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Autore: Ghost Writer TNCS    01/09/2018    3 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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9. Un salto di qualità

In piedi sulle mura esterne della città, Tenko era impegnata a disegnare su un grande foglio. I mattoni della merlatura non erano perfettamente regolari, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine: la sua mano si muoveva attenta, riportando con precisione ogni dettaglio della città.

Disegnare mappe non era più solo un passatempo, ma anche una fonte di denaro e informazioni. Era stato uno dei suoi compagni a darle l’idea, e lei stessa si era stupita di quanto la gente fosse disposta a pagare per avere una sua cartina. Del resto ci metteva moltissima cura: ogni mappa doveva essere precisa e dettagliata, e ormai poteva dire di essere piuttosto brava. In realtà la parte più difficile era trovare carta e inchiostro: dato che la scrittura era riservata al Clero, erano pochi gli artigiani laici, e ancora meno quelli disposti a venderle tali prodotti.

Mise giù il pennino e osservò con occhio critico il risultato. Confrontò più volte la città reale con quella riprodotta su carta, sistemando alcuni punti che non la soddisfacevano. Purtroppo c’era qualche piccola sbavatura, ma si trattava di problemi estetici che non avrebbero minato l’utilità della mappa.

Mentre l’inchiostro finiva di asciugare, decise di fare un po’ di stretching. Il giorno prima aveva apportato gli ennesimi ultimi ritocchi al suo completo, e voleva assicurarsi che le nuove cuciture reggessero. Nella struttura di base si riconosceva chiaramente l’uniforme delle guardie, lei però aveva modificato alcune parti per avere più libertà di movimento. Aveva aggiunto delle protezioni in metallo, ma allo stesso tempo si era impegnata a renderlo il più aderente possibile, così che fossero evidenti le sue forme di donna.

Soddisfatta della tenuta del completo, cominciò ad arrotolare la mappa. Stava per infilarla nell’apposito tubo di legno, quando delle voci la raggiunsero: sembravano grida, e in sottofondo riuscì a distinguere i rumori di una battaglia.

Si affrettò a riporre la mappa e mise in spalla lo zaino: dove c’era una battaglia, potevano esserci dei nuovi alleati.

Controllò i dintorni, quindi prese la frusta e come d’abitudine la usò per scendere dalle mura. Indossò un lacero mantello col cappuccio e poi si avviò, rapida e sicura, lasciandosi guidare dai rumori.

Non ci volle molto a raggiungere la meta. Lo scontro vedeva da una parte un manipolo di guardie e dall’altro un gruppo di persone comuni: non ebbe dubbi sul da farsi. Appoggiò lo zaino in un angolo, lo coprì col mantello e impugnò le armi.

Scagliò una frustata contro una guardia di spalle. L’uomo urlò di dolore, e subito venne ucciso dai ribelli che aveva davanti.

Tenko passò al nemico successivo: un robusto faunomorfo di tipo bovino. Questi riuscì a bloccare la sua frusta e calò la sua mazza. La demone schivò agilmente, eseguì una capriola e lo colpì a una gamba. L’omone indietreggiò dolorante, e in tre provarono ad approfittarne. La guardia lanciò un grido furioso e li spazzò via tutti in un colpo solo. Tenko non si fece scoraggiare, anzi ne approfittò: lo prese alle spalle e lo infilzò con decisione, dritto al cuore.

Le poche guardie rimaste, impaurite, preferirono tagliare la corda.

«Grazie, ci sei stata d’aiuto» affermò un faunomorfo di tipo roditore, probabilmente il capo della banda. Doveva aver superato i quarant’anni, eppure aveva ancora la forza di combattere.

«Non ho molta simpatia per il Clero. Perché vi hanno attaccati?»

L’uomo parve divertito. «Attaccati? Cavolo, no! Siamo stati noi a iniziare! I sacerdoti hanno passato il limite: bisogna fare qualcosa!»

Tenko, che inizialmente li aveva scambiati per semplici fuorilegge, venne sorpresa dalla schiettezza del suo interlocutore. «Io e alcuni amici vorremmo attaccare l’armeria e la canonica questa notte. Potremmo darci una mano.»

«Davvero? Beh, non vedo perché no!»

«Siete tutti qui o ce ne sono altri?»

«Tutti i minatori della città si sono ribellati!» esclamò l’uomo, fiero. «Ma come? Non sai che è successo?»

La demone allargò le braccia. «Forestiera.»

«Beh, te lo spiego subito! Due giorni fa abbiamo perso altre sei persone! Il mio figlio più grande era tra loro, e tutti gli altri erano miei amici. Abbiamo chiesto al priore di farci usare la magia, solo per proteggerci, ma lo sai cos’ha detto? “La magia è per il Clero, non per il popolo”» citò, scimmiottando una vocetta odiosa. «Beh, se non vogliono darci la magia, allora ce la prenderemo! Non sei d’accordo?»

