Capitolo 22
“Dobbiamo recuperare l’ombra di Emma!” disse Killian.
Nessuno obbiettò. Nemmeno Giglio tigrato che
considerava quella idea un vero suicidio. La salvatrice era la loro unica
speranza di poter vivere, quindi lei avrebbe aiutato, anche se solo accompagnando
l’intera “ciurma” nel covo delle ombre.
Snow e Regina tornarono nella tenda. La prima si
sistemò accanto ad Emma, osservandola e spazzolandole i capelli, mentre Regina,
con Roni abbracciata a lei, guardava la scena,
soprattutto il volto di Emma. Il suo viso non era pacifico, come avrebbe dovuto
essere quello di una ragazzina di quella
età.
Si perse nei suoi pensieri per diverso tempo,
fu Snow a destarla “Regina, stai piangendo!”
La donna sussultò a quella affermazione. Non si
era accorta di essersi lasciata dominare dai suoi sentimenti.
Regina si asciugò in fretta le lacrime e
sorrise tristemente a Snow “Non è niente!”
Snow non aggiunse altro e tornò a guardare sua
figlia, ma non le sfuggì il tentativo di Regina di bloccare altre lacrime che
minacciavano di uscire.
Ci fu un lungo silenzio, fin quando il sindaco
di Storybrooke disse “Mi dispiace!”. Il suo tono era
basso, ma Snow la udì comunque e immaginò anche a
cosa si riferisse.
“Regina non
devi…” disse Snow, ma la sua matrigna aggiunse
“Si che devo. Non vi ho mai detto che mi dispiace, che mi pento davvero di
quanto vi ho fatto e…non riesco a capire come avete potuto perdonarmi e come
ancora adesso mi rivolgiate la parola. Come può Emma essermi mia amica dopo quello
che le ho fatto passare?”
“Basta Regina. Non serve a niente tutto questo.
Ti abbiamo perdonato anni fa per quanto successo e…la colpa di tutto in primis
è mia. Io ho detto a David di mettere Emma nella teca. Potevamo scegliere di
tenerla con noi anche nella maledizione e invece ho optato di mandarla via. Se
l’avessi fatto, forse adesso saremo ancora imprigionati nella maledizione, Emma
ancora una neonata, o magari la maledizione in qualche modo si sarebbe spezzata
e ora io e David avremo la possibilità di crescere nostra figlia come avremmo
voluto, circondata dall’amore. Non possiamo saperlo. Le cose sono andate come
il destino ha deciso di fare!”
“Lo hai fatto per paura di me. Che tu lo voglia
ammettere o meno è stata colpa mia. La volevi proteggere da me. Volevi
proteggere tutti da me, per una stupida vendetta che…anche se avessi vinto, io
non mi avrebbe ricavato nessuna soddisfazione e…”
“Non serve a nulla fare il gioco del “mia
culpa!” disse la voce di Killian, entrato nella tenda
e lanciando un’occhiata sia ad Emma che ad Alice. Sorrise nel vedere la seconda
scomposta nel suo giaciglio. Era segno che stava bene e che stava riposando
tranquillamente, mentre Emma era a pancia in su con le braccia lunghe distese
lungo i fianchi e con il volto poco rilassato. Accarezzò la testa della figlia,
prima di recarsi accanto ad Emma, prendendo posto a terra, dall’altro lato non
occupato da Snow.
“Per come la vedo io, il passato è passato. I
nostri errori ci tormenteranno sempre, ma possiamo essere persone migliori e
Regina, tu sei decisamente una persona migliore o ora non ti sentiresti in
colpa per una cosa accaduta, indirettamente per delle tue scelte, ma che non
hai propriamente voluto. E la stessa cosa vale per te Snow.
Ora direi di concentrarci su come salvare Emma e farla tornare quella di
sempre!”
“Pensi davvero che recuperare la sua ombra
basti?” chiese Snow, spaventata all’idea che non
sarebbe stato sufficiente.
