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Autore: Neko    09/09/2018    1 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22

 

“Dobbiamo recuperare l’ombra di Emma!” disse Killian.

Nessuno obbiettò. Nemmeno Giglio tigrato che considerava quella idea un vero suicidio. La salvatrice era la loro unica speranza di poter vivere, quindi lei avrebbe aiutato, anche se solo accompagnando l’intera “ciurma” nel covo delle ombre.

Snow e Regina tornarono nella tenda. La prima si sistemò accanto ad Emma, osservandola e spazzolandole i capelli, mentre Regina, con Roni abbracciata a lei, guardava la scena, soprattutto il volto di Emma. Il suo viso non era pacifico, come avrebbe dovuto essere quello di una ragazzina di  quella età.

Si perse nei suoi pensieri per diverso tempo, fu Snow a destarla “Regina, stai piangendo!”

La donna sussultò a quella affermazione. Non si era accorta di essersi lasciata dominare dai suoi sentimenti.

Regina si asciugò in fretta le lacrime e sorrise tristemente a Snow “Non è niente!”

Snow non aggiunse altro e tornò a guardare sua figlia, ma non le sfuggì il tentativo di Regina di bloccare altre lacrime che minacciavano di uscire.

Ci fu un lungo silenzio, fin quando il sindaco di Storybrooke disse “Mi dispiace!”. Il suo tono era basso, ma Snow la udì comunque e immaginò anche a cosa si riferisse.

“Regina non  devi…” disse Snow, ma la sua matrigna aggiunse “Si che devo. Non vi ho mai detto che mi dispiace, che mi pento davvero di quanto vi ho fatto e…non riesco a capire come avete potuto perdonarmi e come ancora adesso mi rivolgiate la parola. Come può Emma essermi mia amica dopo quello che le ho fatto passare?”

“Basta Regina. Non serve a niente tutto questo. Ti abbiamo perdonato anni fa per quanto successo e…la colpa di tutto in primis è mia. Io ho detto a David di mettere Emma nella teca. Potevamo scegliere di tenerla con noi anche nella maledizione e invece ho optato di mandarla via. Se l’avessi fatto, forse adesso saremo ancora imprigionati nella maledizione, Emma ancora una neonata, o magari la maledizione in qualche modo si sarebbe spezzata e ora io e David avremo la possibilità di crescere nostra figlia come avremmo voluto, circondata dall’amore. Non possiamo saperlo. Le cose sono andate come il destino ha deciso di fare!”

“Lo hai fatto per paura di me. Che tu lo voglia ammettere o meno è stata colpa mia. La volevi proteggere da me. Volevi proteggere tutti da me, per una stupida vendetta che…anche se avessi vinto, io non mi avrebbe ricavato nessuna soddisfazione e…”

“Non serve a nulla fare il gioco del “mia culpa!” disse la voce di Killian, entrato nella tenda e lanciando un’occhiata sia ad Emma che ad Alice. Sorrise nel vedere la seconda scomposta nel suo giaciglio. Era segno che stava bene e che stava riposando tranquillamente, mentre Emma era a pancia in su con le braccia lunghe distese lungo i fianchi e con il volto poco rilassato. Accarezzò la testa della figlia, prima di recarsi accanto ad Emma, prendendo posto a terra, dall’altro lato non occupato da Snow.

“Per come la vedo io, il passato è passato. I nostri errori ci tormenteranno sempre, ma possiamo essere persone migliori e Regina, tu sei decisamente una persona migliore o ora non ti sentiresti in colpa per una cosa accaduta, indirettamente per delle tue scelte, ma che non hai propriamente voluto. E la stessa cosa vale per te Snow. Ora direi di concentrarci su come salvare Emma e farla tornare quella di sempre!”

“Pensi davvero che recuperare la sua ombra basti?” chiese Snow, spaventata all’idea che non sarebbe stato sufficiente.

“Non sono sicuro di niente. come ha detto Giglio tigrato, non è mai successa una cosa simile. Inoltre l’isola è più potente di quando ci vivevo io!”

“Più potente? Ma ci ha quasi sconfitto prima e noi come possiamo fermarla?” chiese Roni spaventata.

“Un modo lo troveremo tesoro!” disse Regina, accarezzando la testa della bambina, la quale si allontanò dalla madre e disse “No, non è vero. Ho sentito quello che ha detto l’ombra. L’unica cosa che la può sconfiggere è la salvatrice e se Emma non può combatterla, tocca a me e io non voglio. Voglio tornare a casa. Voglio tornare da papà. Non voglio affrontare quella brutta cosa. Io non sono forte come Emma, né voglio esserlo. Perché sono io la salvatrice, perché devo avere io questi poteri?” disse la bambina ormai in lacrime.

