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Autore: Silyia_Shio    30/10/2018    1 recensioni
Alcune persone nascono con un innato senso della programmazione, sanno esattamente che passi compiere per raggiungere i loro obiettivi e Bakugo Katsuki è una di queste, in pochi mesi otterrà la laurea magistrale in ingegneria genetica e potrà svolgere il dottorato a cui ambisce da quando ha scoperto l'esistenza dei geni.
Anche Kirishima Eijiro aveva un piano, ma è stato costretto a reinventare la propria vita in cerca di una stabilità.
E poi c'è il tempo che si disinteressa delle persone e dei loro piani o dei loro tentativi di stare a galla. Il tempo in pochi mesi così come in poche ore può rimescolare le vite come vuole.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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63


Tre numeri.
Tre maledettissimi numeri. Come cavolo era possibile che per far scorrere tre numeri ci volessero le ore? Avevano assunto dei bradipi o quei vecchi con l'Alzheimer si erano scordati come si pagassero le bollette?
Da quando aveva messo piede in quel luogo sembrava il tempo si fosse fermato, ma non per lui; le immagini della nottata gli rimbalzavano in testa come luci stroboscopiche e correvano a sfumarsi con i ricordi che aveva sperato di non rivivere.
Ogni secondo, così infinito per quei vecchi, equivaleva per la sua mente a riprodurre un'intera pellicola di un film che aveva tentato di seppellire.
Il tocco leggero e titubante di una mano sul suo braccio, l'ultimo contatto tra loro due prima che il suo orgoglio facesse saltare il ponte che per così tanti anni li aveva uniti.
Quella mano gigante che gli scorreva lungo la coscia e risaliva al fianco e al petto e seguendo le linee della clavicola e dei nervi del collo gli si poggiava sulla guancia, come se stesse scorrendo su una pagina in braille.
Contrasse la mandibola e puntò il proprio sguardo nello schermo luminoso che riproducevano i numeri del turno corrente, ma niente era cambiato da quand'era entrato.
Avrebbe voluto poter far saltare in aria quello schermo solo fissandolo.
Cinque canzoni. 
Erano già iniziate e finite cinque canzoni eppure quelle cavoli di lucine non volevano ricomporsi a formare il numero 61.
Cinque canzoni, circa venticinque minuti, quasi mezz'ora che perdeva inutilmente perché il mondo era lento. 
Da bambino, quando sbuffava e faceva saltare la penna tra le dita perché si annoiava ad aspettare i suoi compagni di classe che capissero il mistero dietro a "15*3=45", si era sentito dire che era lui ad essere troppo intelligente e che doveva essere paziente e che doveva piantarla di distrarre gli altri con i rumori della penna.
Sua sorella, quando Bakugo faceva ballare la gamba perché non sopportava aspettare gli esiti degli esami, gli diceva che era colpa del suo segno zodiacale, si sa, gli ariete sono impazienti.
Lui credeva solo che fossero gli altri ad essere lenti.
Troppo lenti.
Estremamente lenti.
Ottava canzone, quaranta minuti, numero 61.
Ancora due numeri, sempre che quel vecchio riuscisse a lasciare il bancone prima di domani così da far passare il numero 61.
Si portò una mano al viso a premere sulle palpebre, sentiva il peso delle ore in bianco che gli scavavano dei tunnel verso il cranio.
Non era bastata la delusione a letto.
Il suo cervello si aveva ovviamente deciso di proiettare la sua adolescenza appena aveva provato ad addormentarsi, non si era lasciato scappare l'occasione di associare lo sguardo d'affetto di quel rosso con quello del suo...migliore amico, amico d'infanzia, amico-nemico, e ovviamente non aveva avuto intenzione di piantarla neanche una volta zittita la sveglia.
Giganteschi occhi nocciola sempre sgranati in uno sguardo di ammirazione e dolcezza su un volto cosparso di stelle. 
Uno sguardo attento ai suoi respiri e alle sue espressioni che brillava sotto una cicatrice ad artiglio.
Numero 62.
Meno uno.
Lo sguardo di preoccupazione quando si era ribaltato in un'aiuola con la bicicletta perché aveva lasciato correre la bici giù per la discesa senza frenare, così da sentire l'aria e la velocità.
Le pupille gigantesche quando gli raccontava storie dell'orrore sotto il fortino di lenzuola alla luce lugubre della torcia.
Occhi invadenti che aveva incrociato per un secondo dopo aver assecondato quella mano che gli voltava il viso per baciarlo.
Il sorriso che gli increscapava le labbra e gli occhi vedendolo entrare in camera con i quaderni con i compiti quando si ammalava.
Alzò la musica ignorando il messaggio del cellulare che avvertiva di non superare la soglia, voleva solo poter uscire di lì e andare a lezione, almeno avrebbe potuto impegnare la mente e dare un senso a quella giornata terribile. 
63. 

Quel numero non si avvicinava neanche lontanamente a tutte le volte che aveva immaginato le sue labbra sulla sua pelle.




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N.d.A
Ben ritrovati!
Come prima cosa voglio ringrazziare tutte le persone che hanno dedicato un po' del loro tempo a dare uno sguardo a questa storiella, non immaginavo di poter essere riaccolta con dei buon numeri così in fretta, e in particolare ringrazio Engel per l'attento commento.
Passando al nuovo capitolo, spero si capisca sia la situazione che i personaggi coinvolti nei ricordi e ne approfitto per anticipare che le ambientazioni saranno ispirate a Torino, dove vivo, perchè non conosco abbastanza il Giappone e non ho abbastanza tempo, essendo in sessione, per informarmi su come funzionino le poste, quali siano i quartieri per la movida ecc.
Oltre a ciò non credo ci sia altro da aggiungere se non che spero di nuovo di avervi incurriosita e che rimarrete con me.
Grazie,
al prossimo aggiornamento.
   
 
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