“Non sono sicuro di niente. come ha detto
Giglio tigrato, non è mai successa una cosa simile. Inoltre l’isola è più
potente di quando ci vivevo io!”
“Più potente? Ma ci ha quasi sconfitto prima e
noi come possiamo fermarla?” chiese Roni spaventata.
“Un modo lo troveremo tesoro!” disse Regina,
accarezzando la testa della bambina, la quale si allontanò dalla madre e disse
“No, non è vero. Ho sentito quello che ha detto l’ombra. L’unica cosa che la
può sconfiggere è la salvatrice e se Emma non può combatterla, tocca a me e io
non voglio. Voglio tornare a casa. Voglio tornare da papà. Non voglio
affrontare quella brutta cosa. Io non sono forte come Emma, né voglio esserlo.
Perché sono io la salvatrice, perché devo avere io questi poteri?” disse la
bambina ormai in lacrime.
A Regina le si strinse il cuore. Era ovvio che
una bambina di sei anni avesse paura, anzi, si era meravigliata del coraggio
che avevano avuto le piccole fino a quel momento. Regina si inginocchiò davanti
alla figlia e asciugandogli le lacrime le disse “Tu hai questi poteri perché
mamma e papà si amano tanto e dal loro amore sei nata tu, una bellissima
bambina, dal cuore grande e capace di cose straordinarie con e soprattutto
senza magia. I tuoi poteri non sono un fardello, ma un dono e questo lo capirai
crescendo e arriverà il giorno in cui sarai felice di possederli e…”
“Non mi interessa se sono un dono o meno. Io
non li voglio. Non li voglio!!!” urlò la bambina e in quell’istante un lampo di
luce accecò tutti i presenti nella tenda, richiamando a sé anche l’attenzione
di chi si trovava all’esterno.
“Cosa è successo? Cosa era quella luce?” disse
David entrando nella tenda.
Tutti si guardarono confusi, finchè Roni disse “Non la sento
più! Non sento più la mia magia!” disse guardando la madre felice, la quale la
guardava stupita.
“Cosa vuoi dire?” chiese infatti la donna.
“Non so come descriverlo, ma è una sensazione
strana. Prima sentivo qualcosa in più, sia che fossero i miei o i tuoi poteri
mamma, ma ora non sento niente. è come se ci fosse silenzio!” disse Roni.
“ha perso i poteri? Può succedere solo perché
lo si desidera?” chiese Snow.
“Sull’isola che non c’è? certo. Soprattutto
dato che quello che ha chiesto è un qualcosa che avrebbe potuto mettere in
pericolo l’esistenza dell’isola stessa. quindi perché non concederle questo suo
desiderio se può tornare utile anche all’ombra?”
disse Killian.
“Tesoro, sei sicura della tua scelta. Se te ne
penti potresti non riavere mai più la tua magia!” disse Regina.
“Se significa che non devo più andare agli
inferi e vedere quelle brutte cose e non devo affrontare ombre pazze e che ci
voglio fare male, si che sono sicura!” disse Roni,
sciugandosi le ultime lacrime, sentendosi più tranquilla.
Regina non era convinta che la bambina avesse
fatto la scelta giusta. Certo, da una parte era sollevata che non fosse più una
salvatrice, con la costante minaccia di morte di qualche pazzo psicopatico, ma
allo stesso tempo, sapeva che privarsi di qualcosa che era nella propria
natura, non era quasi mai una buona scelta.
Sperava solo che non si sarebbero state
conseguenze.
“D’accordo tesoro, se sei sicura. Direi, dato
che tecnicamente tutti adesso possiamo, di approfittiamone per riposare un
po’!” propose Regina.
Killian andò a dormire fuori dalla tenda. Era abituato
a dormire con un occhio chiuso e l’altro aperto e così facendo, poteva restare
in una sorte di dormi veglia e fare da guardia.
