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Autore: AdhoMu    03/10/2018    7 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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19. Conti resi ad alto Tasso di interessi.
 
Leanne gli rivolse uno sguardo sbalordito.
- Non... non stai parlando sul serio, vero?...
Graham continuava a fissare l'antico mobile; immerso nell'ombra, il legno schuro, gli intagli profondi, le cerniere e le borchie ossidate dal tempo. Non sembrava un semplice Armadio, quanto più un minaccioso strumento di tortura medievale.
- È l'unico modo. Lumos!
Risoluto, il ragazzo mosse alcuni passi e si avvicinò. Alla luce della bacchetta, gli intagli che decoravano il cornicione dell'Armadio Svanitore risultarono ancor più sinistri. Erano stati sbozzati in modo violento; sembravano ferite.
- Malfoy se ne è servito per fare entrare i Mangiamorte ad Hogwarts l'anno scorso - disse infine Graham a Leanne, Alicia e Bastian che, nel frattempo, l'avevano raggiunto. Da fuori, i colpi degli assalitori che tentavano di stanarli si susseguivano senza sosta. L'interno del negozio di Sinister, però, sembrava avvolto in una bolla. La situazione era assolutamente surreale.
- Ma per farlo funzionare ce ne vuole un altro - osservò Bastian che, avendo trascorso l'infanzia nella casa di Walden Macnair, aveva avuto modo di imbattersi in più di un oggetto di Magia Oscura.
- Il suo gemello si trova ad Hogwarts - replicò Leanne, che stentava a capacitarsi della decisione di Graham. - Ham vi è rimasto intrappolato per settimane durante il suo settimo anno.
- Me lo ricordo - disse Bastian che, proprio quell'anno, vi aveva lavorato come Assistente del professor Piton. - Ma non sapevo che l'altro Armadio Svanitore si trovasse ancora a scuola.
- È solo una supposizione - ribattè Graham, guardandolo in tralice. - Mi auguro soltanto che si riveli esatta.
Con un gesto deciso tese la mano, afferrò la maniglia di ferro battuto a forma di salamandra e la tirò verso di sé. L'anta si aprì cigolando. Dentro, buio completo. Graham cominciò a sudare freddo.
- Non sarebbe meglio - propose Alicia, che aveva notato l'irrequietezza del Serpeverde - che vada avanti io?
- No. - la voce di Graham tremava leggermente. - Ci vuole qualcuno che apra la porta dall'altra parte; e noi non sappiamo se ci sarà, effettivamente, qualcuno di là.
- E quindi, come farai ad uscire? - gli chiese lei, scettica.
- Come l'altra volta, Aussie - rispose Leanne al suo posto. - Graham si smaterializzerà fuori dall'armadio e poi aprirà la porta anche a noi.
- Ma non ci si può smaterializzare dentro Hogwarts!...
- Non noi, forse - disse Leanne, e qui rivolse a Graham un sorriso ed un'occhiata di incoraggiamento - ma il baldo Montague ce la fa, ve l'assicuro.
 
Graham deglutì e respirò fondo quando l'anta dell'Armadio Svanitore si chiuse dietro di lui.
Annidati nell'oscurità, i suoi terrori più reconditi gli facevano la posta; lui però tenne duro, ripetendo fra sé e sé le parole del suo istruttore del corso di Spezzaincantesimi, che aveva insegnato loro a concentrarsi sui loro reali obiettivi.
Aveva paura?
Eccome.
Il trauma infertogli dall'esperienza vissuta due anni prima era ancora vivo dentro di lui; da allora, aveva spesso sofferto di claustrofobia e aveva sviluppato una certa avversione nei confronti del buio. Ma doveva tentare; doveva farcela. Lui, Leanne e i compagni dovevano trovare il modo di lasciare Magie Sinister e di raggiungere Hogwarts.
Nonostante l'oscurità che gli impediva di distinguere alcunché, Graham percepì improvvisamente un cambiamento intorno a lui. Qualcosa era mutato: la temperatura dell'aria, l'umidità, l'aroma del legno. 
Il ragazzo capì di trovarsi all'interno dell'armadio gemello. Tentò quindi di spingere l'anta ma quella, come previsto, non si apriva. Graham dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non farsi prendere da una crisi di panico. 
- Respira, vecchio mio. Respira.
Qualche secondo dopo, tentò la smaterializzazione. Con sua somma gioia, la manovra gli riuscì: estremamente soddisfatto, afferrò quindi la maniglia dell'Armadio gemello dall'esterno, riuscendo finalmente ad aprire l'anta del mobile.
