Il paradiso
perduto.
Capitolo 3.
I Malfoy perduti.
“You know nothing of the world
You would
sooner see me dead
But not before
I see this justice done
I am warning
you Javert
I'm a stronger
man by far
There is power
in me yet
My race is not
yet run
I am warning
you Javert
There is
nothing I won't dare.”*
[Les Miserables - Confrontation
(Javert & Valjean)]
Quando si
svegliò, fu a causa di un lancinante mal di testa.
Come se
qualcuno avesse preso un bastone invisibile ed avesse iniziato a prendere a
botte direttamente il suo cervello, Draco si risvegliò con la distinta
sensazione di essere stato strapazzato oltre ogni ragionevole dubbio e, per un
lungo istante, si chiese se Greyback fosse – effettivamente – riuscito nel suo
intento e tutto ciò che lui aveva vissuto dal salvataggio in poi non fosse
stato altro che frutto della sua fervida
immaginazione.
Si illuse
per qualche istante, poi la voce tutt’altro che bassa di Nettie lo riportò
bruscamente alla realtà.
Sua madre era morta.
«Ti sei
svegliato» commentò la cugina, notando il suo leggero spostamento. Quando lui
la guardò – aspettandosi pena – nei suoi occhi trovò il nulla. Sembrava lui si fosse appena svegliato da un pisolino di
piacere, dopo una lunga passeggiata nel parco. «Ti ho lasciato un tonico
proprio lì. Quando avrai elaborato cosa sta succedendo, ti consiglio di
prenderlo. Ti farà sentire ancora un po’ stordito, ma almeno non sarà più come
essere presi a calci direttamente nel cervello». Continuò a guardarlo per
diversi istanti, poi inarcò le sopracciglia. «Hai elaborato? Vite vite! C’è
una guerra in corso, petit»1.
Draco la
fissò per un lungo istante, incredulo. Poi, quasi come un’ondata di nausea
improvvisa, la rabbia montò in lui, facendolo balzare in piedi e con la
bacchetta alla mano. La puntò al collo della cugina, il viso contorno in una
smorfia furiosa. «Mia madre è morta!» le
urlò contro, la punta della bacchetta illuminata di blu. Non aveva la minima idea di quale incantesimo fosse sul
punto di lanciarle contro, voleva solo che le facesse male. Lo stesso male che lui
stava sopportando e che lei sembrava sottovalutare in modo talmente
inconsiderato.
Nettie non
batté ciglio. «Anche la mia» gli
rispose, pacata. «E vuoi sapere una cosa? Mettere il broncio non la riporterà indietro» disse, con
una calma quasi disarmante. Gli aveva semplicemente illustrato un fatto, una verità ovvia che lui, dal
basso della sua stupidità, non sembrava voler cogliere.
«Io-».
Nettie lo
fissò dritto negli occhi, apparentemente incurante della bacchetta puntata alla
sua gola. «Tu sei vivo perché tua
madre si è sacrificata, perché voleva che tu vivessi. Arrabbiarti e sbattere i pugni non ti aiuterà né a
riportarla indietro né a rendere onore al suo sacrificio» mormorò, la voce più bassa ma sempre vuota di qualunque emozione.
«Piangi, se credi di doverlo fare. Ma
non restare lì, con quell’espressione da pesce lesso a pretendere che il mondo
smetta di girare per rispetto al tuo dolore».
Vagamente
basito, Draco abbassò la bacchetta e fece un passo indietro, gli occhi puntati
sulla cugina. Una parte di lui, quella addolorata, quella ferita, lo implorava
di iniziare a piangere e cercare da lei tutto il conforto che avrebbe potuto
offrire, anche un altro incantesimo per dormire. Un’altra parte, quella furiosa, gli stava ordinando di
sollevare la bacchetta e farle rimangiare tutto ciò che gli aveva detto, dalla
prima all’ultima parola, pretendendo delle scuse immediate.
Ma scusa
per cosa, in fondo?
Nettie non
aveva torto. Il mondo non avrebbe smesso di girare solo perché sua madre era
morta. Il Signore Oscuro non l’avrebbe riportata indietro solo per le lacrime
di Draco.
Il signore Oscuro. Era stato
lui a farla uccidere. Lui aveva ordinato che li tenessero
d’occhio per prevenire ogni possibile fuga.
Lui temeva che potessero scappare.
Perché? I
Malfoy l’avevano sempre servito con cieca adorazione fin dall’alba della sua
ascesa. I Malfoy erano fra le famiglie purosangue più antiche e rispettate. Suo
padre aveva fallito, era vero, ma non più di quanto non avesse fatto qualcun
altro nel tempo. Eppure, per punirlo Draco sarebbe stato mandato in una
missione potenzialmente suicida e Narcissa era stata uccisa.
Draco non
si rese neppure conto di aver iniziato a piangere. Semplicemente, quando fece
per parlare fu un singhiozzo a lasciare le sue labbra «Perché l’ha fatto?»
chiese, guardando Nettie come se lei avesse potuto dargli tutte le risposte che
cercava. «Noi abbiamo sempre servito la causa, noi… noi siamo purosangue, perché ha deciso di
ucciderci?» pianse, sentendo il petto stringersi in una morsa ed il respiro
diventare sempre più faticoso. «Mio padre… mio padre ha sbagliato, ma io… io
non avevo fatto nulla… mia madre era
una Black»2.
Non si rese
conto che Nettie lo avesse nuovamente stretto a sé ed avesse iniziato a
borbottare incantesimi di cui lui non conosceva la natura. Continuò
semplicemente a gemere e lamentarsi, a riversare all’esterno tutti i pensieri
che stavano affollando la sua mente stanca. Il suo respiro tuttavia divenne più
regolare ed il cuore iniziò a battere con un ritmo più normale. La voce di sua
cugina divenne lentamente più chiara e, alla fine, sembrò essere l’unico suono
udibile per lui.
Non erano
incantesimi.
Stava recitando una filastrocca.
«Cosa… cosa
stai facendo?» le chiese, confuso, sollevando lo sguardo per poterla guardare
negli occhi. Come sospettava, non c’era nulla in lei che potesse sembrare preoccupato o dispiaciuto. Tuttavia il tono della sua voce non era fraintendibile:
stava cercando – con successo – di calmarlo, palesemente preoccupata.
«Un trucco
che mi ha insegnato mio fratello» spiegò, senza lasciarlo andare. «Era una
crisi di panico, anche se una abbastanza lieve. Alcune persone preferiscono
essere lasciate da sole, altre, come te, preferiscono avere qualcuno che le
stringa» spiegò, con tono clinico. «Quanto alla filastrocca, ascoltare parole
con cadenza ritmata aiuta a sincronizzare il respiro a quel ritmo, calmando gli
effetti della crisi di panico stessa».
Prima che
Draco potesse rispondere, la porta della stanza si aprì, rivelando Alistair ed
un uomo piuttosto anziano che Draco non credeva d’aver mai visto.
«Stai
ancora fingendo d’essere senza cuore, ma Crevette? Draco presto o tardi capirà quanto tu sia in
realtà gentile, è inutile portare avanti questa farsa» disse l’uomo più
anziano, con un sorriso carico d’affetto rivolto a Nettie. Sorriso che si
attenuò solo leggermente e solo per assumere tonalità più dispiaciute quando si
posò su Draco. «Mi dispiace incredibilmente per ciò che è successo a tua madre,
ragazzo. Quando ho ricevuto la sua lettera ho provato a cercare una via
alternativa per portare al sicuro anche lei, ma non è stato possibile» gli
disse, facendo un paio di passi avanti per posare una mano sulla spalla del
ragazzo. «Narcissa è sempre stata una donna brillante, se si è arrivati a questo avrà ritenuto che fosse il minore
dei mali».
Senza dire
nulla, Draco lo fissò per un lunghissimo istante. Il viso allungato ed i
capelli così bianchi da poter essere stati soltanto biondissimi in gioventù non
lasciavano spazio ad alcun tipo di dubbio riguardo la sua identità, tuttavia la
sua confusione fu innegabile. Non
aveva idea che suo padre avesse avuto
un fratello, eppure lui era saltato fuori nel momento più opportuno. Perché
nessuno gli aveva mai parlato di lui?
«Il minore
dei mali sarebbe stato lasciarmi lì con lei. Magari non sarei morto come tutti
sembravano presagire» sbottò, irritato, trattenendosi a stento dallo sbuffare
come un bambino capriccioso. Che sua madre avesse unilateralmente deciso del
suo futuro non era decisamente
qualcosa che avrebbe accettato volentieri. Non era più un bambino e, pur
essendo consapevole di non avere la stessa preparazione magica dei maghi
adulti, non era neppure uno sprovveduto come Tiger e Goyle.
Per Merlino, era secondo solo alla
Granger e ad Anthony!3 «Non ha avuto la minima fiducia nelle mie
capacità».
Aloisius
Malfoy lo guardò per un lungo istante, senza dire nulla. Poi, quasi si stesse
aspettando quella reazione, sospirò e si sedette sulla poltrona davanti a
quella su cui si era lasciato andare il nipote, guardandolo con quella che
sembrava essere compassione. «Dimmi, Draco, tu sai perché tua madre non ha mai
ricevuto il Marchio Nero?» gli domandò, con tranquillità, mentre Nettie si
spostava alle sue spalle per poi scomparire oltre la porta. Alistair era
rimasto poggiato contro il muro più lontano da loro. Sembrava quasi che
entrambi fossero stati istruiti di lasciar loro quanta più intimità possibile.
«Non è certo una questione legata al sesso, sia tua zia Bellatrix che altre
donne hanno ricevuto il Marchio negli anni. Eppure, non Narcissa».
Draco annuì
leggermente. Si era posto più volte quella domanda, negli anni, ma quando aveva
racimolato abbastanza coraggio da chiedere
era stato sempre liquidato con un sorriso ed un invito a riprendere gli studi
per il nuovo anno scolastico. «Immagino che il Signore Oscuro non l’abbia
ritenuta degna» mormorò, stringendosi nelle spalle. «Almeno, questo è quello
che mia zia ha sempre detto».
Le labbra
di Aloisius si piegarono in un sorrisino di scherno. «Narcissa Malfoy è-» si
fermò, ed il sorriso sembrò spegnersi leggermente, «era la strega migliore della sua generazione. Naturalmente, buona
parte dei suoi talenti sono stati ereditati. I Black hanno una lunga tradizione
di Occlumanti fra le loro schiere, per non parlare
dei premonitori4» spiegò,
quasi con orgoglio. «Quando Lucius mi confidò di essersi invaghito di lei,
andai personalmente a parlare con
entrambi i tuoi nonni e convincerli che il loro sarebbe stato un ottimo matrimonio. Mia moglie-» si fermò
ancora una volta ed il sorriso sparì completamente dalle sue labbra. «Mia
moglie adorava Narcissa. Sperava di
aver finalmente trovato una sorella, sai. Qualcuno con cui parlare in
Inghilterra».
«Cosa
c’entra tutto questo con il Marchio?» domandò, impaziente, Draco. Aveva già
inteso che la moglie di suo zio fosse morta, Nettie era stata molto chiara al
riguardo.
Aloisius
sorrise di nuovo, divertito dalla sua impazienza. «Questo è un atteggiamento
tutto Black, figliolo» lo ammonì, ma
senza vero intento. «La prima a diventare Mangiamorte fu tua zia, Bellatrix. Fu
grazie a lei che sia io che tua madre decidemmo di non… sottostare al rituale.
Vedi, il Marchio non è un semplice
tatuaggio. Ti cambia dall’interno, come un veleno che lentamente ti consuma e
ti rende schiavo. Non si usa inchiostro
comune per imprimerlo sulla pelle» spiegò, voltandosi momentaneamente in
direzione del figlio. «Alistair, ti dispiace?».
Il vichingo, perché Draco non riusciva a
non pensare a lui in quei termini – non con quei capelli e quella barba – annuì
e si fece avanti, fermandosi giusto alle spalle della poltrona del padre. «Si
chiama signum sanguis5, usati fin dai
tempi dell’Impero Romano da maghi e streghe oscuri» spiegò, con un’espressione
parecchio buia. «Sono tatuaggi impressi con il sangue di un mago per legare a
sé le sorti di altre creature. Un tempo venivano utilizzati dai sacerdoti sulle
vittime sacrificali, così che queste non potessero scappare. All’inizio si
trattava solo di animali, ma lentamente…».
