero che tutto il mondo si sia riunito per incastrare te? Foto false, vocali montati. Non sei al centro del mondo, Percy. Non c'è alcun complotto.” Parlò Annabeth, la voce appena udibile, ma abbastanza forte da fare male.
“Potevi dircelo che volevi allontanarti da noi.”
“Hazel, non è così, come potete pensare che…”
“Io l’ho sempre sentito che reprimevi qualcosa. Adesso so cosa.” Iniziò Jason. Tutta la stima che provava per lui svanì in un istante.
“Frank?” Chiamò Percy senza alzare gli occhi da terra.
“Io ti credo.” Il moro alzò improvvisamente gli occhi verso il suo amico. Una sola boa a salvarlo nella tempesta.
“Frank, come fai ad essere sempre così ingenuo?” Sbottò Hazel correndo infuriata verso l’uscita. Leo e Frank si guardarono per un solo istante, prima di inseguirla.
“Aspettate.” Gli urlò dietro Jason, afferrando la mano di Piper e portandola via.
A Percy non rimase che fissare la schiena di Annabeth, che stava seguendo gli altri fuori. Con sua grande sorpresa, la ragazza si girò, incatenando i loro sguardi.
La bionda sorrise, un sorriso amaro che non raggiungeva gli occhi: “La Sapientona aveva ragione, eh? Bingo.” Sussurrò prima di lasciargli le scarpette da bowling in mano e andarsene.
 
La casa era vuota. I tempi in cui rincasava e sentiva i singhiozzi di sua madre sembravano aver lasciato posto alla felicità. Quella sera, a piangere nel buio di una casa sola, ci sarebbe stato lui.
 
Note di El: Summer is almost over? Eh sì. È davvero quasi finita. Capitolo di dubbio gusto dopo un’attesa intensa. Nella mia testa suonava meglio. Come dite? Non dovrei dirlo? No, io invece metto le mani avanti. La mia unica gioia è quella di essere riuscita a far quadrare la conversazione tra Luke, Percy e Rachel. Ve la ricordavate, malandrini? Io ve l’avevo detto che era importanteeee. Le cose cambieranno un po’ nei prossimi capitoli, ma siamo davvero agli sgoccioli sgocciolosi. Cinque capitoli mi sembrano anche troppi, a dire il vero. Saranno di meno, o giusto cinque. Okay, okay, roba come 20 capitoli fa ho detto che ne mancavano una decina ma oh, non è colpa mia. Analizziamo. Il mezzo litigio di Annabeth e Percy mi serviva per fare quella struggente cosa del tipo tristezza-gioia-tristezza massima che abbiamo tutti provato una volta nella vita. Il resto è storia. Il resto esiste dalla notte dei tempi e finalmente l’avete visto. Non è perfetto, non è del tutto infiocchettato, ma diciamo che Percy sarà un po’ l’epicentro del nostro enorme terremoto. Per quanto riguarda Will e Nico… ognuno avrà il suo spazio, ma per adesso devo concentrarmi su ‘sta roba pazzissima. Metterò tutto a posto? Sono sadica? Sono cattiva? Un po’, chissà. Ah, nel piccolo pezzetto iniziale c’è un fatterello demente dei miei, di quelle cose che scrivo a caso e poi nei capitoli dopo non ha assolutamente influenza, ma mi piaceva così. A TEMPO DEBITO VE LA SVELERÒ!
In più... In questi giorni ho una nuova e pericolosa fissazione, comunemente conosciuta col nome di: Haikyuu!!. Voi direte: "E che ce ne frega?" E io vi dirò che influenza la mia scrittura! Insomma, per quelli di voi che lo conoscono Nishinoya è incredibilmente simile a Leo, quindi niente. Mi piace il fatto che cerchi di sdrammatizzare, fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah, la percabeth che fa schifo a bowling... CHE FISSA.
Aggiornerò al più presto. Come al solito ringrazio tantissimo vecchi e nuovi seguaci e la mia commentatrice numero 1 (Sei l’unica, ma saresti numero uno comunque, eh) _Viola02_
Adieu,
 
El.
   
 
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