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Autore: Marne    18/11/2018    5 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 6.

Chiacchierata col morto – Parte 1.

 

 

 

Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici.

 Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici,

ma solo a se stesso, e in segreto

[Fëdor Michajlovič Dostoevskij]

 

 

 

 

Alla fine, non erano riusciti a vedersi a Diagon Alley ed Hermione era giusto un po’ irritata dalla cosa.

Sii ragionevole, ‘Mione! Le aveva detto Ron, alzando gli occhi al cielo come se avesse avuto a che fare con una bambina viziata. Lui aveva alzato gli occhi al cielo a lei. Era inconcepibile. Era offensivo. Draco aveva suggerito di trasfigurare il suo cuscino in un ragno gigante mentre dormiva e se Hermione aveva detto di no era stato solo perché avrebbe rischiato di essere espulsa nel momento peggiore possibile. Però ci aveva pensato. Ci aveva pensato con molta attenzione, pregustando le sue urla come se le avesse davvero sentite.

In realtà si era chiesta come Draco avesse potuto mai scoprire della fobia di Ron per i ragni, ma prima che la paranoia potesse farsi sentire si era ricordata di quella terrificante lezione con Lupin al terzo anno.

Ci vedremo per la riunione dell’Ordine, erano state le uniche parole di Draco che il galeone le aveva mostrato, ma lei non dubitava che, preso di persona, lui fosse stato pieno di parole gentili per i signori Weasley e Ron in particolare. Dopotutto era per loro che la visita nel primo pomeriggio era stata rimandata. Dovevano aspettare la sera successiva, così da godersi al meglio il negozio di Fred e George. Ad Hermione piacevano Fred e George, naturalmente, ma le piaceva di più l’idea di poter rivedere Draco anche solo per cinque minuti, magari verificare con i suoi stessi occhi che stesse bene e non ci fossero davvero state conseguenze negative alla scoperta della loro relazione da parte dei suoi familiari. Dopo aver parlato con Fleur, lei gli aveva chiesto altre delucidazioni in merito scoprendo che lo zio si fosse dimostrato ben disposto ad ospitarla a casa loro per poterla conoscere e che sua cugina avesse candidamente suggerito di rendere il tutto pubblico.

«Hermione?».

A distrarla dal tentato omicidio delle carote che la signora Weasley le aveva chiesto di tagliare1 era stato Harry, comparso al suo fianco con un’espressione molto pensierosa. Si stava grattando la cicatrice, ma Hermione non si preoccupò più del solito. Da quando Voldemort era tornato, il suo migliore amico aveva iniziato a soffrire sempre di più di continui mal di testa e fitte improvvise e non c’era assolutamente nulla che lei potesse fare. Era snervante, ma Silente stesso le aveva confidato che non fosse possibile trovare una soluzione diversa dall’Occlumazia, per la quale Harry era totalmente negato.

«Posso fare qualcosa per te? Scusa se non ti ho sentito arrivare, ero… presa» si giustificò, sorridendogli e facendogli un po’ di spazio così che anche lui potesse sedersi sulla panca, accanto a lei. Essendo aumentati gli ospiti della Tana, i signori Weasley avevano optato per quelle, piuttosto che per le sedie. Molto più semplici da allungare con la magia, a detta del signor Weasley. «Mi sembri un po’ pallido, ti senti bene?».

Harry accennò un sorriso, che tuttavia apparve subito come triste. «Ho- Ho sognato Sirius, di nuovo» confidò, pizzicandosi distrattamente il dorso della mano su cui svettavano ancora le parole che la Umbridge aveva impresso sulla sua carne. Quella banshee maledetta. «Però era diverso, questa volta» continuò, accigliandosi. «Sembrava più giovane ed i suoi occhi erano diversi. Tentava di parlarmi, ma ogni volta che si avvicinava c’era qualcosa che lo spingeva via». La voce gli si incrinò leggermente, ma lui sembrò riprendersi. «Cosa credi che possa significare?».