David non volle essere da meno, ma presto il
pirata si accorse, di come il principe azzurro, fosse crollato nel mondo dei
sogni.
Snow, rimase sveglia ancora per diverso tempo,
prima di decidere di riposare. Dovevano essere tutti in forza per quello che
avrebbero dovuto affrontare il giorno seguente.
Tutto intorno era silenzioso intorno e dentro
all’accampamento, ma qualcuno lentamente si stava destando.
Emma aprì gli occhi e si guardò attorno
confusa. La pelle della tenda permetteva alla luce del falò di penetrare nella
tenda, in modo tale che non fosse totalmente buio. La salvatrice, mettendosi a
sedere, riconobbe le persone del suo sogno o meglio dire quello che credeva
essere un sogno. Non era stupida e sebbene faticasse a credere nella magia, non
poteva negare tutto quello che era successo e che vedeva intorno a lei. Tutto era troppo reale. Le cose che toccava e
la sensazione che gli dava, gli odori che percepiva. Tutto era troppo reale
perché si trattasse di un sogno. Certo non riusciva a spiegarsi come fosse finità in quel luogo, ma non poteva più negarlo. Si sentì prendere dal panico ricordando
quanto le stava per succedere. Ricordava il suo padre adottivo dirigersi verso
di lei, poi una luce abbagliante, poi più nulla.
Era stata salvata appena in tempo e questo lei
lo sapeva. Quella luce era qualcosa di piacevole e calda e di sicuro era
intervenuta per aiutarla. Un movimento
alla sua sinistra la fece voltare e,osservando la
donna che era accanto a lei, riconobbe quella che avrebbe dovuto essere sua
madre.
Sentì la rabbia crescerle dentro. Quella donna l’aveva abbandonata e per colpa
sua aveva vissuto una vita orribile e ora se ne stava tranquilla a dormire al
suo fianco come se niente fosse.
Non riusciva ad accettare questa cosa e facendo
piano, ad allonarsi.
La rabbia nei suoi confronti era tale che non
voleva più avere niente a che fare con lei. Troppe erano le volte in cui aveva
sperato che i suoi genitori la portassero via…troppi anni erano passati perché
potesse credere che alle persone che l’avevano messa al mondo, importasse
qualcosa di lei.
Uscì dalla tenda e vide due uomini dormire poco
lontano. Ricordava entrambi. Il primo aveva
cercato di salvarla, il secondo era
l’uomo che gli era stato indicato come suo padre dal suo padre adottivo.
Non sapeva perché avesse creduto alle sue
parole, ma sentiva dentro al cuore che era tutto vero.
Fece qualche passo in avanti, cercando di non
calpestare i ramoscelli che avrebbero di sicuro fatto rumore, facendola
scoprire, e dopo poco riuscì a superare i due uomini di guardia, prima di
provare a inoltrarsi nel bosco.
Non sapeva cosa stesse facendo. Non conosceva
quel luogo, né sapeva come andarsene, ma sapeva che voleva allontanarsi dei
suoi genitori. Non avrebbe mai permesso loro di rivendicare alcun diritto che pensavano
ancora di avere su di lei. L’avevano perso quando l’avevano abbandonata sul
ciglio della strada.
Improvvisamente si sentì afferrare per un
braccio.
“Dove pensi di andare Swan!”
Emma si spaventò. Non aveva percepito alcun
rumore e non riusciva a capire come
l’uomo con l’uncino, fosse riuscito ad
avvicinarsi così tanto a lei.
“So cosa stai pensando. Sono vissuto qui per
secoli, so come muovermi senza farmi notare e ora ti rifaccio la stessa domanda.
Dove credi di andare?” chiese Killian, forse più
duramente di quanto avesse voluto.
Si era svegliato per un rumore di passi,
sebbene leggero, ed era pronto per dare battaglia a chiunque si fosse
avvicinato alla sua famiglia. Gli era rimasta dentro la carica con cui si era
preparato ad affrontare il pericolo e gli era uscito il tono sbagliato.
