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Autore: Vera_D_Winters    09/11/2018    0 recensioni
Tributi:
Sabo e Zoroko
Ace e Kidda
Pell e Miss Doublefinger
Kobi e Tashigi
X Drake e Lawiko
Izou e Whitey Bay
Paulie e Kalifa
Wiper e Nami
Sanji e Shirahoshi
Marco e Nico Robin
Ichiji e Reiju
Bartolomeo e Rebecca
Settantacinque anni fa i pirati di Raftel insorsero per rivendicare la propria libertà dal governo mondiale oppressivo e totalitario. Attraverso la marina ed altre organizzazioni governative però, tale ribellione venne sedata con il sangue ed ogni isola tacciata di essere rifugio dei pirati venne distrutta.
Solo dodici isole vennero risparmiate dalla furia dei nobili di Marijoa, e per far si che gli orrori del passato non venissero ripetuti, ogni anno da quel momento in poi ogni isola ebbe l'obbligo di offrire in tributo un giovane e una giovane del luogo, affinchè questi partecipassero ai "Giochi dei Sette Mari", un torneo all'ultimo sangue da cui un solo tributo può uscire vincitore.
Tutto proseguì dunque in questo macabro ordine, almeno fino ai settantaquattresimi giochi, nei quali uno dei giovani provenienti dalla più povera e cupa delle isole, sfidò apertamente Marijoa e il Presidente in carica Akainu.
Cosa succederà dunque nell'incombente edizione della memoria?
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio, ASL, Famiglia Vinsmoke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
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Né la discesa in piazza né le proteste dei nobili avevano fatto desistere Akainu dal portare avanti ugualmente i Giochi. Il dittatore aveva espresso i motivi di tale decisione durante una diretta televisiva, ed ovviamente ci erano cascati tutti in quel dire autoritario. Chi aveva alzato la testa aveva ben presto dimenticato il livore e l'astio, il presunto bambino di Marco e Bay ed anche l'amore per i loro campioni, in favore della paura instillata nuovamente dal Presidente.
I Giochi a detta di Akainu erano non solo necessari ma indispensabili per mantenere la pace. Senza di essi si sarebbe ritornati all'anarchia e alla fame provocata dalla passata epoca della pirateria, e tanto era bastato per zittire tutti.
Non nei distretti ovviamente. Li la scintilla dell'insoddisfazione e la voglia di libertà ormai erano state aizzate, non c'era più nessuno spauracchio capace di trattenere le rivolte crescenti. E per arginare quella rabbia il dittatore era ancora più intenzionato ad essere spietato più che mai. I cinque astri e il capostratega avrebbero davvero dato del filo da torcere nell'arena, nel più cruento modo possibile.
Un'ultima speranza era rimasta ai ventiquattro tributi: le interviste la sera prima del suono di cannone che avrebbe sancito l'inizio della fine.
Per evitare altre brutte sorprese ovviamente, era stato presentato un copione da seguire ad ogni concorrente, copione a cui si sarebbero dovuti attenere scrupolosamente. Peccato che i mentori, ormai tutti sulla stessa linea, avessero suggerito ai propri pupilli di fare esattamente il contrario.
Ormai tanto valeva giocarsi il tutto per tutto, poichè in ogni caso, al più tardi l'indomani mattina sarebbero comunque tutti morti o quasi.
La tensione perciò era davvero alle stelle dietro le quinte, mentre i giovani a coppie salivano la piccola scaletta che li avrebbe condotti sul palco.
I primi a fare il loro ingresso furono Ichiji e Reiju Vinsmoke dal primo distretto. La loro recita non fu troppo eclatante: il rosso si esibì in un falsissimo sorriso accondiscendente, come se fosse pronto a perdonare tutto e tutti, prima di posare il braccio muscoloso attorno alle esili spalle della sorella, la quale non perse tempo a lasciarsi andare ad un pianto lieve e sommesso, singhiozzando su quanto Marijoa avesse dato loro tantissimo da quando erano divenuti campioni. Il pubblico ovviamente si era commosso assieme a lei bevendosi quella pantomima, ed una nuova sequela di "fermate i giochi" si era levata alta dagli spalti. Per quanto stupidi ed ottusi, quei nobili volevano davvero bene ai loro campioni.
Le grida vennero silenziate quasi subito, facendo uscire in fretta e subito il duo, seguito dunque da Rebecca e Bartolomeo, la seconda coppia in gara. Loro entrarono ed uscirono senza troppo clamore, a differenza di chi giunse dopo di loro. Marco e Robin infatti, donarono un nuovo colpo al cuore ad ogni spettatore. Il biondo non guardò il presentatore, ed ignorò la sua domanda in favore di un giuramento attuato inginocchiandosi e portandosi una mano al petto con fare solenne per pronunciare la propria promessa: avrebbe fatto di tutto per proteggere Bay, portarla avanti fino alla fine dei Giochi, e solo allora si sarebbe tolto la vita per lasciar vincere lei, e donare la libertà e la vita al loro bambino.
Una standing ovation accolse quella scena, tanto che persino il presentatore Prospero si abbandonò ad un sospiro commosso.
Anche Marco e Robin lasciarono il palco, e al loro posto vennero Sanji e Shiraoshi, con nuove emozioni da regalare. La giovane fece commuovere tutti nel suo dolce saluto diretto al padre ed ai fratelli, mentre Sanji, guardando dritto nella telecamera lasciava un ultimo messaggio alla sua amata Pudding rimasta a Fisherman Island. 
Ogni campione si alternò all'altro, creando un caleidoscopio di sensazioni in chi li osservava. 
Nami e Wiper portarono il buon umore e sonore risate con i loro battibecchi, così come fu esilarante Paulie nel cercare in tutti i modi di abbassare la gonna di Kalifa, da lui giudicata troppo succinta.
Il sentimentalismo tuttavia non tardò a farsi vivo di nuovo attraverso Bay e Izou. Le lacrime erano tornate a scorrere a fiumi mentre la donna si accarezzava il ventre piatto con amore, affiancata da un samurai dall'aria agguerrita come quella di un mastino. Un guardiano fedele al fianco della dama. Se avesse potuto li avrebbe azzannati tutti uno ad uno, fiero e bello come non mai.
E se dal distretto sette era giunta la più calda delle emozioni, con l'otto si era tornati al gelo con una Lawiko silenziosamente rassegnata ed un Drake dall'espressione calcolatamente illeggibile. Nel loro contegno tuttavia, vi era una precisa protesta: non parlarono, non risposero ad alcuna domanda, ed in quel silenzio vi fu la loro sfida al potere.
Prospero si arrese e li mandò di nuovo dietro le quinte per liberarsi di quell'impiccio, ma fu un cadere dalla padella alla brace, poiché Kobi e Tashigi con il loro giovane ardore e la pretesa di giustizia avevano infiammato totalmente la folla, così come fece l'arringa di Pell, desideroso di parlare in favore dei diritti di tutti quanti loro.
Il meglio tuttavia, un po' per fato un po' per semplice ordine dei distretti, era stato tenuto per la fine.
Quando infatti era stato il turno di Kidda di arrivare sotto i riflettori in un abito scarlatto come la sua chioma ribelle, si scatenò il vero delirio, delirio che Ace non si curò minimamente di mitigare o fermare, accogliendo anzi tutta la sfuriata della compagna con una sonora risata, mentre Prospero cercava inutilmente di strapparle il microfono di mano.
« Avevi promesso che se avessi vinto il mio anno, sarei stata libera per sempre, ed invece provi di nuovo a rinchiudermi e ad ammazzarmi, grandissimo figlio di puttana! »
Inveendo contro la telecamera, la giovane urlava tutta la sua ira, agitando l'unico braccio rimastole dato che il sinistro lo aveva perso proprio nell'arena.
« Perchè tu e quegli stronzi di strateghi non scendente a giocare con noi?? E' troppo comodo farci ammazzare a vicenda! Se hai le palle dannato cane, vieni a combattere contro di me. Dai Akinu! Fatti avanti! »  
I gestacci non vennero risparmiati, e alla fine i due del distretto undici vennero accompagnati nuovamente dietro le quinte, nonostante la rossa stesse ancora sbraitando.
Sulla scalinata però, i campioni uscenti incrociarono i ragazzi del dodici, e le dita di Kidda si chiusero con forza sul polso del biondo, vestito secondo il volere del Presidente come un pacificatore della Marina. Uno sfregio voluto, un segno di sottomissione chiaro.
« Fagliela pagare. »  
Ringhiò feroce la giovane all'orecchio del tributo, prima di lasciarlo andare, così che lui e Zoroko avessero il loro momento.
Sabo non si sentiva affatto a suo agio negli abiti che il dittatore gli aveva imposto, per quanto la divisa gli conferisse un'aura audace ed adulta, tuttavia confidava in ciò che Ivankov gli aveva detto mentre lo aiutava a vestirsi.
Ed infatti nel bel mezzo dell'intervista, la stoffa prese letteralmente fuoco, e in una fiammata maestosa che fece urlare tutti i presenti, la divisa da marine lasciò il posto ad un lungo cappotto nero, le cui frange ondeggianti ricordavano il movimento delle ali di un corvo, o meglio ancora di una ghiandaia imitatrice, l'animale divenuto ormai il simbolo della rivolta.
L'ovazione fu altissima, il pubblico non stata più fermo sulle poltrone per la forte eccitazione, ed il suo stilista nel trasgressivo abbigliamento di calze a rete e corpetto, si alzò a prendersi ogni singolo applauso, inchinandosi sorridente e soddisfatto.
L'espressione di giubilo non aveva ancora trovato il suo fine quando tutti i tributi tornarono a calcare il palcoscenico per il saluto finale, e sulla scia di quel marasma generale, l'ultimo gesto di sfida venne lanciato all'unisono verso il potere che soggiogava quel mondo, verso quel potere ormai incrinato. Tutti e ventiquattro i tributi si presero per mano, sollevando poi le braccia verso l'alto, con audacia e fierezza.
A quel punto Prospero fece segno di tagliare ai cameraman, le luci vennero spente sotto le proteste del pubblico nello studio, e la trasmissione venne interrotta bruscamente.
Ancora una volta però, era troppo tardi. Ciò che doveva essere visto era stato mostrato, la fiamma della rivoluzione non poteva più essere spenta.

- To be Continued -

 
   
 
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