Hermione aveva aspettato quel momento da quando Sirius non era più spuntato dall’altro lato del velo. «Lui è morto, Harry. I morti non comunicano con i vivi» gli fece notare, con gentilezza. «Ci sono vie, ovviamente… ma è una branca della magia oscura e molto pericolosa. In ogni libro che ho letto, i negromanti hanno sempre iniziato il contatto, mai l’opposto. E di certo Sirius non è tornato come fantasma, altrimenti l’avremmo già saputo».

Harry scosse il capo, vagamente scandalizzato. «Non voglio avere a fare con la Negromanzia2, Hermione, che diavolo» le disse, guardandola come se le fosse spuntata un’altra testa. «Che tu abbia letto libri che parlavano di negromanzia è anche piuttosto inquietante, ma non è questo il punto. Non penso che Sirius abbia tentato di contattarmi dal mondo dei morti e di certo so che non è tornato come fantasma» sbottò, incrociando le braccia al petto con stizza. «Mi chiedevo solo se secondo te ci fosse un qualche significato. Se magari potesse trattarsi ancora di sogni manipolati da Voldemort».

«Oh», vagamente sollevata, Hermione tornò a guardare le carote non ancora totalmente affettate. Fortunatamente Harry non aveva intenzione di tentare quel tipo di strada, lei non avrebbe saputo cosa dirgli per farlo desistere. «Che senso avrebbe mostrarti Sirius? È in un posto specifico, magari? Ti ha chiesto di fare qualcosa?» gli chiese, posando il coltello per concentrarsi totalmente su di lui. «Credi stia cercando di farti fare qualcosa di strano?».

Harry scosse il capo. «Per questo non riesco a capire. Non capisco cosa dice e non c’è mai un posto specifico in cui sembri volermi portare» spiegò, confuso. «Cosa credi che debba fare? Potrei parlarne con Silente, ha detto che quest’anno dovrò seguire lezioni private direttamente con lui, ma non mi ha detto molto altro».

Lezioni private con Silente? Quella era una buona notizia, era ora che il Preside si prendesse carico di insegnare qualcosa ad Harry e metterlo finalmente in condizione di combattere davvero contro Voldemort, senza fare affidamento sulla sua proverbiale fortuna e faccia tosta. Cos’aveva detto Draco? Harry era protetto dal Dio dei Mezzosangue Sfregiati.

«Non lo so, Harry» gli disse, sinceramente. «Posso procurarmi dei libri sui sogni, se vuoi, e vedere di trovare qualcosa» propose, mordendosi il labbro inferiore con fare pensieroso. «La mia ricerca sugli Horcrux non sta portando molti risultati, dopotutto. Non ho accesso diretto ad una biblioteca ben fornita e dubito che ad Hogwarts avrò più successo».

Stranamente, Harry arrossì. «Riguardo a questi libri… c’è per caso qualcosa che pensi di dovermi dire, Hermione?».

Lei lo guardò stranita. Era molto sicura della stabilità della copertura che aveva inventato per giustificare i libri di magia oscura che aveva iniziato a leggere nelle ultime settimane e neppure Remus era riuscito a capire quale fosse la loro vera origine. Hermione dubitava sinceramente che proprio Harry avesse capito qualcosa. «Li ho ordinati da Nocturne Alley, lo sai. Se è per ripetere di nuovo quella storia della poca sicurezza, ti prego di fermarti subito, la mia è una linea sicurissima, i libri non vengono portati direttamente qui».

«Non è che, per caso, te li stai facendo prestare da… qualcuno?» tentò Harry, senza guardarla negli occhi e con le orecchie ancora parecchio arrossate. «Sai, molti non sembravano propriamente nuovi, ecco. Sembra strano che arrivino direttamente da una biblioteca».

