Il paradiso
perduto.
Capitolo 6.
Chiacchierata col morto – Parte 1.
“Ogni uomo ha
dei ricordi che racconterebbe solo agli amici.
Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe
neanche agli amici,
ma solo a se stesso, e in segreto”
[Fëdor Michajlovič Dostoevskij]
Alla fine, non erano riusciti a vedersi a Diagon
Alley ed Hermione era giusto un po’ irritata dalla cosa.
Sii
ragionevole, ‘Mione!
Le aveva detto Ron, alzando gli occhi al cielo come se avesse avuto a che fare
con una bambina viziata. Lui aveva
alzato gli occhi al cielo a lei. Era inconcepibile. Era offensivo. Draco aveva suggerito di trasfigurare il suo cuscino in
un ragno gigante mentre dormiva e se Hermione aveva detto di no era stato solo
perché avrebbe rischiato di essere espulsa nel momento peggiore possibile. Però
ci aveva pensato. Ci aveva pensato con molta attenzione, pregustando le sue
urla come se le avesse davvero sentite.
In realtà si era chiesta come Draco avesse potuto
mai scoprire della fobia di Ron per i ragni, ma prima che la paranoia potesse
farsi sentire si era ricordata di quella terrificante lezione con Lupin al
terzo anno.
Ci vedremo
per la riunione dell’Ordine, erano state le uniche parole di Draco che il galeone le
aveva mostrato, ma lei non dubitava che, preso di persona, lui fosse stato
pieno di parole gentili per i signori Weasley e Ron in particolare. Dopotutto
era per loro che la visita nel primo pomeriggio era stata rimandata. Dovevano
aspettare la sera successiva, così da godersi al meglio il negozio di Fred e
George. Ad Hermione piacevano Fred e George, naturalmente, ma le piaceva di più
l’idea di poter rivedere Draco anche solo per cinque minuti, magari verificare
con i suoi stessi occhi che stesse bene e non ci fossero davvero state
conseguenze negative alla scoperta della loro relazione da parte dei suoi
familiari. Dopo aver parlato con Fleur, lei gli aveva chiesto altre
delucidazioni in merito scoprendo che lo zio si fosse dimostrato ben disposto
ad ospitarla a casa loro per poterla conoscere e che sua cugina avesse candidamente
suggerito di rendere il tutto pubblico.
«Hermione?».
A distrarla dal tentato omicidio delle carote che
la signora Weasley le aveva chiesto di tagliare1 era stato Harry,
comparso al suo fianco con un’espressione molto pensierosa. Si stava grattando
la cicatrice, ma Hermione non si preoccupò più del solito. Da quando Voldemort
era tornato, il suo migliore amico aveva iniziato a soffrire sempre di più di
continui mal di testa e fitte improvvise e non c’era assolutamente nulla che
lei potesse fare. Era snervante, ma Silente stesso le aveva confidato che non
fosse possibile trovare una soluzione diversa dall’Occlumazia, per la quale
Harry era totalmente negato.
«Posso fare qualcosa per te? Scusa se non ti ho
sentito arrivare, ero… presa» si
giustificò, sorridendogli e facendogli un po’ di spazio così che anche lui
potesse sedersi sulla panca, accanto a lei. Essendo aumentati gli ospiti della
Tana, i signori Weasley avevano optato per quelle, piuttosto che per le sedie.
Molto più semplici da allungare con la magia, a detta del signor Weasley. «Mi
sembri un po’ pallido, ti senti bene?».
Harry accennò un sorriso, che tuttavia apparve
subito come triste. «Ho- Ho sognato Sirius, di nuovo» confidò, pizzicandosi
distrattamente il dorso della mano su cui svettavano ancora le parole che la
Umbridge aveva impresso sulla sua carne. Quella
banshee maledetta. «Però era diverso, questa volta» continuò,
accigliandosi. «Sembrava più giovane ed i suoi occhi erano diversi. Tentava di
parlarmi, ma ogni volta che si avvicinava c’era qualcosa che lo spingeva via».
