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Autore: Ghost Writer TNCS    20/10/2018    3 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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12. Un alleato riluttante

Tenko e Zabar erano ancora nascosti dietro un cespuglio, ma il grifone si stava avvicinando senza distogliere lo sguardo. E date le sue dimensioni, i due demoni sarebbero stati un gradito spuntino.

«Hai un piano, vero?» sussurrò la demone.

«I grifoni sono animali forti e intelligenti, ci vorrà un po’ per domarlo. Il tuo compito è tenerlo impegnato e fare in modo che non mi uccida. Io dovrò concentrarmi sull’incantesimo, quindi non potrò aiutarti.»

«Che schifo di piano!» brontolò Tenko.

«Vedrai, insieme ce la faremo» la rassicurò Zabar. Con un balzo deciso uscì allo scoperto e, senza bisogno di una bacchetta, evocò l’incantesimo.

Il grifone fece un primo passo indietro, colto di sorpresa, poi la magia cominciò a fare effetto. Indietreggiò ancora e scosse il muso, come per scacciarlo dalla sua testa. Lanciò un grido acuto, ma non servì a nulla. Arrabbiato e confuso, il possente animale si preparò ad attaccare, ma Tenko lo colpì con una scarica elettrica.

Nuovamente colto di sorpresa, il grifone indietreggiò di nuovo, forse spaventato dalla forza dei suoi nemici. Tenko non abbassò la guardia e fece qualche passo avanti, pronta a respingere un nuovo attacco.

L’animale adesso aveva il respiro affannato, scosse ancora il capo, ma era tutto inutile. Si voltò per attaccare, ma la pressione mentale di Zabar lo fece tentennare. Si piegò in avanti, ma non aveva intenzione di arrendersi. Fischiò ancora, e questa volta partì all’attacco. Tenko scagliò un fulmine, ma non servì a nulla. Il grifone era a meno di un balzo da Zabar. La demone agì più rapida che poté: roteò la frusta e colpì l’animale sul muso, facendolo urlare di dolore e rabbia.

La maestosa creatura tornò sui suoi passi, poi si voltò di nuovo verso di loro. L’ultimo attacco l’aveva ferito, ma per un animale tanto grande quello era solo un graffietto.

Il grifone si sollevò sulle zampe posteriori e sbatté le grandi ali. Tenko provò a resistere, ma la forza del vento era tale che riusciva a malapena a restare in piedi. Zabar, che già doveva concentrarsi sull’incantesimo, non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra. Il contatto mentale fra il demone e il grifone si ruppe, e subito l’animale ne approfittò per spiccare il volo. In pochi secondi era già lontano.

Il chierico si tirò su, un po’ dolorante. «Cavolo, non credevo sarebbe stato così difficile.»

«Avevi detto di averlo già fatto» gli fece notare Tenko.

Lui si rimise in piedi. «Sì, però mai con un grifone.»

La giovane lo prese per il bavero della tunica. «Credi sia una gioco questo?!» lo aggredì. «Quell’affare poteva ammazzarci entrambi! Questo è il mondo reale, non una cazzo di biblioteca!»

Zabar, mortificato, abbassò lo sguardo. Era sicuro di farcela, ma evidentemente si era sopravvalutato. Aveva messo in pericolo sé stesso, ma anche e soprattutto Tenko. Aveva tradito la sua fiducia.

Lei lo lasciò andare con stizza e gli voltò le spalle. Era arrabbiata, ma ancora più forte era la delusione, per lui e per sé stessa: Zabar era un chierico, doveva aspettarsi che qualcosa sarebbe andato storto. D’altra parte però non intendeva gettare la spugna: aveva bisogno dell’aiuto del demone per portare avanti il suo piano. E poi gli inquisitori cavalcavano proprio dei grifoni, quindi non intendeva essere da meno.

Si voltò e lo guardò dritto in faccia. «Ci prepareremo e riproveremo» sentenziò. «Ci servono corde per legarlo, e magari qualcosa per sedarlo. Conosci qualche incantesimo adatto?»

«Nel grimorio ce n’è qualcuno» confermò il chierico, timidamente. «Posso cercare quello più adatto.»

«Bene, allora la prossima volta lo indeboliremo, lo legheremo e solo dopo potrai provare a domarlo. Chiaro?»

«Chiaro» annuì lui, il capo chino.

Lei fece per tornare dagli ippolafi, ma si fermò. «Un’altra cosa: tu potrai anche sapere molte più cose di me, ma d’ora in avanti sarò io a decidere i piani.» Dopo un attimo proseguì: «E, se non fosse abbastanza chiaro, da adesso comando io. Qualche obiezione?»

«No.»

Una voce lampeggiò nella mente della giovane: “È ‘no, capitano’!”, così le avrebbe detto Leonidas Cardea. Le venne da pensare che forse stava cercando di imitare proprio il suo stile di comando: fermo e autorevole. In effetti come leader le era piaciuto, era stata la persona dentro l’uniforme la vera delusione.

«Andiamo,» ordinò «dobbiamo procurarci abbastanza corde.»

Zabar non osò dire niente e si limitò a seguirla. In realtà si riteneva già fortunato che lei non avesse deciso di abbandonarlo. Erano anni che aspettava di cambiare le cose, e proprio ora che aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarlo, aveva rischiato di mandare tutto all’aria. E per cosa? Per la sua stupida presunzione! Aveva passato talmente tanto tempo sui libri che si era dimenticato quanto fosse importante la pratica.

Tenko sapeva come cavarsela, quindi probabilmente era un bene che fosse lei a comandare. In ogni caso non voleva essere un peso per lei. Avrebbe trovato un modo per farsi perdonare.

***

Le due lune, una rossa e una azzurra, brillavano nel cielo, accompagnate da una miriade di stelle. Accovacciato nel suo nido, il grifone dormiva placidamente, confidando che le sue dimensioni avrebbero scoraggiato qualsiasi seccatore. Per sua sfortuna, Tenko e Zabar erano attratti proprio dal suo grande corpo e dalla possibilità di usarlo come cavalcatura.

Il chierico aveva confermato che, come la maggior parte dei suoi simili, quel grifone era un animale prevalentemente diurno. Per la precisione si trattava un serpentario, così chiamato perché il suo piumaggio ignifugo gli permetteva di confrontarsi senza paura con i draghi.

Approfittando delle sue abitudini, Tenko aveva deciso di attaccarlo nel cuore della notte. Come da piano, lo avevano trovato assopito, ed erano pronti a passare all’attacco.

Corde alla mano, la demone fece un cenno d’assenso a Zabar. Il chierico scagliò l’incantesimo stordente, il cui unico scopo era confondere il bersaglio. Il grifone aprì gli occhi, ma complice anche l’improvviso risveglio, non fu nemmeno in grado di alzarsi in piedi.

Il demone non perse tempo ed evocò un incantesimo soporifero. Richiedeva più tempo, ma una volta portato a termine con successo, avrebbe immobilizzato il bersaglio per un po’. Eseguirlo sul grifone addormentato sarebbe stato rischioso: se l’animale si fosse svegliato, avrebbe potuto partire al contrattacco prima del termine della magia. Grazie invece all’incantesimo stordente, il grifone era troppo confuso per muoversi.

Quando furono certi che l’animale era profondamente addormentato, Tenko cominciò a legargli le zampe, nel frattempo Zabar evocò la magia per domarlo. Non potendo opporre resistenza, il chierico non ebbe difficoltà a completare l’incantesimo.

«Già finito?» chiese la demone, quasi delusa. Non era nemmeno riuscita a finire di legare le zampe.

«Su un animale addormentato è più facile.»

«Quindi posso slegarlo?»

«Certamente. Come ti ho spiegato, l’incantesimo continuerà a fare effetto fintanto che gli sto vicino. E comunque lo terrò d’occhio, così se ci sono problemi potrò stordirlo di nuovo.»

Tenko parve compiaciuta da quell’ultima precisazione. «Quindi hai imparato la lezione?»

«Sono sempre pronto a imparare» confermò Zabar, fiero della propria sete di sapere.

«Contento te. Adesso vado a dormire, svegliami quando vuoi il cambio.»

Il chierico in un primo momento si limitò ad annuire, poi però si fece coraggio: «Aspetta.»

«Che c’è?»

«Io… Insomma, volevo dirti che mi dispiace per prima. Hai ragione, io sono uno da biblioteca, qui fuori non è il mio mondo. Però ci tengo davvero molto a collaborare con te. Credimi, anche io voglio vendicarmi del Clero, ma voglio anche scoprire la verità sul nostro mondo. Non ti viene pelle d’oca al solo pensiero?»

L’espressione di Tenko non sembrava altrettanto entusiasta, Zabar però non demorse: «Sono sicuro che potrò imparare molto da te, quindi mi chiedevo se potessi… insomma… ricambiare il favore. Quindi, se c’è qualcosa che vuoi sapere, chiedi pure. Potrei… Potrei insegnarti a leggere, ad esempio.»

La demone fece spallucce. «E cosa dovrei leggere? I libri del Clero?»

«Boh, non lo so. Insomma, era solo un esempio. Ecco, potrei insegnarti la magia!»

«Ho già la mia bacchetta per quello» ribatté Tenko. Non era abituata a ricevere tutte quelle attenzioni, e questo la metteva in difficoltà.

«Da quel che ho capito però usi solo bacchette monovalenti. Quella che hai adesso mi sembra serva solo per lanciare fulmini. Potrei insegnarti a usare una bacchetta polivalente.»

Questa volta Tenko non nascose il proprio interesse. Con una bacchetta polivalente – detta anche multi-magia – sarebbe stata in grado di eseguire una vasta gamma di incantesimi, e questo le avrebbe dato un grande vantaggio contro qualsiasi avversario. «D’accordo, ci penserò.»

Zabar sorrise, felice di potersi rendere utile. Non si aspettava che la sua compagna di viaggio facesse i salti di gioia, ma quel “ci penserò” gli sembrava comunque un buon inizio. Del resto il loro viaggio era appena cominciato.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Domare il grifone si è rivelato un compito tutt’altro che facile, soprattutto per l’imprudenza di Zabar. Fino ad ora il chierico sembrava la mente del gruppo, la persona saggia che dice agli altri cosa fare e come farlo, quasi il mentore di Tenko. Beh, non è così XD

Zabar è sicuramente molto istruito e ha dei discreti poteri magici, ma è più bravo nella teoria che nella pratica. Al contrario Tenko è un’analfabeta ignorante, inutile girarci intorno, però sa esattamente come sopravvivere nel mondo.

Alla fine credo sia proprio questo equilibrio la chiave della loro collaborazione: entrambi sono sia mentore che allievo. E per riuscire nella loro impresa non potranno fare a meno di aiutarsi a vicenda.

Grazie per aver letto e a presto! ^.^


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