Tenko rimase molto colpita: non aveva mai considerato l’eventualità di dare la magia al popolo. Lei l’aveva sempre usata solo per combattere, ma in realtà i suoi usi erano infiniti. E la promessa della magia avrebbe convinto le masse a rivoltarsi contro il Clero una volta per tutte. Geniale!

«Che c’è, donna? Ti sei incantata?»

Lei annuì, entusiasta. «Hai ragione. Hai proprio ragione! Vado subito a informare i miei compagni: avrete tutto il nostro supporto!»

«Incontriamoci alla canonica: siamo diretti lì.»

«Ci saremo!» gli assicurò Tenko, e si affrettò ad andare. Era così entusiasta che quasi si dimenticò di riprendere il suo zaino.

Uscì da una delle porte della città, sguarnita per via della rivolta, e di corsa raggiunse l’accampamento dove i suoi si erano fermati.

Spiegò loro la situazione, e tutti accolsero la notizia con grande euforia. Vorallath ovviamente era sempre contento di combattere, e questa volta pure Euandros impugnò la bacchetta con decisione: anche lui aveva capito che quello poteva essere il salto di qualità che cercavano.

Tutti insieme si diressero alla canonica, e come previsto non incontrarono nessuna ostruzione: le guardie ancora in piedi si erano rifugiate nella dimora dei chierici, e gli abitanti si erano chiusi in casa.

I ribelli erano certi che la loro sarebbe stata una vittoria facile, ma buona parte dell’entusiasmo scemò appena raggiunsero la loro meta. La canonica era circondata dai minatori, ma non riuscivano a entrare. Le guardie nel cortile li stavano bloccando, o meglio la guardia: con ogni probabilità si trattava di un capitano.

«Sei tu» affermò il capo dei minatori andando loro incontro.

«Non riuscite a passare?» gli chiese Tenko.

«Mi sembra evidente. Quel bastardo sta usando i suoi poteri divini. Non possiamo batterlo, ma forse voi sì.»

«Lasciatelo a me!» esclamò Vorallath battendosi un pugno sul petto.

«Non sottovalutarlo, lo attaccheremo insieme» ribatté la demone. «Tutti quelli che sanno usare una bacchetta ci copriranno le spalle. Cerchiamo di non fare brutta figura.»

I suoi compagni annuirono, e anche l’omone rosso dovette mettere da parte i bollenti spiriti. Una simile reazione stupì i minatori presenti: probabilmente era la prima volta che vedevano una donna dare ordini a degli uomini senza che fosse la loro madre o una sacerdotessa.

Tenko e i suoi si fecero largo fino al cortile, dove li attendeva il loro avversario. Era più giovane di quanto si aspettassero, aveva delle corte corna verso l’alto e le spalle larghe: probabilmente era un faunomorfo di tipo bisonte. Intorno a lui giacevano i corpi di almeno una dozzina di minatori.

«Alora?!» gridò il militare con un marcato accento del sud. «Nesun altro? Nesun altro osa sfidare l’ira di Maahes[8]?!»

Tenko sguainò la spada e fece schioccare la frusta. «Vorallath, tu vai a destra. Io lo prendo da sinistra. Aspetta il mio segnale.»

Il robusto demone fece un grugnito d’assenso. Avrebbe preferito affrontare da solo la guardia, ma non poteva gettare al vento quell’opportunità.

«Ma come? Fate fare a una dona un lavoro da uomini?» Il militare era palesemente disgustato. «Avete venduto le pale per caso?!»

Tenko non intendeva ascoltare oltre. Lei e Vorallath erano ai lati opposti dell’avversario: era tempo di agire. Roteò la frusta e la lanciò in avanti, mirando al martello della guardia. La corda si avvolse saldamente intorno alla lunga impugnatura, a quel punto la demone tirò e puntò i piedi, bloccando l’arma del nemico.

«Ora!»

Il demone rosso lanciò un grido di guerra e scattò, l’ascia in alto, pronto a fracassare il cranio cornuto della guardia. Questi però non era minimamente intimorito, anzi spirò con sufficienza dalle narici. Con un solo braccio scaraventò a terra Tenko e respinse l’ascia di Vorallath, gettandola a metri di distanza. Il demone rosso venne sbilanciato, ma riuscì a stare in piedi.

«Patetico» sputò il faunomorfo. «È così che pensate di batermi?! Nesuno può batere un gueriero di Maahes!»

Tenko finalmente riuscì a riprendersi dalla botta e capì subito la gravità della situazione. «Bacchette!» gridò, più forte che poteva.

I suoi uomini si riscossero e una raffica di incantesimi si riversò sulla guardia. Sembrava un attacco devastante, ma l’uomo si riparò con le braccia, neutralizzando qualsiasi attacco. Alla fine esplose in un grido furioso, così prorompente da raggelare tutti i maghi.

«Metete giù quele cazo di bachete e afrontatemi da uomini, se ne avete il coragio!» La sua voce sembrava tanto forte da far tremare il suolo. I suoi muscoli erano tesi allo spasimo e la sua pelle pareva d’acciaio. «Questa è la benedizione di Maahes! Servite gli dei, o morite soto il mio mar-»

Tenko lo prese alle spalle, gli ficcò la bacchetta in bocca e sparò una scarica elettrica. L’uomo rimase stordito e lei continuò con gli incantesimi elettrici. La guardia provò a reagire, ma il suo corpo si rifiutava di muoversi. Dopo un tempo interminabile, il faunomorfo cadde in ginocchio. La demone, esausta, lo lasciò andare e lui si accasciò a terra.

Nel silenzio più totale, l’ansimare di Tenko era l’unico suono udibile. La giovane provò a smuovere con la spada il corpo della guardia, diffidente, ma questi non reagì. Sembrava morto.

«Sei proprio una gran bastarda, lo sai?» commentò Vorallath, il cui tono suggeriva si stesse congratulando.

Lei si strinse nelle spalle. «Ha funzionato, no?»

Forse troppo stupiti per reagire, nessuno aveva ancora osato mettere piede nel cortile. Allo stesso tempo dalle finestre della canonica spuntavano sempre più numerosi i volti impauriti di chierici e guardie: il loro più forte difensore era davvero sconfitto?

Alla fine fu Euandros a farsi avanti e con circospezione andò a controllare il cadavere.

Dopo alcuni lunghissimi secondi diede il suo lapidario responso: «È morto.»

Il capo dei minatori, che non aspettava altro, sollevò il suo piccone. «Il comandante è morto! Ora uccidiamo tutti gli altri!»

La folla proruppe in un grido fragoroso e si riversò nel cortile, bramosa di sangue.

«Tenko, devi fermarli» le chiese Euandros.

Lei lo guardò stupita. «Perché dovrei farlo? Siamo venuti per ucciderli.»

«Sì, ma ora è diverso: se vogliamo che il popolo ci veda come liberatori, dobbiamo dimostrare clemenza. Almeno nei confronti delle guardie che si arrenderanno.»

La demone serrò le labbra, indecisa. I minatori stavano cercando di sfondare l’entrata della canonica: era ancora in tempo per fermarli.

Il faunomorfo le mise la mano sulla spalla. «Dicevi di voler fare un salto di qualità: ora dimostralo.»

Per Tenko i colpi sul portone erano come un conto alla rovescia. Doveva prendere una decisione, e qualsiasi essa fosse, avrebbe dovuto conviverci per il resto dei suoi giorni.

Con un gesto quasi rassegnato scostò la mano di Euandros. «Mi spiace, non li priverò della loro vendetta.»

L’ex guardia avrebbe voluto farle cambiare idea, ma rimase in silenzio. Lei aveva fatto la sua scelta.

Tenko recuperò la sua frusta e poi si allontanò. Avevano vinto, eppure si sentiva quasi sconfitta.

Una vigorosa pacca sulle spalle la fece trasalire.

«Andiamo, è ora di festeggiare!» esclamò Vorallath. «Mi scolerò un barile intero!»

Lei si sforzò di mostrare un sorriso d’assenso: ubriacarsi era proprio ciò di cui aveva bisogno.

***

I primi raggi di sole filtravano da oltre le mura, ma ancora le strade erano pressoché deserte: era dal giorno prima che gli abitanti restavano barricati in casa. Solo in pochi avevano accettato di scendere nelle piazze per provare a usare una bacchetta, per lo più giovani o persone senza famiglia.

Come sempre Euandros si era alzato presto, e si era concesso un po’ di tempo per osservarli in silenzio dalla terrazza della locanda, pensieroso.

«Sei arrabbiato con me?»

Lui non ebbe bisogno di voltarsi: aveva riconosciuto la voce di Tenko.

«No, non sono arrabbiato.»

La demone lo affiancò. Doveva essersi appena svegliata, infatti indossava ancora una camicia da notte presa in prestito dalla locanda. O forse dal bordello, considerato quanto era corta e scollata.

«Davvero?» gli chiese, quasi preoccupata.

«Davvero» confermò lui. «Non ne parli mai, ma sono sicuro che hai le tue ragioni per disprezzare il Clero.»

Lei non rispose, e tra i due calò un imbarazzato silenzio.

Alla fine fu Euandros a riprendere il discorso: «Tenko, c’è una cosa che vorrei dirti.»

Lei si voltò verso di lui.