«Li usarono
anche sulle persone» azzardò Draco, accigliato. «Un legamento di sangue,
quindi? Ma non è possibile, non possono essere usati sulle persone. Una legge
magica impedisce che possano essere forzati su qualunque creatura senziente,
porterebbero ad una schiavitù di sangue».
Alistair
annuì. «Per questo il Marchio deve essere accettato.
È un contratto vincolante con cui si vincola
una persona ad altra. Ma il vincolo non riguarda solo la volontà, non è soltanto una Maledizione Imperius
permanente, Draco. Il motivo per cui è stata prevista la legge magica è legato
agli… effetti collaterali» il modo in
cui rabbrividì, dicendo quelle parole, fece impallidire leggermente Draco.
Considerando che fosse per sua natura già molto pallido lasciò intendere quanto grave fosse la situazione. «Il legame
che nasce non collega le volontà ma direttamente le anime. Tramite questo tipo di marchi, chiunque li abbia imposti
potrà direttamente attingere dalla forza vitale dei suoi seguaci, rendendoli
non solo schiavi ma anche-».
«Spuntini per l’anima» sbottò Draco,
basito. «Mi state dicendo che con il Marchio il signore Oscuro può nutrirsi dei Mangiamorte?» chiese,
alternando lo sguardo fra zio e cugino, uno con l’espressione più buia
dell’altro. «Mio padre lo sapeva? Perché l’ha fatto?».
«Riteniamo
che sia stato anche grazie ai Marchi
che Voldemort sia riuscito a sopravvivere dopo l’incontro con i Potter»
convenne Aloisius, annuendo leggermente. «Non solo grazie a quelli, dev’esserci qualcos’altro sotto che noi non
siamo riusciti ad individuare6» aggiunse. «Tornando ai tuoi genitori
ed al sottoscritto… vedi, quando Bellatrix si sottopose al Marchio notammo
subito che ci fosse qualcosa di sbagliato.
Lei era sempre stata pazza, non fraintendermi, ma una volta ricevuto il
tatuaggio era diventata ancora più instabile, aveva sempre delle occhiaie
terribili pur passando giorni interi a dormire e per quanto mangiasse sembrava
non volesse in alcun modo smettere di dimagrire» spiegò, con un sospiro.
«Questa fase durò circa una settimana, dopo la quale anche suo marito e suo
cognato vennero sottoposti al Marchio e seguirono lo stesso iter. Capisci bene,
ragazzo, che questa non potesse
essere una coincidenza».
Come un
flash, Draco ricordò Dawlish, che aveva ricevuto il
Marchio poco dopo il ritorno del Signore Oscuro, l’anno precedente. Anche lui
per un periodo era sembrato instabile e parecchio sciupato, ma Draco non se
n’era mai curato particolarmente. «Perché
mio padre accettò il marchio?».
«Io e tua
madre discutemmo delle varie possibilità e fu proprio lei a trovare un libro
sul Signum.
Provammo a convincere Lucius, ma lui non ci diede ascolto» mormorò, scuotendo
il capo. Il dispiacere si emanava da lui ad ondate, «La scelta migliore, per lei,
fu quella di fingersi parecchio più inetta di quanto non fosse ed usare le sue
doti da Occlumante affinché Voldemort non scoprisse
le sue vere capacità. Il Signore Oscuro» il modo in cui disse quella parola
lasciò bene intendere quanto poco, in realtà, lo stimasse «non è
particolarmente abile con le Arti della mente, per nostra fortuna. Il fatto che
Narcissa fosse una giovane donna di società aiutò molto la sua farsa, Voldemort
si convinse facilmente che non avesse nulla
a che fare con Bellatrix, quindi la lasciò stare. Per me, invece, il
discorso fu leggermente differente».
«Mio padre
era un Indicibile, credo voi li
definiate così» si intromise Alistair, cupo. «Era a capo di una squadra, ben
noto al Ministero per le sue arti magiche. Non avrebbe avuto motivo di non
volerlo fra i suoi».
«Ma io non
sono uno stupido, Draco» gli fece notare suo zio, con un sorriso pieno di
autocommiserazione. «O, almeno, non credevo di esserlo. Così, semplicemente, mi
rifiutai di ricevere il marchio, dicendogli che comunque avrei offerto i miei
servigi, se l’avesse ritenuto opportuno».
Draco non
riuscì a reprimere un brivido. «Non posso immaginare che l’abbia presa bene».
Aloisius
scosse il capo. «Aveva bisogno di me, quindi pensò di colpirmi dritto al cuore
per ottenere ciò che voleva» mormorò, cupamente. «Uccise mia moglie e mio
figlio maggiore, che all’epoca era solo un bambino. Io ero via per lavoro, ma
non credevo che loro fossero in pericolo. Come te, ero certo che al massimo
avrebbe colpito me, non una donna ed
un bambino purosangue. Dopotutto, non era per quelli come noi che lui stava cercando di prendere il potere?» la voce gli si
ruppe e, preoccupato, Alistair posò una mano sulla sua spalla. Distrattamente,
Aloisius gli diede un leggero colpetto, come a rassicurarlo. «Avrei dovuto
prendere delle misure di sicurezza, farli andare via… ma non ci pensai,
cullandomi nella certezza del nostro sangue. Fu tua madre a salvare i miei due
figli più piccoli, sai? Nettie aveva solo pochi mesi di vita, Alistair non
aveva che quattro anni. Nel cuore della notte, dopo un sogno premonitore,
Narcissa si precipitò in casa mia, cercando di farli scappare tutti, ma arrivò
troppo tardi».
Draco
osservò quell’uomo crollare davanti a lui, la testa fra le mani e le spalle
scosse da singhiozzi. «La mia Josephine era stata avvelenata,
era ormai in punto di morte quando tua madre riuscì a raggiungerla. I
Mangiamorte stavano arrivando, avrebbero dato fuoco alla casa nel cuore della
notte, così che nessuno potesse sapere
cos’era davvero successo. Narcissa tentò di portare via i bambini, ma Abraxas era testardo, non avrebbe mai abbandonato sua madre
lì».
Alistair
strinse la presa sulla spalla del padre. «Poco prima che tua madre ci
smaterializzasse via, lui sfuggì alla sua presa. Ricordo ancora la sua
espressione, quando riapparimmo a casa tua. Ci lasciò a tuo padre e tentò di
tornare indietro a prenderlo, ma quando riapparve la casa era già stata
inghiottita dall’Ardemonio».
Draco restò
in silenzio, non sapendo come comportarsi. Davanti a lui, un uomo adulto era
ridotto in lacrime per un motivo forse anche più valido del suo. Draco era
stato salvato dal sacrificio di sua madre e non aveva alcuna responsabilità
sull’accaduto, era inevitabile.
Aloisius Malfoy si era rifiutato di sottostare ad un rituale che lo avrebbe
reso uno schiavo e, per quel motivo, la sua famiglia era stata arsa viva.
«Cosa… cosa
accadde dopo?».
«Feci
l’unica cosa che ancora oggi sogno di fare» mormorò suo zio, la voce ridotta ad
un sibilo non più disperato ma furioso.
«Tentai di uccidere Voldemort e per poco
non ci riuscii» ammise, senza riuscire a nascondere un certo orgoglio. «Il
Lethifold7 era perfetto,
lui non avrebbe mai immaginato cosa fosse se un istante prima d’esser mangiato»
spiegò, una luce maniacale negli occhi grigi. «La rabbia, tuttavia, mi rese
incauto. Rabastan Lestrange
lavorava con me all’Ufficio Misteri, si accorse ben presto dei miei piani e, naturalmente, fece la spia».
Draco aveva
conosciuto Rabastan Lestrange,
ma non aveva mai voluto intrattenere
rapporti con lui. Era un uomo all’apparenza normale,
forse addirittura gentile, ma le voci
che giravano sul suo conto dipingevano uno scenario completamente differente.
Non c’era mai stata notizia delle sue vittime, perché delle sue vittime non era
rimasto mai nulla.
«Fortunatamente,
ragazzo, noi siamo Malfoy e per i
Malfoy la famiglia viene prima di qualunque altra cosa o persona» continuò il
vecchio, il tono leggermente più gentile. «Tuo padre e tuo nonno riuscirono a
trovarmi prima che potesse farlo Voldemort, misero in scena il mio suicidio e
con un Voto infrangibile fra tutti i
membri della famiglia giurarono che mai
avrebbero rivelato la mia vera locazione» spiegò, lasciandosi andare contro lo
schienale della poltrona. Aveva ancora il volto pallido e gli occhi rossi, ma
non c’era più debolezza nella sua espressione. «Per questo motivo non ti hanno
mai parlato di noi e tua madre ha dovuto sfruttare sua sorella Andromeda per
raggiungermi. Anche Narcissa, essendo una Malfoy per via del fidanzamento, non
avrebbe potuto parlare di me in alcun modo. Andromeda, tuttavia, era stata una
mia compagna di scuola, oltre che buona amica, e ricordava perfettamente chi io
fossi. Non ha avuto necessità di alcun altro tipo di spiegazione».
«Com’è
possibile che Voldemort non ti abbia mai scoperto? Ha semplicemente creduto che tu fossi morto?» domandò
Draco, sempre più confuso. Voldemort era il mago più potente che fosse passato
per la terra, no? Forse con l’unica eccezione di Albus
Silente, di cui aveva rinomatamente paura.
Aloisius
sorrise. «Voldemort non è talentuoso come crede d’essere. È solo spietato»
mormorò. «Ed ora che anche tu hai
visto di cos’è capace, ragazzo, dimmi: sei pronto a schierarti con la tua
famiglia ed ucciderlo, una volta per tutte?».
Quando
Draco fece per parlare, Alistair lo interruppe. «Prima di rispondere, è giusto
che tu abbia una scelta» disse, lanciando un’occhiata storta al padre. «Io sono
un Auror, anche se di Parigi. Posso inserirti in un
programma di protezione, mandarti in Australia e tenerti al sicuro finché non
saremo riusciti a sconfiggerlo, così non ti metterai a rischio e non dovrai
rinnegare nessuno dei tuoi principi sul
sangue» spiegò, pronunciando le ultime parole come se fossero state un insulto8.
Non era in dubbio che i figli di Aloisius fossero cresciuti con idee ben
diverse da quelle dei purosangue inglesi. «In questo modo, nessuno ti toccherà
più e la morte di tua madre ti avrà tenuto effettivamente al sicuro».
«Oppure?».
«Oppure» fu
Nettie ad intervenire, tornando nella stanza mentre si asciugava le mani su un
canovaccio. Le mani sporche di sangue9.
«potresti aprire gli occhi, renderti conto di quanto ridicole siano le pretese
di Voldemort e dei suoi amici, restare qui con noi e tornare a scuola a
settembre» spiegò, sorridendogli con una luce vagamente crudele negli occhi.
«Dovresti tornare con la certezza di essere una paria fra quelli che un tempo
erano tuoi amici, perché traditore del sangue. Saresti solo. Dovresti sempre guardarti le spalle, perché i figli dei
Mangiamorte probabilmente farebbero di tutto pur di usarti come vittima».
«Non è da
escludere che ci sia una taglia sulla tua testa» commentò Aloisius, valutando
la questione con espressione vagamente interessata. «Finché non mi sono nascosto
qui, sulla mia ce n’era una di cento galeoni. Niente di eccezionale, per l’uomo
che ha quasi ucciso Voldemort».
Con uno
sbuffo, Nettie alzò gli occhi al cielo. «Quello che sto cercando di dire,
Draco, è che la tua vita come l’hai sempre conosciuta finirebbe. Saresti un
reietto per la società e dovresti aiutarci a combattere con l’Ordine della
Fenice, perché a quanto pare è quello il nome che i ribelli di Silente hanno
scelto» aggiunse, con una smorfia. «Personalmente, lo ritengo un nome ridicolo, ma è lo scopo ad essere
importante. Ed il loro è uguale al nostro: distruggere
Voldemort una volta per tutte».
Draco
inarcò le sopracciglia. «Dovrei diventare un nessuno e oltretutto combattere al fianco di Potter e dei suoi amici?».
«Per quanto
io non metta in dubbio che siano persone detestabili, vuoi davvero dirmi che,
alla luce di ciò che adesso sai, la loro non sia una missione degna di essere
combattuta?» gli chiese Alistair, incredulo. «Tua madre è morta per salvarti da
lui. Mia madre e mio fratello sono morti perché mio padre ha tentato di salvarsi da
lui. Vuoi davvero restare inerte e lasciarglielo fare?».
Draco fissò
il cugino per qualche istante, restando in silenzio. Lentamente, la sua mente
sembrò elaborare davvero ciò che era successo a sua madre e ciò che era stato
della sua famiglia. Probabilmente in quello stesso momento suo padre era sul
punto di essere ucciso o, peggio, sottoposto al bacio del Dissennatore. Lui era
stato sul punto di morire in più di un’occasione e sempre a causa di Voldemort.
«Mia madre è morta per salvarmi la vita, non per farmi diventare il nuovo
martire della battaglia di Potter».
«Tua madre
è morta per salvarti, sì» convenne Aloisius. «Tua madre è stata uccisa per salvarti e se tu te ne
andrai, i suoi assassini verranno portati alla giustizia da qualcun altro».
Uccisa.
I suoi assassini.
Draco,
ancora una volta, si accigliò. «Un adulto responsabile cercherebbe di mettermi
al sicuro, non di aizzarmi come un gatto con la rabbia contro un mago
decisamente più forte di me. Sono solo un ragazzino» gli fece notare.
Aloisius
sorrise ancora di più. «Ah, sì, hai ragione. Ma io non sono un adulto
responsabile e tu non sei un semplice ragazzino» spiegò, bizzarramente allegro.
«Tu sei un Malfoy e, con noi,
potresti sviluppare il tuo potenziale».
«Oltretutto»
si intromise Nettie, l’espressione vagamente nauseata. «Hai davvero intenzione
di lasciare che sia Harry Potter a prendersi tutta la gloria? Anche lui è un
ragazzino, eppure ha già sconfitto Voldemort in più di un’occasione».
Questo è infierire, pensò
Draco, stringendo le labbra con disappunto. Potter era protetto da quel suo Dio
dei Mezzosangue Sfregiati – unico motivo per cui doveva esser sopravvissuto
tutti quegli anni – mentre Draco sarebbe stato un nessuno, senza appigli e
senza benedizioni ultraterrene.
«Narcissa
non è stata uccisa solo per salvarti la vita, Draco» mormorò Alistair,
sorridendogli leggermente. «Si è sacrificata per salvarti l’anima e renderti
qualcuno di cui sarebbe stata sempre fiera. Qualcuno che avrebbe risollevato il
nome della famiglia e posto fine a quel parassita che per generazioni ci ha
avvelenati dall’interno».
Per un
singolo istante, Draco riuscì quasi a crederci.
Ma la realtà era ben diversa, no? «Io non sono un eroe. Non ho mai voluto
esserlo».
Il sorriso
di Aloisius si ingrandì ancora di più. «Lascia che Potter faccia l’eroe, con i
suoi sani principi e tutto il resto. Noi saremo i cattivi della storia di
Voldemort. Una storia che non avrà un
lieto fine».
Mille
possibilità presero forma nella mente del più giovane Malfoy, dubbi da
risolvere e strade da scegliere. Avrebbe potuto scappare. Avrebbe potuto
rifarsi una vita altrove. Ma avevano ucciso sua
madre e magari se lui non ci fosse stato nessuno si sarebbe impegnato per
vendicarla. Nessuno avrebbe distrutto il Signore Oscuro con lo scopo specifico
di vendicarla. Sua madre era una
Black, non era una Weasley da quattro soldi, non avrebbe accettato di finire
nel dimenticatoio come la vittima collaterale di un pazzo.
Sua madre
era la vera eroina di quella storia e lui avrebbe fatto l’impossibile affinché
tutti lo sapessero.
Altro che il dannato Potter.
Dopo un
istante di silenzio, Draco annuì. «Per mia madre».
«Per la nostra famiglia».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Questo
capitolo stava venendo così lungo che ho dovuto tagliarlo!
Nota positiva: ho già quasi metà del prossimo capitolo pronto!
Siamo ancora bloccati su Draco e sui Malfoy™.
Doveva essere una breve parentesi, questa, ma mi sono dilungata al punto di non
poter aggiungere l’incontro con l’Ordine. Mea culpa!
#NarcissaVeraEroina
Punti
importanti:
» * – E
niente, Aloisius come Valjean mi ha fatta morire. Voldemort
può fare Javert.
» 1 – Nettie
non è cattiva o insensibile. Semplicemente, lei ha visto come per anni suo padre si
è distrutto per il lutto ed il senso di colpa e non ha intenzione di lasciare
che Draco faccia la stessa fine. Tutta questa scenata da insensibile è frutto
della sua volontà di ottenere una reazione da Draco, spingerlo ad uscire dal
torpore del dolore ed andare avanti. Lo ha spinto, in questo modo, a reagire. Nettie è una tsundere al
massimo livello.
» 2 – Ed
ecco che Draco tira fuori tutte le sue emozioni. Il suo discorso è ripetitivo,
sì. Narcissa gli ha già aperto gli occhi al riguardo, ma fino a quel momento
lui non aveva pienamente realizzato la portata delle rivelazioni di sua madre.
All’improvviso, tutto ciò che credeva reale si è rivelato essere una finzione,
il mondo gli è effettivamente crollato addosso.
» 3 – Anthony Goldstein, farà la sua comparsa più avanti perché io lo
amo tanto <3.
» 4 – Dalla
serie: Marne si inventa poteri e li distribuisce. I Black sono una famiglia molto antica. Molto. E molto purosangue. Da ciò deriva la presenza di peculiarità
magiche di deriva genetica che qui e lì si manifestano. Gli Occlumanti
sapete bene chi sono, mentre i premonitori sono “i veggenti”, solo che in
questo caso si tratta di sogni premonitori che raramente compaiono. Non è un
potere sviluppato come quello della Cooman,
attenzione, si tratta più che altro di un sesto senso che ogni tanto funziona
un po’ di più.
» 5- Altra mia
personalissima invenzione. Il Marchio non può essere un semplice tatuaggio e l’idea
che Voldemort l’abbia usato per schiavizzare i suoi discepoli ed usarli come
snack mi stuzzicava molto. L’idea dello “snack dell’anima” mi è piaciuta molto
perché l’ho considerata come un “piano di riserva” di Voldemort. Lui ha fatto
gli Horcrux, no? Ma sapeva che gli
Horcrux lo rendono molto debole. Per evitare il rischio di indebolirsi troppo,
non avrebbe fatto bene a trovarsi una fonte di sostentamento? Un qualcosa
capace di aiutarlo se per caso gli Horcrux avessero prodotto conseguenze
sgradevoli?
» 6 – I Malfoy™ sanno che c’è qualcosa sotto,
perché Voldemort è sopravvissuto nonostante tutto. Semplicemente,
non hanno pensato agli Horcrux. Ma a questo troveremo presto rimedio… in
una forma che spero sorprenderà!
» 7 – Il Lethifold è una bestia molto brutta simile ad un velo che
mangia carne (detta in modo così scientifico che Newt
Scamander SPOSTATI), una teoria che credo sia stata
confermata vuole che sia stato proprio un Lethifold
ad uccidere Sirius Black (perché nei libri lui inciampa e cade oltre il velo, per colpa di Bellatrix, sì, ma senza
Avada). QUEL Lethifold è lo
stesso che zio Aloisius ha tentato di usare contro Voldemort.
» 8 – Aloisius ha avuto il buongusto di non far
crescere i figli minori con gli ideali del sangue. Non avrebbe potuto, visto
che a Parigi è stato aiutato da una mezzogigante (nel
prossimo capitolo vedrete meglio) e da più di un Nato Babbano.
Oltretutto, Voldemort ed i Mangiamorte avevano ucciso parte della sua famiglia,
se questo non ti fa venire un’epifania non so cosa può farlo.
» 9 – Ciao Greyback, the Malfoy send their regards. Nel prossimo capitol altri dettagli!
Prepariamoci
per l’infarto di Harry Potter ed il collasso generale dell’Ordine.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie