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Autore: Marne    14/10/2018    5 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 2.

Il Lupo cattivo.

 

 

Cappuccetto Rosso arrivò, guardò quella che credeva essere la nonna e disse:

 “Nonnina, che occhi grandi hai!”

e il lupo rispose: “È per guardarti meglio”.

“E che orecchie grandi hai!”.

“È per sentirti meglio”.

“E che bocca grande hai!”.

“È per mangiarti meglio!!!” e il lupo saltò fuori dal letto e se la mangiò.

Un cacciatore, che passava lì vicino, sentì le grida di Cappuccetto Rosso, corse dentro la casetta,

vide il lupo che dormiva profondamente con la pancia gonfia e gliela tagliò con un coltello.

[Charles Perrault – Cappuccetto Rosso]

 

 

Capì che qualcosa fosse andato terribilmente storto nell’istante stesso in cui la passaporta si azionò. L’ultima immagine, prima che l’oscurità lo inghiottisse del tutto, fu quella di una mano da uomo che si avvicinava alla sua gamba, l’ultimo suono quello delle urla di sua madre.

No!

Draco era caduto in uno stato di quasi totale apatia nel momento stesso in cui Narcissa gli aveva comunicato che avrebbe dovuto lasciare casa sua, la sua famiglia, ma era bastato un istante affinché l’adrenalina prendesse completamente il controllo del suo corpo e risvegliasse in lui una specifica emozione.

Terrore.

Era stato sciocco da parte sua non pensarci prima, era naturale che avrebbero posto un qualche controllo sulle passaporte intorno – e dentro – casa sua. Era ovvio. Sua madre doveva essersi crogiolata nella sicurezza che non fossero ancora arrivati a misure tanto estreme, che non li avrebbero creduti capaci di sfidare in modo tanto aperto il Signore Oscuro. Credeva che avrebbero sottovalutato l’amore e la testardaggine di una madre pronta a tutto pur di portare in salvo suo figlio.

Ma non l’avevano fatto.

Non appena ricomparve in un angolo appartato di King’s Cross, nascosto dalla vista dei babbani, Draco corse come se avesse alle calcagna il Diavolo e tutti i suoi seguaci. Ma non fu abbastanza veloce, perché la mano lo afferrò per il braccio ed una forza sovrumana lo tirò indietro, spingendolo al suolo come se fosse stato una bambola di pezza sottoposta ai capricci di una bambina insolente. Un bruciore al braccio gli anticipò il sangue che sapeva avrebbe trovato: la mano artigliata di Greyback non lo stringeva più, eppure lui sentiva ancora quelle sue fetide unghie penetrargli la pelle come piccoli e sporchi pugnali.

Il licantropo lo fissava, con un sorriso quasi affamato, avanzando lentamente. Draco sentiva un dolore acuto alla testa e sapeva di non dover controllare per avere la certezza che avrebbe trovato del sangue a macchiargli i capelli. Fu Greyback a confermare i suoi sospetti: socchiuse lentamente gli occhi e, soddisfatto, sorrise. Come il migliore fra gli squali, sembrava già pregustare il banchetto che di lì a poco avrebbe consumato.

«Madame Lestrange me l’aveva detto che avrei catturato un uccellino in fuga… ma pensavo che avrei dovuto faticare di più» si rallegrò il licantropo, sorridendo così da mettere in mostra una lunga fila di denti aguzzi1. Lentamente si avvicinò a lui, accosciandosi così da poter essere più o meno alla sua altezza. «Dimmi, uccellino, credevi davvero di potertela dare a gambe levate senza che nessuno venisse a recuperarti?».

Draco fissò il suo aguzzino per un lungo istante, sentendo il peso della bacchetta nella manica sinistra della giacca2. Avrebbe potuto recuperarla, ma nel tempo che avrebbe impiegato a farlo Greyback lo avrebbe senza dubbio mangiato vivo e, se anche avesse avuto tempo, era improbabile che potesse sopravvivere ad uno scontro diretto. Doveva distrarlo abbastanza a lungo da scivolare via, sempre che la dannata ferita alla testa non fosse tanto grave da farlo barcollare una volta in piedi. Una volta uscito dall’angolo buio, avrebbe potuto raggiungere la seconda passaporta, ma dubitava fortemente che quella non fosse già partita. Forse avrebbe attirato l’attenzione di qualche babbano e Greyback avrebbe riflettuto un po’ prima di seguirlo ed attirare tanti sguardi3.

