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Autore: _Bri_    16/11/2018    9 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - SOSPESA]
Cosa accadrebbe se, per un piccolissimo errore, George Weasley (maestro indiscusso della finissima arte del combinare guai) costringesse se stesso ed un gruppetto variegato di studenti a rimanere chiusi nella stanza delle Necessità?
E se i ragazzi non fossero in grado di uscire da lì per un bel po'?
Questa è la storia di quei personaggi che tutti (o quasi) ignorano, degli "ultimi" che diventeranno i primi grazie a qualche pastrocchio non voluto, alla magia che certe volte fa più danni che altro e alla Stanza delle Necessità, a cui ogni studente di Hogwarts può affidarsi!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: George Weasley, Kain Montague, Lee Jordan, Maghi fanfiction interattive, Roger Davies
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO X
Settimo giorno di reclusione - The Ermac Show
 
Erika era una strega molto intelligente. Sapeva quindi perfettamente per quale motivo, all’improvviso, aveva dato di matto; non poteva mica fare ancora finta di niente, aveva diciassette anni compiuti e si avviava ai diciotto, nonostante mancassero ancora parecchi mesi al suo compleanno: Erika era stata colpita dalla freccia di quel porco di Cupido, che aveva rinunciato al pannolone di cotone per mettersi un bel kilt dei toni del verde. Per quanto ne poteva sapere lei di mitologia greca o latina che fosse, ricordava bene quella faccia da cherubino, i riccioli biondi e lucidi e le labbra a cuore. Fra sé, aveva sempre riflettuto sul fatto che fosse proprio strano che quel bamboccetto potesse essere il Dio dell’Amore, visto che al massimo doveva avere circa sei o sette anni e di un sentimento tanto grande, che vuoi che ne capisse un poppante? D’altro canto c’era pur sempre da dire che più di una volta la sua mente aveva indagato come sarebbe stato, con qualche anno di più. Beh, la prova provata che Eros/Cupido fosse cresciuto era proprio davanti a lei, o meglio sotto di lei. Difatti il ragazzo era stato steso dalla furia ormonale, che era andata sommandosi a quello che credeva essere un sentimento d’affetto, che si era freneticamente sviluppato nell’arco di quei sei giorni passati costantemente insieme. Non è che si fosse fatta mezza domanda, prima di saltare addosso a Cormac megafusto McLaggen (cit. Hercules, tanto per rimanere in tema di mitologia). Ecco! Aveva capito! Quel cretino di Cupido era cresciuto ed era diventato Hercules: la mascella pronunciata, i muscoli saettanti, i quadricipiti fortemente sviluppati, il naso dritto e quegli occhi color del cielo…beh, l’arcano fu svelato ed Erika pensò che non capitasse tutti i giorni di potersela fare con una divinità, semidivinità e chi più ne ha più ne metta. In generale Erika non se l’era ancora mai fatta con nessuno, ma proprio nessuno. Quindi iniziare da uno così fortemente gnocco, era di certo una gran fortuna.
Ricapitolando:
Erika, con balzo scarsamente leggiadro si era lanciata a braccia aperte sul portiere di riserva di Grifondoro (maledetto Ron Weasley e quelle sue ridicole orecchie), si era agganciata a lui come fosse un bolide da parare ed aveva cominciato a baciarlo senza troppi preamboli. Per essere il suo primo bacio in assoluto, era stato grandioso per più di un motivo:
Primo, non l’avrebbe mai detto, ma si era ritrovata ad essere particolarmente spigliata nell’avere a che fare con la bocca di Cormac.
Secondo, il ragazzone grifondoro aveva delle labbra da favola, che niente avevano a che vedere con quelle fredde e sterili dei suoi amati manichini anatomici, con cui sovente (ma manco troppo sovente), aveva tentato l’approccio per prepararsi al sacro momento, che poi di sacro non aveva avuto proprio nulla o meglio, era passato subitamente al profano, senza passare dal via.
Cormac non aveva nemmeno tentato di rifiutarla; Erika percepì chiaramente che, anzi, quello non vedeva l’ora di essere scaraventato da lei e di accoglierne la bocca e le mani che, con frenesia, avevano preso a tocchicciarlo dove le capitava.
 
Erano probabilmente passati minuti interi prima che i due si potessero distanziare la prima volta, tempo durante il quale la frangia di Erika aveva assunto movimenti ondulati per scoprirle, poi, definitivamente la fronte, che Cormac prese a baciare con una tenerezza tale che la giapponese proprio non si aspettava. Quindi quei baci pieni di ardore erano diventati più morbidi, dolci e calcolati e finalmente Erika aveva potuto iniziare ad apprezzarne davvero la dose. Quei minuti si sommarono e divennero ore, passate tra un bacio e l’altro senza domandare o rispondere nulla. Solo quando Cormac si era irrigidito di botto, mentre le dita stranamente abili di Erika tentavano di sbottonargli la camicia, la corvonero esitò e prese poi a fissarlo con durezza
 
-Hai qualcosa da nascondere?- chiese diretta e tagliente, come un Auror farebbe con il peggiore dei delinquenti. Cormac arrossì ancora di più (e già il suo colorito era di un bel tono pomodoro, visto tutto quello che stava succedendo); con fretta il grifondoro scosse la testa, per poi allungare le mani importanti a tirare indietro la chioma di pece di lei
 
-Nulla che non vorrei che vedessi- quegli occhi chiari e gentili la fissarono con intensità inusuale –mi chiedo solo se è questo quello che vuoi, ecco-
 
Erika si soffermò un po’ a riflettere. Cormac indagò ogni angolo del suo viso, per tentare di interpretare quel silenzio forse troppo lungo. Aveva sbagliato a porle quella domanda? Di certo la sua intenzione non era quella di frenarla, tutt’altro! In realtà Cormac McLaggen non avrebbe mai voluto che tutto quello che stava accadendo finisse mai; ma era un ragazzo orgoglioso e leale, lui. Non si sarebbe mai e poi mai perdonato se la ragazza, quella ragazza lì, facesse qualcosa spinta solo dal momento. Perché la verità era che Saki gli piaceva davvero; era strana, piena di incomprensioni e storture, rigida e difficilmente si capiva quando scherzava o faceva sul serio; ma era anche delicata, come un fiore di ciliegio, piacevole, enigmatica nella concezione più positiva del termine e, cosa non meno importante, aveva un culo da paura, che lui avrebbe palpato molto volentieri visto quanto ci aveva indugiato con lo sguardo negli ultimi giorni. Così attese che Erika uscisse da quello strano stato di trans in cui era crollata
 
-Stai zitto Cormac e fammi capire cosa c’è sotto questa stupida camicia sgualcita-
 
Cormac alzò le mani: aveva avuto la sua risposta, sarebbe stata una follia bella e buona impedirle alcunché.
 
*
 
Elliott si era svegliato dopo ore ed ore dallo schiantesimo subito. In realtà Roger lo aveva reinnervato, ma evidentemente il prefetto corvonero aveva bisogno di recuperare delle ore di sonno, visto che negli ultimi giorni quelle erano scarseggiate parecchio. Ci mise un bel po’ a riprendere i sensi e, specialmente, a recuperare i ricordi di ciò che era successo. Inizialmente si stupì moltissimo, quando al suo fianco trovò un viso che non si aspettava minimamente: Erin era lì, con due spesse occhiaie sotto gli occhi lucidi e lo fissava con grande apprensione, come se con un solo sguardo potesse spezzare il sortilegio che aveva costretto il bello addormentato al sonno profondo. Così Elliott si tirò su a fatica per mettersi seduto e si grattò la nuca scompigliando ancor più i capelli corvini
 
-Buongiorno- biascicò poi in direzione della ragazza, che sembrò illuminarsi appena vide il ragazzo riprendersi. Altra cosa che di certo non si aspettava era che la grifondoro scoppiasse a piangere e lo abbracciasse di slancio, cominciando a riempirlo di scuse per un qualcosa che non ricordava minimamente. Ma più Erin lo scrollava e parlava, più i ricordi tornavano alla mente fino a far sgranare i grandi occhi verdi di Elliott e schiudere le labbra abbondanti in un unico suono di stupore: Esme era sparita di punto in bianco ed Erin, presa dalla rabbia ed adducendo la colpa a lui, aveva pensato bene di schiantarlo. Poi per ovvie ragioni (e non serviva di certo che stringesse le meningi per arrivarci), non ricordava più nulla. Dinoccolato e goffo, Elliott allontanò cautamente Erin da lui. Motivo principale era che Elliott aveva qualche problema a subire il contatto fisico, se poi questo arrivava da una persona con cui praticamente non aveva rapporti poteva capitare che gli creasse forti scompensi. Secondo motivo era che voleva tentare di capirci qualcosa in più. Erin colse al volo comunque, così si allontanò, asciugandosi le guance dalle lacrime
 
-Vuoi dirmi che non hai chiuso occhio tutta la notte? Suppongo inoltre che non abbiate ritrovato Esme, visto il tuo stato- chiese confuso, sebbene pacatamente, lui. Erin scosse il capo, tenendo gli occhi ambrati sulle mani che stropicciava sulle ginocchia
 
-No…si sono tutti attivati, ma non è uscita fuori…non ho idea di dove sia finita ed ho tanta paura le possa essere successo qualcosa di male! Non me lo perdonerei mai e poi mai; dovevo starle dietro, invece l’ho persa di vista e…-
 
Elliott ricercò l’empatia che doveva aver nascosto da qualche parte; quando ne trovò un briciolino, allungò la mano sulla spalla di Erin nel tentativo di tranquillizzarla
 
-Sono sicuro che stia bene. Hogwarts non farebbe mai niente di male a nessuno dei suoi studenti. Una volta ho letto in “Storie e leggende di Hogwarts” che…-
 
Ma la lezione di storia fu interrotta da un richiamo a gran voce. I due volsero così lo sguardo, verso Savannah e Roger che, con gran sorrisi, trasportavano nelle braccia una decida di sfere lucide
 
-Buongiorno principessa, dormito bene?- Roger mostrò il suo sorriso più smagliante –Guardate un po’ cosa ha trovato Sav? Dice che con queste possiamo capire che fine abbia fatto Esme!-
 
Elliott sistemò il septum, prima di roteare gli occhi al cielo; se proprio avessero dovuto gettarsi a tentare di trovare Esme con delle ridicole visioni, avrebbe dovuto prima bere una buona dose di caffè.
O almeno trovare Lee e girare una canna bella lunga. Che fosse appena sveglio non era mai stato un problema.
 
*
 
Morag si era addormentata col pensiero della scomparsa di Esme e con un grande punto interrogativo: dove diavolo si era cacciato Cormac? L’ultima volta che lo aveva visto, il ragazzo si era caricato Erika su una spalla e poi dei due non ebbe più notizie. Avevano acciuffato il molliccio ed avevano cercato Esme in lungo e in largo, ma quella Stanza sembrava mostrare loro, ogni volta, un angolo nuovo ed inesplorato e alla fine, stremati, persero le speranze. Sperava solo che non fosse sparito anche il suo migliore amico, altrimenti cosa avrebbe raccontato alla madre? Sebbene Cormac fosse più grande di lei, era sempre stata Morag a prendersi cura dell’altro come una mamma premurosa nei confronti di un figlio iperattivo e disastroso e di certo le cose non erano cambiate in una settimana scarsa. Rintanata nella tenda si era accoccolata a Lee che aveva dissipato con naturalezza i cattivi pensieri, permettendole di acciambellarsi fra le sue braccia lunghe ed accoglienti.
Fin quando non fu svegliata da una voce molto acuta
 
-Buoooongiorno!- Trillò Matilda, con le mani sui fianchi, i capelli accroccati in un’enorme cipolla e la divisa ben sistemata. Al suo fianco da un lato Fred, scomposto e in pieno sbadiglio e dall’altro George, che si grattava la testa facendo schizzare i capelli rossi in tutte le direzioni. Il trio della Corte dei Miracoli
 
-Sembrate la pubblicità della Benetton voi due- si introdusse divertito, sebbene insonnolito, George, mentre guardava Morag e Lee ancora avvinghiati sotto il caldo sacco a pelo. Matilda roteò rapidamente gli occhi verso l’alto, per guardare il ragazzo alla sua sinistra, tenendo ancora le mani sui fianchi
 
-la pubblicosa di che cosa?-
 
George poggiò con nonchalance un gomito sulla testa della strega, molto, molto più bassa di lui
 
-Robe babbane che una degna erede purosangue non potrebbe mai capire-
 
-George Weasley! Anche tu sei purosangue!-
 
-Vi prego, io non ce la posso fare a sopportarli un altro giorno- sospirò distrutto Fred, mentre Lee e Morag, con estremo disappunto, si avviavano al risveglio. Matilda scacciò con fretta il gomito di George puntato sulla nuca, così tornò a rivolgersi alla coppia
 
-Non per disturbarvi eh, ci mancherebbe…qui dentro c’è un teporino niente male…ma i più volenterosi si sono attrezzati per ritrovare Esme, o almeno così dicono- Matilda continuò a borbottare fra sé, a proposito dei metodi poco adeguati riguardanti la divinazione, lasciando molto interdetta la coppia appena sveglia. Morag strofinò la guancia sulla spalla ancora tiepida di Lee
 
-Forse è meglio alzarci, Jordan-
 
-Oppure…- continuò lui con sguardo allusivo, facendo arrossire la sua bella e provocando rumori di disapprovazione dei tre, che li guardavano allibiti. Poi successe che, d’improvviso, quel piacevole nido d’amore si era riempito di molte più persone di quante Morag potesse aspettarsi: spuntò Elliott, distrutto, implorando Lee di aiutarlo a superare quella che, ne era sicuro, sarebbe stata una lunga giornata. Arrivarono anche Kat con Lance al seguito: la prima rimbrottò subito il gruppo gridando che non era il momento di oziare, mentre il secondo apriva e chiudeva la bocca senza apparente motivo, poi cominciò a fare apprezzamenti sulla tenda (a caso, come suo solito). Si aggiunse Alex, sgranocchiando la colazione e guadagnandosi una battuta di cattivo gusto da parte di Fred, che si domandava quanto grande potesse essere la sua bocca. Alex di tutta risposta gli rifilò una gomitata e buongiorno Fred. Intanto George aveva iniziato ad offendere Elliott, anche in questo caso senza apparente motivo, proprio come il boccheggiare di Lance (Morag sospettò che il motivo dovesse essere che il suo amico prefetto aveva accolto, senza rimostranze, dei colpetti di incoraggiamento da parte di Matilda, per poi piegarsi di molto e poggiare, sconfortato, il mento sulla sua spalla per farsi grattare la nuca). Alla fine, in mezzo a tutti quegli schiamazzi, nessuno fece caso a Morag che, quatta quatta e tenendo la mano di Lee, uscì di soppiatto dalla tenda, per raggiungere il lago intorno al quale Savannah, Erin, Roger, Justin ed Holly erano riuniti. Per l’occasione Savannah aveva infilato un paio di enormi occhiali tondi che rendevano giganti i suoi occhi chiari, in perfetta imitazione della professoressa Cooman. Morag alzò lo sguardo verso Lee, tra il disperato e l’avvilito
 
-Farò un salto al bagno prima di gettarmi in questa baraonda-
 
-Torna presto Mackie, non vorrai lasciarmi solo con questo branco di pazzi-
 
-Non sia mai Jordan, non me lo perdonerei, lo sai-
 
*
 
Cassandra aveva passato tutta la sera a discutere con Graham, fin quando non si era arresa al fatto che, il mago, fosse uno degli esseri viventi più testardi al mondo. Di fatto il tutto era nato dalla constatazione che Esme era scomparsa e che loro avrebbero dovuto fare qualcosa per trovarla. Graham aveva annuito, poi si era acceso una sigaretta e le aveva proposto di fare un salto nelle docce insieme. Sulle prime Cassandra arrossì e si sentì lusingata da quella proposta, ma poi si rese conto che il caposcuola aveva totalmente ignorato ciò che lei aveva detto e, peggio ancora, dimostrava di fregarsene se una loro compagna fosse sparita
 
-Sei indelicato, Montague!-
 
-E tu frigida, o almeno questo è ciò che sembri dato che preferisci pensare ad altro, piuttosto che gettarti sotto la doccia con il sottoscritto-
 
A quelle parole Cassandra andò fuori di testa: frigida, lei?! Ma come si era permesso, quell’idiota! Avrebbe voluto l’esatto opposto, ma con quell’atteggiamento, Graham si era guadagnato un diretto per l’isola del single. Dopo avergli rubato il pacchetto di sigarette con gesto stranamente agile, Cassandra aveva alzato il dito medio e si era defilata. Sulle prime Graham la canzonò. Poi dalla presa in giro passò alla rabbia, quando si rese conto che Cassandra si era arrampicata sul ciliegio senza dimostrare la volontà di scendere e si stava fumando le sue sigarette. Alla fine arrivò a scongiurarla di scendere, dandole dell’immatura se avesse deciso di continuare con quell’atteggiamento.
Cassandra alzò anche il secondo dito medio e si addormentò poco dopo, ascoltando le bestemmie di Graham come fossero una ninnananna. La mattina dopo si svegliò infastidita: aprì gli occhi rischiando di rimanere cieca, visto che Graham, dal basso, le stava lanciando contro dei sassolini
 
-Ma sei cretino?!- gridò Cass, dal ramo
 
-No, sono Graham- rise roco, lui. Oh maledetto Godric, era evidente che il ragazzo avesse passato troppo tempo in compagnia dei suoi amici Weasley, dato la battuta di scarso livello che aveva appena osato pronunciare
 
-Sai che cerco di svegliarti da più di un’ora? Ma come diavolo hai fatto a dormire lì sopra, si può sapere?-
 
-Ho un ottimo rapporto con il sonno. E comunque hai pensato bene di tirarmi dei sassi per farmi svegliare?!-
 
Cassandra, spettinata ed insonnolita, iniziò la sua discesa, evitando una rovinosa caduta in quanto l’abile bacchetta di Graham l’aveva aiutata ad atterrare. Con gli occhi chiari a mezz’asta, la serpe guardava il caposcuola che sembrava di umore ottimo. Inarcò un sopracciglio
 
-Quindi?-
 
-Ecco, gli altri stanno preparando non so quale stronzata per capire dove sia finita Esme, pensavo che dovremmo unirci a loro- disse spensierato lui. Il sopracciglio di Cass si inarcò ancor più, contro ogni umana espressione
 
-E come mai questo cambio di pensiero improvviso, se posso?-
 
Graham allontanò lo sguardo da lei e prese a bofonchiare –Non c’è niente di strano, niente di che…- sembrava una pentola di fagioli in piena ebollizione. A quel punto Cass si sciolse in un sorriso e lo superò con gran passi –Forse la notte ti ha portato consiglio e hai capito che avevo ragione io-
 
Ovviamente Graham dissentì, ma scosse il capo e sorrise, nel guardare Cassandra avviarsi ai bagni.
 
*
 
Quando Erika e Cormac arrivarono al lago, il silenziò calò sui presenti. Il grande incubo di Erika si materializzò, anche se doveva prevederlo che prima o poi avrebbero notato la loro lunga assenza, che si protraeva dalla sera precedente. Ma sperava che non fossero proprio tutti tutti riuniti in loro attesa, invece a quanto pare si sbagliava di grosso. Sinceramente fino a poco prima non ci aveva nemmeno pensato. Dopo tutte quelle effusioni che si era scambiata con lo scozzese (che avevano compreso lo smanacciamento sotto le rispettive camice), i due avevano preso sonno con difficoltà; in realtà Erika si era addormentata mentre Cormac, steso su un fianco, le raccontava della sua famiglia e di quanto gli mancasse casa sua, con tutti quegli elementi che la rendevano tale e a cui non sapeva rinunciare. Nonostante era convinta di essersi addormentata distante da Cormac, evidentemente si era fatta una delle sue solite passeggiatine notturne e alla fine aveva deciso di stendersi esattamente sopra il ragazzo. Per questo si era risvegliata con braccia e gambe spalancate  e la testa abbandonata fra il collo e la spalla di Cormac, come se quello fosse un ramo su cui abbandonarsi. Ma il ragazzo dormiva sereno, anche lui abbandonato con braccia e gambe divaricate a terra ed un sorriso compiaciuto sul bel volto; quando Erika aveva aperto gli occhi e lo aveva fissato, aveva realizzato cosa fosse successo e la cosa l’aveva spaventata moltissimo. Lei, alle persone, non c’era abituata, ne aveva timore. Però Cormac era entrato tiepido nella sua vita stramba e solitaria ed il terrore lasciò presto il posto ad un accenno di…felicità? Poteva dire di essere felice? Aveva avvicinato di molto il viso a quello del ragazzo per contemplarlo, mentre rifletteva: lei era felice quando mangiava dolci o si inzeppava di cioccolato. Era felice quando beveva il tè alla pesca, o quando passeggiava sulla groppa di Mana, la sua salamandra gigante. Poteva dire di essere felice quando, lontana da tutti, si rintanava sotto le coperte per gustarsi un bel film horror, oppure quando librava nel cielo a cavallo di una scopa. Mentre ispezionava le ciglia bionde che chiudevano gli occhi di Cormac, concluse che nessuno di quei “piaceri” comprendeva il contatto diretto con qualche essere umano. Al massimo era un po’ meno triste quando persone che poteva definire amiche, come ad esempio Morag o Luna Lovegood, mostravano interesse per la sua salute od il suo stato d’animo, ma nulla più. Per questo fu tanto difficile comprendere se quello che provava nello stare letteralmente abbandonata sul corpo di Cormac, fosse felicità.
Ma quando il grifondoro schiuse gli occhi e sbadigliò ad un centimetro dal suo viso, senza sconvolgersi minimamente del fatto che Erika stesse sfruttando il suo corpo come un materasso, quando realizzò mentre lo guardava stupita, che ci sarebbero stati solo una manciata di mesi per condividere il tempo con lui, prima di affrontare i M.A.G.O., solo allora Erika capì che quella poteva davvero essere felicità.
Ed ora era in piedi accanto a lui, con tutte quelle persone che li fissavano e che sghignazzavano, prendendosi gioco di loro (così, lei la percepiva): guardò gli occhi sgranati di Morag ricercare subito Lee Jordan e bisbigliare qualcosa al suo orecchio, fissò la caposcuola tassorosso che scuoteva la testa con evidente disapprovazione; il suo capitano trattenere una risata ed alzare il pollice verso Cormac, oppure Erin farsi molto cupa e nascondere le lacrime (addirittura le lacrime!). Per non parlare dei brividi che provò nel vedere Alex, la sua caposcuola, guardarla con tanto d’occhi ed affrettarsi a borbottare qualcosa a Fred e George Weasley. Insomma Erika sentiva dei riflettori bollenti puntati contro di lei e sarebbe pure scappata a gambe levate, se Cormac non avesse afferrato la sua mano con fierezza, stringendola tanto da farle quasi male. E fu così che il miracolo avvenne: Erika tese le spalle, stirò il collo, gettò in fuori il petto e sorrise, senza curarsi del fare inquietante che sapeva di avere quando mostrava i canini particolarmente pronunciati; così, tenendo salda la mano di Cormac, si avvicinò al gruppo che scoppiò in un boato di approvazione, dimostrando che, al solito, Erika aveva vaneggiato percependo tutto quel dissenso.
 
*
 
-Va bene, abbiamo una nuova e felice coppia, come sono felice- celiò tagliente Kat, con le braccia conserte –Sarebbe il caso ora di cominciare a fare qualcosa di sensato, prima che la folgorata- disse indicando Savannah con un pollice –cominci a lanciare quelle sfere in testa a qualcuno-
 
-Ehi!- protestò Savannah, sistemandosi poi gli occhiali sul setto –è una cosa seria questa qui! Bisogna credere nella Divinazione, potrebbe rivelarci che fine ha fatto Esme!-
 
Erin si cucì la bocca. In realtà l’unico suo pensiero era che Savannah Miller dovesse essere ben felice di essersi tolta di mezzo la sua antagonista, ma evitò di parlare: era ancora molto scossa da ciò che era successo e sapeva che quei pensieri maligni erano frutto della preoccupazione; non era nella sua natura mettere zizzania, perciò si limitò a sospirare e sperare di ottenere qualcosa, con qualsiasi mezzo a disposizione
 
-A me sembra una gran buffonata- buttò lì Alex, che era una grande studiosa, ma non di certo di una materia tanto assurda come la Divinazione; aveva abbandonato l’idea di frequentare le lezioni della Cooman non appena quella le aveva detto che avrebbe avuto una vita breve e di scarsi successi
 
-Ti pensavo più spigliata Lancaster, potrebbe essere divertente!- commentò allegro Fred, mentre sbuffava il fumo e passava la canna a Matilda al suo fianco, che scacciò l’invito con un gesto secco della mano, così quella passò ad Elliott, finalmente più sereno
 
-Non abbiamo niente da perdere, no? Possiamo almeno provarci- pigolò timida Holly, mentre Justin aveva preso a giocare con una ciocca dei suoi capelli. Non era ancora abituata a tutto quel contatto, ma i brividi che sentiva erano così piacevoli che non poté fare altro che assecondare il gesto del Principe
 
-Sempre meglio di passare la giornata a perlustrare questo labirinto; mi stanco solo al pensiero- aggiunse Lance, sistemato comodamente sul panda gigante gentilmente concesso da Graham (e questo si che dimostrava quanto il serpeverde tenesse all’amicizia di Lance)
 
-Mi piacerebbe che capiste che l’arte della Divinazione è inesatta ed affidarsi ad essa sarebbe…- Elliott si bloccò, espirò il fumo e perse lo sguardo davanti a sé per qualche istante, lasciando i presenti in attesa. Infine alzò le spalle –Macchissenefrega, fate come vi pare- decretò gioioso, prima di stendersi a pancia in su con aria obnubilata
 
-Amigo, forse non dovresti fumare così tanto- preoccupato, Roger passò una mano davanti allo sguardo assorto di Elliott, rinunciando infine a riportarlo alla realtà
 
-Va bene, vogliamo iniziare?- Cassandra spronò Savannah che, concentrata, prese un grande respiro e calò sulla sfera posizionata su un cuscino di velluto viola proprio davanti a sé. Ognuno di loro ne aveva una a disposizione, ma nessuno si era premurato di sistemarla con tanta cura. Sav teneva molto, alla finissima arte della Divinazione, checché ne dicesse Elliott della materia
 
-Spiriti di Hogwarts…- iniziò con voce teatrale, tenendo le mani spianate sopra la sfera –maghi e streghe del passato…oh! Voi che tingete queste pareti con la vostra presenza…-
 
Matilda si schiaffò una mano sulla faccia
 
-Mi rimetto a voi, che custodite il sapere!-
 
Graham, dopo un’occhiataccia truce da parte di Cass, coprì la sua risata con un colpo di tosse
 
-Illuminate questa stanza con la conoscenza! Rispondete alle nostre domande!-
 
-Fai sul serio?!- Katherine non ce l’aveva fatta. Per quanto si fosse sforzata di non esplodere subito e mandare al diavolo Savannah e la sua idea da strapazzo, alla fine aveva ceduto. Sav puntò gli occhi chiari, nascosti dagli occhialoni, su Kat che aveva spalancato le braccia in un gesto disperato. Stizzita tornò a guardare la sfera che, con sua somma gioia, stava mostrando segni di cambiamento: difatti il cristallo fino a poco prima opaco, cominciò a riflettere un bagliore tiepido, che presto si dissipò per lasciare spazio ad una figura in movimento
 
-Ecco qui, miscredente!- Gridò di gioia Savannah, che subito prese a fissare la visione con grande emozione
 
-Vedo…vedo qualcosa…una bacchetta! Forse Esme sta tentando degli incantesimi!-
 
Incuriositi, i meno scettici (ovvero tutti tranne Graham, Alex, Elliot –che guardava il soffitto ridendo-, Matilda, Katherine ed Erika) si ammassarono subito intorno a Savannah per guardare quella visione
 
-Non ci credo, siete davvero così ingenui?!- Matilda ricercò l’approvazione del suo caposcuola
 
-Lascia stare Malfoy- le consigliò lui
 
-Veramente a me quella sembra…- Lance alzò lo sguardo dalla sfera a Katherine, con il solito sopracciglio molto inarcato –Che vuoi?!- abbaiò acida
 
-Questa sei tu!-
 
-È vero, sembra proprio Kat!- lo appoggiò Justin, che guardava imbambolato la scena
 
-Sembra più grande…guardate, sta sostituendo un’insegna! Ehi, ma quello non è il negozio di Olivander?- si aggiunse curioso Lee
 
-Mi pare proprio di sì! Che c’è scritto?- Fred cercò di farsi spazio per guardare meglio
 
-Credo…- Savannah avvicinò ancor più il viso alla sfera –“Il legno di Pierce…” wow, sembra proprio che abbia riscattato il negozio del signor Olivander!-
 
-Ehi, ma chi è quel gran pezzo di strega che le regge la scala?- Roger additò divertito una bella ragazza mora che tratteneva la scala su cui un’adulta Katherine era arrampicata, poi mutò rapidamente espressione –Ehi ma io la conosco! È la Argent!-
 
-Sembra proprio lei- confermò Morag
 
-Andrea Argent?- chiese Alex, ora catturata da quell’informazione –la Andrea che conosciamo? La mia amica Andrea?!-
 
Katherine, nel sentire il nome di quella ragazza corvonero sulla quale, da tempo, aveva messo gli occhi addosso,  avvampò –Basta! Che diavolo state combinando?!-
 
-Guardate sta scendendo…beh, questa è la prova che non sono solo amiche- alluse divertito Cormac
 
-Fatemi vedere!- Katherine, seppur piccina, riuscì a farsi spazio a suon di spintoni e quello che vide la fece arrossire ancor più: l’immagine di lei, maturata nell’aspetto, che avvicinava a sé quella turbognocca di Andrea Argent per poi baciarla con estrema passione, era una cosa a cui non era davvero pronta
 
-Ma dite che questo è il futuro? Vuol dire che Olivander schiatterà presto?- chiese Fred
 
-Pace all’anima sua- rispose George
 
-Ragazzi!- li riprese Erin, accigliata –Non credete stiamo perdendo il punto della situazione?-
 
Roger posò con naturalezza un braccio intorno alle spalle di Erin, cosa che fece sussultare la ragazza, che per un momento smise di pensare ad Esme –Però devi ammettere che è divertente! Dai Sav, facci vedere qualcos’altro!-
 
Lee ridacchiò; curioso come non mai, spinse appena Morag davanti la sfera di cristallo, che rapidamente mutò la sua immagine. Savannah nemmeno ci aveva fatto caso, come del resto gli altri, ma notò il repentino cambio
 
-Oh…cosa abbiamo qui? Spiriti dell’altro mondo! Mi state concedendo di vedere come sta Esme?-
 
La risposta arrivò, anche se non era quella che si aspettava Savannah: immagini difficilmente comprensibili si sommarono sulla luminescente sfera
 
-Che cavolo è questa roba?- si chiese Sav
 
-Credo siano rune…- azzardò timidamente Holly
 
-E questo non è forse il musetto di Mackie?- Lee, lieto che il proprio piano fosse andato a buon fine, indicava l’immagine della ragazza che sistemava dei libri con frenesia, in un ambiente caldo ed accogliente, probabilmente uno studio. Morag cominciò ad agitare le mani –Lads…no no no! Io non voglio sapere niente di ni…-
 
-Guardate che faccia crucciata- si intromise Cormac, accigliato –Tiene una rivista in mano-
 
-Sembra un qualche giornale sportivo- rispose sapientemente Roger, felice di essere il primo in qualcosa, dato che pochissimi lo battevano sull’argomento Quidditch
 
-Con sopra la faccia di…- Cormac girò di scatto la testa verso uno stupitissimo Lee, mentre la Morag nella sfera stringeva la rivista e sospirava con aria malinconica
 
-Non provare nemmeno a pensare di combinare qualcosa alla mia Mackie! Mi farei rinchiudere ad Azkaban, ma la soddisfazione di rovinarti la faccia non me la toglierebbe nessuno!-
 
Lee alzò le mani –Ma…ma io non ho fatto niente!-
 
-Non ancora!-
 
Morag si mise subito fra Lee ed il suo migliore amico –Cormac, sono solo scemenze, calmati ora-
 
-La Divinazione non è una scemenza!- abbaio Savannah, risistemando per l’ennesima volta quei buffi occhiali sul naso
 
-Si che lo è!- la voce di Elliott arrivò da lontano, seguita da una risatina degna del più fattone dei fattoni. Ancora lontano dal gruppo, al fianco di Erika pronta a scattare per bloccare la furia di Cormac, Graham diede un calcetto alla sfera davanti a lui, che rotolò fino a toccare i piedi di Alex, la quale aveva perso interesse per le visioni non appena avevano smesso di parlare della sua amica corvonero (cosa che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a Kat, che si era poi defilata in sordina, nel pieno dell’imbarazzo). Alex raccolse la sfera con distrazione e prese a guardarla. Impossibile descrivere lo stupore del viso della caposcuola, quando quella smise di essere opaca e cominciò a mostrare delle scene
 
-Ragazzi…odio ammetterlo, ma sto avendo una visione!-
 
Il gruppo si spostò subitamente intorno ad Alex, per buona pace di Lee che era così sfuggito alla lotta alla babbana con il ragazzone della sua casa
 
-Ma cos…-
 
Alex spostò gli occhi chiari su Cassandra che con espressione scarsamente arguta, guardava esitante la sfera; nell’immediato si formò un sorriso birichino, sul volto della corvonero
 
-Mi pare proprio che qui si parli di te, Allen-
 
Il sorriso svampito di Cassandra svanì e le labbra andarono a formare una o, mentre si indicava con un dito –Io?-
 
Graham si attivò nell’immediato: scattò sul posto e si affrettò a raggiungere il gruppo, facendosi spazio fra i gemelli Weasley
 
-Ma…capitano! Anche tu ora?!- si lagnò Matilda, che passò a fissare Erika –Siamo rimaste le uniche sane di mente…- poi si bloccò, fissando la corvonero che ricambiava torva –beh…sane di mente forse è un parolone…-
 
I ragazzi guardarono l’immagine di una Cassandra con i capelli più corti, che teneva una bottiglia di vino fra le mani e la agitava davanti ad un George Weasley nel pieno di una risata(anche lui più maturo…senza un orecchio?!) all’interno di uno strano negozio. Graham si irrigidì subito quando vide sbucare un bambino dai capelli rossi trascinante un enorme panda di peluche; e quale orrore quando Cassandra si chinò ad abbracciare il bambino con affetto, per poi gettarsi nelle braccia di George Weasley
 
-Forse è meglio finirla qui!- Alex passò velocemente la sfera ad Erin, al suo fianco. Aveva capito che, se quella visione fosse continuata, avrebbero presto scoperto come George avrebbe perso l’orecchio
 
-Questa non me la dovevi fare- roca e tombale, uscì la voce di Graham in direzione di Cassandra, allibita tanto quanto Graham da quello che era successo. La montagna puntò poi un dito contro George, che si era già fatto indietro di qualche passo
 
-E tu, verme immondo, stai lontano da lei, chiaro?!-
 
-Ehi! Non te la puoi prendere con me anche per cose che non ho fatto!-
 
-Non ancora!-
 
-Oh maledetta Tosca…Graham non dire assurdità adesso!- Cassandra si aggrappò al braccio di Graham per tirarlo giù, mentre Lance, che al solito non aveva voglia di mettersi in mezzo, cercò di placare l’amico con una stretta sulla spalla
 
Matilda, sconfitta, si avvicinò al gruppo –Si può sapere che sta succedendo?-
 
-Il tuo capitano si scalda per cose che non esistono- per quanto comprensivo, George stava davvero perdendo la pazienza. Gli occhi grigi della streghetta passarono da George a Graham
 
-Potete evitare di dare in escandescenza? È solo una palla di vetro!-
 
-Non è solo una palla di vetro! Sono gli spiriti che stanno comunicando il nostro futuro!- insistette Savannah
 
-Buuuu!- fece da lontano Elliott, ancora sdraiato a terra
 
-Pare che Georgie e Cass avranno qualcosa da spartire in futuro, tipo un bambino- sghignazzò Fred verso Matilda, la quale spalancò la bocca per lo stupore
 
-Fred non ti ci mettere pure tu!- lo sgridò George, che si affrettò a guardare la prefetto serpeverde –sono solo un mucchio di sciocchezze…e dai Lemonsoda!-
 
Matilda si fece di marmo. Non sapeva dire nemmeno lei per quale motivo, ma si trovò a spalleggiare Graham, presa dalla rabbia –un mucchio di sciocchezze a cui state dando retta, mi pare-
 
-Andiamo, tu non ci credi a queste cazzate!-
 
-Vi ho detto che non sono caz…- l’ennesimo rimprovero di Savannah venne interrotto dalla voce di Erin, che guardava la sfera passatale da Alex, con attenzione –finalmente! Magari ora sapremo che fine ha fatto Esme!-
 
E invece fu la volta di Alex; evidentemente la strega, che aveva appena dimostrato di essere portata per la Divinazione con la premonizione su Cassandra (cosa che non avrebbe mai ammesso), passando la sfera di cristallo ad Erin, aveva dato il via alle visioni sul suo futuro:
una grande fiammata (che fece squittire Morag), stava divampando sui resti di qualcuno, probabilmente un vampiro. Alex abbassava il braccio destro, che sfregava con insistenza; sembrava provare dolore, ma l’espressione presto mutò, quando la mano calò sul ventre che prese ad accarezzare con dolcezza
 
-Per tutti i baroni insanguinati: Lancaster ha appena fatto fuori un vampiro!- gridò sorpreso Roger. Erin sbatté le ciglia, stupita –E pare che sia in dolce attesa…guardate come si accarezza la pancia!-
 
-Woooow!- Esclamò Fred, prendendo poi a darle dei colpi sulla spalla –quindi avrai, una vita sessuale attiva in futuro! Pensavo che con quei generali della Gestapo dei tuoi fratelli non avresti mai avuto l’opportunità, invece a quanto pare eviteranno di metterti la cintura di castità-
 
Alex lo spintonò con gran furia –Ma che idea hai di Cole e Shane?! Ma poi sei deficiente?! Pensa alla tua di vita sessuale, con George sempre in mezzo ai piedi!-
 
Fred avvicinò il viso a quello di Alex, sorridendo malandrino –Ti da fastidio non avere un po’ di privacy con me? Basta chiedere, non credo che Georgie si offenderà…-
 
Fred ricercò George con lo sguardo, ma si rese conto che il fratello era sparito. Intanto le discussioni proseguivano con fervore, possibile non ci fosse mai un attimo di pace in quella stanza? Graham e Cassandra discutevano con animo, Alex tentava di lanciare dei ganci a Fred con scarso successo, Cormac era tornato a prendersela con Lee, accusandolo di aver spezzato il cuore di Morag mentre lei, affranta, tentava di spiegare che non era successo nulla e che nessuno di loro era un vero veggente. Erin continuava invece a scrollare quella sfera, raggiungendo infine Savannah e puntando gli occhi in quelli di lei
 
-Dobbiamo collaborare, se vogliamo capirci qualcosa; se veramente ci tieni a sapere che fine abbia fatto Esme per piacere…tenta ancora!-
 
Savannah si accigliò; effettivamente nessuno stava più pensando al motivo per il quale avevano iniziato quella sorta di gioco e non riuscì ad evitare di sentirsi un po’ in colpa. Tornò quindi a sedersi davanti la sfera e ricominciò a contattare i famosi spiriti dell’aldilà. Ma di Esme non apparve nemmeno un capello, anzi: fu proprio la stessa Sav ad apparire nella sfera,  in piedi davanti alla grande entrata del San Mungo; vestita di tutto punto, con camice e borsa professionale al seguito, la Savannah della sfera con aria stranamente serena e rilassata, si accingeva ad uscire dall’ospedale e proprio fuori di lì venne assaltata da tre bambini di diversa altezza (e tutti rigorosamente mori) che, saltellanti, si aggrapparono a lei
 
-Per Diana, non funziona!- Erin non sembrava affatto interessata a quella visione, che lasciò di stucco Savannah. In fondo era comprensibile, visto che avevano passato mezza giornata a non ottenere alcun tipo di risultato, così Erin decise di allontanarsi, sconsolata, da quel gruppo. Savannah sospirò appena. Forse non si era applicata abbastanza, forse avrebbe dovuto metterci maggiore impegno, invece di fatto avevano visto una marea di cose ma di Esme nemmeno l’ombra. Tentò di scacciare l’immagine di lei, circondata da tre meravigliosi bambini e affrettò il passo verso il gruppo, richiedendo la loro attenzione. Dovevano tentare un’ultima volta e poi avrebbero messo via quelle sfere che non avevano fatto altro che portare scompiglio. Erika, che si era decisa ad aiutare Morag a contrastare la furia di Cormac, si girò verso Savannah con aria cupa
 
-Non funzionerà- affermò lapidaria. Ma Savannah insistette e così attirò l’attenzione di chi era rimasto. Erika fissava la sfera mentre strattonava una mano di Cormac in modo che lui evitasse di saltare addosso a Lee, molto risentito da quell’atteggiamento
 
-Vedo qualcosa…forse ci siamo!- Ma l’entusiasmo di Savannah si spense presto, per poi sostituirsi allo stupore della grottesca rivelazione: Una donna dai lunghi e lisci capelli di pece coperta da una maschera piumata; davanti a lei una pila di libri
 
-Lady S.?- si domandò con stupore Savannah, occhieggiando il dettaglio dello pseudonimo inciso su una copertina. La visione aveva sopito i battibecchi ed ancora una volta i ragazzi si ammassarono intorno alla sfera
 
-Guardate…quel libro ha un titolo-
 
-“In nome della Cornamusa”… ma che titolo è? Sembra un romanzo osé…-
 
La donna con la maschera di piume fluttuò nella sua vestaglia di seta rossa, per soffermarsi a sfiorare il volto di un uomo di spalle, abbandonato su una poltrona e di cui non riuscirono a vedere il viso. Con un sorriso appena accennato, la donna si chinò a baciare l’uomo, per poi salire a cavalcioni su di lui. Holly si coprì gli occhi con le mani
 
-Le cose stanno prendendo una strana piega- sussurrò imbarazzata, mentre Justin la abbracciava con comprensione. Sulla sfera si sovrappose alla piccante immagine delle effusioni dei due, quella di uno strano logo: un teschio, che scomparve con l’apparire dei titoli di riviste giornalistiche: “Lady S. colpisce ancora! Questa volta con il suo best seller In nome della Cornamusa, che farà vibrare maghi e streghe d’eccitazione” “Lady S. si getta in un nuovo progetto: l’educazione sessuale insegnata ai ragazzi, a pagina 3 l’intervista alla nostra guru del sesso!” “Il kamasutra di Josephine ed Elias: tutto ciò che c’è da sapere per rendere ancora più magiche le vostre nottate!”.
Mentre tutti cominciarono a chiedersi chi fosse la protagonista di quelle scabrose peripezie, Erika aveva assunto un colorito marmoreo. Passo dopo passo, cominciò ad arretrare defilandosi dal gruppo, ma non riuscendo a sottrarsi a Cormac che ancora le teneva la mano
 
-Saki? Tutto bene?- chiese il mago, preoccupato che lei potesse dare di stomaco da un momento all’altro, vista l’espressione del viso. Erika scosse violentemente la testa
 
-Io p-penso c-che dovremmo…dovremmo…non ha alcun senso. Andiamo! Vado! Ciao!-
 
Mentre Erika marciava lontano e Cormac la inseguiva (ancora doveva abituarsi ai comportamenti bizzarri della corvonero), dal gruppo riunito intorno alla sfera partirono una serie di fischi e vari sospiri di sollievo. Le visioni si erano dissolte proprio nel momento in cui quella donna stava per lanciare via la maschera, lasciando un evidente senso di insoddisfazione. Inutili furono i tentativi di Cormac di capirci qualcosa, liquidato da Erika, la quale asserì di essere molto stanca, nonostante non fosse che pomeriggio
 
-Almeno dimmi se posso fare qualcosa per te- chiese lui con premura. Erika allungò una mano per stringere quella di Cormac
 
-Evitiamo solo di parlare di cornamuse, ok?-
 
-Emh, ok…ma perché mai avremmo dovuto?-
 
Erika non rispose. Si limitò a trascinare via Cormac ed allontanare l’immagine dello scheletro Josephine e del manichino anatomico Elias dalla sua mente. Fino a quel momento aveva creduto che la Divinazione fosse una scemenza, ma dopo aver visto i suoi due “migliori amici” essere protagonisti di libri del genere, pensò che non avrebbe voluto sapere una virgola di più, sul suo presunto futuro.   
 
 


 
Eccomi con tanto, tano ritardo. Ciao a tutti cari lettori, purtroppo devo scusarmi con voi ma da un lato ho davvero poco tempo a disposizione per scrivere (sia per il tanto lavoro, sob, sia perché sto portando avanti la raccolta di OS), dall’altro ho voluto aspettare di ricevere qualche messaggio in più da parte vostra. So che il capitolo è lunghissimo e a tratti confusionario, ma spero vi abbia comunque fatto ridere. Come avrete capito fin dal titolo, la coppia stra votata (devo sottolinearlo) è stata la “Ermac”, che io amo tanto quanto voi; ragion per cui il capitolo è dedicato in buona parte a loro. Invece che ne dite dei flashback? Sono volutamente confusi ragazzi, mica potevate sperare di sapere per filo e per segno cosa capiterà nel futuro ai vostri oc, no? Che gusto ci sarebbe? Ho descritto solo i flashback di chi mi ha mandato le risposte; mi spiace che gli altri personaggi siano stati messi un po’ in ombra, ma credo di avervi concesso un sacco di tempo per rispondere prima di pubblicare e non potevo aspettare oltre.
Bando alle ciance! Sono curiosissima di sapere la vostra opinione! Liberatevi! Sbizzarritevi! Inoltre ho altre due domandine per voi: vorrei che votaste due oc, uno vostro ed uno mio, di cui si parlerà nel prossimo capitolo. Per ovvie ragioni vi chiedo di non votare i vostri personaggi ed escludere Cormac ed Erika. Ecco la lista per agevolarvi:
 
VOSTRI OC (in ordine alfabetico)
 
-Alex
-Cassandra
-Erin
-Holly
-Katherine
-Lance
-Morag
-Savannah
 
MIEI OC
 
-Elliott
-Fred
-George
-Graham
-Justin
-Lee
-Matilda
-Roger
 
Inoltre arriva l’ennesima domanda bizzarra, ma ormai sarete abituati alle stranezze, con questa interattiva qui: vorrei che mi mandaste una breve descrizione fisica dei vostri oc, se questi fossero del sesso opposto. Si, avete capito bene e non aggiungo altro!
Al solito, prima mi arriveranno le risposte, prima potrò scrivere il capitolo :)
A presto fanciulli et fanciulle!

(ah, che ne pensate del cambio font? Ho pensato che agevoli la lettura, fatemi sapere se va bene o se devo tornare alle origini)
 
Bri (cambio di nick per motivi di privacy lunghi da spiegare, ma sono sempre io)
 
   
 
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