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Autore: DANI1993    14/11/2018    2 recensioni
Mi prese ansia. Io che di solito non avevo mai ansia prima di un esame. Era un qualcosa di nuovo. Avevo la brutta sensazione che quelle prove sarebbero state ben più terribili di quelle finora affrontate. Ero preparata… o almeno era quello che credevo.
“ Ecco qui” sentii sussurrare dal mio maestro, e il battito del mio cuore accelerò.
Alzò lo sguardo e io silenziosamente lo pregai di avere pietà.
“ La magia da contatto” chiese, enigmatico.
Riflettei un attimo, ma lui mi ordinò:” Veloce Bellatrix. Rispondimi all’instante quando ti faccio una domanda!”
“ Un attimo” avrei voluto rispondergli. Ma non osai farlo. Riflettei ancora un qualche secondo, poi mi arrivò alla mente la risposta. Ma lui non fu felice del mio tentennamento.
“ Allora” chiuse il libro e si alzò dalla poltrona. “ Hai studiato?” domandò. Non seppi se dargli la risposta o se l’avesse già saputa leggendomi nella mente. Forse no, poiché ripetè la domanda per la seconda volta: “ Hai studiato Bellatrix?”
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Horace Lumacorno, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Dal grimorio di Andromeda: “ Indagini fallite”


 
Vi è mai capitato di avere dei compagni con cui proprio non riesci a legare? A me sì. E proprio qui ad Hogwarts.

La casa a cui ero stata assegnata, inizialmente mi piaceva. Ma alla lunga cominciai a vederla come una sorta di corpo estraneo per me. Serpeverde è una Casa essenzialmente maschilista, non sono viste di buon grado le ragazze.

All’inizio pensavo che mi ci sarei ambientata con il passare dei mesi, anche in virtù del fatto che il loro grande credo, la purezza del sangue, fosse anche in me rispettata e acclamata. Ma in realtà sono passati ormai due anni praticamente e ancora non sono riuscita a legare con nessuno, a parte i membri della famiglia: Bella ed Evan.
  
Più volte ho tentato di impostare il dialogo con alcuni miei compagni di tavolo, ma non c’è stata volta in cui non mi fossi sentita dire, tra una risata e l’altra: “ Ehi bambola… perché non ti siedi qui e ci racconti come sono le tue prestazioni sul letto?”

Solo l’arrivo di Bella, la quale ultimamente ha assunto una visione temeraria agli occhi di tutti gli altri, interrompeva questa brutta presa in giro nei miei confronti.

“ C’è qualche problema?” domandava sempre, guardando gli altri dall’alto in basso. Quelli allora scuotevano la testa, abbassavano lo sguardo e tornavano a parlare tra loro, gettando di tanto in tanto occhiate terrorizzate verso mia sorella maggiore.

“ Molto bene, allora. Se c’è qualcuno che vorrebbe provare sul proprio corpo, i poteri della mia bacchetta… mi faccia un fischio. Ciao, ciao ragazzi” e sorridendo, salutava gli altri i quali assumevano dei veri e propri sguardi terrorizzati e scuotevano energicamente il capo, allorchè mia sorella domandava loro se volessero provare, a loro spese, i suoi poteri. Dopodichè mi prendeva con sé e mi portava via, lontano da loro.

“ Ti sei guadagnata il rispetto, Bella” le dissi, la prima volta che prese le mie difese.

Lei sorrise senza dire nulla.

“ Bella, però non esagerare mi raccomando. Nostra madre non vorrebbe mai che si disonorasse la nostra famiglia”

“ Si, si, si” mi canzonava annoiata lei. “ Si… ho capito Dromeda: dobbiamo mantenere l’onore della famiglia e comportarci come antichi e nobili membri della casata. Si ho capito…”

Sbuffava dalla noia e, poi, tornava maliziosa: “ Ma a te, Dromeda, non viene mai voglia di giocare un po’? Voglio dire… liberarsi un po’ da questa noia mortale che è il buon costume di famiglia?

La guardai negli occhi.

“ No” risposi ferma e convinta in quel che dicevo.  “ No, Bella. E neanche tu dovresti”

Appena le dissi questo, lei però cambiò subito tono e atteggiamento. Avrei dovuto ricordarlo: se c’era una cosa che Bellatrix non sopportava era sentirsi dire ciò che doveva fare. Lei era uno spirito libero e pretendeva che restasse sempre tale.