La voce gli si incrinò leggermente, ma lui sembrò riprendersi. «Cosa credi che
possa significare?».
Hermione aveva aspettato quel momento da quando
Sirius non era più spuntato dall’altro lato del velo. «Lui è morto, Harry. I
morti non comunicano con i vivi» gli fece notare, con gentilezza. «Ci sono vie,
ovviamente… ma è una branca della magia oscura e molto pericolosa. In ogni
libro che ho letto, i negromanti hanno sempre iniziato il contatto, mai l’opposto. E di certo Sirius non è
tornato come fantasma, altrimenti l’avremmo già saputo».
Harry scosse il capo, vagamente scandalizzato.
«Non voglio avere a fare con la Negromanzia2, Hermione, che diavolo» le disse, guardandola come
se le fosse spuntata un’altra testa. «Che tu abbia letto libri che parlavano di
negromanzia è anche piuttosto inquietante, ma non è questo il punto. Non penso
che Sirius abbia tentato di contattarmi dal mondo dei morti e di certo so che non è tornato come fantasma»
sbottò, incrociando le braccia al petto con stizza. «Mi chiedevo solo se
secondo te ci fosse un qualche significato. Se magari potesse trattarsi ancora
di sogni manipolati da Voldemort».
«Oh»,
vagamente sollevata, Hermione tornò a guardare le carote non ancora totalmente
affettate. Fortunatamente Harry non aveva intenzione di tentare quel tipo di
strada, lei non avrebbe saputo cosa dirgli per farlo desistere. «Che senso
avrebbe mostrarti Sirius? È in un posto specifico, magari? Ti ha chiesto di
fare qualcosa?» gli chiese, posando il coltello per concentrarsi totalmente su
di lui. «Credi stia cercando di farti fare qualcosa di strano?».
Harry scosse il capo. «Per questo non riesco a
capire. Non capisco cosa dice e non c’è mai un posto specifico in cui sembri
volermi portare» spiegò, confuso. «Cosa credi che debba fare? Potrei parlarne
con Silente, ha detto che quest’anno dovrò seguire lezioni private direttamente
con lui, ma non mi ha detto molto altro».
Lezioni private con Silente? Quella era una buona
notizia, era ora che il Preside si prendesse carico di insegnare qualcosa ad
Harry e metterlo finalmente in condizione di combattere davvero contro
Voldemort, senza fare affidamento sulla sua proverbiale fortuna e faccia tosta.
Cos’aveva detto Draco? Harry era protetto dal
Dio dei Mezzosangue Sfregiati.
«Non lo so, Harry» gli disse, sinceramente. «Posso
procurarmi dei libri sui sogni, se vuoi, e vedere di trovare qualcosa» propose,
mordendosi il labbro inferiore con fare pensieroso. «La mia ricerca sugli
Horcrux non sta portando molti risultati, dopotutto. Non ho accesso diretto ad
una biblioteca ben fornita e dubito che ad Hogwarts avrò più successo».
Stranamente, Harry arrossì. «Riguardo a questi
libri… c’è per caso qualcosa che pensi di dovermi dire, Hermione?».
Lei lo guardò stranita. Era molto sicura della
stabilità della copertura che aveva inventato per giustificare i libri di magia
oscura che aveva iniziato a leggere nelle ultime settimane e neppure Remus era
riuscito a capire quale fosse la loro vera origine. Hermione dubitava sinceramente che proprio Harry avesse
capito qualcosa. «Li ho ordinati da Nocturne Alley, lo sai. Se è per ripetere
di nuovo quella storia della poca sicurezza, ti prego di fermarti subito, la
mia è una linea sicurissima, i libri non vengono portati direttamente qui».
«Non è che, per caso, te li stai facendo prestare
da… qualcuno?» tentò Harry, senza
guardarla negli occhi e con le orecchie ancora parecchio arrossate. «Sai, molti
non sembravano propriamente nuovi,
ecco. Sembra strano che arrivino direttamente da una biblioteca».