A Regina le si strinse il cuore. Era ovvio che una bambina di sei anni avesse paura, anzi, si era meravigliata del coraggio che avevano avuto le piccole fino a quel momento. Regina si inginocchiò davanti alla figlia e asciugandogli le lacrime le disse “Tu hai questi poteri perché mamma e papà si amano tanto e dal loro amore sei nata tu, una bellissima bambina, dal cuore grande e capace di cose straordinarie con e soprattutto senza magia. I tuoi poteri non sono un fardello, ma un dono e questo lo capirai crescendo e arriverà il giorno in cui sarai felice di possederli e…”

“Non mi interessa se sono un dono o meno. Io non li voglio. Non li voglio!!!” urlò la bambina e in quell’istante un lampo di luce accecò tutti i presenti nella tenda, richiamando a sé anche l’attenzione di chi si trovava all’esterno.

“Cosa è successo? Cosa era quella luce?” disse David entrando nella tenda.

Tutti si guardarono confusi, finchè Roni disse “Non la sento più! Non sento più la mia magia!” disse guardando la madre felice, la quale la guardava stupita.

“Cosa vuoi dire?” chiese infatti la donna.

“Non so come descriverlo, ma è una sensazione strana. Prima sentivo qualcosa in più, sia che fossero i miei o i tuoi poteri mamma, ma ora non sento niente. è come se ci fosse silenzio!” disse Roni.

“ha perso i poteri? Può succedere solo perché lo si desidera?” chiese Snow.

“Sull’isola che non c’è? certo. Soprattutto dato che quello che ha chiesto è un qualcosa che avrebbe potuto mettere in pericolo l’esistenza dell’isola stessa. quindi perché non concederle questo suo desiderio se può  tornare utile anche all’ombra?” disse Killian.

“Tesoro, sei sicura della tua scelta. Se te ne penti potresti non riavere mai più la tua magia!” disse Regina.

“Se significa che non devo più andare agli inferi e vedere quelle brutte cose e non devo affrontare ombre pazze e che ci voglio fare male, si che sono sicura!” disse Roni, sciugandosi le ultime lacrime, sentendosi più tranquilla.

Regina non era convinta che la bambina avesse fatto la scelta giusta. Certo, da una parte era sollevata che non fosse più una salvatrice, con la costante minaccia di morte di qualche pazzo psicopatico, ma allo stesso tempo, sapeva che privarsi di qualcosa che era nella propria natura, non era quasi mai una buona scelta.

Sperava solo che non si sarebbero state conseguenze.

“D’accordo tesoro, se sei sicura. Direi, dato che tecnicamente tutti adesso possiamo, di approfittiamone per riposare un po’!” propose Regina.

Killian andò a dormire fuori dalla tenda. Era abituato a dormire con un occhio chiuso e l’altro aperto e così facendo, poteva restare in una sorte di dormi veglia e fare da guardia.

David non volle essere da meno, ma presto il pirata si accorse, di come il principe azzurro, fosse crollato nel mondo dei sogni.

Snow, rimase sveglia ancora per diverso tempo, prima di decidere di riposare. Dovevano essere tutti in forza per quello che avrebbero dovuto affrontare il giorno seguente.

Tutto intorno era silenzioso intorno e dentro all’accampamento, ma qualcuno lentamente si stava destando.

Emma aprì gli occhi e si guardò attorno confusa. La pelle della tenda permetteva alla luce del falò di penetrare nella tenda, in modo tale che non fosse totalmente buio. La salvatrice, mettendosi a sedere, riconobbe le persone del suo sogno o meglio dire quello che credeva essere un sogno. Non era stupida e sebbene faticasse a credere nella magia, non poteva negare tutto quello che era successo e che vedeva intorno a lei.  Tutto era troppo reale. Le cose che toccava e la sensazione che gli dava, gli odori che percepiva. Tutto era troppo reale perché si trattasse di un sogno. Certo non riusciva a spiegarsi come fosse finità in quel luogo, ma non poteva più negarlo.  Si sentì prendere dal panico ricordando quanto le stava per succedere. Ricordava il suo padre adottivo dirigersi verso di lei, poi una luce abbagliante, poi più nulla.

Era stata salvata appena in tempo e questo lei lo sapeva. Quella luce era qualcosa di piacevole e calda e di sicuro era intervenuta per aiutarla.  Un movimento alla sua sinistra la fece voltare e,osservando la donna che era accanto a lei, riconobbe quella che avrebbe dovuto essere sua madre.

Sentì la rabbia crescerle dentro.  Quella donna l’aveva abbandonata e per colpa sua aveva vissuto una vita orribile e ora se ne stava tranquilla a dormire al suo fianco come se niente fosse.

Non riusciva ad accettare questa cosa e facendo piano, ad allonarsi.

