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Autore: Marne    21/10/2018    4 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 3.

I Malfoy perduti.

 

 

You know nothing of the world

You would sooner see me dead

But not before I see this justice done

I am warning you Javert

I'm a stronger man by far

There is power in me yet

My race is not yet run

I am warning you Javert

There is nothing I won't dare.”*

[Les Miserables - Confrontation (Javert & Valjean)]

 

 

 

Quando si svegliò, fu a causa di un lancinante mal di testa.

Come se qualcuno avesse preso un bastone invisibile ed avesse iniziato a prendere a botte direttamente il suo cervello, Draco si risvegliò con la distinta sensazione di essere stato strapazzato oltre ogni ragionevole dubbio e, per un lungo istante, si chiese se Greyback fosse – effettivamente – riuscito nel suo intento e tutto ciò che lui aveva vissuto dal salvataggio in poi non fosse stato altro che frutto della sua fervida immaginazione.

Si illuse per qualche istante, poi la voce tutt’altro che bassa di Nettie lo riportò bruscamente alla realtà.

Sua madre era morta.

«Ti sei svegliato» commentò la cugina, notando il suo leggero spostamento. Quando lui la guardò – aspettandosi pena – nei suoi occhi trovò il nulla. Sembrava lui si fosse appena svegliato da un pisolino di piacere, dopo una lunga passeggiata nel parco. «Ti ho lasciato un tonico proprio lì. Quando avrai elaborato cosa sta succedendo, ti consiglio di prenderlo. Ti farà sentire ancora un po’ stordito, ma almeno non sarà più come essere presi a calci direttamente nel cervello». Continuò a guardarlo per diversi istanti, poi inarcò le sopracciglia. «Hai elaborato? Vite vite! C’è una guerra in corso, petit»1.

Draco la fissò per un lungo istante, incredulo. Poi, quasi come un’ondata di nausea improvvisa, la rabbia montò in lui, facendolo balzare in piedi e con la bacchetta alla mano. La puntò al collo della cugina, il viso contorno in una smorfia furiosa. «Mia madre è morta!» le urlò contro, la punta della bacchetta illuminata di blu. Non aveva la minima idea di quale incantesimo fosse sul punto di lanciarle contro, voleva solo che le facesse male. Lo stesso male che lui stava sopportando e che lei sembrava sottovalutare in modo talmente inconsiderato.

Nettie non batté ciglio. «Anche la mia» gli rispose, pacata. «E vuoi sapere una cosa? Mettere il broncio non la riporterà indietro» disse, con una calma quasi disarmante. Gli aveva semplicemente illustrato un fatto, una verità ovvia che lui, dal basso della sua stupidità, non sembrava voler cogliere.

«Io-».

Nettie lo fissò dritto negli occhi, apparentemente incurante della bacchetta puntata alla sua gola. «Tu sei vivo perché tua madre si è sacrificata, perché voleva che tu vivessi. Arrabbiarti e sbattere i pugni non ti aiuterà né a riportarla indietro né a rendere onore al suo sacrificio» mormorò, la voce più bassa ma sempre vuota di qualunque emozione.  «Piangi, se credi di doverlo fare. Ma non restare lì, con quell’espressione da pesce lesso a pretendere che il mondo smetta di girare per rispetto al tuo dolore».

Vagamente basito, Draco abbassò la bacchetta e fece un passo indietro, gli occhi puntati sulla cugina. Una parte di lui, quella addolorata, quella ferita, lo implorava di iniziare a piangere e cercare da lei tutto il conforto che avrebbe potuto offrire, anche un altro incantesimo per dormire. Un’altra parte, quella furiosa, gli stava ordinando di sollevare la bacchetta e farle rimangiare tutto ciò che gli aveva detto, dalla prima all’ultima parola, pretendendo delle scuse immediate.

Ma scusa per cosa, in fondo?

Nettie non aveva torto. Il mondo non avrebbe smesso di girare solo perché sua madre era morta. Il Signore Oscuro non l’avrebbe riportata indietro solo per le lacrime di Draco.

Il signore Oscuro. Era stato lui a farla uccidere. Lui aveva ordinato che li tenessero d’occhio per prevenire ogni possibile fuga.

Lui temeva che potessero scappare.

Perché? I Malfoy l’avevano sempre servito con cieca adorazione fin dall’alba della sua ascesa. I Malfoy erano fra le famiglie purosangue più antiche e rispettate. Suo padre aveva fallito, era vero, ma non più di quanto non avesse fatto qualcun altro nel tempo. Eppure, per punirlo Draco sarebbe stato mandato in una missione potenzialmente suicida e Narcissa era stata uccisa.

Draco non si rese neppure conto di aver iniziato a piangere. Semplicemente, quando fece per parlare fu un singhiozzo a lasciare le sue labbra «Perché l’ha fatto?» chiese, guardando Nettie come se lei avesse potuto dargli tutte le risposte che cercava. «Noi abbiamo sempre servito la causa, noi… noi siamo purosangue, perché ha deciso di ucciderci?» pianse, sentendo il petto stringersi in una morsa ed il respiro diventare sempre più faticoso. «Mio padre… mio padre ha sbagliato, ma io… io non avevo fatto nulla… mia madre era una Black»2.

Non si rese conto che Nettie lo avesse nuovamente stretto a sé ed avesse iniziato a borbottare incantesimi di cui lui non conosceva la natura. Continuò semplicemente a gemere e lamentarsi, a riversare all’esterno tutti i pensieri che stavano affollando la sua mente stanca. Il suo respiro tuttavia divenne più regolare ed il cuore iniziò a battere con un ritmo più normale. La voce di sua cugina divenne lentamente più chiara e, alla fine, sembrò essere l’unico suono udibile per lui.

Non erano incantesimi.

Stava recitando una filastrocca.

«Cosa… cosa stai facendo?» le chiese, confuso, sollevando lo sguardo per poterla guardare negli occhi. Come sospettava, non c’era nulla in lei che potesse sembrare preoccupato o dispiaciuto. Tuttavia il tono della sua voce non era fraintendibile: stava cercando – con successo – di calmarlo, palesemente preoccupata.

«Un trucco che mi ha insegnato mio fratello» spiegò, senza lasciarlo andare. «Era una crisi di panico, anche se una abbastanza lieve. Alcune persone preferiscono essere lasciate da sole, altre, come te, preferiscono avere qualcuno che le stringa» spiegò, con tono clinico. «Quanto alla filastrocca, ascoltare parole con cadenza ritmata aiuta a sincronizzare il respiro a quel ritmo, calmando gli effetti della crisi di panico stessa».

Prima che Draco potesse rispondere, la porta della stanza si aprì, rivelando Alistair ed un uomo piuttosto anziano che Draco non credeva d’aver mai visto.

«Stai ancora fingendo d’essere senza cuore, ma Crevette? Draco presto o tardi capirà quanto tu sia in realtà gentile, è inutile portare avanti questa farsa» disse l’uomo più anziano, con un sorriso carico d’affetto rivolto a Nettie. Sorriso che si attenuò solo leggermente e solo per assumere tonalità più dispiaciute quando si posò su Draco. «Mi dispiace incredibilmente per ciò che è successo a tua madre, ragazzo. Quando ho ricevuto la sua lettera ho provato a cercare una via alternativa per portare al sicuro anche lei, ma non è stato possibile» gli disse, facendo un paio di passi avanti per posare una mano sulla spalla del ragazzo. «Narcissa è sempre stata una donna brillante, se si è arrivati a questo avrà ritenuto che fosse il minore dei mali».

Senza dire nulla, Draco lo fissò per un lunghissimo istante. Il viso allungato ed i capelli così bianchi da poter essere stati soltanto biondissimi in gioventù non lasciavano spazio ad alcun tipo di dubbio riguardo la sua identità, tuttavia la sua confusione fu innegabile. Non aveva idea che suo padre avesse avuto un fratello, eppure lui era saltato fuori nel momento più opportuno. Perché nessuno gli aveva mai parlato di lui?

«Il minore dei mali sarebbe stato lasciarmi lì con lei. Magari non sarei morto come tutti sembravano presagire» sbottò, irritato, trattenendosi a stento dallo sbuffare come un bambino capriccioso. Che sua madre avesse unilateralmente deciso del suo futuro non era decisamente qualcosa che avrebbe accettato volentieri. Non era più un bambino e, pur essendo consapevole di non avere la stessa preparazione magica dei maghi adulti, non era neppure uno sprovveduto come Tiger e Goyle. Per Merlino, era secondo solo alla Granger e ad Anthony!3 «Non ha avuto la minima fiducia nelle mie capacità».

Aloisius Malfoy lo guardò per un lungo istante, senza dire nulla. Poi, quasi si stesse aspettando quella reazione, sospirò e si sedette sulla poltrona davanti a quella su cui si era lasciato andare il nipote, guardandolo con quella che sembrava essere compassione. «Dimmi, Draco, tu sai perché tua madre non ha mai ricevuto il Marchio Nero?» gli domandò, con tranquillità, mentre Nettie si spostava alle sue spalle per poi scomparire oltre la porta. Alistair era rimasto poggiato contro il muro più lontano da loro. Sembrava quasi che entrambi fossero stati istruiti di lasciar loro quanta più intimità possibile. «Non è certo una questione legata al sesso, sia tua zia Bellatrix che altre donne hanno ricevuto il Marchio negli anni. Eppure, non Narcissa».

Draco annuì leggermente. Si era posto più volte quella domanda, negli anni, ma quando aveva racimolato abbastanza coraggio da chiedere era stato sempre liquidato con un sorriso ed un invito a riprendere gli studi per il nuovo anno scolastico. «Immagino che il Signore Oscuro non l’abbia ritenuta degna» mormorò, stringendosi nelle spalle. «Almeno, questo è quello che mia zia ha sempre detto».

Le labbra di Aloisius si piegarono in un sorrisino di scherno. «Narcissa Malfoy è-» si fermò, ed il sorriso sembrò spegnersi leggermente, «era la strega migliore della sua generazione. Naturalmente, buona parte dei suoi talenti sono stati ereditati. I Black hanno una lunga tradizione di Occlumanti fra le loro schiere, per non parlare dei premonitori4» spiegò, quasi con orgoglio. «Quando Lucius mi confidò di essersi invaghito di lei, andai personalmente a parlare con entrambi i tuoi nonni e convincerli che il loro sarebbe stato un ottimo matrimonio. Mia moglie-» si fermò ancora una volta ed il sorriso sparì completamente dalle sue labbra. «Mia moglie adorava Narcissa. Sperava di aver finalmente trovato una sorella, sai. Qualcuno con cui parlare in Inghilterra».

«Cosa c’entra tutto questo con il Marchio?» domandò, impaziente, Draco. Aveva già inteso che la moglie di suo zio fosse morta, Nettie era stata molto chiara al riguardo.

Aloisius sorrise di nuovo, divertito dalla sua impazienza. «Questo è un atteggiamento tutto Black, figliolo» lo ammonì, ma senza vero intento. «La prima a diventare Mangiamorte fu tua zia, Bellatrix. Fu grazie a lei che sia io che tua madre decidemmo di non… sottostare al rituale. Vedi, il Marchio non è un semplice tatuaggio. Ti cambia dall’interno, come un veleno che lentamente ti consuma e ti rende schiavo. Non si usa inchiostro comune per imprimerlo sulla pelle» spiegò, voltandosi momentaneamente in direzione del figlio. «Alistair, ti dispiace?».

Il vichingo, perché Draco non riusciva a non pensare a lui in quei termini – non con quei capelli e quella barba – annuì e si fece avanti, fermandosi giusto alle spalle della poltrona del padre. «Si chiama signum sanguis5, usati fin dai tempi dell’Impero Romano da maghi e streghe oscuri» spiegò, con un’espressione parecchio buia. «Sono tatuaggi impressi con il sangue di un mago per legare a sé le sorti di altre creature. Un tempo venivano utilizzati dai sacerdoti sulle vittime sacrificali, così che queste non potessero scappare. All’inizio si trattava solo di animali, ma lentamente…».

«Li usarono anche sulle persone» azzardò Draco, accigliato. «Un legamento di sangue, quindi? Ma non è possibile, non possono essere usati sulle persone. Una legge magica impedisce che possano essere forzati su qualunque creatura senziente, porterebbero ad una schiavitù di sangue».

Alistair annuì. «Per questo il Marchio deve essere accettato. È un contratto vincolante con cui si vincola una persona ad altra. Ma il vincolo non riguarda solo la volontà, non è soltanto una Maledizione Imperius permanente, Draco. Il motivo per cui è stata prevista la legge magica è legato agli… effetti collaterali» il modo in cui rabbrividì, dicendo quelle parole, fece impallidire leggermente Draco. Considerando che fosse per sua natura già molto pallido lasciò intendere quanto grave fosse la situazione. «Il legame che nasce non collega le volontà ma direttamente le anime. Tramite questo tipo di marchi, chiunque li abbia imposti potrà direttamente attingere dalla forza vitale dei suoi seguaci, rendendoli non solo schiavi ma anche-».

«Spuntini per l’anima» sbottò Draco, basito. «Mi state dicendo che con il Marchio il signore Oscuro può nutrirsi dei Mangiamorte?» chiese, alternando lo sguardo fra zio e cugino, uno con l’espressione più buia dell’altro. «Mio padre lo sapeva? Perché l’ha fatto?».

«Riteniamo che sia stato anche grazie ai Marchi che Voldemort sia riuscito a sopravvivere dopo l’incontro con i Potter» convenne Aloisius, annuendo leggermente. «Non solo grazie a quelli, dev’esserci qualcos’altro sotto che noi non siamo riusciti ad individuare6» aggiunse. «Tornando ai tuoi genitori ed al sottoscritto… vedi, quando Bellatrix si sottopose al Marchio notammo subito che ci fosse qualcosa di sbagliato. Lei era sempre stata pazza, non fraintendermi, ma una volta ricevuto il tatuaggio era diventata ancora più instabile, aveva sempre delle occhiaie terribili pur passando giorni interi a dormire e per quanto mangiasse sembrava non volesse in alcun modo smettere di dimagrire» spiegò, con un sospiro. «Questa fase durò circa una settimana, dopo la quale anche suo marito e suo cognato vennero sottoposti al Marchio e seguirono lo stesso iter. Capisci bene, ragazzo, che questa non potesse essere una coincidenza».

Come un flash, Draco ricordò Dawlish, che aveva ricevuto il Marchio poco dopo il ritorno del Signore Oscuro, l’anno precedente. Anche lui per un periodo era sembrato instabile e parecchio sciupato, ma Draco non se n’era mai curato particolarmente. «Perché mio padre accettò il marchio?».

«Io e tua madre discutemmo delle varie possibilità e fu proprio lei a trovare un libro sul Signum. Provammo a convincere Lucius, ma lui non ci diede ascolto» mormorò, scuotendo il capo. Il dispiacere si emanava da lui ad ondate, «La scelta migliore, per lei, fu quella di fingersi parecchio più inetta di quanto non fosse ed usare le sue doti da Occlumante affinché Voldemort non scoprisse le sue vere capacità. Il Signore Oscuro» il modo in cui disse quella parola lasciò bene intendere quanto poco, in realtà, lo stimasse «non è particolarmente abile con le Arti della mente, per nostra fortuna. Il fatto che Narcissa fosse una giovane donna di società aiutò molto la sua farsa, Voldemort si convinse facilmente che non avesse nulla a che fare con Bellatrix, quindi la lasciò stare. Per me, invece, il discorso fu leggermente differente».

«Mio padre era un Indicibile, credo voi li definiate così» si intromise Alistair, cupo. «Era a capo di una squadra, ben noto al Ministero per le sue arti magiche. Non avrebbe avuto motivo di non volerlo fra i suoi».

«Ma io non sono uno stupido, Draco» gli fece notare suo zio, con un sorriso pieno di autocommiserazione. «O, almeno, non credevo di esserlo. Così, semplicemente, mi rifiutai di ricevere il marchio, dicendogli che comunque avrei offerto i miei servigi, se l’avesse ritenuto opportuno».

Draco non riuscì a reprimere un brivido. «Non posso immaginare che l’abbia presa bene».

Aloisius scosse il capo. «Aveva bisogno di me, quindi pensò di colpirmi dritto al cuore per ottenere ciò che voleva» mormorò, cupamente. «Uccise mia moglie e mio figlio maggiore, che all’epoca era solo un bambino. Io ero via per lavoro, ma non credevo che loro fossero in pericolo. Come te, ero certo che al massimo avrebbe colpito me, non una donna ed un bambino purosangue. Dopotutto, non era per quelli come noi che lui stava cercando di prendere il potere?» la voce gli si ruppe e, preoccupato, Alistair posò una mano sulla sua spalla. Distrattamente, Aloisius gli diede un leggero colpetto, come a rassicurarlo. «Avrei dovuto prendere delle misure di sicurezza, farli andare via… ma non ci pensai, cullandomi nella certezza del nostro sangue. Fu tua madre a salvare i miei due figli più piccoli, sai? Nettie aveva solo pochi mesi di vita, Alistair non aveva che quattro anni. Nel cuore della notte, dopo un sogno premonitore, Narcissa si precipitò in casa mia, cercando di farli scappare tutti, ma arrivò troppo tardi».

Draco osservò quell’uomo crollare davanti a lui, la testa fra le mani e le spalle scosse da singhiozzi. «La mia Josephine era stata avvelenata, era ormai in punto di morte quando tua madre riuscì a raggiungerla. I Mangiamorte stavano arrivando, avrebbero dato fuoco alla casa nel cuore della notte, così che nessuno potesse sapere cos’era davvero successo. Narcissa tentò di portare via i bambini, ma Abraxas era testardo, non avrebbe mai abbandonato sua madre lì».

Alistair strinse la presa sulla spalla del padre. «Poco prima che tua madre ci smaterializzasse via, lui sfuggì alla sua presa. Ricordo ancora la sua espressione, quando riapparimmo a casa tua. Ci lasciò a tuo padre e tentò di tornare indietro a prenderlo, ma quando riapparve la casa era già stata inghiottita dall’Ardemonio».

Draco restò in silenzio, non sapendo come comportarsi. Davanti a lui, un uomo adulto era ridotto in lacrime per un motivo forse anche più valido del suo. Draco era stato salvato dal sacrificio di sua madre e non aveva alcuna responsabilità sull’accaduto, era inevitabile. Aloisius Malfoy si era rifiutato di sottostare ad un rituale che lo avrebbe reso uno schiavo e, per quel motivo, la sua famiglia era stata arsa viva.

«Cosa… cosa accadde dopo?».

«Feci l’unica cosa che ancora oggi sogno di fare» mormorò suo zio, la voce ridotta ad un sibilo non più disperato ma furioso. «Tentai di uccidere Voldemort e per poco non ci riuscii» ammise, senza riuscire a nascondere un certo orgoglio. «Il Lethifold7 era perfetto, lui non avrebbe mai immaginato cosa fosse se un istante prima d’esser mangiato» spiegò, una luce maniacale negli occhi grigi. «La rabbia, tuttavia, mi rese incauto. Rabastan Lestrange lavorava con me all’Ufficio Misteri, si accorse ben presto dei miei piani e, naturalmente, fece la spia».

Draco aveva conosciuto Rabastan Lestrange, ma non aveva mai voluto intrattenere rapporti con lui. Era un uomo all’apparenza normale, forse addirittura gentile, ma le voci che giravano sul suo conto dipingevano uno scenario completamente differente. Non c’era mai stata notizia delle sue vittime, perché delle sue vittime non era rimasto mai nulla.

«Fortunatamente, ragazzo, noi siamo Malfoy e per i Malfoy la famiglia viene prima di qualunque altra cosa o persona» continuò il vecchio, il tono leggermente più gentile. «Tuo padre e tuo nonno riuscirono a trovarmi prima che potesse farlo Voldemort, misero in scena il mio suicidio e con un Voto infrangibile fra tutti i membri della famiglia giurarono che mai avrebbero rivelato la mia vera locazione» spiegò, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona. Aveva ancora il volto pallido e gli occhi rossi, ma non c’era più debolezza nella sua espressione. «Per questo motivo non ti hanno mai parlato di noi e tua madre ha dovuto sfruttare sua sorella Andromeda per raggiungermi. Anche Narcissa, essendo una Malfoy per via del fidanzamento, non avrebbe potuto parlare di me in alcun modo. Andromeda, tuttavia, era stata una mia compagna di scuola, oltre che buona amica, e ricordava perfettamente chi io fossi. Non ha avuto necessità di alcun altro tipo di spiegazione».

«Com’è possibile che Voldemort non ti abbia mai scoperto? Ha semplicemente creduto che tu fossi morto?» domandò Draco, sempre più confuso. Voldemort era il mago più potente che fosse passato per la terra, no? Forse con l’unica eccezione di Albus Silente, di cui aveva rinomatamente paura.

Aloisius sorrise. «Voldemort non è talentuoso come crede d’essere. È solo spietato» mormorò. «Ed ora che anche tu hai visto di cos’è capace, ragazzo, dimmi: sei pronto a schierarti con la tua famiglia ed ucciderlo, una volta per tutte?».

Quando Draco fece per parlare, Alistair lo interruppe. «Prima di rispondere, è giusto che tu abbia una scelta» disse, lanciando un’occhiata storta al padre. «Io sono un Auror, anche se di Parigi. Posso inserirti in un programma di protezione, mandarti in Australia e tenerti al sicuro finché non saremo riusciti a sconfiggerlo, così non ti metterai a rischio e non dovrai rinnegare nessuno dei tuoi principi sul sangue» spiegò, pronunciando le ultime parole come se fossero state un insulto8. Non era in dubbio che i figli di Aloisius fossero cresciuti con idee ben diverse da quelle dei purosangue inglesi. «In questo modo, nessuno ti toccherà più e la morte di tua madre ti avrà tenuto effettivamente al sicuro».

«Oppure?».

«Oppure» fu Nettie ad intervenire, tornando nella stanza mentre si asciugava le mani su un canovaccio. Le mani sporche di sangue9. «potresti aprire gli occhi, renderti conto di quanto ridicole siano le pretese di Voldemort e dei suoi amici, restare qui con noi e tornare a scuola a settembre» spiegò, sorridendogli con una luce vagamente crudele negli occhi. «Dovresti tornare con la certezza di essere una paria fra quelli che un tempo erano tuoi amici, perché traditore del sangue. Saresti solo. Dovresti sempre guardarti le spalle, perché i figli dei Mangiamorte probabilmente farebbero di tutto pur di usarti come vittima».

«Non è da escludere che ci sia una taglia sulla tua testa» commentò Aloisius, valutando la questione con espressione vagamente interessata. «Finché non mi sono nascosto qui, sulla mia ce n’era una di cento galeoni. Niente di eccezionale, per l’uomo che ha quasi ucciso Voldemort».

Con uno sbuffo, Nettie alzò gli occhi al cielo. «Quello che sto cercando di dire, Draco, è che la tua vita come l’hai sempre conosciuta finirebbe. Saresti un reietto per la società e dovresti aiutarci a combattere con l’Ordine della Fenice, perché a quanto pare è quello il nome che i ribelli di Silente hanno scelto» aggiunse, con una smorfia. «Personalmente, lo ritengo un nome ridicolo, ma è lo scopo ad essere importante. Ed il loro è uguale al nostro: distruggere Voldemort una volta per tutte».

Draco inarcò le sopracciglia. «Dovrei diventare un nessuno e oltretutto combattere al fianco di Potter e dei suoi amici?».

«Per quanto io non metta in dubbio che siano persone detestabili, vuoi davvero dirmi che, alla luce di ciò che adesso sai, la loro non sia una missione degna di essere combattuta?» gli chiese Alistair, incredulo. «Tua madre è morta per salvarti da lui. Mia madre e mio fratello sono morti perché mio padre ha tentato di salvarsi da lui. Vuoi davvero restare inerte e lasciarglielo fare?».

Draco fissò il cugino per qualche istante, restando in silenzio. Lentamente, la sua mente sembrò elaborare davvero ciò che era successo a sua madre e ciò che era stato della sua famiglia. Probabilmente in quello stesso momento suo padre era sul punto di essere ucciso o, peggio, sottoposto al bacio del Dissennatore. Lui era stato sul punto di morire in più di un’occasione e sempre a causa di Voldemort. «Mia madre è morta per salvarmi la vita, non per farmi diventare il nuovo martire della battaglia di Potter».

«Tua madre è morta per salvarti, sì» convenne Aloisius. «Tua madre è stata uccisa per salvarti e se tu te ne andrai, i suoi assassini verranno portati alla giustizia da qualcun altro».

Uccisa.

I suoi assassini.

Draco, ancora una volta, si accigliò. «Un adulto responsabile cercherebbe di mettermi al sicuro, non di aizzarmi come un gatto con la rabbia contro un mago decisamente più forte di me. Sono solo un ragazzino» gli fece notare.

Aloisius sorrise ancora di più. «Ah, sì, hai ragione. Ma io non sono un adulto responsabile e tu non sei un semplice ragazzino» spiegò, bizzarramente allegro. «Tu sei un Malfoy e, con noi, potresti sviluppare il tuo potenziale».

«Oltretutto» si intromise Nettie, l’espressione vagamente nauseata. «Hai davvero intenzione di lasciare che sia Harry Potter a prendersi tutta la gloria? Anche lui è un ragazzino, eppure ha già sconfitto Voldemort in più di un’occasione».

Questo è infierire, pensò Draco, stringendo le labbra con disappunto. Potter era protetto da quel suo Dio dei Mezzosangue Sfregiati – unico motivo per cui doveva esser sopravvissuto tutti quegli anni – mentre Draco sarebbe stato un nessuno, senza appigli e senza benedizioni ultraterrene.

«Narcissa non è stata uccisa solo per salvarti la vita, Draco» mormorò Alistair, sorridendogli leggermente. «Si è sacrificata per salvarti l’anima e renderti qualcuno di cui sarebbe stata sempre fiera. Qualcuno che avrebbe risollevato il nome della famiglia e posto fine a quel parassita che per generazioni ci ha avvelenati dall’interno».

Per un singolo istante, Draco riuscì quasi a crederci. Ma la realtà era ben diversa, no? «Io non sono un eroe. Non ho mai voluto esserlo».

Il sorriso di Aloisius si ingrandì ancora di più. «Lascia che Potter faccia l’eroe, con i suoi sani principi e tutto il resto. Noi saremo i cattivi della storia di Voldemort. Una storia che non avrà un lieto fine».

Mille possibilità presero forma nella mente del più giovane Malfoy, dubbi da risolvere e strade da scegliere. Avrebbe potuto scappare. Avrebbe potuto rifarsi una vita altrove. Ma avevano ucciso sua madre e magari se lui non ci fosse stato nessuno si sarebbe impegnato per vendicarla. Nessuno avrebbe distrutto il Signore Oscuro con lo scopo specifico di vendicarla. Sua madre era una Black, non era una Weasley da quattro soldi, non avrebbe accettato di finire nel dimenticatoio come la vittima collaterale di un pazzo.

Sua madre era la vera eroina di quella storia e lui avrebbe fatto l’impossibile affinché tutti lo sapessero.

Altro che il dannato Potter.

Dopo un istante di silenzio, Draco annuì. «Per mia madre».

«Per la nostra famiglia».

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Questo capitolo stava venendo così lungo che ho dovuto tagliarlo!

Nota positiva: ho già quasi metà del prossimo capitolo pronto!

 

 

Siamo ancora bloccati su Draco e sui Malfoy™. Doveva essere una breve parentesi, questa, ma mi sono dilungata al punto di non poter aggiungere l’incontro con l’Ordine. Mea culpa!

 

 

#NarcissaVeraEroina

 

Punti importanti:

 

 

» * – E niente, Aloisius come Valjean mi ha fatta morire. Voldemort può fare Javert.

 

» 1 – Nettie non è cattiva o insensibile. Semplicemente, lei ha visto come per anni suo padre si è distrutto per il lutto ed il senso di colpa e non ha intenzione di lasciare che Draco faccia la stessa fine. Tutta questa scenata da insensibile è frutto della sua volontà di ottenere una reazione da Draco, spingerlo ad uscire dal torpore del dolore ed andare avanti. Lo ha spinto, in questo modo, a reagire. Nettie è una tsundere al massimo livello.

 

» 2 – Ed ecco che Draco tira fuori tutte le sue emozioni. Il suo discorso è ripetitivo, sì. Narcissa gli ha già aperto gli occhi al riguardo, ma fino a quel momento lui non aveva pienamente realizzato la portata delle rivelazioni di sua madre. All’improvviso, tutto ciò che credeva reale si è rivelato essere una finzione, il mondo gli è effettivamente crollato addosso.

 

» 3 – Anthony Goldstein, farà la sua comparsa più avanti perché io lo amo tanto <3. 

 

» 4 – Dalla serie: Marne si inventa poteri e li distribuisce. I Black sono una famiglia molto antica. Molto. E molto purosangue. Da ciò deriva la presenza di peculiarità magiche di deriva genetica che qui e lì si manifestano. Gli Occlumanti sapete bene chi sono, mentre i premonitori sono “i veggenti”, solo che in questo caso si tratta di sogni premonitori che raramente compaiono. Non è un potere sviluppato come quello della Cooman, attenzione, si tratta più che altro di un sesto senso che ogni tanto funziona un po’ di più.

 

» 5- Altra mia personalissima invenzione. Il Marchio non può essere un semplice tatuaggio e l’idea che Voldemort l’abbia usato per schiavizzare i suoi discepoli ed usarli come snack mi stuzzicava molto. L’idea dello “snack dell’anima” mi è piaciuta molto perché l’ho considerata come un “piano di riserva” di Voldemort. Lui ha fatto gli Horcrux, no? Ma sapeva che gli Horcrux lo rendono molto debole. Per evitare il rischio di indebolirsi troppo, non avrebbe fatto bene a trovarsi una fonte di sostentamento? Un qualcosa capace di aiutarlo se per caso gli Horcrux avessero prodotto conseguenze sgradevoli?

 

» 6 – I Malfoy™ sanno che c’è qualcosa sotto, perché Voldemort è sopravvissuto nonostante tutto. Semplicemente, non hanno pensato agli Horcrux. Ma a questo troveremo presto rimedio… in una forma che spero sorprenderà!

 

» 7 – Il Lethifold è una bestia molto brutta simile ad un velo che mangia carne (detta in modo così scientifico che Newt Scamander SPOSTATI), una teoria che credo sia stata confermata vuole che sia stato proprio un Lethifold ad uccidere Sirius Black (perché nei libri lui inciampa e cade oltre il velo, per colpa di Bellatrix, sì, ma senza Avada). QUEL Lethifold è lo stesso che zio Aloisius ha tentato di usare contro Voldemort.

 

» 8 – Aloisius ha avuto il buongusto di non far crescere i figli minori con gli ideali del sangue. Non avrebbe potuto, visto che a Parigi è stato aiutato da una mezzogigante (nel prossimo capitolo vedrete meglio) e da più di un Nato Babbano. Oltretutto, Voldemort ed i Mangiamorte avevano ucciso parte della sua famiglia, se questo non ti fa venire un’epifania non so cosa può farlo.

 

» 9 – Ciao Greyback, the Malfoy send their regards. Nel prossimo capitol altri dettagli!

 

 

 

 

Prepariamoci per l’infarto di Harry Potter ed il collasso generale dell’Ordine.   

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

 

   
 
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