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Autore: pralinedetective    12/07/2009    2 recensioni
Una raccolta di fanfics scritte precedentemente al mio abbandono del fandom e che mi dispiaceva lasciare a marcire in cartellina. Avvertimenti e note variano a seconda del capitolo.
Sasori/Deidara [1]
Pein/Tsunade [2]
Neji/Hinata [3]
Karin/Sakura [4]
Madara!Itachi 5]
[Capitolo uno: terza classificata a parimerito con DarkRose86 al contest How can you see into my eyes like open doors, made in Hikaru Zani.]
[Capitolo due: quarta classificata al "Dream Contest".]
[Capitolo quattro: partecipante a un contest di Hika_chan del quale non ricordo né il nome né la posizione ♥.]
[Capitolo cinque: partecipante al Piramidy contest.]
Genere: Generale, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if?, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Genere: Introspettivo, Dark, Horror.
Rating: Rosso.
Avvertimenti: Tematiche delicate!, Flashfic, Songfic, Yaoi, AU (Another Universe).
NdA:
Avvertimento importantissimo! In questa fanfic si tratta un argomento molto delicato, quello della necrofilia. Un accenno più che implicito, mi raccomando.

Maybe.


[ Devo aprire i miei occhi di fronte a tutto. ]


All’inizio ne ero entusiasta.

Avere in mano non solo i pensieri di un individuo, ma anche la sua anima.
Scrutare il fondo del pozzo dove era precipitato così, da lontano.
Conoscere tutto di questo senza una parola pronunciata.

Progetto interessante, alquanto ambizioso.
Forse troppo, ma non importava.

Ancora ora, per rendermi conto, devo pensare a lungo, rimuginare su quel che è successo.
Su quel che mi è successo.

Chi va con il claudicante impara a zoppicare si dice, no?

 – E chi va con l’assassino? –


[ Senza un pensiero, ]


Adesso me ne accorgo.

Tanto tempo a perdersi in vacui sguardi, tanto tempo ad immaginare la colpa che ancora macchia quelle mani pallide ed a sorseggiare acqua o una bibita insipida.

Ricordare quei racconti, così vividi, di fronte ad un buon bicchiere di vino o un elegante alcolico, fino a sentire il battito cardiaco accelerato, il sangue che pulsa nelle orecchie.

Oppure, l’ho sempre saputo.
Mi sono sempre accorto che ogni bacio aveva un retrogusto amaro, che i liquidi non potevano placare la dolorosa sete,


[ senza una voce, ]


E quel profumo – come altro posso definirlo? – su di me, sulla mia pelle, sulle mie mani, sulle mie labbra!

Tutti quei libri e quei racconti, tutti sbagliati. Sapore di ferro, sapore di angoscia, sapore di terra...

Il sangue ha un sapor di vaniglia. Dolce sul palato, scivola come nulla.
Scivola come la vita fuori da quei corpi, totalmente alla mia mercé.
Perché, ancora una volta, sono io il padrone, e loro le marionette.


[ senza un'anima. ]


Forse lui sapeva.

Forse lui vedeva in me i cambiamenti.
Forse lui poteva fermarmi allora, poteva smascherare il mio esordio.

Forse è pentimento quell’ombra che nasconde la purezza degli occhi che un tempo – forse – amavo.

O, forse, è solo la morte che, alata sulla sua cavalcatura infernale, avanza su di lui.
Fa sue quelle braccia, quelle gambe, quel cuore sempre più lento...
Me lo ruba... Me lo sta rubando! No, è mio, rendimelo!

Mio! Mio soltanto!

So io come riprendermelo... Tu lascialo andare! È mio!


[ Ci deve essere qualcos'altro da fare. ]


Per la prima volta – forse – da sempre, sono io a dedicargli dell’attenzione.
Con cura apro il bottone dei pantaloni, la mano scivola come spesso la sua, a distrarmi dal ricordo.

Un bacio sulle labbra. – Non risponde?
Un bacio sul collo. – Non mi vuole?
Un morso. – Non mi ami più?

Leggero, un gioco pericoloso al quale mi ha invitato sempre per primo.
E i miei occhi mancavano, come ora, che entro in lui dopo la ricerca della risposta negata.

Una parola, uno sguardo.
 – Mi accontento di così poco? –
Una parola, uno sguardo. Solo per me.

« Non lo dirò a nessuno, promesso... Parlami... »


[ Respira in me e rendimi vero. ]


Gli occhi sono appannati, ma non sto piangendo. Sono anni che non succede.
Forse, non l’ho fatto mai. – La verità mi ha insegnato a mentire?

« Apri gli occhi, aprili... »

Non mi ricompongo, qualche piccolo schiaffo sull’insensibile guancia tonda.

« Guardami, guardami... »

Un moto del tutto nuovo sale dal petto.
Gli occhi sulla mia stessa mano.
Sangue, sangue, sangue.
Ancora, di nuovo.

Gemito.
Singhiozzo.
Conato di vomito.

La gola brucia.
Devo parlare, devo dirlo.

Se esaudirò il tuo desiderio mi guarderai ancora? Tornerai?
Promesso?

« Perché non mi rispondi? »
« Devo lavorare. »

Silenzio troppo doloroso. Troppo inumano.

« Mi ami, danna? »



[ Non lasciarmi morire qui. ]


« D-eidara... »


[ Riportami in vita. ]

 

  
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