“ Sai” mi rimproverò con un tono ben più duro di prima: “ A volte mi chiedo davvero se siamo sorelle”

Incassai il colpo che mi aveva inferto, era infatti una delle cose peggiori che potesse dirmi: mettere in dubbio il nostro sangue comune.   Ma finchè si trattava di parole buttate lì in un momento di rabbia, non me la prendevo più di tanto.

“ Bella” la ripresi: “ Bella, sai che ho ragione. Non ti ho chiesto di rinnegare il nostro credo, come sai inorridirei se un mezzosangue mi chiedesse l’amicizia, figuriamoci qualcosa in più. Ti sto solo chiedendo di moderare un po’ i tuoi modi di fare. Ricordati che siamo sorvegliati. Non fare sciocchezze”

Ma lei rimase zitta e non mi guardò neanche, facendo finta che non esistessi. Era rimasta offesa.

Decisi di spostare il nocciolo della conversazione ad un altro argomento.

“ Come va con Rodolphus? Gli hai fatto sapere della tua intenzione?”

Lei scosse in modo impercettibile la testa senza dire nulla.

“ E quando pensi di farlo sapere?”

Altro errore. Bella mi guardò in cagnesco.

“ Ma è possibile che tu non riesca a farti gli affari tuoi? So io quando farlo, non devi dirmelo te, che neanche sai chi mi ha chiesto di farlo e perché” si stoppò, mettendosi una mano davanti alle labbra, impallidendo e rendendosi conto di aver detto fin troppo.

“ Ah ahaaa… allora c’è un altro dietro tutto questo. Non è così sorella? Stai obbedendo alle richieste di un altro? O altra, magari?” dissi scoprendo le sue carte.

“ Ho detto questo?” Bella ora era sulla difensiva.

“ Si. Hai ammesso che lo stai facendo per qualcun altro o altra”

“ No… non è vero” disse, stavolta arrossendo.

“ Oh si, invece. E sentiamo chi sarebbe costui?”

Mi misi a braccia conserte sopra il tavolo e attesi la risposta. Vidi Bella guardarsi attorno, lievemente spaventata sebbene facesse di tutto per non darlo a vedere.

“ Nessuno. Lo faccio perché voglio farmi degli amici, tutto qui. Non ho altri motivi. Ti fidi di me, almeno?”

Dopo una lunga pausa nella quale ci fissammo negli occhi l’un con l’altra, annuii.

“ Si. Mi voglio fidare”

“ Bene” fece lei, e parve rilassarsi nel momento in cui lo disse.

Se pensava che potesse usare i suoi giochetti di prestigio per farmela bere, si sbagliava di grosso. Avrei indagato naturalmente. Avrei cercato di scoprire con chi diavolo si vedesse e chi diavolo si azzardasse a dare ordini a mia sorella. Doveva essere comunque uno o una molto convincente, perché mia sorella non avrebbe preso ordini dal primo che incontrava nei corridoi del castello. Anzi, nessuno lì dentro avrebbe sottomesso Bellatrix Black ai propri voleri; semplicemente perché sarebbe finito gambe all’aria, per dirla tutta.

Il nostro dialogo mattutino finì lì e poi ognuno prese la propria strada per le consuete lezioni mattutine.

A lezione mi trovavo sempre a mio agio, mi piacevano tutte le materie. Non avevo preferenze tra una o l’altra e, anzi, le trovavo quasi sollevanti: alleviavano le preoccupazioni su mia sorella, mi facevano dimenticare che non avevo stretto alcuna amicizia con gli altri della casa a cui appartenevo e altre cose…

Quella sera, decisi di restare vigile e attenta. Bellatrix generalmente dormiva nella stanza di sotto, nel dormitorio. Se si fosse alzata, per uscirne fuori, per qualsiasi motivo,  l’avrei senz’altro udita. Perciò decisi di far finta di dormire fino all’alba se fosse stato necessario.

Non avevo assolutamente creduto al suo misero tentativo di rimangiarsi le cose che, imprudentemente, aveva rivelato quella mattina. Dovevo vedere con chi si incontrava la notte e non avrei desistito fino a quando la mia curiosità non fosse stata soddisfatta.

Sopraggiunse però un imprevisto quella notte: Bella non si alzò affatto. Non passò nella stanza in cui dormivo, insieme ad altri, e non sgattaiolò assolutamente fuori dalla propria stanza.

Imprevisto che si ripetè anche la sera successiva e quella dopo ancora.

Per tre notti, in pratica, non dormii affatto e gli effetti della mia prolungata insonnia cominciarono a verificarsi nei momenti meno opportuni: durante le lezioni, ad esempio; oppure durante i pasti. Cadevo addormentata attirando sguardi stupiti e quasi sconcertati, da parte di tutti.

“ Signorina Black. Di cosa stavamo parlando?”

Inutile dire che la McGranitt, tra tutte, fu quella che si accigliò più degli altri per il mio comportamento durante la lezione.

Dal momento che non avevo ascoltato nulla fino ad allora, tranne giusto i primi dieci minuti, non seppi rispondere alla sua domanda; il che mi costò la bellezza di venti punti in meno a Serpeverde e una settimana di punizione nell’ufficio della prof.

Le punizioni consistettero nel riordinare in ordine alfabetico decine e decine di fogli di pergamena usati per i compiti di Trasfigurazione dei vari studenti della scuola. Il primo giorno dovetti riordinare quelli del primo anno, il secondo giorno quelli del secondo, cioè i miei e quello dei miei compagni, e così via. Sette anni per sette giorni. Era un compito semplice, ma particolarmente noioso, che ogni volta mi faceva uscire da quell’ufficio con in mente solo e soltanto fogli di pergamena ovunque: bastava che mi girassi a destra e alla mia destra comparivano fogli di pergamena. Alla mia sinistra, idem.

Quella notte decisi di darci un taglio. Avrei dormito, a scanso di combinare altri guai. Con quella che si apprestava ad iniziare, sarebbero state ben dieci sere che non dormivo come avrei dovuto.

Mi sembrava di aver chiuso gli occhi da poco, quando qualcosa o, per meglio dire, qualcuno urtò accidentalmente il mio letto.

“ Uh..oh… chi è?”

Nessuna risposta.

Aprii meglio gli occhi, adattandoli all’oscurità, e intravidi una sagoma con i capelli lunghi.

“ Bella, sei tu?” sussurrai.

Ancora nessuna risposta. La sagoma parve proseguire la sua marcia verso la sala comune.

“ Bellatrix, rispondi. Sei tu?”

Dopo una lunga pausa, nella quale la figura parve bloccarsi di colpo, sentii dire un: “si, sono io” piuttosto imbronciato e annoiato.

“ Che diavolo pensi di combinare Bella a quest’ora? Sono le tre del mattino…” la rimproverai, sbottando, in silenzio.

“ Devo andare a bere, stupida” fu la scusa che s’inventò senz’altro.

“ Vengo con te. Voglio vedere quello che hai intenzione di combinare” la minacciai e mi alzai a sedere in fretta e furia. Indossai gli stivali e mi alzai in piedi.

“ No” disse di scatto.

“ Si, invece” la contraddissi io in tono di sfida.

“ Io…ti odio” mi minacciò lei

“ Odiami pure” le risposi io. “ Ma non lascio mia sorella da sola col rischio di prendersi altre punizioni, perché beccata non a letto e, per giunta, insieme ad un altro o altra”.

Lei rimase zitta, al che io ne approfittai per avvicinarmisi a lei.

“ Sei solo una stupida… spia”.

Continuò a insultarmi con tutti gli insulti che le passavano per la mente, ma a me non importava nulla. Dovevo arrivare a capo della cosa, in un modo o nell’altro. E ci sarei arrivata. In questo ero proprio uguale a Bella: non demordevo assolutamente prima di aver ottenuto ciò che mi ero messa in testa di ottenere.

Scendemmo insieme, nel mentre che continuavo ad ignorare le sue isteriche, quanto infantili e viziate, imprecazioni,  verso la sala comune laddove, avevo capito,  era diretta.

Arrivati lì, mi sorpresi nel non vedere nessuno. Mi guardai attorno, in ogni angolo della sala. Non c’era nessuno.

Allora, forse, era vero quello che mi aveva detto mia sorella: non doveva vedersi con nessuno ed era lì solo per bere. Mi voltai verso di lei.

“ Scusami Bella, ma sai… dovevo farlo per esserne sicura”

Lei mi lanciò un’occhiata terribile e capii all’istante che stava trattenendosi solo perché ero sua sorella, altrimenti avrei avuto la fine che ricevevano tutti quelli che osavano pararle davanti, tra lei e il suo desiderio: irrimediabilmente schiantati.

Dopo aver dato un ultimissimo rapido controllo, mi voltai e senza avere il coraggio di guardarla negli occhi, tornai nel dormitorio più stanca e confusa che mai.
 
 
 





                           


 
   
 
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