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Autore: Sinden    04/09/2018    0 recensioni
Visto il buon successo avuto su altri siti di FF, ripubblico anche su EFP questa storia. Roswehn è la nipote del Governatore di Pontelagolungo. Dopo la battaglia delle cinque armate, la sua vita cambierà completamente.
Estratto:
"Io credo che voi siate un grandissimo sovrano. Conosco la storia della vostra vita, l'ho letta. E conosco le gesta di vostro padre. Ho molto rispetto per la nobile famiglia di Bosco Atro." disse d'un fiato, abbassando di nuovo lo sguardo. Suonava tremendamente forzata, lo riconosceva lei stessa, ma doveva provare a convincerlo della sua buona fede. Provare ad ammorbidire quella tensione fra loro due che rischiava di diventare molto pericolosa.
🌟
Fanfiction genere Fantasy/Horror basata su Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bard, Bilbo Baggins, Elrond, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Faceva freddo quella notte.

Haldir era arrivato al Fosso di Helm dopo cinque lunghissimi giorni di cammino, alla testa di una legione di Elfi inviati da Rivendell da Lord Elrond.

Re Thèoden era solo. Suo nipote Eomer, con i Rohirrim, era stato bandito da Rohan proprio dal sovrano, nei giorni in cui la presa di Saruman sulla sua mente era totale. Non aveva alleati fra gli Uomini: Denethor di Gondor non intendeva inviare aiuti, e comunque Theoden non gliene avrebbe mai chiesti. Troppe volte Gondor aveva ignorato i problemi della sua popolazione.

Un po' come Thranduil con i Nani, rifletteva Haldir. Ma lui non poteva girare le spalle a Rohan. Non dopo la promessa fatta a Roswehn. Elrond aveva chiesto a Celeborn di inviare Haldir a capo della sua armata, perché era uno dei pochi Elfi a saper parlare la lingua comune e per il suo valore. E Haldir aveva accettato subito, pur sapendo che avrebbe perso la vita quella notte. Era il suo incubo che prendeva forma nella realtà, e se si fosse avverato tutto, avrebbe visto quel giorno stesso il giardino di Mandos.

Sotto la pioggia che iniziava a scendere gelida, ripensò alla mortale di Dale che negli ultimi sessant'anni era riuscito a dimenticare, in parte. Al tempo della guerra contro gli Uruk - Hai, doveva essere ormai ottuagenaria, o forse era già morta. Haldir non lo sapeva.
Da Boscoverde erano nei decenni arrivate poche notizie, e frammentarie: sapeva che Roswehn era rimasta con Thranduil per trent'anni, e che era stata un'unione felice e molto solida. Si diceva che il re passasse il suo tempo solo con lei, e che i suoi sudditi raramente li vedevano. Era convinzione di tutti che Thranduil l'avesse amata anche più della sua regina.

Sapeva che a un certo punto la donna aveva lasciato Boscoverde, per tornare fra la sua gente, a Dale, e lí trascorrere i suoi ultimi anni da vegliarda
Quello che non sapeva, era che i due avevano avuto un figlio, che si chiamava Haldir, proprio come lui. Un principe mezzo sangue che molto aveva della madre e molto del padre. Straordinario guerriero, dal fine intelletto.

Quello che Haldir non poteva certo immaginare, mentre osservava le legioni di Sauron avvicinarsi alle mura, era che, molti anni più tardi, il suo omonimo avrebbe preso il posto di Thranduil sul trono di Eryn Galen, dopo la decisione di Legolas di partire per Valinor con Gimli, e dopo la scelta di Thranduil di abdicare. Haldir Thranduilion sarebbe diventato forse il migliore re della Quarta Era della Terra di Mezzo, un'era in cui gli Uomini avevano decisamente preso il comando di Arda. Un re elfo con sangue umano nelle vene, rispettato da tutti, amico di Re Elessar di Gondor e di sua moglie Arwen. E protettore del reame di Dale, da cui veniva sua madre.

Il figlio sarebbe andato spesso, di nascosto, a trovare Roswehn, durante i suoi ultimi anni, per portarle notizie del padre. I due si erano lasciati in pace, per decisione della donna, e dietro la promessa che Thranduil non sarebbe mai andato a cercarla. Lei non avrebbe sopportato che l'avesse vista invecchiata, e fragile. Era rimasta con lui finché aveva potuto, ma un giorno si era svegliata scoprendo che lo specchio restituiva un'immagine consumata dal tempo, un'ombra di quello che era stata. E, a differenza di Regan di Arnor, lo aveva accettato. Lei poteva attendere in serenità il crepuscolo della sua esistenza, ma il suo amato non doveva assistervi.

Thranduil non aveva neanche provato a dissuaderla, aveva capito. Avevano deciso di vivere entrambi nel ricordo di quello che si erano dati, e di ricordi ne avevano moltissimi: il primo incontro a Dale, le schermaglie infinite, la festa del solstizio d'estate, a cui era seguita una meravigliosa notte insieme, e le molte altre notti e giorni trascorsi in quel grande letto e le passeggiate nei boschi; la nascita del piccolo Haldir, la gioia di Legolas quando aveva saputo, il passare sereno delle stagioni. Non avevano nemmeno discusso sul destino di loro figlio: doveva rimanere con il padre, era ovvio, la comunità elfica lo avrebbe accolto molto meglio di quella umana.

