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Autore: DarkYuna    15/09/2018    1 recensioni
È buffo, di come a volte basti una sola frazione di secondo, per mutare totalmente le sorti del destino.
Un respiro, un battito di ciglio... uno sbadiglio, e le tessere del puzzle che formano la tua vita, semplicemente mutano, si mescolano, plasmano un nuovo disegno e tu ricominci daccapo ad assemblare tutti i tasselli per giungere al risultato finale.
Un singolo istante insignificante, che poi renderà importante il resto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.








 
L'autunno a Boston è un periodo dell'anno a dir poco magico, l'intera regione ne celebra il suo arrivo.
Il paesaggio fresco è una tavolozza che s'incastra nella meraviglia del fogliame dai colori autunnali. Le chiome degli alberi iniziano a cadere, dando vita ad un avvolgente spettacolo d'arancio, amaranto e verde scuro. Nella città le persone ed i turisti si uniscono negli eventi stagionali, le sagre agricole, i festival che inneggiano alla zucca ed ai misteri della stregoneria: siamo nella settimana di Halloween. Nell'aria c'è odore di sidro, muffin ai mirtilli e cioccolata calda.
 
 
Solo ora posso capire che l'autunno non è semplicemente una stagione, l'autunno è uno stato d'animo.
 
 
Sono comodamente seduta su una panchina del Charles River Esplanade Park, scruto il paesaggio degno di una fiaba, la vista del fiume che separa Cambridge da Boston è mozzafiato. Ci sono molte persone attorno a me, la maggior parte è qui per fare jogging, ma ci sono anche molte coppie innamorate e famiglie felici.
La concentrazione si ammassa su quest'ultime, mi ricordano quel che non ho mai avuto e che ho sempre cercato disperatamente. Da bambina non ricordo di essere mai stata veramente felice, i miei genitori litigavano sempre, mio fratello ed io vivevamo su due pianeti differenti. Nessuno di noi era adatto per una famiglia, i miei genitori non erano bravi a svolgere il loro compito e noi figli non svolgevamo il nostro.
In fin dei conti era inevitabile che, dopo la morte di mio padre, ognuno di noi prendesse una strada differente, ben lontano gli uni dagli altri. Non posso dire che non mi manchino, ma nemmeno che io soffri di nostalgia.
A forza di viaggiare, li vedo relativamente poco, specialmente dopo che mia madre si è risposata e trasferita a Berlino. E mio fratello ha iniziato un'attività lavorativa in Spagna. Non li sento da quasi due mesi e d'altronde, nemmeno loro hanno mai chiamato.
 
 
L'assenza è divenuta una realtà quotidiana, così come la solitudine.
Forse, alla fine, presto o tardi, anche io avrei lasciato l'Italia e messo radici altrove, magari qui.
 
 
Scatto qualche foto per il blog, è da ieri che non lo aggiorno e vorrei buttare giù un paio di righe entro sera. Un ricordo più vivo degli altri, mi obbliga a fermarmi con il cellulare in mano, un paio di occhi azzurri come il cielo mi esaminano, intanto che una canzone dolce ci tiene compagnia.
 
 
Chris Evans mi ha dato il suo numero personale, strappandomi l'impegno di richiamarlo, prima che la mia settimana da turista giunga al termine. Per dirci cosa, poi? Per fare cosa?
Oggi sono tornata con i piedi per terra, un attore di quel calibro che vuole intrattenersi con la sottoscritta, non porterebbe a nulla di buono, per entrambi. Conserverò gelosamente la memoria di questo viaggio e non dirò a nessuno chi ho incontrato e quanto vicina la Dea bendata stavolta sia passata.
 
 
Riprendo a scattare qualche foto, quando un bel cane vivace, bianco e marrone, dal collare rosso mi corre in contro festoso. Abbaia gioioso, trotterellandomi attorno, e dandomi colpetti con il muso di tanto in tanto per richiamare la mia attenzione.
 
 
<< E tu chi sei? >>, domando stucchevole, abbassandomi per accarezzare il cane che, per tutta risposta mi lecca in pieno viso e cerca altre coccole. << Un tipo molto affettuoso. >>, tiro le somme, ripulendomi la faccia dalla saliva.
 