“Non sono affari che ti riguardano. Ora
lasciami andare!” disse Emma ad alta voce e
cercando di liberarsi.
Quelle urla svegliarono anche gli altri nel
capo.
“Cosa succede?” disse David con la spada in
mano, cosa che istintivamente fece fare un passo indietro ad Emma.
“Emma stava scappando!” disse Killian.
“Cosa? Emma, perché?” chiese David,
rinfoderando la spada.
Emma si stupì di quella domanda e proprio in
quel momento anche Regina e Snow arrivarono.
“Ma bene, qualcun altro si vuole unire al
gruppo?” chiese Emma scocciata.
“Emma, tesoro, cosa succede?” chiese Snow,
provando ad avvicinarsi.
La salvatrice fece nuovamente un passo
indietro, per quando poteva, con il braccio imprigionato nelle presa di Killian.
“Statemi lontano! Tutti quanti, soprattutto voi
due!” disse, guardando con rabbia Snow e David.
“Tesoro, noi siamo…” cominciò a dire Snow, ma venne interrotta da Emma.
“So chi siete. C’ero anche io quando mi è stata
rivelata la vostra identità e non mi interessa. Anzi mi domando cosa diavolo ci
fate qui e cosa volete da me?” disse Emma infastidita.
“Noi vogliamo solo proteggerti e…” cominciò
David.
“Ah, proteggermi? A chi lo volete farlo a bere.
Non volevate proteggermi quando mi avete abbandonato. Vedendo il vostro giovane
aspetto, immagino che sono stata solo un errore e che avrei rovinato la vostra
vita di divertimento vero? Mi dispiace di aver provato a rovinare i vostri
piani e mi dispiace di essere nata!” disse Emma, cercando ancora una volta di
liberarsi da Killian.
“Lasciami andare, ho detto!” disse nuovamente
la salvatrice.
Killian le lasciò il braccio, pronto ad afferrarla, se
avesse provato a scappare di nuovo.
“Non devi dire così Emma. Tu non conosci la
storia. Noi non avremmo voluto abbandonarti. Noi ti abbiamo amato da primo
istante che abbiamo saputo di aspettarti e”… cominciò Snow.
“Si, certo. Non sono mica stupida. Se mi volevate mi avreste tenuta, quindi per
favore, non prendetemi in giro. Mi fate incavolare ancora di più!” disse Emma
“Ora scusate, ma non c’è niente che mi trattiene qui e quindi me ne tornerei
alla mia stupenda e meravigliosa vita che mi avete donato!” disse facendo un
passo, ma Killian le sbarrò la strada.
“Swan, non siamo nel
mondo a cui pensi di appartenere e comunque quella non è più la tua vita. Tu
ora sei una donna, sposata e madre di una bellissima bambina, che sta dormendo
nella tenda. Hai questo aspetto solo per
colpa della magia di questa isola e faremo di tutto per farti tornare normale.
Te lo prometto!”
“Ma siete tutti drogati? Guardatemi, ho solo
quattordici anni e non so chi sia questa Emma di cui parliate, ma state
sicuramente sbagliando persona!” disse la ragazza osservandoli come pazzi. Si
girò nuovamente per andarsene, ma improvvisamente non riuscì più a muoversi.
Regina si avvicinò ad Emma, facendole capire
che, qualsiasi cosa le impedisse di muoversi, era colpa di quella donna.
“Tu non credevi alla magia, vero? Eppure ora ti
ritrovi sull’isola che non c’è, in un accampamento indiano, dopo essere stata
all’accampamento dei bambini sperduti e ora bloccata da un incantesimo. Dimmi
perché allora non puoi credere che questo non sia il tuo vero aspetto? Ti è
tanto difficile pensare che tu possa meritare di meglio e che ora la tua vita
è…si incasinata e assurda a volte, ma ci
sono molte persone che ti amano, tra cui i tuoi genitori?”