La rabbia nei suoi confronti era tale che non voleva più avere niente a che fare con lei. Troppe erano le volte in cui aveva sperato che i suoi genitori la portassero via…troppi anni erano passati perché potesse credere che alle persone che l’avevano messa al mondo, importasse qualcosa di lei.

Uscì dalla tenda e vide due uomini dormire poco lontano.  Ricordava entrambi. Il primo aveva cercato di salvarla, il secondo era  l’uomo che gli era stato indicato come suo padre dal suo padre adottivo.

Non sapeva perché avesse creduto alle sue parole, ma sentiva dentro al cuore che era tutto vero.

Fece qualche passo in avanti, cercando di non calpestare i ramoscelli che avrebbero di sicuro fatto rumore, facendola scoprire, e dopo poco riuscì a superare i due uomini di guardia, prima di provare a inoltrarsi nel bosco.

Non sapeva cosa stesse facendo. Non conosceva quel luogo, né sapeva come andarsene, ma sapeva che voleva allontanarsi dei suoi genitori. Non avrebbe mai permesso loro di rivendicare alcun diritto che pensavano ancora di avere su di lei. L’avevano perso quando l’avevano abbandonata sul ciglio della strada.

Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio.

“Dove pensi di andare Swan!”

Emma si spaventò. Non aveva percepito alcun rumore e non riusciva a  capire come l’uomo con  l’uncino, fosse riuscito ad avvicinarsi così tanto a lei.

“So cosa stai pensando. Sono vissuto qui per secoli, so come muovermi senza farmi notare e ora ti rifaccio la stessa domanda. Dove credi di andare?” chiese Killian, forse più duramente di quanto avesse voluto.

Si era svegliato per un rumore di passi, sebbene leggero, ed era pronto per dare battaglia a chiunque si fosse avvicinato alla sua famiglia. Gli era rimasta dentro la carica con cui si era preparato ad affrontare il pericolo e gli era uscito il tono sbagliato.

“Non sono affari che ti riguardano. Ora lasciami andare!” disse Emma ad alta voce e  cercando di liberarsi.

Quelle urla svegliarono anche gli altri nel capo.

“Cosa succede?” disse David con la spada in mano, cosa che istintivamente fece fare un passo indietro ad Emma.

“Emma stava scappando!” disse Killian.

“Cosa? Emma, perché?” chiese David, rinfoderando la spada.

Emma si stupì di quella domanda e proprio in quel momento anche Regina e Snow arrivarono.

“Ma bene, qualcun altro si vuole unire al gruppo?” chiese Emma scocciata.

“Emma, tesoro, cosa succede?” chiese Snow, provando ad avvicinarsi.

La salvatrice fece nuovamente un passo indietro, per quando poteva, con il braccio imprigionato nelle presa di Killian.

“Statemi lontano! Tutti quanti, soprattutto voi due!” disse, guardando con rabbia Snow e David.

“Tesoro, noi siamo…” cominciò a dire Snow, ma venne interrotta da Emma.

“So chi siete. C’ero anche io quando mi è stata rivelata la vostra identità e non mi interessa. Anzi mi domando cosa diavolo ci fate qui e cosa volete da me?” disse Emma infastidita.

“Noi vogliamo solo proteggerti e…” cominciò David.

“Ah, proteggermi? A chi lo volete farlo a bere. Non volevate proteggermi quando mi avete abbandonato. Vedendo il vostro giovane aspetto, immagino che sono stata solo un errore e che avrei rovinato la vostra vita di divertimento vero? Mi dispiace di aver provato a rovinare i vostri piani e mi dispiace di essere nata!” disse Emma, cercando ancora una volta di liberarsi da Killian.

“Lasciami andare, ho detto!” disse nuovamente la salvatrice.

Killian le lasciò il braccio, pronto ad afferrarla, se avesse provato a scappare di nuovo.

“Non devi dire così Emma. Tu non conosci la storia. Noi non avremmo voluto abbandonarti. Noi ti abbiamo amato da primo istante che abbiamo saputo di aspettarti e”… cominciò Snow.

“Si, certo. Non sono mica stupida.  Se mi volevate mi avreste tenuta, quindi per favore, non prendetemi in giro. Mi fate incavolare ancora di più!” disse Emma “Ora scusate, ma non c’è niente che mi trattiene qui e quindi me ne tornerei alla mia stupenda e meravigliosa vita che mi avete donato!” disse facendo un passo, ma Killian le sbarrò la strada.

Swan, non siamo nel mondo a cui pensi di appartenere e comunque quella non è più la tua vita. Tu ora sei una donna, sposata e madre di una bellissima bambina, che sta dormendo nella tenda.  Hai questo aspetto solo per colpa della magia di questa isola e faremo di tutto per farti tornare normale. Te lo prometto!”

