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Autore: Naco    12/10/2018    4 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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La gelosia è un sentimento inaspettato
Ovvero
Regola n. 2: Sorprendere e stupire sono le chiavi del successo


Al Cat’s Eye quella mattina si respirava una strana atmosfera, anche se non era molto chiaro da cosa dipendesse. Kaori se ne accorse non appena mise piede nel locale e, d’istinto, si avvicinò al bancone piuttosto titubante. Ryo, invece, si guardò intorno cercando la proprietaria per poterla salutare come si deve; tuttavia, l’unica persona che vide fu Umibozu che asciugava i piatti.
«Dov’è? Dov’è la bella Miki?» chiese allora lo sweeeper, lanciandosi oltre il banco per poter cercare meglio nei luoghi riservati allo staff.
Umibozu, con molta grazia, lo prese per la giacca e lo scaraventò dall’altro lato del bar. «È andata a fare un giro per calmarsi. Ed è tutta colpa tua!» spiegò, accompagnando le parole con il lancio di un piatto che lo colpì proprio sotto il mento e lo mandò al tappeto.
«Umibozu-san, cosa è successo?» domandò Kaori con gentilezza.
Falcon voltò la testa dall’altra parte per nascondere il proprio rossore, senza però riuscirci. «È passata Saeko qualche ora fa per propormi un incarico. E Miki non l’ha presa bene».
Un incarico? Ryo parve stupito. Quindi aveva davvero mantenuto la parola data e si era rivolta a lui. Ma perché Miki non aveva gradito?
«E come mai?» chiese ancora Kaori.
«Beh, ecco….» stavolta Umibozu non provò neanche a celare il proprio imbarazzo.
«La cliente è Shizuka Aibara» commentò una voce gelida alle loro spalle: Miki era appena rientrata con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
«Shizuka Aibara?» saltò su Kaori «La famosa attrice?»
«La bellissima Shizuka Aibara?» Ryo si fece tutto orecchie: era lei la persona di cui aveva parlato Saeko? E perché diavolo gli aveva fatto credere che il cliente era un uomo?
«Ah, ora capisco!» Ryo si avvicinò ammiccante all’amico. «Tu ci hai provato con lei e Miki si è ingelosita! Non temere, dolce Miki, ci sono io qui per te, quell’energumeno non ti merita!»
Ma Miki era troppo arrabbiata persino per tollerare i suoi comportamenti, così lo atterrò con una mossa fulminea.
«Non è quello il punto!» si infuriò e si allontanò inviperita verso il retro del negozio.
Ryo e Kaori si guardarono perplessi. Non era da Miki avere simili reazioni, perché non ne aveva mai avuto motivo: Falcon era l’ultima persona che ci avrebbe provato con un’altra donna.
«Si può sapere qual è il problema?» volle sapere alla fine lo sweeper.
«Saeko mi ha chiesto di fingere di essere il suo assistente personale».
«L’assistente personale di un’attrice tu?» Ryo immaginò il suo amico che tendeva con galanteria la mano alla donna per aiutarla a scendere da un’automobile di lusso e scoppiò a ridere.
Umibozu, ovviamente, non gradì l’uscita e lo stese con un pugno.
Kaori era comunque dubbiosa: «Ma, Umibozu-san, Miki non è mai stata una persona gelosa, visto che tu non gliene hai mai dato motivo» non riuscì a non lanciare un’occhiataccia all’indirizzo del partner che fece finta di non coglierla. «Perché questa volta dovrebbe essere diverso? Anche se devi trovarti a stretto contatto con un’attrice così bella, sono sicura che Miki non penserebbe mai che tu possa tradirla. Sei sicuro che ciò che la infastidisce sia questo?»