«Non essere
sciocco,
Harry» lo riprese lei, tirando fuori la migliore fra le sue espressioni
esasperate. «Hai mai aperto uno dei libri della nostra biblioteca, a scuola?
Sembrano appena usciti da una lavatrice! Ovviamente quelli di Nocturne Alley
non sono messi meglio» mentì, maledicendo Draco per non averli rimessi in sesto
quando lei gliel’aveva chiesto. Sapeva che lei
non poteva fare magie fuori da Hogwarts, almeno non per un altro mese e per
allora sarebbe stata a scuola.
Harry sospirò, allungandole un foglietto di carta.
«Questo era dentro uno dei tuoi libri. Volevo dargli un’occhiata, per aiutarti,
e pensavo fossero tuoi appunti… ma mi sbagliavo» mormorò, imbarazzatissimo,
aspettando che lei prendesse il foglio e lo aprisse. All’interno, Hermione
trovò un disegno di Draco – perché il bastardo era anche bravo a disegnare3 – in cui lei sorrideva mentre
lui la abbracciava. In basso, nella sua inconfondibile grafia, c’era scritto “in attesa di poterlo fare dal vivo, tuo
Draco” 4. Ed Harry aveva trovato il disegno, che lei non aveva
notato. Il disegno il cui significato era piuttosto palese.
Cazzo.
«Ti prego,
non odiarmi».
***
Draco era contrariato.
Estremamente contrariato. I Weasley avevano impedito alla sua Sanguesporco di andare a Diagon Alley e lui si era ritrovato
vittima degli acquisti spropositati di Nettie, soprattutto perché Alistair aveva
velocemente scansato ogni responsabilità predicando d’essere la loro guardia
personale e di dover prestare attenzione da fuori
i negozi, non certo dall’interno. Fortunatamente si erano portati dietro
uno degli elfi – quello più paziente, aveva notato Draco – che si era preso a
carico il trasporto delle innumerevoli buste che sua cugina aveva velocemente
collezionato. Certo, Draco era estremamente
riconoscente che lei si fosse fatta in quattro per rifargli tutto il corredo scolastico, a partire
dalle pergamene fino ad arrivare alla divisa, ma la sua pazienza aveva un gran
limite. E Nettie l’aveva superato quando l’aveva trascinato a comprare mutande
nuove.
Neppure sua madre l’aveva mai costretto a seguirla
per comprargli le mutande nuove.
«Se continuerai a fare quella faccia, ti verrà una
paresi» gli fece notare Alistair, ridacchiando a sue spese mentre si lasciava
andare con grazia sulla sua sedia. Avevano deciso di fermarsi al Paiolo Magico
contro ogni possibile dimostrazione di buonsenso, insistendo sul fatto che loro non avevano certo fatto nulla di
male e che dovevano comportarsi da persone libere, non da ladri in fuga.
Oltretutto, Nettie aveva una commissione da fare ed aveva miracolosamente
concesso a Draco ed Alistair di restare a bere una burrobirra senza di lei.
Draco, in realtà, si sentiva leggermente in ansia al pensiero di sua cugina sola per Diagon Alley, nonostante alle
tre del pomeriggio fosse praticamente deserta. Non riusciva a capacitarsi di
come Alistair potesse essere tanto rilassato.
«Tua sorella mi ha portato a comprare biancheria
intima» gli rispose, incrociando le braccia al petto e fissando trucemente il
bicchiere che un curioso Tom gli aveva appena depositato davanti. Sentendosi
arrossire a livello delle orecchie, abbassò lo sguardo. «Ed ha pure indovinato
al primo colpo le mie misure».
Alistair ridacchiò, facendo girare un paio di
streghe di mezza età sedute poco lontano. Gli lanciarono uno sguardo
d’apprezzamento ma, fortunatamente, non si avvicinarono. Era ridicolo quanto la gente fosse attratta
da quella sottospecie di vichingo, Draco proprio non riusciva a capacitarsene.