Un vociare concitato alle sue spalle gli fece girare di scatto la testa.
Un gruppetto di studenti abbigliati con le divise delle Case di Hogwarts lo guardava a bocca aperta.
- Che mi venga un colpo - esclamò un ragazzo Grifondoro dai capelli paglierini, che Graham riconobbe come Simon Finnegunn (o qualcosa di simile) - se quello non è quella bestiaccia di Kain Montague!...
 
La Stanza delle Necessità cominciava ad affollarsi; mentre Graham faceva entrare Leanne, Alicia e Bastian attraverso l'Armadio Svanitore, altre persone (membri dell'Ordine della Fenice, abitanti di Hogsmeade ed ex studenti) continuavano ad arrivare.
Leanne conservò sempre ricordi molto confusi di quello che accadde in seguito.
L'arrivo di Harry, Ron e Hermione, la cacciata dei Carrow, l'esposione della Battaglia.
Insieme ai compagni corse fuori da quel locale sicuro, pronta a battersi con tutto il coraggio e la determinazione di cui disponeva. Perché no: un mondo in mano al Signore Oscuro e ai suoi seguaci non era proponibile, non era vivibile. Non era abitabile; tutto era auspicabile, tranne quello.
Fra i frammenti di ricordo di quelle ore forsennate, alcune scene si fissarono in modo indelebile nella sua mente.
Gli assalitori che facevano breccia nella cupola fatata che proteggeva il castello; le urla e le esplosioni, l'aroma proriginoso della polvere pirica e quello pastoso del sangue. 
Carbry Bell e Morag McDougall, affiancati da Madama Chips e da un gruppetto di volontari biancovestiti, si occupavano dei feriti, sempre più numerosi con il passare dei minuti.
I più bravi giocatori di Quidditch (Roger Davies, Angelina, Katie, Oliver e Alicia, insieme a molti altri) saettavano sulle Comet della scuola, bersagliando dall'altro i nemici dai neri mantelli.
Graham, puntando il piede davanti a sé, scagliava incantesimi di potenza inaudita; carico com'era, riusciva ad ingigantire le sue fatture offensive, facendo volare via maschere e gente.
- Ma guarda un po' chi si vede.
Una voce sprezzante alle sue spalle l'aveva fatta raggelare. Leanne si era voltata di scatto, la bacchetta puntata nella mano tremante. Ma Aidan Avery non aveva avuto il tempo di avvicinarlesi, che uno Schiantesimo gli aveva fatto il pelo, andando a riaprire la ferita sulla guancia inflittagli da Greta mesi prima.
Sebastian Macnair gli si era gettato addosso, ingaggiando con lui una lotta senza esclusione di colpi. I due duellavano ad una velocità tale che Leanne non riusciva a seguirli. Fra una fattura e l'altra si insultavano sibilando come serpenti all'attacco: si vedeva che lo scontro si sarebbe concluso soltanto con la morte di uno dei due.
Macnair si trovava in leggero vantaggio perché, a differenza di Avery, era freddo, determinato e mosso da un rancore troppo profondo e incontenibile; nel giro di qualche minuto, probabilmente, una delle sue maledizioni avrebbe infine centrato l'avversario. Se non che in quel mentre, proprio accanto a loro, Walden Macnair era riuscito a far cadere Alicia Spinnet dalla scopa e l'aveva attaccata con una delle sue mannaie, ferendola al braccio.
- Aussie!
- Expelliarmus!
Bastian si era distratto e Avery lo aveva disarmato, facendolo ruzzolare a terra. Il ragazzo si era trovato inerme, in balia dell'altro, che lo guardava con malevolo disprezzo. Leanne era scattata in avanti, cercando di attirare l'attenzione su di sé. Ma prima di avere il tempo di affrontare le sue paure, materializzate nel ghigno cupo del mago oscuro, una nuova voce s'era imposta sul chiasso.
- Razza di vigliacco.
Leanne si era girata e, sommamente sopresa, si era trovata a fianco di Eean Avery. Suo fratello, che lo aveva creduto morto, l'aveva dapprima guardato stupito, ma si era ripreso subito.
- Oh, che sorpresa. Che Salazar mi fulmini se questo non è quel mollaccione di un Tassorosso di mio fratello, la vergogna di famiglia!
Eean gli aveva riso in faccia.
- La vera vergogna la provo io, nel dovermi sentir chiamare "fratello" da uno come te.