 
<< Tu piaci davvero a tutti. >>, giudica briosa, una virile voce maschile, che conosco bene.
Di fianco a me è ferma una persona che, fino al giorno prima, è riuscita a farmi dimenticare di ogni dolore, regalandomi delle ore che avevo appena deciso di custodire nell'anima.
Chris Evans è qui e, se questa non è una meravigliosa coincidenza dettata dal destino, allora non so proprio quale possa essere.
Indossa un berretto nero, con sopra un logo dorato. Occhiali da sole, una felpa extralarge blu scuro, pantaloni di tuta grigi e scarpe da ginnastica scure. Tra le mani un guinzaglio.
Riesce ad essere affascinante, anche con vestiari del tutto comuni, usati per passare inosservata.
 
 
Il cane lancia le zampe sulle mie spalle, impaziente che mi occupi solo di lui, mette in pericolo il mio equilibrio.
 
 
<< Ciao. >>, mormoro sbalordita di essere riuscita nuovamente ad incontrare una persona famosa in meno di due giorni. Ventisette anni di sfighe, interrotte da nemmeno quarantotto ore di fortuna sfacciata.
 
 
<< Ciao Andria. >>, saluta lieto, pronunciando il mio nome con un sorriso davvero allegro che scalda il cuore.
 
 
<< È tuo? >>.
 
 
<< Basta Dodger, finirai per farla cadere. >>, ammonisce bonariamente l'animale eccessivamente affettuoso.
 
 
Il cane a malincuore tira giù le zampe, restando però pronto a ricominciare.
 
 
<< È davvero un bel cane. >>. Chris Evans è proprio un tipo da cani, aperto, radioso, dinamico, allegro, sempre con il sorriso sulle labbra. Sembra una persona in grado di dare amicizia sin da subito.
 
 
Si toglie gli occhiali da sole, così per potermi guardare meglio e in quelle iridi celesti, mi s'impiglia l'anima.
<< Allora, com'è stato il tuo risveglio a Boston? >>, domanda, per rompere di nuovo il ghiaccio, stropicciandosi il naso. Deve ricominciare daccapo, però io non voglio recitare questa parte, quindi, se lui ha fatto il primo passo, il secondo spetta a me. E sogno di farlo questo passo.
 
 
Scruto velocemente il paesaggio, sorrido sincera.
<< Magico. Ho scelto il periodo giusto: l'autunno è fantastico. >>.
 
 
<< La festa delle streghe. >>, replica, riferendosi alle zucche di Halloween che addobbano le strade della città.
 
 
<< La mia festa. >>, aggiungo ridendo.
 
 
Lui mi punta con il dito, stando al gioco.
<< Oh sì, vero: tu un po' streghetta lo sei, altrimenti non si spiegherebbe il perché piaci a tutti. >>. Il cane abbaia di rimando, come se fosse d'accordo con il suo padrone.
 
 
In realtà non me lo spiego neanche io, di solito sono antipatica a prima vista e la reazione resta anche quando mi si conosce meglio, qui, invece, sto ottenendo l'esatto opposto.
<< Sto semplicemente incontrando le persone giuste, come mi ha consigliato qualcuno. >>.
 
 
Chris rivolge nuovamente uno sguardo intenso, come se avessi appena detto qualcosa che gli piace smisuratamente, però non lo dice.
<< Hai... hai già fatto colazione? >>.
 
 
Scuoto la testa, adesso non abbasso gli occhi, ci incontriamo in un silenzio carico di emozioni che ancora non comprendo, sbocciano come un giardino di rose rosse.
<< No. >>.
 
 
<< C'è uno Starbucks qui vicino, ti va di unirti a noi? >>. Non mi chiede chiaramente di fare colazione con lui, sembra quasi imbarazzato, e, non sono sicura che non stia arrossendo.
 
 
<< A te e a questo magnifico cagnolone? >>, domando, riprendendo a coccolare l'animale, che risponde immediatamente alle mie carezze. << Sì, certo che sì. >>.
 
 
Chris assicura il guinzaglio al cane, per impedirgli di scappare nuovamente, mi fa strada attraverso il parco, chiacchierando naturalmente, così come è accaduto in aereo.
<< Ti abbiamo disturbato? >>, chiede ad un certo punto, mentre mi domando cosa lo spinga a voler trascorrere il suo tempo con me.
 
 
<< Per nulla, stavo facendo le foto per il blog. >>.
 
 
<< Che blog? Tipo un blog di viaggi? >>.
 
 
<< Più un blog personale, una sorta di finestra sulla mia vita. >>, espongo, però ora che ne parlo, suona come un'idea ridicola. << So di non essere una persona famosa e che non è questo granché interessante la vita di una ragazza qualsiasi... >>.
 