«Lei lo chiama occhio clinico. Non sono mai riuscito a nasconderle un
accidente. Per un periodo ho addirittura pensato che potesse essere una
Legilimens naturale come te, ma mi sbagliavo. Ha semplicemente un sesto senso
da far invidia ad un dannatissimo veggente e l’occhio più acuto di un falco»
gli disse, allegro, alzando la mano per impedirgli di parlare. «E no, non è
neppure una veggente. Probabilmente è tutto talento da donna».
Per nulla rincuorato, Draco sospirò, guardandosi
intorno. Era preparato ad essere al centro dell’attenzione e, infatti, non
appena entrato al Pub tutti i pochi occupanti si erano girati a fissarlo senza
il minimo ritegno. Fortunatamente alla fine si erano decisi a desistere, che
fosse per noncuranza o paura era per lui irrilevante. «Credi ci metterà tanto?
Tuo padre sarebbe capace di mandare qualcuno a cercarci se dovessimo ritardare.
Forse non avremmo dovuto mandarla da sola».
«Sta arrivando, doveva solo andare a ritirare una
cosa che ho ordinato in un negozio» gli rispose suo cugino, tranquillamente. «E
faresti meglio a non sottovalutarla così tanto, soprattutto non in sua
presenza» aggiunse, divertito. «Nettie non è una cima con gli incantesimi
difensivi, questo posso concedertelo… ma tu concorderai che mia sorella sia
assolutamente terrificante quando
vuole esserlo».
Draco ripensò immediatamente a quando i due
dipendenti ministeriali avevano tentato
di farla uscire dalla stanza per restare soli con lui, in attesa che zio
Aloisius arrivasse dalla sua stanza. Lei li aveva guardati entrambi per un
lungo istante ed aveva semplicemente detto “no”.
Nessuno dei due aveva osato ribatterle alcunché ed erano rimasti in silenzio di
tomba finché lei non si era alzata per uscire, facendo spazio a suo padre. «Ha
preso tutto dallo zio, ci sono pochi dubbi» ammise Draco, con una smorfia. «Ha
quel modo di guardarti che ti fa gelare il sangue nelle vene. Mi chiedo come diavolo faccia a lavorare con i malati,
in ospedale. Potrebbe farli morire tutti di crepacuore in un battito di
ciglia».
Alistair ridacchiò. «Nel suo campo è difficile che i pazienti siano sufficientemente
lucidi da spaventarsi ed è invece necessario che ci sia qualcuno con il muso
duro per fronteggiare i parenti scontenti. Non hai idea di quanto possano
essere pedanti, soprattutto nei casi di lungodegenza» spiegò, scuotendo
leggermente il capo. «Il suo Responsabile, in ospedale, una volta mi disse di
averla scelta come pupilla proprio perché incuteva lo stesso divino terrore del
diavolo sceso in terra. Monsieur
Delacroix era un fervente cattolico, si faceva il segno della croce ogni
qualvolta che Nettie entrava in una stanza. Era terrorizzato da lei».
«Non essere ridicolo, Alistair» lo interruppe
proprio la ragazza, facendo la sua comparsa con un pacco discretamente lungo e
non particolarmente spesso fra le mani. «Lui mi adorava, non era terrorizzato. Gli incutevo giusto quel tocco di
rispetto necessario affinché non mi trattasse da idiota». I suoi occhi verdini
si spostarono velocemente dal fratello a Draco, assottigliandosi. «Sta’ dritto
con la schiena, non sei un barbone».
Draco si ritrovò ad obbedire senza neppure
rendersene conto e, prima che potesse aprire la bocca per lamentarsi, si
ritrovò il pacco che lei aveva portato spinto fra le mani. «Cosa… cos’è? È per
me?».
Alistair sorrise con enorme entusiasmo ed anche
sua sorella si lasciò andare ad un sorrisino divertito. «Beh, credevi che non
ti avremmo regalato nulla prima dell’inizio della scuola? Fai parte della
famiglia e, come noi due, anche tu meriti un pensierino per l’inizio dell’anno
scolastico. Papa ha lasciato a noi
carta bianca, dubitava che un completo firmato di Jean-Luc De Magicienne potesse interessarti. Così io ho scelto qualcosa che sicuramente ti
piacerà e che utilizzerai».