Aidan aveva sogghignato, provocatorio.
- Ah sì? - aveva sibilato, sollevando lentamente il braccio. - E io che mi facevo scrupoli. Se lo avessi saputo prima, mi sarei dato da fare con tua moglie...
E poi, fulmineo:
- Avada Kedavra!
- Magma Toscae!
Un fiotto di luce densa come lava, gialla e pulsante, era scaturita dalla bacchetta di Eean e aveva colpito in pieno petto il fratello, cristallizzando sul suo viso il suo ghigno odioso. Per un istante, giusto un secondo prima di centrare l'obiettivo, la materia amorfa del Magma di Tosca aveva assunto la forma di un Tasso, che si era avventato su Aidan con gli unghioni sguainati, per poi liquefarsi nuovamente e inglobarlo.
Eean si era avvicinato ansando.
- Piccolo dettaglio. Mia figlia non porterà mai il nostro cognome maledetto. È lei che non merita una vergogna come questa.
Il mago oscuro era divenuto rigido come pietra e non potè reagire; un istante dopo, una maledizione scagliata inavvertitamente da uno dei suoi compari lo aveva raggiunto, mandandolo in frantumi.
- Siamo pari, Eean - lo aveva ringraziato Bastian mentre Leanne lo aiutava a rialzarsi, per poi correre verso Alicia, il cui avambraccio (lo stesso colpito dalla necrosi magica neanche due settimane prima) sanguinava abbondantemente. Walden Macnair aveva visto in lei il principale motivo di diserzione del nipote, che lui aveva cresciuto nei solidi principi Riddleiani; voleva fargliela pagare per aver traviato Bastian. 
E forse sarebbe anche riuscito ad eliminarla se non fosse stato per Hagrid, che aveva col boia un vecchio conto in sospeso dotato di ali, occhi gialli ed unghioni chiamato Fierobecco. Il Mezzogigante gli si era quindi fatto sotto agitando il suo ombrello rosa, per poi assestargli una ginocchiata che lo aveva spedito ad astra, con esiti fatali.
E mentre intorno a lei la Battaglia infuriava, vite erano mietute e lacrime erano versate, Leanne lo aveva visto.
Immobile dall'altra parte della balconata, vestito di nero, la sacca coi ferri per la Marchiatura appesa alla schiena, Ares Mulciber guardava la giovane strega con la mollettina di mithril, un'espressione terribile dipinta sul volto.
Leanne aveva indietreggiato di un passo, orripilata. Nel giro di un secondo, però, lui l'aveva raggiunta, lasciandosi alle spalle uno sbuffo di fumo nero.
- I-impedimenta! - la voce le era uscita in un rantolo dalla gola; la fattura, troppo debole, non era andata a segno.
Petrificus Totalus.
Con un movimento ascensionale della bacchetta, l'aveva sollevata da terra, facendola levitare a mezz'aria. La scrutava, ora, con espressione che non prometteva nulla di buono.
- Sei uguale a lei - le aveva detto infine, facendola rabbrividire.
- Non... non... - Leanne boccheggiava, tentando invano di liberarsi. Aveva l'impressione che due mani invisibili le serrassero la gola, soffocandola.
- E perché - le aveva chiesto lui - non dovrei?
E dal modo in cui aveva posto la domanda, la ragazza aveva capito. Ares Mulciber aveva ammazzato Mary Macdonald a sangue freddo, e avrebbe fatto lo stesso con lei. La luce insana che brillava in fondo ai suoi occhi glielo rivelava chiaramente: quell'uomo era completamente pazzo, irrimediabilmente assuefatto alla magia oscura. Sul suo capo, la piccola fenice scintillava di un azzurro disperato.
- Darei qualsiasi cosa - gli aveva gridato allora, la voce rotta dal pianto - pur di non essere tua figlia!...
Leanne sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi; Ares Mulciber, però, le aveva rivolto un'occhiata di incredula ironia.
- Tuo padre, io? - aveva ringhiato, stringendo la presa sulla bacchetta. - Quella puttana di tua madre non mi ha mai permesso di sfiorarla neppure con un dito. A quanto pare, però, con gli altri si dava da fare.
- Leanne!
L'urlo di Graham era echeggiato poco lontano, sovrapponendosi al frastuono. Il ragazzo correva nella loro direzione; sembrava fuori di sé.
- Non permetterti di toccarla! Avada Kedavra!
Protego!
