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Autore: Miwako_chan    09/09/2018    1 recensioni
Naruto, un ragazzetto nel pieno dell’adolescenza, vive all’Isola Yonaguni dove il clima è mite e le giornate trascorrono lente. Un giorno farà un incontro del tutto inaspettato.
Questa storia partecipa alla Challenge estiva indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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tritone cap 3




Disteso sopra un piccolo scoglio, Sasuke s’inebriava del calore del sole. Le gocce d’acqua sul suo corpo come piccole perle riflettevano la luce riproducendo i colori dell’arcobaleno.

Naruto a bordo della Kaeru-maru, la bagnarola di zio Jiraiya, se ne stava coricato con le braccia incrociate dietro la testa. Un delizioso torpore si era impossessato di lui. Cullato da onde gentili osservava il tritone; il profilo dritto del naso, le palpebre chiuse e le ciglia scure che gli adombravano le guance, e si chiese con ingenuità se per caso non si trattasse di un Dio.
Sasuke aprì gli occhi e Naruto si calcò il cappello sulla fronte fingendo di dormire.
Sentì il rumore di un tuffo e alzò il capo giusto in tempo per vedere degli schizzi d’acqua alzarsi a mezz'aria. Si sporse dall’imbarcazione.
Fu un attimo. Sasuke riemerse all’improvviso a pochi centimetri dal suo volto. Barcollò all’indietro, non che si fosse spaventato, ma non si era mai ritrovato il tritone così vicino. La barca ondeggiò paurosamente e Sasuke dovette appoggiarsi alla falchetta con un braccio per riequilibrarla.
“Datti una calmata.” Lo ammonì con aria annoiata.
“Sei tu che mi sei apparso davanti alla faccia dal nulla!”
Sasuke assottigliò gli occhi e Naruto capì che lo stava prendendo in giro. “Ti sei spaventato.”
“No!” Abbaiò Naruto.
Sasuke si aggrappò anche con l’altra mano facendo oscillare la barca con veemenza.
“Hai intenzione di passare tutta la giornata in questo modo? Sei un ragazzo indolente.”
“Cosa c’è di male? Credevo fossi dello stesso avviso!”
Naruto si avvicinò a carponi e lo guardò dritto negli occhi, arricciando il naso.
“Stavi facendo il sirenetto addormentato sullo scoglio!”
Sasuke si issò sulle braccia, doveva avere molta forza perché sorreggeva il torso fuori dell’acqua senza mostrare alcuna fatica.
“Stai ancora urlando, idiota.”
Naruto serrò i denti e tutto il torpore di poco prima sparì dal suo corpo una goccia di sudore dopo l’altra. Il sole batteva incredibilmente forte sopra le loro teste.
“Devo farti vedere un posto.” Disse Sasuke. Naruto inarcò le sopracciglia incuriosito e prima che potesse ribattere il tritone si immerse.
“Ehi, che posto?” Il ragazzo si mise alla prua, seguendo con lo sguardo la sagoma di Sasuke un dito al di sotto della superficie del mare.
Il tritone riemerse una ventina di metri più in là, Naruto era molto abile a percepire le distanze in mare.
“Muoviti!”
“In barca o a nuoto?”
“Vieni in barca, ma poi dovrai proseguire a nuoto.”
Naruto impugnò i remi e gli sorrise.

Faceva una gran fatica e aveva la schiena imperlata di sudore. La coda cangiante del tritone che spuntava tra le piccole onde sembrava un miraggio frutto delle alte temperature.