Cosa faranno quelli del Ministero se userò la magia?

Nel panico totale, Draco fece l’unica cosa che anni in camera con Tiger e Goyle gli avevano insegnato.

Mirare ai testicoli.

Sfruttando la posizione di svantaggio e le gambe fortunatamente belle agili, Draco sollevò il ginocchio in un colpo deciso, percependo quasi con maligna soddisfazione il gemito dolorante della bestia sopra di lui. L’attimo di distrazione gli fu sufficiente e, con uno scatto, riuscì a rotolare di lato e correre via, tirando fuori la bacchetta magica con una mossa secca del polso. Come se si fosse nuovamente materializzato, la folla della stazione lo circondò completamente con i suoi odori insopportabili e le luci davvero troppo forti – anche se, probabilmente, quelle dipendevano da una possibile commozione celebrale o dalla perdita di sangue.

Dietro di lui, seppur attutito dal chiacchiericcio, sentì chiaramente il ringhio frustrato di Greyback. L’essere non troppo alto lo avrebbe aiutato senza dubbio a confondersi, ma dubitava che l’odore del sangue lo avrebbe aiutato.

Forse chiunque avrebbe dovuto aiutarlo aveva interpretato la passaporta vuota come un suo ritardo e l’aveva rimandata indietro! Era la sua speranza migliore, in un certo senso. Non aveva la più pallida idea di dove andare e non aveva ancora seguito il corso per la smaterializzazione. Era letteralmente bloccato e con un segugio alle spalle. La sua scelta migliore, in quel momento, era la speranza che i suoi “salvatori” fossero stati tanto previdenti da rimandare qualcosa a prenderlo.

Ricordando le parole di sua madre, si diresse verso il primo vicolo buio vicino al luogo in cui era riapparso, spintonando la gente senza curarsi degli insulti che probabilmente stava ricevendo. Qualcuno aveva anche notato il suo sangue, ma non doveva essersene preoccupato più di tanto.

Uno spintone dietro l’altro, quando raggiunse il vicolo non trovò alcuna dannatissima lattina per terra, solo polvere e foglie che il vento doveva aver portato dall’esterno. Maledizione, era assolutamente bloccato in un luogo pieno zeppo di babbani, senza possibilità di smaterializzarsi o di correre in alcun luogo in cerca d’aiuto. Era un Malfoy, se anche ci fosse stato qualche mago in mezzo alla folla con buone probabilità si sarebbe girato dalla parte opposta, lasciandolo al suo destino.

Che quel pensiero gli fosse venuto naturale lo preoccupò leggermente: quando era diventato cosciente del suo non piacere alla gente?

Sentendo la bile rimontare in gola con prepotenza, Draco si addentrò di più nel vicolo, deciso a sfruttare l’oscurità per attendere l’arrivo di Greyback e usare lo stesso incantesimo che, gli era stato riferito4, Potter aveva utilizzato contro l’Oscuro Signore solo poco più di un anno prima e che gli aveva consentito di darsela a gambe. Personalmente, uno Stupeficium non era proprio la sua scelta di incantesimo difensivo, ma avrebbe dovuto superare la sua naturale avversione e pregare che il Dio dei Mezzosangue Sfregiati si accorgesse anche di lui e decidesse di dargli una mano d’aiuto.

Le divinità probabilmente inesistenti erano tutto ciò in cui gli era rimasto di sperare, eccellente.

Il ritardo di Greyback si prolungò per almeno un minuto ma, non appena Draco iniziò a pensare che forse avesse desistito, che forse si fosse reso conto che lui non ne valesse la pena, quell’animale in forma quasi umana fece la sua comparsa, grande, grosso e minaccioso controluce come lo era in piena illuminazione. Il sorriso ferale che prima gli aveva dedicato era sparito, sostituito da un ringhio furioso e – Draco lo realizzò con una certa soddisfazione – dolorante. Le narici dilatate al massimo, annusava l’aria alla ricerca dell’odore del sangue che doveva averlo condotto lì, avanzando sempre di più finché, alla fine, riuscì a distinguere la figura della sua preda.

Draco era un ragazzo molto orgoglioso, fiero di se stesso e del suo portamento.

Non si vergognò neppure un po’ del lamento che lasciò le sue labbra alla vista dell’impellente e dolorosissima morte che l’avrebbe aspettato in pochi secondi.

Naturalmente, non si fece sconfortare: se proprio era la Morte ad attenderlo, l’avrebbe raggiunta nel modo più dignitoso possibile ed avrebbe fatto di tutto per distrarre quel mostro ancora un po’ e sperare che il fantomatico Dio dei Mezzosangue Sfregiati si accorgesse di lui e decidesse di salvarlo come aveva fatto con Potter almeno una volta l’anno da quando era arrivato ad Hogwarts.

«Ti ho trovato, coniglietto» ridacchiò il licantropo, avanzando con la stessa cadenza di un vero lupo affamato. «Adesso dove vuoi scappare, eh? Non c’è più una tana dove nascondere la tua coda a batuffolo tutta tremante?» gli chiese, la voce cantilenante per accentuare ancora di più quella davvero poco dignitosa presa in giro.

Un passo, poi un altro.

«Stupeficium!» tentò quindi Draco, notando con orrore come l’incantesimo rimbalzò contro il petto di quel mostro, facendogli solo momentaneamente perdere l’equilibrio. Sul fondo della sua coscienza, la voce del Professor Lupin – un altro licantropo, ah! – lo riprese, ricordandogli come gli schiantesimi fossero pienamente efficaci solo contro gli umani5. Forse avrebbe dovuto provare una Maledizione Senza Perdono? Sapeva come lanciarne una?6 Il Ministero non sarebbe stato tanto incline a passarci sopra, in quel caso, ed avrebbe probabilmente sfruttato l’occasione per sbatterlo in una cella insieme a suo padre. E dalla cella alle grinfie del Signore Oscuro, il passo sarebbe stato molto breve.

Mia madre non mi ha fatto scappare per far finire tutto così!

Ma Greyback continuava ad avanzare e Draco non sapeva come tirarsi fuori da quel guaio. Fino a quel momento, il suo armamentario di incantesimi era stato composto da robaccia contro Mollicci ed altre sciocchezze, oltre che i soliti schiantesimi. E quelli, maledizione, non funzionavano! Un confundus? Conosceva la teoria, naturalmente, ma non l’aveva mai sperimentato. Avrebbe potuto trovare una qualche via di fuga in quel modo. Se solo avesse avuto modo di recuperare alcune delle sue pozioni, avrebbe sicuramente trovato il modo di darsela a gambe. Se magari fosse salito su un treno, avrebbe trovato la via di fuga adatta, anche se per un breve periodo.

Cosa fare? Cosa fare?

Improvvisamente, gli occhi di Greyback si rivoltarono nelle sue orbite e, come un grosso, puzzolente e peloso sacco di patate cadde al suolo, privo di sensi.

Per un lunghissimo istante, Draco pensò che forse avrebbe fatto bene a convertirsi a questo Dio dei Mezzosangue Sfregiati, poi, come illuminata da una luce celestiale, una donna emerse dalla folla, la bacchetta davanti a sé ma ben nascosta – era incredibile quanto cieca sapesse essere la gente a King’s Cross! – ed un’espressione divisa fra il disgusto ed il divertito. Un attimo dopo, accanto a lei fece la sua comparsa un uomo, a sua volta controluce e con la bacchetta spianata, che tuttavia si avvicinò immediatamente al corpo senza sensi che li separava, accosciandosi per controllarlo.

Draco, pietrificato, restò con la schiena attaccata al muro, guardandoli entrambi nella speranza di comprendere velocemente se si trattasse di amici, nemici dei suoi nemici o semplici nemici. Dalla sua posizione, quando i due avanzarono, riuscì anche a distinguere meglio i loro tratti, lasciando che un sospetto iniziasse a prendere forma sul fondo del suo stomaco.

La donna non poteva avere più di una ventina d’anni. Bionda anche più di lui – qual era la differenza fra platino e bianco? – e con penetranti occhi verdi, era più bassa di Draco di una manciata di centimetri ma aveva l’espressione di qualcuno che non avrebbe accettato cazzate neppure da una montagna umana come Greyback: era stata lei, dopotutto, a stenderlo. L’uomo doveva essere di qualche anno più grande, i capelli lunghi erano di un biondo più dorato ma aveva gli stessi occhi. Nonostante la folta barba e la stazza da vichingo, aveva il viso di un grosso ed innocuo cagnolino, come un enorme Golden Retriever.

«Possibile che ad Hogwarts non ti abbiano insegnato che gli schiantesimi funzionano solo con gli umani?» gli domandò la donna, l’espressione contratta in una smorfia di disappunto che Draco aveva visto ogni giorno fino al suo undicesimo compleanno e successivamente per tutte le vacanze estive: l’espressione perennemente impressa nel dipinto di sua nonna, Adhelaide Bulstrode in Malfoy. L’accento francese della sua salvatrice aveva reso quelle parole ancora più ricolme di disprezzo. «Se la prendono tanto con Beauxbatons eppure vi fanno commettere certi errori da dilettanti».

Sentendosi punto nell’orgoglio, Draco, strinse le labbra. «Ce l’hanno insegnato, ma in quel momento non avevo idea di cosa tirar fuori per difendermi da quel… quel mostro» sbottò, staccandosi solo leggermente dal muro e facendo un paio di passi avanti. Greyback era ancora fermo al suolo, pallido come un fantasma. «È morto?» chiese quindi, speranzoso.

Fu l’uomo a rispondergli, con una smorfia disgustata. «No, ma ci sta andando vicino» disse, anche lui con un accento francese però meno marcato. «Non potevi solo stordirlo? Era proprio necessario mandarlo in coma?» chiese alla sorella, facendo seguire a quel rimprovero una stringa di borbottii in francese che Draco – pur avendo studiato la lingua – non riuscì ad afferrare. Qualcosa riguardo loro padre ed un interrogatorio. «Nettie7.

«Non ho intenzione di correre il rischio che si svegli all’ultimo istante» sbottò la donna – Nettie – con uno sbuffo. «So riportarlo indietro, non ti preoccupare. Papa avrà modo di interrogarlo a suo piacimento non appena ci saremo assicurati che non possa mangiarci» gli disse. Poi, riportando l’attenzione su Draco, fece un passo avanti. «Avvicinati, fammi controllare questa testa» mugugnò, girandogli intorno per poi inserire la punta della bacchetta dentro la sua ferita e mormorare degli incantesimi. Draco, nonostante ogni muscolo del suo corpo lo stesse implorando di allontanarsi, non riuscì a muoversi: lei lo aveva pietrificato. «Brutto colpo, petit8, ma il tuo sangue freddo ti ha aiutato a non svenire subito» si complimentò, mentre – Draco lo realizzò con un certo sollievo – gli chiudeva la ferita. «Sono veramente colpita, al tuo posto molti altri si sarebbero lasciati andare. Quel colpo alle balles è stato eccezionale, da maestro».

«Avremmo potuto fermarlo prima che arrivasse a tanto» si intromise l’uomo, con una smorfia. Nel frattempo, aveva legato Greyback con una corda argentata dall’aspetto peculiare, Draco non ne aveva mai vista una simile. Tuttavia, dopo un istante, riuscì a riconoscere i fiorellini che qui e lì sembravano spuntare: aconito. «Ma mia sorella voleva vedere come te la saresti cavata. Non sei mai stato davvero in pericolo, siamo sempre stati pronti ad intervenire» spiegò, con una tranquillità quasi spiazzante, facendosi avanti ed afferrando la mano morta di Draco, ancora pietrificato. «Capitaine Alistair Malfoy degli Auror di Parigi, è un piacere conoscerti cugino» si presentò, proprio quando il più giovane finalmente tornò in possesso delle sue facoltà motorie e riuscì a ricambiare la stretta. «E lei è mia sorella, He-».

«Nettie» lo fermò la donna, con uno sguardo di fuoco. «Nettie Malfoy, Medimaga all’Ospedale Asclépios di Parigi, Lesioni da Incantesimo» specificò, dando una pacca sulla spalla a Draco e girandogli intorno per poter tornare a fronteggiarlo. «Nostro padre ci ha mandato a prenderti, tua madre l’ha avvisato che sicuramente ti avrebbero rintracciato nel tragitto da casa tua alla stazione» spiegò, con un tono che a Draco sembrò forzatamente tranquillo. Troppo tranquillo, davvero.

«Beh, grazie per essere intervenuti quando l’avete fatto e non aver aspettato che mi mangiasse» fu la sua risposta, piuttosto al vetriolo, indicando con un cenno del capo il licantropo ancora senza sensi al suolo. «Avrei preferito non avere proprio a che fare con lui. Se siete stati mandati per aiutarmi, avreste potuto evitare che mi mettessi nei guai. A breve mi arriverà sicuramente una lettera dal Ministero9 e tutta questa necessità di segretezza andrà in fumo».

I due fratelli si lanciarono uno sguardo, poi lei scosse il capo. Decisamente non gli stavano dicendo qualcosa. O lui non aveva capito qualcosa. In entrambi i casi, quella minima tranquillità che si era imposto stava lentamente sfumando.

Alistair sospirò, voltandosi in direzione di Greyback. «Non preoccuparti, questo posto è pieno di maghi e streghe, il Ministero non avrà modo di capire che sia stato tu a fare un incantesimo» spiegò, passandosi una mano fra i capelli, l’espressione vagamente contrita. «Non per questo dovremmo attardarci qui. L’incantesimo di dissimulazione che ho lanciato non durerà per molto e non vorrei che i babbani si accorgessero di noi o di questo qui» borbottò, indicando il licantropo incatenato al suolo e incosciente. «Io andrò avanti e lo sistemerò in un posto… uh… adatto. Nettie ti aiuterà con una smaterializzazione congiunta. Non sarà divertente, ma almeno lei saprà rimetterti in sesto se-» si fermò all’improvviso, decidendo forse che sarebbe stato più saggio non infierire e spaventarlo ulteriormente. «Uh… ci vediamo a casa» salutò, tirando leggermente su il corpo esanime di Greyback e scomparendo con un pop.

Improvvisamente, intorno a loro il rumore della stazione si fece quasi insopportabile ed il chiacchiericcio della gente crebbe d’intensità. Draco non si era reso conto dell’incantesimo che li aveva sempre schermati dalle altre persone perché, probabilmente, l’incantesimo era stato fatto nel momento stesso in cui lui era uscito dal primo angolo buio.

Nettie sospirò, pizzicandosi la radice del naso. «Coraggio, petit, dammi la mano. Prima arriveremo a casa e prima potrò sistemarti quel brutto graffio sul braccio» gli disse, allungando la mano in direzione di quella di Draco. Lui, da parte sua, restò per un momento interdetto. Greyback l’aveva graffiato. «Prima che tu ti faccia prendere dal panico, non credo ci sia rischio di alcun tipo di contagio. Solitamente la maledizione si trasmette solo con la luna e quando il licantropo è trasformato10» gli spiegò, notando probabilmente la punta di leggerissimo panico che aveva iniziato a crescere in lui.

«Greyback è sempre parzialmente trasformato» le fece notare, con una smorfia. Il graffio sembrava bruciare ogni istante di più. «Credi ci sia il rischio di alcune ripercussioni?».

Nettie scosse il capo. La sua espressione, dal momento in cui si era plasmata in una maschera di incurante noia, non era più cambiata, neppure in quel momento. Draco lo trovò rassicurante. «No, tranne una brutta cicatrice. Ma se questo è il prezzo da pagare per evitare il Marchio Nero, sono sicura che sarai ben disposto ad accettarlo» gli fece notare, stringendosi nelle spalle. «E alle ragazze piacciono le cicatrici, sicuramente riuscirai a sfruttarla al meglio».

Draco le dedicò il migliore fra i suoi sguardi esasperati. «Non ho bisogno di una cicatrice per avere le ragazze che mi muoiono dietro, grazie tante» le fece notare, piuttosto piccato, raddrizzando le spalle come sua madre gli aveva insegnato fin da bambino. “Sei un Malfoy, non un venditore ambulante di burrobirra”.

La donna praticamente scoppiò a ridergli in faccia. «Morivano dietro te o dietro al tuo patrimonio, petit?» gli domandò, zittendolo quando provò a darle una risposta secca e probabilmente parecchio scorbutica. «Avremo tempo per… uh… renderti piacevole. Quest’aria da principino non ti si addirà più a breve e non possiamo permettere che un Malfoy perda di colpo tutto il suo fascino» disse. «Hai visto mio fratello? All’inizio aveva provato a far colpo con la tecnica del bello e dannato, ma dopo il terzo rifiuto di fila ha finalmente capito che il suo fascino è tutto negli occhioni da unicorno che si ritrova. Adesso, per quanto idiota, può puntare su quelli e far sempre la migliore delle impressioni».

Sempre più confuso dall’andazzo che la situazione stava prendendo – era teoricamente appena scampato a morte certa e doveva, in teoria, essere portato al sicuro, non restare lì e discutere di fascino! – Draco la fissò senza dire nulla. Alla fine, però, la parte più infida di lui ebbe la meglio. «E tu? Come hai risolto la totale assenza di fascino? Non dev’essere facile sconfiggere secoli di purissimo DNA affascinante, anche se sembri riuscirci benissimo» le fece notare, con voce più acida del necessario.

Nettie non si scompose, tutt’altro. Gli posò la mano sulla spalla, sorrise amabilmente e gli disse «Riparleremo di fascino una volta che ti sarai ripreso dalla materializzazione, petit».

Quando Draco riapparve e si ritrovò a vomitare la colazione del suo primo giorno in assoluto ad Hogwarts, non se la sentì più di prenderla in giro.

 

***

 

Ore dopo, seduto in una poltrona dello studio di suo zio – uno zio che non sapeva neppure d’avere, per Merlino! – ed in attesa che quest’ultimo tornasse da qualunque fosse il luogo in cui il figlio maggiore aveva rinchiuso Greyback, Draco venne fulminato da una realizzazione.

«Nettie?» chiamò, con un sussurro che, già da solo, avrebbe dovuto far presente alla cugina quanto pieno d’orrore fosse il pensiero che l’aveva toccato. Lei, seduta poco lontano ed intenta a controllare le varie pozioni che lui aveva portato con sé, alzò lo sguardo, scrutandolo attentamente prima di mettere da parte ciò che stava facendo e raggiungerlo.

Quasi con dolcezza, gli posò la mano sulla spalla, stringendo leggermente. «Ci sei arrivato, non è vero?» gli domandò, in un sussurro, accosciandosi così da poterlo guardare in faccia. «Coraggio, petit, chiedimelo. Starai male, ma almeno riuscirai ad elaborare più in fretta».

Fu quasi come aver ricevuto conferma alla domanda che ancora lui non aveva posto.

Narcissa sapeva che i loro spostamenti erano controllati, aveva chiesto a suo zio di mandare qualcuno alla stazione per prenderlo.

Sapeva che avrebbero tentato di ucciderlo per esser scappato.

Cosa le avrebbero fatto per averlo fatto scappare?

«Nettie, cos’è successo a mia madre?».

Senza dire nulla, lei lo attirò verso di sé, stringendolo in un abbraccio più simile ad una presa per impedirgli di muoversi.

«Mi dispiace, petit. Lo ha fatto per consentirti di scappare via ed avere un’altra chance».

Un dolore acuto si diramò dal petto di Draco ad ognuna delle sue terminazioni nervose. Non si accorse di aver iniziato ad urlare, non si rese conto che l’unico motivo per cui non fosse riuscito nel suo palese tentativo di scappare via fu la stretta ferrea di sua cugina intorno alle spalle.

Quando una sonnolenta tranquillità gli venne imposta con la forza di un incantesimo, Draco non percepì il ritorno di Alistair o dell’uomo che doveva essere suo zio, ma sentì le parole di quest’ultimo.

«Voldemort ti ha tolto tutto, Draco. Ma noi distruggeremo lui».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

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I primi OC della storia sono arrivati e io li amo. Un Golden Retriever vichingo che lavora con gli Auror francesi (un Malfoy Auror, AH!) e un Dottor House femmina. E ancora dovete conoscere lo zio…

 

 

Siamo ancora bloccati su Draco, ma dal prossimo capitolo inizieremo ad allargare i nostri orizzonti. Dopo una prima parte in cui faremo la conoscenza dello zietto caro, faremo un salto di qualche settimana ed avremo, finalmente, l’incontro fra i Malfoy™ e l’Ordine della Fenice.

[Inserire risata malefica di sottofondo].

 

 

 Avrei dovuto pubblicare in serata, ma c’è un terribile maltempo qui ed ho paura di non aver modo di pubblicare!

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Denti aguzzi. Come ricorderete dal libro “Il Principe Mezzosangue”, durante lo scontro a scuola Bill Weasley viene aggredito da Greyback in forma “non del tutto umana”. Il signor Greyback, infatti, si trova perennemente trasformato a metà anche in assenza della luna.

 

» 2 – Anche se siamo a giugno, a Londra fa freddo e va tenuta la giacca. Perché non un mantello? Draco è purosangue, ma non è mica scemo come il signor Weasley, incapace di mimetizzarsi fra i babbani!

 

» 3 – Differenza fondamentale fra un Serpeverde ed un Grifondoro: mentre Harry avrebbe fatto ferro e fuoco per difendersi e combattere, Draco è consapevolissimo di non avere quel tipo di possibilità e di dover trovare vie alternative per salvarsi la vita. Non ne vogliamo morti da eroi stupidi, qui. 

 

» 4 – Lucius era , al cimitero. Ha visto come con uno Stupeficium Harry è riuscito a darsela a gambe. E ovviamente l’ha detto a Draco.

 

» 5- Non ricordo con esattezza in quale libro questa cosa venga detta (probabilmente il quinto), ma gli schiantesimi non funzionano su chi non è completamente umano. Ho dedotto che, esattamente come non funzionano su Hagrid, dovrebbero non funzionare anche sui licantropi. Poi, ehi, è sempre fanon.

 

» 6 – Draco ha sedici anni. Solo perché cresciuto in una famiglia purosangue, non significa che l’abbiano cresciuto a caviale e Maledizioni senza Perdono. Conosce la teoria perché Moody/Crouch Jr l’ha insegnata un paio di anni prima, ma non le ha mai usate. Mai, in tutti e sette i libri (Harry invece ne ha usate due su tre con successo).

 

» 7 – Fun fact: Nettle in inglese significa ortica. Nettie non è il vero nome della cugina Malfoy ma solo un diminutivo… il nome reale salterà fuori 😉

 

» 8 – Petit, francese per piccolo. Il nonnismo fra cugini non può mancare!

 

» 9 – Ed ecco che Marne usa uno dei buchi di trama più grossi dei sette libri. Parliamo della Traccia, che dite? Harry non può fare magie fuori da Hogwarts finché non diventa maggiorenne, quindi si deduce che il Ministero saprà se LUI avrà fatto il monello, giusto? Sbagliato.

1)      Caso Dobby. Secondo libro, Dobby fa levitare una torta ed Harry se ne prende le colpe. Non è stato Harry a fare la magia ma al Ministero non risultava nulla di bizzarro.

2)    Quinto libro: Ninfadora usa la magia per far muovere la valigia di Harry, ma nessuno viene chiamato in causa. Poco prima, Harry era stato espulso per aver usato l’Incanto Patronus.

3)     Settimo libro: i sette Potter. Moody dice che non possono usare la magia a casa sua senza far sapere a tutti dov’è e cosa sta facendo.

Cosa deduciamo? In teoria la Traccia funziona indicando se in un luogo in cui c’è un Minorenne è stata usata la Magia. L’incongruenza più grande è certamente quella del quinto anno, ma si potrebbe dedurre comunque che la Traccia funzioni solo quando non ci sono maghi maggiorenni intorno al minorenne, perché in quel caso la Traccia viene ignorata. È assurdo pensare che i signori Weasley non abbiano usato la magia intorno ai figli piccoli o che pur avendola usata non abbia fatto saltare tutti gli allarmi come Dobby ha fatto al secondo libro. In conclusione? Draco era con due maghi maggiorenni e in stazione di sicuro ce n’erano altri, motivo per cui la sua Traccia è stata mimetizzata.

 

» 10 – Caso Bill Weasley. Bill non diventa un licantropo, dopo l’attacco di Greyback, ma le ferite sono tanto profonde da fargli sviluppare un certo gusto per la carne cruda. Draco non arriverà a quei livelli, ma diciamo che preferirà la sua carne rossa più del pesce.

 

 

 

 

Ricordiamoci che Narcissa ha dato una lettera a Draco, prima di mandarlo via.

Magari è importante.

Magari Narcissa sapeva cose.

Magari.   

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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