«Tu… Tu sei la donna più forte che abbia mai conosciuto. Ecco. E sei una condottiera. Tu puoi vincere le battaglie, come hai dimostrato oggi.» Con uno sforzo di volontà la guardò negli occhi. «Ma devi decidere cosa vuoi davvero. Fino ad ora abbiamo combattuto… beh, “a caso”. Abbiamo saccheggiato e ucciso, ma non possiamo continuare così per sempre. Con la magia possiamo convincere il popolo a ribellarsi, ma, te lo ripeto: se vogliamo che ci vedano come liberatori, dobbiamo comportarci come tali.»

Di nuovo Tenko rimase in silenzio.

«Poi c’è una cosa che ancora non ho capito» proseguì Euandros. «Tu vuoi distruggere il Clero o gli dei?»

Lei lo guardò senza capire. «Che differenza fa?»

«Il Clero è fatto di persone, brave persone e cattive persone, mentre gli dei… Beh, sono gli dei.»

La demone non seppe come rispondere. «Io… Boh, credo… Oh, non farmi queste domande la mattina dopo una sbronza!»

Euandros però non si fece contagiare dalla battuta. «Scusa, non volevo metterti in difficoltà. Però dovresti pensarci: distruggere il Clero e uccidere gli dei sono due cose ben diverse.»

«Beh, gli dei non li ho mai visti. Non so neanche se si possono uccidere.»

«Credimi: è possibile» affermò il faunomorfo, e il suo tono era troppo serio per essere una battuta.

«Dici sul serio?»

«Non conosco i dettagli, ma ho sentito un paio di sacerdoti che ne parlavano: tempo fa una dea è stata uccisa, mi sembra si chiamasse Hel[9]

«Hel? Mai sentita.»

«Da quel che ho capito, l’hanno uccisa più di venti anni fa. E altri dei hanno preso il suo posto.»

Tenko si concesse un mezzo sorriso. «Cos’è? Anche loro si spartiscono gli incarichi?»

«Temo sia più complicato di così. Non ne so molto, ma da quello che ho sentito dai sacerdoti, credo ci siano delle faide fra gruppi di dei.» Guardò verso l’orizzonte, un’espressione rassegnata sul viso. «È anche per questo che mi sono ribellato.»

L’ilarità di Tenko si tramutò in disprezzo. «E noi dovremmo venerare divinità del genere? Ora sì che li voglio ammazzare tutti!»

Non ricevendo risposta, lanciò un’occhiata al faunomorfo. «Ho detto qualcosa di così strano?»

«Aspetta» ribatté lui. Indicò un punto davanti a sé, in cielo. «Guarda.»

La demone seguì la direzione del braccio di Euandros. «Cosa sono? Grifoni? Non dovrebbero avvicinarsi così tanto.»

Ogni secondo che passava i tre animali erano sempre più grandi: non c’erano dubbi, si stavano dirigendo proprio verso di loro.

«Non sono grifoni selvatici…» realizzò l’ex guardia con un filo di voce. «Ma come fanno a essere già qui?»

Ben presto i grossi volatili atterrarono sulle mura, e solo allora Tenko riuscì a intravedere delle persone sulle loro groppe.

«Dobbiamo andarcene» affermò il faunomorfo, spingendola all’interno. «Vestiti, subito! Dobbiamo fuggire.»

«Perché?» provò a protestare la demone. «Chi sono?»  Non aveva mai visto Euandros così spaventato.

«Inquisitori. E se sono qui, è solo per ucciderci tutti.»


Note dell’autore

E rieccoci con un nuovo capitolo!

Tenko ha recuperato e dato nuovo valore alla sua passione di cartografa, in più ha avuto modo di migliorare il suo equipaggiamento. In passato indossare gli stessi abiti delle guardie le avrebbe fatto venire l’orticaria, adesso però è in grado di mettere l’efficienza davanti ai sentimenti :)


Da brava cerca guai, si è tuffata nella prima battaglia disponibile, e questa volta si è rivelata una decisione vincente. Ha trovato nuovi alleati, ma anche un modo per provare a smuovere il popolo contro gli dei.

Durante lo scontro con la guardia devota ad Ares ha dimostrato leadership, tecnica e opportunismo, alla fine però non ha saputo (o voluto) evitare il massacro degli ecclesiastici.


Nel finale sono finalmente riuscito a svelare un tema centrale, ossia quello degli dèi e dei loro scontri per il potere. Tenko è sempre più convinta a volerli distruggere, ma deve ancora capire come farlo.

Nel frattempo c’è solo un “piccolo” problema: sono arrivati gli inquisitori.


Cosa resterà della ribellione dopo il passaggio dei più forti guerrieri del Clero? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

A presto! ^.^


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[8] Dio egizio della guerra.

[9] Dea norrena dell’oltretomba.

   
 
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