“Per quanto ancora?” Gridò. “Merda! Aspettami!”
Ma Sasuke non si voltò nemmeno una volta fino a quando, percorsi almeno due chilometri in prossimità della costa, non si fermò. Le alture scoscese non avevano alcunché di particolare, erano semplicemente belle come ogni altra cosa dell’Isola.  Sulle cime si scorgevano le chiome dei pini e in alto nel cielo un’aquila dalla coda bianca remeggiava lenta, disponendo le grandi ali a seconda delle correnti. Sembrava sempre sul punto di piombare in picchiata a filo dell’acqua, ma poi desisteva e rimaneva lassù come una sagoma di carta sospesa nel vento.
Naruto ormeggiò nei pressi di un’insenatura. “Finirà per rompersi con queste onde.” Disse preoccupato per la sua barca. Le onde confluivano con più forza a causa del passaggio ristretto tra gli scogli, ma non aveva a disposizione altri punti di attracco. La Kaeru-maru oscillava disperata e il rumore dello sciabordio dell’acqua contro la carena era molto forte. Una lunga fessura tra le assi di legno lasciava intravedere la schiuma biancastra.
“Il mare è calmo.” Commentò Sasuke con pacatezza. Naruto sapeva di potersi fidare, eppure aveva un lieve nodo alla gola.
“Non so se hai notato ma questa bagnarola è piuttosto fragile.” Disse. “È di mio zio e ci sono molto affezionato, voglio dire, mi dispiacerebbe se le succedesse qualcosa.”
Sasuke si limitò a osservare le ampie spalle del ragazzo che trafficava con le corde, erano nere e disseminate qua e là da macchioline chiare dovute alle spellature. Non sapeva che dire, si pentì di averlo condotto fino alla costa ovest, perché se la barca si fosse rovinata sarebbe stata in parte colpa sua. “Non sapevo ci tenessi tanto.” Mormorò infine.
Naruto si girò sghignazzando. “Questo vorrà dire che se si affonda… mi porterai a cavalluccio!”
Il tritone avvampò di rabbia. “Che diavolo, te lo scordi idiota!”
Naruto scese in acqua. Ridacchiava ancora con un’espressione in volto che Sasuke non sopportava proprio. Eppure in fondo non gli dispiaceva quella sua leggerezza, forse un po’ da sciocco, ma era ammirabile come fosse attento a smorzare i toni per non dare mai inutili preoccupazioni agli altri.
Fece schioccare la lingua contro il palato, stizzito. “Falla finita.”
Naruto si grattò il naso e si guardò attorno. “Dove andiamo?”
“Sott’acqua. Riesci a resistere?”
“Sì! Ma per quanto?”
“Un paio di minuti saranno sufficienti.” S’immerse e Naruto dovette seguirlo temendo di essere lasciato nuovamente indietro.
Sott’acqua lungo la parete rocciosa si apriva una fenditura, un passaggio della grandezza di un tursiope. Vide Sasuke infilarsi lì dentro seguito da una scia di bolle.
Naruto fece lo stesso, cercando di non perdere di vista la coda flessuosa del compagno che si muoveva con estrema abilità; il suo corpo sembrava scivolare nell’acqua come se fosse ricoperto da un’impalpabile sostanza.

In alcuni punti il passaggio diventava così angusto che era necessario tenere le braccia adese ai fianchi e nuotare con il solo ausilio delle gambe. In lontananza una vaga luce rischiarava l'oscurità, eppure l’uscita non era ancora in vista.
Naruto iniziò a sentire i polmoni bruciargli nel petto, una sensazione che divenne presto insopportabile. Gonfiò le guance e dovette resistere all’impulso di spalancare la bocca alla ricerca di ossigeno. Scansò un grosso cefalo proveniente dalla direzione opposta. Anche se era sull’orlo della disperazione nemmeno per un momento pensò a un crudele inganno da parte di Sasuke. All’improvviso il cunicolo virò verso l’alto e infine si aprì su un vasto bacino. Sasuke si voltò verso Naruto e accorgendosi del suo stato di sofferenza gli tese la mano. Il ragazzo l’afferrò saldamente ed emersero insieme in superficie. La luce del sole li investì quasi accecandoli.  Si ritrovarono in una conca d’acqua cristallina. La vegetazione cresceva rigogliosa tutt’attorno tra le rocce cangianti, le grandi foglie dei pandanus smosse dal vento producevano un rumore simile a un tac tac, secco e vibrante.


Naruto spalancò gli occhi.

“È fantastico!” Esordì con un sorriso aperto. Aveva ancora il fiatone.
Sasuke non disse niente, rimase a osservare gli occhi dell’altro, colmi di meraviglia e limpidi come solo quelli di chi ha sempre vissuto guardando il mare possono essere. Pensò di non aver sbagliato, fin dall’inizio.
“Pazzesco, avevo sentito parlare di questo luogo, dicevano che passando per la foresta fosse troppo difficile da raggiungere.”
Si stavano ancora tenendo per mano, Sasuke lasciò la presa cercando di far apparire il gesto naturale. Naruto lo fissò negli occhi e, anche se fu solo per una manciata di istanti, Sasuke dovette sviare lo sguardo.
“Come vedi esisteva un’altra strada via mare, c’è sempre un modo basta saper cercare.”
Naruto rise. “Tu non sembri affatto il tipo da mettersi pazientemente a cercare.”
Sasuke non capì bene quell’affermazione, ma si sentì comunque in qualche modo offeso. Aveva trascorso tanti di quegli anni a cercare insistentemente qualcosa di così indefinito che ora non sapeva più bene per quale motivo fosse partito.

“Vieni, c’è dell’altro.”


L’acqua era talmente trasparente da permettere di vedere il fondale in ogni suo dettaglio. C’erano delle rovine antiche costituite da una piramide a gradoni e due colonne smozzate, ormai integrate completamente da secoli nell’ambiente marino, difatti erano ricoperte da basse formazioni vegetali e coralli di un rosso fremente. I pesci nuotavano attorno alla piramide in branchi e quando una murena si avvicinò fluttuando sulla sabbia alcuni esemplari guizzarono via dentro le fessure dei blocchi di pietra e negli angoli più remoti trovando rifugio.

L’acqua confluiva in un passaggio più stretto all’interno della costa. Si trattava di una piccola spelonca. La luce del sole filtrava dalle fenditure nelle rocce disegnando ombre multiformi sulle pareti.
Un’aragosta blu camminava placida sul fondale.
Naruto si issò su una gradinata naturale che formava una specie di bordo, mentre Sasuke nuotava a pelo dell’acqua. L’umidità del luogo conferiva alle pareti di nuda roccia un aspetto morbido e malleabile. Naruto si soffermò a guardare la schiena bianca del tritone e la linea appena percettibile lungo la quale la pelle a un certo punto si fondeva con le brillanti squame. Quel corpo sprigionava forza e giovinezza. 

Sasuke si accomodò su una sporgenza muovendo lentamente la coda. Sul suo viso si agitavano ombre incerte dovute ai riflessi della luce sull’acqua. Naruto si avvicinò e Sasuke iniziò a cantare. La sua voce era quanto di più bello avesse avuto mai la fortuna di poter udire. Non fu più in grado di muoversi, come se anche un respiro di troppo o un movimento azzardato avrebbero potuto spezzare quel momento.
La voce di Sasuke era morbida come il velluto, era sola ma al contempo ne racchiudeva altre cento, più simile per le sue qualità alla natura di uno strumento, complesso e bellissimo, che a quella umana. Nel suo canto non c’erano parole che Naruto potesse comprendere, eppure riusciva ugualmente a cogliere un senso, un messaggio ancestrale proveniente direttamente dalla sua stessa anima.  Era come se Sasuke riuscisse a far emergere dal profondo ciò che li rendeva simili, un ideale comune. E mentre con sguardo vacuo osservava le labbra di Sasuke intonare quel canto, muovendo impercettibilmente il capo per seguirne la melodia, immaginò l’oceano incontaminato e l’alba tingersi di rosa, il cielo ancora ricoperto di stelle. Un formicolio gli percorse tutte le membra, aveva la sensazione che lo spirito lo stesse abbandonando e ne fu spaventato e felice allo stesso tempo. Quando il canto terminò fu come se avessero levato il sole.

Deglutì a fatica, aveva le fauci completamente secche. “Questo è il canto delle sirene?” Biascicò.
“Che cosa hai visto Naruto?” La voce dura e sommessa di Sasuke risuonò nella grotta.
“L’oceano, ma era diverso da quello che conosciamo.”
“In che senso?”
“Come se non fosse mai stato visto e toccato prima.”
“Era puro.” Chiarì Sasuke.
Naruto si rannicchiò di fianco a lui, non aveva mai guardato Sasuke da così vicino. I capelli neri bagnati gli aderivano al viso, aveva le sopracciglia scure e le ciglia unite da minuscole gocce d’acqua. Senza capirne il motivo, sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa.
“Un tempo il mare era puro e incontaminato, ma la cupidigia dell’uomo ha distrutto ogni cosa.”
Naruto aggrottò la fronte. “Quasi ogni cosa.” Lo disse con convinzione, proprio quella che gli mancò nel modo incerto con cui gli sfiorò il braccio.
“Hanno letteralmente rastrellato il mare.” Sasuke usava spesso termini forti che lasciavano Naruto turbato. “I pesci muoiono schiacciati, trascinati, infilzati. Gli uccelli del cielo vengono ricoperti di nero. Gli squali privati delle loro pinne. I delfini massacrati nelle conche fino a rendere l’acqua del colore del sangue.”
Piccoli pesci argentati, simili ad aguglie, nuotavano vicino alla superficie. Sasuke abbassò le palpebre e la malinconia del suo sguardo trafisse il cuore di Naruto.
“Laggiù al largo, la plastica ha ricoperto la superficie dell’acqua. Ma la marea riporta tutto indietro, nulla sparisce e nulla viene dimenticato. Io per primo non riesco e non voglio dimenticare. Odio gli umani con tutto me stesso e mi sento impotente perché non c’è modo di fermarvi.”
“Come puoi fermare l’umanità?” Naruto lo guardò incredulo.
“So che non è possibile. È come un gigantesco macchinario in movimento e io sono disarmato, se ci metto un braccio dentro gli ingranaggi me lo tranciano. Ho rotto reti con i denti, sabotato barche, liberato i vostri animali seviziati, ma nonostante i miei sforzi, nonostante tutte le volte abbia messo a repentaglio la mia vita, non sono riuscito a cambiare nulla. Quello che faccio rappresenta ironicamente una goccia nell’oceano.”
Naruto non sapeva che dire, non voleva che Sasuke si arrendesse, non voleva che provasse tutto quell’odio senza uscita… e soprattutto non voleva che morisse.

“Quel giorno non è stato uno sbaglio.”


Alzò gli occhi sul tritone.

“E non ci siamo nemmeno incontrati per caso.” Continuò Sasuke. “Il mio corpo… è come se il mio corpo si fosse mosso da solo. Qualcosa dentro di me mi suggeriva di uscire allo scoperto.”
“È stata una follia!” Disse Naruto, allargando un sorriso.
“Lo so!” Disse. “Ma vederti fare una cosa così stupida…”
“Stupida?”
“vederti tuffare nel mare in burrasca per recuperare un sacchetto di plastica mi ha dato speranza.”
Naruto sghignazzò. “Non è male essere stupidi, a volte ti porta a fare cose incredibili.”
Sasuke agganciò il braccio intorno al collo dell’amico e lo gettò in acqua, trascinandolo con sé. Naruto riemerse ridendo e si scostò all’indietro i capelli fradici.
“Ora non montarti troppo la testa.” Sbuffò Sasuke.




S’era alzato il vento e l’acqua pareva fremere, cosparsa dei bagliori dorati del sole ormai al tramonto. Sasuke si appoggiò con l’avambraccio alla falchetta della barca.
“Ora è meglio che vai, è tardi.”
Per cosa fosse tardi Naruto non lo capì al principio, però poi pensò che il cielo sarebbe divenuto lilla e con la sola luce della luna sarebbe stato difficile fare ritorno.
“Sì, allora ci salutiamo.” Disse. Si mise in ginocchio, afferrò la nuca di Sasuke con entrambe le mani e lo baciò. Fu un bacio dettato dall’urgenza. Arricciò il naso contro il suo, poi inclinò il viso e premette con forza le labbra sulle sue come se volesse annullare anche la più infinitesimale distanza, tra loro non poteva intercorrere nemmeno una molecola di ossigeno. I capelli neri e umidi tra le sue dita erano sorprendentemente morbidi. Sasuke spalancò e strinse gli occhi in una frazione di secondo. Tenendosi con una mano all’imbarcazione puntò l’avambraccio al collo di Naruto e lo allontanò con violenza, ricadendo all’indietro nell’acqua.
“Che diavolo ti prende?” Sbraitò e fu lì con il dorso della mano pronto a pulirsi le labbra. “Cos’era questo?
“Un bacio.”
“’Fanculo.” Sibilo sputando nell’acqua. “E che significa?” Odiava l’espressione calma di Naruto, mentre il suo animo era tutt’altro che tranquillo.
Naruto si grattò il collo. “È… “ strascicò le parole. “È un modo per salutarsi.”
“Tra amici.” Specificò.
Sasuke indurì lo sguardo. “Saluti in questo modo tutti i tuoi amici?” La sua voce era fredda.
“No, beh, solo con te.” Naruto era arrossito fino alla punta delle orecchie e non sapeva più in che modo sostenere lo sguardo di Sasuke. Afferrò un remo e si osservò attentamente le nocche sbucciate, le schegge di legno divenute piccoli puntini conficcati sul lato esterno dell’indice.
Sasuke serrò la bocca in una linea severa e dovette metterci tutta la buona volontà per trattenersi dal picchiarlo. “Non osare mai più.”
A Naruto tremò il labbro, sentiva la necessità di dire qualcosa di stupido anche se aveva inteso quanto Sasuke fosse incazzato. Fortunatamente non fece in tempo a peggiorare la situazione perché il tritone s’immerse sott’acqua.
“Non sparire!” Sbraitò Naruto, ora iniziava ad arrabbiarsi anche lui. Iniziò a remare.
Sasuke lo seguì per un breve tratto, nuotava appena sotto la superficie del mare, zizzagando sotto l’imbarcazione.
La sua coda brillava dei colori del tramonto, come cosparsa di gemme. Naruto l’osservò sospirando, era sul punto di staccarsi dai remi per immergere un braccio e provare a sfiorarla. Per dargli fastidio o che altro non sapeva nemmeno lui. In un attimo il tritone scomparve nel nulla tra un’onda più gonfia delle altre e la bianca schiuma. Gabbiani dalla livrea giovanile volavano bassi emettendo versi striduli, poi risalivano in alto nel cielo e contro il sole spiegavano le ali nere.









  
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