E di certo il Capitano di Lórien non immaginava che Thranduil avrebbe scelto di continuare a vivere a Boscoverde una volta lasciato il trono, non si sarebbe imbarcato per Valinor, né si sarebbe tramutato in spirito. Voleva continuare a vivere sulla Terra, fino alla fine dei tempi, aiutando il figlio.

Haldir sapeva solo, mentre gli Uruk-Hai si avvicinavano, che in quei pochi giorni trascorsi con lei, era stato felice. La ragazza aveva scelto Thranduil, ma ciò non gli aveva impedito di continuare a volerle bene. Anche lui aveva dei ricordi, pochi, ma importanti. Era perfino andato una volta a Dale, vestito in modo da non essere riconosciuto come Elfo, per vederla. Si era avvicinato alla casa dove gli avevano detto che la vecchia Roswehn viveva sola, una semplice casetta sulla collina ad est. Circondata da un roseto. Ma mentre il cavallo si avvicinava, aveva capito che non doveva farlo. Lei sarebbe morta di pena, se le fosse comparso davanti all'improvviso. Non voleva che Thranduil la vedesse, ma neanche Haldir. Dovevano entrambi ricordarsi di lei com'era stata nel fiore degli anni.

Passando vicino al centro della città, aveva visto quel famoso mercato che la donna tanto gli decantava, di cui lei e il defunto re Bard erano stati fieri. Una delle bancarelle era di un pittore, vendeva quadri di paesaggi e ritratti. Uno, in particolare, lo aveva colpito. Avvicinandosi e guardando meglio, aveva riconosciuto subito il soggetto: una donna seduta, con indosso una camicia bianca che lasciava voluttuosamente scoperte le spalle, sopra di essa un corpetto nero e un'ampia gonna marrone. Aveva la testa reclinata, come fosse concentrata su qualche pensiero, e le mani sulle gambe. Una posa in cui l'aveva vista spesso. Aveva proposto al pittore di acquistarlo, ma l'uomo aveva rifiutato.

"Questo non é in vendita. Rappresenta la Signora di Dale, lo dipinse mio padre tanti anni fa a Pontelagolungo. Lo aveva pagato per farle un ritratto il giorno del suo ventunesimo compleanno, ma poi finí alla regina Sigrid. Roswehn glielo regalò qualche anno fa." aveva spiegato il pittore. "Per noi ha un valore affettivo, lo esponiamo qui in piazza per volontà proprio della regina... Roswehn Monrose è sua grande amica. È una specie di omaggio."

"Capisco. Fate bene allora. È giusto che la gente di Dale la veda com'era in gioventù." aveva commentato Haldir.

"Sai, si dice sia stata l'amante di re Thranduil di Bosco Atro..." aveva aggiunto l'uomo, sghignazzando. "Ci pensi? Con un elfo..."
"Cosa ci sarebbe di male?" aveva chiesto Haldir, fingendo noncuranza. Il pittore non si era accorto delle sue orecchie a punta.

"Ah, vivi e lascia vivere dico io... ma non mi fido di quegli esseri, furbi e ladri...se ne stanno andando tutti ad Ovest. Scappano, amico mio. Hanno capito che non è piú tempo per loro, qui." aveva detto l'uomo, accendendosi una pipa.

"Hanno passato secoli a tramare alle spalle di noi Uomini, a rubare ai Nani... che se ne vadano pure." aveva aggiunto una paesana, che ascoltava lì vicino.

A Haldir non erano piaciute quelle considerazioni. Roswehn gli aveva detto che gli Uomini erano diffidenti verso gli Elfi, ma non si immaginava fino a che punto. Dunque, era questa la loro opinione sulla sua gente? E lui avrebbe dovuto schierarsi con coloro che dileggiavano la sua razza? Immaginó che doveva essere stato duro per lei, il ritorno a casa. Tornare in quella comunità con il marchio di amante di un folletto. Forse era per quello che si era rintanata in quella casupola sulla collina. Ció lo aveva convinto definitivamente ad andarsene da lì, non dovevano vederlo con lei o le voci sarebbero degenerate ancora di più, anche se ormai era anziana.

Ripensava a tutto questo, mentre Aragorn stava dicendo ai suoi soldati di non mostrare pietà a quegli esseri, perché loro non ne avrebbero ricevuta. Mentre tuoni e fulmini squarciavano quel silenzio irreale. Mentre Eowyn, la nipote di re Theoden, altra donna forte e combattiva, cercava di tranquillizzare donne e bambini nei sotterranei del Fosso di Helm. Pensó che forse Roswehn era morta, ma sicuramente era vissuta senza rimpianti. Lui invece, uno l'aveva: di non averle detto, mentre erano insieme, quella semplice frase che non era riuscito a dire mai a nessun'altra.

"...ti amo." sussurró alla pioggia.
   
 
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