«Ma io»
si intromise ancora una volta Nettie, con tranquillità, «sono passata a fartelo
personalizzare. Senza un tocco personale non sarebbe stato lo stesso». Con un
gesto impaziente, gli fece cenno di sbrigarsi e aprire, così da non farli
aspettare. Visto il modo in cui lei si guardò intorno, gli sembrò che volesse attirare l’attenzione. Era una
Malfoy, il dramma era nel loro sangue.
Vagamente curioso, Draco si sbrigò a scartare il
pacco, chiedendosi cosa accidenti potesse essere. Tolto il primo involucro, lo
stemma di “Accessori di Prima qualità per il Quidditch” apparve in tutta la sua
gloria, facendolo accigliare. Lo scatolo era troppo piccolo perché si trattasse di una scopa, no? Lui ovviamente
le aveva sempre ricevute direttamente in mano dal negoziante, ma dubitava che potessero arrivare in
scatoline tanto piccole. «È… un modellino
di Firebolt?» chiese, basito, osservando la minuscola scopa che svettava su
di un cuscinetto. Era identica fino
all’ultimo dettaglio, lucida, bellissima, con incise le sue iniziali in oro sul
manico ed ulteriori dettagli in argento – solitamente veniva utilizzato
l’ottone – lucidissimo. «… grazie?» azzardò dopo qualche istante lui, confuso
ma anche vagamente grato che avessero pensato di fargli almeno quel pensierino.
Non avrebbe avuto una Firebolt – suo padre gliel’aveva promessa per i
diciassette anni, ma ovviamente non era più nel progetto – ma, stranamente, si
sentiva piuttosto soddisfatto anche con quella. Tanto era probabile che non
l’avrebbero messo in squadra.
Alistair si accigliò. «Mi aspettavo più
entusiasmo» ammise, guardandolo con circospezione. «Non hai detto di essere il
Cercatore dei Serpeverde? Un Cercatore deve amare le scope veloci».
«Petit»
gli disse invece Nettie, senza riuscire a trattenere una risata, «lo sai che di solito le scope in regalo
vengono rimpicciolite per un più facile trasporto, vero?».
Draco fu sul punto di mettersi a piangere davanti
a tutti.
***
Erano appena rientrati dalla loro veloce uscita, pieni
di buone intenzioni per un veloce giro sulla sua scopa nuova prima di tornare
alle lezioni di Occlumanzia. Stranamente, era stato solamente Alistair a
chiedergli di fare un giro, per rivivere i sogni di gloria che a scuola lo
avevano portato a capo della squadra di Quidditch della sua Casata5.
Lui era un portiere, ovviamente, come
se la sua stazza da bruto non fosse stata sufficiente. Nettie si era limitata
ad un cenno noncurante ed ad un “divertitevi, bambini” che aveva insospettito parecchio Draco.
Almeno finché Alistair non gli aveva mormorato che
sua sorella soffrisse terribilmente
di vertigini. Durante la sua prima e unica lezione di volo aveva dato di
stomaco sopra l’istruttore e dal quel momento era sempre stata giustificata.
«Non dico che devi
affrontare la tua paura, solo che una brava signorina purosangue come te non
dovrebbe avere delle pecche tanto marcate nella propria educazione» le stava
dicendo Draco, ridacchiando. «Non è davvero opportuno».
Nettie non batté ciglio. «Non sarebbe opportuno
scagliarti il malocchio, Petit. Stai
in campana» lo avvisò, candida, allungandosi per pizzicargli la guancia come se
fosse stato un bambino discolo.
Prima che Draco potesse risponderle, però, uno
degli elfi arrivò di corsa, inchinandosi profondamente davanti a loro tre.
«Bentornati, padroncini» li salutò, gioviale, facendo sparire con uno schiocco
di dita i loro copriabiti prima ancora che potessero sfilarseli. «Il Padrone vi
aspetta tutti e tre nel salotto blu, abbiamo ricevuto visite».