 
<< Mi piacerebbe leggerlo. >>, interrompe sincero. << Sono certo che imparerei qualcosa di speciale da te. >>.
 
 
Resto sbalordita dalle dichiarazioni che sostiene.
<< Di noioso. >>, lo correggo.
 
 
<< Di magico. >>, insiste. << Da una streghetta si imparano tante cose incredibili. >>. Tira la bocca di lato, in un sorriso sghembo che manda in tilt tutte le funzioni vitali.  << Hai vissuto veramente i posti dove sei stata, lo vedo da come guardi la città, non con gli occhi, con il cuore. >>.
 
 
<< Non ho ben chiara l'idea che ti sei fatto di me. >>.
 
 
<< Nessuna a dire la verità, però fai esattamente quello che spero che tu faccia. >>.
 
 
<< Che speri? >>.
 
 
Annuisce, fissa un punto indefinito davanti a sé, poi, quando le persone iniziano a notarlo, indossa nuovamente gli occhiali da sole.
<< Hai letto i giornali, oggi? >>.
 
 
Aggrotto la fronte, totalmente spaesata.
<< No. >>, rispondo incerta. << C'era qualcosa di particolare? >>.
 
 
Scuota più volte la testa.
<< No: è questo il punto. Non c'è nulla. >>.
 
 
Credo di essermi persa qualche parte del discorso, perché quello che sta ribadendo non ha alcun senso logico.
<< Ci sarebbe dovuto essere qualcosa? >>.
 
 
<< Se fossi stata diversa da come mi sei apparsa sì. Invece non c'è nessuna notizia su qualche giornale scandalistico di una fortunata ragazza che ha incontrato un famoso attore su un aereo ed ha avuto il suo numero telefonico, dopo che, il suddetto attore ci ha provato con lei. >>.
 
 
Impiego relativamente poco a rimettere in ordine le tessere del puzzle, infine giungo alla conclusione più ovvia.
<< Era una prova? Mi hai messa alla prova? >>.
 
 
<< Effettivamente. >>, confessa serio.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
<< Non lo sai, Andria? >>.
Non posso biasimarlo, chissà quante persone hanno tentato di fregarlo in passato, oramai cerca di preservarsi da chi vuole vivere nelle luce delle sua celebrità.
 
 
<< È fortuito il nostro incontro di stamane? >>.
 
 
<< Ho letto il nome del tuo albergo sull'opuscolo ch tenevi come segnalibro della tua guida, accanto al computer, ieri. Ho solo ipotizzato l'ovvietà di chiunque alloggi in quell'albergo, che viene in questo parco e sono passato, sperando d'incontrarti. >>.
 
 
Non so se essere sconvolta, oppure arrabbiata.
<< Anche il tuo cane faceva parte del tuo ipotizzare? >>.
 
 
Schiocca la lingua al palato, non mi guarda per tutto il lasso di tempo della confessione.
<< Lui no. Ti ho cercata per quasi tutto il parco, poi l'ho lasciato libero e lui ha trovato te. >>.
 
 
<< Mi hai cercata in quasi tutto il parco? Non riesco a capire cos'è che vuoi da me? >>. Ho il tono più stizzito di quanto sia in realtà. Prima mi mette alla prova, poi però perlustra un posto così grande, con la sola speranza che io abbia fatto ciò che lui credeva che facessi.
Insomma, la vicenda ha dell'anormale!
 
 
<< Questo. >>, replica genuinamente.  
 
 
<< Cosa? Passeggiare io, te e il tuo cane, per andare a fare colazione? È questo che intendi? >>.
 
 
Si ferma sul posto, così faccio ugualmente. Finalmente mi guarda.
<< Sì, è questo che intendo. E so che sei la persona giusta, perché posso fidarmi ciecamente di te. >>.
 
 
Scuoto la testa, incredula sulla piega presa dalla circostanza.
<< Ciecamente? Ti basta così poco per fidarti? Potrei essere una pazza serial killer, magari questa era tutta una tecnica per avvicinarti e poi farti a pezzi o peggio: violentarti! >>. Sinceramente è la cosa più sbagliata che potessi dire, anche la più stupida, poiché è a dir poco impossibile aver assemblato un simile piano, troppe incognite in ballo e casualità. Che poi per la mia stazza sarebbe assurdo abusare di un uomo con quei muscoli... a meno che non sia consenziente, ovvio. << Il fatto che non ti abbia venduto ai giornali, non significa che ti puoi fidare. >>, insisto, sperando di insabbiare la castroneria farfugliata poc'anzi.
 
