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Autore: Stephaniee    29/10/2018    0 recensioni
Kat Spencer.
Schietta, sveglia. Esteticamente nulla di particolare. Capelli nocciola, occhi marroni. Qualche lentiggine sul naso. A renderla attraente è il suo modo essere. Fidanzata con Frederik, troppo impegnato a giocare a calcio con gli amici per avere cura della loro relazione.
Luke Piterson.
Alto, capelli scuri occhi verde scuro. Sveglio e acuto.
Innamorato perdutamente di Val, la sua fidanzata storica. Fidanzato modello che asseconda con amore ogni richiesta della sua ragazza.
Due mondi completamente distanti che si scontrano. Il risultato di questo scontro cambierà la loro vita per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter ninteen
Exhausting waits
 



Avevo la vista annebbiata, la testa mi pulsava, stavo sudando freddo e a stento riuscivo a trattenere le lacrime. Fissai prima la porta di fronte a me e poi l’orologio. 13:12. Mancavano ancora due ore alla fine ufficiale della prova.

Guardai nauseata il mio panino, non avevo per niente fame. Me ne stavo lì seduta con le ginocchia al petto sul davanzale a fissare la porta dell’aula d’esame. Avevo la sensazione di aver fatto una grandissima stronzata, e forse era così.

 

Ripensai a tutta la mia mattinata: mi ero alzata, avevo fatto colazione e sorriso di un messaggio di Luke della sera prima, dove mi diceva di stare tranquilla e che sapeva benissimo che io credevo in me stessa, che ero la migliore per lui e che tutto sarebbe andato bene. Messaggio alla quale non avevo risposto perché sapevo che sarebbe stato con Val quella mattina. Mi ero vestita, camicia bianca e jeans, avevo preso lo zaino, acqua, soldi, documenti e calcolatrice. Mi ero avviata alla fermata dell’autobus e alle 8:45 ero arrivata puntuale davanti all’Istituto Tecnico.

Avevano fatto l’appello ed io mi ero accomodata, come richiesto, allo stesso posto del giorno precedente e avevo guardato Luke per darmi sicurezza. Lui mi aveva sorriso e subito dopo stavano comunicando la traccia del ministero per Economia aziendale.

Ero andata veramente nel panico più totale dopo la prima ora. L’esercizio sembrava procedere bene, calcolavo, compilavo i mastri e continuavo a redigere, poi l’intoppo: non tornavano i conti e quindi mi trovai a fare il lavoro a ritroso, l’ansia cresceva e ogni cifra cambiata ne cambiava altre tre. Mi sentivo affogare in un mare profondissimo senza via d’uscita. Così dopo tre ore e dopo aver cambiato due o tre volte buona parte dei risultati del compito ero giunta alla conclusione che se non lo consegnavo, altri dubbi mi avrebbero tartassato e avrei potuto fare solo peggio. Così il colpo di testa prendo, mi alzo e consegno. Tre ore prima della fine del tempo. Il Dittatore, fortunatamente era interna alla commissione e mi aveva guardata con aria preoccupata.

 

Ed ora mi trovavo lì, su quel davanzale a morire di angoscia con la nausea e un panino in mano.

 

Finalmente un’ ora dopo sento la porta aprirsi, mi andava bene uscisse chiunque, pur di avere confronto e conferma sulle cifre che mi erano uscite dal compito. Non potevo sperare di meglio quando capì che si trattava di Luke. Senza dire nulla si avvicinò a me e mi abbracciò forte, sapeva cosa mi era successo, lo aveva capito e sapeva di cosa avevo bisogno in quel momento, di lui.

L’abbraccio durò qualche minuto e subito dopo le nostre facce si trovavano ad una distanza che avevamo imparato a chiamare pericolosa. Fu così lieve che quasi non me resi conto, Luke premette le labbra sulle mie in un leggero bacio, casto e dolce della durata di due secondi al massimo, ma fu necessario per me per morire. Non avevo il coraggio di dire nulla. Non volevo si staccasse da me, non volevo si staccasse mai più da me. Tornò a stringermi forte, con urgenza e capì che gli era costato molto staccarsi da quel bacio.

 

Luke si accomodò sul davanzale e lo vidi recuperare dal sacchetto il suo panino, così presi il mio e mi sistemai.

“Non hai ancora mangiato?” feci cenno di no

“Cosa è successo durante l’esame Kat? Quale mastro ti è uscito male?” continuò lui guardandomi intensamente

Mi stava rimproverando?

“Non lo so. Sono andata nel panico”

“Stai tranquilla, vieni qui”

Luke mi fece spazio e mi circondò con un braccio, mi strinsi subito a lui. Mi piaceva il suo profumo.

“A prescindere da cosa hai sbagliato, Il Dittatore non è così stronza. Conosce il tuo valore. Adesso mangia però, almeno metà panino.”

 

Rimanemmo così anche quando tutti gli altri cominciarono ad uscire, Mood e Julie non sembravano particolarmente sorpresi, ma nemmeno il resto della classe. Si avvicinarono e piano piano, tra le varie cifre che riesco a captare, il mio umore crolla di più ogni minuto. Ma Luke continua a stringermi e fece di tutto per sminuire i risultati sostenendo che “potevano anche aver sbagliato tutti”.

Apprezzo tanto il suo tentativo, anche se ormai era inutile, potevo solo sperare che quello che mi aveva detto fosse vero: Il Dittatore mi conosceva da cinque anni, sapeva benissimo cosa sapevo fare e cosa mi risultava più ostico.

Il bilancio non rientrava tra le cose difficili per me, mi ero lasciata prendere dal panico e dall’ansia, purtroppo nel momento peggiore in assoluto.

 

 

Quando rientrai a casa dopo l’esame il mio umore era nuovamente spaccato a metà, sentivo ancora le labbra bruciare per il bacio di Luke, lo stomaco scombussolato, la sensazione di appartenenza che mi aveva dimostrato quei suoi piccoli gesti, l’attenzione che aveva dimostrato, il modo che aveva di preoccuparsi per me… mi aveva fatto sentire sua. Però la preoccupazione per la seconda prova mi strangolava, non sapevo cosa avevo combinato, non ero stata lucida dopo le prima ora e avevo sicuramente fatto un casino. Avevo raccontato tutto ai miei genitori con un groppo in gola, mi avevano rassicurato e incoraggiato a non pensarci e a prepararmi invece sulla terza prova.

 

Avevamo un giorno di pausa tra la seconda e la terza prova, giorno che passai sui libri a preparare quelle stramaledette materia. Ero sull’orlo di una crisi di nervi, non sapevo più cosa ripassare. In più guardavo la mia tesina, era lì, pronta sulla scrivania.

Io non mi sentivo decisamente all’altezza di affrontare l’esame orale.

 

Ok Kat, una cosa per volta. Pensa ora a Diritto, Informatica, Inglese e Matematica. Al resto penserai quando sarà il momento.

 

 

 

Giovedì mattina arrivò in un baleno. Il “bello” della Terza prova era che durava solamente quattro ore e avevamo deciso già da tempo di andare a pranzare con la classe dopo l’esame, per festeggiare la fine degli scritti. Ormai abituati alla trafila di appello ed aula, mi rendo conto che c’è molta meno tensione dei giorni precedenti. Ci sediamo ai nostri banchi. Si parte.

 

Kat ultimo sforzo

 

 

Vorrei poter dire di essermi concentrata solo sull’esame per tutto il tempo, ma mentirei amaramente. Luke oggi è stato piuttosto distaccato nei miei confronti, era arrivato con Val, erano entrati e non lo avevo più visto fino all’appello di fronte alla classe. Avevo cominciato con Diritto e matematica, le materie che consideravo più complesse e che richiedevano più concentrazione. Per inglese non avevo avuto minimamente nessuna difficoltà in quanto, ero stata presentata con il nove all’esame di maturità.

Nonostante tutto ero soddisfatta della prova, avevo risposto a tutto, non ero andata nel panico. Uscì dall’aula insieme ai miei compagni, il tempo era stata malapena sufficiente per revisionare tutte le risposte alle domande aperte. La classe era rilassata, Mood mi sorrideva contento e mi stava letteralmente trascinando all’uscita per andare a mangiare.

 

Davanti a noi si era palesata la peggior scena che mai avrei potuto immaginare, o forse si nei miei incubi.

Val stava camminando mano nella mano con Luke, mano che lui non stringeva, ma lei non sembrava darci peso. Camminava spedita sorridendo a tutti, mentre Luke arrivato in prossimità dell’uscita si era fermato e girato nella nostra direzione. Lo stomaco aveva cominciato ad annodarsi, la fame mi era passata completamente e tutto ciò che riuscivo a vedere erano i suoi occhi così tristi, spenti e amareggiati che trafiggevano i miei. Val ci fece cenno con la mano guardandomi soddisfatta , per poi accarezzare il viso di Luke e depositare sulle sue labbra un bacio, bacio alla quale lui non rispose e lo avevo visto con i miei occhi.

Bacio che però mi rimise al mio posto, il posto “dell’altra”, non della fidanzata, bacio che mi fece capire che Luke non avrebbe mai trovato il coraggio di uscire da quella situazione o che forse non gli piacevo abbastanza da mandare tutto all’aria per me.

 

Non sarebbe venuto al pranzo per stare con lei.

 

Dopo quello spettacolo Val aveva ripreso la sua camminata verso la macchina con Luke al seguito, mi aveva lanciato un ultimo sguardo, mi stava guardando colpevole, come se avesse tradito me. Ogni volta che i suoi occhi incontravano i miei il mondo spariva, e così mi ero completamente dimenticata di avere Mood al mio fianco, mi era rimasto vicino, aveva assistito a tutta la scena e sapeva benissimo che mi sentivo in frantumi. Andrew non disse niente, mi accompagnò all’uscita e disse alla classe, Julie compresa che saremmo andati un attimo a recuperare una cosa che avevo lasciato in macchina.

“Julie si arrabbierà” biascicai mentre le lacrime ormai erano diventate impossibili da trattenere.

“Julie capirà, Kat.”

Non dissi più niente, piansi mentre Mood cercava di darmi conforto

“Kat, io credo veramente che Luke provi qualcosa di molto forte per te. Lo vedo da come ti guarda, da come ti sostiene e incoraggia, ma anche da come ti sgrida quando vede i tuoi errori. Kat lui ti capisce e credo che la sua situazione non sia delle più semplici da gestire. Devi metterti nei suoi panni in questo momento: Val è molto presente in casa sua, sta affrontando la maturità che sta esaurendo tutti noi, anche te. Io lo so che affrontare tutto questo in questo preciso momento sia molto pesante, non oso immaginare come stai. Devi prendere tu una decisione, per quanto voglia bene a Luke tu ora devi pensare a te stessa, dopo tutto quello che hai passato, devi trovare il coraggio di metterti tu al primo posto e smetterla di mettere il tuo “lui” per primo, a prescindere da chi lui sia”

 

Mood sapeva sempre come prendermi a schiaffi moralmente, mantenendo sempre guanti di velluto. Aveva ragione cazzo. Cazzo se aveva ragione! Mi stavo asciugando le lacrime e dando una sistemata, si vedeva che avevo pianto ma mi ero stampata in faccia un sorriso.

 

“Andrew, grazie.” lo abbracciai forte “So benissimo cosa fare adesso”

 

 

 

Ancora una volta il pranzo di era rivelato utile per il morale, e anche aver fatto un ripasso tutti insieme subito dopo ci aveva rassicurato per gli imminenti orali. Mood aveva spiegato a Julie tutto molto velocemente e lei non aveva detto nulla, mi aveva sorriso e abbracciato dicendomi che anche Val non era tranquilla e di non farmi ingannare dai suoi spettacoli.

Ma ormai non mi importava più, o meglio, avevo deciso che non me ne importava più. Era vero che avevo promesso a Luke che avrei aspettato dopo la maturità, ma era anche vero che poi gli avevo detto che non potevo reggere ancora per molto. Lui non aveva preso nessuna decisione, si comportava da vero incoerente, baciando me, ma ubbidendo a lei come un cagnolino.

 

Così avevo deciso io per lui.

Il tempo era scaduto, non ci sarebbe stato nessun noi.

 

 

Quella notte non feci altro che piangere e fissare il cellulare, non mi aveva chiamata, non mi aveva scritto. Da una parte era stato meglio così ma dall’altra non sapendo della mia ultima decisione, mi chiedevo perché di questa assenza e l’unica risposta plausibile che avevo trovato era semplicemente che Piterson aveva deciso di rimanere con lei. E mi andava bene così.

 

Ma allora perché continuavo a piangere?

Perchè erano ore che singhiozzavo in silenzio nel letto, aggrappata al cuscino, cercando di non fare rumore mentre i ricordi mi uccidevano? Le sue labbra sulle mie, il letto di Barcellona, i suoi abbracci, lui che mi tiene addosso a se e mi consola… Le nostre risate al Destino mentre tentiamo di studiare, i gesti misurati per non cadere in situazioni pericolose le attenzioni, le telefonate...

La Paella in riva al mare, mentre guardandolo mi sentivo morire e avevo capito quanto mi piacesse, la casa di Dalì, tutti i ricordi in fila, uno per uno arrivavano nella mia testa e non c’era verso di farli smettere.
Mi addormentai così, singhiozzante per lui, cosciente che non avremmo più condiviso nulla insieme.

 

 

L’amore per Kat Spencer sarebbe sempre stato solo sofferenza?

 



 
*Spazio per Steph*
Vorrei avere il piacere di dirvi che siamo, purtroppo, quasi alla fine della storia. O meglio, come già detto in predenza le avventure di Luke e Kat non finiscono con la fine della maturità, ma per questa prima parte della storia avrei pensato di concludere con il prossimo capitolo.
Chiedo a voi nuovamente se vi piacerebbe leggere anche il seguito! Fatemi sapere con un messaggio la vostra opinione anche negativa, anzi, soprattutto negativa.

Steph.
   
 
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