Alistair si accigliò immediatamente, alzando gli
occhi verso dove sapeva si trovasse lo studio. «Mio padre è al sicuro? Di chi
si tratta? Se sono altri dipendenti del Ministero giuro che li butto fuori senza neanche aprire la porta di casa»
ringhiò, cambiando completamente espressione.
Draco lo fissò con sorpresa, era piuttosto convinto che quelli del Ministero si
fossero fatti vivi soltanto quella volta, poco dopo il loro arrivo in Scozia.
Nettie non si scompose, naturalmente. Draco la
vide piegare leggermente la testa in direzione di un angolo buio e, dopo
qualche secondo, riuscì a notare un paio di occhi rossi che risposero al suo
sguardo. Non sapeva dire se si trattasse di Biscottino, ma era di poca
importanza. «No, non sono impiegati del Ministero» disse, assottigliando lo
sguardo e piegando di più la testa come se avesse voluto ascoltare meglio. «Due
uomini, non sono inglesi e non sembrano avere cattive intenzioni. Preferirei
comunque che qualcuno restasse con papà». L’ultima parte non era indirizzata a
loro e, velocemente, gli occhi rossi si dileguarono nel buio.
«Avrebbero potuto andarci prima» sbuffò Alistair,
nervoso e per nulla rassicurato dalle apparenti buone intenzioni dei loro
ospiti. «Non puoi chiedere loro di stare sempre a guardia di nostro padre?» le
domandò, iniziando ad incamminarsi verso la grande scalinata che conduceva al
piano di sopra. Si fermò prima di salire, però, per voltarsi ed aspettarli.
«Ils ne sont
pas mes serviteurs6» gli rispose la sorella, allungando la mano
per raggiungere il braccio di Draco. Aveva questa bizzarra abitudine di
chiedere sempre il suo braccio,
quando dovevano fare una qualche entrata ufficiale7. Draco ricordava
un’usanza simile nell’etichetta, ma non si era mai applicato a sufficienza e,
di conseguenza, era impossibile ricordare cosa significasse. «Hanno scelto me, non papa. Sii grato che abbiano deciso di acconsentire alla mia
richiesta di proteggere la casa da possibili attacchi. Potrebbero uccidervi
tutti quanti, se dovessero pensare che possiate in qualche modo infastidirmi».
Era un
pensiero che, sinceramente, Draco avrebbe preferito non avere.
I due fratelli si squadrarono per un lungo
istante, poi Alistair sospirò, come sconfitto. «Coraggio, dubito che questi
ospiti aspetteranno noi».
Saliti al piano di sopra, Draco si ritrovò davanti
ad una scena che avrebbe voluto definire bizzarra,
ma che nella follia generale in cui la sua vita era precipitata non lo disturbò
più di tanto. Seduti insieme a suo zio, Viktor Krum ed un uomo che Draco era certo di aver già conosciuto stavano
discutendo amabilmente, bevendo qualcosa di decisamente
troppo alcolico per le quattro del pomeriggio e mangiando dolcetti alla menta,
la specialità degli elfi della cucina. Sarebbero passati per normali, se a terra non ci fosse stato
un cadavere.
«Ah, siete tornati finalmente» li accolse
Aloisius, fingendosi per nulla irritato dal loro ritardo e lasciando che
soltanto una velocissima occhiata tradisse quanto realmente fosse indispettito.
Un secondo dopo, tornò l’accogliente padrone di casa e sorrise in direzione dei
loro ospiti. «I miei figli. Perdonateli per il ritardo, sono andati a fare
compere per il nuovo anno scolastico e si sono intrattenuti più del dovuto»
disse, includendo Draco nel gruppetto, con sua immensa sorpresa. Entrambi, che
erano balzati in pieni non appena Nettie era entrata nella stanza, dedicarono
loro un veloce cenno del capo e lasciarono che fosse Aloisius a fare le dovute
presentazioni. «Naturalmente conoscete già Viktor Krum, accompagnato da Alexander
Bell, figlio di Viktor Bell».