Il controincantesimo di Mulciber lo aveva colpito di rimbalzo, facendolo rotolare a terra.
- Graham!
- Un Serpeverde purosangue pronto ad uccidere per te... - l'aveva schernita Mulciber, sprezzante. - Chissà cosa gli devi avere fatto per ridurlo così. Sei proprio della schiatta di tua madre.
Con un gesto secco della bacchetta, l'uomo aveva intensificato la stretta sul collo di Leanne.
- Ed ora a noi, creatura indegna.
Leanne aveva stretto le palpebre, preparandosi all'impatto; quand'ecco, qualcuno era intervenuto e l'aveva salvata:
Stupeficium!
Colto di sorpresa, Ares Mulciber aveva perso l'equilibrio; aveva annaspato per qualche secondo nell'aria, e poi era precipitato dalla balconata. E schiantandosi al suolo era morto in modo atroce, fatalmente trafitto dai ferri che tanto gli stavano a cuore.
Leanne aveva aperto gli occhi, un po' incredula, per mettere a fuoco il suo salvatore.
- Stai... stai bene?
In piedi davanti a lei c'era un mago di mezza età alto e biondo, vestito di giallo e di nero. Cucita sul suo petto c'era una Fenice scintillante: si trattava, evidentemente, di un membro dell'Ordine.
- Sì - rispose Leanne, alzando il capo.
Quando le iridi della ragazza avevano incontrato quelle altrettanto castane dell'uomo, sul viso di questi si era dipinto un genuino stupore.
- Tu... 
Un'esplosione seguita da grida aveva però richiamato la sua attenzione. Il mago aveva aiutato Leanne a rialzarsi ed era corso via, non prima di urlarle un:
- Riguardati!...
Leanne non lo aveva più rivisto.
 
 E la Battaglia era continuata, e alla fine era terminata, con una vittoria resa amara da un immenso carico di dolore.
"Non si vince mai del tutto" pensò tristemente Leanne, il capo posato sulla spalla di Graham, che sonnecchiava accanto a lei. All'esterno della casa di pietra, le onde giocavano a rimpiattino con i faraglioni; il silenzio delle Orkneyjar era cullato dai suoni del vento e del mare.
Al termine del conflitto, i due ragazzi erano subito tornati al Nord insieme agli altri, in cerca di pace.
Bastian Macnair era stato invece trattenuto dagli Auror del Ministero e avrebbe risposto a processo presso la Corte del Wizengamot.
Alicia, Leanne, Graham e mezza Radio Potter gli si erano stretti intorno per impedire la sua cattura, ma gli ordini erano ordini. Sul suo avambraccio, il Marchio Nero che gli era stato imposto con la forza costituiva una mezza ammissione di colpa.
"Chissà com'è incazzato, MacSplendid, ad Azkaban" si disse Leanne, un pochino risollevata dal pensiero che comunque, i Dissennatori, non vi lavoravano più come carcerieri. Ben presto, comunque, i processi per reati di guerra sarebbero cominciati; visto il suo impegno in qualità di infiltrato, Bastian sarebbe stato sicuramente scagionato.
Leanne sentì che Graham si muoveva contro di lei.
- Non dormi, Ham?
- No.
Il ragazzo si tirò su a sedere.
- Senti, Leanne.
- Dimmi.
- Quel Mulciber... ha affermato di non essere tuo padre, vero?
Lei sbuffò fuori l'aria.
- No. E per fortuna, dico io.
- Sì, certo - convenne subito lui. - Ma il dubbio resta.
- Già.
Graham rimase in silenzio per qualche minuto, per poi riprendere la parola.
- Quando mi hai raccontato la tua storia - cominciò, procedendo adagio - ricordo che mi avevi detto che tua madre e la sua amica ti avevano affidato ad una suora anziana...
- Sì: Madre Gertrude.
- Esatto. E che questa suora, quando tu eri ancora piccola, si era poi ritirata in clausura.
- Giusto.
- Ecco, mi chiedevo: non sarebbe forse il caso di farle una visita?
Leanne lo guardò, un po' spiazzata.
- Oh, ma sinceramente... insomma, era già molto anziana a quei tempi; non credo sia... ancora viva, ecco.
Graham però, da gran testardo qual era, insistette.
- Ma potrebbe essere viva, no?
- Oh, beh. Suppongo di sì.
- Sai dove si trova il convento di clausura?
- Sì - annuì lei - è a Kensington. All'orfanatrofio ce ne hanno parlato tante volte.
