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Autore: Harley Sparrow    11/10/2018    1 recensioni
Anno 1993/1994
Mentre Harry Potter vive il suo terzo anno a Hogwarts, tre ragazzi Serpeverde del quinto anno si troveranno ad affrontare misteri inaspettati. Tra feste clandestine nel bagno dei prefetti, amori, delusioni, un misterioso cane nero che sembra perseguitarli e la minaccia del famigerato assassino Sirius Black che cerca di introdursi a Hogwarts, riusciranno Edmund, Margaret e Frannie ad arrivare a fine anno interi e a passare i G.U.F.O.?
*
Sono presenti anche personaggi Disney e de Le Cronache di Narnia, faranno da contorno alla storia. Vi consiglio di leggere l'introduzione per capire meglio come abbiamo gestito loro e i personaggi di Harry Potter.
*
Dal testo:
“Era…Era…”
“Sì” rispose Margaret, che aveva il volto rigato dalle lacrime.
“Ma cosa ci faceva un Dissennatore qui? È grave, praticamente siamo tutti disarmati!” disse Laetitia con la voce incrinata.
“Per Sirius Black, ovvio. Vorranno assicurarsi che non tenti di avvicinarsi a Potter. Ma è davvero assurdo mandarne uno qui sopra!” esclamò Frannie con rabbia.
Quei pochi istanti di gelo avevano riportato alla mente di tutti dei ricordi terribili.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Serpeverde
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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È stato fatto notare a me e alla mia co-autrice che questa storia può risultare un po' difficile da seguire a causa della presenza di una grande quantità di personaggi, nessuno dei quali viene introdotto alla maniera "solita", con una descrizione accurata di come è fatto fisicamente e caratterialmente. Ribadisco che se avete perplessità, domande e consigli, io sono più che felice di ascoltarvi e rispondervi. Come ho scritto all'inizio, capisco che possa risultare difficile stare al nostro passo, dato che la storia è partita come divertimento personale e quindi finiamo spesso col dare molte cose per scontate. Fatevi sentire, lo so che ci siete!
 

VI

 
DI QUIDDITCH, CANI NERI E TORTE DI COMPLEANNO

La festa nel bagno dei prefetti diede ai ragazzi la giusta carica per affrontare il resto del mese. Frannie ed Edmund dovettero continuare a scortare gli studenti fuori dalle aule e fare turni di guardia, ma dopo quel weekend lo fecero con maggior serenità.
Percy aveva iniziato a spiare Peter senza premurarsi più di tanto di nasconderlo, suscitando nel giovane Tassorosso un’antipatia mai sentita prima per qualcun altro. Fortunatamente però a fine novembre furono tutti presi da un altro pensiero: la nuova partita di Quidditch. Questa volta la sfida sarebbe stata fra Tassorosso e Grifondoro, e Mag, Fran e Edmund sapevano benissimo per chi fare il tifo, anche se per motivi diversi.
“Se vince Tassorosso, Grifondoro rimane all’ultimo posto” disse saggiamente Edmund il giorno prima dello scontro, mentre si dirigevano verso la Sala Grande per la cena.
“Fred e George non se la prenderanno, dopotutto nemmeno loro hanno tifato per noi il mese scorso” rifletté Margaret.
Ogni tanto le dispiacevano queste fratture che generava il Quidditch, ma la maggior parte delle volte era lei stessa ad alimentarle. Dopotutto, il Quidditch era importante.
“Beh, allora possiamo metterci vicini” rispose Fran. Non c’era bisogno di specificare il perché della sua scelta.
Nel frattempo si erano seduti e avevano iniziato a mangiare. Su tavolo erano apparsi vassoi pieni di ogni ben di dio.
“Lo sai che Lupin era un Grifondoro?” chiese Edmund a Frannie, per stuzzicarla “Non so se sarebbe contento se ti vede fare il tifo per i Tassi”
“Se me lo chiedesse di persona, di tifare per i Grifondoro, sarei tutta sua” rispose la ragazza con aria sognante guardando verso il tavolo dei professori, dove un ignaro Remus Lupin mangiava sorridente una fetta di torta alle verdure.
Jasmine, dal canto suo, aveva deciso che le importava più di Aladdin che del Quidditch, di conseguenza avrebbe tifato per i Grifondoro.
“Se vuoi farò le tue veci, Fran, in onore di Lupin” disse teatralmente la ragazza sporgendosi verso l’amica e toccandole il braccio. Scoppiarono tutti a ridere e passarono al dolce.
*
L’indomani le due squadre avversarie abbandonarono la Sala Grande proprio mentre Ed, Jasmine, Fran e Mag arrivavano, così i quattro ne approfittarono per augurare buona fortuna ai Tassorosso.
Cedric Diggory non era il tipo da tenere il broncio per una sconfitta, per cui rispose ai tre sorridendo, anche se sapeva che l’augurio di Ed e Mag era dettato solamente dalla convenienza “politica”.
“Tony” Fran si voltò raggiante verso il portiere giallo-nero “…In bocca al lupo!”
Il ragazzo era un po’ nervoso per l’imminente della partita, ma riuscì a distendere il volto in un sorriso caloroso.
“Grazie, Firwood!”
Poco più in là, Oliver Baston, dopo aver visto quella scena, si voltò bruscamente e si alzò in piedi per uscire dalla Sala, seguito dal resto della squadra. I Serpeverde però non lo avevano notato, di conseguenza presero posto al loro tavolo in tutta tranquillità.
Jasmine nel frattempo aveva raggiunto Aladdin al tavolo dei Grifondoro, tutti erano su di giri. Il ragazzo le consegnò una bandierina rosso e oro da sventolare durante la partita.
Quando uscirono per dirigersi verso il campo constatarono con sommo dispiacere che pioveva, anzi, diluviava così forte che sembrava che da un momento all’altro il cielo sarebbe caduto sulle loro teste. Purtroppo non era previsto il rinvio di una partita, nemmeno con temporali e raffiche di vento, perciò tirarono fuori le bacchette, crearono un ombrello con un incantesimo e si incamminarono verso il campo.
“Speriamo che non duri troppo, sto già congelando” si lamentò Mag.
“Pensa se aveste dovuto giocare voi con questo tempo” sospirò Fran.
“…Non avrei giocato, semplice” rispose Mag ridendo, anche se sapeva che non era un’opzione che avrebbe potuto contemplare.
Edmund scoppiò a ridere, intanto si strinse ancora di più la sciarpa al collo e tirò fuori un berretto da mettersi in testa, che però minacciava di volar via a ogni folata di vento.
“Ammetto che non mi dispiace per niente la revisione del calendario delle partite” disse a denti stretti.
Nonostante il tempo pessimo, lo stadio era gremito di gente come al solito: molti tifosi avrebbero preferito rintanarsi nel castello piuttosto che stare fuori al freddo per chissà quante ore, ma il Quidditch era troppo importante per simili tentennamenti, e poi sapevano che, una volta finita la partita, c’era sicuramente una cioccolata calda ad attenderli nel castello.  
I tre ragazzi si misero dalla parte della squadra di Quidditch Serpeverde, che avrebbe tifato all’unanimità per Tassorosso.
Videro le due squadre entrare in campo; Harry Potter, con la sua Nimbus 2000, sembrava un po’ spaesato, più del solito, Baston invece era tesissimo. Settimane prima aveva confidato a Fran che la cosa a cui più teneva al mondo era vincere la Coppa del Quidditch, almeno per quell’anno, e quindi ogni partita sarebbe stata di vitale importanza. Dagli spalti si levarono dei sonori fischi contro i Grifondoro, la squadra nemica dei Serpeverde dalla notte dei tempi.
Mag si girò sbuffando verso Edmund, che aveva fischiato con gli altri, e vide nel suo volto la stessa espressione intravista in Potter. Il ragazzo si trovava in piedi fra Frannie e Margaret; era stato allegro e tranquillo finché non erano usciti dal castello, ora però era leggermente impallidito e sembrava che si stesse sforzando di ridere con gli altri ragazzi.  
Malfoy, i suoi due tirapiedi e Flint intonarono un coro contro Harry Potter, al quale si unirono molti altri.
“Ma non potevano incitare Cedric, al posto di sminuire Potter?!” si lamentò Mag.
“Oh, Mag, chissenefrega! Basta che vincano!” tagliò corto Frannie proprio mentre Madama Bumb lanciava in alto la Pluffa, dando inizio allo scontro.
La pioggia era così fitta che era difficile seguire il gioco. Le scope continuavano a deviare, mettendo in difficoltà tutti i giocatori. I Grifondoro erano in vantaggio di 30 punti, mentre nessuno dei Tassorosso aveva ancora segnato. Dopo un quarto d’ora di partita sembravano tutti stanchissimi; probabilmente stavano congelando là sopra.
“Forza Tony!!” urlò Frannie saltando sul posto.
Il portiere Tassorosso sembrava esausto, ma non più di tutti gli altri. Era riuscito a parare diversi attacchi, ma quella volta i Grifondoro sembravano davvero agguerriti.
“Secondo me tra un po’ volano via tutti” disse Mag scoppiando a ridere quando vide Fred Weasley perdere quota per l’ennesima volta a causa del vento.
“Non lo escluderei, in effetti” sospirò Ed facendosi schermo con le mani per vedere meglio.
Quando i Grifondoro raggiunsero i 50 punti, Oliver chiese un time-out. Videro le due squadre riunirsi ai lati opposti del campo e confabulare fra loro.
“Rosander, Pevensie!” una voce li chiamò da dietro, i tre si voltarono. Marcus Flint era in piedi due file dietro di loro.
“Westergard ha detto che se vincono i Tassi, offre da bere a tutta la squadra!” urlò apposta per farsi sentire da tutti i presenti, mentre Hans aveva l’espressione di uno che si sta pentendo di quel che ha detto.
“Faremo il tifo ancora più forte allora” rispose Mag sorridendo, per un attimo il suo sguardo incontrò quello del ragazzo rosso davanti a lei, il quale la guardò e sorrise calorosamente.
Quando si voltarono Edmund era ancora più scuro in volto.
“Non riesco a capire se mi piace o no. Hans intendo” disse Frannie sporgendosi verso Mag, di modo che la sentissero solo lei e Edmund. Edmund la pensava esattamente come lei, anzi, in quel momento sentì che forse non gli piaceva così tanto.
“A me piace, è simpatico” rispose Mag “ma Ed è un Battitore decisamente migliore” aggiunse, dando un colpo di fianco al ragazzo, che sorrise impercettibilmente.
“Ecco che ricominciano!” disse Fran indicando i Tassorosso che tornavano in sella alle loro scope.
La partita riprese, ma questa volta sembrava che tutti i giocatori fossero più svegli e veloci. Iniziò a tuonare, molto forte. Un lampo squarciò il cielo, facendo sussultare tutti i tifosi.
“Guardate, ragazzi!” urlò Fran indicando la tribuna opposta a quella in cui si trovavano. Mag e Edmund guardarono in quella direzione ma non videro nulla di strano, a parte Esmeralda e Phoebus, due ragazzi Grifondoro del Settimo anno, che saltavano e incitavano la loro squadra. Fran aveva un debole per quella ragazza.
“Cosa c’è?” chiese Edmund.
“Io… Mi era sembrato di vedere… Il cane nero”
“Ancora?!” chiese Mag allarmata.
“Io non lo vedo!” disse Edmund stringendo gli occhi “Sei sicura…?”
“So quel che ho visto. Mi chiedo come abbia fatto a sparire così in fretta!” disse saltando sul posto, sperando di vedere meglio.
“Oh no, Potter deve aver visto il Boccino!” esclamò Mag indicando il ragazzo dalla divisa rossa che schizzava all’inseguimento di qualcosa che da così lontano era impossibile vedere. I Serpeverde sussultarono e iniziarono a fischiare, mentre tra gli spalti destinati ai Grifondoro si levavano urla di entusiasmo.
“È scomparso!” osservò Edmund. Potter era volato ancora più in alto, finendo inghiottito da una spessa coltre di nubi.
“Menomale che Cedric lo sta seguendo!” disse Fran fiduciosa, prima di lanciare un urlo di incitamento per il ragazzo, al quale si unì il resto dei Serpeverde. Draco sembrava fuori di sé dall’ansia e dall’entusiasmo.
Proprio in quel momento il cielo sembrò scurirsi. Era stato un cambiamento impercettibile, ma stranamente tutti i ragazzi presenti nello stadio lo avevano avvertito, come se fosse già arrivato il crepuscolo. Eppure era appena mezzogiorno.
I ragazzi cominciarono ad avvertire una strana sensazione; pian piano si abbassò anche il volume delle urla dei tifosi, un fatto abbastanza curioso. Mag pensò che forse tutti si erano zittiti perché avevano avvertito la stessa sensazione, oppure perché aveva ricevuto una botta in testa e stava per svenire… O tutte e due. Si voltò verso i due amici e capì che non era l’unica a sentirsi strana. Tornò a guardare il campo e vide una cosa che le fece accapponare la pelle: Harry Potter stava letteralmente precipitando con la sua scopa, dovevano essere almeno a quindici metri dal suolo quando scivolò e la scopa fu soffiata via dal vento, lasciandolo solo nella caduta.
Ma la cosa che le fece quasi perdere la ragione fu l’aver visto dietro di lui almeno un centinaio di ombre nere.
Si sentì il sangue gelare nelle vene. La sensazione di vuoto non fu totale come quando si erano trovati sull’Espresso per Hogwarts, ma comunque non tardò a farsi sentire quel senso di malinconia e disperazione.
Anche Frannie aveva avvertito la stessa sensazione, accompagnata da vertigini e un senso di nausea. Guardò Potter precipitare senza nemmeno trovare la forza di dire qualcosa.
Il primo pensiero che balenò nella mente delle due ragazze, come se stesse lottando per emergere, fu il ricordo dell’ultima volta che erano state molto tristi, così tristi da piangere. E quel momento risaliva a quando Edmund aveva raccontato loro la sua storia. In quel lasso di tempo, davvero breve, ma intenso, Mag ripensò con lucidità a quel che le aveva raccontato l’amico quasi un mese prima, rivivendo le emozioni che aveva provato, quelle peggiori.
Guardò l’amico e gli afferrò forte il braccio; dall’altra parte Fran aveva fatto esattamente la stessa cosa, solo che, vedendolo totalmente inerme, oltre a stringergli il braccio, aveva fatto un passo avanti, quasi come se avesse voluto fargli da scudo davanti alla schiera di Dissennatori.
Lui era talmente soggiogato dal loro potere distruttivo che non si accorse del contatto finché Silente non corse al centro del campo e non fece uscire una magnifica Fenice argentata dalla sua bacchetta, che planò con ferocia contro la schiera di Dissennatori. Nel frattempo il preside aveva frenato la caduta del giovane Cercatore Grifondoro. Solo allora il giovane Pevensie si accorse della vicinanza delle due amiche, ma non riuscì a fare nulla per allontanarle, non voleva.
Iniziarono a riprendersi solo quando videro Harry abbandonare il campo sdraiato su una barella fatta apparire dal preside. In quel momento, Diggory, che non si era accorto di nulla, scese dalla scopa con il Boccino d’oro stretto in mano e un sorriso che si smorzò all’istante.
“Ehm… Tassorosso vince…” proclamò Lee Jordan con la voce strozzata che non aveva nulla a che fare con la vittoria Tassorosso ai danni della sua Casa. Sugli spalti non si levarono molte urla di entusiasmo. Persino i Serpeverde, che ci tenevano tanto a quella vittoria, iniziarono a esultare a scoppio ritardato. Draco invece sembrava essersi già ripreso e fu lui, affiancato da Tiger e Goyle, a trascinare il resto dei ragazzi nella gioia della vittoria. Sembrava che la visione di Potter agonizzante gli avesse dato la forza per tornare a sorridere, ma questo dettaglio non lo notò nessuno.
Frannie, Edmund e Mag erano ancora in silenzio. Le due ragazze non si erano ancora staccate da lui, che ora aveva portato le mani in avanti per afferrare la ringhiera degli spalti e stringerla forte, gli occhi abbassati a guardare per terra, il respiro affannato.
Mag vide Diggory che discuteva animatamente con Madama Bumb, ma la donna scosse la testa, guardò Jordan e questi confermò che la vittoria apparteneva ai Tassorosso. Una nuova ondata di urla pose fine allo stato di catalessi in cui era piombato tutto lo stadio.
Edmund, impacciato, si decise a scostarsi dalle due amiche.
“Tutto ok, ragazze?” si sforzò di chiedere prima che loro facessero lo stesso.
“Credo di sì…” rispose Fran.
“Ma che diavolo… Sono impazziti?!” sussurrò Mag prima di rivolgersi a lui “Tu stai bene?”
“Sono stato meglio” rispose lui sforzandosi di sorridere.
“Abbiamo vinto!” sorrise Fran mettendo fine a quei balbettii imbarazzati.
Dietro di loro Flint e Higgs urlavano eccitati qualcosa sulla Burrobirra; Malfoy era raggiante come non mai. Corse dai tre ragazzi poco davanti a lui e si rivolse a Edmund e Fran, degnando Mag di uno sguardo furtivo, ma sereno. Era troppo felice.
“Hans offre da bere a tutta la squadra e agli amici!” disse con gli occhi che brillavano “Tra un quarto d’ora in Sala Comune, Fran vieni anche tu!”
“Grazie, Draco” rispose la ragazza sorridendo.
“…Bella partita, eh?” aggiunse il ragazzo biondo con gli occhi spalancati dall’entusiasmo.
Edmund ne approfittò per evitare che cominciassero a parlare dell’accaduto.
“Sì, Draco, bella! Arriviamo tra poco” si voltò verso il resto dei compagni di squadra, che lo salutarono; Hans aveva preso sotto braccio Flint e i due avevano iniziato a cantare un inno piuttosto stupido in onore dei Tassorosso. Flint era completamente fuori di sé, mentre il rosso riusciva a mantenere l’aria da principino composto e impettito.
“Quasi come Philip”, si ritrovò a pensare Mag mentre Malfoy blaterava sciocchezze sul perché Potter fosse svenuto di nuovo.
In un altro momento probabilmente avrebbe maledetto Malfoy per quel sorriso totalmente inopportuno, ma quasi non se ne accorse, presa com’era da mille pensieri e considerazioni su ciò che era appena successo. E poi dovette ammettere che era grazie a lui se ora lei e i suoi due amici non stavano balbettando imbarazzati.
Scesero in silenzio dagli spalti e incontrarono Peter, che si stava facendo largo fra la folla per raggiungerli, sul volto lo stesso sguardo preoccupato che i ragazzi gli avevano visto quando l’Espresso era stato attaccato dai Dissennatori.
“Partita movimentata, eh?” chiese cercando di non fissare il fratello per non imbarazzarlo davanti alle amiche. Questi, però, nel giro di quei cinque minuti, sembrava essersi già ripreso e scoppiò a ridere.
“Puoi anche esultare, Pete, nessuno ti giudica!” gli disse smorzando definitivamente la tensione. Si sentiva davvero bene, a dire il vero.
“Sì, infatti, Potter si riprenderà, ora dobbiamo festeggiare la vittoria anche noi!” si intromise Fran soddisfatta, cercando di minimizzare la situazione. L’importante era che Grifondoro perdesse.
La squadra Grifondoro era corsa in infermeria non appena Potter aveva abbandonato il campo, mentre i Tassorosso si erano attardati e passarono davanti a loro proprio in quel momento: era palese che non fossero contenti di quella vittoria, ma non potevano farci niente. Madama Bumb aveva parlato. Peter si diresse verso Diggory e gli chiese qualcosa, mentre Fran corse da Tony, Edmund e Mag si guardarono in faccia e decisero di seguirla.
“…Ma voi li avete sentiti arrivare?” stava chiedendo la ragazza al portiere.
“Sì, cioè, ci sentivamo tutti strani da quando era iniziato il secondo tempo, ma non capivamo cosa fosse. Ced ha chiesto alla Bumb di rendere nulla la partita ma…”
“Ma che dite? Annullare la partita?” si intromise Ed, scioccato dall’eccesso di cavalleria del capitano Tassorosso. Tony sbarrò gli occhi, indispettito.
“Beh, Potter non era in sé. Non è leale vincere in questo modo, è ingiusto” rispose il ragazzo come se si trattasse di una cosa elementare.
“Va bene, allora festeggeremo noi per voi!” disse Fran ridendo nervosamente. Si appuntò mentalmente di sgridare Edmund per aver osato contraddire Tony, anche se era decisamente d’accordo con l’amico Serpeverde.
“Noi non abbiamo tanta voglia di festeggiare, infatti” rispose il ragazzo portandosi una mano dietro alla testa e ridendo per la prima volta da quando era iniziata la partita “…Però immagino che più tardi lo faremo”.
In quel momento lo raggiunsero Cedric e un altro ragazzo che giocava nella squadra; l’aria non era di certo quella di giocatori che hanno appena vinto una partita dopo molto tempo.
“Noi andiamo… Ci si vede in giro, Frannie!” la salutò, poi fece un cenno agli altri due ragazzi con lei e si avviò verso il castello.
“Ma dico, che problemi hanno?” esplose finalmente Fran quando furono abbastanza lontani da non poterla sentire. Si era imposta di trattenersi davanti ai Tassorosso – e soprattutto davanti a Tony – ma quella situazione era davvero assurda.
“Lo hai detto: festeggeremo noi per loro. Ora andiamo” le rispose Edmund ridendo.
Non ne avrebbero mai più parlato, ma il gesto che le due amiche avevano fatto poco prima lo aveva sollevato a tal punto che la sensazione di malessere se n’era quasi del tutto andata, o comunque in qualche modo era riuscito a dominarla.
Intanto pioveva ancora, ma almeno il vento si era calmato. I ragazzi erano tutti fradici e congelati, e non appena misero piede nel castello si asciugarono i vestiti facendo uscire dalla bacchetta un getto di aria calda.
“…Però cerchiamo di non esultare troppo davanti a Fred e George… Questa partita è stata troppo strana” disse Mag mentre ormai si avviavano verso i sotterranei.
“Era da anni che i Grifondoro non perdevano contro i Tassi” disse Edmund soddisfatto.
“Aspettate. Quando è stata l’ultima volta che i Tassi hanno vinto qualcosa?” chiese Mag. Tutti e tre scoppiarono a ridere fino alle lacrime.
“Chissà come sta Potter” rifletté Fran quando si furono placate le risate.
“Non possiamo fare una deviazione in infermeria, vero?” sospirò Mag.
“Non credo che sia il caso, no” disse Edmund prendendo le due ragazze per le spalle e conducendole verso i sotterranei.
Quando entrarono videro che la Sala Comune era gremita di gruppi di studenti che festeggiavano separati ma per la stessa cosa. Un gruppo di ragazzi del secondo anno parlottavano fra di loro ridendo e bevendo succo di zucca; Daphne Greengrass brindava con Pansy Parkinson e Zabini, mentre Tiger e Goyle mandavano occhiate piene di rancore a Malfoy, lontano da loro, che se la spassava con “i grandi”.
Il posto d’onore vicino al caminetto più grande lo avevano conquistato i membri della squadra di Quidditch, che quando videro i tre ragazzi entrare fecero loro cenno di unirsi ai loro festeggiamenti.
Sul tavolino davanti ai due divanetti c’erano diverse Burrobirre, alcune non ancora stappate. Draco fece spazio vicino a sé per Fran, Mag si sedette nel posto libero fra Hans e Higgs, mentre Edmund si mise di fronte a lei accanto a Flint e Miles, che sembravano aver fatto pace dopo l’ultima partita. Con loro c’erano anche Adrian e un amico suo e di Terrence. Arrivarono anche alcune ragazze del sesto anno, amiche di Hans e di Terrence Higgs, ma non dissero nulla quasi per tutto il tempo.
“Stavamo brindando ai Tassorosso” disse Marcus mentre Hans distribuiva ai tre nuovi arrivati una burrobirra a testa “Westergard a un certo punto ha urlato che se Diggory avesse vinto avrebbe offerto bere a tutti”
“…L’ho detto solo perché cominciavo a non sperarci più” rispose Hans all’amico. Mag soffocò una risata nella sua bottiglia, Higgs le diede due colpi sulla schiena.
“Io lo sapevo che avrebbero vinto” disse Fran cercando di evitare il tono sognante con cui avrebbe fatto quell’affermazione se fosse stata sola con i suoi amici.
“Secondo me non lo sapevano nemmeno loro” rise Edmund “Pete mi ha detto che non festeggeranno”
“Che cosa?!” esclamò un ragazzo accanto ad Adrian. Edmund e Fran spiegarono a tutti la questione che stava tanto a cuore della squadra vincitrice.
“Vuoi dire che siamo gli unici che si stanno godendo la vittoria?” rise Flint.
“Beh, immagino che anche Roger Davies, nella sua torre, ne sia molto felice1” osservò Edmund prima di tracannare il resto della Burrobirra che aveva in mano.
“Comunque non so voi ma è inquietante il fatto che così tanti Dissennatori siano riusciti ad entrare nel campo” disse Miles.
Mag notò che Edmund era impallidito; distolse lo sguardo appena in tempo, non voleva che lui si sentisse osservato.
“Beh, sarà stata l’aura da divo di Potter ad attirarli” sputò fuori Draco alzando le spalle con noncuranza “…È stato divertente” aggiunse dopo una pausa a effetto.
Mag strinse la bottiglia fra le mani. Cercò le parole giuste per rispondere a Malfoy senza smorzare l’atmosfera di allegria generale.
“…Chiunque sarebbe caduto dalla scopa, Malfoy” la precedette Hans “…Dovevano essere un centinaio!”
Mag sentì il cuore riscaldarsi a quelle parole. Tutti quanti non poterono far altro che essere d’accordo con il ragazzo del sesto anno, come accadeva sempre. Nessuno però ebbe il coraggio di esternare la paura che aveva provato. Se c’era una cosa che metteva d’accordo tutti era proprio il fatto che i Dissennatori fossero delle creature terrificanti. L’idea di giocare a Quidditch con centinaia di quegli esseri che gravavano sulla testa non lasciava nessuno tranquillo.
“Beh, meglio loro che noi, allora” concluse Draco, mettendo più o meno d’accordo tutti. Fran rise guardando l’espressione corrucciata di Mag.
Continuarono a chiacchierare sino al primo pomeriggio, poi ognuno andò per la sua strada.
Dovettero passare tutto il resto della giornata a studiare. Alla sera, dopo cena, raggiunsero i gemelli Weasley al tavolo dei Grifondoro per chiedere informazioni su Harry Potter.
“Trauma cranico” disse George sconsolato.
“E la sua Nimbus 2000 è stata distrutta dal Platano Picchiatore” aggiunse Fred, come se fosse la cosa più importante.
Edmund si fece scappare un falsissimo “Oh, mi spiace per la scopa!”, intercettato da Frannie che dovette trattenere una risata; sapevano perfettamente che le tutte le tre Case avversarie ai Grifondoro avrebbero esultato all’idea che il miglior Cercatore degli ultimi anni fosse rimasto senza scopa. Mag, più seria, chiese loro quando si sarebbe ripreso il Cercatore.
“…Rosander…” Fred le passò un braccio sulle spalle, come per volerle rivelare una grande verità “…Tanto voi Serpi perderete ugualmente contro di noi!”
“…Anche se ora non ne siamo più molto sicuri” disse George mesto.
I Grifondoro avevano preso molto male quella sconfitta. Baston sembrava fuori di sé, peggio di quando Fran lo aveva lasciato tre settimane prima. I tre capirono che non era aria, nonostante il commento scherzoso di Fred, quindi alzarono i tacchi quasi subito.
I Tassorosso invece sembravano essersi ripresi. Escludendo i Serpeverde erano il tavolo più rumoroso, anche se ogni tanto qualcuno, sentendosi in colpa, diceva a tutti di abbassare la voce.
“Bah” commento Frannie quando passarono davanti al tavolo mentre si avviavano fuori dalla Sala Grande.
In quel momento li raggiunse Jasmine.
“Devo lasciare i Grifondoro a lagnarsi tra di loro” disse unendosi al gruppo.  
“Anche Aladdin è triste?” chiese Fran prendendola a braccetto.
“Ma che hanno tutti per questo sport!” esclamò Jasmine indignata.
“Attenta a come parli, il Quidditch è importante” disse Edmund serio, Mag sorrise e gli diede ragione.
L’indomani gli animi si erano già un po’ risollevati. Potter fece il suo ritorno alla sera, cercando di non farsi notare troppo. Aveva la faccia decisamente abbattuta; Ron Weasley, accanto a lui, sembrava condividere lo sconforto. La Granger invece teneva il suo gatto stretto a sé con l’aria arrabbiata.
Dicembre arrivò in fretta, ma non passò altrettanto velocemente. Tutti i professori erano decisi a verificare che gli insegnamenti del primo trimestre fossero penetrati nella mente dei ragazzi, per cui li riempirono di compiti ed esercitazioni. Intanto le precauzioni prese contro Sirius Black si allentarono, tanto che con la prima settimana di dicembre cessarono i turni di sorveglianza e i ragazzi poterono finalmente tornare a Hogsmeade per una nuova gita. Fra poco sarebbe stato Natale (e il compleanno di Mag), e tutti avevano molte compere da fare.


1: Roger Davies è il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero.
*
7 dicembre 1993

“Se sicura, Frannie? Non sono molto convinta.” chiese Laetitia, giocando con l'asta degli occhiali.
“Scherzi? È assolutamente geniale! Ti dirò di più, è l'idea migliore che abbia mai avuto!”
“La stanza delle necessità? Seriamente?”
“Oh, andiamo Laets, cosa potrebbe andare storto?”
“Mh, vediamo, una montagna di cose?” si inserì Jasmine ridacchiando.
“A me sembra una buona idea” disse Edmund con un sorriso.
“Visto? E noi due siamo i prefetti, quindi vi ordino di darmi retta!”
“Non è così che funziona, Fran!” rispose Laetitia, alzando gli occhi al cielo.
“Certo che funziona così. Come altro potrebbe funzionare?” chiese Frannie incrociando le braccia sul petto.
“Io voto per lei!”
Edmund alzò la mano scherzoso. Jasmine, già convinta, si godette la scena. Laetitia sbuffò e poi sorrise.
“E va bene. Andiamo. Anzi, sbrighiamoci! Manca solo una settimana!”
Frannie ed Edmund sorrisero con sguardo complice e sgattaiolarono verso la stanza delle necessità.
“Dov'è Mag?” chiese Jasmine, sospettosa.
“In biblioteca! George Weasley le ha chiesto aiuto in Babbanologia.” rispose Edmund di buon umore.
“Quel sorriso mi fa pensare che ci sia il tuo zampino sotto!” mormorò Jasmine sottovoce.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
“Tu pensi troppo”.
Arrivati alla stanza delle necessità, la porta si allargò leggermente. 
“È pronta” sibilò Frannie, aprendola piano.
Quando tutti i ragazzi furono dentro, i loro occhi si spalancarono dallo stupore.
“È ufficiale, sono in genio” disse Frannie alzando le spalle.
“Hai ragione, hai ragione, è fico” rispose Jasmine fregandosi le mani.
“C'è già tutto!” sussurrò Laetitia, pensierosa.
“È quello il punto Laets... c'è già tutto!” rispose Frannie gesticolando vistosamente.

 
*
14 dicembre 1993

 
Margaret uscì dalla lezione a cuor leggero. Amava il giorno del suo compleanno. Le compagne di stanza l’avevano svegliata la mattina presto con qualche aggeggio dei Weasley, l’avevano fatta vestire in tutta fretta e l’avevano portata a fare colazione. Attraversando Sala Comune aveva trovato Edmund ad abbracciarla e persino Malfoy, che solitamente di mattina presto rivolgeva la parola solo ai suoi due gorilla, aveva mormorato assonnato un “Buon compleanno, Rosander.”
“Grazie Malfoy!” aveva risposto sorpresa, e Frannie si era messa a ridacchiare.
Quando arrivarono in Sala Grande i gemelli Weasley si trasferirono al loro tavolo per fare colazione, così come Laetitia, e con sua somma sorpresa anche Aurora; lei, che era così timida e non si allontanava mai troppo dalle sue compagne di Casa. Apprezzò molto il fatto che Philip non si fosse avvicinato, però al suo ingresso in Sala Grande per la prima volta da, beh, quasi un anno, la aveva guardata dritta negli occhi e aveva sorriso, causandole un micro infarto.
"Non credevo che così tanta gente sapesse il giorno del mio compleanno." pensò uscendo dall'aula.
L'ultima lezione del giorno si era appena conclusa, e stava ancora aspettando il gufo di buon compleanno dai suoi genitori. Sempre che arrivasse, certo. Erano un po' imbranati con le comunicazioni magiche.
Quando, all'uscita di Divinazione, si guardò intorno notò che i suoi amici erano scomparsi. Laetitia uscì affannata dalla classe, ultima come al solito.
“Ehi Laets, dove sono tutti?” chiese Mag guardandosi intorno.
“Oh, Mag, già. Frannie e Ed avevano una riunione al consiglio dei prefetti.”
“E Jasmine?” insistette la ragazza.
“Con Aladdin, suppongo.” Borbottò Laetitia.
“Fred e George?”
“Per la barba di Merlino Mag, davvero credi che sappia dove sono quei due? Neanche la loro madre aspira a tanto!”
“Sì, hai ragione!” ammise Margaret ridendo a bassa voce.
La ragazza fece per svoltare a sinistra, quando l'amica la fermò.
“Mag! Ehi Mag! Dove diavolo stai andando?”
“Alla Voliera! I miei fanno sempre casino con i gufi e...”
“Posso chiederti un favore prima?”
“Certo Laets, dimmi pure!” rispose Mag, un po' interdetta.
“Ho dimenticato un libro nella stanza delle necessità la settimana scorsa. Quel posto mi inquieta moltissimo, ho paura ad andare da sola. Mi accompagni? Mi vergognavo a chiederlo quando c'erano tutti.”
“Uhm, certo, nessun problema!”
Margaret sorrise conciliante. Le due si avviarono verso il quinto piano, camminando silenziose.
“Beh, stai passando un bel compleanno?” chiese Laetitia, rompendo il silenzio imbarazzante. 
"Sono davvero scarsa in questa roba, miseriaccia. Avrebbero dovuto mandare Jasmine. O Frannie” pensò guardandosi intorno nervosamente.
“Sì, sì! Un po' strano, nel senso... oh, lascia perdere. Sì, sono contenta.  Molto contenta, in realtà.”
L'altra sorrise. Stavano per arrivare e non riuscì a tradire una certa eccitazione.
“Che hai Laets? Tutto ok?”
Lei sorrise nervosamente.
“Sì, sì! Te l'ho detto, quel posto mi mette ansia.”
“Questa mi è proprio nuova. Non l'avevi mai detto prima di oggi. E poi, che diavolo ci facevi nella stanza delle necessità?”
“È una storia lunga!” rispose lei, grattandosi la testa a disagio.
In quel momento Cedric Diggory spuntò dal corridoio a est.
“Oh ciao Rosander! Oaks...”
Le due lo guardarono, una confusa e l'altra visibilmente nervosa. 
“Diggory...”
Salutò Margaret, in tono educato. Quando il Tassorosso girò l'angolo lei si voltò verso l'amica.
“Non avevi detto che c'è una riunione dei Prefetti in corso? Che ci fa Diggory in giro?”
“Oh, uhm, sarà già finita.”
“Di già? L'ultima lezione è finita dieci minuti fa!”
“Per tutti i merletti Mag, apri quella dannata porta e taci!”
Sbottò Laetitia mordendosi le unghie.
Quando la ragazza aprì la porta della stanza, una luce verde la accecò per un attimo.
“Sorpresa!”
Una dozzina di voci la investì dalla sala. Laetitia, dietro di lei, la spinse sulla schiena per farla entrare completamente, poi si chiuse la porta alle spalle.
Frannie saltellò con un sorriso a trentadue denti.
“Ti piace? Ti piace? È stata una mia idea.”
“Veramente,” la interruppe Jasmine, “La festa è stata un'idea di tutti. La sua idea è stata farla qui dentro.”
Edmund sorrise scuotendo la testa, Fred e George la guardarono sorridenti dal buffet. Aurora era seduta su una poltrona in broccato verde, insieme a una sua amica Tassorosso che probabilmente l’aveva accompagnata per non farla venire da sola. Persino Peter e Susan Pevensie la guardavano amichevolmente da dietro le spalle del fratello. Aladdin, con la schiena appoggiata al muro, la salutò dolcemente.
La ragazza era immobile, paonazza, e non disse una parola.
“Beh, è stata una grande idea,” continuò Frannie “Praticamente non abbiamo dovuto fare nulla, la festa si è organizzata da sola! Dovremmo farlo sempre!”
Margaret era ancora in silenzio, una lacrima le scese per la guancia e cercò subito di asciugarla.
“Oh, lasciala in pace Fran, non vedi che sta per scoppiare?”
Intervenne Edmund mettendole una mano sulla bocca.
Jasmine fece qualche passo in avanti e abbracciò la festeggiata che finalmente si svegliò dalla trance emotiva. Rispose all'abbraccio calorosamente.
“Grazie. Scusate. Grazie.”
Si separò dall'abbraccio singhiozzando e ridendo.
“Qualcuno ha un fazzoletto?”
Non appena finì la frase, sul tavolo vicino apparvero alcuni fazzoletti ricamati. Laetitia agitò impercettibilmente la bacchetta richiamandoli a sé e glieli porse sorridente.
La stanza era poco più grande dell'aula di pozioni, e stendardi Serpeverde erano appesi ovunque.
Due grandi lampadari di cristallo e smeraldi illuminavano sin troppo la stanza di luce bianca e verde. Sui tavoli c’era una gran quantità di cibo, sicuramente preparata dagli elfi domestici, e subito dietro due grosse teiere fumanti con dodici tazze vuote.
Edmund si avvicinò a passi leggeri, e le porse un pacchetto.
“Tanti auguri Mag. Anche da quei due laggiù!”
Ammiccò verso i fratelli, che la salutarono. Susan la abbracciò forte mormorando “Tanti auguri cara.”
Peter, un po' imbarazzato, le fece cenno di aprire il regalo, che era impacchettato alla perfezione, quindi di sicuro non era opera di Edmund. Facendo attenzione a non stracciare la carta, aprì lentamente il pacchetto, e tirò fuori quello che si rivelò essere un libro al suo interno.
“Bathilda Bath, Scorrerie criminose e pirateria magica del diciassettesimo secolo: come il fenomeno ha influenzato la storia babbana.”
Mormorò, leggendo il titolo. 
“Grazie ragazzi, davvero! Vi adoro!”
Esclamò, con gli occhi lucidi.
Frannie alzò la mano e la agitò furiosamente.
“Il mio! Il mio il mio il mio il mio, apri il mio!”
Margaret alzò gli occhi al cielo ridacchiando, Laetitia diede una gomitata amichevole all'amica.
Tutti gli occhi si puntarono sul pacchetto di Frannie, che aveva la forma strana ed era un po' bitorzoluto. Mag lo afferrò e cercò di aprirlo senza rovinarlo, ma ci rinunciò e strappò via la carta sbuffando. Ne uscì fuori un bollitore, e dal suo interno cadde una piccola scatolina.
“In realtà è quello il vero regalo. Il bollitore lo ho rubato dalle cucine.” disse la ragazza muovendo la mano con noncuranza. 
“Lo hai che cosa?”
Peter si voltò, rizzatosi a quelle parole.
“Ma no, ma no, sta scherzando Pete. Lo ha chiesto ovviamente, non è vero Frannie?”
Chiese Edmund alzando un sopracciglio.
“Ovviamente! Me lo sono fatta dare, ahah, sapete che esagero sempre!” rise imbarazzata ringraziando l'amico con lo sguardo.
“E comunque dovevo farlo, non potevo prenderne uno normale, la tecnologia non funziona nel castello. Doveva essere uno incantato apposta.”
Intanto Margaret aveva raccolto la scatolina, e guardò dentro. Appena posò gli occhi sul contenuto, sbatté le palpebre velocemente e socchiuse le labbra stupita.
“Questo è...” mormorò.
“Un incantesimo di estensione irriconoscibile! E sì, l'ho fatto io!” continuò Frannie, impettita.
Dentro la scatola c’era una moltitudine di bustine da tè e tisane di tutti i tipi.
“Così potrai prendere qualcosa di caldo prima di dormire. Dici sempre che ti manca, giusto? Ora sei a posto per tutto l'anno!” disse Frannie allegramente.
“Per tutti gli anni della mia vita, vuoi dire.” esclamò la ragazza ridendo, guardando l'estensione esagerata dell'interno della scatola.
Laetitia si avvicinò con un piccolo pacchetto, il più piccolo di tutti. Era di forma allungata. Come la ragazza lo aprì, sempre con grande attenzione, uscì fuori una bellissima piuma di fenice fiammeggiante.
“È... bellissima Laets. Davvero.”
“E non solo. È una penna prendi appunti. Ora potrai avere le lezioni del professor Ruf senza ascoltare, non è grandioso?”
Tutti scoppiarono in una risata, festeggiata compresa.
“È davvero stupenda, grazie!”
Aladdin intanto si era separato dal muro e si avvicinò a Jasmine, continuando a sorridere.
“Questo è da parte nostra. Tanti auguri Mag.” disse il ragazzo.
Jasmine porse un pacchetto ancora più piccolo di quello di Laetitia, quello impacchettato meglio sino ad ora, insieme a quello dei Pevensie. Scartandolo e tastandolo scoprì al suo interno una scatolina d'ebano. La fece scattare e restò senza parole. Tirò fuori il contenuto, mostrandolo anche agli altri invitati. Un ciondolo in argento dondolava da una catenina anch'essa argentata. Rifinito nei minimi particolari, incredibilmente sottile, raffigurava una mano aperta con un occhio nel palmo. 
“Questa è una Mano di Fatima.”
Spiegò Aladdin,
“Rappresenta la forza e la costanza della donna, nella nostra cultura. Portala al collo e ti porterà fortuna.”
La bocca di Margaret si aprì in un sorriso.
“È stupenda, la metterò subito!” disse la ragazza rigirandosi il regalo fra le mani.
“Aspetta, ti aiuto io!” esclamò Frannie prendendo la catenella con molta cura e cingendo con questa il collo dell'amica.
Aurora, sorridente come sempre, le porse un vaso capiente con un intrico di rovi. La ragazza lo prese con entrambe le mani, sorridendo perplessa.
“È una piantina incantata.” disse soddisfatta Aurora, che era da sempre la migliore in Erbologia,
“Quando sarai triste le rose sbocceranno per magia e la tua stanza si riempirà di profumo. Ho pensato che potrebbe aiutarti nei momenti no.”
Le due si scambiarono uno sguardo affettuoso e si diedero un breve abbraccio.
“Sei davvero dolce, grazie!”
Si strinsero per qualche secondo.
“Dulcis in fundo...”
Una voce squillante la fece voltare, Edmund si batté il palmo sulla fronte ridendo.
Fred e George spuntarono alle spalle di Margaret facendola sussultare, Frannie e Jasmine ridacchiarono.
“Tieni!”
“Non ringraziarci!”
“Tutto per te!”
“Tanti auguri!”
I due le porsero un panno nero, sorridendo a trentadue denti.
“Uhm, grazie... che cos'è?”
I gemelli si guardarono.
“"Che cos'è", chiede lei.”
“Ma sentitela.”
“Guarda tu questi babbani.”
“Bisogna spiegare proprio tutto!”
Gli altri ragazzi risero, Margaret sbuffò, senza smettere di sorridere.
“Dunque?”
“Questo, cara mia, è un mantello-scudo!”
“Di nostra invenzione, per giunta!”
“Ripara da scherzi e incantesimi semplici.”
“Hai detto che vuoi fare l'insegnante...”
“...beh, questo ti sarà molto utile.”
“Specialmente se avrai alunni come noi!”
Margaret rise scuotendo la testa.
“Siete... siete... ah, grazie ragazzi!”
Dopo un ennesimo giro di baci, abbracci, auguri e ringraziamenti i ragazzi iniziarono a buttarsi sul buffet. Jasmine sorseggiò un po' di tè, mentre chiacchierava con Laetitia e Frannie, che era seduta sulle gambe di George e ogni tanto gli imboccava un pezzo di cioccolato.
Susan, Peter e Aladdin cercavano ridendo di far desistere Fred dal levitarsi  da solo per fregare qualche smeraldo dal lampadario,
“Gli smeraldi sono ottimi nelle pozioni, si possono fare un miliardo di aggeggi con quella roba!”
Aurora e l'amica uscirono subito dopo lo scambio di regali, probabilmente perché la ragazza Tassorosso si sentiva a disagio in mezzo a tanti sconosciuti. Mag era in piedi che si versava un altro po' di tè e afferrò un cupcake alla carota, mettendolo sul piattino. Edmund si alzò dal suo posto sul divano, accanto a George e Frannie e si avvicinò al tavolo e a Mag. Il ragazzo allungò la mano e afferrò una tartina di zucca, così lei si accorse della sua presenza. Si voltò e i loro sguardi si incrociarono.
“Sei contenta” disse Edmund. Non suonava come una domanda.
“Sì, molto” rispose Mag, serena.
“Frannie era entusiasta, è stato difficile tenerla a bada quest'ultima settimana. E Laetitia continuava a dire che non sarebbe riuscita a portarti qui senza dirtelo! È stata un'avventura!”
“Siete stati bravissimi. È stato molto bell...”
Margaret si bloccò e squittì, arrossendo. Fissò con orrore qualcosa sopra la testa dell'amico. Il ragazzo fece per voltarsi ma lei, presa dal panico, gli afferrò le spalle bloccandolo. Lui tentò di scostarla, senza forzare troppo.
“Cosa c'è?”
“Niente, ahah, assolutamente niente. Incendio!”
Un po' di cenere cadde sui capelli dei due.
“Che cavolo fai?” chiese Edmund con la fronte aggrottata, scrollando la testa per pulire i capelli neri.
“Un Nargillo, ehm, stava per morderti!” squittì Mag passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
“Un cosa?” borbottò Edmund guardandosi intorno circospetto.
“Non è l'ora di cena?” esclamò Margaret di scatto per cambiare argomento, voltandosi verso tutti gli altri.
“Dovremmo andare in Sala Grande, non credete?”
“Non essere sciocca Mag” rispose Frannie  masticando qualche mille gusti più uno “Ho chiesto il permesso a Piton.”
George, da sotto di lei, strabuzzò gli occhi.
“Piton ti ha dato il permesso di saltare la cena?”
“Per una festa?” continuò incredulo il gemello.
“Se sai come prenderlo non è così male!”
Frannie alzò le spalle.
I ragazzi continuarono per qualche ora a parlare, sin quando sul tavolo il cibo non finì e il tè non si raffreddò. I primi ad andarsene furono Aladdin e Jasmine, che volevano stare un po' da soli prima di tornare al dormitorio. Poco dopo Susan e Peter li seguirono, ripetendo gli auguri e salutando calorosamente. In ultimo Fred e George, che non si era staccato da Frannie tutta la sera, si recarono al dormitorio ridendo ancora per l'ultima battuta della serata. Quando Edmund si alzò dal divano, la stanza capì, e lentamente, con un lento scricchiolio, tutto tornò alla normalità. Gli stendardi Serpeverde si arrotolarono su sé stessi e sparirono in uno sbuffo, i divani si ripiegarono sparendo nel muro di pietra, il tavolo venne inghiottito lentamente dal pavimento.
Margaret sorrise, aveva il braccio intorno alle spalle di Laetitia. Quando uscirono dalla stanza sospirò.
“Non so proprio che dire ragazzi...”
“Non devi dire niente” rispose Edmund, arruffandole i capelli.
“Sì, è stato divertente!” rispose Frannie con un gran sorriso.
Mag aveva ancora in mano la scatolina con le buste da tè, che grazie all'incantesimo di estensione irriconoscibile conteneva tutti i regali con facilità. 
“Beh gente, io vado. Buona notte. Bella festa!”
Laetitia diede due baci sulla guancia agli altri tre.
“Ciao Laets, grazie di esserci stata. Buona notte” rispose Mag guardandola con affetto. Arrivati alla Sala Comune anche Edmund si accomiatò.
“Ciao ragazze, a domani” mormorò, sistemandosi i capelli un po' imbarazzato.
“Allora... buona notte!” rispose Mag.
“Buona notte Ed” continuò Frannie sorridendogli incoraggiante. 
Il ragazzo si avviò verso il dormitorio maschile, mentre le altre due entrarono nella loro camera. Mag iniziò ad allentarsi la cravatta, mentre Frannie si sedette sul letto fissandola senza parlare. La camera era ancora vuota a parte la coppia di amiche. Frannie si schiarì la voce tossicchiando senza staccarle gli occhi di dosso. L'altra sbuffò sonoramente.
“Fran, cosa c'è? Sei inquietante” disse Mag, sentendo che le sue guance iniziavano ad arrossire.
“Hai intenzione di ignorare il fatto che è apparso il vischio sopra te e Edmund ancora a lungo?”
“Non... non ho idea di cosa tu stia parlando” rispose frettolosamente l’amica diventando ancora più rossa mentre tentava di togliersi con nonchalance le scarpe, con scarso successo.
“Mag, credi che io sia stupida?”
“No, certo che no...”
“Mag...”
Margaret sospirò.
“Lo hai visto anche tu.”
“Certo che lo ho visto anche io! Hai squittito, e quando squittisci c'è sempre qualcosa di divertente in giro. Divertente per me ovviamente, per te quasi mai” rispose l'amica ghignando.
“Sei crudele.”
“Oh, sì.”
Attimi di silenzio, poi Frannie la guardò negli occhi con sguardo inquisitore.
“Perché non glielo hai detto? Gli hai appiccato fuoco in testa, per la barba di Merlino!”
L'altra non rispose.
“Non dirmi che non ti sarebbe piaciuto!”
“No che non mi sarebbe piaciuto!”
“Sappiamo entrambe che se fosse così non sarebbe mai cresciuto, non nella Stanza delle Necessità. Era la cosa migliore per entrambi, è evidente.”
“Mh, sì, ok, forse mi sarebbe piaciuto” borbottò Mag tormentandosi una ciocca di capelli.
“E allora perché...???” sibilò Frannie a mezza voce.
Margaret si lasciò cadere sul letto sbuffando.
“Miseriaccia Fran, perché è mio amico!”
“E quindi? Anche Tony è mio amico, però ci provo con lui.”
“È diverso, lo sai, Ed è il nostro migliore amico!”
“Ed era il nostro migliore amico. Ora è il mio migliore amico e anche il tuo spasimante.”
La ragazza arrossì ancora più vistosamente.
“Non esageriamo, non è il mio spasimante.”
“Ah no?”
Frannie la guardò con un sorriso ammiccante e un sopracciglio alzato.
“Dai, smettila!” rise Margaret tirandole il cuscino in faccia.
“Ehi, ahio!”
Entrambe scoppiarono a ridere senza riuscire a fermarsi per qualche minuto. Frannie si teneva la pancia con le mani e Mag affondò la testa nel secondo cuscino. Quando entrambe ebbero finito di ridere, ansimando, Mag parlò.
“Ci penserò Fran, ok? A me e Ed. Te lo prometto” sussurrò.
“Mi basta” rispose l'amica, sorridendo sincera.
In quell'attimo Jasmine fece capolino nella stanza, perfetta come sempre.
“Cosa mi sono persa?”
 
NOTE
 
Eccoci con un nuovo capitolo! Questa partita di Quidditch la conosciamo tutti bene, purtroppo. Mi fa sempre molta pena Harry quando precipita e sviene sotto il potere dei Dissennatori. Ovviamente la scena è vista dal punto di vista dei nostri tre protagonisti, spero che vi sia piaciuta.
Ancora una volta è apparso il Cane Nero, e i nostri eroi sono molto confusi perché non sanno se la sua presenza sia una strana coincidenza oppure un segno.
La parte sul compleanno di Margaret è stata scritta molto prima della prima parte del capitolo: è stato il mio regalo di compleanno dell'anno scorso <3 Ci abbiamo preso gusto a scrivere capitoli per i nostri compleanni, vedrete in seguito!
Margaret e Edmund sono due grandi idioti, li adoro.
Vi ricordo che la storia può essere letta anche su Wattpad e pubblicherò contenuti speciali/curiosità sulla mia pagina facebook.
   
 
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