Draco si accigliò. Spiegata immediatamente la
somiglianza: era il fratello maggiore di Katie Bell di Grifondoro, nonché
figlio di uno dei Purosangue più influenti d’Irlanda e fra i pochi a non aver
mai voluto contatti con il Signore
Oscuro, senza subire ripercussioni. Nessuno sapeva perché. Questo Bell
somigliava terribilmente al padre, con gli stessi capelli rossi e l’altezza
impressionante, Katie invece era molto
più bassa e bionda quasi quanto Draco. Avevano gli stessi occhi azzurri, però.
«Sono Alistair Malfoy, è un piacere fare la sua
conoscenza, Mr Bell» si fece immediatamente avanti Alistair, stringendo la mano
di Alexander. Sotto lo sguardo basito di Draco, un attimo dopo abbracciò Krum come se fosse stato un
vecchio amico. «Ah, Vitya! Я не
знал, что ты в8,
avresti potuto avvisarci». Draco conosceva le
basi del russo, non si aspettava che suo cugino lo parlasse tanto
fluentemente. «Avevi promesso di venire alla fine del Campionato».
«Avevi anche promesso che saresti venuto a farmi
controllare quella brutta ferita, ma sei
andato da un altro medico» si intromise Nettie, senza nascondere il tono estremamente irritato, facendosi avanti
ed abbracciando a sua volta Krum. Allungò poi la mano in direzione di Bell,
senza tuttavia dire nulla di più. Evidentemente per lei non era un piacere fare la sua conoscenza. «Qualcuno può
dirmi perché c’è un corpo imbalsamato sul mio tappeto persiano di quattrocento
anni?».
Alexander Bell sorrise con aria compiaciuta.
«Abbiamo impiegato parecchio tempo a recuperarla e riportarla in condizioni
accettabili è stato piuttosto complicato. Non si preoccupi, Mademoiselle, non si rovinerà il suo bel
tappeto» le disse, con tono che Draco osò definire flirtante. Naturalmente, Nettie non lo degnò di alcun tipo di
risposta che fosse diversa da una smorfia disgustata, quindi lui puntò
velocemente lo sguardo su Draco. «Ah, il più giovane rampollo Malfoy. Mia
sorella dice che sei un Cercatore niente male, per quanto serpe» gli disse, allegro, allungando la mano verso di lui così che
potesse stringerla. Il suo sguardo si fece improvvisamente malizioso,
puntandosi momentaneamente sul suo accompagnatore. «Dice che alcune delle tue
azioni migliori siano state pari a quelle del nostro buon Viktor».
Draco dubitava che la Bell si fosse mai professata
in quel tipo di complimenti verso di
lui, soprattutto perché sarebbero stati delle bugie immani. Krum, tuttavia,
sembrò accigliarsi pericolosamente. «Katya
ha sempre opinioni forti» mugugnò, allungando la mano per stringere a sua volta
quella di Draco. «Mi dispiace per tuoi genitori, spero che possiamo aiutare».
«Questo è il motivo del cadavere» intervenne
Aloisius, con una bizzarra allegria ad illuminargli il volto. «Hepzibah Smith9,
una donna che Voldemort visitò durante il suo praticantato da Magie Sinister e
che misteriosamente morì. Considerando che l’ingrediente principale di un
Horcrux sia un omicidio, ho pensato che lei possa darci delle risposte al
riguardo. Dubito che sia stata uccisa senza un motivo specifico, soprattutto
perché è altamente improbabile che abbia avuto nemici».
Draco fissò il cadavere al suolo con un misto di
disgusto e confusione. «Ma… è morta»
fece notare, sentendosi un po’ stupido nello statuire l’ovvio. «Non… non si può
parlare con i morti».
Krum e Alexander Bell si guardarono per un lungo
istante, poi quest’ultimo ridacchiò. «Certo che si può… se li riporti in vita».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Ho dato
dignità a Fleur, devo darla a Krum.
