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Autore: Vanya Imyarek    15/09/2018    2 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                  PENELOPE

L’ASCESA  A  DIVINITA’  PIU’  BREVE  DELLA  STORIA

 

 

 

 

Setne non sembrava affatto messo bene quando facemmo irruzione nello studio.

 Aveva il solito abbigliamento pacchiano, certo, ma con la postura incurvata che annullava l’effetto delle spalle imbottite e il volto preoccupato e rabbioso, gli dava l’aria di qualcuno che fosse stato costretto a travestirsi da clown, e che non fosse affatto contento della cosa. A coronare questo effetto, non appena entrammo ci guardò davvero malissimo.

 “Perché non siete con gli altri a combattere?”

 “Perché sarebbe inutile” dissi io. Prima che potesse replicare, probabilmente con qualche accusa di diserzione, mi affrettai a rispondere “Sono troppi. Achille è il semidio più forte di tutti, certo, ma il suo punto debole è stranoto: mi sorprenderei se fosse ancora in piedi. E per quanto i nostri siano bravi combattenti, quelli saranno arrivati in un centinaio, non abbiamo speranze di sopraffarli”

 “E hanno una dea dalla loro parte” aggiunse Chad. “Kebechet, chi l’avrebbe mai detto? Non ho la più pallida idea di chi l’abbia convinta a schierarsi nuovamente con gli dei egizi, ma fatto sta che è lì fuori a spararci ghiaccio addosso”

 Un’affermazione interessante, visto che noi non avevamo traccia di ghiaccio addosso, ma per fortuna Setne era troppo distratto dalla situazione per farci caso.

 “E cosa state cercando di dirmi? Volete che io stesso scenda in campo?”

 “Precisamente. E non solo. Vi chiediamo di indossare la corona di Tolomeo”

 Ci fu un attimo di pausa, mentre Setne realizzava che sì, quella richiesta era stata posta davvero.

 “La mia corona? Ora?”

“Quale momento migliore? Lo so che non è prudente, ma non possiamo vincere se non avremo un potere divino dalla nostra parte. Ve ne prego … non posso sopportare che tutto quello che abbiamo passato, tutto quello per cui ci siamo impegnati, sia per nulla. Siamo così vicini al successo, non possiamo lasciarcelo rubare da una mandria di schiavi degli dei!”

 “Quella che ci offrite voi è la più grande occasione che l’umanità abbia mai avuto di liberarsi dal giogo degli antichi dei” Chad rincarò la dose. “Avrete tutta la gratitudine, la devozione del mondo se solo non abbandonerete i vostri progetti ora!”

 A quanto pareva, erano esattamente le parole che servivano a Setne in quel momento. Del resto, di tutte le volte che aveva cercato di ascendere non solo a divinità, ma a divinità suprema, era quella in cui era arrivato più vicino al suo obiettivo … sarebbe stato un vero peccato fallire proprio ora, così vicino alla meta. E magari ritrovarsi con qualcuno del suo vecchio esercito che non fosse disposto a filarsela subito non faceva così schifo come idea.

 “Farò esattamente quello” dichiarò Setne. “Cioè, indossare la corona. Voi due, tenetevi pronti a coprirmi le spalle!”

 Marciò spedito verso quella che sarebbe stata una normalissima cassaforte, non fosse che era coperta di geroglifici, vi armeggiò, e ne estrasse la famosa corona. Se la pose in capo.

 Non so descrivere esattamente quello che successe. Apparentemente, non cambiò assolutamente nulla, se non il look di Setne: ora stava negli abiti tradizionali di un faraone, più la corona in testa: avresti effettivamente potuto scambiarlo per un antico re, ma non esattamente divino. Però aveva un qualcosa attorno a lui … non qualcosa di fisico, più una sensazione che emanava … la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato.

 Quel lampo di soddisfazione che avevo provato al vederlo mettersi in testa la corona svanì, rimpiazzato da una stretta allo stomaco. E adesso cosa stava per succedere? Niente di buono, vero? Di che accidenti era diventato il dio?

 Lui mi rivolse un sorriso a trentadue denti. “Finalmente … avevate ragione, non avrei neanche dovuto aspettare così a lungo. Finalmente sono … pronto a offrirvi il mondo, ragazzi”

 Chissà perché, ebbi la sensazione che non fosse la conclusione della frase che lui aveva in mente. Avevamo davvero preso la scelta giusta?

 Il nuovo dio marciò spedito fuori dalla stanza, elargendo ai dintorni uno sguardo di puro disgusto, come se li trovasse indegni della sua presenza. Io e Chad ci scambiammo un’occhiata, e lo seguimmo.

 Fuori era lo sfacelo. Metà delle pareti della villa erano state abbattute, molte coperte di ghiaccio. Le urla degli invasori riecheggiavano da ogni angolo. A quanto potevamo capire, stavano cercando sia Setne che gli altri membri del suo esercito: pareva che se la fossero già filata tutti. Feci segno a Chad di rallentare, mentre Setne spariva alla vista in un corridoio.

 “Non ci conviene farci beccare con lui” gli sussurrai. “Ormai quel che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Dobbiamo solo controllare che vada tutto bene”

 Riuscimmo ad arrampicarci in quel che restava della soffitta: qualcuno aveva creato uno spettacolare buco nel suo pavimento, e guardare in basso ci dava un’ottima vista delle stanze sotto. Certo, avevamo la sensazione che ci sarebbe crollato tutto sotto i piedi da un momento all’altro, ma almeno non eravamo nella linea di tiro di nessuno.

 Lo scontro finale si svolse in quello che un tempo era stato un salotto. Una prima carica di mezzosangue notò Setne e urlò, allertando tutti gli altri; poi si lanciarono all’attacco.

 Fu l’ultima cosa che fecero: un semplice cenno del nuovo dio, e presero a rimpicciolirsi e a deformarsi in modi assolutamente disgustosi, strani assembramenti di parti umane e animali che non sarebbero dovuti esistere al di fuori di un incubo. Per qualche istante si agitarono convulsamente, confusi; poi iniziarono ad attaccarsi gli uni con gli altri, scannandosi a vicenda, e i superstiti accolsero i nuovi semidei e maghi che sopraggiungevano, i quali massacrarono quei mostri sconosciuti con esclamazioni di ribrezzo.

 Io e Chad ci scambiammo uno sguardo inorridito. Sapevamo che Setne era un bastardo malato, ma quello? Che razza di divinità avevamo appena scatenato? I suoi avversari avrebbero avuto qualche speranza di farcela contro di lui?

 Setne scoppiò a ridere, e di nuovo la prima fila dei suoi attaccanti fu ridotta a mostri, tra le urla di quelli che stavano dietro e che avevano appena capito chi avessero ucciso un attimo prima. Qualcuno girò direttamente sui tacchi e filò via, chissà se a scappare o ad avvertire gli altri mezzosangue.

 “Rettifico” mormorai. “Mi sa che se vogliamo farli vincere, abbiamo ancora un po’ di lavoro da fare”

 Una raffica di neve e schegge di ghiaccio fece irruzione nella stanza, intrappolando nel ghiaccio i mezzosangue non ancora trasformati e investendo in pieno Setne. Bisognava dire che Becky aveva sviluppato un certo talento per le entrate in scena.

 E finalmente vedemmo il nuovo dio messo in difficoltà, costretto ad arretrare e a cercare di ripararsi gli occhi dalle schegge di ghiaccio. I mezzosangue e i maghi ritrovarono un po’ di speranza, urlando la loro approvazione alla dea bambina e il loro scherno a Setne, mentre tentavano un nuovo attacco.

 “Vai così, Becky!” sussurrò Chad con un sorriso a trentadue denti. Non gli dissi di aspettare a cantare vittoria per non tirare gramo con il mio potere … evidentemente le Parche mi sentirono lo stesso, perché anche il ghiaccio di Becky prese a contorcersi, diventando nerastro, cadendo a terra ed emanando un fetore allucinante.

 “E ti pareva” ringhiai, prima di augurare sottovoce a Setne di non riuscire ad agire né sulla dea né sul suo ospite. Lui evidentemente ci provò, a giudicare dalla sua espressione indispettita; ma siccome neanche lei poteva agire per lo stato in cui era stato ridotto il suo ghiaccio, si trovavano in una situazione di stallo perfetto. Becky riuscì a malapena a racchiudere gli attaccanti in blocchi di ghiaccio prima che Setne potesse operare su di loro la sua magia.

 In quel frangente, Sadie e Carter piombarono sulla scena, brandendo rispettivamente un papiro e un khopesh. Ziah, Percy e Annabeth li raggiunsero un istante dopo.

 “Vedo che quei due maledetti hanno tenuto fede alla loro parola” commentò Percy. “Perché ho l’impressione che non fosse affatto un piano per aiutarci?”

 “Di chi stai parlando, di preciso?” si azzardò a chiedere Setne.

 “Sta’ più attento a quello che sto per dire io” replicò Sadie, piazzandosi di fronte a lui con il papiro … cos’era quello, un tentativo di proteggerci dalla sua eventuale ira? Sarebbe stato troppo ridicolo sperarci, suppongo …?

“Maat!” tuonò la ragazza.

Sadie cadde a terra, esausta dall’incantesimo. I ragazzi maledetti, quelli ancora in vita, ritornarono alla loro forma originale, le pareti crollate risorsero al loro posto. Pure il tetto, che se da una parte ci diede una certa stabilità, dall’altra ci oscurò completamente la vista.

“Uh” commentò Chad. “E’ finita qui?”

“Non ci crederò finchè non l’avrò visto” replicai. “Ci tocca scendere. Speriamo solo di non dare troppo nell’occhio …”

Nessuno badò a noi, in effetti, ma per un motivo molto specifico: Setne era ancora lì.

“… sono parte del Maat, ora. Il tuo incantesimo non fa che riconfermare la mia importanza nell’ordine delle cose!”

In un modo o nell’altro, era un dio ora. E quindi non poteva essere eliminato con mezzi convenzionali, ma con quelli meno adatti all’umano che un tempo era stato. Proprio come volevamo noi.

“Non è un problema” disse Sadie, rimettendosi in piedi con l’aiuto del fratello e agitando il suo papiro. “Eravamo preparati anche a quello, sai?”

 Si scatenò il caos: i combattenti scattarono all’attacco, mentre Sadie iniziò a leggere le prime righe di un incantesimo: un’evocazione. Un semplice cenno di Setne, e le armi che gli venivano puntate contro si contorsero, il loro metallo prese a colare a terra e poi a risalire lungo il braccio di chi li impugnava, tra imprecazioni e urla di dolore. Anche il papiro di Sadie prese a decomporsi agli angoli, ma prima che potesse rovinarsi oltre, fu ricoperto da una patina di ghiaccio sottile ma abbastanza resistente da impedire ulteriori interferenze di Setne.

 “Che gli incantesimi di Setne si rivelino reversibili da qualsiasi guaritore” sussurrai. Non accadde niente sul momento … per forza, di un guaritore nemmeno l’ombra. Speravo solo che avesse funzionato …

Setne ci fece poi la cortesia di uno spettacolare errore strategico: considerò i combattenti fuori gioco, e si concentrò unicamente su Sadie e il suo papiro, cercando di rovinarne la leggibilità corrompendo il ghiaccio di Sadie.

 In primo luogo, questo fu inutile: la dea del ghiaccio rimpiazzava la lastra rovinata con una nuova e intonsa, e la maga continuava imperterrita a leggere la sua esecrazione.

 In secondo luogo, i combattenti non erano affatto fuori gioco. Percy fu ovviamente il primo ad avere l’idea: chi poteva essere così stupido da pensare che avere tutto il braccio fuso con Vortice potesse convincerlo a desistere? Semmai, gli suggerì l’idea di prendere a schiaffi Setne.

 Il nuovo dio fu talmente preso in contropiede da quell’idea che non riuscì neanche a reagire sulle prime, e quando dopo un paio di secondi ci provò, Carter, Annabeth e Ziah avevano deciso di darsi al plagio e l’avevano attaccato in massa con le loro braccia fuse a lame e bastoni. Quella scena fu talmente spettacolare che, se Sadie avesse parlato appena un po’ più piano, ci saremmo persi la fine dell’incantesimo. E invece.

 “Il tuo nome è Setne” cantò la ragazza a voce forte e chiara. “Il tuo nome è Corruttore. Tu sei un nemico del Maat, e per questo, sarai bandito. Io ti esilio oltre il vuoto. Tu hai cessato di essere”

 La stanza piombò nel silenzio. Gli attaccanti fecero tutti qualche indietro, senza togliere gli occhi da Setne. Quanto a quest’ultimo, rimase a fissare Sadie a bocca semiaperta, l’espressione stupida di chi non vuole capire quel che è appena successo. Poi cominciò a disintegrarsi.

 No, disintegrarsi non è proprio l’espressione corretta, vero? Fa suonare il tutto troppo pulito. La maggior parte di voi era presente, sapete di cosa sto parlando. Sinceramente, non ho mai osservato il processo di decomposizione di un cadavere, ma a giudicare da quel che ho trovato sui libri di medicina di Thoth, abbiamo visto praticamente quello, solo accelerato. E come ciliegina sulla torta, il tutto si riversò … con suoni viscidi e umidicci … sul pavimento, prima di sparire definitivamente.

“Apophis faceva molto meno schifo!” esclamò Carter.

 “Si vede che il … modo di andarsene … era collegato alla loro natura” commentò Ziah. “Apophis era il caos, ed è esploso. Questo era … il Corruttore, a quanto ho capito da Sadie? Dunque se n’è andato in maniera molto meno pulita”

 “Okay, ragazzi” annunciò Percy. “Datemi il nome del vostro maestro di meditazione, perché io non ho idea di come facciate a rimanere calmi davanti a … questo” agitò il suo braccio misto a spada.

“Le fusioni di un corpo umano con qualcosa che non ha nulla a che fare con esso sono relativamente comuni nella magia egizia” gli rispose Ziah. “I nostri guaritori dovrebbero essere in grado di aggiustare il problema … a meno che la magia di un dio di cui nessuno ha mai seguito il sentiero e che è esistito al massimo dieci minuti non sia irreparabile”

 “Ecco, appunto” borbottò Percy. “E a proposito di come sia durato dieci minuti …guarda un po’ cos’è riuscito a fare” Indicò lo sfacelo di quei poveri corpi trasfigurati.

 “Lasciargli indossare la corona di Tolomeo è stata una pessima idea” commentò Annabeth. “Non avremmo mai dovuto fidarci di Chad e Penelope. Se solo avessi capito cos’avevano in mente … ma perché, perché? Avremmo sconfitto Setne anche come mago, perfino il suo esercito l’ha abbandonato a questo punto!”

 “Si vede che non erano contenti delle morti che hanno causato” commentò Percy. “Maisie è salva, quindi dovevano rimediare in qualche modo. E scommetto che a questo punto se la saranno già filata chissà dove …”

 Potevamo davvero ritenerci accusati ingiustamente? Era necessario che Setne morisse in modo non adatto a lui, ma forse poteva essere fatto diversamente … certo che poteva essere fatto diversamente. Avremmo potuto imprigionarlo nel Tartaro. Quindi sì, quei disgraziati ragazzi e le loro raccapriccianti morti erano, di nuovo, nostra responsabilità.

 Vidi Sadie che stringeva convulsamente i pezzi del ghiaccio che aveva contenuto il suo papiro, ora scomparso, per poi mollarli imprecando per il freddo. Certo che la sua reazione era quella. Eravamo state amiche. Poi fece qualcosa che non mi aspettavo: si voltò a confrontare Becky.

 “Tu mi hai aiutata”

 “Ho impedito che il papiro venisse rovinato” fu la risposta della piccola dea. “Non volevo che Setne vincesse. Non c’entra niente con te”

 “E neanche adesso stai cercando di uccidermi”

 “Non pensare a cose stupide. Non mi piaci, e non mi piacerai mai. Ma non c’entri davvero con le scelte di mio padre, e da sola, non sei abbastanza importante da uccidere. Papà può tenerti, io non voglio più niente a che fare con nessuno di voi due”

 “Penso che sia la soluzione migliore per tutti, sì” concordò Sadie. Pareva incredibilmente stanca, dal tono.

 “Ehi, aspetta ad andartene” intervenne Carter. “Il tuo ospite. Hai preso forzatamente controllo di lui …”

“Non mi sembrava importante, all’epoca. Potete tenervelo. Mi sarà utile qualcuno che segua il mio sentiero, invece di essere solo controllato. Abbiatene cura”

 E ci fu come uno sdoppiamento, come se dall’immagine della dea si separasse, per crollare a terra, quella del piccolo Felix, un po’ malconcio ma illeso. Becky svanì, il ragazzino fu circondato da gente in piena apprensione. Era semplicemente svenuto, fu il verdetto, probabilmente si sarebbe ripreso. Sadie, unica a non avere lame affilate attaccate alle braccia, lo sollevò alla meno peggio, e il gruppetto al gran completo uscì fuori.

 Noi rimanemmo a fissare la stanza. Era finita.

 Era davvero finita. Tutto quello per cui avevamo lavorato, tutti i nostri complotti e schemi e doppi giochi, ecco a cos’avevano portato. Un dio durato pochi minuti, un pugno di gente morta in modo orribile, persone stanche, tradite e traumatizzate che lasciavano una villa distrutta.

 Il Maat, in qualche modo, ancora in piedi, pronto a reggere all’assalto della prossima calamità.

 E noi due fermi in quella soffitta mezzo distrutta.

 Fu Chad a dare voce ai miei pensieri: “E adesso?”

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e la storia principale si è conclusa. Devo dire, fa uno strano effetto … ma direi che posso riservare riflessioni al prossimo capitolo, un epilogo piuttosto breve. Intanto, qui ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito!


  
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