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Autore: Elgul1    30/10/2018    7 recensioni
Questa è la storia di come è nato. Questa è la nascita del più grande assassino dei Naraku questa è l'ascesa del Kuroyasha Sakata Gintoki.
Dato che mi sembrava giusto distaccarmi dal manga ho deciso di dare un vero e proprio passato al mio personaggio. Qua vedrete com'è nato e i suoi legami verso i Naraku e i suoi nemici Joi.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Sakamoto Tatsuma, Takasugi Shinsuke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Ureka era appostata su quell'albero ormai da ore. Sbuffò piano.
- Ma quando torna? - Pensò afflitta e delusa.  Sperava che quel testone la portasse con se, sperava che, una volta ritornato, le avrebbe raccontato com'era andata la missione e scherzasse come faceva sempre. 
" Dannato capelli bianchi..." Borbottò tra lo stizzito e la delusione.                       
   " Qualcosa non va piccola pulcina?" Chiese una voce femminile sotto l'albero. Ureka abbassò lo sguardo trovandosi davanti il volto sorridente e radioso di Kurenai tallonata dalla piccoletta che ormai la seguiva come una zecca. 
" Kurenai-san!" Esclamò buttandosi di sotto per la sorpresa e cercando di fare l'inchino.
" Non importa che tu sia così formale con me." Le disse ridendo la donna e facendola alzare da terra. 
" Ma tu sei una spada. Sei molti gradi sopra di me..." Le rispose la giovane confusa da quell'atteggiamento.
" Non ti credevo così zelante visto l'atteggiamento che hai con quel ragazzo." Replicò lei stupita.
" Con lui diverso, è uno zuccone di prima categoria..." Sbottò incrociando le braccia al piccolo petto dal nervoso. 
" E sotto sotto ci tieni a lui." Disse sorniona la donna ridacchiando mentre dava un'altra ciambella a Nobume che la prese voracemente. 
" No che non ci tengo a lui!" Urlò di rimando la ragazzina. " E' solo un mio compagno di addestramento e, inoltre, non fa che farmi stupidi scherzi e a prendermi in giro perché sono più piccola di lui..." Aggiunse dando la schiena alla spada. " Lo detesto." Concluse.
Kurenai sorrise divertita. Quella piccoletta, nonostante tutto, provava qualcosa per quel Gintoki, lo aveva capito sin da quando l'aveva vista la prima volta. - Beata gioventù.- Pensò fra sè e sè.

A un certo punto le due sentirono un grande rumore di voci. Si voltarono vedendo che all'accampamento era tornato Gintoki seguito da alcuni Naraku malridotti.
" Cosa è successo?" Domandò Ureka piuttosto confusa e con un cattivo presentimento. Kurenai non rispose. Era una spada da anni, sapeva benissimo che tornare in simili condizioni non era un buon auspicio, soprattutto per qualcuno a cui era stata data la sua prima missione. 
Ureka stava per dirigersi laggiù ma la donna la bloccò. " Ureka, lascia che vada io, tu va a chiamare Shin per favore." Le mormorò avviandosi verso tutto quel trambusto.
 
 
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Mentre camminava in mezzo ai compagni sentiva i loro occhi su di lui. Non ci voleva far caso e continuava lungo la strada. I mormorii, però, erano sempre più vicini. " Ha fallito la missione?" Domandò uno a un compagno.
" Proprio lui che si vantava così tanto di essere il migliore?" Domandava un altro tra lo stupore e la meraviglia. Gintoki accelerò il passo, non voleva sentirli, non voleva essere lo zimbello di nessuno. " Qualcosa non va undicesimo?" Chiese una voce che conosceva fin troppo bene. Si girò notando la figura di Oboro insieme ad alcuni suoi sottoposti.  
" Va tutto benissimo..." Replicò piccato senza aggiungere altro e incamminandosi. 
" Ne sei sicuro? Dal tuo atteggiamento non si direbbe proprio." Rispose il grigio avvicinandosi a lui senza alcun timore. Gintoki si fermò. " Eppure ti vantavi di essere il migliore, che è successo è prodigi..." Prima che Oboro finisse di parlare il bianco sferrò un destro che prese in pieno la mascella del giovane sbattendolo al suolo con violenza.
" Ti ho detto di stare zitto..." Sibilò Gintoki con una strana luce negli occhi. Oboro, da terra, si pulì il sangue che colava dal labbro inferiore e sorrise divertito.
" Era da tanto che speravo che lo facessi, sai?" Gli disse speronandolo e gettando a terra anche il bianco con violenza.
Attorno a loro i Naraku iniziarono a ridere divertiti da quello spettacolo. Gintoki sferrò un gancio dritto sul naso di Oboro facendolo finire di lato. Però il grigio reagì colpendo con una gomitata il petto di Gintoki smorzandogli il fiato e impedendogli di rialzarsi.
"Che c'è, spadina da due soldi, sei già stanco?" Domandò sarcastico dandogli un calcio sulla schiena. " Non fai più tanto il gradasso, sporc..." Prima che finisse di parlare si sentì una spada puntata alla schiena e si bloccò. 
" Di un'altra sola parola, fai solo un'altra azione e giuro che ti infilzo, Oboro." Mormorò Shin duro che si era fatto largo e, alla cui vista, molti si erano allontanati. 
" Lo difendi? Sei impazzito o cosa?" Chiese il grigio girandosi e affrontando il terzo. 
" Non lo sto difendendo, sto applicando il codice..." Replicò severo. " Tra le spade non ci devono essere lotte, non ci si deve affrontare per simili cazzate." Recitò alla bell e meglio sovrastando con la sua mole il più giovane.
Oboro ghignò divertito. " Goditi finché puoi la tua misera posizione, Shin..." Mormorò dandogli una spallata per farsi largo. " Non appena sarò il tuo capo avrai molto  a cui pensare." Aggiunse andandosene seguito a ruota da alcuni compari. 
" Stai bene ragazzo?" Chiese Kurenai accorsa anche lei che stava aiutando il bianco ad alzarsi. Lui si scostò in modo brusco.
" Non ho bisogno di aiuto!" Ringhiò a denti stretti rimettendosi in piedi e distanziando la donna. 
" Ragazzo, si che ne hai bisogno." Ribattè convinto Shin serio.                       
   " Ho bisogno di stare solo..." Rispose sicuro allontanandosi barcollante.           
" Non hai tempo per leccarti le ferite, ragazzo..." Gli gridò dietro Shin facendolo fermare. " Utsuro ti vuole parlare immediatamente." Aggiunse severo con una faccia che non prometteva nulla di buono.
 
 
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" Toglimi una curiosità Sakamoto..." Disse all'improvviso Katsura mentre la compagnia continuava a marciare diretta verso il castello sempre più vicino. " Perché sei venuto fin qui dalla tua terra natia?" Domandò piuttosto incuriosito. Il castano sorrise a quella domanda.     " Ve l'ho detto in questi altri tre giorni: il destino mi ha guidato fin qui." Rispose come al solito convinto di quello che diceva.
" Tu devi essere proprio scemo..." Borbottò serio Takasugi ancora di umore nero. Quella sconfitta, di tre giorni fa, bruciava ancora e la ferita, ogni volta che la vedeva o gli prudeva, gli ricordava come era stato battuto in maniera quasi vergognosa.
" Sei troppo duro con lui." Lo rimproverò Katsura serio. " Se non fosse stato per il suo intervento saremmo stati tutti uccisi." Aggiunse. 
" Non ti preoccupare Katsura, non me la prendo per simili sciocchezze." Disse con tranquillità il ragazzo sorridendo. " Quanto manca al castello comunque?" Domandò cercando di cambiare discorso. 
" Entro mezzogiorno dovremmo esserci." Gli rispose brevemente Takasugi fermando ogni possibile discorso e continuando la marcia in religioso silenzio.
 
 
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Ureka era nascosta dietro l'albero. Aveva scongiurato Shin di portarla nella grande sala del tempio ma lui era stato irremovibile: non era permesso a tutti d'entrare, soprattutto in quel caso. Voleva provare ad avvicinarsi di più ma Nobume anticipava ogni suo movimento e la bloccava.
 
" Ma ti vuoi togliere dai piedi?" Disse alla ragazzina di poco più piccola di lei che scosse la testa e rimase piantata lì. " Ma guarda te se devo farmi sorvegliare da una ragazzina di tre anni più piccola di me!" Sbotto inviperita lei mandando delle ingiurie verso Kurenai che aveva ordinato alla sottoposta di sorvegliare ogni movimento della ragazzina.
 Prese un profondo respiro per calmarsi poi, sorridendo, si avvicinò alla ragazzina alta quasi quanto lei.
 " Senti piccola Nobume..." Disse con una voce dolce. " Se mi lasci passare ti darò delle buonissime ciambelle, che ne dici, eh?" Domandò lei notando come gli occhi della ragazzina si erano allargati a dismisura.
Ureka sorrise trionfante e, dalla casacca, estrasse due ciambelle alla cui vista a Nobume le si illuminarono gli occhi.
 " Coraggio, vai a prenderle!" Disse lanciandole e notando come la più piccola le correva dietro. Rapida si avvicino al portone e, con un balzo, si portò sopra la finestra posta in cima e da lì osservò attenta il processo al suo amico.
 
 
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Non era mai stato, da quanto ne aveva memoria, nella grande sala. Attorno a lui dozzine di candelabri stavano spenti come se colui al suo interno non volesse la luce, anche le finestre, nonostante la loro ampiezza enorme, facevano entrare poca luce. Gintoki spostò il suo sguardo di fronte a se dove, su un enorme trono, sedeva il suo maestro Utsuro.
- E' da oltre dieci minuti che siamo qui e non ha fatto altro che fissarmi.- Pensò terrorizzato Gintoki al cui fianco sia Shin che Kurenai stavano in religioso silenzio.
" Dunque Gintoki." Disse all'improvviso l uomo sul trono scuotendo la figura del giovane e dei due che lo accompagnavano. " Mi è giunta voce che hai fallito la missione da me affidata, è vero?" Chiese con voce pacata e calma. Lui deglutì a fatica. 
" Si. Purtroppo ho fallito mio signore..." Rispose mettendosi in ginocchio in segno di scuse e rispetto. 
" Come hai potuto fallire una missione così banale, mia giovane undicesima, spada?" Domandò ancora con lo stesso tono. 
" Ho sottovalutato la forza dei miei nemici, inoltre alcuni dei loro compagni...." 
" Non ti ho chiesto di accapparare scuse, ti ho chiesto come hai potuto fallire la missione." Rispose con voce più fredda e severa il maestro.     " Cosa vuole che le dica?" Domandò Gintoki con un tono di voce che allarmò i due alle sue spalle.
 " Non voglio che tu mi dica niente..." Replicò Utsuro alzandosi dal trono. " Hai fallito la tua missione, sai qual'è la punizione per chi sbaglia?" Domandò severo Utsuro. 
Gintoki annuì abbassando la testa rassegnato.
" La morte..." Sussurrò.
Utsuro annuì con la testa. " Esattamente, dovrei ucciderti qui sedutastante, ma non lo farò..." Mormorò serio. " Una spada ha diritto tre sbagli prima di essere radiata e uccisa, tu hai commesso il tuo primo errore, perciò..." Gli si avvicinò con una tale rapidità che, il giovane, cadde a terra per la sorpresa. " Avrai salva la vita. Ho deciso che ti verrà data una nuova missione  che ti terrà lontano da qui e che ti servirà da lezione..." Spiegò brevemente. 
" Di che missione si tratta maestro?" Chiese Shin al posto di Gintoki ancora scosso dalla cosa e a terra. 
" La missione verrà data stanotte a mezzanotte e solo Gintoki sarà presente nessun altro dovrà assistergli." Disse secco il maestro dirigendosi verso il suo trono. "Adesso andatevene, devo stare solo." Ordinò lasciando che il trio uscisse dalla sala.
 
 
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Maoto osservava attento il continuo arrivo dei joi. In molti si stavano presentando per la sua gioia. 
" Come procede per i rifornimenti e la sistemazione degli alloggi?" Domandò al suo sottoposto di sinistra. 
" Per il momento possiamo contare su quello che stiamo prendendo dai depositi amanto saccheggiati. Per i posto letto non c'e problema: la fortezza ha moltissimi posti dove poter fare accampare coloro che stanno giungendo." Rispose in maniera esauriente quello. 
" Riguardo alla sicurezza?" Chiese a quello di destra senza distogliere lo sguardo dal portone. 
" Attualmente stiamo sistemando al meglio le mura del castello che erano franate in più, i nostri esploratori, si sono spinti più avanti possibile e ci tengono informati degli spostamenti nemici." Mormorò quello chinando la testa. Maoto stava per rispondere quando, due figure, attirarono la sua attenzione. Un sorriso si formò sulle sue labbra e scese le scale molto rapidamente per un uomo della sua età andando incontro ai due giovani  che si stavano avvicinando a lui insieme a un altro ragazzo che continuava a parlare a ruota libera.
" Takasugi, Katsura, quanto tempo che non ci vediamo." Disse ad alta voce attirando l'attenzione dei due giovani che, alla vista del loro maestro, sorrisero e gli andarono incontro. " Sono tre anni che non ci vediamo. Come state ragazzi miei?" Chiese loro l uomo con un sorriso sincero sul volto. 
" Stiamo bene maestro." Rispose rapido Takasugi distaccandosi e chinando la testa in segno di rispetto.
 " Mentre venivamo qui altri gruppi si sono aggiunti a noi. Nonostante avessimo subito un attacco da parte di forze sconosciute siamo giunti qui pronti a seguire i suoi ordini maestro, Maoto." Aggiunse in risposta Katsura facendo la stessa cosa dell amico. 
" Su, su, non importa tutti questi formalismi." Disse il vecchio facendoli alzare. " Parleremo dopo del vostro viaggio, adesso andate a riposare e dite ai vostri uomini di mettersi dove vogliono, la fortezza da oggi sarà casa loro." Spiegò brevemente. 
" Molto bene, signore, prima che se ne vada lasci che le presenti Sakamoto Tatsuma, l'uomo  che ci ha salvati dall'imboscata."  Disse Katsura indicando il giovane castano che chinò la testa. 
" E' un piacere conoscerla, signore. Ho condotto con me molti volontari provenienti dalla mia terra e sarò lieto di metterli al vostro servizio!" Esclamò tutto d'un fiato. Maoto annuì. " Sarà un piacere cenare con voi più tardi e discutere delle ultime novita e anche dei nostri piani futuri. Adesso riposatevi perché molte cose sono in preparazione e tutti devono essere pronti a quello che sta per accadere." Rispose in maniera enigmatica congedandosi da loro.
 
 
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Gintoki era nervoso più che mai. Continuava a camminare avanti e indietro con le altre due spade che lo fissavano attente e anche stanche di quel modo di fare. 
" Ti vuoi calmare?" Gli disse con tono materno Kurenai seduta sotto le fronde di un albero con vicino Nobume che stava dormendo sulle sue gambe. 
" Come faccio a calmarmi?!?" Sbottò lui con rabbia fermandosi di fronte alla donna e svegliando la più piccola. " Sarò punito in chissà quale modo! La cosa non mi allieta per niente." Aggiunse dando un calcio a una pietra e facendola rotolare. 
" Considerati fortunato però..." Gli ricordò anche Shin. " Non a tutti è stato concesso la possibilità di restare in vita dopo un fallimento." Spiegò ancora serio la terza spada. 
" Per caso avete idea di cosa potrebbe chiedermi?" Domandò speranzoso il più giovane ai due più anziani.
" Purtroppo no..." Ammise sconsolato Shin. 
" I pensieri del sommo Utsuro sono sempre distorti e difficili da interpretare." Aggiunse Kurenai severa. Il giovane sospirò rassegnato e si incamminò verso la boscaglia.                                    
" Dove te ne vai adesso?!?" Esclamò Shin alzando un pò la voce.                 
    " Ho bisogno di stare solo. Adesso che so che mi toccherà sgobbare mi sento più sereno." Borbottò sparendo nella boscaglia.
Mentre camminava nel mezzo delle frasche sentì un fruscio vicino a se. Sospirò rassegnato. - Che impicciona.- Pensò fra sè e e sè voltandosi e trovando davanti Ureka che cercava di nascondersi dietro un cespuglio troppo piccolo per lei. 
" Cosa ci fai qui?" Le chiese lui seccato.
" Ti tengo d'occhio ovvio. Magari ti prepari a fuggire da qualsiasi punizione voglia darti il nostro signore." Mentì la ragazzina cercando di dissimulare la preoccupazione che in quel momento si era impossessata di lei.                              " E tu come fai a sapere della punizione se manco eri nella sala?" Le chiese stavolta più severo il giovane. La ragazza mugugnò qualcosa maledicendo lei e la sua boccaccia. " Diciamo che ho origliato dalla finestra..." Borbottò a bassa voce. Gintoki la colpì con uno scappellotto in testa. 
" Scema." disse. " Se ti avessero vista o altro? Avresti rischiato più di  me." Aggiunse quasi sul punto di arrabbiarsi. 
" Lo so, scusami..." Rispose borbottando afflitta la ragazzina. Lui la guardò per qualche istante. Sentì una strana sensazione: senso di colpa? - Non posso sfogarmi su di lei.- Pensò fra sè e sè.
" Dai vieni, facciamo due passi piccola rompiscatole." Borbottò lui prendendola per il braccio e portandola con se. Ureka rimase di sasso. Da quando era così gentile con lei?
" Sei sicuro di stare bene? Non è che hai una malattia incurabile?" Domandò la ragazzina ritraendo la mano e affiancandolo.                          " E perché mai dovrei essere malato..." Rispose confuso il bianco. 
" Mi stai trattando gentilmente... Nemmeno per il mio compleanno sei così visto che ogni anno mi fai trovare qualcosa di schifoso sul giaciglio..." Replicò la ragazzina a cui vennero i brividi pensando all'ultimo regalo del bianco. Gintoki rise. 
" Eddai qualche volta può succedere anche a me di voler essere buono con te infondo..." Mormorò rassegnato. " Non so che punizione dovrò affrontare. Almeno, per questa volta, voglio trattarti per bene e non come una rompiscatole." Concluse con un sorriso sincero il giovane mentre camminavano lungo il sentiero del bosco.
 
 
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Tanti fuochi erano stati accessi lungo tutto il perimetro della fortezza. Mentre i tre si dirigevano verso la sala grande notarono che, in ogni luogo, dozzine di samurai continuavano a lavorare senza sosta. 
" Sembra che qui nessuno si fermi neanche per riposare cinque minuti." Mormorò Katsura visibilmente ammirato. 
" Io sono più curioso di sapere cosa ci dirà stasera." Ammise Takasugi mentre salivano le gradinate di pietra diretti verso l'ingresso principale. 
" Sarà solo una mia idea ma non vedo l'ora di cenare." Borbottò Sakamoto fuori dal coro rispetto agli altri due che scossero la testa vistosamente a tale affermazione.
Mentre superavano il portone della grande sala rimasero stupiti dall'enorme quantità di gente presente li dentro. Vari tavoloni erano stati disposti e, attorno ad essi, molte persone già sedevano a gambe incrociate sul tatami in attesa di qualcosa.
" Benvenuti a tutti voi." Disse a voce alta Maoto uscendo da un'altra stanza. Tutti si alzarono in piedi in segno di rispetto. " Sedetevi prego." Li rassicurò lui facendo cenno con la mano destra. Tutti tornarono ai propri posti. " Prima di iniziare il banchetto, voglio ringraziarvi..." Disse con voce calma e alta. "  Voi tutti siete venuti fin qui coi vostri uomini, con le vostre esperienze e coi vostri spiriti perché, come me, avete capito che questa guerra la perderemo se continueremo a essere divisi..." Mormorò sconsolato. " Molti sono coloro che hanno deciso di proseguire questa guerra da soli e che, proprio per questo, sono destinati a morire. Sono stanco di vedere un'intera generazione soccombere. Stanco di non poter fare nulla." Ammise rattristato. Tutta la sala, compreso il trio, ascoltava rapito e in completo silenzio il discorso del vecchio. " Per questo vi ho radunato qui. Uniamoci fratelli, combattiamo questa guerra insieme con un obiettivo comune, come un solo gruppo, senza alcuna differenza di status ma solo come veri giapponesi." Gridò a pieni polmoni. La sala rimase muta fino a che, a un certo punto, una selva di applausi e grida di giubilo non si alzò dall'intera tavolata. Dozzine di uomini si alzarono in piedi sbraitando convinti di quelle parole, altri si colpivano il petto fiduciosi. " Da domani la fortezza sarà ultimata. Una volta ricostruita essa sarà il nostro punto d'inizio per la nostra controffensiva a quei mostri perciò mangiate e riposate perché il lavoro che ci spetta è il più arduo che si sia mai visto." Concluse mentre, lungo i tavoli, venivano posti bevande e cibi di ogni genere.
 
Mentre il cibo gli veniva servito i due giovani guardarono con occhi attenti il loro maestro che sembrò ricambiare il loro sguardo. 
" Dobbiamo parlargli di quell'imboscata." Sussurrò Takasugi. Katsura annuì. " Lo faremo quando tutti se ne saranno andati a dormire." Rispose l'altro sapendo bene che il nemico appena affrontato avrebbe potuto minacciare quella loro alleanza.
 
 
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La notte era scesa ormai. Il bianco si avviò da solo verso la grande sala. Shin e Kurenai se ne erano andati da tempo dato che solo a lui era stato detto di andare all'incontro. Tirò un lungo sospiro carico di tensione mentre aprì con forza le enormi porte della sala. Tutto era buio, nemmeno una luce illuminava il suo cammino. Con calma entrò e, in quel momento, le fiaccole si accesero tremolanti mostrando sul trono la figura alta e scura del suo maestro.
" Gintoki..." Disse Utsuro all'ombra delle fiaccole della sala che, smosse dal vento, lo illuminavano appena rendendolo quasi una figura spettrale. 
" Per il tuo fallimento dovrai scontare una missione di un anno al di fuori del nostro campo..." Spiegò. " Non ti saranno permessi contatti con altri membri dei naraku, non ti sarà permesso tornare fino a che non sarò io a decidere che sarai pronto. Raccoglierai informazioni per noi e, una volta che avrai finito, potrai tornare qui." Concluse l'uomo serio in volto. Gintoki annuì con la testa bassa. Si aspettava qualcosa di peggio ma, in ogni caso, essere lontano dalla sua casa in un luogo sconosciuto senza contatti con nessuno gli sembrava una giusta punizione. " D'accordo maestro. Mi dica quando partire e per dove e lo farò." Rispose ligio al dovere il giovane. " Domani mattina presentati ai piedi della montagna, uno dei nostri uomini ti condurrà laggiù." Annunciò brevemente lui alzandosi dal trono. " Adesso va mio allievo e compi questa missione. Che il tempo che passi laggiù ti sia proficuo e ti faccia riflettere sui tuoi errori." Concluse mentre le luci si spensero e il buio tornò ad inglobare il giovane.
 
 
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" E così dunque questi strani tizi in nero vi hanno attaccato lungo la strada?" Chiese Maoto dopo aver ascoltato in silenzio il racconto dei tre giovani.               
 " Esattamente, se non fosse stato per Sakamoto saremmo stati tutti uccisi." Rispose Takasugi. Maoto annuì. 
" E ditemi, vi hanno detto di che gruppo appartenevano?" Domandò incuriosito e serio in volto. 
" Naraku." Rispose Katsura immediatamente. Il trio notò lo sguardo del vecchio cambiare all'improvviso e anche gli occhi si sbarrarono.
 " Hai detto Naraku Katsura..." Mormorò con uno strano tono di voce. 
" Si maestro. E' così che ha detto il ragazzo mascherato che li guidava." Maoto stette in silenzio qualche istante rigirandosi sulla poltrona. 
" Questo sarà un serio problema..." Sussurrò serio e preoccupato. 
" Chi è questa gente, maestro? Li abbiamo combattuti e sembrano avere abilità che vanno al di la della mera forza fisica e tattica." Disse Takasugi ripensando a quanta forza e abilità avesse quel giovane della loro stessa età. 
Il vecchio sospirò. " Dovete sapere che, nella nostra nazione, ci sono cose che sarebbe meglio non scoprire e, voi vi siete imbattuti in uno dei più oscuri e tremendi dei gruppi." Cominciò a dire. " Sono uomini spietati, capaci di compiere qualunque tipo di crimine se ben pagati e, inoltre, da quanto so per il momento lavorano per un gruppo di amanto molto potenti..."
 " Per questo allora ci hanno attaccato. Teme che potrebbero rifarsi vivi?" Chiese Katsura interrompendolo. 
Maoto annuì grave. " E' molto probabile. Già che siete riusciti a sopravvivere è  un miracolo. Per il momento ci lasceranno in pace, ma state attenti, potrebbero tornare, non sono persone che lasciano a metà qualcosa." Li mise in guardia lui con tono serio. 
" Ma come fa a conoscerli?" Domandò Takasugi. Maoto non rispose.                 
  " Per il momento meglio che non vi dica altro. Adesso per favore, andate domani vi darò le disposizioni che dovrete eseguire." Disse cambiando completamente discorso. Sapeva che poteva fidarsi dei suoi allievi ma, in quel caso, non poteva dire loro quella verità, non poteva.
 " D'accordo, buonanotte maestro Maoto." Dissero in coro i tre uscendo dalla stanza.

Una volta che la porta si chiuse il vecchio aprì il cassetto della scrivania in esso vide il suo più grande sbaglio: la maschera a forma di leone che per anni aveva portato sul volto. - Non vi permetterò di distruggere quello che ho creato.- Pensò fra sè e sè mentre con disgusto richiuse il cassetto.
 
 
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Una volta fuori, ad attenderlo, notò le figure di quattro persone per lui fin troppo riconoscibili ormai. " Me ne andrò per un anno." Rispose semplicemente con un sorriso triste in volto.                                                 
" Non potrai mandare ne messaggi o altro, giusto?" Domandò Shin. Lui fece no con la testa.     " Non mi sarà permesso." Disse con rammarico. " Adesso, meglio che vada, la guida mi sta aspettando ai piedi della montagna." Annunciò incamminandosi verso il sentiero. 
Il quartetto lo guardò dirigersi a passo deciso senza fiatare. Nessuno di loro sapeva cosa dire, nessuno di loro sapeva cosa fare. Gintoki stava per prendere il primo scalino ma una mano lo bloccò per la manica.
 " Promettimi che tornerai..." Sussurrò una voce bassa che riconobbe come quella di Ureka. Gintoki rimase di sasso e si girò verso la sua amica. Vedeva lacrime cadere dai suoi occhi, perché? Si chiese confuso da quella strana manifestazione d'affetto. Le sorrise scompigliandogli i capelli verdi.
" Ma certo che tornerò, e tu per allora, vedi di essere degna per essere una spada. Ciao Ureka." Concluse scendendo i gradini sotto lo sguardo della ragazzina che cominciò a piangere.
 
Mentre i due ragazzini si salutavano Kurenai spostò il suo sguardo verso Shin seria in volto.
 " Quindi è stato deciso?" Domandò a bassa voce.
 L uomo annuì.
" E' giunto il battesimo anche per lui, a quanto pare." Rispose con lo stesso tono di voce.
Kurenai scosse la testa. " Secondo me è troppo presto un simile compito..." 
" Un simile compito è quello che occorre a quel ragazzo." Rimarcò severo Shin. " Anche io fui colmo di dubbi, ma feci la scelta giusta. " Spostò lo sguardo verso le gradinate. " Chissà se anche tu, Gin, farai la mia stessa scelta." Concluse mentre la luna illuminava e irradiava il cielo di fronte a loro.
   
 
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