“Nessuno mi ha mai voluto, perché dovrebbe
essere diverso in futuro. Tanto da avere una famiglia? Se loro non mi hanno
voluto prima, perché dovrebbero adesso?” chiese Emma.
Regina soprirò “Ti
racconterò tutto, ma prima devi realmente credere a quello che ti sta
succedendo. Vieni con e me!” disse Regina , portando Emma vicino al fuoco.
“Guarda a terra e dimmi cosa vedi?” chiese il
sindaco.
Emma alzò le spalle non capendo, poi ad un
tratto notò qualcosa di assurdo “Perché io non ho l’ombra allungata come la
tua?”
“Questo è la causa del tuo essere tornata a
essere una ragazza!” disse Regina “Ora ti racconterò il resto, se mi vorrai
ascoltare!”
Emma la guardò dubbiosa, ma vedeva sincerità
nei suoi occhi “D’accordo, ma non voglio che si siano anche loro!” disse la
ragazza, indicando i suoi genitori.
Snow e David ci rimasero male, ma diedero lei il
suo spazio.
Killian si unì a Regina, per raccontarle parti della
vita di Emma che lei non conosceva ed la ragazza, ad un certo punto si ritrovò
ad ascoltare con interesse, tanto da dimenticare che quello che sentivano le
sue orecchie non era una storia.
“Io…faccio fatica a credere a tutto questo. Figlia
di Snowhite e Charming, Moglie
di capitano uncino come marito, due figli, magia di luce ...è così…è una bella
storia, ma…” cominciò Emma.
“Prova a fare una magia!” disse Killian.
“Cosa?” chiese Emma confusa.
“Se stiamo mentendo, tu non dovresti avere
nessun potere e non puoi essere la salvatrice. Se ci riesci invece dovrai
cominciare a credere che tutto questo sia reale per te, che questa ormai è la
tua vita!” disse nuovamente l’uomo “Fammi sparire l’uncino. Ti diverti spesso
con Alice a farmelo sparire, fino a farmi diventare matto per cercarlo!”
Emma lo guardò dubbiosa e disse “Non riuscirò
mai a far sparire quel coso, io non ho magia, ve l’ho detto!” disse la ragazza,
puntando il dito verso il metallo ricurvo di Killian,
che sparì e comparve appeso al dito di Emma.
La ragazza spalancò gli occhi “Sei…sei stata
tu!” disse a Regina.
“No, io non centro. Se non mi credi, fai
apparire qualcosa che vuoi tu senza dirmelo, in modo tale che non possa sapere
cosa fare apparire!”
Emma annuì e chiuse gli occhi. Si concentrò e
improvvisamente sentì tra le sue mani, una sensazione di morbido e cominciò ad
accarezzare.
Aprì gli occhi e vide la sua copertina apparsa tra
le sue mani.
“Wow, ci sono riuscita!” Disse Emma sorpresa e
contenta “Ho la magia?”
Killian sorrise, sorpreso di vedere come la giovane
Emma sembrasse più entusiasta di avere i poteri della sua se stessa adulta. Poteva
immaginare perché. Nessuno poteva farle più del male se poteva proteggerla,
sebbene non sapesse che nel mondo reale la magia non funzionava.
“Ok, devo darvi atto che forse non stiate
mentendo, cioè lo vedo che non mi state raccontando bugie, ma posso essere
ancora scettica, nonostante quello che vedo?” chiese la ragazza “Non sono cose
che si vedono ogni giorno!”
“è stato più facile convincere te a credere
nella magia che la te stessa adulta. Non so se essere sorpresa o ammettere che infondo per te sono passati 14
anni e non 28” disse Regina soddisfatta per poi aggiungere “Sei d’accordo nel
recuperare la tua ombra e tornare quello che sei in realtà?”
“Per tornare a una vita che non fa totalmente
schifo?” chiese Emma, per poi alzarsi in piedi. “Quando partiamo?”