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Autore: _Bri_    01/11/2018    9 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - SOSPESA]
Cosa accadrebbe se, per un piccolissimo errore, George Weasley (maestro indiscusso della finissima arte del combinare guai) costringesse se stesso ed un gruppetto variegato di studenti a rimanere chiusi nella stanza delle Necessità?
E se i ragazzi non fossero in grado di uscire da lì per un bel po'?
Questa è la storia di quei personaggi che tutti (o quasi) ignorano, degli "ultimi" che diventeranno i primi grazie a qualche pastrocchio non voluto, alla magia che certe volte fa più danni che altro e alla Stanza delle Necessità, a cui ogni studente di Hogwarts può affidarsi!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: George Weasley, Kain Montague, Lee Jordan, Maghi fanfiction interattive, Roger Davies
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO IX

Sesto giorno di reclusione – Rebus (9): MOLLamI, ciCCIO! –Seconda Parte-

 

 

Esme correva lontana dal laghetto a più non posso. Per quanto Erin tentò di starle al passo era praticamente impossibile; del resto Esme si allenava tutti i giorni, mentre Erin era un po’ fuori allenamento. Insomma Esme correva, dopo aver convinto l’amica ad allontanarsi da quel luogo terribile che racchiudeva creature spaventose.

Correva e sfiorava moltitudini di oggetti con il corpo, che schivava per un soffio.

Correva, terrorizzata e disperata. Non ce la faceva più, voleva uscire da quel manicomio.

Correva nonostante sentiva la voce di Erin richiamare il suo nome, ma proprio quando stava per arrestare quella corsa, per poi voltarsi e dare attenzione all’amica, Esme (decisamente distratta) finì con la faccia contro qualcosa di duro, perse l’equilibrio e cadde in un luogo buio, in cui perse i sensi. Beh, almeno i suoi sogni erano stati appena avverati: quell’inciampo fu l’ultimo passo compiuto lì dentro; non avrebbe più fatto ritorno nella Stanza.

 

*

 

-Allora Erika? Non vieni a salutarmi?-

 

Erika fissava, sconvolta, quell’orribile mostro. Cercò di trovare, dentro se stessa, un minimo di razionalità, ma fu praticamente impossibile farlo. Si limitò ad indietreggiare e guardare, agghiacciata, quegli occhi sbrilluccicosi, gelidi ed enormi, piatti come un disco, che non battevano ciglia

 

-Kawahaaaaaaaaaaaaaaa!-

 

La giapponese si ritrovò, d’improvviso, a testa in giù. Cormac era corso nella sua direzione fregandosene delle raccomandazioni della strega di poco prima; non poteva di certo permettere che alla ragazza (che per qualche assurdo motivo stava parlando con uno strambo personaggio dai colori bidimensionali) potesse succedere qualcosa. Così da buon grifondoro, rimboccò le maniche della camicia, sistemò la cintola del kilt, lanciò uno sguardo a Morag che non riusciva ancora a capire bene cosa stesse accadendo e poi decretò, con solennità, che sarebbe andato in soccorso di Erika. Aveva quindi raggiunto il lago di corsa al grido di guerra che era sfuggito dalla bocca e che aveva fatto tremare l’acqua splendente, si era caricato la minutissima corvonero su una spalla ed aveva cominciato a correre nella direzione opposta. Non sapeva per quale motivo l’avesse fatto, ma aveva intuito che quelliinquietante infermiera con le code potesse risultare una minaccia per Saki.

 

*

 

-Mackie?! Ma che cazzo sta prendendo a tutti?! Cormac è uscito di testa o sbaglio?-

 

Morag rimase imbambolata a guardare quella scena tanto assurda, non sapendo bene che cosa fare. Poi gli occhi chiari si spostarono con movimento repentino laddove doveva trovarsi quella cosa assurda da cui era scappato il suo migliore amico, con Saki sulle spalle sballottolata di qua e di là come un sacco di patate. Terrorizzata tornò a guardare Lee, al suo fianco

 

-I-io non so cosa...-

 

Ma poi quegli occhi di solito placidi e sereni, si sgranarono di terrore; Lee la guardò decisamente spaesato, intanto che iniziò a sentire caldo. Va bene che Mackie gli facesse l’effetto da disfunzione tiroidea e che gli ormoni schizzassero da ogni poro, in sua presenza, ma quel caldo era decisamente eccessivo, pensò Lee mentre iniziava ad allargare il collo della camicia

 

-Ma lo senti anche tu questo caldo? Dobbiamo prendere seriamente in considerazione la mozione di Roger riguardo la richiesta alla stanza dei ventilatori…Mackie?-

 

-F-f-f…-

 

-Furor di popolo?-

 

-F-fu-fu…-

 

-Fulmini e saette? Per tutte le erbe allucinogene, ti senti male?!- Lee afferrò le spalle di Morag che non riusciva a distogliere l’attenzione da qualcosa posto dietro di lui

 

-F-fuo…fuoco!- esalò, prima di svenire fra le braccia di Lee che la sostenne con prontezza. Lee strinse Morag a sé, prima di voltarsi nel sentire delle urla acutissime: un enorme incendio vivo, dal quale i reduci nella zona centrale della Stanza stavano scappando, stava per avventarsi su di loro. L’unica cosa che riuscì a fare Lee fu chiudere gli occhi, stringere Morag a sé e dare le spalle alla bollente vampata, nel tentativo di proteggerla. 

Ma un’istante dopo, proprio quando le fiamme avrebbero dovuto avvolgerlo, Lee non percepì più quel terribile calore.

 

*

 

-Aiuto! Aiuto!-

 

Alex, con tutta la bocca sporca di cioccolato, bloccò al volo Erin che correva come una svitata fra i corridoi della Stanza. Strada facendo, con Holly, aveva pensato bene che un pezzo di cioccolato non ci sarebbe stato male. Se qualcuno era in pericolo, come parve loro dopo aver sentito quelle urla di poco prima, avrebbe dovuto darsi la giusta carica. Holly aveva deciso di correre verso il centro della Stanza, lasciando indietro Alex che, per puro caso, era stata coinvolta da quella richiesta d’aiuto

 

-Ao, oh! Calma!- La caposcuola corvonero afferrò con vigore le spalle di Erin, prima che quella potesse schizzare via in preda al panico. Fred, giunto al fianco di Alex, guardò le due mentre masticava del cioccolato

 

-Tutto bene? Sei un po’ pallida- Il ragazzo cominciò a puntellare la fronte di Erin con un dito, poi si voltò verso Alex indicandosi la bocca

 

-Lancaster, sembri una bambina di cinque anni. La bocca, cioccolato-

 

Alex se ne fregò di ciò che le aveva appena detto Fred, tornando su Erin che sembrava davvero sconvolta. Gli occhi della grifondoro si fecero subito lucidi

 

-Esme…Esme è sparita! L’ho cercata ovunque, ma è sparita! Vi prego, aiutatemi!-

 

Alex lanciò un’occhiata allarmata a Fred prima di tornare su Erin

 

-Ora calmati, è impossibile uscire di qui purtroppo, lo sai-

 

-Già, dobbiamo cominciare a pensare come passare la nostra vecchiaia. Io voglio fare il vecchio col cappello che guarda i cantieri e scuote la testa con disapprovazione-

 

Le due guardarono Fred scioccate. Subito dopo Alex roteò gli occhi al cielo, avvolse le spalle di Erin con un braccio e spinse una spalla di Fred

 

-Forza, andiamo a chiedere aiuto-

 

Fred alzò le spalle, prima di tentare di passare un dito sulla bocca di Alex per toglierle il cioccolato. Di tutta risposta la ragazza lo fulminò

 

-Vuoi che ti stacchi un dito a morsi Fred?!-

 

A quel punto Fred alzò le mani in segno di resa –Per carità, ci tengo molto ad avere tutte e cinque le dita-

 

*

 

Holly incontrò Justin durante la corsa forsennata. Il passo rallentò in automatico e presto inserì il freno a mano. I due si guardarono per un po’, entrambi rossi in volto e con un sorriso decisamente ebete sulla faccia; fu Justin, più coraggioso, a muovere dei passi verso di lei

 

-Ti stavo cercando…ma poi ho sentito delle urla e ho pensato che…stai bene?-

 

Holly annuì, mosse un passo –Ero…ero a fare la…la doccia-

 

Justin sorrise, ridusse ancora la distanza –Lo vedo, i tuoi capelli sai…sono…belli-

 

Ancora un passo da parte di Holly, ora a mezzo metro da Justin –G-grazie…q-quindi mi stavi cercando-

 

Justin annullò la distanza rimasta, così allungò con delicatezza una mano verso quella di Holly

 

-Mi sono preoccupato-

 

Holly strinse la mano in maniera incerta –Sei carino a preoccuparti per me…-

 

Silenzio. I due legarono entrambe le mani a quelle dell’altro e cominciarono ad ondeggiare sul posso, regalandosi sorrisi caldi e occhiate ricche d’emozione. Ma prima che Justin potesse decidere di voler agguantare le labbra di Holly con un altro bacio, altre grida arrivarono a risvegliarli da quel sogno ad occhi aperti e, svelto come un centometrista, Cormac McLaggen sfrecciò al loro fianco con Erika Sasaki abbandonata su una spalla stile opossum. Forse avrebbero dovuto rimandare a più tardi il loro saluto; per il momento era meglio correre verso le grida.

 

*

 

Graham passava, ancora insonnolito e molto accigliato, da Lance che non la smetteva di piangere disperato, incantato come un disco rotto sulla parola “squalo”, a Cassandra, che aveva recuperato in piena crisi isterica e che chiedeva pietà. Rintronato, Graham spinse Cassandra nella direzione di Lance, accovacciato in un angolo a fare avanti e indietro con il corpo

 

-Cosa diamine è successo? Perché state dando di matto? Pierce- Si rivolse poi a Katherine, che annoiata dall’interminabile scenata di Lance, aveva preso a guardarsi le unghie con superficialità –tu che mi sembri quella più lucida, mi spieghi perché Lance è ridotto ad uno stato fetale e Cassandra non la smette di tirarsi i capelli?- detto questo, Graham allungò una mano a tirare via il polso di Cass, per farla stare buona e non permetterle di diventare pelata: aveva appena iniziato ad approfondire il rapporto con la strega e non aveva alcuna intenzione di farla ridurre in quello stato. Kat alzò gli occhi annoiati su Graham

 

-Lance è convinto di aver visto uno squalo nel lago- alla parola squalo, Lance scoppiò di nuovo in singhiozzi -uno squalo che, a quanto pare, è poi diventato un avvincino- alla parola avvincino, Cassandra si gettò a terra –e questo è il risultato. Io mi sono limitata a contenere i danni, ma sto incominciando a rompermi i coglioni, se te lo devo dire-

 

-Porco Godric, Kat, sei proprio una principessa-

 

-Senti chi parla, il signor “se non dico cazzo una volta al minuto rischio il collasso”-

 

Graham si chinò per raccogliere Cassandra da terra. Tra uno sbuffo e l’altro, il caposcuola le strinse le spalle in un goffo abbraccio –Su, Allen, ora basta con queste scene, vogliamo andare a vedere che cosa succede?-

 

Cassandra cominciò a scuotere convulsamente il capo, prima di stringere, con le sue braccia di ridicole proporzioni al confronto della montagna, la vita del ragazzo e affondare la faccia nella sua camicia

 

-Ho paura- mugugnò

 

Katherine, intanto, si era chinata per dare dei colpetti sulla nuca di Lance

 

-Devi darti una calmata ora, capito? Non c’è nessuno squ…- -Non dirlo!- -Va bene, non c’è nessun pesce di grosse dimensioni con denti aguzzi e pinne a punta nel laghetto, ok?-

 

Ma la luce di una grande fiammata fece fremere Katherine, che si alzò di scatto per capire cosa stesse succedendo. Ma appena si voltò, vide il fuoco ridursi ad uno sbuffo e disperdersi in fumo. Katherine assottigliò lo sguardo: era tutto decisamente strano e lei doveva fare qualcosa, se non altro per salvare dalla follia i suoi amici.

 

*

 

Elliott aveva chiuso il libro e si era ritrovato a perdere lo sguardo intorno a lui. Per la prima volta in tutta la sua vita non riusciva a mantenere la concentrazione; che cosa stesse succedendo, non era dato saperlo. I pensieri si rifiutavano di riordinarsi e questo lo adombrò un po’. Elliott non era affatto abituato a non avere il controllo su di sé; detta così poteva suonare strano, dato che il brillante corvonero non era avulso dall’uso di sostanze più o meno legali, ma in ogni occasione era difficile che perdesse totalmente le facoltà mentali. Eppure dopo aver parlato con sincerità ad Esme riguardo a ciò che, sinceramente, pensava, aveva smesso di ragionare. Roger lo aveva canzonato

 

“Ah, amico, sei vittima delle curve femminili, succede a tutti, persino ad uno come te”

 

Elliott, stupito, chiese maggiori spiegazioni all’amico ma quello si limitò a ridere e a dargli pacche sulle spalle. Non è che Elliott non avesse mai avuto a che fare con le ragazze, figuriamoci, semplicemente non era mai stato coinvolto.

Insomma la notte era passata, lui aveva deciso di superare l‘insonnia con lo studio e si era rifugiato vicino a Savannah che, a differenza sua, se la dormiva per bene.

Ma la mattina era scoppiato il caos: Savannah aveva avuto un duro scontro con la madre (?), Lance gridava di aver visto uno squalo, Cassandra Allen un avvincino e via discorrendo. Ancora una volta il suo brillante cervellino non era servito a un fico secco, dato che ci stava capendo meno di zero, totalizzato com’era dalla crisi isterica di Sav. Così aveva fatto l’unica cosa sensata: aveva recuperato Roger, sentendo la necessità di avere al suo fianco il fedele amico ed aveva raggiunto Savannah, che si era rifugiata lontana.

Si sentiva sempre più confuso, con l’unico desiderio di tornare a vederci chiaro su ciò che lo circondava e più era confuso, più si ringobbiva nelle spalle e abbassava lo sguardo. Roger avvertì il campanello d’allarme (del resto pure una scimmia avrebbe capito che qualcosa non quadrasse) ed aveva tentato di defilarsi e lasciare soli lui e Savannah più di una volta

 

-Vänligen!- Gli aveva detto Elliott, con gli occhi verdi sgranati. Ora, Roger non capiva praticamente nulla di svedese, ma qualche parolina, il suo amico, era riuscito miracolosamente ad infilargliela in testa. Lo stava pregando di rimanere, quel disadattato. Era evidente, quindi, che doveva essere il capitano corvonero a prendere in mano la situazione, cribbio. Roger si schiarì la voce, ma prima che potesse rivolgersi a quella matassa di capelli neri sotto la quale, sospettava, si nascondesse Savannah in lacrime, delle grida di aiuto arrivarono a loro. Roger fece giusto in tempo ad alzare lo sguardo, prima di vedere Erin, furiosa più che mai, passare dal pianto a quello che, sospettava, si avvicinasse molto allo sguardo di Satana in persona

 

-Tu!- Gridò la grifondoro, puntando un dito in direzione di Elliott –Esme è scomparsa, ed è tutta colpa tua!- ed Erin concluse la minaccia sfoderando la bacchetta e scagliando un rapidissimo schiantesimo, che colpì Elliott al centro del petto e lo fece volare via, come un aquilone in mezzo alla tempesta perfetta.

 

*

 

George, che aveva sentito la voce bianca gridare “squalo”, aveva lanciato via il vassoio con la colazione, facendolo finire sulla faccia di Matilda

 

-Ahi!-

 

-Oh, scusa!- maldestro, il ragazzo tentò di aiutare l’altra, cosparsa di residui di caffè gocciolante sui capelli. Quando si avvicinò al viso di lei per pulirlo alla bene e meglio con il lembo di una manica, George non riuscì a non ridere

 

-Sei carina anche così, Matt-

 

L’ennesimo sorriso di pura perfidia si formò sul visetto impiastricciato della strega

 

-Davvero? Più carina di Hannah Habbott?*-

 

-Beh, Hannah è oggettivamente più bella- disse candidamente George, che continuava a pulirla con distrazione –ma ai miei occhi sei cento volte meglio tu-

 

Gli occhi, prima tanto sgranati da risultare sproporzionati rispetto al resto, si erano ridotti poi a fessure

 

-Oggettivamente più bella, eh?-

 

Matilda si sforzò moltissimo per non sbottare: del resto, quello era il segno che la veritaserum stesse facendo il proprio effetto. Mentre George continuava a ripulire la strega, intorno cominciò a generarsi il caos. Ogni volta che un grido si aggiungeva, i due sobbalzavano e George tentava di allontanarsi per capire cosa stesse succedendo, ma Matilda lo bloccava con qualche scusa; non poteva perdere quell’occasione per renderlo ridicolo, no davvero. Purtroppo dovette cedere quando un fuoco di proporzioni bibliche stava per raggiungerli. D’istinto, Matilda si gettò sopra George nel tentativo (ridicolo) di proteggerlo fisicamente, mentre con un gesto rapidissimo sfoderò la bacchetta che puntò in alto, lanciando un incantesimo che scatenò una cascata su di loro.

A terra, zuppi, ma salvi, George guardò la ragazza rannicchiata sopra di lui, che tratteneva il braccio sinistro teso in alto per fare in modo che il flusso non finisse e che lo guardava tra lo spaventato e l’imbarazzato

 

-Matt…-

 

La magia, quella romantica, si interruppe nel momento stesso in cui sentirono la voce allarmata di Lee al loro fianco

 

-Divertente questo gioco! Però vi prego, ho bisogno di aiuto, Morag è svenuta!-

 

Nel momento stesso in cui Lee si era avvicinato a loro, le fiamme erano cessate, lasciando solo sbuffi di fumo bianco ad inspessire l’aria. Tossicchiando, Matilda liberò George dal proprio peso e pose fine allo scroscio d’acqua. Aiutò George ad alzarsi e, con Lee che teneva Morag fra le braccia, corsero in direzione della tenda, lasciando pozzanghere d’acqua alle loro spalle.

 

*

 

Holly e Justin avevano raggiunto la loro caposcuola. Kat girava intorno al laghetto come un segugio, guardandosi intorno con aria sospettosa

 

-Katherine? Tutto bene?-

 

Kat, tesa e nervosa, scattò nella direzione di Justin e quando gli occhi scuri caddero sulla mano di lui, che stringeva quella di Holly, una smorfia solcò il suo viso

 

-Vi sembra il momento di coccolarvi?! Non vi siete resi conto di tutto il casino che sta succedendo qui?! Finch! Non perdere tempo ed aiutami! Coleridge! Tu vai di là! C’è appena stato un incendio e non sono affatto sicura che non si possa scatenare di nuovo!-

 

Justin e Holly rimasero qualche istante imbambolati, prima che le urla minacciose di Kat arrivassero a farli saltare sul posto

 

-Siete sordi o cosa?! Muovetevi!-

 

Alla loro caposcuola, i due non avevano mai avuto il coraggio di dire nulla. Katherine Pierce era un’acida stronza e viziata, ma sapeva sempre che cosa fare quando qualcosa andava storto; era una leader nata e mai era successo che non risolvesse i problemi che i suoi amici od i membri della sua casa le ponevano. La stretta salda delle mani si slacciò, così Holly si avviò, di tutta fretta, verso il punto indicato da Katherine. La piccola tassorosso cominciò a guardarsi intorno, non capendo bene che cosa cercare.

Ah, era vero, Kat non glielo aveva mica detto.

Passetto passetto, Holly cominciò a pensare che tutto ciò non avesse alcun senso; tenendo il naso all’insù, nel tentativo di scovare qualcosa di interessante, la tassorosso cominciò a sentire qualcosa di stranamente melmoso sotto i piedi. Evidentemente la bisboccia della sera prima aveva sporcato il pavimento della Stanza e nessuno aveva pensato di ripulirlo. Ma quando calò lo sguardo sotto di sé, non le bastò di contare fino a 5, prima di svenire: un lago di sangue si era formato sotto i suoi piedi e si stava espandendo a macchia d’olio.

 

*

 

Alex guardò quello schianto con tanto d’occhi. Era successo davvero o se l’era sognato? L’innocente Erin aveva appena scagliato un incantesimo contro il prefetto della sua casa? In altro frangente, Alex avrebbe sfoderato la bacchetta e detratto, nell’imminente, dieci punti a Grifondoro (anche se tanto sapeva che alla fine dell’anno, il loro preside avrebbe rimpinguato di rubini la clessidra della casa di Godric totalmente a caso, quindi la sua azione sarebbe stata inutile), ma in quel momento non era di certo la cosa giusta da fare. Volse lo sguardo a Fred, al suo fianco e con la bocca aperta a compiere una perfetta “o” di stupore

 

-Le cose si stanno mettendo molto male, Fred-

 

Fred non sembrava riprendersi, così Alex tornò a fissare il gruppo: Savannah aveva urlato di stupore ed era corsa a soccorrere Elliott, tramortito a terra, mentre Roger aveva lanciato un’imprecazione in spagnolo che, fortunatamente, nessuno aveva capito e poi aveva alzato le mani, di fronte alla bacchetta che Erin aveva puntato contro di lui

 

-Non un passo falso!-

 

-E chi si muove! Però Erin…sarebbe il caso di abbassare la bacchetta, non trovi?- chiese cautamente Roger. Ma Erin si era appena resa conto di ciò che aveva fatto; impaurita e sconvolta da se stessa, abbassò la bacchetta e corse via. La scomparsa della sua migliore amica probabilmente le aveva dato alla testa ed aveva agito in maniera un tantino sconsiderata; avrebbe pensato più tardi a prendersi la responsabilità di quello schiantesimo, però: in quel momento era più importante ritrovare Esme.

Alex pensò bene di intervenire, muovendo così qualche passo verso i due, se non che si ritrovò a cacciare un urlo inaudito, visto che un ratto delle dimensioni di una nutria le passò in mezzo ai piedi. L’ultima cosa che vide la caposcuola corvonero, prima di svenire, furono delle stelline luminescenti che chiamavano il suo nome.

 

*

 

-Qui andrà bene!- disse concitato Cormac, prima di rimettere giù la povera e frastornata Erika, che non si era azzardata a muovere un solo muscolo da quando il grifondoro se l’era caricata su una spalla. Si apprestò a risistemare la sua divisa/kimono, prima di alzare gli occhi spauriti su Cormac

 

-G-grazie- balbettò incerta, mentre il ragazzo le girava intorno per accertarsi che stesse bene

 

-Ma che grazie! Quella tizia ha fatto una paura fottuta anche a me!-

 

Sfinito, Cormac scivolò a terra e riprese pian piano fiato. Erika, più composta, si chinò e sedette al suo fianco; con rigidità prese a dargli dei colpetti di comprensione sulla spalla

 

-Tutto bene?-

 

Gli occhi finirono sulla fronte imperlata di Cormac e su quei riccioli color del miele che, confusi, la oscuravano appena. Si era stancato così tanto e solo per portarla in salvo. Sentì improvvisamente un caldo eccessivo avvamparle il viso, quando lo sguardo scivolò dalla fronte al viso arrossato, al petto che saltava avanti e indietro in uno scontro titanico fra ossigeno e anidride carbonica. Chissà che meravigliose linee marmoree nascondeva quella camicia sgualcita

 

-Io sto bene! Niente è più duro di un allenamento di Quidditch! Tu invece? Mi sembri accaldata; sarà che quella bestia immonda ti abbia attaccato qualche malattia?-

 

Erika mica lo poteva dire, che la malattia dalla quale era affetta si chiamava “ondata ormonale” e che l’aveva attaccata come una tigre farebbe con un tenero coniglietto. Ma una cosa era certa: Erika Sasaki, dalle nobili origini, non avrebbe resistito oltre, era il fisico che lo chiedeva.

Non si chiese cosa ne potessero pensare le sue bambole, quando con un balzo saltò addosso a Cormac McLaggen, gli arpionò la faccia con salda presa e spiaccicò la bocca contro quella dell’altro, inizialmente sconvolto da tale ardore, ma poi lesto nello stringere la vita di Erika con le braccia muscolose, per dare vita con lei a quello sbranamento che sarebbe durato un po’. Certo, quando erano stati interrotti lui stava per chiederle cosa ne avrebbe pensato, di fare una partita a spara schiocco per passare il tempo.

Ma quello era decisamente meglio, oh si.

 

*

 

Lee aveva fatto strada a George e Matilda all’interno della tenda, nella quale adagiò Morag, ancora priva di sensi. L’apprensione con cui guardava la corvonero era tale che Matilda non poté che mettere da parte i piani diabolici verso George

 

-Sarà…morta?- chiese con orrore Lee, guardando i due accucciati al suo fianco

 

-Macché morta e morta, non vedi che respira?- lo riprese Matilda, prima di dare uno spintone a George che si era messo a dare l’estrema unzione a Morag

 

-Ma che fai?! Piantala!-

 

-Che ne so, se la MacDougal sta per lasciarci, è bene provarle tutte per augurarle una buona dipartita. Ora mi dedico ad un rito aborigeno…-

 

-Amico, ti prego!- disse disperato Lee, mentre guardava con preoccupazione la bionda che sembrava dormisse. Matilda fece cenno ai due di spostarsi, si rimboccò le maniche ed estrasse la sua bacchetta, che puntò verso Morag

 

-Reinnerva- pronunciò pratica. Morag schiuse lentamente gli occhi, trovandosi davanti gli occhioni grigi della serpeverde

 

-Tutto bene, bella addormentata?- pigolò allegra

 

-Ma cosa…il fuoco, c’era tanto fuoco…- poi l’attenzione si spostò su Lee che ringraziò un numero esagerato di volte Matilda, prima di inginocchiarsi al fianco della prefetto corvonero

 

-Carino qui, non so perché non ho pensato di tenermela io…e chissà come sta il molliccio che abbiamo rinchiuso in quel baule!- George si guardava intorno serenissimo; poi, però, l’espressione priva di pensieri si tramutò in una inorridita, che indirizzò a Lee

 

-Amico…possibile che…-

 

Lee ricambiò sconvolto, mentre stringeva la mano di Morag, ancora stesa a terra e rintronata

 

-Merda! Vuoi vedere che…-

 

George afferrò la mano di Matilda –Vieni con me!- gridò allarmato, trascinando via la prefetto serpeverde, che non faceva altro che borbottare che, almeno un grazie, se lo sarebbe meritato.

 

*

 

Cassandra finalmente sembrò riprendersi. Appena si rese conto di aver fatto tutte quelle scene, allontanò con forza Graham da lei

 

-Merda, tutto questo è assurdo! Mi dai una sigaretta?-

 

La montagna, tranquillo, ne accese una per sé ed una per l’altra, che prese a tirare gran boccate con nervosismo

 

-Molliccio! Molliccio!- quella voce tanto acuta arrivò alle spalle di Cass, assieme ad una vigorosa scrollata di spalle

 

-Salazar immacolato!- gridò Cass, prima di voltarsi verso Matilda, che la scrollava agitata

 

-Weasley! Per una fottuta volta vuoi spiegarmi che cosa è successo?! Lance non si riprende ed io non posso farlo internare, chiusi qui dentro!-

 

Graham, con la sigaretta in bocca, aveva bloccato George per il collo della camicia che, con sua grande sorpresa, cominciò a spiegare che, secondo lui, un molliccio si era liberato ed ora andava in giro a spaventarli. Proseguì confessando che tutto era successo due giorni prima e che non ci avevano più pensato, dato che avevano trovato la veritaserum nella borsa di Matilda ed avevano deciso di somministrarla a tutti, ovviamente a loro insaputa

 

-Cosa…?Che cosa hai fatto?- la domanda di Graham arrivò con un suono gutturale e basso, probabilmente direttamente dalla bocca dell’inferno. Matilda tentò di mettersi in mezzo, conscia che altrimenti il suo capitano avrebbe ridotto in piccolissimi brandelli George. Ma a Montague bastò un lieve colpetto della mano per far schizzare via la prefetto, addosso alla povera Cassandra

 

-P…per piacere, non è il momento! Dobbiamo trovare il molliccio!-

 

George tentò di divincolarsi, inutilmente, dalla presa di Graham

 

-Ne combini sempre una peggio dell’altra Weasley, ma questa volta me la paghi, oh, se me la paghi! Non vedevo l’ora di fare la conta di tutte le ossa che ti avrei spezzato!-

 

E proprio quando stava per colpirlo con un gancio dritto in faccia, colse lo sguardo di George che, terrorizzato, guardava alle sue spalle

 

-Georgie…fatti ammazzare, così potrai raggiungermi-

 

Lance che, quantomeno, aveva smesso di ondeggiare avanti e indietro ed aveva alzato, incerto, lo sguardo sui ragazzi, cominciò a balbettare

 

-F…Fred W-Weasley…morto! Morto! Sangue! Tumefazione! Saponificazione in atto!-

 

Graham tentò di guardarsi alle spalle; invece si ritrovò a sostenere il corpo di George che, svenuto, gli era crollato addosso. Guarda te se alla fine doveva ritrovarsi ad aiutare quel cretino, invece che spaccargli quel naso fastidiosamente affilato

 

-Ragazzi che casino!- gridò Fred, che trascinava Alex per i piedi, svenuta. Quando però vide il gemello in piedi, grondante sangue e pallido da far spavento, lasciò nell’immediato la presa su Alex e, dopo aver fatto uno strano verso, cadde a terra come una pera cotta.

Cassandra guardava allibita la scena. Non stava tremando come una foglia solo perché aveva capito che quello non fosse che un molliccio; però fu estremamente lesta quando vide che Graham, che tratteneva ancora George come un manichino, stava per girarsi. Cosa sarebbe accaduto se fosse svenuto anche lui? Probabilmente sarebbe caduto a terra, provocando un terremoto e spaccando più di qualcuno con la sua stazza, peggio di una materializzazione congiunta di due neopatentati; per questo sfoderò la bacchetta che puntò verso il caposcuola serpeverde: proprio mentre quello stava per fissare il molliccio, già pronto a cambiare forma, una benda nera si allacciò intorno ai suoi occhi, oscurandogli totalmente la vista. Ora però erano rimaste solo lei e Matilda a fare i conti con quel coso, dato che Lance non sembrava affatto in grado di intendere e di volere. Le due serpeverde, rannicchiate a terra si guardarono e si strinsero, impaurite, in un abbraccio; ma una risata arrivò a loro

 

-Questa me la ricorderò per sempre- disse Kat, che si stuzzicava le labbra con la bacchetta. Zombie Fred a quel punto si voltò verso di lei e sorrise in maniera piuttosto inquietante

 

-Ciao Kitty- disse, prima di scoppiare a ridere e mutare rapidamente forma. Katherine, con un sopracciglio inarcato, fissava quel turbinio grigiastro, fin quando non assunse la forma di sua madre, morta quando lei aveva solo nove anni, che la guardava con aria di rimprovero

 

-Tu mi hai uccisa…tu!-

 

-Seee, come no- Così Katherine volse l’attenzione alle due spettatrici, mentre Graham andava in giro imprecando, trattenendo George e sbattendo da una parte all’altra –Mia madre è morta per una rara forma di morbillus acidus, ci ho fatto i conti ormai e, sinceramente, non mi è mai saltato in mente che la colpa potesse essere mia-

 

Contrariato davanti l’impassibilità di Katherine, il molliccio cambiò forma e diventò lei, vestita di stracci stile Piccola Fiammiferaia; Katherine sbuffò –Non sai fare di meglio, davvero? Sono così ricca che una cosa del genere non potrebbe avvenire nemmeno se spendessi milioni di galeoni al giorno. Ritenta, ciccio-

 

Il molliccio, arrabbiato più che mai, iniziò ad andare in tilt, cambiando forma in continuazione: una cimice gigante, poi la professoressa Cooman che la invitava a prendere il tè vestita di rosso pizzo e tante altre cose, davanti alle quali Kat, annoiatissima, non faceva una piega. Infine il molliccio di bloccò per poi prendere una forma che fece sconvolgere le due serpeverde: Lance era in piedi davanti a Kat, totalmente nudo, con le braccia spalancate ed un sorriso accattivante

 

-E adesso?- la provocò. Katherine sulle prime mosse il viso in un’espressione disgustata

 

-Ehi! Ma che storia è questa?!- si lamentò il vero Lance, ora in piedi e con le braccia spalancate anche lui

 

-Ciccio è convinto che mi spaventi per un maschietto nudo…non è che…Riddikulus!- Katherine pronunciò l’incantesimo nell’esatto momento in cui, con la bacchetta, puntò al petto del nudo Lance, che in un grido di dolore tornò nell’amebica forma originale. Prima il silenzio assoluto, poi delle grida d’approvazione partirono da Cassandra e Matilda, seguite da un restio e borbottante Lance; del resto ora quelle streghe avevano visto ciò che solo la sua principessina aveva avuto l’occasione di apprezzare e non è che la cosa gli andasse proprio a genio.

 

*

 

-Insomma anche questa è fatta, che faticaccia!-

 

Lee, Morag, Kat, Lance, George e Matilda erano riuniti intorno al laghetto, con Cass e Graham che bisticciavano, poco distanti

 

-Ma gli altri dove sono?!- Chiese Morag, coperta da un mantello che Lee le aveva posto sulle spalle e ancora frastornata

 

-A riprendersi dallo shock, probabilmente- rispose noncurante Katherine, che roteava di tanto in tanto gli occhi ai commenti di Lance, incapace di comprendere perché mai vederlo nudo dovesse essere uno dei suoi incubi peggiori. Matilda puntò l’attenzione su George; la serpe sfoderò uno dei suoi finti sorrisi e cinguettò verso il ragazzo

 

-Allora George, ti va di raccontarci qualcosa? Chessò, magari vorresti condividere con noi la tua peggiore sconfitta in campo- virgolettò con le dita –amoroso-

 

Fu così che George, incapace di starsene zitto, anche se molto contrariato, raccontò di quando, per una scommessa fatta con Fred e Lee, aveva tentato di sedurre Daphne Greengrass, per poi guadagnandosi una smutandata con relativo cappottone dall’intera squadra Serpeverde, che lo aveva colto nello spogliatoio di Quidditch, privo dei suoi compagni. Dovette applicare là dove non batte il sole, per due settimane, un unguento fornitogli da Madama Pomfrey; la strega aveva anche provato ad occuparsi lei della prima applicazione ma George, zoppicante e risentito, scappò dall’infermeria con le mani fra le gambe. Quella vergognosa confessione fu però interrotta da Roger Davies, che sosteneva da un lato Fred e dall’altro Alex, che si rivolse al gruppo

 

-Ragazzi, non vorrei interrompervi…ma Esme è sparita, forse sarebbe il caso di cercarla-

 


 

Cari tutti, buon pomeriggio (nella capitale piovosissimo e da brividi). Come state?

Prima di tutto, come avrete notato, un personaggio è stato, aimé, eliminato. Mi dispiace davvero averlo fatto, ma le regole sono regole e quasi due mesi di assenza sono troppi; non pensavo sarei arrivata a farlo ma per rispetto di coloro che sono sempre presenti, non ho ritenuto giusto perpetuare la presenza di Esme nella Stanza.

Venendo al capitolo…prima di tutto il piccolo asterisco posto alla domanda di Matilda: nella mia long Hannah Abbott è stata motivo di gelosie, per questo mi sono divertita ad inserire un accenno anche qui.

Per il resto pare che Ciccio (come direbbe E Niente, che ringrazio per aver utilizzato il titolo del capitolo) abbia portato gran casino, un sacco di svenimenti e problemi. Ma l’impassibile e fantastica Kat ha salvato la situazione: graaaaazie Kitty!

George è stato punito, come promesso. Per quanto riguarda la coppia, invece, dovete sapere che ho assurdamente ricevuto voti che hanno portato alla parità per 3 coppie, ragion per cui rimanderò al prossimo capitolo.

Quindi ripropongo la domanda del capitolo precedente, chiedendovi però di darmi due preferenze, in modo che io abbia la possibilità di avvalermi di un paracadute.

E poi vi chiedo di mandarmi, sempre tramite messaggio privato, una cosa un po’ strana: vorrei che scriveste qualche riga sul futuro dei vostri oc; raccontatemi quello che vi pare! Un flashback qualsiasi che riguardi il loro futuro. Prima mi arriveranno le risposte, prima potrò scrivere il prossimo capitolo. Grazie!

Al solito spero che il capitolo sia piaciuto e vi abbia divertiti. Vi chiedo scusa in anticipo per eventuale confusione che, magari, avete riscontrato, ma non ho molto tempo a disposizione ed ho preferito non farvi attendere oltre per la pubblicazione. A presto.

 

Bri

   
 
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