A quella domanda, il voltò di Falcon assunse il colore del pomodoro maturo. «Ecco… io…. io…. io… in realtà…»
«Tu?» lo incoraggiarono i due sweeper.
«Io ho… ho… avuto… una… una… una… una…»
Umibozu non la smetteva di blaterare e loro si avvicinarono all’uomo per riuscire a comprendere meglio il suo balbettio sconnesso.
«Hai avuto?» provò ancora Ryo.
«IO HO AVUTO UNA STORIA CON LEI!» ammise infine con un urlo animale che li scaraventò dall’altro lato del locale e li rese sordi per una decina di minuti.
Il primo a riprendersi, inutile specificarlo, fu Ryo.
«COSA?! Tu hai avuto COSA?!»
Se l’immagine dell’amico che lavorava al fianco di Shizuka era comica, pensare che potesse avere avuto un rapporto intimo con lei era proprio assurdo. Di più, al limite del surreale. Da fantascienza proprio.
«Di’ la verità, l’hai drogata? Perché è impossibile che una donna normale possa aver provato interesse sessuale per un-»
Qualunque complimento stesse per fargli, le sue parole furono bloccate dallo stesso Umibozu che lo afferrò ancora una volta per la giacca, stavolta per tirarlo verso di sé.
«È tutta colpa tua, pezzo di cretino! Se tu avessi accettato subito questo caso, adesso non mi troverei in questo casino!»
«Non è colpa mia se Saeko mi ha fatto capire che il cliente era un uomo! Se mi avesse detto la verità, col cavolo che avrei lasciato a te una sventola come quella!»
«E invece no, ha ragione Falcon: se tu avessi ascoltato cosa aveva da dire Saeko, non saremmo in questa situazione» si intromise Kaori.
Ryo aveva gli occhi fuori dalle orbite: «Eh? E tu mi avresti permesso di accettare questo caso sapendo chi sarebbe stata la cliente?»
Kaori gli puntò un dito accusatore contro. «Siamo in bolletta e non abbiamo un lavoro da mesi: bisogna fare sacrifici ogni tanto! Ma ora, per colpa tua, noi non abbiamo un lavoro e Miki è furiosa. Contento?»
Ryo non riusciva a credere alle proprie orecchie, ma Kaori non gli diede tempo di replicare, perché abbandonò i due uomini e andò sul retro per stare accanto a Miki.
«Ma che diavolo le è preso?» non poté fare a meno di chiedersi.
«La tua socia ha più cuore di te, tutto qui».
Ryo si voltò verso Umibozu: «Se sapevi che cosa sarebbe successo, perché non hai rifiutato? Non mi dire che Saeko ti ha costretto con qualche ricatto!» lo punzecchiò.
Stavolta l’uomo non raccolse la provocazione, ma l’aria intorno a lui si fece più scura. «No, ho accettato di mia volontà. Pare che ci sia un criminale che ha messo gli occhi su di lei e ha bisogno di qualcuno che le faccia da guardia del corpo. Ma siccome la sua agenzia vuole che la questione rimanga segreta, sarebbe meglio che finga di essere il suo assistente, così da poterla accompagnare ovunque senza destare sospetti».
L’attenzione di Ryo fu tutta per quell’avverbio di luogo, ma fece finta di nulla.
«Ok, ho capito: contatterò Saeko e le dirò che ho cambiato idea e che accetto l’incarico» decise, tornando improvvisamente serio.
«Non se ne parla proprio!»
«Ma come, se prima mi hai quasi ammazzato perché hai detto che è colpa mia!»
«Beh, ho cambiato idea. Dovevo sfogarmi».
«E non vuoi far pace con Miki?»
«Miki capirà» tagliò corto, togliendosi il grembiule. «Io vado, ho appuntamento con Shizuka a mezzogiorno. Dillo tu a Miki».
E, senza aspettare una sua risposta, uscì dal locale, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

**

Kaori trovò Miki al poligono che si esercitava con la pistola. Rimase in disparte a guardarla mentre sfogava la propria rabbia contro il bersaglio: anche dal punto in cui si trovava, poteva avvertire tutta la sua frustrazione.
La donna continuò a sparare per almeno altri dieci minuti, prima di abbassare l’arma e rivolgersi verso di lei. «Mi dispiace, Kaori-san» le disse mentre riponeva la pistola nell’armeria.
«Eh? E di cosa?»
«Di averti consigliato di mettere via il martello. Solo adesso riesco a capire cosa provi quando lo usi contro Saeba» le spiegò lei, ma Kaori scosse la testa.
«No, Miki-san. Umibozu-san non è come Ryo e non farebbe mai nulla per farti soffrire. Questo dovresti saperlo bene».
Lei sospirò. «Sì, lo so».
«E allora? Perché sei così arrabbiata con lui?»
«Perché, vedi, di solito, quando gli viene sottoposto un incarico, Falcon ne discute sempre con me e chiede la mia opinione. Lo faceva prima, quando non eravamo sposati, e mi sembrava logico che continuasse anche dopo. Invece stavolta ha accettato immediatamente, appena ha sentito il nome della cliente, dando per scontato che a me andasse bene. Appena Saeko-san è andata via, gli ho subito chiesto spiegazioni e ci ho messo un bel po’ per estorcergli le informazioni che volevo».
«Probabilmente non voleva farti preoccupare...» provò a difenderlo Kaori.
«Ed è proprio questo il punto: adesso siamo sposati, siamo una cosa sola. Perché non mi ha mai detto nulla di questa donna? È ancora importante per lei? Se non fosse così, me ne avrebbe parlato subito, no?»
Miki aveva ragione. Lei e Falcon avevano un rapporto ben diverso da quello che univa lei e Ryo: erano una coppia in tutti i sensi, e non avevano segreti l’uno per l’altra. Dacché l’uomo aveva accettato i suoi sentimenti, solo una volta si era comportato in modo strano nei suoi confronti, ma aveva avuto comunque delle motivazioni piuttosto serie, per quanto non condivisibili.
Ma questa volta cos’aveva da nascondere? Davvero provava ancora dell’affetto per quella donna? Kaori non voleva crederci, ma di sicuro c’era qualcosa che non tornava.
«Ok, ho deciso: chiederò a Ryo di farsi restituire il lavoro da Saeko,» decise mettendo una mano sulla spalla dell’amica.
Miki sgranò gli occhi: «Kaori-san, ma sei sicura? Shizuka Aibara è una delle donne più belle del Giappone! Hai idea di cosa potrebbe succedere? E proprio ora che hai deciso di provare a non usare il martello!»
«Meglio, no? Sarà un ottimo modo per testare la nostra strategia!» la rassicurò, anche se dentro di sé non era affatto convinta che sarebbe riuscita a resistere. Tuttavia, non poteva abbandonare la sua amica: l’aveva aiutata tante volte e ora toccava a lei ricambiare il favore.
«Ma Kaori…»
Ma la ragazza le fece un occhiolino e la precedette nel bar per parlare con il diretto interessato; tuttavia, quando arrivò, si rese conto che non c’era nessuno.
«Ma dove diavolo sono finiti?»
«Falcon sarà andato all’appuntamento. Ma Saeba?»
Kaori lo conosceva troppo bene per non intuire già la risposta. «Quell’idiota gli è andato dietro. Presto, Miki, seguiamoli anche noi!» disse e nella sua mano apparve subito un martello di un centinaio di tonnellate.
«Inutile, è più forte di lei!» non poté fare a meno di ridere, mentre seguiva l’altra fuori dal locale.

**

Il ristorante in cui Saeko aveva fissato l’appuntamento era all’ultimo piano di un palazzo inaugurato solo da qualche mese. Chiunque ci passava davanti non ci faceva quasi caso, perché era uno di quegli edifici anonimi che non avrebbero mai attirato l’attenzione di qualcuno, a meno che non si sapesse esattamente cosa cercare. Insomma, il genere di luogo che dava poco nell’occhio e nel quale si poteva parlare con calma senza avere gli occhi di tutti puntati addosso.
Miki e Kaori raggiunsero il posto in questione piuttosto in fretta: per fortuna, nessuno le aveva fermate o si era chiesto perché due donne con chiari intenti bellicosi - una delle quali con un vistoso martello tra le mani - si stessero dirigendo con passo di marcia verso l’ultimo piano dello stabile.
Ci volle solo un’occhiata per scovare il loro obiettivo: Umibozu era seduto a un tavolo in attesa di qualcuno che non era ancora arrivato; di Ryo, invece, non c’era ancora traccia, ma entrambe erano sicure che fosse lì, da qualche parte, in attesa.
Si accomodarono in modo da poter avere una chiara visione di quello che stava accadendo pochi metri più in là, ma senza essere viste, e ordinarono qualcosa dal menu senza prestare la minima attenzione a cosa avessero preso, troppo concentrate su quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Ad un certo punto, Umibozu alzò la testa nella loro direzione e loro deglutirono a vuoto, temendo di essere state scoperte; tuttavia, l’uomo stava focalizzando la propria attenzione su qualcosa oltre le loro spalle. Ed infatti, dopo pochi secondi, due donne si avvicinarono al suo tavolo e lui si alzò per salutarle.
Anche se indossava un cappello e degli occhiali da sole con le lenti molto scure, Kaori riconobbe subito Shizuka Aibara: aveva degli splendidi e lucenti capelli scuri che le ricadevano sulle spalle con grazia e l’incidere leggero e sensuale di una modella. Appena l’attrice si avvicinò ad Umibozu, la sua testa divenne del colore del sole al tramonto e Kaori avvertì distintamente l’aura di Miki farsi ancora più ostile.
«È da tanto che non ci vediamo Hayato-san. Ti trovo bene» lo salutò lei.
Kaori era seriamente preoccupata. C’erano davvero pochissime persone che conoscevano il vero nome di Falcon, e ancora meno quelle che lo chiamavano così: questo significava che doveva essere stata davvero importante per lui.
«Anche io ti trovo bene» fu invece il suo laconico commento.
C’era davvero una strana tensione nell’aria e anche lo sguardo di Saeko saettò da uno all’altra con apprensione.
All’improvviso Shizuka fece un salto indietro.
«C’è qualcuno sotto quel tavolo!» gridò indicando un punto dietro di lei e, quasi a confermare quelle parole, una mano uscì fuori dalla lunga tovaglia color panna.
La reazione di Umibozu non si fece attendere. «Tu, brutto depravato, chi ti ha detto di seguirmi?!» tuonò scaraventando il tavolo sotto cui era Ryo lontano da loro.
Ma lo sweeper venne fuori illeso e, senza perdere tempo, corse a stringere le mani della giovane. «Shizuka-san, perdonami se ti ho fatto aspettare. Sono Ryo Saeba, l’uomo del tuo destino!»
«Eh? Pia… piacere mio…»
«Ryo!» Saeko gli diede un pizzicotto sul braccio, in modo tale che si allontanasse dalla donna «Hai già rifiutato questo caso, mi pare! Che ci fai qui?»
«Tu mi hai preso in giro! Non mi avevi detto che la cliente era una donna! Lo sai che non accetto incarichi dagli uomini!»
Saeko alzò le spalle: «La colpa è tua che parti in quarta e non ascolti».
«Mi dispiace, Saeba-san» intervenne Shizuka. «Sono stata io a chiedere al mio manager di scrivere sulla lavagna al posto mio: ho avuto paura che quell’uomo potesse seguirmi, e così…»
«Non temere, adesso ci sono qui accanto a te!» la consolò mettendole una mano sulla spalla.
Saeko tossicchiò per attirare la sua attenzione: «Mi spiace, ma hai perso la tua occasione. Ci penserà Umibozu. E, sinceramente, mi fido molto più di lui!»
«Sei veramente crudele, Saeko: vuoi davvero causare una crisi matrimoniale in una giovane coppia appena sposata? Non ti vergogni?»
Shizuka era sinceramente sorpresa da quell’informazione. «Coppia sposata?»
Ryo annuì con vigore. «Esatto. E io non posso permettere che uno dei miei amici più cari rischi il proprio matrimonio per una cosa simile. Perciò, mi sacrifico volentieri per prendere il suo posto e proteggere Shizuka-san a costo della mia vita!»
«E non pensi a cosa dirà Kaori?» provò ancora Saeko.
«Kaori è d’accordo».
Saeko era piuttosto scettica. «Questa è la sciocchezza più grande che abbia mai sentito».
«Invece è proprio così» intervenne alla fine la diretta interessata facendosi avanti.
I presenti si voltarono sorpresi verso di lei. Saeko non riusciva ancora a crederci. «Ma sei sicura?»
Kaori annuì con convinzione.
“Ryo si diverte a stuzzicarti, perché ti conosce bene e sa cosa come farti arrabbiare, perciò stupiscilo. Cerca di non fargli capire che qualcosa ti dà fastidio: lascialo fare e sii semplicemente dalla sua parte” era stato il secondo consiglio di Miki, e questo era stata facile da seguire, almeno in quell’occasione, perché per aiutare l’amica era disposta anche a soprassedere a certe cose.
«Visto? Quindi,» si avvicinò alla ragazza e le appoggiò ancora una volta una mano su una spalla «non ha senso parlarne ancora. Shizuka-san, vieni con me: resterai a dormire a casa mia, sarà molto più sicuro per te».
Tuttavia, Shizuka era ancora perplessa e guardava i presenti spaesata. «Ma, veramente, io…»
«Coraggio, non avere paura! Io sono molto più in gamba di quel tizio con-»
Qualcosa di imprecisato calò sulla testa del malcapitato.
«Ho già detto che me ne occuperò io. Fine della storia!» annunciò l’altro.
«Falcon!» provò a protestare Miki, ma l’uomo ignorò il commento della moglie dandole le spalle.
Saeko sospirò, per la prima volta indecisa sul da farsi: era ovvio che si fidasse molto più di Falcon per proteggere Shizuka, ma al contempo non le andava a genio che lui e Miki litigassero per una cosa del genere.
«E se assumessi entrambi?» domandò ad un certo punto l’attrice.
I presenti la guardarono sorpresi.
«Beh, così non ci sarebbero problemi. E poi avevo già contattato Saeba-san, quindi…»
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti soppesarono le sue parole: in effetti, razionalmente, questa era la soluzione migliore; eppure, era chiaro dalle loro facce che ognuno di loro dubitava che quella collaborazione avrebbe davvero funzionato.



Note dell’autrice
Prima che qualcuno mi chieda che cosa mi sia fumata quando ho deciso di dare un’ex a Umibozu, vi avviso che, dieci secondi prima di iniziare il capitolo, io non avevo idea di quello che sarebbe successo. Sono stati lui e Miki a voler a tutti i costi far parte di questa storia, e come potevo dire loro di no? U_U
   
 
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