Chi mi ha seguita in “L’Erede del Male” saprà già cosa sanno fare i
Bell.
Tranquilli, stavolta Katie non finisce come l’altra volta.
Forse.
Ed Harry forse non è tonto come pensa Hermione.
Punti
importanti:
» 1 – Ricordiamoci
che Hermione è minorenne e non può usare la magia. La signora Weasley voleva
tenerla impegnata, quindi via a
tagliare le carote per la cena. Soprattutto perché le sembrava un po’ nervosa.
» 2 – *Inserire voce di Britney Spears* Oops I did it again. Chi mi ha seguita in “L’Erede” saprà.
» 3 – Mi sono ispirata al terzo film, quando Draco manda il
bigliettino col disegno ad Harry. Volevo dargli capacità artistiche a questo
povero figlio, perché fargli suonare il pianoforte mi sembrava scontato. E già
lo suona Hermione, su.
» 4 – Naturalmente
è stato tutto un “incidente”. Draco mica ha nascosto il bigliettino con un
incantesimo che ha impedito ad Hermione di notarlo ma ad Harry di trovarselo
praticamente fra le mani. Assolutamente no. E di certo non l’ha aiutato Nettie
a fare questa cosa. Sarebbe un imbroglio, non pensate?
» 5- A
Beauxbatons hanno le casate? Boh, penso di sì. Comunque giocano sicuramente a
Quidditch ed Alistair era un portiere. Sapete a chi altro piace il Quidditch? A Charlie.
» 6 – Francese,
“loro non sono i miei servitori”.
» 7 – Per la
serie: “Marne inventa regole del galateo purosangue”. Una sorella non sposata
deve sempre fare il suo ingresso al
braccio del fratello minore, perché il più grande è l’erede e quindi entra da solo,
accanto al padre o al braccio della madre. Con quel gesto, Nettie rende
immediatamente noto ai purosangue presenti che Draco è suo fratello. Perché
Draco non lo ricorda? Lui non ha fratelli
o sorelle, quindi quella regola non è mai stata importante per lui. Prima
di Draco, Nettie entrava da sola agli
eventi esclusivi.
» 8 – Russo: “Non
sapevo fossi tornato in Inghilterra”. Il rapporto dei Malfoy™ e Krum verrà
spiegato più avanti. Perché Alistair gli parla in russo e non in bulgaro? Il
Russo è più comune ed avrà senso più
avanti. Oltretutto sono sempre stata dell’idea che a Durmstrang parlino russo.
Non possiamo saperlo con certezza, visto che ci sono studenti che hanno accento
tedesco (dai libri lo si nota), altri che sono Bulgari (Krum) ed altri con
cognomi palesemente russi. Io boh, la Rowling penserà che nel nord Europa
parlino una sola lingua. E non fatemi iniziare con la discussione sulla ridicolaggine
del numero delle scuole! Durmstrang vale per tipo tutto il nord ed est Europa e
Beauxbatons per il sud Europa. Quindi ad Hogwarts ci vanno solo i ragazzini inglesi
o irlandesi, nelle altre ci va un continente intero che ha almeno dieci lingue
differenti. Lasciamo stare, va’.
» 9 – Aloisius
Malfoy non aspetta Silente per fare le sue indagini. Aloisius Malfoy fa le cose
come cavolo gli pare. E questo potrebbe essere pericoloso per i piani del
preside.
Sono andata a
vedere “Animali Fantastici” al cinema e ancora non so se piangere, ridere o
dare fuoco ai miei libri di Harry Potter. Semplicemente terribile. Io sono fissata con i dettagli e ci sono cose in quel
film che toccano la blasfemia.
Nonostante
tutto, però, ci sono scene a dir poco bellissime, gli animali sono stupendi e
Grindelwald vale tre volte Voldemort come cattivo.
Oh, sulla pagina facebook, quando ho postato l’anteprima di questo
capitolo, ho dato un assaggio dei miei Nettie ed Alistair, passate a dar loro
un’occhiata se vi va!
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie