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Autore: Federico    13/07/2009    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima Au su "One Piece", quindi spero che siate clementi leggendo e commentando. Se vi ha appassionato "Moby Dick" non potrà non piacervi questa fic. Nel 1831 il giovane Rufy si imbarca su una baleniera insieme al nonno Garp, al fratello Ace e a una variopinta ciurma per raggiungere il Pacifico. Ma due pericolosi nemici li attendono: uno è un vecchio rivale di Garp, l'altro il terrore degli abissi... Nota: Vorrei far notare ai lettori che la balena Mocha Dick è esisitita veramente e ha ispirato "Moby Dick" di Melville.
Genere: Drammatico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Roronoa Zoro, Shanks il rosso
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga dei balenieri'
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Spazio autore

Innanzitutto mi scuso per non avere ancora postato l’ultimo capitolo, ma a mia discolpa posso affermare di aver avuto notevoli problemi tecnici.

In secondo luogo chiedo ancora perdono a chi aveva sprecato tempo a leggere e recensire “Carissimi Rogia” che è stata cancellata; ma d’altronde Erika aveva ragione, non poteva definirsi una vera e propria storia e non aveva ragione di trovarsi su questo sito.

Adesso veniamo alla presente fic: siamo giunti ormai all’ultimo capitolo, e quello scorso ha riservato notevoli sorprese.

Dopo un sanguinoso scontro che si è concluso con la morte di Shanks e Smoker e il tradimento di Aokiji, Barbabianca ha sconfitto i nostri eroi e catturato la loro nave. Che ne sarà di loro? Chi riuscirà a prendere per primo Mocha Dick? Trionferanno i malvagi? Leggete e lo scoprirete.

Ringrazio di cuore Mak78 e Name, che hanno messo la storia fra i preferiti, e tutti coloro che hanno seguito in silenzio ma con costanza.

Come ultima cosa chiederei che almeno qualcuno avesse il coraggio e la bontà di recensire, perché mai ho concluso una storia senza recensioni e sarebbe quasi una macchia sul mio onore di scrittore.

 

P.S Per un po’ non mi vedrete perché fra qualche settimana pubblicherò su “Naruto” una raccolta di AU che avranno come tema i mostri e il mistero, ma dopo quella tornerò con una storia per riempire il vuoto lasciato da “Carissimi Rogia”. Saluti di cuore, alla prossima!

 

 

Colpito e affondato

 

Oceano Pacifico, al largo del Giappone, 15 gennaio 1832

Dopo che anche l’ultimo dei miseri sopravvissuti fu trasbordato sulla “Neptune”, la “Swordfish” fu colata a picco fra le grida di giubilo degli inglesi.

La nave affondava portando con sé un carico di centinaia di barili di olio di balena e fanoni: la campagna era completamente rovinata, ma ora quello era il minore dei problemi.

I prigionieri furono ridotti in schiavitù: era ovviamente illegale, ma su quella nave era Edward Newgate a dettare le leggi.

Furono adibiti ai lavori più umili, sorvegliati a vista da carcerieri armati che non mancavano mai di deriderli e sottoporli ad angherie intollerabili.

Inizialmente furono tenuti in catene perché Barbabianca temeva una rivolta, ma poi, più che il viaggio sulle orme di Mocha Dick proseguiva, furono liberati almeno di quel fardello perché si credeva che avessero perso ormai ogni speranza di riscatto e ribellione.

Gli aguzzini si sarebbero pentiti di tanta negligenza, oltre che del fatto di lasciare che i detenuti si incontrassero fra di loro e potessero parlare dopo i vari turni di lavoro.

Infatti in tali occasione i superstiti della ciurma di Garp, oltre a piangere Shanks, Smoker e tutti gli altri compagni che erano stati uccisi, scaricavano tutto il livore e la rabbia che avevano accumulato nei confronti di chi li aveva aggiogati come bestie e cercavano una soluzione a quello stato di cose.

Il primo provvedimento che presero fu quello di prelevare dall’armeria, insolitamente ben rifornita per essere quella di una semplice baleniera, pugnali, bastoni, pistole e accette, da brandire nel momento della riscossa, e di nasconderli sotto i vestiti, senza che nessuno se ne avvedesse.

Il capo della piccola comunità era indubbiamente Law, l’unico ufficiale sopravvissuto, ma anche le opinioni di Ace, Zoro, Rufy e Sanji erano sempre ascoltate e ben accette.

Ma normalmente la loro vita era infernale: costretti a obbedire a ogni minimo capriccio dei vincitori, i nostri eroi erano sempre affaccendati fra le sartie e la stiva.

A mensa sedevano in posti separati  e ricevevano il cibo peggiore, mentre i loro dormitori erano sprovvisti di amache e dovevano quindi coricarsi sul pavimento, fra umidità, topi e scarafaggi.

Barbabianca si rivelava sempre spietato e brutale, non esitando a caricare i poveri malcapitati di calci e frustate e accompagnando ogni percossa con battute atrocemente sarcastiche; Kidd, contrariato per la morte del degno compare Doflamingo, si accaniva soprattutto contro Trafalgar, malmenandolo, rovesciandogli secchiate d’acqua lurida addosso e offendendolo nella propria lingua madre in modo che non capisse; Barbanera, che tra l’altro era quasi sempre ubriaco, se la prendeva con tutti in modo imprevedibile e perfino Kizaru, che spesso cercava di distinguersi dal comandante, come se covasse del rancore nei suoi confronti, non era molto tenero.

Gli americani (anche se in realtà gli stranieri erano molti fra di loro, come del resto nella ciurma di Newgate) per il momento non potevano fare altro che controllarsi e attendere il momento propizio, che si sarebbe verificato quando i nemici sarebbero stati in inferiorità numerica.

Nel frattempo, nonostante per qualcuno sembrasse un viaggio verso l’inferno, la campagna di caccia degli inglesi proseguiva: non avevano certo trascurato di alleggerire metà del carico della “Swordfish”, distruggendo il resto per vendetta, e quindi potevano concentrarsi sulla ricerca di Mocha Dick.

Al solo sentir pronunciare quel nome i balenieri rabbrividivano, ma dato che il loro comandante aveva deciso di catturare il mostro, l’avrebbero preso

Un pomeriggio di sole la vedetta avvistò qualcosa a prua; esaminata con i cannocchiali, la massa bianca si rivelò un enorme capodoglio pieno di spaventose cicatrici, con innumerevoli fiocine conficcate nelle carni e un aspetto davvero terribile.

“Eccolo! Alle scialuppe! Alle scialuppe!” esclamò invasato Barbabianca facendo mettere in mare tutte le barche disponibili, suscitando l’apprensione o l’eccitazione dei suoi subordinati.

Mentre la flottiglia si allontanava, i prigionieri realizzarono che quello era l’attimo desiderato.

Due guardie che si erano addormentate furono sgozzate, e da lì partì un massacro, un’orgia di sangue dove tutti combattevano tutti fra bastonate, secchi colpi di pistola e lame che balenavano.

Per fermare la massa di nemici che li incalzava, gli yankee fecero rotolare sul ponte barili e palle di cannone, mandando gli assalitori a gambe all’aria e facendo schizzar via le spade dalle loro mani.

Ace stese un avversario con un pugno in pieno viso e accoltellò un altro nel braccio, Zoro ne infilzò due sull’arpione, Sanji distribuiva vigorose legnate a quanti si avvicinavano e Law sparava con le pistole, fulminando gli inglesi come anatre in volo, e combatteva con un paio di coltellacci.

Improvvisamente Rufy si sentì afferrare da dietro e cadde; rialzandosi vide Aokiji che afferrava un arpione appoggiato alla fiancata.

“Non avresti mai dovuto salvarmi a Capo Horn” sibilò il polinesiano, e con un paio di mosse disarmò il ragazzo e lo colpì allo stomaco  con il manico; stava per assestargli il colpo di grazia quando sentì qualcuno chiamarlo e vide con orrore gli americani che gli puntavano contro un cannone: rimase impotente a fissare una fiocina che volava verso di lui, poi ne fu trafitto.

I prigionieri, finalmente liberi, ammainarono la bandiera britannica e issarono tutte le vele: vedendo il vascello che si allontanava, gli uomini sulle barche cominciarono a preoccuparsi.

“Vi scongiuro signore, torniamo indietro” mugolò Kizaru trattenendo per un braccio Barbabianca, al che il comandante semplicemente lo afferrò per il collo e glielo torse, dicendo: “Va’ in pasto agli squali idiota, la tua vigliaccheria mi dà la nausea” mentre il corpo del danese affondava.

Improvvisamente la balena comparve in superficie ruggendo, e il capo gridò: “Sei mio finalmente!” e scagliò l’arpione, che il cetaceo evitò abilmente; al secondo tentativo esso fu trafitto

nel fianco e cominciò a trainare la scialuppa.

“Non me lo farò scappare!!!” sbraitò Newgate vedendo che la sagola era prossima a rompersi e afferrandola quindi con le mani; dopo poco i palmi cominciarono a sanguinargli e all’improvviso Mocha Dick si arrestò, catapultandolo sott’acqua e facendo sbattere l’imbarcazione contro il proprio fianco in modo violento.

Teach, che in quei pochi istanti era passato da secondo ufficiale a primo e da primo ufficiale a capitano, come contagiato dalla pazzia di Barbabianca si gettò in mare e nuotando giunse fino al capodoglio; si inerpicò sul suo dorso cercando di non scivolare e si appoggiò a un vecchio arpione.

Estraendo l’arma dal corpo del mostro la sollevò strillando: “Ho vinto!!!Sono il baleniere più forte del mondo!!!Muhahahahaha!!!!”, prima che l’animale si dibattesse facendogli perdere l’equilibrio.

Barbanera sparì nelle profondità marine con un tonfo, quindi la bestia si rivolse verso le altre barche e balzò in aria leggiadra come una farfalla.

I marinai cercavano disperatamente di sfuggire a quell’apparizione mostruosa vogando a più non posso, ma furono investiti dalla balena che ripiombava giù e colati a picco.

Kidd riemerse fra relitti e cacciatori che annaspavano, e con grande orrore si accorse di essere inseguito da Mocha Dick con le fauci spalancate e si mise a nuotare come un forsennato per raggiungere l’ultima scialuppa ancora intatta.

All’improvviso il portoghese e il capodoglio scomparvero nei flutti turbinanti e si udì uno schioccare di mascelle, poi il mostro addentò la lancia scaraventando nell’oceano gli occupanti.

Non ancora sazia di sangue, la balena si scagliò veloce come un siluro contro la nave, e fu solo troppo tardi che gli yankee si accorsero della sagoma bianca, coperta di cicatrici e imponente come un banco di ghiaccio, che urtò contro lo scafo, provocando una falla di prodigiosa grandezza.

I nostro eroi riuscirono a scappare a stento, mentre la “Neptune si spezzava in due, gli alberi crollavano in mare e Mocha Dick sfiatava per l’ultima volta, sparendo poi negli abissi.

I sopravvissuti furono solo nove, e cioè Rufy, Ace, Zoro, Sanji, Law, un gallese, due greci e uno spagnolo: dovettero accontentarsi di un’unica scialuppa sovraffollata.

I loro patimenti furono indescrivibili: il sole li martellava continuamente, l’oceano gelido e infido incombeva sotto di loro, avevano a disposizione solo due barili d’acqua e i pescecani giravano funebri intorno alla barca, per tacere del capodoglio che poteva ancora essere in agguato. Fortunatamente furono salvati da un veliero americano, e la prima cosa che Rufy ed Ace dissero appena a bordo fu: “Siamo l’equipaggio del comandante Garp, vittime di Mocha Dick e Barbabianca”.

  
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