«Non essere sciocco, Harry» lo riprese lei, tirando fuori la migliore fra le sue espressioni esasperate. «Hai mai aperto uno dei libri della nostra biblioteca, a scuola? Sembrano appena usciti da una lavatrice! Ovviamente quelli di Nocturne Alley non sono messi meglio» mentì, maledicendo Draco per non averli rimessi in sesto quando lei gliel’aveva chiesto. Sapeva che lei non poteva fare magie fuori da Hogwarts, almeno non per un altro mese e per allora sarebbe stata a scuola.

Harry sospirò, allungandole un foglietto di carta. «Questo era dentro uno dei tuoi libri. Volevo dargli un’occhiata, per aiutarti, e pensavo fossero tuoi appunti… ma mi sbagliavo» mormorò, imbarazzatissimo, aspettando che lei prendesse il foglio e lo aprisse. All’interno, Hermione trovò un disegno di Draco – perché il bastardo era anche bravo a disegnare3 – in cui lei sorrideva mentre lui la abbracciava. In basso, nella sua inconfondibile grafia, c’era scritto “in attesa di poterlo fare dal vivo, tuo Draco 4. Ed Harry aveva trovato il disegno, che lei non aveva notato. Il disegno il cui significato era piuttosto palese.

Cazzo.

«Ti prego, non odiarmi».

 

***

 

Draco era contrariato. Estremamente contrariato. I Weasley avevano impedito alla sua Sanguesporco di andare a Diagon Alley e lui si era ritrovato vittima degli acquisti spropositati di Nettie, soprattutto perché Alistair aveva velocemente scansato ogni responsabilità predicando d’essere la loro guardia personale e di dover prestare attenzione da fuori i negozi, non certo dall’interno. Fortunatamente si erano portati dietro uno degli elfi – quello più paziente, aveva notato Draco – che si era preso a carico il trasporto delle innumerevoli buste che sua cugina aveva velocemente collezionato. Certo, Draco era estremamente riconoscente che lei si fosse fatta in quattro per rifargli tutto il corredo scolastico, a partire dalle pergamene fino ad arrivare alla divisa, ma la sua pazienza aveva un gran limite. E Nettie l’aveva superato quando l’aveva trascinato a comprare mutande nuove.

Neppure sua madre l’aveva mai costretto a seguirla per comprargli le mutande nuove.

«Se continuerai a fare quella faccia, ti verrà una paresi» gli fece notare Alistair, ridacchiando a sue spese mentre si lasciava andare con grazia sulla sua sedia. Avevano deciso di fermarsi al Paiolo Magico contro ogni possibile dimostrazione di buonsenso, insistendo sul fatto che loro non avevano certo fatto nulla di male e che dovevano comportarsi da persone libere, non da ladri in fuga. Oltretutto, Nettie aveva una commissione da fare ed aveva miracolosamente concesso a Draco ed Alistair di restare a bere una burrobirra senza di lei. Draco, in realtà, si sentiva leggermente in ansia al pensiero di sua cugina sola per Diagon Alley, nonostante alle tre del pomeriggio fosse praticamente deserta. Non riusciva a capacitarsi di come Alistair potesse essere tanto rilassato.

«Tua sorella mi ha portato a comprare biancheria intima» gli rispose, incrociando le braccia al petto e fissando trucemente il bicchiere che un curioso Tom gli aveva appena depositato davanti. Sentendosi arrossire a livello delle orecchie, abbassò lo sguardo. «Ed ha pure indovinato al primo colpo le mie misure».

Alistair ridacchiò, facendo girare un paio di streghe di mezza età sedute poco lontano. Gli lanciarono uno sguardo d’apprezzamento ma, fortunatamente, non si avvicinarono. Era ridicolo quanto la gente fosse attratta da quella sottospecie di vichingo, Draco proprio non riusciva a capacitarsene. «Lei lo chiama occhio clinico. Non sono mai riuscito a nasconderle un accidente. Per un periodo ho addirittura pensato che potesse essere una Legilimens naturale come te, ma mi sbagliavo. Ha semplicemente un sesto senso da far invidia ad un dannatissimo veggente e l’occhio più acuto di un falco» gli disse, allegro, alzando la mano per impedirgli di parlare. «E no, non è neppure una veggente. Probabilmente è tutto talento da donna».

Per nulla rincuorato, Draco sospirò, guardandosi intorno. Era preparato ad essere al centro dell’attenzione e, infatti, non appena entrato al Pub tutti i pochi occupanti si erano girati a fissarlo senza il minimo ritegno. Fortunatamente alla fine si erano decisi a desistere, che fosse per noncuranza o paura era per lui irrilevante. «Credi ci metterà tanto? Tuo padre sarebbe capace di mandare qualcuno a cercarci se dovessimo ritardare. Forse non avremmo dovuto mandarla da sola».

«Sta arrivando, doveva solo andare a ritirare una cosa che ho ordinato in un negozio» gli rispose suo cugino, tranquillamente. «E faresti meglio a non sottovalutarla così tanto, soprattutto non in sua presenza» aggiunse, divertito. «Nettie non è una cima con gli incantesimi difensivi, questo posso concedertelo… ma tu concorderai che mia sorella sia assolutamente terrificante quando vuole esserlo».

Draco ripensò immediatamente a quando i due dipendenti ministeriali avevano tentato di farla uscire dalla stanza per restare soli con lui, in attesa che zio Aloisius arrivasse dalla sua stanza. Lei li aveva guardati entrambi per un lungo istante ed aveva semplicemente detto “no”. Nessuno dei due aveva osato ribatterle alcunché ed erano rimasti in silenzio di tomba finché lei non si era alzata per uscire, facendo spazio a suo padre. «Ha preso tutto dallo zio, ci sono pochi dubbi» ammise Draco, con una smorfia. «Ha quel modo di guardarti che ti fa gelare il sangue nelle vene. Mi chiedo come diavolo faccia a lavorare con i malati, in ospedale. Potrebbe farli morire tutti di crepacuore in un battito di ciglia».

Alistair ridacchiò. «Nel suo campo è difficile che i pazienti siano sufficientemente lucidi da spaventarsi ed è invece necessario che ci sia qualcuno con il muso duro per fronteggiare i parenti scontenti. Non hai idea di quanto possano essere pedanti, soprattutto nei casi di lungodegenza» spiegò, scuotendo leggermente il capo. «Il suo Responsabile, in ospedale, una volta mi disse di averla scelta come pupilla proprio perché incuteva lo stesso divino terrore del diavolo sceso in terra. Monsieur Delacroix era un fervente cattolico, si faceva il segno della croce ogni qualvolta che Nettie entrava in una stanza. Era terrorizzato da lei».

«Non essere ridicolo, Alistair» lo interruppe proprio la ragazza, facendo la sua comparsa con un pacco discretamente lungo e non particolarmente spesso fra le mani. «Lui mi adorava, non era terrorizzato. Gli incutevo giusto quel tocco di rispetto necessario affinché non mi trattasse da idiota». I suoi occhi verdini si spostarono velocemente dal fratello a Draco, assottigliandosi. «Sta’ dritto con la schiena, non sei un barbone».

Draco si ritrovò ad obbedire senza neppure rendersene conto e, prima che potesse aprire la bocca per lamentarsi, si ritrovò il pacco che lei aveva portato spinto fra le mani. «Cosa… cos’è? È per me?».

Alistair sorrise con enorme entusiasmo ed anche sua sorella si lasciò andare ad un sorrisino divertito. «Beh, credevi che non ti avremmo regalato nulla prima dell’inizio della scuola? Fai parte della famiglia e, come noi due, anche tu meriti un pensierino per l’inizio dell’anno scolastico. Papa ha lasciato a noi carta bianca, dubitava che un completo firmato di Jean-Luc De Magicienne potesse interessarti. Così io ho scelto qualcosa che sicuramente ti piacerà e che utilizzerai».

«Ma io» si intromise ancora una volta Nettie, con tranquillità, «sono passata a fartelo personalizzare. Senza un tocco personale non sarebbe stato lo stesso». Con un gesto impaziente, gli fece cenno di sbrigarsi e aprire, così da non farli aspettare. Visto il modo in cui lei si guardò intorno, gli sembrò che volesse attirare l’attenzione. Era una Malfoy, il dramma era nel loro sangue.

Vagamente curioso, Draco si sbrigò a scartare il pacco, chiedendosi cosa accidenti potesse essere. Tolto il primo involucro, lo stemma di “Accessori di Prima qualità per il Quidditch” apparve in tutta la sua gloria, facendolo accigliare. Lo scatolo era troppo piccolo perché si trattasse di una scopa, no? Lui ovviamente le aveva sempre ricevute direttamente in mano dal negoziante, ma dubitava che potessero arrivare in scatoline tanto piccole. «È… un modellino di Firebolt?» chiese, basito, osservando la minuscola scopa che svettava su di un cuscinetto. Era identica fino all’ultimo dettaglio, lucida, bellissima, con incise le sue iniziali in oro sul manico ed ulteriori dettagli in argento – solitamente veniva utilizzato l’ottone – lucidissimo. «… grazie?» azzardò dopo qualche istante lui, confuso ma anche vagamente grato che avessero pensato di fargli almeno quel pensierino. Non avrebbe avuto una Firebolt – suo padre gliel’aveva promessa per i diciassette anni, ma ovviamente non era più nel progetto – ma, stranamente, si sentiva piuttosto soddisfatto anche con quella. Tanto era probabile che non l’avrebbero messo in squadra.

Alistair si accigliò. «Mi aspettavo più entusiasmo» ammise, guardandolo con circospezione. «Non hai detto di essere il Cercatore dei Serpeverde? Un Cercatore deve amare le scope veloci».

«Petit» gli disse invece Nettie, senza riuscire a trattenere una risata, «lo sai che di solito le scope in regalo vengono rimpicciolite per un più facile trasporto, vero?».

Draco fu sul punto di mettersi a piangere davanti a tutti.

 

***

Erano appena rientrati dalla loro veloce uscita, pieni di buone intenzioni per un veloce giro sulla sua scopa nuova prima di tornare alle lezioni di Occlumanzia. Stranamente, era stato solamente Alistair a chiedergli di fare un giro, per rivivere i sogni di gloria che a scuola lo avevano portato a capo della squadra di Quidditch della sua Casata5. Lui era un portiere, ovviamente, come se la sua stazza da bruto non fosse stata sufficiente. Nettie si era limitata ad un cenno noncurante ed ad un “divertitevi, bambini” che aveva insospettito parecchio Draco.

Almeno finché Alistair non gli aveva mormorato che sua sorella soffrisse terribilmente di vertigini. Durante la sua prima e unica lezione di volo aveva dato di stomaco sopra l’istruttore e dal quel momento era sempre stata giustificata.

«Non dico che devi affrontare la tua paura, solo che una brava signorina purosangue come te non dovrebbe avere delle pecche tanto marcate nella propria educazione» le stava dicendo Draco, ridacchiando. «Non è davvero opportuno».

Nettie non batté ciglio. «Non sarebbe opportuno scagliarti il malocchio, Petit. Stai in campana» lo avvisò, candida, allungandosi per pizzicargli la guancia come se fosse stato un bambino discolo.

Prima che Draco potesse risponderle, però, uno degli elfi arrivò di corsa, inchinandosi profondamente davanti a loro tre. «Bentornati, padroncini» li salutò, gioviale, facendo sparire con uno schiocco di dita i loro copriabiti prima ancora che potessero sfilarseli. «Il Padrone vi aspetta tutti e tre nel salotto blu, abbiamo ricevuto visite».

Alistair si accigliò immediatamente, alzando gli occhi verso dove sapeva si trovasse lo studio. «Mio padre è al sicuro? Di chi si tratta? Se sono altri dipendenti del Ministero giuro che li butto fuori senza neanche aprire la porta di casa» ringhiò, cambiando completamente espressione. Draco lo fissò con sorpresa, era piuttosto convinto che quelli del Ministero si fossero fatti vivi soltanto quella volta, poco dopo il loro arrivo in Scozia.

Nettie non si scompose, naturalmente. Draco la vide piegare leggermente la testa in direzione di un angolo buio e, dopo qualche secondo, riuscì a notare un paio di occhi rossi che risposero al suo sguardo. Non sapeva dire se si trattasse di Biscottino, ma era di poca importanza. «No, non sono impiegati del Ministero» disse, assottigliando lo sguardo e piegando di più la testa come se avesse voluto ascoltare meglio. «Due uomini, non sono inglesi e non sembrano avere cattive intenzioni. Preferirei comunque che qualcuno restasse con papà». L’ultima parte non era indirizzata a loro e, velocemente, gli occhi rossi si dileguarono nel buio.

«Avrebbero potuto andarci prima» sbuffò Alistair, nervoso e per nulla rassicurato dalle apparenti buone intenzioni dei loro ospiti. «Non puoi chiedere loro di stare sempre a guardia di nostro padre?» le domandò, iniziando ad incamminarsi verso la grande scalinata che conduceva al piano di sopra. Si fermò prima di salire, però, per voltarsi ed aspettarli.

«Ils ne sont pas mes serviteurs6» gli rispose la sorella, allungando la mano per raggiungere il braccio di Draco. Aveva questa bizzarra abitudine di chiedere sempre il suo braccio, quando dovevano fare una qualche entrata ufficiale7. Draco ricordava un’usanza simile nell’etichetta, ma non si era mai applicato a sufficienza e, di conseguenza, era impossibile ricordare cosa significasse. «Hanno scelto me, non papa. Sii grato che abbiano deciso di acconsentire alla mia richiesta di proteggere la casa da possibili attacchi. Potrebbero uccidervi tutti quanti, se dovessero pensare che possiate in qualche modo infastidirmi».

Era un pensiero che, sinceramente, Draco avrebbe preferito non avere.

I due fratelli si squadrarono per un lungo istante, poi Alistair sospirò, come sconfitto. «Coraggio, dubito che questi ospiti aspetteranno noi».

Saliti al piano di sopra, Draco si ritrovò davanti ad una scena che avrebbe voluto definire bizzarra, ma che nella follia generale in cui la sua vita era precipitata non lo disturbò più di tanto. Seduti insieme a suo zio, Viktor Krum ed un uomo che Draco era certo di aver già conosciuto stavano discutendo amabilmente, bevendo qualcosa di decisamente troppo alcolico per le quattro del pomeriggio e mangiando dolcetti alla menta, la specialità degli elfi della cucina. Sarebbero passati per normali, se a terra non ci fosse stato un cadavere.

«Ah, siete tornati finalmente» li accolse Aloisius, fingendosi per nulla irritato dal loro ritardo e lasciando che soltanto una velocissima occhiata tradisse quanto realmente fosse indispettito. Un secondo dopo, tornò l’accogliente padrone di casa e sorrise in direzione dei loro ospiti. «I miei figli. Perdonateli per il ritardo, sono andati a fare compere per il nuovo anno scolastico e si sono intrattenuti più del dovuto» disse, includendo Draco nel gruppetto, con sua immensa sorpresa. Entrambi, che erano balzati in pieni non appena Nettie era entrata nella stanza, dedicarono loro un veloce cenno del capo e lasciarono che fosse Aloisius a fare le dovute presentazioni. «Naturalmente conoscete già Viktor Krum, accompagnato da Alexander Bell, figlio di Viktor Bell».

Draco si accigliò. Spiegata immediatamente la somiglianza: era il fratello maggiore di Katie Bell di Grifondoro, nonché figlio di uno dei Purosangue più influenti d’Irlanda e fra i pochi a non aver mai voluto contatti con il Signore Oscuro, senza subire ripercussioni. Nessuno sapeva perché. Questo Bell somigliava terribilmente al padre, con gli stessi capelli rossi e l’altezza impressionante, Katie invece era molto più bassa e bionda quasi quanto Draco. Avevano gli stessi occhi azzurri, però.

«Sono Alistair Malfoy, è un piacere fare la sua conoscenza, Mr Bell» si fece immediatamente avanti Alistair, stringendo la mano di Alexander. Sotto lo sguardo basito di Draco, un attimo dopo abbracciò Krum come se fosse stato un vecchio amico. «Ah, Vitya! Я не знал, что ты в8, avresti potuto avvisarci». Draco conosceva le basi del russo, non si aspettava che suo cugino lo parlasse tanto fluentemente. «Avevi promesso di venire alla fine del Campionato».

«Avevi anche promesso che saresti venuto a farmi controllare quella brutta ferita, ma sei andato da un altro medico» si intromise Nettie, senza nascondere il tono estremamente irritato, facendosi avanti ed abbracciando a sua volta Krum. Allungò poi la mano in direzione di Bell, senza tuttavia dire nulla di più. Evidentemente per lei non era un piacere fare la sua conoscenza. «Qualcuno può dirmi perché c’è un corpo imbalsamato sul mio tappeto persiano di quattrocento anni?».

Alexander Bell sorrise con aria compiaciuta. «Abbiamo impiegato parecchio tempo a recuperarla e riportarla in condizioni accettabili è stato piuttosto complicato. Non si preoccupi, Mademoiselle, non si rovinerà il suo bel tappeto» le disse, con tono che Draco osò definire flirtante. Naturalmente, Nettie non lo degnò di alcun tipo di risposta che fosse diversa da una smorfia disgustata, quindi lui puntò velocemente lo sguardo su Draco. «Ah, il più giovane rampollo Malfoy. Mia sorella dice che sei un Cercatore niente male, per quanto serpe» gli disse, allegro, allungando la mano verso di lui così che potesse stringerla. Il suo sguardo si fece improvvisamente malizioso, puntandosi momentaneamente sul suo accompagnatore. «Dice che alcune delle tue azioni migliori siano state pari a quelle del nostro buon Viktor».

Draco dubitava che la Bell si fosse mai professata in quel tipo di complimenti verso di lui, soprattutto perché sarebbero stati delle bugie immani. Krum, tuttavia, sembrò accigliarsi pericolosamente. «Katya ha sempre opinioni forti» mugugnò, allungando la mano per stringere a sua volta quella di Draco. «Mi dispiace per tuoi genitori, spero che possiamo aiutare».

«Questo è il motivo del cadavere» intervenne Aloisius, con una bizzarra allegria ad illuminargli il volto. «Hepzibah Smith9, una donna che Voldemort visitò durante il suo praticantato da Magie Sinister e che misteriosamente morì. Considerando che l’ingrediente principale di un Horcrux sia un omicidio, ho pensato che lei possa darci delle risposte al riguardo. Dubito che sia stata uccisa senza un motivo specifico, soprattutto perché è altamente improbabile che abbia avuto nemici».

Draco fissò il cadavere al suolo con un misto di disgusto e confusione. «Ma… è morta» fece notare, sentendosi un po’ stupido nello statuire l’ovvio. «Non… non si può parlare con i morti».

Krum e Alexander Bell si guardarono per un lungo istante, poi quest’ultimo ridacchiò. «Certo che si può… se li riporti in vita».

 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

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Ho dato dignità a Fleur, devo darla a Krum.

 

Chi mi ha seguita in “L’Erede del Male” saprà già cosa sanno fare i Bell.

Tranquilli, stavolta Katie non finisce come l’altra volta.

Forse.

 

 

              Ed Harry forse non è tonto come pensa Hermione.

 

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Ricordiamoci che Hermione è minorenne e non può usare la magia. La signora Weasley voleva tenerla impegnata, quindi via a tagliare le carote per la cena. Soprattutto perché le sembrava un po’ nervosa.

 

» 2 – *Inserire voce di Britney Spears* Oops I did it again. Chi mi ha seguita in “L’Erede” saprà.

 

» 3 – Mi sono ispirata al terzo film, quando Draco manda il bigliettino col disegno ad Harry. Volevo dargli capacità artistiche a questo povero figlio, perché fargli suonare il pianoforte mi sembrava scontato. E già lo suona Hermione, su.  

 

» 4 – Naturalmente è stato tutto un “incidente”. Draco mica ha nascosto il bigliettino con un incantesimo che ha impedito ad Hermione di notarlo ma ad Harry di trovarselo praticamente fra le mani. Assolutamente no. E di certo non l’ha aiutato Nettie a fare questa cosa. Sarebbe un imbroglio, non pensate?

 

» 5- A Beauxbatons hanno le casate? Boh, penso di sì. Comunque giocano sicuramente a Quidditch ed Alistair era un portiere. Sapete a chi altro piace il Quidditch? A Charlie.

 

» 6 – Francese, “loro non sono i miei servitori”.

 

» 7 – Per la serie: “Marne inventa regole del galateo purosangue”. Una sorella non sposata deve sempre fare il suo ingresso al braccio del fratello minore, perché il più grande è l’erede e quindi entra da solo, accanto al padre o al braccio della madre. Con quel gesto, Nettie rende immediatamente noto ai purosangue presenti che Draco è suo fratello. Perché Draco non lo ricorda? Lui non ha fratelli o sorelle, quindi quella regola non è mai stata importante per lui. Prima di Draco, Nettie entrava da sola agli eventi esclusivi.

 

» 8 – Russo: “Non sapevo fossi tornato in Inghilterra”. Il rapporto dei Malfoy™ e Krum verrà spiegato più avanti. Perché Alistair gli parla in russo e non in bulgaro? Il Russo è più comune ed avrà senso più avanti. Oltretutto sono sempre stata dell’idea che a Durmstrang parlino russo. Non possiamo saperlo con certezza, visto che ci sono studenti che hanno accento tedesco (dai libri lo si nota), altri che sono Bulgari (Krum) ed altri con cognomi palesemente russi. Io boh, la Rowling penserà che nel nord Europa parlino una sola lingua. E non fatemi iniziare con la discussione sulla ridicolaggine del numero delle scuole! Durmstrang vale per tipo tutto il nord ed est Europa e Beauxbatons per il sud Europa. Quindi ad Hogwarts ci vanno solo i ragazzini inglesi o irlandesi, nelle altre ci va un continente intero che ha almeno dieci lingue differenti. Lasciamo stare, va’.

 

» 9 – Aloisius Malfoy non aspetta Silente per fare le sue indagini. Aloisius Malfoy fa le cose come cavolo gli pare. E questo potrebbe essere pericoloso per i piani del preside.

 

 

Sono andata a vedere “Animali Fantastici” al cinema e ancora non so se piangere, ridere o dare fuoco ai miei libri di Harry Potter. Semplicemente terribile. Io sono fissata con i dettagli e ci sono cose in quel film che toccano la blasfemia.

Nonostante tutto, però, ci sono scene a dir poco bellissime, gli animali sono stupendi e Grindelwald vale tre volte Voldemort come cattivo.

 

Oh, sulla pagina facebook, quando ho postato l’anteprima di questo capitolo, ho dato un assaggio dei miei Nettie ed Alistair, passate a dar loro un’occhiata se vi va!

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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