 
Chris resta un momento interdetto, poi si apre in un sorriso e, come se non potesse farne a meno, scoppia in una fragorosa risata, getta la testa all'indietro e si porta una mano sul cuore.
Fatico a non lasciarmi coinvolgere.
 
 
<< Bene, dopo il danno, anche la beffa. >>, commento, falsamente offesa, incrociando le braccia. Dovrei essere perlomeno seccata, invece la collera è sfumata in fretta non appena l'ho visto ridere. << Beh, immagino che anche il numero fosse fasullo. >>, evinco sicura.  
 
 
Si riprende dall'eccesso di risa.
<< Non hai chiamato? >>. È ancor più stupito.
 
 
<< Dopo neanche ventiquattrore? Sarei sembra una stalker, non credi? >>.
 
 
<< Se non sei troppo arrabbiata, vorrei darti quello vero. >>.
 
 
Apro le braccia, poi le lascio andare lungo i fianchi.
<< Non sono arrabbiata, fondamentalmente non posso darti torto: il mondo è pieno di folli. >>. Parlo per esperienza. << Però davvero non dirmi che ti fidi, non sai nulla di me, potrei deluderti in qualsiasi momento: è una responsabilità troppo grossa. >>.
 
 
Inarca le sopracciglia, il sorriso si fa malizioso.
<< Allora andiamoci a conoscere, così evitiamo delusioni e responsabilità. >>.
 
 
Faccio per ricominciare a camminare, però mi blocca per un braccio.
<< Grazie. Grazie per non averlo fatto. >>.
Dietro quel semplice "grazie" si nasconde molto di più, la speranza di non trovare solo persone sbagliate, come le ho trovate io. La speranza di potersi fidare davvero, la speranza di avvicinarsi a qualcuno, senza pentirsene.
 
 
Traggo un profondo sospiro, sono vicina dallo sfociare sul melenso, riesco a frenarmi prima dell'inevitabile.
<< Pago io, però. >>.
 
 
<< Ah no, mai! Sei ospite nella mia città, pago io. >>. Si affianca a me, adattando il passo al mio. Il cane ci galoppa allegro davanti.
 
 
<< Sei di Boston? >>. Ecco perché è qui.
 
 
<< Nato e cresciuto. >>.
 
 
<< Insisto: offro io. >>.
 
 
<< Anche io insisto, non ammetto repliche. Devo anche farmi perdonare. >>.
 
 
<< Non sono arrabbiata. >>, chiarifico. Forse lo ero all'inizio, poi però non ce ne è stato più bisogno. << Non hai davvero nulla di cui farti perdonare, Chris. >>.
 
 
<< Perché non l'hai fatto? >>.
 
 
<< Cosa? Spiattellare ciò che è successo ieri ai giornalisti? >>.
 
 
Annuisce solamente, senza dire alcunché.
<< Beh, è semplice in realtà. Per prima cosa, perché, fondamentalmente sono una persona che non ama fare colpi bassi. Seconda cosa non mi piace che la mia privacy sia violata, non che ci sia poi tanto da nascondere, però è il mio spazio vitale e, almeno quello, vorrei che restasse tale. Terza cosa, perché le cose belle restano segrete, sempre. >>.
 
 
<< Sono stato una cosa bella? >>, ci tiene a sapere. È difficile mentirgli, specialmente quando usa quello sguardo in grado di spazzare via il mondo intero.
 
 
<< Lo sei ancora. >>, rettifico, con il cuore in gola. Non sono il tipo che dà voce ai propri sentimenti, ma nel corso della settimana posso calcare un po' la mano con me stessa. Sento che non avrò ulteriori chance e che, questa, seppur breve, è l'occasione che attendevo da tutta una vita.
 
 
Mantiene lo sguardo fisso nel mio.
<< Quarta cosa? >>.
 
 
<< Quarta cosa, se lo avessi fatto, non avrei conosciuto il tuo cane e mi sarei persa il meglio del meglio. >>, conduco il discorso su temi meno solenni, sono totalmente esposta e non mi sento del tutto a mio agio.
 
 
<< Quinta cosa? >>.
 
 
<< Nessun giornalista mi avrebbe creduto. >>.
 
 
<< Perché? >>.
 
 
Fletto entrambe lo sopracciglia, ho una mimica eloquente.
<< Beh, guardati. >>. Lo indico con un gesto della mano. << E guardami. >>. Faccio altrettanto verso di me. La perfezione, contro la schifezza, chi mai avrebbe preso sul serio la mia storia?
 
 
<< Ti guardo. >>, sussurra lui, il momento lieto è cessato bruscamente, un sapore diverso si espande in fretta, un sapore intenso, profondo, carico di significati reconditi. << Ti ho guardata bene ieri e ti guardo bene anche ora. Mentre tu ti sei accorta di me dopo un po', io ti ho guardato per tutto il tempo... i tre tatuaggi che hai sulle mani, il colore insolito dei tuoi capelli, la forma del viso, il calore degli occhi, come mordi le labbra quando sei nervosa. E continuo a guardarti, perché è questo che vorrei fare... almeno fin quando me lo permetterai. >>.
 
 
Divento più rossa delle foglie autunnali che ci circondano, più rossa del collare del cane, più rossa di qualsiasi cosa di colore rosso possa esistere nel raggio di dieci chilometri.  
<< Oddio. >>, balbetto a stenti, chiudendo le mani a mo' di preghiera, portandole alla bocca. << Tu non puoi... >>, farnetico illogica.
 
 
<< Finalmente una reazione normale, credevo sul serio di non farti nessun effetto. >>.
 
 
<< Sinceramente non puoi... dire... queste cose. E poi chi ti ha detto che non mi fai effetto? >>.
 
 
<< Beh, mi hai dato questa impressione ieri. >>.
 
 
<< Mica ti potevo assalire, come le due hostess? Non dovresti basarti su quel che sembra, almeno con me. Sono una brava attrice. >>, dico, poi capisco la comicità della frase.
 
 
<< Toh che caso, anche tu? >>. Ricomincia a ridere. << Allora su cosa dovrei basarmi? >>.
 
 
<< Su quel che dico, per esempio. >>.
 
 
<< E cosa dici, adesso? >>.
 
 
Alzo lo sguardo, siamo di fronte ad una palazzina che ricorda il quartier generale dei Ghostbuster, alla base della costruzione, c'è lo Starbucks. 
<< Che siamo arrivati. >>, rendo noto, per evitare di espormi ulteriormente. Ho già fatto anche più del dovuto.
 
 
L'interno del locale è mediamente affollato, nessuno fa davvero caso a noi, specialmente a Chris Evans, quindi ci accomodiamo tranquillamente in un angolo in fondo, adiacente alla finestra che si affaccia sulla strada. Lui da' le spalle al locale, evita di mostrare il viso a chiunque possa riconoscerlo.
Sono già stata in precedenza in uno Starbucks, ma mai con qualcuno, men che meno un uomo. Chris assicura il guinzaglio alla sedia, intanto che io do' un'occhiata al menù.
Leggo attentamente, osservando le immagini per evitare il mio solito malinteso di ordinare il caffelatte, anziché solo il latte. Opto per qualcosa che si addica alla stagione.
 
 
Toglie gli occhiali da sole e il berretto, poggiandoli sul tavolo e si  sistema i capelli con una veloce passata di mano.
Il cane si avvicina di nuovo a me e lo ripago con carezze a profusione, potrei andare avanti per tutto il giorno.
 
 
<< Hai un cane tuo? >>.
 
 
<< Purtroppo no, non ho oggettivamente il tempo, tra il lavoro e gli impegni in generale, finirei per trascurarlo e farlo soffrire e non è questo che voglio. Però ne vorrei uno, forse anche più di uno. >>.
 
 
<< Scriverai di questo sul tuo blog? >>. Si gingilla con i tovaglioli. << Hai detto che è più un diario personale e sui diari personali, si scrivono queste cose. >>.
 
 
<< È un blog pubblico, ha comunque un certo numero di persone che mi leggono... non voglio che si sappia. Si spargerebbe la voce, chiederebbero prove, vorrebbero sapere: non è la celebrità che voglio. >>.
 
 
Puntella entrambe i gomiti sul tavolo, non fa altro che ascoltarmi.
<< E cosa vuoi? Intendo davvero? >>.
 
 
Abbasso le palpebre sul tavolino pulito.
<< In realtà, vorrei mettere radici, sentirmi veramente parte di un posto, fermarmi. Creare qualcosa che possa chiamare casa, ma non nel senso di quattro mura, più delle persone che possano formare la mia casa, con magari un bel cane dentro. >>. Vedo attraverso i sogni che non ho mai confidato a nessuno. << C'è una cosa che desidero davvero sopra di ogni altra cosa, forse la troverai un po' stupida. >>.
 
 
Sorride ancora, sorride sereno, sorride a suo agio.
<< Dimmela ugualmente. >>.
 
 
<< È una fantasia che ho da quando sono piccola. Una stanza, piena di persone che si amano davvero, non rapporti di convenienza da cui ricavarne qualcosa, ma amore vero e totale. Decorazioni natalizie, un camino acceso, ed io che addobbo l'albero assieme a qualcuno di speciale. >>.
 
 
<< Una famiglia. >>, desume.
 
 
Ci penso per un momento, poi acconsento.
<< Sì, una famiglia. >>.
 
 
<< Credevo non volessi una famiglia, almeno è quello che ho capito ieri. >>.
 
 
<< La vorrò solo nel momento in cui sono sicura che è l'amore che mi spinge e null'altro. >>.
 
 
<< Sei più sensibile di quanto mostri. >>.
 
 
<< Non posso mostrarmi troppo sensibile, la gente la scambierebbe per debolezza e mi calpesterebbe. >>.
 
 
<< Ma io non voglio calpestarti. >>, assicura leale, adesso abbassa le braccia, le tiene aperte ai lati del tavolo, spinge il busto in avanti, come per rendere la conversazione ancor più privata.
Lo squadro bene, le fattezze gentili, la bocca dischiusa, le iridi nitide e serene, ed ho l'incontrollabile terrore che tutto ciò porterà ad una sola conclusione: un cuore spezzato. Il mio.
 
 
<< Tutto questo è sbagliato. >>, attesto ad un certo punto, quando sono più che certa che oltre alla semplice attrazione che può esistere tra due persone appena conosciute, c'è spazio anche per qualcosa di diverso, che di solito conduce ad un sentimento ben più radicato e difficile da estirpare.  
Dalla radio dello Starbucks, la stazione locale trasmette solo canzoni sdolcinate, come se già il contesto di per sé non fosse abbastanza sentimentale. Bryan Adams canta "When you love someone".

 
 
"When you love someone, you'll do anything
You'll do all the crazy things, that you can't explain
You'll shoot the moon, put out the sun
When you love someone"

 
 
<< Lo so. >>, ne è del tutto consapevole. << Ci sono almeno mille ragioni che rendono questo momento sbagliato e solamente uno che, invece, lo rende perfetto. >>.
 
 
<< Qual è l'unica ragione? >>.
 
 
<< Tu. >>, rende noto, con una semplicità disarmante. << In questo momento i raggi vivaci del sole filtrano dalla vetrata e rischiarano il tuo viso per intero. Illuminano la pelle tenue, le iridi che ricordano le castagne calde d'autunno, la bocca di fragola, i capelli sembrano un campo di lavanda in fiore. In te, in questo preciso istante, convivono in armonia l'inverno, l'autunno, l'estate e la primavera. >>.
 
 
Deglutisco più volte, incapace di emettere alcun suono e boccheggio sconvolta, un uragano si scaglia nell'anima e rimesta nel profondo. Ho dovuto attraversare il mondo intero, prima di trovare qualcuno che potesse vedermi nello stesso modo in cui Chris Evans, sta facendo ora.
Il mondo intero, mentre adesso il mondo intero ha smesso di girare e si è fermato al di fuori di questo locale stamane.
 
 
Provo a dire alcunché, ma qualsiasi cosa sarebbe il nulla in confronto a ciò che ho appena udito. Resto inerme, anche quando giunge la cameriera a prendere le nostre ordinazioni.
Faccio fatica ad articolare la frase, non smetto di guardarlo e lui, da attore competente, finge normalità per entrambe.  
 
 
<< Sto per dire qualcosa di talmente melenso, da vergognarmene per i prossimi dieci anni. >>, annuncio, consapevole che gli verrà il diabete a profusione.
 
 
L'ombra di un sorriso gli aleggia sulla bocca.
<< Dilla ugualmente. >>.
 
 
<< Ma dove sei stato per tutto questo tempo? >>.
 
 
Il sorriso si apre, ha la faccia di qualcuno che sta per dire una battuta divertente.
<< Un po' in giro. Credo che tu mi abbia incontrato più di qualche volta, solo che non ci hai badato più di tanto, fino a quando è accaduto che anche io ti ho incontrata e solo allora mi hai visto davvero. >>. Raddrizza le spalle, sono sul serio ben piazzate. << Sai, è buffo perché sia io che tu viaggiamo molto, eppure non può essere solo una fatalità quella di ieri. Eravamo sulla stessa coincidenza che portava a Boston, tu dall'Italia ed io da Edimburgo. >>.
 
 
<< Edimburgo? >>, ripeto, per poi aggiungere: <<... dimentica che l'abbia chiesto, davvero. >>.
 
 
<< Nessun problema, Andria. In realtà è un segreto e per contratto non dovrei parlarne, però... qualcosa mi dice che posso fidarmi. >>.
 
 
Scuoto la testa perentoria.
<< No, non fidarti. >>.
 
 
D'istinto allunga una mano attraverso il tavolo, per poggiarla sulla mia, ed io sono vicina dall'avere una crisi di non so cosa, però l'isterismo centra e anche il piangere potrebbe accadere.
 
 
"You'll deny the truth, believe a lie
There'll be times that you'll believe, you could really fly
But your lonely nights, have just begun
When you love someone"
 
 
<< Non mi deluderai, ne sono certo. >>, afferma, con un'occhiata capace di farmi liquefare in mezzo secondo. << Stiamo girando Avengers tre. >>. Poi toglie la mano ed il vuoto mi schiaccia.
 
 
Mi illumino, spalanco le palpebre e sorrido entusiasta.
<< Oddio davvero? Ma è favoloso, quando uscirà al cinema? >>. Ho seguito tutti i film della Marvel, tranne quelli dedicati a Capitan America, questo, però, è meglio che lo tenga per me, voglio evitare delle gaffe colossali.
 
 
<< Più o meno verso Aprile, se non ci saranno posticipazioni per problemi. >>. Indugia qualche secondo, neanche si aspettasse una reazione ovvia. << Non mi chiedi della trama? >>.
 
 
<< Oh no, no, no, no. Assolutamente no! Circolano abbastanza voci su chi morirà nei social network, non voglio rovinarmi ulteriormente la sorpresa, parlando direttamente con uno dei Supereroi che ne farà parte. >>.
 
 
Annuisce, ridendo di gusto.
<< Giusto, chi meglio di me può sapere del destino del mondo? >>.
 
 
<< Solo una domanda. Capitan America morirà? >>. Non dico "tu morirai?", come stavo per fare, perché non si può confondere la realtà con la finzione.
 
 
<< E se fosse? >>, sfida apertamente.
 
 
Torturo il labbro inferiore con i denti.
<< Allora non verrò a vederlo. >>, decreto risoluta.
 
 
Aggrotta la fronte, deliziato dalle reazioni disparate.
<< Perché? >>.
 
 
Schiarisco la voce, iniziando a chiarire imbarazzata.
<< Da bambina credevo fermamente che gli attori morissero per davvero nei film, io piangevo per giorni e ci stavo male. Poi mia madre mi spiegò che era tutta finzione, però una parte di me ha ancora quel brutto difetto... quindi non lo so... se nel film Capitan America morisse, sono certa che piangerei per dieci anni o giù di lì, specialmente dopo averti conosciuto. >>. Non mi sento una scema completa per aver appena confessato un comportamento pazzesco, anzi, è come se potesse comprendermi, senza giudicarmi.   
 
 
<< Capisco. >>. mormora più tra sé e sé, prendendo seriamente una confessione ottusa. << Allora facciamo così: andiamo a vederlo insieme. >>, propone e suona più come la promessa di continuare a frequentarci anche dopo che la mia settimana di vacanza a Boston, sia finita. Non ho la più pallida idea del come, ed illudermi è così sbagliato, che alla fine lo faccio: spero in un seguito tra di noi.
 
 
<< Cosa? >>, gonfio a dismisura la "o". << Dici sul serio? >>.
 
 
<< Andiamo alla première insieme, così eviterai di piangere, perché ti sussurrerò costantemente che sono lì con te. >>.
 
 
<< Aspetta. >>, blocco, riflettendoci con raziocino. << Ma la première non è dove ci saranno tutti gli artisti del cast, i giornalisti, i fotografi ed annessi e connessi? >>. Io in foto esco da schifo, e poi ricoprire il posto vacante accanto ad una star, significherebbe una sola cosa...
 
 
Mugugna un cenno di assenso.
<< Proprio loro. >>, conferma, aspettandosi già la mia ovvia reazione.
 
 
<< Mi stai dicendo che vuoi andare alla première di un film, di importanza mondiale, con una perfetta sconosciuta? >>.
 
 
Curva la bocca, come se ci stesse pensando su.
<< In verità ci stiamo conoscendo e, considerando che la première sarà attorno ad Aprile... >>, prende a contare con le mani, <<... ci sono ancora Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio, Marzo ed Aprile. Sei mesi per conoscerci. >>.
 
 
Nell'arco di un battito di ciglia, mi rattristisco in maniera evidente.
<< Fra sei giorni io me ne andrò. >>.
 
 
<< Lo so. Ma sei giorni sono lunghi e tutto può succedere... guarda noi due per esempio, fino a prima di imbarcarci per Boston non eravamo nulla, mentre adesso siamo qui a parlare, in un locale accogliente per fare colazione. >>.
 
 
La cameriera ci porta le nostre ordinazioni.
Pumpkin Spice Latte, aromatizzato alla zucca e cannella, per me.
Caffé Mocha White e Double Chocolate Brownie per Chris.
 
 
<< Significano qualcosa? >>, interroga sui tatuaggi evidenti, due su entrambe i medi, ed uno nella porzione di pelle tra il pollice e l'indice destro.
 
 
Affondo il cucchiaino nella consistenza morbida della panna montata.
<< Questi... >>, indico il sole tatuato sull'indice sinistro e la luna tatuata sull'indice destro, <<... significano che in me, come in chiunque altro, convivono luce e tenebre, ed è giusto così. Nessuno a questo mondo è davvero totalmente buono o totalmente cattivo. C'è una pizzico di bontà nella cattiveria e viceversa. >>.
 
 
<< E il cuore? >>.
 
 
<< L'amore. Un giorno, se troverò la persona giusta, che ricambi un sentimento totale, spero che possa tatuarsi un cuore nello stesso posto, ma nell'altra mano. >>.
 
 
<< Ne hai altri? >>.
 
 
Faccio di sì con la testa.
<< Ne ho nove. >>. E scopro il polso destro, dove a stampatello c'è raffigurata la parola "Witch", ma al posto della "c" c'è un'altra luna.
 
 
Schiocca soddisfatto la lingua al palato, battendo le mani come un bambino.
<< Lo sapevo che eri una strega! >>. Qui essere una strega (o fingere di esserlo) viene percepito come un pregio, non vieni guardata come se avessi appena rivelato di aver venduto l'anima al demonio. << Sei mai stata a Salem? >>.
 
 
Il suo entusiasmo mi contagia, riesce a tenermi briosa, è una sensazione nuova per me, mantenere il buon umore così a lungo.
<< In verità no. >>. Avevo programmato di andare, ma per vari problemi sul tragitto, alla fine ho desistito.
 
 
<< Dobbiamo andarci! Ci sono tantissime cose che devi vedere. La Witch House, la casa del giudice Jonathan Corwin coinvolto nel processo alle streghe di Salem. Non puoi perderti il Witch Museum e molto altro. Ci andiamo? >>.
Parla al plurale "dobbiamo", "andiamo", come se desse già per scontato che ci sia un "noi" e mi intimorisce il suo slancio emotivo nel programmare vicende, gite e futuro dove ci sono anche io. Come può essere certo che fra dieci minuti non si stufi o passi una ragazza più bella di me, che di certo non lo faccia sfigurare ad una première?
Come può essere certo? Se io non sono certa nemmeno che questo sia reale?
 
 
<< Sì. >>, confermo, ma sto dicendo "sì" a tante cose, principalmente è un "sì" a Chris Evans nella mia vita.









Note: 
Ho deciso di pubblicare il secondo capitolo, perché solo uno mi sembrava un po' poco come inizio. Volevo lasciare una traccia in più sui cui fantasticare ed immaginare il seguito. 
Poi qualcuno su Facebook ha insistito tanto e quindi eccolo qui. 

Specifico che i tempi della storia sono un po' diversi da quelli reali, le riprese di Avengers 3 non sono state fatte in autunno, lo so. Ho dovuto cambiare altrimenti non mi coincidevano i tempi nella ff. 

Scusate i capitoli chilometrici, ma ultimamente sono molto prolissa nello scrivere!

Per adesso la pubblicazione resterà fissa ad un capitolo al mese, salvo modifiche. 

Ringrazio tutti i fantasmini che hanno letto il primo capitolo, sperando vivamente che sia piaciuto e che qualcuno, in futuro, mi lascerà un pensiero tra le recensioni. 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna.  
 

 
  
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