- E se - propose Graham, stringendole i polsi sottili fra le grosse mani - ci facessimo un salto domani?

E fu così che il giorno dopo i due ragazzi si smaterializzarono fuori dal convento di Kensington; bussarono alla porta e chiesero di parlare con Madre Gertrude.
- Madre Gertrude sta bene - riferì loro una suora i cui occhi severi e un po' acquosi facevano capolino attraverso lo spioncino. - Questo, però, è un convento di clausura. Ergo, non si ammettono visite. Buongiorno.
E, richiuso di scatto lo sportellino, li lasciò con un palmo di naso.
- Hai capito... - grugnì Graham, contrariato.
- A mali estremi... - suggerì Leanne, che ormai aveva abbracciato l'idea. E, preso per mano il ragazzo, si smaterializzò con lui all'interno del convento.
Sulle porte delle celle erano affisse piccole insegne che recavano i nomi delle occupanti.
Quando si affacciarono alla stanzetta di Madre Gertrude, la vecchia suora non dimostrò alcun tipo di sorpresa nel vederli; sembrava, anzi, che li stesse aspettando.
Ascoltò con pazienza la loro storia, fermandoli spesso per elargire carezze a Leanne, alla quale continuava a ripetere "Come sei cresciuta!..."; poi, al termine del loro racconto, si lisciò le pieghe dell'abito scuro e disse.
- Dorcas Meadowes (questo era il nome dell'amica di tua madre) mi conosceva perché la sua famiglia e la mia erano in buoni rapporti. Nell'imminenza della tua nascita, Dorcas rispolverò il legame con la sua vecchia amica Maganò, che sarei io.
Leanne e Graham la guardavano affascinati.
- Purtroppo non mi rivelarono mai l'identità di tuo padre; tuttavia, nell'affidarti a me, Mary mi consegnò alcuni oggetti legati alle tue origini. Il primo è la piccola fenice che tu, vedo, usi come mollettina per i capelli. Poi: la copertina in cui eri avvolta e che, purtroppo, è andata persa. E infine... questa. Che, presumibilmente, apparteneva a tuo padre, dato che Mary era una Grifondoro.
Madre Gertrude frugò rapidamente nel cassetto del suo comodino e ne estrasse un piccolo oggetto luccicante.
Era una spilletta gialla e nera, con al centro un Tasso argentato in leggero rilievo.
Dietro, incise nel metallo, due lettere - probabilmente, due iniziali: S. P.

S. P.
La professoressa McGranitt, seduta alla scrivania nel suo ufficio di Preside, guardò prima Leanne e poi Graham, sforzandosi di ricordare.
- Ragazzi miei, per quanto ciò che sto pensando abbia dell'incredibile - disse poi, sinceramente meravigliata - credo che le variabili del caso siano estremamente ridotte. Spillette come queste erano consegnate ai Prefetti negli anni '70; ve lo posso dire con certezza assoluta perché, in seguito, ne vennero fabbricate altre con modelli leggermente diversi.
- Stiamo quindi cercando un Prefetto del Tassorosso che ha frequentato la scuola in quegli anni? - indagò Graham, curiosissimo.
- Sì, signor Montague. E vi dico di più. Credo anche di sapere di chi si tratta.
Quando Leanne gli strinse la mano, Graham si accorse che quella di lei era leggermente sudata. Le restituì il gesto, accompagnandolo con un'occhiata rassicurante con cui le diceva:
"Sono con te. Come sempre".
- Ed era... era una brava persona?... - domandò la ragazza, con un filo di voce.
- Era ed è un'ottima persona, Leanne. Sturgis Podmore, per quanto ne so, è vivo e vegeto, perdinci!

Alcune cosette:
1) Battaglia di Hogwarts ridotta all'osso e meramente legata alla vicenda dei nostri protagonisti, lo so. Mi è parso inutile (e, peraltro, neppure me la sentivo), in questo contesto, raccontarla per l'ennesima volta per filo e per segno; spero vada bene lo stesso.
2) Mi sono messa in testa che Mulciber è il marchiatore ufficiale dei Mangiamorte; per questo, porta(va) sempre con sé i suoi maledetti ferri.
3) Come avrete capito, il grosso del capitolo era già pronto da tempo. E ormai ci siamo. Ci siamo. Ci siamo. La storia è praticamente conclusa, tutti i tasselli si sono (apparentemente) incastrati. Manca solo l'epilogo... e poi Adho, per un po', entrerà in Reader Mode. 
   
 
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