“Ma siete tutti drogati? Guardatemi, ho solo quattordici anni e non so chi sia questa Emma di cui parliate, ma state sicuramente sbagliando persona!” disse la ragazza osservandoli come pazzi. Si girò nuovamente per andarsene, ma improvvisamente non riuscì più a muoversi.

Regina si avvicinò ad Emma, facendole capire che, qualsiasi cosa le impedisse di muoversi, era colpa di quella donna.

“Tu non credevi alla magia, vero? Eppure ora ti ritrovi sull’isola che non c’è, in un accampamento indiano, dopo essere stata all’accampamento dei bambini sperduti e ora bloccata da un incantesimo. Dimmi perché allora non puoi credere che questo non sia il tuo vero aspetto? Ti è tanto difficile pensare che tu possa meritare di meglio e che ora la tua vita è…si incasinata e assurda a volte,  ma ci sono molte persone che ti amano, tra cui i tuoi genitori?”

“Nessuno mi ha mai voluto, perché dovrebbe essere diverso in futuro. Tanto da avere una famiglia? Se loro non mi hanno voluto prima, perché dovrebbero adesso?” chiese Emma.

Regina soprirò “Ti racconterò tutto, ma prima devi realmente credere a quello che ti sta succedendo. Vieni con e me!” disse Regina , portando Emma vicino al fuoco.

“Guarda a terra e dimmi cosa vedi?” chiese il sindaco.

Emma alzò le spalle non capendo, poi ad un tratto notò qualcosa di assurdo “Perché io non ho l’ombra allungata come la tua?”

“Questo è la causa del tuo essere tornata a essere una ragazza!” disse Regina “Ora ti racconterò il resto, se mi vorrai ascoltare!”

Emma la guardò dubbiosa, ma vedeva sincerità nei suoi occhi “D’accordo, ma non voglio che si siano anche loro!” disse la ragazza, indicando i suoi genitori.

Snow e David ci rimasero male, ma diedero lei il suo spazio.

Killian si unì a Regina, per raccontarle parti della vita di Emma che lei non conosceva ed la ragazza, ad un certo punto si ritrovò ad ascoltare con interesse, tanto da dimenticare che quello che sentivano le sue orecchie non era una storia.

“Io…faccio fatica a credere a tutto questo. Figlia di Snowhite e Charming, Moglie di capitano uncino come marito, due figli, magia di luce ...è così…è una bella storia, ma…” cominciò Emma.

“Prova a fare una magia!” disse Killian.

“Cosa?” chiese Emma confusa.

“Se stiamo mentendo, tu non dovresti avere nessun potere e non puoi essere la salvatrice. Se ci riesci invece dovrai cominciare a credere che tutto questo sia reale per te, che questa ormai è la tua vita!” disse nuovamente l’uomo “Fammi sparire l’uncino. Ti diverti spesso con Alice a farmelo sparire, fino a farmi diventare matto per cercarlo!”

Emma lo guardò dubbiosa e disse “Non riuscirò mai a far sparire quel coso, io non ho magia, ve l’ho detto!” disse la ragazza, puntando il dito verso il metallo ricurvo di Killian, che sparì e comparve appeso al dito di Emma.

La ragazza spalancò gli occhi “Sei…sei stata tu!” disse a Regina.

“No, io non centro. Se non mi credi, fai apparire qualcosa che vuoi tu senza dirmelo, in modo tale che non possa sapere cosa fare apparire!”

Emma annuì e chiuse gli occhi. Si concentrò e improvvisamente sentì tra le sue mani, una sensazione di morbido e cominciò ad accarezzare.

Aprì gli occhi e vide la sua copertina apparsa tra le sue mani.

“Wow, ci sono riuscita!” Disse Emma sorpresa e contenta “Ho la magia?”

Killian sorrise, sorpreso di vedere come la giovane Emma sembrasse più entusiasta di avere i poteri della sua se stessa adulta. Poteva immaginare perché. Nessuno poteva farle più del male se poteva proteggerla, sebbene non sapesse che nel mondo reale la magia non funzionava.

“Ok, devo darvi atto che forse non stiate mentendo, cioè lo vedo che non mi state raccontando bugie, ma posso essere ancora scettica, nonostante quello che vedo?” chiese la ragazza “Non sono cose che si vedono ogni giorno!”

“è stato più facile convincere te a credere nella magia che la te stessa adulta. Non so se essere sorpresa o  ammettere che infondo per te sono passati 14 anni e non 28” disse Regina soddisfatta per poi aggiungere “Sei d’accordo nel recuperare la tua ombra e tornare quello che sei in realtà?”

“Per tornare a una vita che non fa totalmente schifo?” chiese Emma, per poi alzarsi in piedi. “Quando partiamo?”

 

 

 

  
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